28 sasse a un suo superamento continuo, come ab

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28 sasse a un suo superamento continuo, come ab
Michelangelo, San Matteo
Galleria dell’Accademia, Firenze
sasse a un suo superamento continuo, come abbiamo già visto in precedenza con le varie Pietà.
Michelangelo, è stato detto, è famoso, celebrato,
invidiato, corteggiato dai più importanti personaggi dell’epoca cui tiene testa, ma, come tutti
i grandi uomini è profondamente solo, turbato
da quei forti contrasti interiori, che riscontreremo nell’uomo moderno. Il nostro genio cerca la
bellezza, ma essa è come un fantasma, che può
realizzarsi solo nelle forme scolpite o dipinte in
un processo quasi mistico e le stesse esperienze
amorose alla fine hanno l’identica connotazione.
Egli, pertanto, è un instancabile sperimentatore
perché vuole eliminare tutto ciò che è dato come
scontato. Di conseguenza, ogni aspetto dell’arte
si presenta come una ricerca priva di contaminazioni e quindi nella sua assolutezza. Lo stesso
concetto della superiorità della scultura che si fa
per via del “levare” rispetto alla pittura o al bronzo che si fa per via del mettere evidenzia il suo
pensiero, secondo cui l’opera non è altro che un
processo mentale che rispecchia la vita. In questa
l’accumulo di sapere deve lasciare il posto, come
in un novello Socrate, al “non sapere” in quanto
scoperta. Così, riducendo ogni cosa all’essenziale, alla fine della vita Michelangelo afferma di
essersi pentito di aver fatto “tanti bambocci”. A
forza di “levare”, infatti, gli è rimasto solo un
tema: quello della Pietà, intesa come salvezza dal
peccato e resurrezione dopo la morte. Ed ecco la
Pietà Rondanini.
Inoltre, vorrei sfatare la leggenda, tra le tante, che
l’artista attacca direttamente a lavorare il marmo,
perché l’immagine è già completa nella sua testa.
Non è così, se si pensa a quanto sia complicato il
lavoro dello scultore e di uno scultore come Michelangelo, tra l’attesa dei committenti, la stipula
dei contratti, la realizzazione degli schizzi, dei
modelli, che spesso esegue in cera o in terracotta,
a cui si aggiungano, qualora il modello avesse
ricevuto l’approvazione del richiedente, la ricerca del marmo, che presentasse quelle caratteristiche di candore, purezza e resistenza che l’artista
vuole, nonché il trasporto difficoltosissimo del
materiale, l’allestimento dei locali dove mettere il
blocco. Senza parlare degli alloggi degli aiutanti,
qualora fossero necessari, e infine la realizzazione dell’opera in sé.
Ma i problemi non finiscono qui. Spesso il committente passa a miglior vita, come nel caso di
Giulio II e addio progetti e compensi, nonché lavoro già fatto, se gli eredi cambiano opinione,
a quanto sopra si aggiungano guerre e rivolte
o censure da parte della chiesa, che influiscono
tantissimo sul completamento dell’opera.
Risulta evidente da ciò quanto il lavoro dello
scultore sia difficoltoso e in particolare quello di
Michelangelo, che concepisce progetti grandiosi.
Il più delle volte, lui stesso si reca nelle cave a
scegliere il marmo portando dietro schizzi e mo-
6]W^MLQZMbQWVQŒn. 3 maggio-giugno 2011
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