GEMMA: Rete di tutela dei diritti delle donne
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GEMMA: Rete di tutela dei diritti delle donne
1 SCHEDA RIASSUNTIVA PROGETTI ARCI – NOSOTRAS in corso PREMESSA Cosa sono le mutilazioni genitali femminili (MGF) Le mutilazioni genitali femminili (MGF) rappresentano una delle forme più atroci e devastanti di violenza sul corpo delle donne. Esistono diverse forme, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raggruppato in quattro tipi. ¾ Tipologia 1. Clitoridectomia o circoncisione: consiste nell'asportazione del prepuzio (o cappuccio) clitorideo, con o senza l'escissione parziale o totale della clitoride stessa. È nota nei paesi musulmani con il termine sunna (tradizione). ¾ Tipologia 2. Escissione: prevede oltre alla resezione del prepuzio e all'escissione della clitoride anche la rimozione totale o parziale e delle piccole labbra. ¾ Tipologia 3. Infibulazione o circoncisione faraonica: si basa sulla rimozione della clitoride, delle piccole labbra e di gran parte (almeno i 2/3 anteriori e la parte più interna) delle grandi labbra, con successiva sutura dei lembi rimanenti della vulva con fili di seta o spine di acacia, con l'occlusione pressoché totale dell'introito vaginale, lasciando solamente un piccolo foro per il passaggio dell'urina e del sangue mestruale. ¾ Tipologia 4. Include vari tipi di manipolazione degli organi genitali femminili, tra cui: l'incisione, il piercing della clitoride e/o delle grandi labbra; lo stiramento della clitoride e/o delle labbra; la cauterizzazione per ustione della clitoride e dei tessuti circostanti; la raschiatura dei tessuti circostanti l'orifizio vaginale (angurya) o l'incisione della vagina (gishiri); l'introduzione di sostanze corrosive nella vagina per causare sanguinamenti o l'immissione di erbe nella vagina allo scopo di restringerla o chiuderla. Diffusione della pratica Le MGF riguardano più di 100 milioni di donne nel mondo. Vengono praticate in oltre 28 paesi africani e in alcuni paesi asiatici, con tassi di prevalenza che vanno dal 97-98 per cento in paesi come Somalia, Egitto, Mali al 5 per cento della Repubblica del Niger o del Congo. In alcuni paesi come il Senegal vengono praticate solo in certe zone e da alcuni gruppi. Una mappatura corretta delle zone e delle popolazioni effettivamente interessate dal fenomeno è necessaria per chi, in Europa, lavora con gli immigrati, al fine di sviluppare la consapevolezza di quali siano i gruppi effettivamente a rischio ed evitare al contrario interventi inadeguati su popolazioni estranee alla pratica. Il problema, infatti, interessa attualmente anche i paesi di immigrazione: USA, Australia, Canada, Nuova Zelanda, Paesi Europei, dove le MGF vengono mantenute all'interno delle comunità provenienti dalle zone in cui si praticano tradizionalmente. L’European Union Daphne Project stima ci siano in Europa circa 270.000 donne e bambine vittime o a rischio di MGF (Fonte: Training Kit. Prevention and elimination of female genital mutilation among immigrants in Europe. African Women’s Organization 2002). L'immigrazione femminile e la diffusione delle MGF in Italia In Italia, le donne rappresentano attualmente quasi la metà della popolazione immigrata. La prima fase dell'immigrazione femminile, intorno agli anni '60, vede arrivare filippine, eritree e capoverdiane, spesso con progetti migratori autonomi e non legati al ricongiungimento familiare. Tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90, insieme a un numero considerevole di donne singole provenienti da diversi paesi dell'America del Centro-Sud e dell'Est europeo, arrivano molte donne all'interno di percorsi migratori di tipo familiare, provenienti dalla Somalia, dall'ex Jugoslavia e dall'Albania, famiglie che sfuggono guerre o gravi conflitti. Nel corso degli anni '90 ha luogo la terza fase dell'immigrazione femminile costituita per lo più da donne che arrivano per ricongiungimento familiare, provenienti dai paesi nordafricani quali il Marocco, ma anche dalle aree maggiormente interessate dai flussi migratori, come l'Albania, la Cina e in misura minore da alcuni paesi dell'America Latina e dell'Africa (Fonte: Dossier Statistico Caritas 2000). 2 Con i progetti Gemma e Zahra, Arci e Nosotras intendono promuovere la prevenzione e lo sradicamento delle pratiche MGF. Le donne sono spesso il fulcro delle pratiche tradizionali o culturali. Nel caso delle MGF, si trovano al centro di una questione cruciale: la salvaguardia della cultura e della tradizione può prescindere dal rispetto dei diritti umani e in particolare dei diritti delle donne? Obiettivi generali Gli obiettivi generali intendono agire sui processi di cambiamento culturale dei migranti provenienti dai paesi a rischio, con particolare riguardo ai diritti delle donne e alla sensibilizzazione della popolazione locale al fine di contrastare i pregiudizi e gli stereotipi che riguardano le MGF. Con questo progetto, inoltre, intendiamo contribuire alla prevenzione e alla eliminazione delle MGF, creando una cultura di approccio al fenomeno che mette in primo piano la tutela dei diritti delle donne. GEMMA: Rete di tutela dei diritti delle donne Durata del progetto: 20 mesi – data di inizio 01/01/2008 Territorio di riferimento: Regione Toscana, Roma, Caserta, Torino Capofila: Associazione ARCI Soggetto attuatore: Associazione Nosotras; Associazione ARCI Soggetti sostenitori: Comitati territoriali ARCI; ANCI; Regione Toscana Obiettivi specifici - Sensibilizzare la popolazione in genere e gli operatori di settore in particolare sugli aspetti negativi e nefasti delle MGF; - Fornire informazioni adeguate sugli aspetti più rilevanti delle MGF: tipologie; conseguenze per l’integrità fisica e psicologica delle donne che le subiscono; contesto sociale in cui la pratica nasce e viene perpetrata; rapporto con la religione, la tradizione e le credenze; popolazioni a rischio; quadro legislativo internazionale: convenzioni e dichiarazioni dell’ONU, protocolli etc; legislazioni e misure di prevenzione e di sensibilizzazione adottate in Africa, in Italia e in altri paesi europei; azioni intraprese dalle organizzazioni impegnate a combattere e sradicare il fenomeno; - Integrare le diverse metodologie di intervento, mostrando la necessità di un approccio olistico alle MGF che coinvolga diverse figure professionali e affronti la questione su molteplici piani: medicosanitario, educativo, informativo, giuridico, sociale, economico, religioso, culturale; - Diffondere le strategie e le analisi prodotte nell'ambito delle organizzazioni africane contro le MGF, anche attraverso la riproduzione e la diffusione di materiali e documenti, al fine di favorire percorsi di reciproco riconoscimento e di dialogo; - Diffondere informazioni e materiali relativi alle azioni di contrasto intraprese in Africa, Italia e in altri paesi europei: leggi, programmi formativi e informativi, azioni, campagne di contrasto, materiali cartacei e video, siti etc.; - Fornire informazioni e documenti sulla popolazione immigrata presente sul territorio italiano, sull'attuale condizione degli/le stranieri/e e sulle dinamiche e i processi di cambiamento sociale, identitario, transgenerazionale in atto, al fine di far emergere i bisogni concreti delle donne e degli uomini immigrati e di individuare strategie di intervento adeguate a favorire il dialogo e l’integrazione; - Individuare e diffondere le buone pratiche per contrastare e combattere le MGF. LE AZIONI 1. Produzione di materiale informativo: pieghevole e legge 09/01/2006 n. 7 in arabo, inglese, tigrino, amarico, oromo, somalo) 2. Distribuzione mirata del materiale informativo presso: ASL; Consultori; asili nido; scuole primarie e secondarie; sedi di corsi L2 (pubblici e del privato sociale); centri per l’impiego; sportelli per migranti; luoghi di aggregazione delle comunità “a rischio” 3. Campagne di sensibilizzazione e informazione – strategie: - Campagna di sensibilizzazione e informazione attraverso la collaborazione fra giovani migranti (gruppo target) 3 - Campagna “di Piazza in Piazza”- attraverso un camper itinerante Campagna di informazione con programma di sviluppo nei centri di alfabetizzazione Campagna di Info-intrattenimento – circoli Arci 4. Realizzazione e/o diffusione di prodotti artistici e audio-visivi: spot ed emissione radiofonica (Novaradio, To Indie) 5. Eventi: - Celebrazione pubblica della “Giornata Internazionale per la Tolleranza Zero alle MGF”, 6 febbraio 2009 - organizzazione una mostra itinerante sul tema MGF GEMMA/ZAHRA: Rete di Tutela dei Diritti delle Donne. Percorsi formativi Durata del progetto: 20 mesi – a partire dal 15/01/2008 Territorio di riferimento: Regione Toscana – province di Firenze, Livorno e Arezzo e altre Regioni e strutture individuate D’accordo con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani Capofila: Associazione ARCI Soggetto attuatore: Associazione Nosotras Soggetti partner: ANCI LE AZIONI 1. Preparazione del materiale per la formazione degli educatori e mediatori e del libretto informativo 2. Corsi di formazione rivolti a docenti Obiettivi specifici: - Fornire le maggiori informazioni sulle tematiche relative alla difesa dei diritti umani e delle donne. - Approfondire le differenze socio-culturali delle comunità target - Affrontare la questione delle mutilazioni genitali femminili - Dare gli strumenti, cognitivi e interpretativi, per un approccio adeguato al dialogo con la famiglia. 3. Corsi di aggiornamento rivolti a mediatori culturali Obiettivi specifici: creazione di figure competenti in grado di elaborare processi di mediazione dei conflitti tradizionali che si manifestano intorno al fenomeno delle MGF - elaborazione di un modello di azioni in grado di promuovere la conoscenza della legge vigente - creazione all'interno delle reti locali e delle comunità di una cultura di approccio al fenomeno delle MGF al fine di delimitarne l'ampiezza - I destinatari diretti del progetto sono circa 180 fra insegnanti, educatori e mediatori che parteciperanno al corso. Le figure di maggiore interesse saranno: operatori di asilo nido, educatori delle scuola per l’infanzia, insegnanti di scuola primaria e secondaria e mediatori culturali. Vanno considerati destinatari indiretti le donne e le famiglie che provengono dalle aree interessate dal fenomeno delle MGF e che vivono nel territorio coinvolto, così come le famiglie italiane che attraverso i loro bambini entrano in contatto con le informazioni inerenti alle MGF. A queste categorie, si sommeranno 60 operatori dei progetti SPRAR delle Regioni e delle strutture individuate d’accordo con l’ANCI e, di conseguenza, quali beneficiari indiretti gli utenti dei progetti SPRAR coinvolti nella formazione. 4