urie bronfenbrenner e l`approccio ecologico

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urie bronfenbrenner e l`approccio ecologico
“URIE BRONFENBRENNER E
L’APPROCCIO ECOLOGICO - SECONDA
PARTE”
PROF. BARBARA DE CANALE
Università Telematica Pegaso
Urie Bronfenbrenner e l’approccio ecologico Seconda parte
Indice
1
RELAZIONI INTERPERSONALI E RUOLI ---------------------------------------------------------------------------- 3
2
INTERCONNESSIONI ED INFLUENZE -------------------------------------------------------------------------------- 7
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Urie Bronfenbrenner e l’approccio ecologico Seconda parte
1 Relazioni interpersonali e ruoli
Un ruolo fondamentale nello sviluppo è giocato dalle relazioni interpersonali in quanto esse
sono sia manifestazione dei traguardi evolutivi del bambino, sia fattori che li determinano.
Bronfenbrenner si concentra in particolare sulla diade, ossia su quella relazione che viene a crearsi
ogni qual volta due persone si prestano attenzione reciproca o partecipano l’una all’attività
dell’altra. Essa rappresenta un contesto critico per lo sviluppo, oltre che la base a partire dalla quale
si strutturano altre relazioni più ampie andando a definire il microsistema.
L’autore, a seconda delle potenzialità relative alla crescita psicologica, distingue:
1. Diadi basate sull’attenzione: un membro presta attenzione all’attività dell’altro, che, a sua volta,
risponde apertamente all’attenzione dimostratagli. Rappresenta la condizione minima per un
apprendimento basato sull’osservazione ed evolve facilmente nel livello successivo.
2. Diadi basate sull’attività comune: i membri sono consapevoli di stare facendo qualcosa insieme,
svolgono attività differenti, ma complementari all’interno di una struttura integrata. È favorito
l’apprendimento e si registra un incremento della motivazione a proseguire e perfezionare l’attività
anche quando l’altro partner non sarà presente.
3. Diadi primarie: i due membri sviluppano intensi sentimenti reciproci, sono l’uno nei pensieri
dell’altro e continuano ad influenzarsi in termini di comportamento anche quando non sono
insieme. Tali diadi sono le più efficaci nel promuovere sviluppo o apprendimento, in quanto il
bambino è più ben disposto a ricevere conoscenze, competenze e valori da un adulto con cui ha
stabilito una relazione primaria.
Tutte e tre le diadi menzionate possiedono in grado diverso delle proprietà il cui ruolo è
fondamentale in ordine alla promozione dello sviluppo:
- la reciprocità, ossia l’esigenza di coordinare la propria attività con quella del partner. Il
bambino, in tal modo, acquisisce capacità di tipo interattivo, elabora il concetto di interdipendenza,
è motivato a far perdurare l’interazione, esibisce strutture interattive via via più complesse,
trasferisce le modalità relazionali acquisite in situazioni diverse nel tempo e nello spazio. I ritmi dei
processi di apprendimento sono accelerati e divengono più complessi.
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
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- l’equilibrio di potere, dato dalla misura in cui un partner domina l’altro. Il bambino impara a
concettualizzare le relazioni di potere che caratterizzano tutti i fenomeni fisici e sociali ed apprende
parallelamente a farvi fronte. Un’opportunità preziosa per lo sviluppo è poi rappresentata dal
progressivo e spontaneo trasferimento di potere alla persona in crescita che diviene gradualmente
più capace di esercitare un controllo sulla situazione.
- la relazione affettiva, ossia l’emergere e svilupparsi di sentimenti reciproci positivi, negativi,
ambivalenti, asimmetrici. Sono in particolare i sentimenti positivi ad accrescere la possibilità che si
verifichino processi di tipo evolutivo.
I tre tipi di diade indicati non si escludono vicendevolmente, ma facilmente evolvono l’uno
nell’altro. Il potenziale evolutivo di una struttura relazionale è accresciuto quando in essa sono
presenti elementi appartenenti a più di una tipologia diadica. Più nello specifico, il potenziale
evolutivo di una struttura diadica è direttamente proporzionale al livello di reciprocità, alla
corrispondenza di sentimenti reciproci positivi, allo spostamento progressivo dell’equilibrio di
potere verso la persona in crescita.
L’apprendimento basato sull’osservazione è incrementato quando i due partner percepiscono
di stare svolgendo un’attività insieme e ancora di più quando sono reciprocamente coinvolti da
sentimenti positivi.
Bronfenbrenner giunge perciò a definire le condizioni ottimali per l’apprendimento e lo sviluppo
all’interno di una relazione diadica:
“Apprendimento e sviluppo risultano facilitati qualora la persona che sta crescendo partecipi a strutture
progressivamente più complesse di attività reciproca insieme a qualcuno nei confronti del quale abbia sviluppato
un attaccamento emotivo intenso e duraturo, e qualora l’equilibrio di potere si sposti gradualmente in favore
della persona in via di sviluppo”1.
Tali diadi sono definite evolutive.
Ovviamente la presenza di terze persone all’interno della situazione ambientale va ad influenzare
indirettamente l’interazione tra i membri della diade; tale fenomeno è indicato con il termine di
effetto di secondo ordine e va accuratamente tenuto in considerazione dal ricercatore.
1
Ivi, p. 106.
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Una diade sarà tanto più efficace ai fini dello sviluppo quanto più saranno presenti relazioni
diadiche con terze persone caratterizzate da intensi sentimenti reciproci e che siano di sostegno alle
attività esibite all’interno della diade originaria presa in considerazione. Al contrario, diadi con
terze persone caratterizzate da antagonismo reciproco o scoraggianti le attività della diade in
questione, ne depotenzieranno le spinte evolutive.
Le modalità relazionali saranno allo stesso tempo influenzate dal ruolo che la persona
riveste all’interno di una società o situazione ambientale.
Il ruolo comporta tutta una serie di aspettative riguardo le attività e le relazioni che la
persona intraprende e che altri intraprendono nei suoi confronti. Tali aspettative hanno le loro radici
nella cultura o subcultura, e perciò nel macrosistema. Il ruolo dunque, suscita percezioni, attività e
relazioni coerenti con le aspettative ad esso associate e questo quanto più è consolidato nella
struttura istituzionale della società ed esiste su di esso ampio consenso.
La tendenza a suscitare comportamenti conformi alle aspettative è inoltre direttamente
proporzionale all’esistenza di altri ruoli nella situazione ambientale che favoriscono i
comportamenti associati al ruolo in questione.
L’autore ritiene che lo sviluppo del bambino sia facilitato dall’interazione con persone che
detengono ruoli diversi e dall’assunzione di differenti ruoli all’interno delle varie situazioni
ambientali. Proprio per questo auspica, all’interno del sistema scuola, il coinvolgimento dei membri
della comunità e la partecipazione dei bambini ad attività esterne.
Bronfenbrenner ritiene poi che nel momento in cui differenti situazioni ambientali vanno a produrre
effetti diversi sullo sviluppo, la causa di ciò va rintracciata nelle differenze ecologiche delle
situazioni in questione, organizzate secondo strutture contrastanti di attività, relazioni, ruoli.
Quanto esposto fa comprendere che lo sviluppo del bambino è il risultato dell’interazione tra
attività molari, relazioni interpersonali e ruoli che egli stesso intraprende o detiene o che altri
detengono o intraprendono nel suo ambiente di vita prossimo. Nell’approcciarsi al bambino di una
cultura altra, diviene allora indispensabile indagare il sistema di attività, di relazioni e di ruoli
all’interno del quale è collocato, a partire dalla diade con la figura materna, avendo cura di
soffermarsi sulle caratteristiche di reciprocità, equilibrio di potere, sentimenti implicati. Tale
indagine può consentire infatti di meglio comprendere o contestualizzare specifici risultati di
sviluppo.
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Ovviamente, l’aver messo in evidenza quelle che sono le proprietà di una diade evolutiva e
l’aver sottolineato dunque che lo sviluppo e l’apprendimento sono favoriti all’interno di relazioni
diadiche in cui vi sia reciprocità di attenzioni e comportamenti, sentimenti positivi ed un sistema di
potere che va spostandosi a favore del soggetto in crescita, fornisce parimenti importanti
suggerimenti e criteri per la progettazione e gestione di contesti educativi.
A maggior ragione deve far riflettere quanto sottolineato da Bronfenbrenner e cioè il fatto
che differenze ecologiche in situazioni organizzate secondo strutture contrastanti di attività, di
relazioni, di ruoli vanno a produrre effetti diversi sullo sviluppo; questo, ancora una volta, fa
comprendere come la scuola dell’infanzia debba operare in continuità ed in armonia con i contesti
relazionali informali, proponendo sistemi di attività, di relazioni e di ruoli coerenti.
Oltre ad analizzare le diadi, l’autore considera allo stesso tempo le caratteristiche delle
situazioni ambientali di gruppo che si differenziano dalle prime per la natura delle attività molari in
cui bambini e adulti sono impegnati e per l’intensità ed il carattere della relazioni interpersonali che
si sviluppano.
Riprendendo varie ricerche, egli sostiene che gli effetti immediati e a lungo termine di tali
situazioni, soprattutto nella prima infanzia, risiedano nell’incremento dello sviluppo di competenze
cognitive e culturali, nella natura e varietà delle attività molari esibite dal bambino e nel mutato
carattere del suo comportamento e delle sue relazioni con adulti e coetanei. Questi effetti, tuttavia,
sarebbero legati ad uno specifico atteggiamento degli adulti che interagiscono con il bambino e che
consisterebbe nello stimolare, incoraggiare, sostenere attività centrate su un compito.
In molte culture, a differenza che in Occidente, prevale la dimensione del gruppo e della
collettività; l’educazione del bambino è responsabilità di tutti i membri della società ed apposite
aggregazioni infantili assolvono ad importanti compiti di sviluppo. Si tratta dunque di concezioni,
di tradizioni e di pratiche che, lungi dall’essere abbandonate come spesso avviene, meritano di
diventare fonte di ispirazione per la progettazione di interventi educativi.
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Interconnessioni ed influenze
Come si è sopra precisato, il mesosistema comprende le interconnessioni tra le varie
situazioni ambientali a cui il bambino partecipa attivamente. Bronfenbrenner ritiene che siano
possibili quattro tipi di interconnessione:
1. Partecipazione a più situazioni ambientali. È il livello minimo di interconnessione che dà luogo
ad un mesosistema e si verifica ogni qualvolta una persona entra a far parte di una nuova situazione
ambientale vivendo perciò una transizione ecologica2.
2. Legami indiretti. Il collegamento tra le due situazioni ambientali è rappresentato da una terza
persona che funge da collegamento intermedio, laddove le persone appartenenti alle due situazioni
non si incontrano mai faccia a faccia andando a costituire una rete di secondo ordine.
3. Comunicazioni tra situazioni ambientali diverse. Sono trasmesse informazioni da una situazione
all’altra, in modo unidirezionale o bidirezionale, nella forma di interazioni faccia a faccia,
conversazioni telefoniche, messaggi scritti, avvisi e inserzioni.
4. Conoscenza relativa a situazioni ambientali diverse. Le persone che sono parte di una situazione
ambientale possiedono informazioni relativamente ad un’altra situazione, acquisite attraverso
comunicazioni o fonti esterne.
L’autore ritiene che lo sviluppo del bambino sia favorito dalla partecipazione a situazioni
ambientali differenti, poiché, in tal modo, la persona in crescita è posta di fronte all’esigenza di
adattarsi a partners, compiti, situazioni diverse e può, di conseguenza, incrementare e rendere più
flessibili le proprie competenze cognitive e le proprie abilità sociali. Tali effetti sono maggiori
allorquando il bambino interagisca con persone più mature, più esperte ed intrattenga con esse delle
relazioni primarie. Parimenti, il potenziale evolutivo di una situazione ambientale è accresciuto se il
bambino nella sua transizione ecologica è inizialmente accompagnato da una figura che fa parte di
una situazione ambientale antecedente. Se poi tale figura opera assieme al bambino la transizione, si
parla di diade transcontestuale e si ritiene che tale evenienza potenzi lo sviluppo soprattutto in
2
Vi è in questo caso una rete sociale diretta, detta di primo ordine, tra le due situazioni ambientali di cui la persona è
partecipe. Ci si riferisce alla persona in questione con il termine di collegamento primario, laddove altri soggetti che
partecipino delle due situazioni saranno definiti collegamenti supplementari. Una diade all’interno della quale ci sia un
membro partecipe di un’altra situazione sarà detta diade di collegamento.
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situazioni ambientali culturalmente diverse. È convinzione di Bronfenbrenner, infatti, che
l’esistenza di collegamenti di sostegno tra le diverse situazioni a cui il bambino partecipa accresca il
potenziale evolutivo delle situazioni stesse, soprattutto quando vi sia fiducia reciproca e accordo
sulle mete. Nelle parole dell’autore:
“In un mesosistema il potenziale evolutivo delle situazioni ambientali risulta incrementato se le prescrizioni di
ruolo nelle diverse situazioni sono compatibili e se i ruoli, le attività e le diadi in cui la persona che cresce si
impegna incoraggiano lo svilupparsi di una fiducia reciproca, di un orientamento positivo, dell’accordo tra le
situazioni ambientali per quanto concerne le mete, e di un equilibrio di potere che va evolvendosi a favore della
persona che cresce. […] Un collegamento supplementare che soddisfi queste condizioni sarà chiamato
collegamento di sostegno3.
Se, dunque, la partecipazione a più situazioni ambientali giova allo sviluppo del bambino e,
proprio per tale ragione, la frequenza della scuola dell’infanzia rappresenta una grande opportunità,
la citazione che precede sottolinea l’importanza di un accordo sulle mete, dell’esistenza di fiducia
reciproca, della coerenza e compatibilità di ruoli, attività e relazioni. La scuola dell’infanzia,
dunque, non può operare senza conoscere, coinvolgere e valorizzare la cultura del luogo; è posta
perciò di fronte all’esigenza di indagare le concezioni esistenti relative al bambino e al suo
sviluppo, e parimenti le pratiche di allevamento culturalmente sostenute, al fine di stipulare con le
famiglie e con la comunità un vero e proprio patto educativo, senza il quale le incoerenze e le
contraddizioni rischiano di andare a discapito di uno sviluppo armonioso.
Gli effetti sullo sviluppo, inoltre, secondo l’autore, sono maggiori quando il bambino partecipi a
situazioni ambientali che sono parte di contesti culturali o subculturali diversi in relazione all’etnia,
alla classe sociale, alla religione, all’età, ecc. Questo deriva dalla possibilità per il bambino di
imparare a svolgere attività, assumere ruoli, intrattenere relazioni marcatamente differenti in
situazioni di diversità culturale.
Per quanto concerne invece le influenze che l’esosistema può esercitare sullo sviluppo del
bambino, Bronfenbrenner riprende un’interessante ricerca di J. U. Ogbu 4 che analizza le
interconnessioni tra scuola, famiglia, quartiere, condizioni economiche e atteggiamenti della
3
Ivi, pp. 320, 324.
Cfr. J. U. OGBU, The next generation: an Ethnography of Education in an Urban Neighborhood, Academic Press,
New York, 1974, cit. in U. BRONFENBRENNER, Ecologia dello sviluppo umano, op. cit.
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comunità riguardo la riuscita scolastica. L’aspetto più rilevante che la ricerca mette in risalto è la
differenza tra i due gruppi oggetto dell’indagine: gli insegnanti della scuola, appartenenti alla classe
che l’autore definisce ironicamente dei “contribuenti”, e i genitori degli allievi appartenenti alle
minoranze; ciò che li differenzia non è tanto il reddito, l’occupazione, l’istruzione o il luogo di
residenza, quanto la possibilità di prendere parte alle cosiddette situazioni ambientali di potere,
ossia a quelle situazioni in cui i partecipanti controllano la distribuzione delle risorse e prendono
decisioni che riguardano la comunità o la società nel suo insieme.
È tale risultato della ricerca che porta Bronfenbrenner ad affermare che il potenziale
evolutivo di una situazione ambientale risulta incrementato in quei casi in cui esistano dei
collegamenti diretti o indiretti con situazioni ambientali di potere in cui sia possibile influire sulla
distribuzione delle risorse o prendere decisioni che riguardano i bisogni della persona in crescita o
gli sforzi di coloro che operano nel suo interesse. Laddove tali collegamenti manchino o siano
labili, si riduce proporzionalmente la capacità dell’esosistema di promuovere lo sviluppo.
Questo conferma quanto sostenuto in precedenza, ossia la necessità di rendere partecipi e di
coinvolgere famiglie e comunità nelle decisioni relative all’educazione del bambino. Se i due
sistemi non comunicano o non si accordano su fini e strumenti, il rischio è che un sistema operi in
direzione del disfacimento di quanto proposto dall’altro con grosse conseguenze, in termini di
contraddizioni e confusioni, sullo sviluppo della persona in crescita.
Anche il macrosistema, infine, incide sullo sviluppo del bambino in quanto esso dà ragione
delle differenze riscontrabili tra le varie culture o subculture e dell’omogeneità presente all’interno
di una stessa cultura in termini di: tipi di situazioni ambientali esistenti e momenti della vita in cui
una persona vi prende parte, contenuto e organizzazione delle attività molari, delle relazioni e dei
ruoli che connotano ogni situazione, grado e natura delle interconnessioni esistenti tra situazioni di
cui fa parte la persona in crescita o coloro che di lui si prendono cura, valori e ideologie che
sostengono l’intero sistema culturale.
L’educazione e, di conseguenza, la scuola, debbono far parte ed essere espressione del clima
culturale all’interno del quale operano; corrono altrimenti il rischio di rappresentare dei corpi
esterni trapiantati da altre culture.
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