Attività - Fondazione Don Gnocchi
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Attività - Fondazione Don Gnocchi
Giugno 2014 Anno XVIII - Numero 1 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI RIVISTA DELLA FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI - ONLUS ATTUALITA’ Terzo settore, ecco le linee guida della riforma La sfida di Vincenzo: in carrozzina fino a Compostela ATTIVITA’ L’inaugurazione del nuovo Centro in Lunigiana Milano, al Vismara scuola laboratorio per giovani a rischio Falconara M.ma, reparto per bimbi con gravi disabilità Gambe... bioniche per pazienti con amputazioni DON GNOCCHI L’urna a Roma: l’omaggio di Napolitano Solidarietà: l’accoglienza dei profughi siriani Il prete e il vescovo: l’intenso rapporto con il card. Schuster L’abbraccio di Papa Francesco ai disabili della Fondazione GRAZIE, PADRE SANTO Sommario Giugno 2014 - Anno XVIII - n° 1 MISSIONE UOMO «Non facciamoci rubare la speranza» Attualità ■ L’affettuosa carezza del Papa: RIVISTA DELLA FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI - ONLUS ■ DIRETTORE RESPONSABILE ■ Emanuele Brambilla DIRETTORE EDITORIALE Angelo Bazzari ■ ■ REDAZIONE Giovanni Ghislandi, Danilo Carena, Claudia Dorini, Ilaria Gentili, Damiano Gornati ■ Piazzale R. Morandi 6 - 20121 Milano Tel. 02-40308.910-911 - Fax 02-40308.926 [email protected] www.dongnocchi.it ■ HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Giuseppe Barbaro, Gianfranco Bedin, Tiberio Boldrini, Silvio Colagrande, Francesco Converti, Roberto Costantini, Luigi Cremasco, Furio Gramatica, Lino Lacagnina, Silvia Maggioni, Stefano Malfatti, Diego Maltagliati, Gianbattista Martinelli, Jessica Matera, Paolo Mocarelli, Rita Mosca, Simonetta Mosca, Eufrasia Novellini, Roberto Rambaldi, Adonella Pedotti, Paolo Perucci, Giuliano Pozza, Salvatore Provenza, Maurizio Ripamonti, Carlo Sironi, Giovanni Vastola PROGETTO GRAFICO ■ Lunigiana in festa per l’avvio del nuovo Centro di Fivizzano per adolescenti a rischio ■ ■ REALIZZAZIONE ■ STAMPA ■ Tiratura: 35.000 copie ■ Reg. presso il Tribunale di Milano n° 297 del 17 maggio 1997 ■ ■ ■ viene inviata a chiunque la richieda. È possibile utilizzare l'allegato bollettino postale a sostegno della rivista e delle attività istituzionali della Fondazione. AI SOSTENITORI Le erogazioni liberali fatte alla Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus da persone fisiche o da enti soggetti all’imposta sul reddito delle società sono deducibili dal reddito imponibile nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima di 70.000 euro l’anno (art. 14, D.L. 35/2005). Resta in vigore anche la normativa precedente (D.Lgs. 460/1997) per le donazioni antecedenti il 17 marzo 2005 e nei casi in cui risultasse più conveniente per il donatore. PER INFORMAZIONI: tel. 02/40308.908. AL LETTORE Nel rispetto di quanto stabilito dal Decreto Legislativo 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali), la informiamo che i suoi dati personali saranno conservati nell'archivio elettronico della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, titolare del trattamento ai sensi dell'art. 4 del citato Decreto. Comunichiamo che tale archivio è gestito direttamente dalla Fondazione Don Gnocchi e che i suoi dati non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. Potrà richiedere, in qualsiasi momento e gratuitamente, l'indicazione dell'origine dei Suoi dati, il loro aggiornamento, rettificazione, integrazione, cancellazione e la loro trasformazione in forma anonima o il loro blocco scrivendo a: Fondazione Don Carlo Gnocchi - Onlus, P.le Rodolfo Morandi 6, 20121 Milano o inviando un fax al numero 02.40308.927. 28 ................. ■ Continuità assistenziale, ■ Fiordo srl - Galliate (NO) 26 .......... ■ Una scuola laboratorio Gigi Brandazza - [email protected] Graphic Line Sas - Milano 11 Attività FOTO Archivio Fondazione Don Gnocchi «Siate sempre servitori dei più fragili» .2 Le parole dei Santi Papi agli operatori della Fondazione . . . . . . . . . .8 Terzo settore: ecco le linee guida della riforma . . . . . . . . . . . . . .11 L’identikit del non profit, traino per l’occupazione . . . . . . . . . . . . . . . . .14 Politici, musicisti e attori: tutti i ricordi del professore . . . . . . . . . . . . .17 «La sera prima delle nozze in compagnia di don Carlo» . . . . . . . . . . . . .20 L’eterna sfida di Vincenzo: in carrozzina a Compostela . . . . . . . . . . . .22 ■ ■ ■ ■ Fondazione in prima linea . . . . . . . . . . . . . . . .31 “Prova l’orchestra”: musica per la disabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32 Dal “ritratto di Cristina” al trattamento delle scoliosi . . . . . . . . . . . . .34 Falconara, Unità Speciale per bambini con gravi disabilità . . . . . . . . . .36 «Un momento, sto pensando!» Laboratori di potenziamento cognitivo . . . . .38 Salerno, nuovi servizi per pazienti adulti e anziani . . . . . . . . . . . . . .40 La Fondazione in rete, rinnovata la strategia web . . . . . . . . . . . . . . . . .42 Ausili: dove l’Europa parla una sola lingua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .44 Nanomedicina e biofotonica al servizio della riabilitazione . . . . . . . . . . .46 La maglietta “MagIC” con Samatha nello spazio . . . . . . . . . . . . . . . . . .48 Gambe... bioniche per pazienti amputati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50 Consolidamento e innovazione nella proposta formativa 2014 . . . . . . . . . . .52 Il grazie di Asmad e Issam: «Non vi dimenticheremo mai» . . . . . . . . . .55 Cinque per mille: 15 mila firme per la Fondazione . . . . . . . . . .58 26 50 55 Don Gnocchi ■ L’omaggio di Napolitano alle spoglie di don Carlo . . . . . . . . . . . . . . . .60 ■ Il prete e il cardinale in cammino verso la santità 62 ............. ■ La carità di un santo alle radici dell’Opera ■ «La vita dell’uomo: 64 .................... trasvolata rischiosa e bellissima» . . . . . .66 60 ■ NEL QUINTO ANNIVERSARIO della beatificazione di don Gnocchi, l’accoglienza di Papa Francesco al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma è stata per la Fondazione occasione di grande festa, motivo di gioioso orgoglio e autorevole spinta a riflettere sul senso più autentico del proprio operare accanto alle persone più fragili e al servizio della vita più vulnerabile. L’incontro del Santo Padre con i pazienti, i loro familiari, gli operatori e i volontari dei Centri “Don Gnocchi” ha avuto lo straordinario calore di una tenera carezza al mondo della sofferenza, gesto di evangelica misericordia che riscalda i cuori di tutti e rilancia una speranza affidabile. Per rinnovare e spendere nell’impegno di ogni giorno la “grazia” del dono ricevuto, proponiamo alla meditazione alcuni dei più significativi brani del recente, chiaro e forte magistero di Papa Francesco. FEDE E SOFFERENZA. «La luce della fede non ci fa dimenticare le sofferenze del mondo. Per quanti uomini e donne di fede i sofferenti sono stati mediatori di luce! Hanno capito il mistero che c’è in loro. Avvicinandosi ad essi non hanno cancellato tutte le loro sofferenze, né hanno potuto spiegare ogni male. La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino. All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. La sofferenza ci ricorda che il servizio della fede al bene comune è sempre servizio di speranza, che guarda in avanti, sapendo che solo da Dio, dal futuro che viene da Gesù risorto, può trovare fondamenta solide e durature la nostra società. In questo senso, la fede è congiunta alla speranza. Nell’unità con la fede e la carità, la speranza ci proietta verso un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano. Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che “frammentano” il tempo, trasformandolo in spazio. Il tempo è sempre rosa verso gli altri diventa lo stile delle nostre azioni, facciamo spazio al Cuore di Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo così il nostro contributo all’avvento del Regno di Dio». (dal messaggio per la Giornata del Malato) Spunti di riflessione dal magistero di Papa Francesco per rinnovare nell’impegno di ogni giorno la “grazia” del dono ricevuto superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza». (dall’enciclica “Lumen Fidei”) PORTATORI DI SPERANZA. «Mi rivolgo alle persone ammalate e a tutti coloro che prestano loro assistenza e cura. La Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una speciale presenza di Cristo sofferente. Quando il Figlio di Dio è salito sulla croce ha distrutto la solitudine della sofferenza e ne ha illuminato l’oscurità. Siamo posti dinanzi al mistero dell’amore di Dio per noi, che ci infonde speranza e coraggio: speranza, perché nel disegno d’amore di Dio anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale; e coraggio, per affrontare ogni avversità in sua compagnia, uniti a Lui. Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che sono bisognosi di cure, portiamo la speranza e il sorriso di Dio nelle contraddizioni del mondo. Quando la dedizione gene- CRISI E DIGNITA’ UMANA. «Le gravi crisi finanziarie ed economiche contemporanee - che trovano la loro origine nel progressivo allontanamento dell’uomo da Dio e dal prossimo, nella ricerca avida di beni materiali, da un lato, e nel depauperamento delle relazioni interpersonali e comunitarie dall’altro - hanno spinto molti a ricercare la soddisfazione, la felicità e la sicurezza nel consumo e nel guadagno oltre ogni logica di una sana economia. Il succedersi delle crisi economiche deve portare agli opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico e a un cambiamento negli stili di vita. La crisi odierna, pur con il suo grave retaggio per la vita delle persone, può essere anche un’occasione propizia per recuperare le virtù della prudenza, della temperanza, della giustizia e della fortezza. Esse ci possono aiutare a superare i momenti difficili e a riscoprire i vincoli fraterni che ci legano gli uni agli altri, nella fiducia profonda che l’uomo ha bisogno ed è capace di qualcosa in più rispetto alla massimizzazione del proprio interesse individuale. Soprattutto tali virtù sono necessarie per costruire e mantenere una società a misura della dignità umana». (dal messaggio per la Giornata mondiale della Pace) FARSI CARICO DEI FRATELLI. «Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si orienta anche a fare in (continua a pagina 69) 2 MISSIONE UOMO IN QUESTO NUMERO Editoriale Attualità speciale IL PAPA IN FONDAZIONE 3 L’affettuosa carezza del Papa: «Siate sempre servitori dei più fragili» ■ UN GRANDE, AFFETTUOSO ABBRACCIO. Una dolce, tenera carezza ai malati, ai disabili, ai sofferenti. «Perchè sull’esempio di Gesù siamo tutti chiamati a farci servitori dei più fragili, dei più deboli, dei più bisognosi». Le parole di Papa Francesco nella celebrazione della Messa “in coena Domini” con la lavanda dei piedi a dodici assistiti della Fondazione Don Gnocchi, lo scorso 17 aprile, giovedì Santo, al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma hanno scaldato i cuori e commosso le oltre mille e cinquecento persone accorse per lo straordinario evento. La celebrazione ha seguito di poche settimane l’ostensione straordinaria a Roma dell’urna con le spoglie mortali del beato don Gnocchi, visitata lo scorso febbraio da migliaia di fedeli, nell’ambito delle iniziative per il quinto anniversario della beatificazione di don Carlo e ha rinnovato una lunga e gloriosa tradizione di particolare attenzione e solidale prossimità dei Pontefici all’Opera dell’indimenticato “papà dei mutilatini”. Allo storico incontro c’erano i responsabili della Fondazione, guidati dal presidente, monsignor Angelo Bazzari, che ha concelebrato la funzione liturgica e ha ringraziato Papa Francesco, al termine della Mes- È ancora viva in tutta la Fondazione la grande emozione per la visita e la Messa del giovedì Santo del Santo Padre al Centro di Roma di Emanuele Brambilla sa, a nome di tutta la grande famiglia della “Don Gnocchi”. «Grazie Santo Padre, di restituirci in ogni gesto, in ogni parola, in ogni comportamento e nel Suo stile di vita “la Chiesa del grembiule” - sono state le parole del presidente -, una Chiesa che nasce dalla carità, si nutre di carità e vive per la carità. Grazie del meraviglioso e immeritato dono della Sua presenza e del gesto generoso e simbolico di una carezza alla sofferenza: sono gli ultimi nella classifica della valutazione meritocratica, maglia nera dell’efficientismo, ma sono evangelicamente i primi. Sono le nostre “reliquie”, degne di venerazione e di culto, come ha detto il beato don Gnocchi. All’insegna del motto “Accanto alla vita, sempre!” - fatto proprio da Benedetto XVI al termine della Messa di beatificazione di don Carlo - criterio ispiratore, imperativo etico del nostro operare e bussola di orientamento di un affidabile futuro, a nome dell’intera famiglia della Fondazione Don Gnocchi, di tutti i presenti, degli operatori professionali e volontari, dei malati, dei disabili e dei loro familiari e di tutti i buoni samaritani che abitano il pianeta della sofferenza, desidero ringraziarla di vero cuore». Con monsignor Bazzari, erano presenti alcuni membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, tra cui il vicepresidente Giovanni Cucchiani e il consigliere delegato Marco Campari, il direttore del Polo Lazio-Campania Nord Salvatore Provenza e i direttori degli altri Poli italiani, il responsabile medico delle strutture romane Fabio De Santis, il direttore del Centro di Inverigo (Como) Silvio Colagrande, che da oltre sessant’anni vede grazie al dono della cornea dello stesso don Gnocchi. E soprattutto tanti medici, infermieri, operatori, educatori, volontari... E delegazioni di pazienti, malati, disabili, anziani, arrivati a Roma da ogni parte d’Italia e con ogni mezzo. Una piccola, grande carovana della sofferenza accorsa con gioia all’incontro con Papa Francesco. Il Santo Padre, al termine della Messa, li ha abbracciati e salutati quasi uno per uno. Per ciascuno una parola di affetto, una carezza, un incoraggiamento alla fiducia e alla speranza. Dalla bella chiesa del Centro, dal piazzale della grande struttura di via Casal del Marmo, gremita di storie di sofferenza, di calvari personali, di lacrime di dolore mischiate alla più gioiosa e sincera commozione, un Papa stanco, affaticato ma sorridente, ha spalmato olio d’amore sugli ingranaggi spesso inceppati di una società incapace di procedere al ritmo di marcia degli ultimi. Il gesto di un Pontefice capace di chinarsi con fatica dodici volte per lavare e baciare i piedi di persone che don Gnocchi considerava vere e proprie “reliquie, meritevoli di venerazione e di culto”, è l’immagine più bella e il messaggio di più prezioso per chi lavora ogni giorno per un mondo più accogliente e solidale e per la costruzione di una autentica civiltà dell’amore. Da parte di tutti un solo commosso pensiero: “Grazie, Papa Francesco!”. Le testimonianze dei protagonisti Cariche di emozione sono le testimonianze di alcuni dei protagonisti dell’eccezionale incontro con Papa Francesco. «Le parole del Papa ci riconducono alle nostre radici, a quel sogno che don Carlo ci ha MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 2 lasciato in eredità: “Desidero e prego dal Signore una cosa sola: servire per tutta la vita i suoi poveri. Ecco la mia carriera”... Così, nell’umile e commovente gesto della lavanda dei piedi ai nostri ragazzi, abbiamo potuto rintracciare il senso e il significato del nostro operare a servizio dell’altro, riflettere sulla nostra identità e sul nostro senso di appartenenza. L’entusiasmo iniziale ha lasciato il posto a una riflessione più profonda, a un impegno personale che esige una rinnovata motivazione professionale nella direzione del servizio, specie in questi momenti difficili...». Antonella operatrice Centro “S. Maria Nascente” di Milano Nelle immagini di queste pagine (foto Tartaglia-Roma), alcuni dei momenti più gioiosi e commoventi dell’incontro dello scorso 17 aprile con il Santo Padre al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma della Fondazione Don Gnocchi «Per Marco è stato un momento molto importante della sua vita: si è sentito molto onorato e ha provato una grande gioia interiore che io ho colto dal suo sguardo, pieno di serenità e felicità. Ora non ricorda molto di quel giorno e del Santo Padre che si è chinato su di lui per lavargli i piedi, ma con l’aiuto delle foto che abbiamo ricevuto, potrà esercitare la sua memoria e rivivere con gioia quei momenti. Io ho realizzato solo qualche giorno dopo cosa era veramente successo. Desideravo tanto vedere il Papa e partecipare a un’udienza in piazza, insieme a tutti; mai avrei però pensato di vederlo così. È stato un sogno che si è realiz- zato, per me che sono credente. Nella sua stretta di mano e soprattutto nel suo sguardo così pieno di amore ho capito qualcosa di nuovo: oggi vedo mio figlio e tutte le persone che soffrono con occhi nuovi, con gli occhi della fede, che mi fanno sentire la presenza di Gesù tra loro. Il Papa ci ha chiesto di pregare per lui e io e Marco lo facciamo tutti i giorni, nella chiesa del Centro o nella nostra camera…». Anna mamma di Marco, ospite del Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma «Sono molto contento di avere partecipato alla celebrazione con il Papa e ringrazio tutti coloro che me ne hanno dato la possibilità, indicandomi tra i dodici a cui il Santo Padre ha lavato i piedi. Io sono di fede musulmana, ma in quel momento ci siamo sentiti tutti fratelli e sorelle, figli di Adamo ed Eva, creature di Dio. Quello del Papa è stato un gesto di fratellanza, di fede, di amore verso tutti e di pace, contro ogni divisione». Hamed originario della Libia, ospite del Centro “S. Maria della Pace” di Roma «La bella fotografia che ritrae Papa Francesco e la nostra Daria durante la lavanda dei pie- Attualità L’ATTENZIONE DEI MEDIA Le immagini dell’incontro sulle tv di tutto il mondo speciale IL PAPA IN FONDAZIONE MISSIONE UOMO 4 L’attenzione del Vaticano perdon Carloe la sua Opera ■ TANTI SONO STATI, in oltre sessant’anni, gli incontri di don Carlo e della Fondazione con i Pontefici. Ecco le tappe precedenti all’incontro con Francesco, che impreziosiscono il corposo album dei ricordi. PIO XII 11 luglio 1948: udienza particolare a don Gnocchi e ai mutilatini (foto sotto). 20 maggio 1950: udienza per l’inaugurazione del Centro “S. Maria alla Pace” di Roma. 27 agosto 1953: udienza ai mutilatini d’Europa partecipanti al “Campo d’agosto”. 8 agosto 1954: udienza ai partecipanti al Raduno dei Dirigenti d’Europa dell’Opera mutilatini di guerra. GIOVANNI XXIII 25 dicembre 1958: udienza a un piccolo gruppo di ospiti della Fondazione. 4 maggio 1963: udienza a una rappresentanza di ospiti della Fondazione in occasione del mese mariano. PAOLO VI 23 dicembre 1963: visita al Centro “S. Maria della Pace” di Roma. GIOVANNI PAOLO II 23 dicembre 1990: visita al Centro “S. Maria della Pace” di Roma. 24 maggio 1997: udienza particolare alla Fondazione nel 40esimo della morte di don Gnocchi. 30 novembre 2002: udienza particolare alla Fondazione a chiusura delle celebrazioni per il centenario della nascita di don Gnocchi. BENEDETTO XVI 10 marzo 2010: incontro di ringraziamento per la beatificazione di don Gnocchi (foto in basso). di ferma un istante che parla di intimità e di condivisione. È un dialogo silenzioso, fatto di uno sguardo intenso e reciproco, di un sorriso mite e benevolo: tutti segni esteriori che dicono e raccontano un incontro profondo. Vi si legge un riconoscersi, un rincontrarsi di anime nella sensibilità, nella tenerezza, e nei sentimenti che non possono essere tradotti in parole. E le mani, che quasi accarezzano le gambe di Daria, sembrano dire la vicinanza, l’abbraccio confidente di chi si ama senza riserve, senza confini. Un momento di grande e viva emozione per noi tutti, privilegiati da una occasione unica che ha ravvivato il coraggio e la gioia nel quotidiano cammino con Daria». I genitori di Daria ospite del Centro “S. Maria della Pace” di Roma «Mai avremmo immaginato di trovarci in prima fila, quasi nell’area presbiteriale, a pochi passi dal Santo Padre. Da questo punto di vista privilegiato abbiamo vissuto tutti i momenti della celebrazione e della lavanda dei piedi: con questo gesto simbolico “da servo”, compiuto con la fatica di un uomo avanti negli anni, Papa Francesco ci ha richiamati non solo con le parole dell’omelia, ad amarci e ad essere servitori gli uni degli altri, soprattutto dei più deboli. Un modello di umanità cristiana, quello di Papa Francesco, il quale, nonostante i segni colti nel suo volto per la stanchezza di una lunga giornata, ci ha donato la “gioia sacerdotale del Pastore in mezzo al suo gregge”: egli, infatti, dopo la celebrazione si è accostato a tutti i disabili e ai malati in carrozzina, offrendo loro e ai loro accompagnatori una carezza, un sorriso, una parola». Maria Gagliardito mamma di Giuliana, ricoverata al Centro “Bignamini-Don Gnocchi” di Falconara M.ma (An) «Dodici di noi si sono trovati faccia a faccia con Papa Francesco, uniti fisicamente e spiritualmente nella celebrazione eucaristica. Una cerimonia che si è svolta nella semplicità e dove tra il Papa e i fedeli non si avvertiva alcuna diversità, né prevaleva la sua “autorità”. Tutti Le parole di Hamed, ospite musulmano: «Quello di Francesco è stato un gesto di fratellanza e pace e di amore per tutti contro ogni divisione» L’immaginetta ricordo ■ IN OCCASIONE DELLA STRAORDINARIA visita di Papa Francesco al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma della Fondazione Don Gnocchi è stata stampata un’immaginettaparticolare. L’immaginetta può essere richiesta ai responsabili dei Centri della Fondazione, o al Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne (tel. 02 40308938, email: [email protected]). facevano parte di un unico Corpo, quel Corpo che è il Tempio di Cristo capace di emanare calore e serenità d’animo. Anche i nostri ragazzi erano lì davanti e i loro occhi luminosi e i volti sereni sembravano voler comunicare tutta la gioia del momento che stavano vivendo. Dopo le fatiche della lavanda dei piedi e della cerimonia, il Santo Padre ha abbracciato, salutato, accarezzato uno per uno i disabili presenti e i loro accompagnatori, con parole di affetto e di incoraggiamento. Ha accarezzato Chen, ha posto la sua mano sulla mia e quella di mio marito, che lo ha ringraziato per tutto quello che sta facendo; io sono rimasta in silenzio, osservando il suo sguardo fermo che ha suscitato in me una sensazione di svuotamento, colmata da tanta serenità e quiete interiore. Quel caloroso contatto, quel semplice gesto ha rappresentato una benedizione per noi e per la nostra famiglia: il 18 aprile era il nostro anniversario di matrimonio! Questa giornata celebrata nel sacramento dell’amore rappresenta l’annuncio che Gesù è veramente risorto». Antonella ■ GIORNALI E TV DI TUTTO IL MONDO hanno seguito la Messa del Papa alla Fondazione Don Gnocchi, con il gesto della lavanda dei piedi a dodici ospiti disabili. Per alcuni giorni, il Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma è stato meta di visite, con servizi e interviste a responsabili, ospiti e operatori della Fondazione da parte di media nazionali e internazionali. La Messa “in coena Domini” è stata ripresa dal Centro Televisivo Vaticanoe trasmessa in diretta da Tv 2000, con immagini poi rimbalzate in tutto il mondo. Tantissimi i giornalisti e le troupe presenti al Centro “Don Gnocchi”: dalle principali emittenti nazionali, con approfondimenti nei vari tg e in alcune trasmissioni popolari, alla tv francese , spagnola, brasiliana e naturalmente argentina, fino alle agenzie di stampa di tutti i continenti ai vaticanisti delle più affermate testate. Copie del dvd della Messa possono essere richieste al Servizio Comunicazione della Fondazione (tel. 02 40308938, email: [email protected]). Alcuni dei servizi andati in onda sono visibili anche sul canale istituzionale youtubedella Fondazione, raggiungibile dal sito www.dongnocchi.it. volontaria del Centro di Falconara M.ma (An) «Desideravo tanto incontrare Papa Francesco: nelle sue parole avevo ritrovato i miei valori di riferimento, le radici della mia fede, come l’avevo conosciuta dal prete della mia parrocchia, anni fa. Per questo, quando si è presentata l’occasione, ho aderito volentieri. Ero tra la folla che lo aspettava a ridosso delle transenne, a pochi metri dal punto di discesa dall’auto. Quando mi si è avvicinato, gli ho stretto la mano affettuosamente, come ad un vecchio amico e in quel gesto, nel suo sguardo e nel suo sorriso, ho percepito una grande semplicità e una grande sincerità. Ho visto di persona il suo modo semplice e diretto di porsi con le persone, di andare a cercare gli umili, proprio come ci insegna il Vangelo. Non si è sottratto a nessuno: ha camminato in mezzo a noi, ha incontrato tutti e a ciascuno ha donato una carezza, un sorriso, un bacio... E poi mi ha colpito che sia venuto “a casa nostra”, in un Centro della Fondazione Don Gnocchi: con la sua presenza è stato un grande riconoscimento per tutti noi». Antonella Romanelli dirigente Area Riabilitativa, Polo Toscana «Il vero miracolo che si rinnova sempre e che nutre le nostre esistenze è l’incontro con Gesù, la comunione e la condivisione con i fratelli e il profondo desiderio di raggiungere un giorno il Signore... Il Papa, con la sua reale e luminosa semplicità, conferma quotidianamente con tutti i suoi gesti e le sue parole il grande miracolo della nostra fede. È stato davvero un dono speciale! Grazia Pietragalla dipendente Polo Specialistico di Tricarico (Mt) «Quando è arrivato Papa Francesco è stata una bellissima emozione, con sensazioni di grande gioia, perché era la prima volta che vedevo il Papa così da vicino. Ero già stato all’incontro del mercoledì con la mia scuola, ma quella era stata una festa generale. Questa volta, invece, l’ho sentita più intima, perché eravamo pochi, tutti attorno al Papa, che ci era vicino, anche fisicamente. Una forte sensazione che provo è la carica che offrono le sue parole: lui si muove e parla con grandissima umiltà; le sue parole lasciano un segno molto profondo e il suo comportamento ci appare davvero come quello di un “Grande Amico”. Ma l’emozione più forte è stata quando il Papa ha guardato verso di me: probabilmente non mi ha neanche visto, ma ugualmente in quel momento mi sono sentito una persona importante persino per lui ed è stato come se avessimo avuto un contatto diretto». Matteo Nardi 15 anni, di Firenze 5 MISSIONE UOMO DALL’ALBUM DEI RICORDI Attualità LA LETTERA DI GIORDANA «Caro Papa Francesco, ho una perlina speciale per te...» speciale IL PAPA IN FONDAZIONE MISSIONE UOMO 6 Osvaldinho, Samuele, Orietta, Hamede gli altri... Ecco le storie dei dodici “prescelti” dal Santo Padre ■ LA CAREZZA DEL PAPA AI SOFFERENTI. I dodici assistiti della Fondazione Don Gnocchi a cui il Santo Padre ha dedicato il gesto della lavanda dei piedi sono il simbolo ciascuno nel proprio calvario di lacrime e dolore e nel proprio bisogno di prossimità e speranza - delle vecchie e nuove forme di fragilità nelle quali la comunità cristiana è chiamata a riconoscere Cristo sofferente e a dedicare attenzione, solidarietà e carità. Dodici pazienti con disabilità per alcuni temporanea, per altri cronica, con la quale fanno i conti dalla nascita o dalla giovanissima età. Di età compresa tra i 16 e gli 86 anni (tre di origine straniera, uno dei quali di fedemusulmana), sono affetti da patologie invalidanti di carattere ortopedico, neurologico e oncologico. Queste le loro storie. Osvaldinho, 16 anni, il più giovane. Originario di Capo Verde, risiede a Roma da tempo. Nell’agosto dello scorso anno, un banale tuffo in mare ha straziato un’adolescenza fin lì normale. L’acqua troppo bassa, l’impatto violento, l’esito devastante: trauma vertebro-midollare con tetraplegia immediata. Gli arti paralizzati, completamente immobile, costretto su una sedia a rotelle. Non perde, però, la straordinaria voglia di vivere, tipica dei suoi anni, alimentata e sostenuta dalle cure e dalle terapie riabilitative a cui si sottopone ogni giorno al Centro “S. Maria della Pace” di Roma . Orietta, romana, 51 anni. A soli due anni è colpita da vaiolo che le provoca un’encefalite. Per la famiglia inizia un calvario fatto anche di emarginazione e incomprensioni. A 9 anni l’accoglienza al “Cottolengo” di Roma, che aveva sede presso l’attuale Centro “S. Maria della Provvidenza”. Da 43 anni, Orietta vive in questa sua nuova famiglia allargata, senza per questo aver perso la sua famiglia di origine. Anzi, i genitori l’hanno continuamente seguita con amore e sorretti dalla fede. Non passa giorno che non la vadano a trovare, al punto da diventare volontari del Centro e non limitarsi ad accudire solo lei, ma affiancando gli operatori nell’assistenza degli altri ospiti. Samuele, 66 anni. A 3 anni il dramma della poliomielite, a cui don Gnocchi si era dedicato una volta esaurita l’emergenza dei mutilatini. La famiglia non era in grado di garantirgli cure, né scuole speciali. Sarà proprio l’incontro con l’Opera di don Gnocchi a cambiargli la vita. Dalla provincia dell’Aquila, all’età di 13 anni, Samuele si trasferisce a Roma e qui inizia il suo percorso di rinascita. Al Centro “S. Maria della Pace” di Roma riceve cure mediche, istruzione, formazione professionale, un lavoro e qui trova... persino l’amore, nella donna che poi sposerà. Samuele non ha più lasciato la Fondazione Don Gnocchi, diventandone operatore dipendente, fino alla pensione, raggiunta pochi anni fa. Ancora oggi continua a considerare don Gnocchi come un “padre”. Marco, 19 anni, quinto anno al liceo scientifico tecnologico. Animatore nella parrocchia “SS. Annunziata” di Sabaudia (Lt), gli è stata diagnosticata nell’ottobre dello scorso anno una grave patologia cerebrale. Ha subito in questi mesi una serie di interventi chirurgici. È ospite, dallo scorso gennaio, del Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma. Angelica, 86 anni, originaria di Maenza (Lt). Contadina per tutta la vita, sposata con un armeno, tre figli, rimasta vedova a 39 anni, è stata presidente dell’Azione Cattolica del proprio paese. Nell’88 il primo intervento per protesi all’anca sinistra, ripetuto per una sostituzione nel ‘93. Nell’agosto dello scorso anno, la caduta con frattura scomposta dell’anca già operata e di varie costole. È in riabilitazione al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma dopo un lungo calvario in varie strutture pubbliche. Daria, 39 anni, affetta da tetraparesi spastica neonatale, ricoverata fin da piccola presso la degenza diurna del Centro “S. Maria della Pace” di Roma. Pietro, 86 anni, due figli e tre nipoti. Artigiano per tutta la vita, risiede da circa un anno al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma per deficit dell’equilibrio e della deambulazione ed ipotonotrofia muscolare. «Dono di luce, dono di grazia particolare, la celebrazione della Messa nella Cena del Signore, presieduta da Papa Francesco al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma. Una pagina di Vangelo vissuta, una bellezza espressa nella semplicità del sorriso, della carezza, dei segni e dei gesti. Una gioia di conversione, abitando la fede, vestendo la speranza, aprendosi all’arte del dono nel cammino quotidiano. Tra i tanti convenuti, anche don Carlo Gnocchi, quale segno di unità, presenza per costruire un progetto, per rispondere ad una chiamata, per seguire una vocazione: un canto alla vita». Fratel Paolo Maria Barducci Polo Specialistico di S. Angelo dei Lombardi (Av) «Diventare una persona nuova! È il desiderio nascosto che hai nel più profondo del cuore. È il dono più importante che solo Dio ha il potere di farti, annullando i tuoi fallimenti e sensi di colpa. L’incontro con il Papa, che ti fissa negli occhi. Quel suo sguardo che ti penetra e ti legge dentro i desideri più grandi, ti cambia la vita e ti fa nuova creatura. “Erano circa le quattro del pomeriggio”, si dice nel Vangelo di Giovanni dell’incontro dei primi discepoli con Gesù. Erano circa le 19.30, l’ora in cui sono nato, l’ora in cui ri-nasco alla fede, l’ora in cui riesco ad esprimere il mio desiderio di vedere Pietro, ovvero incontrare Gesù. “Ora o mai più”, mi dice il Cardinale che accompagnava Papa Francesco. Così grido più forte. Lui si volta e sembra dirmi: “Cosa cerchi?”. Poi prega e mi dà la sua benedizione! Ricorderò sempre il giorno, il momento, il posto dov’ero quando ho sentito che il Signore Risorto mi ha “visitato e consolato”. Ringrazio il beato don Carlo, che misteriosamente mi ha condotto a quest’incontro. Ringrazio con affetto i miei compagni di viaggio Patrizia, Emilia, Amado e Giuditta - che hanno condiviso con me le stesse lacrime di gioia per la certezza che Dio, al di là delle nostre valutazioni umane, ci ama e ci è vicino. “Cosa cerchi?”. È la domanda di tutti. A noi la missione, l’opera più bella della nostra vita, di condurre a Gesù, perché Lui solo è la risposta alle nostre domande più vere». Augusto Scaperrotta Infermiere Polo Specialistico di S. Angelo dei Lombardi (Av) Gianluca, 36 anni. Dall’età di 14 anni ha subito vari interventi per meningiomi. È ospite da due anni della RSA del Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma. «Ancora una volta, nella mia vita, ho sperimentato la “grandezza” di Dio. Era mio desiderio incontrare da vicino Papa Francesco e non lo avrei mai creduto possibile, date le difficoltà logistiche e il gran numero di pellegrini che abitualmente affollano piazza San Pietro. Stefano, 49 anni, affetto da oligofrenia grave e spasticità in esiti di cerebropatia neonatale. Ha sempre vissuto in famiglia, da due anni risiede alla RSA del Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma. Hamed, 75 anni, originario della Libia, di religione musulmana. Ha lavorato per anni alla Camera del Commercio Italo-Araba. A seguito di un incidente stradale, ha subito gravi danni neurologici. È in riabilitazione al Centro “S. Maria della Pace” di Roma . L’opportunità, o la ... “preghiera esaudita”, se vogliamo, è arrivata il Giovedì Santo, in occasione della Messa della Cena del Signore, celebrata dal Santo Padre nella cappella della struttura della Fondazione Don Gnocchi a Roma. Un invito inaspettato e a cui, spinta da un’incredibile forza interiore, non ho saputo L’OMELIA. Le parole del Papa: «Pensate agli altri con amore» Giordana, 27 anni, originaria dell’Etiopia. Affetta da tetraparesi spastica in seguito a paralisi cerebrale infantile ed epilessia, risiede da vent’anni al Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano. Scrive poesie e cura con altri disabili del Centro l’emittente web “Radio Don Gnocchi”. Nel 2002, aveva salutato personalmente Giovanni Paolo II nel corso dell’udienza concessa alla Fondazione nel centenario della nascita di don Gnocchi. Walter, 59 anni, affetto da sindrome di down. Appassionato di musica e di teatro, dopo la morte dei genitori è rimasto solo con il fratello. Ora la sua casa è il Centro Multiservizi di Legnano (MI). «Il Papa ha scelto gli umili, come insegna il Vangelo. A tutti ha donato un sorriso e un abbraccio sincero. Che bello sia venuto alla “Don Gnocchi”!» ■ «CARO PAPA FRANCESCO, ho una perlina per te. Una perlina, come quelle che il beato don Carlo Gnocchi regalava ai suoi mutilatini, ogni volta che sopportavano una medicazione dolorosa senza piangere. Mi chiamo Giordana, ho 26 anni e vivo su una sedia a rotelle. Sono di origina eritrea e da quasi vent'anni sono ospite del Centro “S. Maria Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi. Quando mi hanno detto che tu mi avresti lavato i piedi, ho pensato a come dirti grazie. Mi sono allora ricordata della storia delle perline, che le suore egli operatori della Fondazione ci ricordano spesso. Ho raccolto le mie nel mio cuore: sono le mie lacrime, i miei pianti, la mia sofferenza. E ho pregato perché arrivassero a te... Caro papa Francesco, ho davvero un bel gruzzoletto di perline. È il bello di questa nostra vita, la mia e quella di tanti miei amici fragili, che oggi sono rimasti come me felici e commossi per questa tua visita... Vorremmo avere tante mani e tanti cuori, per diffondere questo nostro tesoro in un mondo che ne ha davvero bisogno. Mi ha sempre colpito la devozione di don Gnocchi perla Madonna. Anch'io, qualche anno fa, sono stata a Lourdes e proprio là ho ricevuto la mia prima Santa Comunione. Spero di tornarci presto: sento il bisogno di chiedere a Maria nuova forza e altro coraggio per le mie piccole, grandi conquiste quotidiane. È una promessa: saranno tutte perline per te, caro amico Papa nostro». (Giordana Fresslassie) Papa Francesco lava i piedi a Walter, ospite del Centro di Legnano (MI). In alto, la carezza a Marco e alla mamma ■ «ABBIAMO SENTITO quello che Gesù ha fatto nell’ultima cena. È un gesto di congedo. È come l’eredità che ci lascia: lui è Dio e si è fatto servo, servitore nostro, per amore.Anche noi dobbiamo sentirci chiamati ad essere servitori gli uni degli altri… Il gesto della lavanda dei piedi è un gesto simbolico: lo facevano gli schiavi, i servi ai commensali, alla gente che veniva a pranzo o a cena, perché in quel tempo le strade erano polverose e al rientro a casa era necessario lavarsi i piedi. Gesù con quel gesto ci raccomanda e ci ricorda che dobbiamo essere servitori gli uni degli altri. Io ora ripeterò quel gesto, perché tutti noi, nel cuore, possiamo sempre pensare agli altri con amore, come Gesù ci ha insegnato e vuole da noi!» sottrarmi. Tutto è andato liscio come l’olio: dal viaggio, tranquillo e in sicurezza, all’accoglienza nella struttura, ben predisposta ed efficientemente organizzata. L’incontro con Papa Francesco è stato magico e travolgente: quell’uomo vestito di bianco più si avvicinava alle transenne dove avevo trovato posto, più il cuore mi batteva all’impazzata. Non so come, ma tra le tante mani che cercavano di afferrare la sua, mi sono trovata a stringere forte la mano del Papa, con un riflesso incondizionato e incontrollabile, che mi impediva di lasciarla. Lui mi ha guardata con dolcezza, e senza una parola, ma con gli occhi e con lo sguardo dolce e paterno, mi ha convinto a lasciare “la presa”. Ha sorriso, quasi a dirmi di aver capito cosa volevo dire con quella stretta: «Santità, grazie... Non so se avrò un’altra occasione come questa: proteggi me e i miei cari, dammi tanta forza e non abbandonarmi mai». È la stessa preghiera che avrei rivolto a Dio, che quel giorno mi ha fatto un grande dono: quello di essere venuto in mezzo a noi, di aver sorriso e... di avermi “stretto la mano”! Erminia Pandolfo volontaria ospedaliera Caritas diocesana 7 MISSIONE UOMO OSPITI DEI CENTRI DELLA FONDAZIONE IL PROSSIMO OTTOBRE Anche Montini Beato: «...ma don Gnocchi era un Santo!» CHIESA MISSIONE UOMO 8 Le parole dei Papi Santi agli operatori della Fondazione ■ GIOIA ANCHE IN FONDAZIONE per la canonizzazione, lo scorso 27 aprile, di Papa Roncalli e Papa Wojtyla, due pontefici che hanno lasciato ricordi indelebili, parole di incoraggiamento e segni di speranza tra i responsabili, gli operatori e gli ospiti dei Centri dell’Opera del beato don Gnocchi. San Giovanni XXIII incontrò i mutilatini di don Carlo per due volte nel corso del suo pontificato: il 25 dicembre 1958, in Vaticano, in occasione del suo primo Natale da Papa, e il 4 maggio 1963, con l’udienza pontificia al primo pellegrinaggio del “Rosario vivente”. Nell’udienza del 1958 i mutilatini della Fondazione Pro Juventute erano venti e furono ricevuti nella Sala del Concistoro, accompagnati dal direttore della Casa di Roma, don Piero Gemelli. Papa Giovanni si trattenne con loro per più di un’ora e si commosse quando Silvio Colagrande - Tre nuovi vescovi in diocesi di Milano ■ IL CARDINALE ANGELO SCOLA ha ordinato a fine giugno tre nuovi vescovi ausiliari della diocesi di Milano: si tratta di monsignor Franco Agnesi, di fra’ Paolo Martinelli e di monsignor Pierantonio Tremolada. A tutti loro è giunto un augurio di buon lavoro e vicinanza nella preghiera da parte del presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari. Monsignor Agnesi è attualmente vicario episcopale della Zona di Varese, mentre monsignor Tremolada è stato insegnante del seminario ambrosiano e ha guidato fino ad oggi i preti del primo quinquennio. Paolo Martinelli, invece, è un frate francescano che ha svolto importanti incarichi nel suo Ordine ed è attualmente rettore dell’Antonianum di Roma. Indimenticabili e straordinari gli abbracci con Papa Roncalli e Papa Wojtyla, canonizzati lo scorso aprile il fanciullo che due anni prima aveva riacquistato la vista grazie al trapianto di cornea di don Gnocchi - nel leggere l’indirizzo di saluto gli manifestò tutta la sua gioia di «poter leggere un discorso con gli occhi del suo benefattore davanti al Papa». «Rispondo con grande commozione ai vostri saluti, cari ragazzi - aveva detto il Papa - ricordandovi che nessuna lacrima e nessu- Qui sopra, Giovanni Paolo II durante l’udienza concessa alla Fondazione Don Gnocchi nel 1997. Sotto, Silvio Colagrande saluta Giovanni XXIII nel Natale del 1958 na sofferenza vanno perdute quando sono offerte al Signore.Vi invito ad offrire la vostra sofferenza, che potete rendere preziosa con la vostra amicizia con Gesù. Offrite la vostra sofferenza per tutti gli uomini e le donne del mondo, come vi ha sempre insegnato don Carlo. Voi mi siete cari come la pupilla degli occhi...». Papa Giovanni XXIII volle di nuovo incontrare una rappresentanza della Fondazione un mese prima di morire, il 4 maggio 1963. I ragazzi erano guidati dal secondo successore di don Gnocchi, monsignor Ernesto Pisoni. L’occasione era l’inizio del mese di maggio, che quell’anno fu caratterizzato dal “Rosario vivente”, grandioso pellegrinaggio di circa 1500 fanciulli, impegnati a recitare ogni giorno almeno una decina del Rosario. Il Papa li incoraggiò: «Voi avete compreso che una giornata senza preghiera è come il cielo senza sole, il giardino senza fiori... Dite sempre bene il Rosario! Voi siete il Rosario vivente di Maria; vivente, perché lo volete comprendere e praticare; perché volete trarne invito costante ad adorare Gesù, a dare onore a Maria, a fare il vostro dovere, a mettere in pratica tutte le virtù, che la Chiesa si attende da voi». «Continuate a seguire le orme del vostro maestro» Tre, invece, gli incontri con san Giovanni Paolo II. Il primo fu l’abbraccio affettuoso e festoso del 23 dicembre del 1990, quando il Santo Padre fece visita al Centro “S. Maria della Pace” di Roma. «Carissimi medici e operatori sanitari di questo Centro - erano state le parole del Pontefice -: rimanete sempre fedeli allo stile e allo spirito di don Gnocchi! Mediante le cure fisiche che voi prestate, come pure l’istruzione scolastica, la formazione professionale, lo sviluppo di attività sportive, ma anche mediante la vostra professionalità, seria e coerente sotto il profilo etico e soprattutto con il vostro amore, illuminato e sostenuto dalla fede, voi potete contribuire alla riabilitazione piena dei ragazzi e dei giovani degenti e al loro pieno reinserimento nella comunità civile». Il 24 maggio 1997 papa Wojtyla concesse udienza alla Fondazione, a chiusura delle celebrazioni per il quarantesimo anniversario della morte di don Carlo. «Lo sviluppo che la Pro Juventute ha conosciuto in questi quarant’anni - aveva detto in quella occasione il Papa - costituisce la migliore testimonianza della fecondità dell’opera apostolica di don Gnocchi. Egli non solo seppe rispondere a bisogni concreti e urgenti, ma ■ UNA TENACE E AFFETTUOSA amicizia legava Giovanbattista Montini e don Gnocchi. Fu proprio Montini, arcivescovo di Milano e poi Papa Paolo VI (che verrà proclamato Beato il prossimo 19 ottobre, una settimana prima del quinto anniversario della beatificazione di don Gnocchi) a celebrare i funerali di don Carlo, nel Duomo di Milano, il 1° marzo 1956. Fu Montini, nel ’60, ad officiare la solenne cerimonia del trasferimento della salma dal cimitero monumentale alla cripta del Centro “S. Maria Nascente” di Milano. «La tempra, sì, era d’alpino - disse alle numerose penne nere presenti - ma le sue vere montagne erano quelle dello spirito. Quando, nei momenti più tragici della ritirata, egli promise ai morenti che sarebbe diventato il padre dei loro orfani figli, e quando a guerra finita, egli guardò alla pietà immensa di file e file di ragazzi e di bambini, mutilati dalla cieca crudeltà della guerra, la sua anima, completamente, si rivelò: era un soldato della bontà. Darsi per il bene degli altri, consolare, sorreggere, rieducare, far vivere, questa era la sua milizia, questa la sua vocazione. Eroi eravate tutti; ma lui, per giunta, era un Santo» E il 25 dicembre 1963, nel suo primo Natale da Pontefice, Paolo VI volle recarsi a celebrare Messa in un quartiere popolare della città di Roma, al Tiburtino. Disse nell’omelia: «C’è tra voi qualcuno che piange, qualcuno ammalato, in angustie? Qualcuno che è povero, che non ha nessuno? Ebbene, il Signore non con argomenti umani, ma per divina virtù, dice a chi è nelle privazioni, a chi soffre e piange: beato te, perché anche la tua sofferenza, la tua povertà, la tua solitudine, la tua pena nel cuore, io renderò preziose. Non sei povero, non sei solo, non sei disperato e in lacrime, giacchè quanto è dolore umano, sofferenza e privazione il Signore lo impiega per il bene stesso di chi patisce calamità e incontra ostacoli». Non è difficile avere l’impressione che il Papa stesse citando le parole di don Carlo sul valore redentivo del dolore. E al termine della Messa, il Papa si recò al Foro Italico, per salutare i mutilatini e i poliomielitici del Centro “S. Maria della Pace” della Pro Juventute (nella foto). Cinque di loro gli portarono alcuni doni: un rosario, perché lo usasse nell’imminente viaggio in Terra Santa, un album «con i fioretti, le preghiere e gli altri doni spirituali dei bambini dei vari collegi» e un crocifisso in ceramica, realizzato dai mutilatini più grandi, che operavano nel laboratorio del Centro. Il Papa confidò loro di essere tanto felice di trovarsi in un ambiente «così squisitamente cristiano» e benedisse tutti, anche in nome di colui che aveva voluto e fondato l’Opera e al quale andava il suo ricordo fedele e riverente. Papa Wojtyla al Centro di Roma il 23 dicembre 1990 soprattutto seppe farlo con uno stile di grande attualità, precorrendo i tempi. Egli non si accontentava di assistere le persone, ma intendeva “restaurarle”, promuoverle, metterle in grado di ritrovare una condizione di vita il più possibile adeguata alla loro digni- tà. Fu questa la sua grande sfida. E questa rimane la sfida della Fondazione che porta il suo nome. In tale prospettiva la figura di don Gnocchi può essere a buon diritto citata come esempio incoraggiante di quell’azione caritativa, profondamente inserita nella storia, che la Chiesa italiana si è data quale modello di impegno pastorale». Il 30 novembre 2002, infine, lo straordinario incontro in Aula Paolo VI, nel centenario della nascita di don Carlo, presenti oltre settemila le persone tra dirigenti, operatori, ospiti della Fondazione, insieme ad alpini, esponenti dell’Aido, ex-allievi e amici della Baracca. «Continuate a seguire le orme di questo indimenticabile maestro di vita - si era raccomandato il Pontefice -. Come lui, siate buoni samaritani per quanti bussano alla porta delle vostre case. Il suo messaggio rappresenta oggi una singolare profezia di solidarietà e di pace. Servendo infatti gli ultimi e i piccoli in modo disinteressato, si contribuisce a costruire un mondo più accogliente e solidale». 9 MISSIONE UOMO Attualità Attualità ISTITUZIONI Terzo settore, ecco la linee guida della riforma ■ «PER REALIZZARE IL CAMBIAMENTO economico, sociale, culturale, istituzionale di cui il Paese ha bisogno, è necessario che tutte le diverse componenti della società italiana convergano in un grande sforzo comune. Il mondo del Terzo settore può fornire un contributo determinante a questa impresa, per la sua capacità di essere motore di partecipazione e di autorganizzazione dei cittadini, coinvolgere le persone, costruire legami sociali, mettere in rete risorse e competenze, sperimentare soluzioni innovative». Con queste premesse, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sottoposto alle organizzazioni del non profit (in particolare a quelle appartenenti al Comitato editoriale di “Vita”, tra le quali anche la Fondazione Don Gnocchi, riunite lo scorso 20 maggio nella redazione Il premier Matteo Renzi milanese del mensile) la proposta di legge di riforma del Terzo settore. «Sono qui non per un tributo a questo mondo - ha aggiunto - ma per costruire una visione nuova della nostra comunità». Il primo ministro - che ha sempre definito il non profit «non il Terzo, ma il Primo settore» e che nella conferenza stampa di commento al risultato delle ultime elezioni ha sottolineato come la riforma del Terzo settore sia centrale nell’azione di governo ha inoltre annunciato gli Stati Generali del non profit da tenersi in autunno durante il semestre di presidenza europea. Tra gli obiettivi principali della riforma vi è quello di costruire un nuovo welfare partecipativo, chiamando in causa, nel processo decisionale e attuativo delle politiche sociali, i cittadini, i corpi intermedi e il Terzo settore al fine di ammodernare le modalità di organizzazione ed erogazione dei servizi. Un secondo obiettivo è valorizzare lo straordinario potenziale di crescita e occupazione insito nell’economia sociale e nelle attività svolte dal terzo settore. Il terzo obiettivo è premiare in modo Il testo sottoposto dal premier Renzi alle organizzazioni del non profit. «Costruiamo insieme una visione nuova della nostra comunità» di Giovanni Ghislandi sistematico con adeguati incentivi e strumenti di sostegno tutti i comportamenti donativi o comunque prosociali dei cittadini e delle imprese, finalizzati a generare coesione e responsabilità sociale. «Trattandosi di un tema delicato aggiungono il ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi e il sottosegretario Luigi Bobba, con delega al Terzo settore che cureranno la stesura definitiva del testo - e che coinvolge oltre 300 mila realtà, circa un milione di addetti e qua- si 5 milioni di volontari, abbiamo deciso di lasciare la proposta di riforma online per un mese, chiedendo alle organizzazioni e ai cittadini di inviare osservazioni e richieste. Valutati tutti i contributi, il disegno di legge delega sarà portato in Consiglio dei ministri il 27 giugno». LE LINEE GUIDA Ricostruire le fondamenta giuridiche, definire i confini e separare il grano dal loglio. Per superare le vecchie dicotomie pubblico/privato e Stato/mercato e passare da un ordine civile bipolare a un assetto “tripolare” - si legge nel testo - dobbiamo definire in modo compiuto e riconoscere i soggetti privati sotto il profilo della veste giuridica, ma pubblici per le finalità di utilità e promozione sociale che perseguono. Abbiamo inoltre bisogno di delimitare in modo più chiaro l’identità, non solo giuridica, del terzo settore, specificando meglio i confini tra volontariato e cooperazione sociale, tra associazionismo di promozione sociale e impresa sociale e così via, anche al fine di individuare criteri più idonei a garantire un’adeguata rappresentanza delle diver- MISSIONE UOMO 11 L’INCONTRO CON IL SOTTOSEGRETARIO Attualità ISTITUZIONI L’ambizione di Bobba: «Un nuovo quadro normativo per giocare i vostri talentiin una sfida più impegnativa» abbiamo ancora definito cosa inten■ Dopo aver affiancato il premier Matteo Renzidurante il primo incondiamo, ad esempio, quando si parla di “impatto sociale” di un’attività? tro con il mondo del non profit, il sottosegretario al Welfare Luigi C’è ancora molta strada da fare priBobba è tornato il 6 giugno nella ma di approdare ad una norma specifica. Poi c’è il tema fiscale: il principio redazione milanese di Vita per della fiscalità compensativa mi semapprofondire i dettagli della riforma bra molto opportuno, giuridicamene per un confronto con gli operatori te sostenibile e trasparente. Ma del Terzo settore. I lavori sono stati anche qui occorre essere precisi: ci introdotti da Riccardo Bonacina, manca la strumentazione per quantidirettore editoriale di Vita, che ha ficare l’impatto sociale. Infine esiste passato in rassegna il documento di il nodo del riordino della normativa sintesi delle 31 proposte presentate di settore. Questo forse è il passagdalle realtà che compongono il Il sottosegretario Luigi Bobba gio più semplice. Ma dobbiamo deciComitato editoriale di Vita e che raccoglie anche quanto formulato dalla Fondazione dere: è il caso di riformare le varie leggi o di riunirle in Don Gnocchi. Un secondo e articolato contributo è un Testo unico, più coerente, ma anche più difficile stato inoltre inviato dalla “Don Gnocchi” al gruppo di da modificare in futuro?». lavoro impegnato nella stesura del nuovo testo. ● La sussidiarietà. «Il collegamento all’articolo 118 Il sottosegretario Bobba - oltre a garantire che i vari della Costituzione è un ancoraggio naturale. Qui contributi saranno tenuti nella giusta considerazione però occorre capire come coniugare i tre gradi di - ha spiegato qual è l’obiettivo racchiuso nelle linee attivazione dei cittadini: quello della donazione guida per la riforma: «L’ambizione è quella di portare individuale - sia essa monetaria, di tempo o di oggetavanti non un intervento che si limiti alla riforma di ti -, quello dei cittadini organizzati e associati, e queluna legge di settore, o un intervento sulla parte fisca- lo delle reti di secondo e terzo livello». le, ma che punti a ridisegnare l’intero quadro norma- ● Impresa sociale. «Qui il percorso è molto avanti. È tivo». In un momento storico nel quale la politica notizia di queste ore che il testo Lepri sia stato finaltenta di dare un impulso per far ripartire il Paese, mente incardinato in Commissione al Senato. Noi «anche il non profit è chiamato a uscire dai propri intanto stiamo andando avanti a lavorare al progetconfini e a mettersi in gioco, per costruire insieme un to del Fondo per l’impresa sociale. A mio parere welfare partecipativo, dare forza e forma a iniziative potrebbe valer la pena tenere l’impresa sociale fuori di economia sociale, promuovere comportamenti dalla delega. Ci stiamo ragionando». prosociali e donativi dei cittadini in funzione di un ● Servizio civile universale. «Questo invece è un obiettivo di coesione sociale, per superare le disugua- tema che mediaticamente ormai sta vivendo di vita glianze e ricostruirei il tessuto della comunità». propria, ma io lo terrei ancorato alla delega. Dobbiamo però farci una domanda: vogliamo che il servizio Bobba ha poi esposto alcuni punti fondamentali del- civile universale sia ancora legato al principio della difesa non armata della patria, oppure no?». la riforma in itinere: ● La legge delega. «Occorre precisare che il 27 giugno ● Voucher sociali. «Come per l’impresa sociale, sono il Consiglio dei Ministri licenzierà una legge delega, dell’avviso di slegarli dal percorso della delega, ma ovvero i principi in base ai quali dare corpo alla nuo- per il motivo inverso: siamo ancora in ritardo. Prima va norma. Non siamo ancora quindi nella fase della bisogna modificare il codice civile e approvare i scrittura in dettaglio dell’articolato, ma in quella Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), poi avremo gli dove bisogna scegliere che strada prendere. I contri- strumenti per affrontare anche questo passaggio». buti più puntuali presentati dalle varie associazioni ● 5 per mille. «Se vogliamo la stabilizzazione dell’esiverranno quindi utili in un secondo momento». stente, la strada non è in discesa, ma in pianura sì. ● Le parole della riforma. «Cittadinanza, economia Rimane aperto il tema del budget: se puntiamo a sociale e welfare partecipativo. Sono queste le paro- recuperare quell’1 per cento che ogni anno è stato le chiave che rapportandosi agli articoli 2, 18 e 118 del- stato sottratto al budget indicato dai cittadini, dobbiamo “discutere” con il ministero dell’Economia». la Costituzione devono guidare il nostro percorso». ● I tre nodi. «Vedo di fronte a noi tre bivi rispetto ad ● Authority. «Sono favorevole alla sua istituzione. altrettanti passaggi della riforma. Il primo riguarda il Ma non deve tradursi nell’ennesimo carrozzone pubCodice civile. Qui dobbiamo scegliere se focalizzarci blico. Guarderei piuttosto al meccanismo di certifisull’attività o sulla forma giuridica, per decidere cosa cazione che le centrali cooperative applicano ai loro è sociale e cosa non lo è. Guardando le sollecitazioni associati. Ecco, penso a una struttura basata su reti che vengono formulate, mi pare che l’orientamento auto-organizzate di soggetti non profit: questo sia quello di prendere la prima strada, quella dell’at- darebbe anche il via a un benefico processo di aggretività. Io però mi chiedo: è possibile farlo quando non gazione delle organizzazioni non profit». 13 se componenti di un settore in cui operano una miriade di soggetti assai diversi fra loro per forma giuridica, dimensioni numeriche, modalità organizzative, volume di attività che nel loro insieme rappresentano il prodotto della libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune. In questa opera occorre però anche sgomberare il campo da una visione idilliaca del mondo del privato sociale, senza fare finta di non sapere che anche qui, seppur in modo residuale, agiscono soggetti non sempre trasparenti, che talvolta usufruiscono di benefici, o attuano forme di concorrenza, utilizzando spregiudicatamente la forma associativa per aggirare ed eludere obblighi di legge. Valorizzare il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale. L’azione diretta dei pubblici poteri e la proliferazione di enti e organismi pubblici operanti nel sociale - continua il testo - si è rivelata spesso costosa e inefficiente. Nel sistema di governo multilivello che caratterizza il nostro Paese, l’autonoma iniziativa dei cittadini per realizzare concretamente la tutela dei diritti civili e sociali garantita dalla Costituzione deve essere quanto più possibile valorizzata. In un quadro di vincoli di bilancio, dinanzi alle crescenti domande di protezione sociale abbiamo bisogno di adottare nuovi modelli di servizio per le persone e le famiglie in cui l’azione pubblica possa essere affiancata in modo più incisivo dai soggetti operanti nel privato solidale. Pubblica amministrazione e Terzo settore devono essere le due gambe su cui fondare una nuova welfare society. Far decollare davvero l’impresa sociale, per arricchire il panorama delle istituzioni economiche e sociali del nostro Paese, dimostrando che capitalismo e solidarietà possono abbracciarsi in modo nuovo attraverso l’affermazione di uno spazio imprenditoriale non residuale per le organizzazioni private che, senza scopo di lucro, producono e scambiano in via continuativa beni e servizi per gestire beni comuni. Assicurare una leva di giovani per la “difesa della Patria” accanto al servizio militare: un Servizio Civile Nazionale universale, come opportunitàdi servizio alla comunità e primo approccio all’inserimento professionale, aperto a tutti i giovani dai 18 ai 29 anni che desiderino confrontarsi conl’impegno civile; un tirocinio nazionale alla formazione di una coscienza pubblica e civica. Dare stabilità e ampliare le forme di sostegno economico, pubblico e privato degli enti del Terzo settore, assicurando trasparenza, eliminando contraddizioni e ambiguità e fugando i rischi di elusione. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 12 LE PROPOSTE ✔ Riforma del codice civile La riforma del libro I Titolo II del Codice civile si propone di dare riconoscimento civilistico a tutto quello che sta fra il pubblico e il privato: ovvero tutti i soggetti dell’economia civile. ✔ Una normativa quadro Oggi il non profit è regolamentato da una pluralità di norme di settore, spesso in contraddizione fra loro. La riforma prevede il superamento di questo status quo attraverso l’elaborazione di una normativa quadro e di sistema, in armonia con il principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione. ✔ L’impresa sociale L’obiettivo della riforma è quello di creare un soggetto giuridico ed economico che abbia i canoni dell’impresa capitalistica (capacità di stare sul mercato e attrarre investimenti), ma che operi con l’obiettivo di massimizzare l’impatto sociale e non quello di massimizzare il profitto. ✔ Il servizio civile universale Oggi il servizio civile è una possibilità riservata a pochi eletti: il nuovo servizio civile universale, invece, parte dall’affermazione di un diritto:tutti i giovani che lo desiderano devono poter svolgere il servizio civile. ✔ Stabilizzazione del cinque per mille, senza tetti di spesa e con razionalizzazione della platea dei beneficiari. ✔ Authority del non profit La riforma propone la nascita di una vera e propria Authority indipendente in grado di dialogare con l’Agenzia delle Entrate. ✔ Strumenti di finanziamento La proposta punta ad allargare il ventaglio dei canali di finanziamento diretto (ovvero non veicolato dalla pubblica amministrazione). In questo senso saranno promossi incentivi per la libera scelta dell’utente attraverso detrazioni/deduzioni fiscali e l’introduzione di voucher per i servizi alla persona e alla famiglia. DOCUMENTO. Il contributo della Fondazione Don Gnocchi ■ «APPREZZAMENTO PER LO SFORZO AVVIATO, insieme all’auspicio che tale percorso possa produrre in tempi ragionevolmente brevi un esito che, grazie al miglioramento dell’insieme delle condizioni in cui operano le molteplici ed eterogenee realtà del Terzo settore, possa essere di concreto e duraturo miglioramento dei servizi attivati per il bene comune, con un impegno particolare per i più fragili e dimenticati». Questo il senso del contributo che la Fondazione Don Gnocchiha fatto avere autonomamente al tavolo impegnato nella riforma del Terzo settore, al di là della propria partecipazione e presenza in diversi contesti di aggregazione delle varie realtà del non profit. Nel merito delle linee guida e delle proposte di riforma, la Fondazione ha invitato «a prestare la debita attenzione alle realtà di grandi dimensioni (Fondazioni, ma anche reti delle cooperative, enti formativi...), che con fatica sono riuscite in questi anni a tenere vivi e tradurre nel presente i carismi dei propri fondatori, a volte vere figure geniali e anticipatrici dei tempi e a tradurre nell’impegno quotidiano l’attenzione prioritaria alle fasce più deboli, con uno spirito di servizio che travalica le diverse professionalità». Una seconda sollecitazione è quella di tenere «in debita considerazione il contesto europeo, oggi (e ancora più domani) indiscutibile riferimento non solo per gli sviluppi normativi, ma anche e soprattutto politici, sociali, e culturali. Se da un lato è un dato incontestabile che l’Italia abbia una storia e uno spessore quali-quantitativo del Terzo Settore di assoluto rilievo, è altrettanto vero che in Europa si trovano forme di impegno civile, soprattutto per le fasce più deboli, molto diverse fra loro, ma comunque di notevole importanza, con cui raccordarsi per il raggiungimento di obiettivi comuni». Nel documento, la “Don Gnocchi” sottolinea «l’importanza delle riforme del Codice Civile e della fiscalità(Testo Unico del Terzo settore), peraltro molto complesse ed articolate, che andranno accompagnate da una chiara e ben studiata definizione di tempi e modalità per gli adeguamenti (anche a livello di statuti, sistemi di partecipazione, di governance). Condivide inoltre l’opportunità dell’istituzione di una Authority, guarda con attenzione alla riforma sull’impresa sociale e ritiene importante «la revisione del sistema delle convenzioni e degli accreditamenti, per mettere ordine e dare chiarezza ai limiti tra stipula di convenzioni e utilizzo delle gare nella gestione di alcuni servizi di carattere sanitario e/o socio assistenziale». Rispetto al 5xmille, la Fondazione invita a dare seguito alla legge delega attraverso opportuni decreti legislativi, per attuare pienamente la stabilizzazione e l’eliminazione del tetto. Non manca, infine, il pieno appoggio alla proposta del Servizio Civile universale. La Fondazione ha inoltre allegato al testo un importante contributodi carattere più tecnico e concreto (elaborato con il fondamentale supporto di uno studio specializzato di fiducia), che offre alcune brevi schede di approfondimento relative a punti critici della fiscalità degli enti non commerciali e delle Onlus. Attualità SCENARI MISSIONE UOMO L’identikit del non profit, traino per l’occupazione ■ NON PROFIT SEMPRE PIÙ FORTE sul territorio italiano per numero di istituzioni e per occupati: al 31 dicembre 2011 si contavano 301.191 unità, il 28% in più rispetto al 2001, con una crescita del personale impiegato pari al 39,4%. I dati, rilevati attraverso il censimento delle istituzioni non profit, unico nel panorama europeo, sono stati presentati e discussi al convegno “Non profit in Italia: quali sfide e quali opportunità per il Paese” una giornata di approfondimento promossa dall’Istat, articolata in sessioni di dibattito e confronti, svoltasi a Roma lo scorso aprile di Claudia Dorini alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti. temporanee, 9 mila comandate o Il settore conta sul contributo distaccate, 26 mila religiose e 10 lavorativo di 681 mila dipendenti, mila giovani del servizio civile. Il 270 mila lavoratori esterni, 5 mila non profit si conferma quindi trailavoratori temporanei e 4,7 miliono per l’occupazione femminile. ni di volontari. La categoria professionale più Sono inoltre presenti altre tiporappresentata, con il 27,5% dei logie di risorse umane, che prestalavoratori retribuiti, dipendenti ed no a vario titolo la loro attività nelesterni, è quella delle professioni le istituzioni rilevate: 19 mila lavotecniche (sanitarie-infermieristiratori comandati o distaccati, 40 che, fisioterapisti, mediatori intermila religiosi e 19 mila giovani del Giuliano Poletti culturali...). Seguono le professioni servizio civile. nelle attività commerciali e nei servizi con La componente femminile è di 1,8 milioil 24,1% (operatori socio-sanitari, assistenni di volontarie, 494 mila dipendenti, 142 ti socio-assistenziali e assistenti domiciliamila lavoratrici esterne, 3 mila lavoratrici ■ IN OCCASIONE DEI CINQUANT’ANNI DI FONDAZIONE, l’Aris-Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari ha pubblicato una corposa ricerca che riassume l’attività delle realtà associate e federate. Dal volume emerge un quadro significativo, sia dal punto di vista numerico che qualitativo: la galassia Aris esprime un totale di 31.700 posti letto (di cui 13.500 per acuti ospedalieri, 4.000 per post-acuti ospedalieri e 14.200 nell’area extraospedaliera). Gli assistiti sono oltre 130.000, comprendendo anche l’area semiresidenziale e ambulatoriale in carico ai Centri di riabilitazione, alle Residenze sanitarie assistenziali e nell’assistenza domiciliare. Sono inoltre targati Aris ben10 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico-Irccs, 19 ospedali classificati, 5 presidi ospedalieri, 48 case di cura, 125 centri di riabilitazione, 20 Rsa ed ex-istituti psichiatrici, per un totale di 227 strutture, a cui si aggiungono altre 33 realtà federate, fra le quali anche la Fondazione Don Gnocchi. «L’Aris ha accumulato un’esperienza che si è via via consolidata nel tempo - sottolinea il presidente Aris, fratel Mario Bonera - e dalla quale consegue, per ciascun aderente, una responsabilità non solo verso se stessi, ma anche nei confronti dell’intera collettività. Le strutture aderenti all’associazione rappresentano una componente rilevante del mix pubblico-privato, operante senza fini di lucro, con un’offerta globale di assistenza socio-sanitaria sul territorio nazionale. Gli istituti sono tutti gestiti da enti e congregazioni religiose o di ispirazione cristiana, aperti all’ecumenismo, che attualizzano il carisma di fondatori e fondatrici secondo quella diversità che ci contraddistingue, ma che al contempo rappresenta la ricchezza della nostra stessa presenza». Illustrati dall’Istat i dati del censimento: oltre 300 mila realtà con una crescita del personale impiegato negli ultimi dieci anni di quasi il 40 per cento IL MONDO NON PROFIT NEGLI ULTIMI DIECI ANNI 2011 301.191 347.602 243.482 4.758.622 41.744 680.811 35.977 270.769 1.796 5.544 Istituzioni non profit Unità locali delle istituzioni non profit Istituzioni con volontari Volontari Istituzioni con addetti Addetti (dipendenti) Istituzioni con lavoratori esterni Lavoratori esterni Istituzioni con lavoratori temporanei Lavoratori temporanei VOLONTARI E TITOLO DI STUDIO Maschi Laurea 552.388 Diploma superiore 1.483.198 Licenza media/elementare 913.444 TOTALE 2.949.030 Femmine 423.603 900.729 485.260 1.809.592 2001 235.232 253.344 220.084 3.315.327 38.121 488.523 17.394 100.525 781 3.743 Variazione % 28,0 37,2 10,6 43,5 9,5 39,4 106,8 169,4 130,0 48,1 VOLONTARI E CONDIZIONE LAVORATIVA Occupati Ritirati Altra condizione TOTALE Maschi 1.741.924 828.896 378.210 2.949.030 Femmine 896.405 493.536 419.651 1.809.592 dovrebbe partire dalla partecipazione responsabile, dall’impegno comune, dal superamento delle divisioni e dei particolarismi, cercando di massimizzare il coinvolgimento, il protagonismo attivo e la responsabilità di ogni cittadino. All’economia solidale il compito di promuoverli e organizzarli: perché noi vogliamo che nessun cittadino resti a casa senza avere nulla da fare: per questo ad ogni italiano deve essere data una ragione per saltar giù dal letto e mettersi in moto ogni mattina». ri...), le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (17,9%), le professioni non qualificate con il 13,8% (collaboratori scolastici, addetti alle pulizie, operatori ecologici, etc.) e le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (11,4%). I dirigenti e gli imprenditori rappresentano invece una quota pari al 3,5% del totale dei lavoratori retribuiti. La presenza maschile prevale tra i dirigenti e gli imprenditori (6,8%), nelle professioni tecniche (31,5%), nelle professioni non qualificate (15,5%) e tra gli artigiani, operai specializzati, agricoltori e conducenti di veicoli. La presenza femminile invece è superiore alla quota nazionale solo nelle professioni qualificate delle attività commerciali e dei servizi (29,6%). «I dati del censimento - è il commento del presidente dell’Istat, Antonio Golini - evidenziano la dinamicità del non profit italiano e la sua capacità di creare occupazione e crescita economica. Dalla rilevazione emerge come questo sia un settore di grande valenza sociale per le sue caratteristiche di ascolto dei cittadini e delle imprese, per soddisfare i loro bisogni sociali, ricreativi, sportivi, sanitari e altro ancora. Non va poi sottovalutato il numero rilevante di persone che sostengono attivamente le organizzazioni non profit attraverso il prezioso contributo come volontari». «Occorre costruire attorno all’economia sociale e solidale il futuro del Paese - ha aggiunto il ministro Giuliano Poletti - puntando su imprese cooperative, imprese sociali, cooperative di comunità e ogni altra forma di economia sociale e associativa che metta al centro la persona e non la finanza, i bisogni dei soci e della comunità e non la remunerazione del capitale. È essenziale attivare un percorso di radicale cambiamento che I servizi erogati Le istituzioni non profit rilevate sono nel 62,7% dei casi di pubblica utilità (orientate al benessere della collettività in generale) e nel restante 37,3% mutualistiche (dirette agli interessi e ai bisogni dei soli soci). L’orientamento è legato all’attività svolta: le istituzioni solidaristiche sono presenti in una quota nettamente superiore alla media nazionale nei settori della cooperazione e solidarietà internazionale (96,3%), della sanità (91,3%), dell’assistenza sociale e protezione civile (90,4%), della filantropia e promozione del volontariato (90,4%), dell’istruzione e ricerca (83,4%). Per la prima volta sono stati rilevati ROMA. La Fondazione agli Stati generali della Salute ■ SI SONO SVOLTI A ROMA NELL’APRILE SCORSO gli “Stati Generali della Salute”, promossi dal ministero della Salute. L’evento ha permesso al mondo della sanità italiana di confrontarsi sul futuro dell’organizzazione sanitaria nel nostro Paese. Insieme al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, hanno preso parte all’iniziativa anche istituzioni, enti, imprese, operatori pubblici e privati della sanità italiana - tra i quali anche la Fondazione Don Gnocchi che hanno messo in risalto le eccellenze e le problematiche del sistema sanitario, confrontandosi alla luce del contesto europeo e internazionale, in vista dell’imminente semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. anche i servizi erogati dalle istituzioni non profit. I più diffusi, nell’ambito dei diversi settori, sono relativi a: ● istruzione e ricerca: servizi per le scuole dell’infanzia e la formazione (33,3%) e aggiornamento professionale (28,2%); ● sanità: donazione di sangue, organi, tessuti e midollo (33,6%) e soccorso e trasporto sanitario (19%); ● assistenza sociale e protezione civile: integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio (27,5%) e sostegno socio-educativo (24,2%); ● ambiente: interventi di salvaguardia del territorio (47%) e soccorso e ospitalità degli animali (22,4%). ● sviluppo economico e coesione sociale: il servizio maggiormente erogato (49,3%) è l’inserimento lavorativo in impresa o cooperativa. ● cultura, sport e ricreazione: organizzazione di eventi sportivi (23,7%), di corsi per la pratica sportiva (20%) e di eventi, feste, sagre e altre manifestazioni (19,7%). Le risorse economiche Il totale delle entrate di bilancio delle istituzioni non profit è pari a 64 miliardi di euro, mentre le uscite totali (spese del personale, acquisto di beni e servizi, sussidi contributi ed erogazione a terzi…) ammontano a 57 miliardi. Le regioni con il maggior volume, sia di entrate che di uscite, sono la Lombardia (oltre 17 miliardi di euro di entrate e oltre 15 di uscite) e il Lazio (quasi 15 miliardi di entrate e 12 di uscite). Nell’insieme i valori delle due regioni rappresentano circa il 50% del totale complessivo. La principale fonte di finanziamento è 15 MISSIONE UOMO ARIS. In un volume, numeri e attività della “galassia” 14 INDAGINE CERISMAS Attualità Attualità SCENARI STORIE 17 Le strutture sanitarie di ispirazione cristiana rivestono un ruolo primario nella sanità italiana ■ COSTITUISCONO QUASI IL 10 PER CENTO delle strutture di ricovero in Italia e sono il punto di riferimento di ricoveri in riabilitazione per gli “over 75”. Si tratta delle strutture sanitarie di ispirazione cristiana, che da sempre giocano un ruolo di primo piano nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. A tracciarne un quadro dettagliato è l’indagine del Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario (Cerismas), presentata lo scorso maggio a Milano, durante un workshop dal titolo “Le istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana tra tradizione e innovazione”. L’evento, aperto dai saluti di Stefano Baraldi, direttore del Cerismas e pro rettore dell’Università Cattolica, e di Alessandro Pirola, direttore amministrativo della Casa di Cura “Columbus”, è proseguito con la presentazione dei risultati della ricerca da parte di Eugenio Anessi Pessina, responsabile Area ricerca Cerismas e professore di Economia aziendale all’Università Cattolica. Al successivo approfondimento sui risultati ha preso parte, tra gli altri, anche Enrico Mambretti, direttore Risorse umane della Fondazione Don Gnocchi. Le conclusioni sono state affidate a Stefano Baraldi, a monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi e a Giancarlo Ruscitti, amministratore delegato della Fondazione Opera San Camillo. Di grande interesse i dati esposti, che evidenziano il ruolo primario delle istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana nel panorama del Servizio Sanitario Nazionale: si tratta di realtà oggi presenti in 15 regioni italiane, con 45 mila posti letto, 2 Policlinici universitari, 24 ospedali classificati, 12 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), 4 presidi sanitari e oltre 200 tra strutture per acuti, riabilitative, RSA e istituzioni di servizio domiciliare. Sono 70 mila gli operatori sanitari e 8 mila i medici operanti in ospedali per acuti, strutture di riabilitazione, lungodegenza, hospice, servizi domiciliari, il cui lavoro offre un contributo rilevante per l’erogazione dei “livelli essenziali di assistenza” delle singole regioni. L’indagine del Cerismas evidenzia in particolare che nel 50 per cento dei casi si tratta di strutture situate in regioni in piano di rientro, con forti presenze in Liguria, Lombardia, Pugliae soprattutto Lazio. Da segnalare inoltre che nel 2013 il Cerismas ha avviato un programma di ricerche, formazione ed eventi dedicato a nove istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana, con l’obiettivo di favorire una stretta cooperazione su tematiche di management e favorendo il dibattito sui temi più rilevanti per il Servizio Sanitario Nazionale. Questo “tavolo di lavoro” vede oggi come componenti Casa di Cura Columbus, Irccs Oasi Maria Santissima, Irccs Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, Fondazione Don Gnocchi, Fondazione Maddalena Grassi, Fondazione Opera San Camillo, Fondazione Poliambulanza Istituto Ospedaliero, Provincia Lombardo Veneta-Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Policlinico universitario Gemelli. A dodici mesi dall’avvio del programma di attività, il Cerismas e le istituzioni associate hanno presentato i risultati delle principali attività di ricerca avviate grazie a questa collaborazione. di provenienza privata (per l’86,1% delle istituzioni), mentre il 13,9% ha entrate di fonte prevalentemente pubblica. I settori che utilizzano di più fonti di finanziamento pubblico sono la sanità (36,1%), l’assistenza sociale e protezione civile (32,8%), lo sviluppo economico e coesione sociale (29,9%). Quelli più sostenuti da introiti privati sono il settore religioso (95,5%), quello delle relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (95,3%), la cooperazione e solidarietà internazionale e la cultura sport e ricreazione (entrambe 90,1%). Gli strumenti di comunicazione Il censimento coglie anche il livello d’innovazione raggiunto dalle istituzioni non profit nell’adozione di diversi strumenti di comunicazione, che combinano forme comunicative tradizionali con strumenti tecnologicamente avanzati. Le istituzioni non profit che utilizzano almeno uno strumento di comunicazione sono 205.792 (68,3%). L’uso del web e dei social network assume un ruolo imprescindibile e fondamentale, ma non sostituivo rispetto all’impiego degli strumenti tradizionali. Infatti, il 60,9% delle istituzioni non profit che fanno ricorso ad almeno uno strumento di comunicazione prediligono il sito Internet, mentre il 54,2% adotta comunicati e brochure informative e il 30,6% sceglie i social network come veicolo per condividere idee e creare community sul web, seguito dalla pubblicità (29,8%) e newsletter periodiche (15,2%). I volontari I volontari sono nel complesso giovani: 950 mila hanno meno di 29 anni (pari al 20%, di cui il 4% con meno di 18 anni) a fronte di 704 mila volontari con più di 64 anni (14,8%). Il 43,2% dei volontari ha tra i 30 e i 54 anni di età. Cultura, sport e ricreazione e ambiente sono i settori con una spiccata presenza giovanile. Più anziani i volontari che operano nei settori delle relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (dove si contano 155 volontari con più di 64 anni su 100 giovani), seguito dall’assistenza sociale e protezione civile, tutela dei diritti e attività politica, filantropia e promozione del volontariato, istruzione e ricerca. La metà dei volontari italiani possiede un diploma di scuola superiore, il 55,4% ha un lavoro, poco più di un quarto è ritirato dal mondo del lavoro e il restante 16,8% è costituito da studenti, casalinghe, in cerca di occupazioneo inattivi. Politici, musicisti e attori: tutti i ricordi del “professore” ■ SIAMO RIMASTI IN POCHI ad avere vissuto la seconda guerra mondiale e gli anni tumultuosi che sono seguiti. Io sono uno di quelli. E ho voglia di ricordare alcune delle persone per l’uno o l’altro motivo eccezionali, che ho potuto conoscere in quegli anni. Giovane medico - mi sono laureato nel 1947 - ho avuto la grande fortuna di essere indotto ad un mestiere allora ignoto in Italia, quello che solo molti anni dopo si sarebbe chiamato fisiatria. Mi sono così giovato del vantaggio di chi non ha concorrenti, o ne ha comunque pochi. Così, se una persona importante aveva qualche problema motorio (si trattava per lo più delle conseguenze di un ictus), mi chiamavano a vederlo e a curarlo. Ho imparato solo dopo che, in realtà, non si trattava proprio di curarlo, secondo i dettami della scienza medica allora ancora piuttosto arretrata, ma di aiutarlo a cavarsela nella vita: adesso diciamo “aiutarlo a riabilitarsi”. Il presidente col soprabito blu Cominciamo, noblesse oblige, con un presidente della Repubblica dei primi anni Sessanta, Antonio Segni, che sono stato chiamato a visitare a Roma perchè era stato colpito da un ictus da trombosi cerebrale, con danni motori e gravi problemi di linguaggio. Era venuto a Milano, alla Casa di Cura Sanatrix, una piccola clinica di poche camere, nata per la nostalgia per la riabilitazione di Felice Casari, che era stato il primo, amato primario dell’IANTONIO SEGNI. «Lo visitai dopo l’ictus. Ricordo il presidente alto, sottile, con il soprabito blu, la sciarpa bianca e i capelli argento: un gran signore» stituto di Terapia Fisica di Niguarda dal ‘48 al ‘53, caratterizzata, oltre che da un’ottima attività riabilitativa, dalla ancor migliore cucina curata dalla moglie parmigiana del proprietario. Ricordo il presidente alto, sottile, con il soprabito blu e la bella sciarpa di seta bianca, che si armonizzava bene con i bei capelli argentei. Un gran signore. E una lunga sfilata di politici milanesi di Straordinario “amarcord” dagli scritti di Silvano Boccardi padre della medicina riabilitativa in Italia, da poco scomparso ne scientifico al bar Giamaica, a Brera. Ricordo un’affannata corsa in taxi per recuperare un archetto del violoncello a Rossi: il suo si era rotto all’ultimo minuto. E in serata un commovente quartetto di Debussy, nell’ospitale ma gelida casa di Giulia Maria Crespi, in via Borgonuovo. I termosifoni in quel primo dopoguerra non funzionavano: gli invitati erano pregati di portare un ciocco di legno per il camino. Poi, e prima di tutti, Maria Callas, la voce di soprano più emozionante di tutti i tempi al servizio di una musicalità ineguagliabile, in quei tempi regina del teatro alla Scala. Era alle prese con un peso corporeo che giudicava eccessivo e che avrebbe, come si sa, combattuto con successo senza perdere, come tutti temevamo, l’incanto della sua voce. Veniva all’Istituto con il suo cagnolino e ci intratteneva con tante e non sempre generose storie sul suo mondo e soprattutto sui suoi colleghi. E in particolare su Renata Tebaldi, ottima soprano e sua principale rivale. Unito nel ricordo a Maria Callas, Leonard Bernstein che l’ha diretta in una trionfale “Medea” di MARIA CALLAS. «Veniva all’Istituto con il suo cagnolino e ci intratteneva con tante e non sempre generose storie sul suo mondo e sui suoi colleghi» di Silvano Boccardi tutte le sponde, ben noti allora: Malvestiti, Masini, Marcora, Rivolta, Peruzzotti... La passione politica si scaricava per lo più sulla muscolatura della colonna. Mio padre era pianista e in quegli anni difficili si dava da fare per la rinascita di una vita musicale milanese, organizzando con la Camerata Musicale preziosi concerti: per cui molti miei ricordi sono legati al mondo della musica. Nell’immediato dopoguerra, la rivelazione del Nuovo Quartetto Italiano. Quattro giovani (Borciani, Pegreffi, Farulli e Rossi), che di lì a poco dovevano incantare il mondo. Quattro folletti, come li ha battezzati Giulio Confalonieri, principe dei critici musicali e grande giocatore di scopo- Cherubini, la sua originalità interpretativa, la sua simpatia: una volta si è presentato a una prova scaligera vestito da gondoliere veneziano. Ricordo anche le sue bretelle color viola, che sfidavano il malocchio e naturalmente il suo mal di schiena. Il mio mestiere mi ha portato in casa Abbado, una casa dove si respirava musica. Sono stato accolto con grande signorilità da Michelangelo, ottimo violinista e padre di Marcello, poi direttore del Conservatorio di musica di Milano, dove mio padre ha insegnato nel primo dopoguerra, e di Claudio, al quale debbo tanti indimenticabili momenti di grande musica e, recentemente, il sogno di vedere scambiata la sua giusta mercede con 95.000 alberi da piantare a Milano: davvero un sogno, temo, dati i tem- MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 16 UNA VITA DEDICATA ALLA FONDAZIONE DON GNOCCHI Attualità STORIE 19 Conobbe don Carloe fu direttore del Centro pilota che aprì dagli anni ‘70 alla solidarietà internazionale ■ «HO CONOSCIUTO DON GNOCCHI nella primavera del 1954, a Roma, in occasione di un congresso internazionale sulla poliomielite. Ero allora aiuto dell’Istituto di Terapia Fisica dell’Ospedale Maggiore di Milano Niguarda. Ho avuto l’occasione di chiacchierare da solo con lui abbastanza a lungo, seduti su un divano di cuoio nero, e ho ascoltato e mi sono sentito dire con grande chiarezza le cose che più o meno confusamente sentivo e che hanno segnato la mia visione della riabilitazione in più di una cinquantina di anni di impegno: la riabilitazione come restaurazione della persona umana e rieducazione della personalità vulnerata». Così il professor Silvano Boccardi - tra i padri della medicina riabilitativa del nostro Pese, scomparso nei mesi scorsi a 91 anni - amava raccontare l’incontro con don Carlo, alla cui opera ha dedicato una vita intera. Laureatosi in medicina a Milano nell’aprile del 1947, si era poi specializzato in fisiochinesiterapia ortopedica a Bologna nel 1959 e in fisiochinesiterapia e rieducazione neuromotoria a Genova nel 1961. È stato poi direttore del Centro “S. Maria Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi dal 1960 al 1975 e cofondatore e direttore medico del Centro di Bioingegneria, promosso dalla stessa Fondazione e dal Politecnico di Milano. «È stato monsignor Gilardi a volermi alla Fondazione - si legge in un suo scritto -. Ero il fisiatra del Centro, coadiuvato da medici molto bravi. Ho seguito e accompagnato l’evoluzione del Centro, soprattutto quando la spinta alla deistituzionalizzazione dei collegi ha richiesto una rapida e efficiente conversione dell’attività. Ho accompagnato il progressivo allargamento delle attività della Fondazione, che fino allora era stata praticamente rivolta dapprima alle mutilazioni infantili e poi ai postumi di poliomielite. Ho contribuito alla espansione internazionale, in particolare con la collaborazione con l’associazione svizzera “Terre des Hommes” (foto sotto). In quel periodo sono stato impegnato a superare le resistenze delle direzioni dei Centri, che vedevano a malincuore trasformare i loro collegi, prevalentemente a funzione educativa, in veri e propri centri medicosociali dove la componente medica e la gravità delle situazioni avevano il sopravvento». Il professor Boccardi è stato docente e professore a contratto presso scuole di specializzazione medica in medicina riabilitativa (Milano, Parma, Genova, Torino, Bologna, Firenze…) e per fisioterapisti (Milano Università Statale, Milano San Raffaele, Brescia, Bergamo, Cremona, Mantova, Varese, Sondalo, Bosisio Parini, Conegliano, Torino, Cuneo, Genova, Padova, Vicenza, Verona, Bologna, Parma, Firenze, Roma, Latina, Bari, Brindisi, Caltagirone). È stato più volte vicepresidente, membro del consiglio direttivo, segretario della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione(di cui era socio onorario), della Società Italiana di Ginnastica Medica e dell’Associazione Italiana per la Riabilitazione del Minorato. Era socio onorario del Gruppo Studio della Scoliosi (GSS) e della colonna vertebrale, associazione scientifica non profit e multidisciplinare che si propone di migliorare le conoscenze di base sulla colonna vertebrale, sulla clinica e sulle terapie EBM nelle patologie vertebrali. È stato membro di consigli di amministrazione, presidente e vicepresidente di diverse associazioni di assistenza ai disabili. Ha pubblicato otto libri e oltre trecento lavori a stampa su riviste italiane e straniere. pi bui, ma non per questo meno affascinante. In quell’occasione mi ha fatto dono di una sua recente edizione della “Cenerentola” di Rossini. Quegli attori così fragili… Nel campo dello spettacolo, Milano era al centro della scena. Erano gli anni della rivelazione del Piccolo Teatro, di Strehler e di Grassi, ma anche dei molti teatri che non ci sono più. Ricordo la prima di “Questi Fantasmi” di Eduardo, al Mediolanum. Ero vicino di posto di un entusiasta Ruggero Ruggeri. E Anna Magnani, allora soubrette di Totò, con la quale ho attraversato, di notte, una piazza del Duomo deserta. Sono state mie pazienti, per danni muscoloscheletrici, tre belle e brave attrici: Agostina Belli, Giulia Lazzarini e Lucilla Morlacchi. Era divertente ascoltare da loro i retroscena di un mondo che mi ha sempre incantato. E ho conosciuto professionalmente Paolo Stoppa, che si lamentava con la sua voce inconfondibile di un bruscolo nell’occhio. L’ho visto, in una bella vestaglia nella sua camera all’Hotel de Milan e, senza grande merito, guarito. E negli anni seguenti Marcello Moretti e poi Ferruccio Soleri, ineguagliabili ambasciatori di italianità nel mondo con il loro “Arlecchino servitore di due padroni”. Mi piacerebbe poter pensare di avere avuto una piccola parte di merito nella prodigiosa giovinezza di Ferruccio, che ha recitato nonostante i dolori alla schiena di cui mi PAOLO STOPPA. «Si lamentava con la sua voce inconfondibile di un bruscolo nell’occhio. Stava in vestaglia in hotel. Senza merito, l’ho guarito...» ero occupato anch’io. Gli attori sono fragili e io ero chiamato a confortarli. Dario Fo e Franca Rame li ricordo nella loro casa di piazzale Baracca, con i quadri di Dario alle pareti e i compagni più o meno ammaccati di Soccorso Rosso su materassi stesi per terra: il Nobel era ancora lontano. In un campo molto diverso, non posso dimenticare Giulio Natta, premio Nobel per la chimica nel 1963 per i suoi studi sui polimeri. Era affetto da una forma grave di morbo di Parkinson a inizio omolaterale, controllato abbastanza bene da un intervento stereotassico, in gran voga in quegli anni. Il danno si è esteso all’altro lato e un nuovo intervento non solo non ha migliorato la situazione, ma ha determinato un crollo grave di tutte le facoltà cognitive. Succedeva, dopo interventi bilaterali. Era terribile vedere una delle migliori intelligenze della prima metà del ‘900 GIULIO NATTA. «È stato terribile vedere una delle migliori intelligenze della prima metà del ‘900 ridotto a non farsi capire da chi gli stava accanto» ridotto a non farsi capire neanche dalle persone a lui più vicine. Nelle case della borghesia Poi, i nomi della grande borghesia milanese, non facilmente distinguibile dall’aristocrazia: ne ricordo soprattutto le belle case e i bellissimi quadri. La duchessa Gallarati Scotti: la sua camera da letto nel mio ricordo è enorme, con un letto enorme, nel quale la minuta duchessa mi riceveva, parlando nella sua splendida lingua milanese. E aveva un fondo oro senese alle spalle. Alberto Pirelli, allora senza dubbio il più importante industriale di Milano. Il clan dei Falck: ricordi belli, come la disponibilità di mamma Cecilia e le grazie di Orietta. Erano tempi strani: molte giovinette della Milano bene avevano una scoliosi. Alla morte del capofamiglia, la famiglia aveva regalato al Centro pilota di don Gnocchi due splendide palestre. All’ingresso c’era una testa in bronzo del benefattore. Erano i tempi della contestazione: i giovani poliomielitici in carrozzina gareggiavano a chi faceva fare alla testa, che poggiava non fissata su un perno, il maggior numero di giri colpendo il naso con una pallina di carta. E dopo l’omelia di monsignor Ernesto Pisoni, presidente della Fondazione Pro Juventute, che aveva invitato a dimostrare gratitudine ai benefattori, nell’intervento con chitarra (allora era di moda) il più audace dei ragazzi usciva, a nome anche degli altri, in un: «Signore, tieni lontano da noi tutti i benefattori». E non aveva torto: ribadiva che tutto quanto serviva per una vera riabilitazione era un diritto del giovane disabile e doveva essere a carico della comunità e quindi dello Stato. Non ho mai assistito a un “Ite missa est” eseguito con maggiore celerità. Per restare nello stesso ambiente, ricordo una cena del Rotary a Monza, dove tra l’altro si era mangiato, come spesso accadeva, malissimo. Avevo dovuto chiedere, controvoglia, ai facoltosi convitati un contributo per i bambini distrofici muscolari. Si cominciava allora ad occuparsene: non godevano della legislazione favorevole che interessava poliomielitici e spastici. Un autorevole membro affermava la scarsa importanza sociale del problema, i distrofici non potevano essere più di qualche centinaio. Lasciava qualche migliaio di vecchie lire e si avviava all’uscita: inciampava sulla soglia e si faceva male. È tornato indietro a versare un altro po’ di denaro. L’ho sempre ricordato come un segno dell’esistenza di una superiore giustizia. La “guerra” del piccolo Van Guyen Era anche il tempo della guerra del Vietnam. “Terre des Hommes”, l’agenzia svizzera che si occupava dell’assistenza ai giovani vietnamiti del Sud travolti dall’ingiusta guerra, inviava al Centro pilota di don Gnocchi, scelto tra i Centri di tutto il mondo, i bambini affetti da lesioni motorie, in prevalenza poliomielitici. C’erano qualche cerebropatico e un paio di malformati congeniti. Anche i bambini di due-tre anni avevano un comportamento di una serietà e di un’educazione incredibili. Alla festa del Tet, quando l’ambasciatore di Saigon a Roma veniva a festeggiare l’inizio dell’anno con i bambini, un delizioso pranzo vietnamita veniva consumato tutti insieme, in un’atmosfera quasi religiosa. E tutti i giornalini comunisti cinesi e nordvietnamiti che arrivavano con gli studenti universitari che accompagnavano i bambini sparivano misteriosamente dalle camerate: non ho mai saputo dove finissero. Ho capito invece perchè i nordamericani non l’avrebbero mai spuntata in Vietnam, quando ho visto Van Guyen, un cosino di meno di dieci chili, nato prematuro e poi poliomielitico, non in grado di camminare, aspettare Joseph, un bambinone camerunense con spalle da campione dei mediomassimi che pesava quattro volte lui, sulla porta della camerata con un bicchiere pieno d’acqua in mano. Sapeva che Joseph indossava due tutori i cui montanti in ferro sporgevano dal tacco della scarpa, consumato dall’uso intenso. Mi ha detto: «Sta a vedere, io butto l’acqua per terra, Joseph scivola e cade e io gli salto sopra». E così è stato. Ed erano anche gli anni della orrenda vicenda del talidomide, il sedativo che ha provocato un numero impressionante di malformazioni dei feti. Ne avevamo diversi al “Don Gnocchi”: ricordo Rosangela, una bambina deliziosa di nove anni, che mancava completamente dei due arti superiori, scapole comprese. Aveva imparato a fare tutto con le dita dei piedi, portava i cibi alla bocca, cuciva, scriveva. L’avevamo dotata di una protesi meccanica: la sistemazione di due “dita cinesi”, che si gonfiavano e quindi si accorciavano, quando veniva introdotto un gas. Rosangela ne otteneva il riempimento e lo svuotamento schiacciando una valvoletta che comandava con il mento. Una delle sensazioni più tristi della mia vita, che pure non mi ha risparmiato sensazioni dolorose, l’ho avvertita quando ho visto Rosangela in piedi, davanti alla lavagna: stava scrivendo con un gesso quando l’anidride carbonica nella bomboletta si è esaurita. Le dita si sono di colpo aperte, il polso è ruotato in supinazione. La mano artificiale è sembrata una mano vera, morta. È scoppiata a piangere. Mi rendo conto di non aver forse fatto una cosa corretta a inserire nei miei ricordi i nomi dei loro protagonisti, in tempi di ossessione per le intercettazioni telefoniche e di esasperazione della privacy. Ma avevo molta voglia di rispolverare i miei ricordi, oltre al fatto che delle persone nominate potevo solo parlare bene e che la maggior parte di loro non c’è più. E a me non rimane che attendere serenamente che il mio testis dexter diventi rigidus et convulsus, sintomo che nostro padre Ippocrate (Aforismi,93) considerava letale. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 18 Attualità Attualità PERSONAGGI MANIFESTAZIONI 21 «La sera prima delle nozze in compagnia di don Carlo» ■ È ANCORA VIVO, in Fondazione, il ricordo di Eugenio Corti, scrittore e saggista, scomparso nei mesi scorsi all’età di 93 anni nella sua casa di Besana Brianza. Grande amico di don Gnocchi, lo aveva ampiamente ricordato nel suo capolavoro “Il cavallo rosso”. Un legame nato in terra di Russia durante la seconda guerra mondiale e rinsaldato al rientro in Italia, con la celebrazione da parte di don Carlo delle nozze tra lo stesso scrittore e la moglie Vanda (nella foto sotto). Così Corti ricordava quel giorno. «Non posso rievocare un santo dei nostri giorni, senza ricordare il nostro ultimo vero incontro, che ebbe luogo nel maggio 1951, ad Assisi, la sera della vigilia del mio matrimonio. Malgrado la mia abissale indegnità, noi eravamo buoni amici: perciò, tenendo fede a una sua vecchia promessa (“Alura, quand l’è che te spusi?”, mi domandava ogni volta che ci vedevamo), don Carlo aveva trovato modo, nonostante i suoi innumerevoli impegni, di venire ad Assisi a benedire le mie nozze. Definisco quello “vero incontro”, perché non fu frettoloso come altri precedenti, e poi crescendo sempre più la sua attività - tutti quelli successivi, fino alla sua morte. Quella limpida sera di maggio, infatti, ci fu possibile parlare a lungo come una volta, passeggiando in serenità fin dopo mezzanotte per le vie medievali e piene di fascino di Assisi. Eravamo in quattro: don Carlo, il sottoscritto e due testimoni al matrimonio. Ricordo ancora, in parte almeno, quei discorsi che l’amicizia e l’ambiente rendevano straordinaria- Così l’indimenticato scrittore e saggista Eugenio Corti ricordava l’amicizia con don Gnocchi conosciuto in Russia durante la guerra di Eugenio Corti mente suggestivi, tanto che non avremmo mai voluto interromperli. Don Carlo ci riferiva certi suoi progetti, che gli stavano molto a cuore, per le bambine mutilate. Tra l’altro voleva mandare quelle che avevano i visini più straziati a Parigi, presso un celebre istituto di plastica facciale: “Perché io voglio che le mie bambine crescano senza complessi. Le voglio tutte belle”. Il mio amico Mario Bellini, che sarebbe poi diventato un personaggio di primo piano nell’ambiente umbro, ma allora era un ragazzo come me, sollecitato forse dal nastrino della medaglia d’argento che don Carlo portava al petto (anche Mario lo portava e, modestamente, anch’io), raccontò il caso di un altro cappellano particolarmente eroico, don Enelio Franzoni di Bologna, il quale sotto i suoi occhi, quando davanti alla terrificante valanga russa si era dovuta sgombrare una posizione, non aveva accettato di ritirarsi: era voluto rimanere sul posto coi feriti intrasportabili per sostenerli nel momento più crudele. Quanto a me, parlai ripetutamente delle possibilità culturali del mondo cattolico, le quali, in seguito alla ancora recente grande vittoria elettorale del ’48, mi sembravano allora straordinarie: era la mia “fissa” in quegli anni. Don Carlo mi ascoltava sorridendo con la sua solita, dolce bontà: da quel formidabile realizzatore che era, doveva trovarmi un po’ troppo poeta, tuttavia il suo amichevole sorriso m’invitava a non desistere: dopo tutto, Iddio può cavare del buono anche dai poeti. Il giorno seguente, appena terminata la cerimonia e la Messa in San Damiano, giunse una telefonata per don Carlo: occorreva urgentemente la sua presenza nel collegio delle mutilatine di Firenze. Egli fu perciò costretto a interrompere quella vacanza di poche ore: consultato in gran fretta l’orario ferroviario, partì in gara col tempo per la stazione di Terontola (ve l’accompagnò, con la macchina più veloce di cui disponevamo, un altro degli ormai scomparsi personaggi del mio romanzo: l’autista Celeste). Cinque anni più tardi, negli ultimi giorni di agonia, don Carlo si rivolse più di una volta alla Morte con le parole di San Francesco: “Vieni, sorella Morte, vieni”. Quando l’appresi, non potei trattenere le lacrime perché pensai che forse gli erano tornate nella mente quelle poche ore di pace trascorsa ad Assisi. Piango anche adesso, mentre ne scrivo». L’omaggio a don Gnocchi nell’Adunata nazionale degli alpini ■È UNA PORDENONE imbandierata di tricolori quella che accoglie quasi mezzo milione di alpini nei tre giorni di manifestazione (9, 10 e 11 maggio) per l’87a Adunata nazionale. E non è mancato nemmeno quest’anno l’affettuoso ricordo dell’indimenticato cappellano don Carlo Gnocchi. «Risollevare chi è ferito, solo, rifiutato, abbandonato, magari lasciato senza casa o lavoro - sono le parole dell’Ordinario Militare, monsignor Santo Marcianò, alla Messa concelebrata - tra gli altri - dal vescovo della diocesi di Concordia-Pordenone, monsignor Giuseppe Pellegrini e da quello emerito Ovidio Poletto, dal presidente della Fondazione monsignor Angelo Bazzari e dal direttore de “L’Alpino” monsignor Bruno Fasani, presenti molti cappellani militari e presbiteri diocesani -: voi alpini siete chiamati a risollevare, ma potete farlo se imparerete sempre più a sollevare lo sguardo non solo verso le splendide vette che lo spettacolo del creato ci regala, ma verso l’alto, verso Dio. È qui che, senza temere di esagerare, possiamo intravedere quella via che vi conduce, nella vostra specifica vita e vocazione, alla santità. Lo aveva intuito bene don Gnocchi, la cui santità si è nutrita dell’esperienza fra gli alpini: una decisione educativa lo portò a scegliere di arruolarsi, per condividere la vita dei suoi ragazzi fin nella situazione difficile, nella “periferia esistenziale” che era la guerra; e proprio lì maturò in lui la decisione di mettere un argine al dolore umano e fondare poi un’opera che raccogliesse tante sofferenze che la guerra aveva seminato. Sulla scia dell’esempio e dell’intercessione di don Gnocchi, chiediamo al Signore che il vostro Corpo sia intriso di quella carità che da una parte vi vede impegnati in tante opere di solidarietà e di vicinanza e dall’altra vi vede attenti alla cura educativa delle nuove generazioni attraverso la memoria e la tradizione. È un segno di grande speranza». In prima fila, in un palazzetto dello sport gremito di penne nere, il presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Claudio Graziano, il comandante delle Truppe Alpine Alberto Primicerj, il sindaco di Pordedone Claudio Pedrotti e il vice presidente della regione Friuli Sergio Bolzonello. Altro momento significativo dell’Adunata è stata la consegna dei contributi di solida- Non sono mancati striscioni e ricordi per l’indimenticato cappellano in Russia. Borsa di studio Ana per sostenere la ricerca in Fondazione di Danilo Carena rietà per 50 mila euro a tre associazioni della città: la Fondazione Bambini Autismo, la Fondazione Cro Aviano Onlus e Casa Madre della Vita. Alla Fondazione Don Gnocchi l’Ana ha inoltre confermato l’annuale borsa di studio di 24 mila euro - istituita dal 2011 - in memoria di don Carlo, che sarà assegnata ad uno o più ricercatori per studi di specializzazione in ambito medico e della ricerca scientifica. Nel corso dell’incontro - invitato d’onore il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri - è stato presentato l’ultimo lavoro del cantautore Dario Baldan Bembo: un cd con nove brani, che riporta sulla copertina una bella frase di don Gnocchi: «Per rifar bella l’Italia ci vuole il coraggio degli Alpini, ci vuole l’amore per la terra degli Alpini, ci vuole la sobrietà degli Alpini, ci vuole la religiosità degli Alpini”. Il momento più toccante della serata è stata la consegna della pergamena di socio onorario dell’Ana a Maria Biasco, vedova del sottotenente Mauro Gigli, medaglia d’oro al valor militare, che ha sacrificato la propria vita per salvare quella di commilitoni e civili in un vile attentato in Afghanistan. La tradizionale sfilata della domenica ha visto protagonisti oltre 70 mila alpini, tra reparti in armi e in congedo, alla presenza delle massime autorità militari, del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro della Difesa Roberta Pinotti. Tra gli striscioni che hanno sfilato, alcuni dedicati a don Gnocchi, opera di gruppi delle sezioni Ana lombarde, ma anche della sezione di Parma e Abruzzi, con gli alpini della 62a Compagnia Fux. Appuntamento a L’Aquila per l’Adunata 2015. A sinistra, lo striscione dedicato all’Opera di don Gnocchi alla sfilata. Sopra, il presidente Ana consegna la borsa di studio alla Fondazione. Sotto, un momento della Messa MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 20 Attualità MISSIONE UOMO 22 L’eterna sfida di Vincenzo: in carrozzina a Compostela ■ A FINE LUGLIO PARTIRÒ per il cammino di Santiago de Compostela. Percorrerò novecento chilometri attraverso luoghi e paesi che al di là della loro realtà fisica sono diventati luoghi e paesi fortemente simbolici, quali incroci di genti, mondi, culture e motivazioni diverse. Non so perché farò il cammino. Il giorno che mi ci sono imbattuto non l’avevo affatto in testa. Ne avevo sentito parlare, ma non mi aveva mai preso gran che. Poi, un giorno che perdo tempo davanti alla tv, mi capita di assistere per caso alla trasmissione di un film dal titolo “Il cammino di Santiago”. Me lo sono goduto senza più distogliere l’occhio. Alla fine sapevo che l’avrei fatto anch’io. In carrozzina. Da quel giorno avverto spesso un frastuono di sentimenti di gioia e paura. Un accavallarsi di emozioni lucide, violente e tenere. Non mi soffermo a chiedermi il motivo. Tanto non lo troverei comunque. Ho solo voglia di trovarmi sul cammino e abbandonarmi alla vita che lo percorre da millenni. Ho voglia di sentirne i gusti, le voci e i respiri che su quei sentieri han lasciato lembi d’anima che germogliano di continuo il senso intimo del cammino. Come uno scrigno sacro che custodisce sogni e segreti, pene e sorrisi di quell’umanità mai stanca di camminare, specchio della vita. Non so cosà farò e che succederà. Non so neppure se riuscirò ad arrivare a Santiago. Non mi va nemmeno di stare lì a organizzare troppo, a sistemare tutto a puntino, a dispor- Novecento chilometri con la sedia a rotelle lungo lo storico cammino di Santiago. In compagnia di don Gnocchi e di una sua reliquia di Vincenzo Russo Vincenzo Russo e - sotto - la mappa della sfida che lo attende: 900 chilometri in carrozzina fino a Santiago re ogni cosa a dovere. Di certo so solo che a luglio partirò per Saint Jean Pied de Port (Francia). Saint Jean è il punto di partenza per il cammino. È a ridosso dei Pirenei, che sono il primo grosso ostacolo da affrontare: dall’altra parte, la Spagna. La storia del cammino di Santiago affonda le sue radici nel IX secolo, quando venne ritrovata la tomba di Giacomo il Maggiore, apostolo. La tradizione vuole che Giacomo si spinse sino in Galizia, allora terra celtica, per la sua opera di evangelizzazione. Tornato in Palestina ,venne decapitato per ordine di Erode Agrippa. Alcuni suoi discepoli riportarono il corpo di nuovo in Galizia, guidati da un Angelo. Il corpo venne sepolto presso una località chiamata Iria Flavia. Nell’anno 813 un eremita di nome Pelagio, avvisato da un angelo, vide delle strane luci che parevano stelle sul monte Liberon. Avvisato di tale fenomeno, il vescovo Teodomiro procedette ad esaminare il terreno. Venne così alla luce una tomba contenente tre cadaveri. Uno di questi aveva la testa mozzata ed una scritta: “Questi è Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomè”. Nell’anno 789 il re delle Asturie e della Galizia ordinò la costruzione di un tempio, dove i monaci benedettini fissarono la loro residenza. Da allora iniziarono i primi pellegrinaggi dalla Galizia e Asturia, per giungere sino ad oggi dall’intera Europa e oltre. Un giorno, mentre guardavo alcuni video del cammino postati in rete dai più diversi pellegrini, mi viene l’idea di chiedere ■ L’ORGANIZZAZIONE M ONDIALE DELLA S ANITÀ ha approvato il “Piano d’azione sulla disabilità” per gli anni 2014-2021. Si tratta di un documento destinato a orientare per i prossimi anni le politiche verso la disabilità dei Paesi membri, con rilevanti conseguenze per le realtà che operano in questo campo. Il piano è stato redatto anche grazie al contributo decisivo della Società Internazionale di medicina fisica e riabilitazione (ISPRM). I principali obiettivi per una migliore integrazione delle persone disabili vertono sulla rimozione delle barriere e sulla possibilità di accesso a tutti i servizi e programmi; sul rafforzamento e l’estensione della riabilitazione, abilitazione, tecnologie assistive, assistenza e servizi di supporto; sul rafforzamento dello scambio di dati a livello internazionale e sulla ricerca riguardante la disabilità e i relativi servizi. a don Gnocchi - che sento al mio fianco da quando, bambino, fui accolto nei collegi della Pro Juventute - di accompagnarmi nell’impresa. Di più: porterò una reliquia del beato don Gnocchi fino a Santiago. Lungo il cammino - che ho studiato, grazie ai consigli di chi l’ha già affrontato in sedie a rotelle, dotandomi comunque di un modello adatto alla tipologia del percorso potrò parlargli senza paura. Potrò ridere con lui, urlare con lui, piangere con lui, pregare con lui. Potrò ascoltarlo fino in fondo al cuore. Potrò dirgli quanto bene gli ho voluto e quanto gliene voglio ancora. E quando arriveremo al Santuario ci saluteremo senza voltarci indietro. È così che lui vorrebbe. È così che voglio anch’io. So bene che lungo il cammino don Carlo catturerà molto la mia attenzione. Ma farò di tutto per fare deserto intorno e dentro di me. Lo voglio fare. Perché voglio tornare a sentire quella voce che proviene dalle più nascoste profondità dell’anima e che da tanto mi è straniera. Forse perché zittita per paura, o viltà, o pigrizia. Voglio che la vita mi sorprenda attraverso quella voce. Che sia lei a scovare me, sorprendendomi alle spalle. Così da dirmi, se le va, chi è oggi Vincenzo. Un giorno scrissi di getto queste parole: «Gli esseri umani costruiscono la propria dignità attraverso la conoscenza dei loro limiti e il coraggio di comprenderli, così da volgere, comunque, lo sguardo al di là dei confini di quegli stessi limiti dove, sempre, si celano possibilità imprevedibili». Oggi, ancora più di ieri, le sento vive. Come un viaggio di cui non si conosce la meta. Come un cammino su cui la vita gioca a nascondino e ci sorprende come bambini. DA BARCELLONA A SOCHI 23 «Mia figlia è la medaglia più bella» Dopo 24 anni EnzoMasiellolascia lo sport ■ SONO REDUCE DALLE PARALIMPIADI di Sochi, dove per la sesta volta, tra edizioni estive e invernali, ho cercato di rappresentare l’Italia al mio meglio. Non è stata una edizione facile e fortunata per noi azzurri: mi consola il fatto che le mie prestazioni (un sesto e un settimo posto) siano state tra le migliori della spedizione. Quelli di Sochi sono stati i miei ultimi giochi paralimpici, dopo più di 24 anni di sport, di fatiche e sacrifici miei e di chi mi è stato accanto, di vittorie e sconfitte, di questa particolare sfida alla vita e alla disabilità, arrivata a 18 anni, dopo un incidente stradale nel quale ho perso l’uso delle gambe, ma dal quale mi sono rialzato più forte di prima. La mia riabilitazione era stata mirata fin da subito all’autosufficienza e all’autostima, tralasciando miracolistiche e improbabili guarigioni che nella paraplegia difficilmente avvengono. Tutto questo mi ha permesso di vivere e scoprire una nuova vita in carrozzina, una vita piena, senza limitazioni e barriere mentali. Mi dico spesso fortunato, anche se una lesione un poco più bassa mi avrebbe costretto “solo” a bastoni o stampelle: ma oggi non sarei quello che sono e non avrei fatto quello che ho fatto. Ho avuto la fortuna di conservare un fisico comunque integro e la possibilità di incontrare sul mio percorso persone che con i loro consigli e il loro aiuto hanno reso tutto più semplice. Ricordo ancora oggi con gratitudine i miei compagni di scuola che hanno sopperito alle difficoltà logistiche e i professori che mi hanno sostenuto per riuscire ad ottenere la maturità scolastica in soli cinque mesi. Nel 1988 ho conosciuto una realtà importante e un futuro possibile, il Servizio Sviluppo Formazione Professionale della Fondazione Don Gnocchi (oggi Centro di Formazione, Orientamento e Sviluppo, con sede a Milano): quel percorso formativo durato otto mesi mi ha portato pochi mesi dopo ad essere assunto là dove ancora oggi lavoro e dove ho avuto la possibilità di cre- scere e di coltivare le mie passioni. I miei 24 anni di sport si sono sempre affiancati al mio lavoro. Ho iniziato prima con l’atletica leggera, con presenze in tre Paralimpiadi estive (Barcellona 1992, Atlanta 1996 e Sidney 2000). Dopo alcuni anni di riflessione, ho ripreso con lo sci di fondo, collezionando tre edizioni dei Giochi paralimpici invernali (Torino 2006, Vancouver 2010 e Sochi 2014). I miei sempre maggiori impegni sportivi e gli sviluppi del Centro “Don Gnocchi” hanno via via modificato il mio impegno e le mie responsabilità, viste anche le frequenti assenze dal lavoro per gli allenamenti che mi sono dovuto ritagliare e che mi sono sempre state concesse. La mia forza di volontà a la grande disponibilità della Fondazione Don Gnocchi e in particolare del compianto direttore del CeFOS, Saverio Lorini, scomparso di recente e che voglio qui ricordare con affetto, e di tutti i colleghi, hanno reso possibile i miei piccoli e grandi traguardi, nella vita e nello sport. Dedico a loro le mie tre medaglie paralimpiche (estive e invernali) e le tre medaglie mondiali (invernali) oltre a tante altre vittorie in Italia e nel mondo. Credo che la Fondazione possa essere orgogliosa e vantare con me il fatto di essere ad oggi il primo ed unico atleta Italiano ad aver vinto medaglie sia nelle edizioni estive che invernali delle Paralimpiadi, ed aggiungo a 18 anni di distanza. Sul fronte sportivo quest’anno è stato avaro di soddisfazioni. Forse è giusto così. La nascita di mia figlia, tuttavia, è la vittoria più bella e l’emozione più intensa che io abbia mai vissuto. È un nuovo percorso che inizia, con nuove tappe, nuovi obiettivi, nuovi traguardi. È lo straordinario mistero della vita, degna di essere vissuta appieno. Giorno dopo giorno. Sempre. Enzo Masiello ELEZIONI. Nuovi amministratori dove opera la Fondazione ■ LE RECENTI ELEZIONI AMMINISTRATIVE hanno portato alcune novità per quanto riguarda gli enti locali o le regioni dove opera la Fondazione Don Gnocchi. Anzitutto nella Regione Piemonte, dove è stato eletto presidente Sergio Chiamparino (Pd), già sindaco di Torino. I nuovi assessori regionali con deleghe nelle materie riguardanti la Fondazione sono Antonio Saitta (sanità) e Augusto Ferrari (politiche sociali). A Firenze il nuovo sindaco è Dario Nardella(Pd), eletto al primo turno. Nuovi primi cittadini, a capo di liste civiche, anche a Colle Val d’Elsa (Si), con l’elezione di Paolo Canocchi; a Godiasco-Salice Terme (Pv), dove è stato eletto sindaco Gabriele Barbieri e a San Colombano al Lambro (Mi), paese natale di don Gnocchi, dove è stato eletto sindaco Pasquale Luigi Belloni. Conferme invece per i sindaci di Pozzolengo (Bs), Paolo Bellini, e di Fivizzano (Ms), Paolo Grassi. Il Comune di Acerenza (Pz), infine, verrà retto da un commissario, non avendo raggiunto alle elezioni il quorum necessario della maggioranza di votanti. Il presidente della Fondazione ha fatto pervenire e tutti i nuovi amministratori i migliori auguri di buon lavoro. MISSIONE UOMO OMS. Approvato il “Piano d’azione” sulla disabilità STORIE Attualità EVENTI Il maestro Barenboim alla Scala per la Fondazione ■ NUOVO, PRESTIGIOSO APPUNTAMENTO culturale a sostegno delle attività della Fondazione, nel suggestivo scenario del Teatro alla Scala di Milano. Si è infatti svolto nella serata di giovedì 26 giugno il concerto straordinario della Filarmonica della Scala, diretta dal maestro Daniel Barenboim, il cui ricavato andrà a sostegno della “Don Gnocchi”, in memoria dell’indimenticato “papà dei mutilatini”. Da alcuni anni la Scala dedica concerti e serate a sostegno della Fondazione, a partire dallo storico concerto dell’ottobre 2009, pochi giorni prima della cerimonia di beatificazione di don Carlo, protagonista la Filarmonica diretta dal maestro MyungWhun Chung. Nel 2011 la direzione della Filarmonica era stata del maestro Omer Meir Wellber, mentre lo scorso anno, in occasione del Venerdì Santo, l’Orchestra Sinfonica e il Coro sinfonico “Verdi” avevano proposto la Passione Secondo Matteo di Bach. Nella serata del 26 giugno, nella doppia veste di direttore e solista al pianoforte, il maestro Barenboim si è esibito in un programma che ha visto in cartellone il Concerto per pianoforte e orchestra n° 27 in si bemolle maggiore K 595 di Mozart (iniziato nel 1788, abbandonato e completato nel gennaio 1791 per poi essere eseguito a Vienna il 4 marzo dello stesso anno) e la Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 di Cajkovskij, scritta ed eseguita per la prima volta dal compositore russo nell’estate del 1888. Daniel Barenboim è nato a Buenos Aires nel 1942. A cinque anni prende le prime lezioni di pianoforte con la madre, per poi proseguire gli studi musicali con il padre, che è stato il suo unico insegnante. Un altro prestigioso appuntamento a sostegno delle attività della “Don Gnocchi”. E ancora tanti amici rispondono all’appello Nel 1952 si trasferisce in Israele con i genitori e due anni dopo inizia a incidere i primi dischi come pianista. A dieci anni debutta come pianista a Vienna e da allora compie regolari tournée in tutto il mondo. Dopo il debutto come direttore d’orchestra nel 1967 con la Philharmonia di Londra, è invitato da tutte le più importanti orchestra d’Europa e d’America. Nel 1999, insieme all’amico palestinese Edward Said, fonda la West-Eastern Divan Orchestra, che ogni estate riunisce giovani musicisti arabi e israeliani nell’intento di instaurare un dialogo tra le diverse culture del Medio Oriente attraverso un’esperienza musicale comune. Da alcuni anni ha avviato una stretta collaborazione con il Teatro alla Scala, dove dirige regolarmente opere e concerti, oltre a esibirsi come pianista in concerti sinfonici e da camera. Nel corso della sua lunga carriera, ha ricevuto numerosi premi e alte onorificenze da diversi Paesi per il suo impegno nella cultura e nella promozione della cooperazione tra i popoli. Tanti gli amici e sostenitori della Fondazione che hanno assistito al concerto, segno del grande affetto e della vicinanza all’Opera del “padre dei mutilatini” che ha ricevuto l’ennesima, straordinaria conferma. E che riempie d’orgoglio e accresce le nostre responsabilità. MISSIONE UOMO 25 Attività SERVIZI MISSIONE UOMO Lunigiana in festa per l’avvio del nuovo Centro di Fivizzano ■ GRANDE FESTA A FIVIZZANO, domenica 30 marzo, per l’inaugurazione del nuovo Centro di riabilitazione “Don Gnocchi” presso l’ospedale “S. Antonio Abate”. La struttura ha accolto i primi pazienti all’inizio dell’anno, quando è stata sottoscritta la nuova convenzione tra l’Asl 1 di Massa Carrara e la Fondazione per l’esercizio delle attività riabilitative. Mancava l’inaugurazione ufficiale, che la comunità fivizzanese ha voluto marcare in modo particolare con una festa affettuosa e partecipata, nel corso della quale è stata altresì intitolata al Beato don Carlo Gnocchi la via che porta all’ospedale e al nuovo Centro. Nell’occasione sono intervenute nel piccolo centro della Lunigiana numerose autorità, tra le quali il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, l’assessore regionale alla Salute Luigi Marroni, l’onorevole Maria Chiara Carrozza, già ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica, il direttore generale dell’Asl 1 Maria Teresa De Lauretis, il vescovo di Massa e Carrara monsignor Giovanni Santucci e il sindaco Paolo Grassi. Per la Fondazione Don Taglio del nastro per la nuova struttura riabilitativa toscana. Il governatore Rossi: «La “Don Gnocchi” è un’eccellenza della sanità regionale» di Damiano Gornati Gnocchi erano presenti, con il presidente, monsignor Angelo Bazzari, e il vicepresidente Giovanni Cucchiani, il direttore del Polo Toscana Francesco Converti e numerosi operatori delle strutture di Firenze e Marina di Massa. La cerimonia è stata anticipata dalla Messa concelebrata presso la piccola cappella dell’ospedale da monsignor Santucci, monsignor Bazzari e dal parroco di Fivizza- no, don Bernardo Marovelli. Da qui è partito, al termine, un breve corteo, aperto dalla banda di Moncigoli, con numerosi labari degli alpini (accorsi in gran numero, come sempre, quando si tratta di onorare l’indimenticato cappellano della Tridentina durante la campagna di Russia) e delle altre associazioni presenti. Con una breve ma toccante cerimonia, la via che conduce al nuovo Centro è stata intitolata proprio al Beato don Gnocchi, segno di omaggio e riconoscenza della comunità di Fivizzano. A seguire, il taglio del nastro della struttura riabilitativa, lo scoprimento di un busto dedicato allo stesso don Gnocchi e la benedizione degli spazi. Un modello innovativo di riabilitazione di qualità Negli interventi, il direttore del Polo Toscana, Francesco Converti, ha ricordato le caratteristiche principali della struttura e lo stile della Fondazione, solita inaugurare strutture già operative. Il sindaco Grassi, visibilmente emozionato per un avvenimento atteso da tempo dalla cittadinanza, e l’ex Nelle foto, alcuni momenti significativi della festosa inaugurazione del nuovo Centro riabilitativo della Fondazione Don Gnocchi a Fivizzano, con il taglio del nastro della struttura, l’intervento delle autorità e l’intitolazione della via al Beato don Carlo Gnocchi ministro Carrozza hanno rimarcato il valore del nuovo presidio di Fivizzano «che non sarà solo un Centro di eccellenza nel campo della riabilitazione, ma dovrà diventare un’opportunità e un polo di attrazione per quanto riguarda la ricerca scientifica, soprattutto nell’ambito della robotica, settore nel quale già la Fondazione Don Gnocchi opera proficuamente in collaborazione con la Scuola Sant’Anna di Pisa». L’assessore regionale alla Salute Marroni e il governatore Rossi hanno invece espresso soddisfazione per il risultato raggiunto, ricordando la preziosa collaborazione con la Fondazione Don Gnocchi nel campo della riabilitazione. «Il nuovo Centro di Fivizzano - ha aggiunto Rossi - va a colmare una lacuna in Regione nei posti letto destinati alla riabilitazione ed è sbagliato pensare che la spesa sanitaria e sociale siano solo un costo: “l’industria della salute” può essere anche un notevole volano di crescita economica per tutto il territorio». Nelle conclusioni, monsignor Bazzari, ricordando il lungo percorso che ha portato alla realizzazione del Centro, ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento dell’obiettivo: «Oggi viviamo un momento di gioia per il coronamento di un grande lavoro di collaborazione con le istituzioni locali, regionali e con la ASL di Massa e Carrara. L’avvio di questo nuovo Centro nel Polo Toscana - ha aggiunto - è ■ UN GRUPPO DI CIRCA 80 infermieri neodiplomati provenienti da Kyoto (Giappone) ha fatto visita al Centro Irccs “Don Gnocchi” di Firenze nell’ambito delle iniziative di gemellaggio tra l’ospedale Rukawakai Health Care System di Kyoto (Centro Alzheimer e geriatrico di 270 posti letto) e l’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze-Torregalli, “vicino di casa” della moderna struttura riabilitativa della Fondazione. I giapponesi sono stati accolti dal vicedirettore sanitario, Roberto Pupillo, dalla responsabile dell’area infermieristica Patrizia Fabbrini e dalla responsabile dell’area riabilitativa Antonella Romanelli. Al termine, visita guidata alle palestre e ai reparti del Centro. Lo stesso Irccs di Firenze è stato visitato anche da una delegazione di medici specialisti dell’Università di Karkiv, in Ucraina, che hanno visitato i reparti di degenza e le palestre. un’audace sfida, un coraggioso investimento e una scommessa di speranza. Rappresenta soprattutto un’opportunità per la Lunigiana e un ulteriore, importante tassello nel panorama sanitario regionale. L’obiettivo è la messa a punto di un modello innovativo di riabilitazione di qualità, presupposto imprescindibile per l’erogazione di prestazioni sempre più efficienti ed efficaci, in risposta alla domanda di salute della popolazione, nel quadro di un servizio integrato con le attività del vicino Centro di Marina di Massa della Fondazione Don Gnocchi». Al termine della manifestazione, Francesca Cecchi, responsabile medico della struttura, ha accompagnato le autorità e i cittadini interessati a una visita dei reparti di degenza e delle palestre del Centro. Attivati 32 posti letto in ambito neuromotorio Il Centro di Fivizzano, situato a circa 20 chilometri dall’uscita di Aulla dell’autostrada A15, è una struttura di riabilitazione neuromotoria che ha attivato dal gennaio scorso 32 posti letto, sui 60 previsti. Le attività sono suddivise nella modalità di degenza ospedaliera (13 posti letto) ed extraospedaliera (19 posti letto) e le prestazioni riabilitative comprendono trattamenti individuali di fisiochinesiterapia, di logopedia, di neuropsicologia e valutazione e trattamento della disfagia, oltre a trattamenti individualizzati in piccolo gruppo: in particolare terapia occupazionale, training del cammino, training nelle Adl (Attività di vita quotidiana) e terapia strumentale (elettroterapia, ultrasuoni, diatermia). I tempi di ricovero vanno dalle 2 alle 6 settimane a seconda del livello di intensità delle prestazioni erogate e i pazienti provengono per la quasi totalità dai reparti per acuti degli ospedali sia locali che di area vasta (Pisa, La Spezia, Parma, Livorno). L’équipe riabilitativa è composta da medico fisiatra, geriatra, internista, terapista, logopedista, infermiere, psicologo e tecnico ortopedico per valutazione ausili. 27 MISSIONE UOMO FIRENZE. Infermieri giapponesie medici ucrainiin visita all’Irccs 26 Attività PROGETTI MISSIONE UOMO Una scuola-laboratorio per adolescenti a rischio ■ ACCOMPAGNARE AL COMPLETAMENTO della scuola d’obbligo preadolescenti e adolescenti con disabilità neurologica o neuropsichiatrica, in condizione di disagio sociale e a rischio di emarginazione. È questo l’obiettivo del progetto che si prefigge la Fondazione Don Gnocchi con la realizzazione di una scuola-laboratorio, di supporto alla formazione tradizionale, al Centro “Peppino Vismara” di Milano. Il progetto, dal prossimo settembre e fino al mese di giugno del prossimo anno, coinvolgerà trenta minori segnalati dalle scuole medie di appartenenza. Al Centro “Vismara”, situato nell’estrema periferia milanese, su un’area complessiva di circa 230 mila metri quadrati, la Fondazione gestisce diversi servizi per minori e adulti disabili o con disagio sociale. Tra questi, un Centro di riabilitazione psicomotoria per soggetti in età evolutiva e portatori di gravi patologie, che opera tramite un’équipe di medici specialisti e di terapisti della riabilitazione, convenzionato con l’Asl, con attualmente in carico 380 pazienti; un Centro socioeducativo, accreditato e convenzionato con il comune di Milano per 30 posti; una comunità alloggio per disabili adulti accreditata e convenzionata per 8 posti; una comunità alloggio per minori inviati dai Servizi Territoriali su decreto del Tribunale dei minori e un semiconvitto per minori segnalati dai servizi sociali territoriali, accreditato e convenzionato per 30 posti. All’interno dell’area si trovano inoltre campi di calcio, una palestra doppia, spogliatoi, pista di atletica e un edificio principale che ospita un centro congressi e i servizi socio-sanitari. Il Centro, con le sue specifiche competenze in ambito riabilitativo ed educativo, ha sviluppato nel tempo molte collaborazioni con le scuole medie della zona e ha avuto modo di rilevare un aumento della difficoltà della scuola pubblica nel far fronte al fenomeno dell’abbandono scolastico dei minori con specifiche patologie, in un contesto territoriale di degrado sociale tipico della periferia della grande città. L’abbandono scolastico è particolarmente difficile da contrastare quando riguarda preadolescenti (11-13 anni) che associano patologie neurologiche e neu- Al via da settembre al “Vismara” di Milano il progetto a sostegno di alunni con disabilità e in condizione di disagio sociale e rischio d’emarginazione ropsichiatriche, spesso non diagnosticate e riconosciute (livello cognitivo border line, disturbi della personalità e del comportamento, disturbi neurologici minimi) al disagio sociale. Queste condizioni, se non trattate precocemente, sfociano frequentemente in disturbi psichiatrici maggiori o in fenomeni di devianza sociale. Proprio questa fascia di età viene spesso dimenticata dalle istituzioni pubbliche: la patologia è ancora troppo lieve per poter essere presa in carico dal sistema sanitario con idonei interventi riabilitativi, mentre il disagio sociale non è ancora così marcato da comportare un’urgenza di intervento e i fondi per intervenire vengono stanziati solo quando la situazione degenera e comporta un intervento del tribunale dei minori, troppo spesso tardivo. L’obiettivo del progetto è quello di realizzare all’interno della struttura una nuova forma di scuola, una scuola-laboratorio che, grazie alla collaborazione di insegnan- ti ed educatori e a una didattica alternativa nei contenuti e nei metodi, accoglierà giovani con patologie neuropsichiatriche a rischio di dispersione scolastica, per offrire loro concrete possibilità di successo formativo e di costruzione di un positivo progetto di vita. Il laboratorio verrà sostenuto da diverse figure professionali che collaboreranno per tutta la durata dell’anno scolastico (insegnanti, educatori, psicologo, responsabile del Servizio Minori), in collaborazione e all’interno della scuola istituzionale, insieme a famiglie e territorio, cercando di creare una rete di opportunità educative interessanti e coinvolgenti. Un ambiente stimolante per relazioni significative «Puntiamo a costruire un ambiente stimolante - spiega Lino Lacagnina, fino allo scorso giugno responsabile del Centro dove la crescita e l’apprendimento si costruiscono come risposte ai bisogni e agli interessi degli utenti. La relazione educativa e la didattica devono sapersi incentrare sulla creatività dei ragazzi e sulle loro dinamiche socio-affettive, creando relazioni significative». Il programma educativo sarà sviluppato a partire dai principi di: ● interdisciplinarietà: la tradizionale scansione delle discipline è superata in favore di un approccio che considera l’unitarietà della persona e quindi del sapere; ● vissuto: proposte e attività dovranno sempre partire dal vissuto del ragazzo e dall’osservazione della propria realtà ed essere stimolate dalle sue domande; ● esperienza diretta/autoprassi: grazie a una didattica prevalentemente laboratoriale, ogni proposta dovrà trovare concrete applicazioni nel fare; ● socialità: al fine di stimolare e sostenere l’apprendimento nel rapporto tra pari, che in età adolescenziale è molto più significativo di quanto si pensi, nelle ore di lezione e di laboratorio, così come nell’opzione pranzo, nella cura dello spazio di lavoro, nei giochi verrà stimolato il lavoro di gruppo e la condivisione. Sono state individuate cinque aree tematiche entro le quali raggiungere quegli obiettivi di conoscenza, competenza e capacità che costituiranno il successo formativo del ragazzo: area dello sviluppo delle competenze linguistiche e dell’informazione; ■ LA REAZIONE DEI GENITORI alla diagnosi di disturbo generalizzato dello sviluppo per il proprio figlio è spesso segnata da profondo disorientamento, con la ricerca continua di approcci terapeutici, a volte non tutti validati da linee-guida, con costi elevati a proprio carico, spesso aggravati dal fatto della perdita del lavoro di uno dei due, per poter seguire un bambino così complesso. Un’efficace terapia deve pertanto non solo attivare interventi finalizzati a migliorare le aree deficitarie presenti nel disturbo, ma anche soddisfare il bisogno, spesso non esplicitato dalla famiglia, di apprendere e affrontare con il figlio una nuova gestione della vita quotidiana. In questa prospettiva, il Centro “Ronzoni Villa-Don Gnocchi” di Seregno (Mb) ha partecipato alla richiesta dell’Asl Monza Brianza di attivare “interventi a sostegno delle famiglie con la presenza di persone con disabilità, con particolare riguardo ai disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro autistico”. «La finalità del progetto proposto, che avrà durata di un anno dalla data di avvio del Piano Territoriale dell’Autismo - spiega Patrizia Spelta , neuropsichiata infantile del Centro (nella foto) - è quella di offrire alla famiglia un supporto individualizzato, a partire dai bisogni e dalle potenzialità presenti in ogni bambino affetto da autismo». Gli obiettivi verranno raggiunti attraverso un’attività educativa mirata a far acquisire determinate competenze comportamentali e funzionali utili per l’adattamento del bambino alla vita familiare e sociale. Inoltre, si darà la possibilità di ascoltoe sostegno dei genitori attraverso colloqui con la psicologa, scambi di esperienze e reciproco aiuto in incontri di gruppo e di consulenza relativa alle normative e ai servizi da parte dell’assistente sociale che lavora nel Centro. area logico-matematica e delle Tlc; area della scienza del territorio (storia e geografia); area delle abilità sociali e dello sviluppo del sé (musicoterapia); area motoria. I contributi di Fondazione Cariplo e della Fondazione EY Italia Onlus Le attività del progetto si svolgeranno all’interno del Centro, in un’area riservata ai minori. Verranno messe a disposizione due stanze, di cui una con funzione di laboratorio di informatica. Per l’attività sportiva si potrà usufruire delle palestre e dei campi della struttura. «Partendo da questo progetto sul territorio - conclude Lacagnina - la Fondazione Don Gnocchi mira a un obiettivo più ampio e generale: far adottare in futuro anche ad altri distretti scolastici tale modello di scuola-laboratorio, che potrebbe entrare a far parte di percorsi educativi alternativi, da condividere con le istituzioni della scuola e della sanità». A sostegno del progetto, la “Don Gnoc- chi” ha promosso nei mesi scorsi una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tramite sms solidali, che ha ottenuto buoni risultati. Sempre a sostegno del progetto, vanno ricordati i contributi di Fondazione Cariplo e della Fondazione EY Italia Onlus. Quest’ultima ha devoluto parte del ricavato dello spettacolo proposto lo scorso febbraio al Teatro alla Scala di Milano, dove si sono esibiti gli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia scaligera che, accompagnati dall’Orchestra dell’Accademia diretta da David Coleman, hanno danzato con i colleghi delle prestigiose Scuole di danza dell’Opéra di Parigi e del Teatro Bolshoi di Mosca. L’inaugurazione del progetto, alla presenza dei responsabili di Fondazione Don Gnocchi e Fondazione EY Italia Onlus, è in programma il 9 luglio, al Centro “Vismara”, con saluti istituzionali, taglio del nastro, presentazione delle attività, testimonianze e visita alla struttura. A sinistra, una panoramica del Centro. Nelle altre foto, momenti dell’attività con ragazzi e adolescenti 29 MISSIONE UOMO SEREGNO. Sostegnoai genitoridi bambini affetti da autismo 28 Attività PROGETTI Continuità assistenziale, Fondazione in prima linea ■ GARANTIRE LA MIGLIORE presa in carico possibile a pazienti in condizioni di cronicità sperimentando moderni e innovativi modelli di continuità assistenziale per rispondere ai bisogni delle persone più fragili e delle loro famiglie, in tutte le fasi della vita: è questa la sfida raccolta dalla Fondazione Don Gnocchi nella propria programmazione strategica, in armonia con lo sviluppo del sistema sanitario e sociosanitario lombardo e con le linee di indirizzo internazionali e nazionali. Nel quadro di un welfare emergente la Fondazione punta a concepire le idee più capaci di mobilitare attori e risorse per conquistare il centro del perimetro di gioco: le innovazioni possibili sul territorio saranno quelle che aggregano competenze, risorse ed energie attorno ad ipotesi praticabili, che vengano tradotte in prassi, percorsi, interventi e capacità di supportare le persone e le famiglie. Ma non è solo la scarsità di risorse ad esigere un profondo rinnovamento del nostro welfare, quanto l’eccessiva distanza che ha assunto rispetto ai bisogni delle persone e delle comunità; per sostenere un’evoluzione possibile è necessario riconoscere che nel territorio il sistema di welfare crea valore se è in grado di promuovere legame, consolidare le forme di reciprocità e supporto che non possono essere affidate solo all’erogazione di sistemi di prestazioni individuali. La Regione Lombardia, considerato l’attuale scenario normativo fortemente in evoluzione, è l’ambito territoriale prioritario nel quale mettere a punto questi modelli. Il tutto in una prospettiva di forte innovazione, sia dal punto di vista organizzativo (area della ricerca e Istituti di Ricovero a Cura a Carattere Scientifico-Irccs), che da quello tecnologico (ad esempio nei settori della riabilitazione tecnologicamente assistita e dei servizi di telemedicina) e gestionale (sistemi informativi in grado di seguire il percorso degli utenti nei vari punti della rete). Per colmare la frammentarietà e il vuoto dei percorsi assistenziali tra la gestione dell’evento acuto e il domicilio del paziente, la Fondazione intende assumere il ruolo di primario soggetto attuatore: ciò al fine di realizzare una presa in carico del paziente non come somma di risposte frazionate in L’obiettivo è colmare la frammentarietà dei percorsi di cura sul territorio. La “Don Gnocchi” come primario soggetto attuatore di Eufrasia Novellini funzione delle diverse unità di offerta, ma come reale percorso unitario e trasversale. A tale proposito è stato costituito un apposito gruppo di lavoro per la realizzazione di nuovi percorsi assistenziali integrati, del quale fanno parte professionisti della Fondazione esperti del sistema sanitario, socio-sanitario e sociale, con competenze cliniche e organizzative. Fanno parte del gruppo - coordinato da Eufrasia Novellini - il consigliere delegato Marco Campari, i responsabili delle attività sanitarie e assistenziali dei tre Poli lombardi Renzo Bagarolo, Mauro Ricca e Marco Triulzi, il referente per le attività sociosanitarie dell’Istituto Palazzolo di Milano Fabrizio Giunco, il direttore dell’area Organizzazione e Sistemi Giuliano Pozza, il responsabile del Centro per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico di Milano Furio Gramatica e il primario di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’età evolutiva dell’Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, Lucia Angelini. L’obiettivo è quello di creare una reale integrazione organizzativa trasversale tra i “punti servizi” della Fondazione presenti sul territorio, per prendersi cura di ogni paziente, dall’infanzia all’età anziana, in una visione olistica che non dimentica le famiglie e che garantisce assistenza continuativa da un livello di cura ad un altro, sia esso l’ospedale, il domicilio o un’altra realtà (medici di famiglia, distretti, centri di riabilitazione...). Tra i pazienti che maggiormente richiedono studio sul territorio vi sono i malati cronici con elevati bisogni assistenziali che necessitano di monitoraggio, di educazione all’autocura e al self empowerment spostando l’enfasi dalla malattia al mantenimento della salute e dell’autonomia. In quest’ottica le iniziative devono produrre benefici evidenti, riconosciuti e misurabili per il paziente e tutta la filiera. RICERCA. Abitare leggero, nuovi servizi residenziali per anziani ■ È STATO PRESENTATO LO SCORSO GIUGNO A MILANO il quaderno della Fondazione Cariplo "Abitare leggero. Nuovi servizi residenziali per anziani", curato da Fabrizio Giunco, referente per le attività sociosanitarie del Polo Lombardia 2 della Fondazione Don Gnocchi. Il cambiamento delle aspettative delle persone fragili e delle loro famiglie sollecitano l’evoluzione di nuovi servizi e nuovi modelli di abitare: la ricerca ha approfondito questi temi e la loro traduzione pratica in strutture già attive sul territorio lombardo. Tra queste, va ricordata “Casa Aurora”, l’innovativa residenza messa in campo a Milano dalla Fondazione Don Gnocchi in collaborazione con Associazione Sarepta e Centro Accoglienza Ambrosiano, grazie al contributo di Fondazione Cariplo, con lo scopo di venire incontro a diversificate situazioni di bisogno di ospiti prevalentemente anziani over 60. Inaugurata un anno fa, “Casa Aurora” dispone di 11 posti , per il periodo necessario ad attivare una rete di sostegno che permetta il rientro “protetto” al domicilio. Un luogo per l’accoglienza provvisoria in un contesto di familiarità e vicinanza intergenerazionale. MISSIONE UOMO 31 Attività PROGETTI MILANO - ISTITUTO PALAZZOLO 33 “Prova l’orchestra”: musica per la disabilità ■MUSICA E DISABILITÀ.Un binomio che si è fortemente consolidato negli ultimi anni, portando a risultati importanti sulle persone coinvolte in questo innovativo percorso di riabilitazione. Proprio con l’intento di fare ulteriori passi avanti, la Fondazione Don Gnocchi ha deciso di introdurre da quest’anno la musicoterapia orchestrale nella riabilitazione dei soggetti in età evolutiva assistiti presso la Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’età evolutiva dell’Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, con riabilitazione in ciclo diurno continuo, associato a scuola speciale. Il progetto pilota, svoltosi in questi primi mesi del 2014 e intitolato “Prova l’orchestra”, è sviluppato dalla cooperati- Lucia Angelini va sociale Esagramma Onlus di Milano e prevede un percorso di avvicinamento alla MusicoTerapiaOrchestrale per giovani studenti con difficoltà. Sono ben conosciuti - per i tanti lavori Benefici significativi dal progetto di musicoterapia in collaborazione con “Esagramma” per i ragazzi del Centro di Milano di Giovanni Ghislandi scientifici disponibili sui rapporti tra musica e cervello - i benefici della musicoterapia nella disabilità di origine neuropsichica. La musica ha infatti una sua sintassi, che offre un’alternativa a quella del linguaggio verbale, permettendo un’espressività altrimenti difficile o impossibile da realizzare. In particolare, la musicoterapia orchestrale rende possibile un’affermazione personale dei soggetti coinvolti, un atto del sé, INVERIGO. Terapia vibroacusticanella stanza Snoezelen ■ MUSICA E FISIOTERAPIA. Il Centro “S. Maria alla Rotonda” di Inverigo (Co) sta sperimentando un nuovo progetto di possibile integrazione tra terapia vibroacustica, strutture ritmico-sonore e trattamento fisioterapico, utilizzando in modo combinato basse frequenze, struttura ritmica e area timbrico-musicale. L’obiettivo è di favorire - attraverso programmi personalizzati su ogni singolo paziente - un riequilibrio psicofisico e un piacevole rilassamento, migliorando il tono muscolare e riducendo situazioni di tensione muscolare e di dolore. La particolarità e l’originalità di questo specifico progetto consistono nel fatto che alla ricezione acustica di frequenze vengono associati timbri e strutture ritmico-musicali mirate, regolabili in base alla manipolazione di precisi dati, forniti da generatori di suoni e frequenze, quali sintetizzatori e campionatori di suoni. Questi innovativi trattamenti vengono effettuati nella stanza Snoezelen del Centro di Inverigo, che ha le caratteristiche necessarie per un massaggio sonoro a bassa frequenza: con strumenti adeguati all’intervento, il trattamento fisioterapico viene somministrato al paziente comodamente sdraiato su un confortevole letto ad acqua, che diventa un importante strumento terapeutico, tenendo inoltre presente che nell’acqua il suono si propaga con efficacia, facilitando un risultato sorprendente dal punto di vista ricettivo sonoro. L’équipe di ricerca è formata dalla neuropsichiatra del Centro, dalla psicologa, dalla fisiatra, dal musicista-musicoterapista e da alcune fisioterapiste. Musicoterapiaanche per pazienti in stato vegetativo attraverso la scelta di uno strumento sinfonico e l’esperienza nel tessuto orchestrale di ruoli e reciprocità, con la partecipazione a un evento ricchissimo di risonanze emotive e il godimento della bellezza di una realtà artistica. Il progetto riabilitativo ha permesso ai ragazzi del Centro milanese della Fondazione Don Gnocchi di familiarizzare con un contesto sinfonico. Dieci gli incontri svolti, che hanno visto l’inserimento dei ragazzi privi di qualsiasi nozione musicale - all’interno di un gruppo orchestrale integrato, composto anche da musicisti professionisti formati alla metodologia Esagramma. Il percorso si è completato con un saggio finale, quando il gruppo ha dato vita a un concerto a favore di altri utenti, familiari o operatori, eseguendo brani che sono stati elaborati durante gli incontri. Gli educatori e i responsabili della Fondazione sono certi dei risultati positivi di questa sperimentazione e auspicano per il futuro la possibilità di rendere ancora più stabile e sistematica la collaborazione con Esagramma. La MusicoTerapiaOrchestrale Esagramma - metodologia unica in Europa e definita in oltre 25 anni di riflessioni, esperienze e interventi con centinaia di utenti ha dimostrato come l’orchestra, da camera o sinfonica, sia un contesto educativo, clinico e di integrazione sociale davvero speciale. Ed è proprio sull’orchestra, su questo particolare luogo che consente una piacevo- In concerto anche in Vaticano ■ NATA A MILANO nel 1988, l’orchestra sinfonica “Esagramma” è un esempio unico in Europa, una formazione dove siedono fianco a fianco musicisti professionisti e ragazzi disabili provenienti dai corsi di “musicoterapia orchestrale” organizzati dall’associazione fondata e guidata da monsignor Pierangelo Sequeri. Un’orchestra sinfonica come terapia per il disagio psichico e mentale. Lezioni e prove, ogni settimana, per diverse ore. E poi i concerti, oltre un centinaio finora, a partire da quelli che nel 2000 hanno portato i ragazzi in Vaticano per il “Giubileo dei disabili”, o nel 2003 al Parlamento europeo a Bruxelles e nel 2007 all’Agorà dei giovani a Loreto. le e oggettiva possibilità di crescita delle capacità relazionali, che si basa il metodo di Esagramma, utilizzato sia a livello clinico (nei confronti di bambini, giovani e adulti in difficoltà), sia formativo (per bambini e ragazzi in età scolare). Esagramma opera con strumenti dell’orchestra sinfonica classica e attraverso la voce di questi strumenti musicali è possibile esprimere e dare forma ai propri silenzi e tempi interiori, rendendoli di volta in volta gesto, colore ritmo e modi di esistere. L’inserimento in un gruppo-orchestra come quello che è stato proposto agli utenti del Centro “S. Maria Nascente” di Milano - per volontà del primario dr.ssa Lucia Angelini e con il contributo di Silvia Maggioni, responsabile del Servizio Marketing - consente di “giocare in musica” diverse dinamiche tipiche dell’esistenza di ognuno, senza doverle necessariamente esprimere a livello verbale. Violini e percussioni diventano “voci nuove” In quest’ottica, gli strumenti musicali violini, violoncelli, contrabbassi, percussioni, arpe - diventano preziosi alleati, poiché ciascuno di essi ha una voce unica, che risuona diversamente in ciascuno e con la quale è possibile identificarsi. Ciascun partecipante al gruppo, spesso ferito nella capacità di comunicare e in possesso di un linguaggio povero, può quindi affidarsi a questa voce per esplorare nuove modalità di dialogo con l’altro e ritrovare fiducia in quelle che ha perso. Si ottengono così conquiste preziose, che permettono di elaborare con uno sguardo più aperto i nuovi confini dei propri limiti. La sperimentazione di diversi modi di porsi nel tessuto polifonico orchestrale consente ad ognuno di modulare la propria voce, ritrovando modalità relazionali da tempo sopite o scoprendone di nuove. All’interno del contesto orchestrale, inoltre, è possibile operare delle scelte in virtù dello specifico ruolo rivestito e delle responsabilità che ne conseguono. L’attività musicale può così favorire una condizione in cui il ragazzo non si limiti a vivere passivamente, ma abbia modo di riscoprire le proprie potenzialità e divenire consapevole di nuove possibilità evolutive. ■ LA MUSICOTERAPIA è un percorso esistenziale che non coinvolge solo il paziente, ma anche i familiari e il musicoterapeuta. Assomiglia a un cammino comune, che passa attraverso un’esperienza di tipo globale, sensitiva, sensoriale e intellettuale. È un lavoro volto alla ri-edificazione di potenzialità cognitive, affettivo-relazionali e motorie in pazienti con un elevato grado di disabilità, in quanto affetti da disordini della coscienza. Tale percorso utilizza il suono e la musica come mezzi non verbali di comunicazione ed espressione del sé. Si può quindi definire la musicoterapia come l’arte dei suoni e delle sue componenti fisiche ed esperienziali, che ha lo scopo di creare ed interpretare forme espressive che rinforzino, elaborino e diano significato all’esperienza della vita umana. Le aree di intervento della musicoterapia sono essenzialmente tre: l’area motoria (volta al rilassamento e alla stimolazione percettiva attraverso il tatto); l’area cognitiva(che prende in considerazione parametri quali l’attenzione, la discriminazione e l’inseguimento dell’oggetto sonoro); l’area affettiva (volta a qualsiasi modificazione di stati emotivi). La produzione del suono - altezza, intensità, timbroe della musica - melodia, armonia e ritmo - vertono infatti su questi campi di intervento. Sono una forma di linguaggio in grado di comunicare quando la parola non è sufficiente o non esiste più; permettono di entrare in relazione con pazienti che presentano gravi deterioramenti cognitivi; sollecitano e attivano memoria, emozioni, schemi logici e motori. Il trattamento di musicoterapia presso il “Nucleo di Accoglienza per Persone in Stato Vegetativo” dell’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano rientra nel programma terapeutico condiviso con tutta l’équipe che si occupa delle persone ricoverate (infermieri, operatori assistenziali, terapista della riabilitazione, neuropsicologo, coordinatore di reparto e medico responsabile). L’obiettivo è quello di mantenere le attività globali di base e le conoscenze specifiche fondamentali del paziente e integrare il familiare nel programma, allo scopo di affrontare più agevolmente la nuova condizione di vita del congiunto. L’intervento di musicoterapia si sviluppa sostanzialmente in tre fasi. Nella prima il musicoterapista effettua un colloquio con i familiari: l’anamnesi psicosonora permette di elaborare un progetto individuale per ogni paziente. La successiva fase operativa, estremamente importante, è la fase del contatto empatico paziente-terapeuta, che deve essere il più profondo possibile ed è indispensabile per la consapevolezza, la motivazione e l’energia che si muovono all’interno dei rapporti reciproci nel percorso comune di lavoro. Nella fase operativa, il musicoterapista guida la presentazione dei partecipanti attraverso la presentazione delle persone facenti parte del setting; invita il paziente all’ascolto di brani musicali con funzione di rilassamento ed espressione del sé, denominata musicoterapia recettiva; attraverso l’utilizzo dello “strumentario Orff” si stimola l’area cognitiva, oppure si procede alla stimolazione sensoriale attraverso la vibrazione ossea utilizzando strumenti come il diapason accordato in Do, denominata musicoterapia attiva. L’incontro termina con il rituale del canto, accompagnato con la chitarra (normalmente appartenente alla storia del paziente) introdotto dal musicoterapista, sollecitato ed eseguito in coro anche dai presenti. Nella terza fase il musicoterapista, dopo aver svolto la sua attività per un ciclo di dieci sedute con cadenza settimanale, effettua la dimissione del paziente con una valutazione finale del percorso e fornisce un ritorno del lavoro svolto ai familiari e all’équipe con cui decide se prolungare l’esperienza in corso o ripetere a distanza di almeno sei mesi un altro ciclo di sedute. A questo progetto ha prestato la Sua collaborazione Francesco Metrangolo, giornalista in pensione del Corriere della Sera e musicologo che, dopo aver accompagnato il fratello nel periodo di degenza presso il Nucleo, opera come volontario. «È commovente - rivela - notare come alcuni pazienti, dopo pochi mesi, provino già a tentare di distinguere un contrappunto “severo” da uno “fiorito” e come tutti, proprio tutti, anche i più sofferenti e in apparenza più lontani, colgano il senso di un “accelerando” o di un “diminuendo” in funzione dell’azione drammatica che si sta svolgendo. È stupefacente come capiscano il significato di “accordo” e di “rivolto”, di cadenza perfetta, plagale, sospesa o d’inganno. È meraviglioso constatare l’immersione della loro intelligenza, della loro sensibilità appuntita dalla malattia, nella musica finalmente spalancata nei propri significati, sia pure appena sotto la superficie, e di quanto beneficio traggano dal punto di vista conoscitivo, culturale, emozionale». Isabella Basile musicoterapista Nucleo di Accoglienza per persone in Stato Vegetativo Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 32 Attività SERVIZI MISSIONE UOMO Dal “ritratto di Cristina” al trattamento delle scoliosi ■ CRISTINA DI LORENA e il suo ritratto, dipinto da Scipione Pulzone nel 1590: questo lo spunto per parlare di scoliosi, una patologia che ancora oggi, come nel ‘600, colpisce dal 5 al 10 per cento della popolazione e che, se non opportunamente trattata e corretta fin dall’infanzia, può portare a gravi problemi in età adulta. È l’argomento trattato dal professor Alvaro Corigliano, primario dell’Unità Operativa Scoliosi e Patologie Vertebrali del Centro Irccs “Don Gnocchi” di Firenze, ospite del Lyceum Club Internazionale, nell’ambito del ciclo di conferenze “Temi di Attualità in Medicina” patrocinate dalla Regione Toscana. L’incontro è stato introdotto dal professor Gian Franco Gensini, dell’Università degli Studi di Firenze, direttore scientifico dell’Irccs “Don Gnocchi”. Cristina di Lorena (foto a fianco), nipote di Caterina de’ Medici e sposa di Ferdinando I, granduca di Toscana, fu L’esperienza dei Centri “Don Gnocchi” nelle patologie della colonna. L’importanza della formazione e della prevenzione ritratta da Scipione Pulzone, con un tronco molto corto, quasi sproporzionato rispetto alla parte inferiore del corpo: un evidente segno di una deformità alla colonna vertebrale. Deformità confermata dalla riesumazione dei resti: Cristina di Lorena soffriva, quasi sicuramente dalla nasci- SANT’ANGELO DEI LOMBARDI. Educazione sanitaria nelle scuole, coinvolti 4 mila ragazzi ■ SI È CONCLUSO LO SCORSO GIUGNO con un seminario di approfondimento al Polo Specialistico di S. Angelo di Lombardi (AV) il progetto “Educazione sanitaria in età scolare: salute della colonna vertebrale”, che in tre anni ha coinvolto oltre 4 mila studenti irpini. Il progetto - responsabile scientifico il dottor Fabio De Santis - è stato condotto da Rita Moscae Giovanni Stortiattraverso incontri con insegnanti e genitori e laboratori in classe con gli alunni su temi di anatomia, fisiologia e patologie della colonna vertebrale, sperimentazioni sulla postura e l’ergonomia, rilevazione dei dati antropometrici e questionari validati ai fini di una ricerca scientifica su abitudini, stili di vita e dolore vertebrale. All’evento conclusivo hanno partecipato il direttore generale dell’Asl di Avellino Sergio Florio, il direttore dell’Unità Operativa Complessa Riabilitazione Claudio Rumiano, il presidente della Fondazione Don Gnocchi monsignor Angelo Bazzarie il direttore del Polo Lazio-Campania Nord Salvatore Provenza, oltre a sindaci, dirigenti scolastici, medici, pediatri e genitori. I dati dell’interessante ricerca sono stati illustrati da Irene Aprile, ricercatrice e neurologa del Centro “S. Maria della Pace” di Roma. Le strutture di Roma e S. Angelo della Fondazione Don Gnocchi si occupano da anni di analizzare il dolore vertebrale nei soggetti in età evolutiva, correlato al sonno, all’attività nel tempo libero e all’uso dello zaino scolastico, attraverso scale di valutazione specifiche. Lo studio ha messo in evidenza la localizzazione, l’intensità, la frequenza e la durata del dolore e ha permesso di identificare, in particolare per quanto riguarda il dolore lombare, alcuni importanti fattori di rischio, tra cui i fattori antropometrici (peso e altezza), lo stile di vita, i carichi, i fattori psicologici, sociali e comportamentali e la chiara associazione tra dolore e uso e peso dello zaino. «In particolare - spiega Aprile - gli studi hanno evidenziato quanto il dolore sia correlato all’uso dello zaino e come si modifica nelle varie fasce di età. I dati sono interessanti e suggeriscono, in questo caso, un diverso approccio al dolore vertebrale nei bambini, preadolescenti e adolescenti». Al termine della tavola rotonda, è stata presentata la mostra dei lavori realizzati dai ragazzi delle scuole,mostra dedicata a Maria Teresa Vincenzi, operatrice del Centro di Roma impegnata sul progetto, scomparsa di recente. ta, di una grave forma di scoliosi, che lo stile di vita e le numerose gravidanze avevano poi ulteriormente peggiorato. È la genetica infatti, o la familiarità, la componente fondamentale di questa patologia molto diffusa ancora oggi e che colpisce soprattutto la popolazione femminile. Esistono diverse forme di scoliosi: legate a malformazioni ossee; forme neurologiche collegate a malattie del Sistema Nervoso Centrale, come paralisi cerebrali infantili, poliomielite, cerebropatie, Sindrome di Friedreich e forme collagenopatiche, ovvero correlate a malattie del collagene, come la sindrome di Down, neurofibromatosi... Ma la forma più frequente (90%) è la scoliosi di natura idiopatica, di cui non si conosce la causa, ma si sa che è a carattere familiare. Le patologie vertebrali, da sempre osservate nel genere umano, sono state approcciate con diverse metodologie correttive, spesso simili però a veri e propri “strumenti di tortura” che andavano a comprimere le gibbosità; già nel 300 a.C. Ippocrate, dopo aver classificato le varie deformità angolari della colonna vertebrale, ideò una serie di strumenti, risultati del tutto inutili, per ridurre queste anomalie. Già nel ‘600, all’epoca di Cristina di Lorena, era invece in uso intervenire con busti o corsetti molto rudimentali e poco efficaci. La Fondazione Don Gnocchi ha iniziato a occuparsi di scoliosi sin dalla fine degli anni ’50, nel quadro dell’intervento riabilitativo per i minori affetti da esiti di poliomielite. Quando questa malattia venne finalmente debellata, l’interesse si indirizzò verso altre forme di scoliosi. Maturò nel tempo la consapevolezza che una diagnosi precoce ed un adeguato trattamento potessero lenire le conseguenze a volte drammatiche per il futuro dei giovani pazienti, individuando trattamenti alternativi all’intervento chirurgico. Nella necessità di attuare un organico programma di prevenzione e di rilevamento sistematico di questa patologia sulla popolazione a rischio, iniziò l’attività nelle scuole, attraverso screening e azioni di prevenzione. Questa esperienza è in seguito stata ulteriormente perfezionata e diffusa attraverso corsi tenuti da esperti della materia, incontri, seminari, congressi e pubblicazioni sulle metodiche per la prevenzione e la cura della scoliosi, indirizzati a tutti gli operatori di strutture pubbliche che si interessano al problema. La diagnosi precoce, che rappresenta l’unica forma di prevenzione, è oggi affida- ■ DA CIRCA 35 ANNI il Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano si occupa del trattamento conservativo dei dismorfismi rachidei dell’età evolutiva. Grazie all’esperienza accumulata, molte curve sono state trattate conservativamente con successo, sottraendole a un destino altrimenti chirurgico. L’attività dedicata alla diagnosi e al trattamento conservativo delle scoliosi e delle ipercifosi è condotta in particolare da tre ortopedici e un fisiatra e conta attualmente oltre 3000 visite l’anno. La struttura dispone inoltre di letti dedicati per la cura delle scoliosi e delle ipercifosi candidate al trattamento con il corsetto inamovibile in vetroresina. «L’uso di tale materiale - spiega il dottor Lucio Palmiero, responsabile di modulo - introdotto una ventina d’anni fa dal dottor Paolo Sibilla, ha costituito un significativo passo in avanti rispetto al “gesso” tradizionale, miglioran- Lucio Palmiero done la resistenza, la leggerezza, l’occultabilità sotto gli abiti (cosa particolarmente gradita ai pazienti giovani), le caratteristiche di radiotrasparenza, coniugando insomma al meglio efficacia e tollerabilità». La degenza dura circa una settimana: è prevista una fase propedeutica alla confezione di corsetto con fisiochinesiterapia erogata da operatori esperti, che prosegue dopo ad ortesi confezionata, per consentire un miglior adattamento e la messa a punto di un programma rieducativo per il domicilio. Lo scorso anno il Centro ha confezionato oltre 200 corsetti inamovibili, richiamando pazienti da tutta Italia. Nei mesi scorsi, inoltre, gli ortopedici dell’Irccs “S. Maria Nascente” sono stati invitati dall’Asl Milano 1 a un tavolo tecnico per elaborare i Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali Rieducativi (Ptdar) per le patologie ortopediche di interesse pediatrico. In particolare la Fondazione - grazie al dottor Palmiero - ha offerto il proprio contributo sui dismorfismi spinali e sul loro trattamento conservativo. «Le linee espresse - aggiunge Palmiero - sono culminate in un evento formativo nel corso del quale ho potuto illustrare a un centinaio di pediatri di famiglia di Milano quanto emerso e condiviso al tavolo tecnico in tema di prevenzione e trattamento delle scoliosi». Ulteriore motivo di soddisfazione è la recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista medica “New England Journal of Medicin” dello studio svolto in 25 Centri canadesi e statunitensi al termine del quale il dottor Matthew Dobbs, ortopedico alla Washington University, conferma che l’applicazione di un’ortesi toracolombosacrale è il trattamento incruento più comune per prevenire l’accentuazione di una curva scoliotica. Negli Stati Uniti nel 2009 ci sono stati 3600 interventi di chirurgia vertebrale su scoliosi idiopatica dell’adolescente, per un costo di 514 milioni di dollari. «Con il controllo della storia naturale dell’affezione - conclude il dottor Palmiero - e un trattamento conservativo ben condotto, si evita la progressione della malattia e soprattutto l’intervento. Proprio quello che facciamo da tempo». ta in particolare ai pediatri e alla sensibilità di educatori fisici e insegnanti. Essendo soprattutto di natura familiare o genetica, l’unica forma di prevenzione efficace è l’identificazione e il trattamento di forme a rischio di evoluzione. «La diagnosi - spiega il professor Corigliano - è essenzialmente clinica e l’efficacia del trattamento ortopedico dipende dall’esperienza, dalla competenza e dalle conoscenze del medico e del tecnico specialista che si approcciano al trattamento di questa patologia, specialmente nel bambino e nell’adolescente, quando può degenerare e dove è necessario intervenire con speciali busti correttivi personalizzati». Al Centro Irccs “Don Gnocchi” di Firenze le scoliosi sono trattate presso l’Unità Operativa Riabilitazione Patologie Vertebrali. Oggi sono circa 1.200 ragazzi in trattamento e vengono effettuate oltre 200 visite a settimana. A fianco, il dottor Alvaro Corigliano del Centro Irccs “Don Gnocchi” di Firenze e un trattamento con corsetto 35 MISSIONE UOMO MILANO. Pazienti da tutta Italia, oltre 3 mila visite l’anno 34 Attività LIGURIA. Il Polo del Levante ligure si trasferisce a La Spezia MISSIONE UOMO 36 Falconara, Unità Speciale per bambini con gravi disabilità È attivo il progetto di assistenza integrata in collaborazione con i “Riuniti” di Ancona. Un’équipe specializzata a disposizione di genitori e caregivers di Stefano Pierani ■ CONSENTIRE LA DIMISSIONE ospedaliera precoce di bambini clinicamente stabilizzati, ma non ancora in grado di rientrare a domicilio e garantire un livello di assistenza sanitaria e riabilitativa che permetta di accogliere bambini tracheotomizzati e in ventilazione assistita, con la possibilità di istruire i genitori, i familiari o i caregivers nell’assistenza diretta del piccolo paziente. Questi i punti di forza dell’Unità Speciale Extraospedaliera per le Gravi Disabilità dell’Età Evolutiva, attiva da circa due anni al Centro “Bignamini-Don Gnocchi” di Falconara Marittima (An). Il reparto, dotato di dieci posti letto, nasce da un progetto di assistenza integrata per i minori, ideato in collaborazione con la Rianimazione Pediatrica della Struttura di Anestesia e Rianimazione degli Ospedali Riuniti di Ancona, con il sostegno dell’assessorato alla Salute della Regione Marche, dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale e dell’ Area Vasta della provincia di Ancona. In ambito pediatrico esistono patologie che fino a pochi anni fa andavano incontro ad exitus precoce, ma che attualmente, grazie all’evoluzione delle tecniche e delle terapie rianimatorie, possono essere trattate con un’aspettativa di vita relativamente lunga. In queste situazioni la famiglia, se adeguataente supportata dalle strutture ospedaliere, extraospedaliere e territoriali, può affrontare la gestione domiciliare del proprio bambino anche se colpito da una grave patologia disabilitante. Consentire a tutti i pazienti in età neonatale, pediatrica o adolescenziale, con gravi disabilità croniche, di vivere il più possibile al di fuori delle strutture ospedaliere, circondati dall’affetto dei genitori, ha indubbi vantaggi per la qualità di vita del nucleo familiare stesso e permette al contempo di ridurre al minimo l’occupazione dei posti letto in Rianimazione. E particolarmente “preziosi” sono quelli della Rianimazione Pediatrica degli Ospedali Riuniti di Ancona, che è dotata di 9 posti letto per un bacino di utenza che comprende Marche, Abruzzo, Umbria e parte della Romagna. La continuità assistenziale Le principali patologie che possono essere accolte nell’Unità Speciale del Centro “Bignamini” sono l’amiotrofia spinale tipo I, II e III, la distrofia muscolare di Duchenne, le miopatie mitocondriali, le tetraparesi post-traumatiche, la displasia bonco-polmonare, la fibrosi cistica, le gravi cerebropatie, l‘ipoventilazione centrale congenita (S. di Ondine) e gli stati di coma vegetativo persistente. Tali patologie vengono classificate a seconda del livello di gravità e se il paziente è in respiro spontaneo, tracheostomizzato o ventilato meccanicamente. L’ Unità Speciale ha il compito di assicurare la continuità assistenziale tra la fase ospedaliera ad alta intensità e quella domiciliare, di completare l’iter verso la domiciliazione, di attuare un percorso di family learning, di garantire la massima sicurezza del paziente durante il ricovero, di realizzare un’integrazione tra l’Azienda Ospedaliera e il Sistema Sanitario territoriale e di fornire un trattamento riabilitativo che possa migliorare la qualità della vita del paziente, anche attraverso la valutazione e la fornitura degli ausili più adeguati. Nonostante la completa operatività dell’Unità Speciale sia relativamente recente, la notizia della sua esistenza ha superato i confini regionali e le richieste di ricovero sono pervenute anche da fuori regione. A tutt’oggi, infatti, la regione Marche non ha completamente finanziato i 10 posti letto, che restano a disposizione per ora anche di pazienti da altre parti d’Italia. In particolare, sono attualmente degenti due pazienti provenienti dai reparti di ■ APERTURA IN VISTA per il “Polo Riabilitativo del Levante ligure” della Fondazione Don Gnocchi a La Spezia, dopo una lunga e articolata trattativa con la Regione Liguria, l’Azienda Sanitaria di La Spezia, Fondazione Carispe e le istituzioni locali. È stata infatti consegnata alla città a inizio giugno la nuova struttura a La Spezia, in via Fontevivo, che ospiterà presto le attività riabilitative della Fondazione Don Gnocchi, finora collocate all’ospedale San Bartolomeo di Sarzana. Lo stabile è stato ristrutturato e adeguato alle esigenze della riabilitazione e consentirà alla Fondazione di proseguire il proprio decennale servizio di qualità al territorio spezzino, non più in regime di concessione, ma di accreditamento. Alla cerimonia di consegna dello stabile alla città sono intervenuti, tra gli altri, il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, il presidente della Fondazione Carispe Matteo Melley, il sindaco di La Spezia Massimo Federici e il presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari. Sempre nei primi giorni di giugno è stato firmato dalla Fondazione Don Gnocchi il contratto di locazione dell’immobile di proprietà delle Fondazione Carispe, che spiana ora la strada alla successiva fase operativa. «Ci siamo mossi in sintonia con la Regione e con l’Asl spiega il direttore del Polo Piemonte e Liguria della Fondazione Don Gnocchi, Carlo Sironi -. Siamo pronti a pianificare il trasferimento delle attività del Polo Riabilitativo da Sarzana a La Spezia e prevediamo anche di poter gestire il previsto hospice per malati terminali, con 9 posti letto, vista la nostra pluriennale esperienza con analoghe strutture esistenti a Monza, Milano e Massa». La palazzina di via Fontevivo (foto a destra in alto) è stata messa a disposizione della Fondazione Don Gnocchi nell’ambito di un importante piano di riorganizzazione del sistema sanitario spezzino, pianificata dall’Azienda Sanitaria Locale di La Spezia al fine di consentire lo spostamento al San Bartolomeo di Sarzana (foto sotto) dei reparti finora attivi all’interno del vecchio ospedale civico del Felettino di La Spezia, che verrà successivamente ristrutturato. Rianimazione dell’Ospedale di Foligno e di Foggia, a testimonianza di quanto siano necessarie strutture di questo tipo. L’obiettivo è il rientro a casa Nel pensare a una struttura di prossimità alle famiglie, non si è trascurata la possibilità di accogliere per periodi limitati bambini provenienti dal loro domicilio per ricoveri di sollievo (occorre una struttura specializzata anche per ricoveri di breve periodo), o per pronto intervento alle famiglie (spesso in passato in questi casi era necessario un rientro dei bambini in ospedale, quando non in rianimazione). Nemmeno è esclusa la possibilità di un ricovero su richiesta dell’Unità Valutativa o dei Servizi Riabilitativi territoriali. L’Unità Speciale è dotata di letti forniti di monitor multiparametrici, con postazioni per ossigenoterapia e per aspirazione delle secrezioni. L’équipe riabilitativa è composta da medici, coordinatori infermieristico e riabilitativo, psicologo, logopedista, assistente sociale, infermieri, fisioterapisti, operatori sociosanitari. In alcuni casi i pazienti ricoverati sono stati iscritti presso le Scuole dell’Infanzia e Primarie Speciali dell’Istituto Comprensivo di Falconara Centro, presenti al “Bignamini”. In questi due anni la collaborazione tra il Reparto di Rianimazione Pediatrica di Ancona e l’Unità Speciale si è fatta sempre più stretta, consentendo al Centro della Fondazione Don Gnocchi di accogliere al meglio i pazienti sia dal punto di vista assistenziale che riabilitativo, formando un’équipe in grado di addestrare i caregivers all’uso delle apparecchiature quali ventilatori meccanici, umidificatori, aspiratori, macchine per la tosse, palloni ambu, nonchè alla gestione delle tracheotomie e delle Peg. Anche i rapporti di collaborazione con le strutture territoriali si sono fatti più intensi e proficui per preparare il rientro al domicilio del bambino, programmando l’assistenza a seconda dei bisogni da affrontare e prescrivendo - dopo le consulenze, le eventuali visite al domicilio e le prove insieme ai tecnici ortopedici gli ausili necessari alla postura, alla gestione domiciliare e alla mobilità. 37 MISSIONE UOMO SERVIZI Attività SERVIZI ROMA 39 «Un momento, sto pensando!» Laboratori di potenziamento cognitivo Risultati significativi dall’attività accanto a bambini con inadeguato rendimento scolastico condotta per sei mesi al Centro di Roma di Laura Iuvone, Ilaria Contaldo e Maria Chiara Stefanini ■ IL REPARTO DI NEUROPSICOMOTRICITÀ e logopedia dell’età evolutiva del Centro “S. Maria della Pace” di Romaha recentemente attivato alcuni laboratori di potenziamento cognitivo, destinati a bambini con inadeguato rendimento scolastico, lievi difficoltà cognitive e di apprendimento, ridotta motivazione e insufficiente autonomia nell’organizzazione dello studio. L’iniziativa è nata con lo scopo di migliorare la capacità di “imparare” dei piccoli pazienti, rinforzando le loro capacità logiche e progettuali. La metodologia adottata si ispira alla teoria di Reuven Feuerstein, secondo cui le funzioni cognitive possono essere potenziate durante tutto l’arco della vita, attraverso l’attivazione di strategie cognitive e relazionali che favoriscano i processi di apprendimento. La modificabilità cognitiva viene agevolata dall’interazione con un “mediatore”, che funge da tramite tra il paziente e l’ambiente, filtrando i dati dell’esperienza e facilitando- IL REPARTO. Prestazioni in convenzionee a pagamento ■ ILREPARTO DI NEUROPSICOMOTRICITÀ E LOGOPEDIA DELL’ETÀ EVOLUTIVA del Centro “S. Maria della Pace” di Roma (via Maresciallo Caviglia 30) eroga prestazioni sia in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale che a pagamento. In convenzione vengono effettuati interventi riabilitativi di neuropsicomotricità, logopedia, psicomotricità e potenziamento cognitivo; sostegno psicologico alla famiglia; comunicazione aumentativa alternativa per bambini con gravi disabilità linguistiche; massaggio infantile per neonati e lattanti con disabilità, per migliorare l’interazione del bambino con i care-givers; attività di collegamento con la scuola e di counseling con il corpo docente. A pagamento vengono invece erogati i seguenti servizi: trattamenti neuromotori, psicomotori e logopedici per le patologie che non hanno i requisiti per rientrare nel regime convenzionato; training logopedici per bambini con disturbi specifici dell’apprendimento; corsi di acquaticità per bambini con difficoltà di sviluppo neuro psicomotorio; pacchetti di valutazioni neuropsicologiche e trattamenti per disturbi delle competenze comunicative e dell’apprendimento. Nelle immagini, momenti di attività. Nella foto piccola, Ilaria Contaldo, Laura Iuvone e Maria Chiara Stefanini, medici, neuropsichiatri infantili ne l’analisi e la strutturazione. Nelle situazioni di apprendimento mediato hanno un ruolo centrale il contenuto e le modalità dell’interazione, che privilegiano la riflessione sui processi e gli stili di apprendimento. In tal senso, l’esperienza di apprendimento mediato interviene in modo integrato nello sviluppo della sfera cognitiva, affettivoemozionale e sociale. Le attività sono state rivolte a bambini in età scolare (a partire dalla terza elementare) e svolte in piccolo gruppo (4-5 bambini), alternando momenti di lavoro individuale a momenti di confronto. Tale modalità offre l’occasione più adatta a stimolare il pensiero critico, aiuta a tener presente il punto di vista degli altri e a considerare ipotesi e soluzioni differenziate. Il gruppo è stato condotto dalla psicologa Laura Peruzzi e dalla logopedista Valeria Tassara, abilitate ad applicare il metodo Feuerstein, con funzione di mediatori, che hanno guidato i bambini nell’osservazione, nell’organizzazione degli stimoli, nella riflessione e nella generalizzazione dei contenuti. Sono state effettuate una visita neuropsichiatrica infantile, incontri con i genitori e con gli operatori scolastici. Il lavoro di gruppo si è svolto con cadenza settimanale. Ogni incontro, della durata di due ore, è stato seguito da una riunione dell’équipe, con lo scopo di analizzare l’andamento della seduta e preparare il materiale per l’incontro successivo. L’efficacia del servizio confermata da famiglie e docenti La partecipazione dei bambini è stata continuativa e costante. La dottoressa Laura Iuvone, ideatrice e responsabile del progetto, sottolinea che ,al termine dei primi sei mesi di attività ,si sono osservate modifiche significative. I bambini hanno interiorizzato il concetto di “un momento, sto pensando...”, che ha rappresentato il filo rosso dei laboratori, imparando ad analizzare i dati esperienziali e a riflettere sulle strategie da attivare per risolvere una situazione complessa. Hanno inoltre imparato a utilizzare un linguaggio più consono al contesto, a porre domande e a intervenire spontaneamente e in maniera pertinente; conseguentemente hanno acquisito maggiore fiducia in se stessi. I buoni risultati ottenuti sono stati confermati dalle famigliee dal corpo docente. Inoltre, i genitori hanno espresso il desiderio di proseguire l’attività e di effettuare incontri periodici con i conduttori del gruppo. Il progetto avrà ulteriori sviluppi e il laboratorio sarà riproposto in futuro (Per informazioni: [email protected]). Vela e disabilità, concluso il progetto di ricerca: è migliorata la qualità della vitadei partecipanti ■ SI È UFFICIALMENTE CONCLUSO il 10 giugno scorso il “Progetto Vivere” (VIrtuale pro VEla REale), finalizzato all’affermazione delle pari opportunità per le persone con disabilità nel campo dello sport della vela, realizzato con il contributo del Dipartimento delle Pari Opportunità e gestito dalla Fondazione Don Gnocchi e della Federazione Italiana Vela, con la collaborazione della Marina Militare e delle Fiamme Azzurre. Il progetto di ricerca ha coinvolto 30 ragazzi dai 10 ai 25 anni, quasi tutti con disabilità motorie: 17 assistiti dal reparto di Neuropsicomotricità e logopedia dell’età evolutiva del Centro “S. Maria della Pace” di Roma e 8 provenienti dalle scuole della capitale; 5, invece, sono ragazzi normodotati, così da favorire l’inclusione sociale e l’affermazione delle pari opportunità. All’evento finale hanno partecipato il presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari, il consigliere delegato Marco Campari, il direttore dei Centri romani Salvatore Provenza, il referente scientifico degli stessi Centri Luca Padua e la neurologa Irene Aprile, ricercatrice che ha elaborato il progetto e condotto la fase di valutazione e riabilitazione tecnologica, e Francesco Maria Manozzi, medico sportivo che ha collaborato al progetto. La Fiv, che ha curato la formazione alla vela e le uscite in mare, era presente con Alessandro Mei, presidente di Fiv Lazio; la Polizia Penitenziaria, che ha curato il trasporto dei ragazzi ad Anzio per le uscite in mare, con l'Ispettore Giuseppe Mammone, segretario della Sezione Velica del Guppo Sportivo Fiamme Azzurre; la Marina Militare, che ha messo a disposizione le imbarcazioni e gli istruttori in occasione sempre delle uscite in mare, con Sergio La Manna, responsabile dell’attività velica. Erano presenti anche Margherita Filippone di Eur SpA e Paola Bianchi e Alberto De Stefano del Dipartimento Pari Opportunità. La giornata si è chiusa al laghetto dell’Eur (foto sotto) - concesso a titolo gratuito dal presidente di Eur spa, Pierluigi Borghini - con una veleggiata che ha visto coinvolti i ragazzi partecipanti al progetto e i loro istruttori, con barche Dream, accessibili e adatte alla formazione per questo tipo di progetto. Dal punto di vista scientifico, il progetto si proponeva di valutare gli effetti del training riabilitativo tecnologico e del corso teorico e partico di vela sull’equilibrio e sulla qualità della vita dei ragazzi. Un primo dato, forse il più significativo, ha messo in evidenza un miglioramento complessivo della qualità della vita dei partecipanti, sia dal punto di vista delle prestazioni motorie, che del benessere globale. Tale dato è stato misurato attraverso il Questionario CHQ, somministrato ai genitori dei ragazzi. Il dato è significativo, tenuto conto che tutta l’attività si è svolta in soli 6 mesi. Altri dati tuttavia sono in corso di elaborazione e saranno presentati al più presto. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 38 Attività TERAPIE ORGANIZZAZIONE 41 Salerno, nuovi servizi per pazienti adulti e anziani Il Centro conosciuto per l’attività a favore di bambini amplia l’offerta: al via un laboratorio per prevenire patologie degenerative ■IL CENTRO “S. MARIA AL MARE”di Salerno, conosciuto nel territorio come struttura tradizionalmente rivolta a utenti dell’età evolutiva, amplia e diversifica la propria offerta, avviando nuovi servizi per venire incontro alle esigenze dei pazienti in età adulta e per rispondere meglio alle richieste del territorio. L’obiettivo è di affrontare con particolare attenzione alcuni aspetti problematici tipici dello stato di salute della persona anziana, soprattutto in funzione preventiva o, almeno, per rallentare processi di deterioramento fisico e cognitivo, non necessariamente legati a una patologia. Dimenticarsi qualcosa, perdere reattività e rapidità di pensiero, accorgersi di difficoltà nell’apprendimento sono solo alcuni esempi di situazioni che possono presentarsi con l’avanzare dell’età. Piccoli segnali, spesso non preoccupanti, ma nemmeno da sottovalutare, perché potrebbero essere l’inizio di qualcosa di più grave. Oggi sono a disposizione strumenti e tecniche per affrontare questo deterioramento cognitivo, attraverso una presa in carico globale della persona, che mette insieme i punti di forza di diverse discipline, per migliorare la qualità della vita generale del paziente. IRPINIA. L’ospedale… a casa, continua il progetto Adri ■ È PARTITO LOSCORSO MARZO, PER IL SECONDO ANNO,il progetto sperimentale di Assistenza Domiciliare Riabilitativa Intensiva (Adri) gestito dal Polo Specialistico Riabilitativo di Sant’Angelo dei Lombardi (Av). Si tratta di un servizio innovativo, frutto della collaborazione tra la Fondazione Don Gnocchi e l’Asl di Avellino, che ha come obiettivo, quello di creare a casa del paziente le condizioni del ricovero ospedaliero. Lo scorso anno hanno usufruito del servizio 24 pazientidella provincia di Avellino, con diverse patologie complesse (ictus, protesi d’anca, protesi di ginocchio, fratture trattate chirurgicamente...). Attraverso il servizio Adri, l’équipe specialistica ospedaliera della Fondazione (fisiatra, internista, fisioterapista,infermiere e logopedista) effettua una riabilitazione intensiva al domicilio del paziente di almeno tre ore giornaliere per una durata di tempo stabilita di volta in volta dalla specifica patologia. Tale sistema di “ospedalizzazione domiciliare” garantisce ai pazienti un recupero ottimale, azzerando tra l’altro i rischi di infezioni ospedaliere. Da non sottovalutare resta anche il coinvolgimento e il supporto psicologico della famiglia, che vede il “paziente-familiare” riprendere, in tempi rapidi, le attività di vita quotidiana tra le mura domestiche. «Il servizio sta ottenendo un ottimo riscontro da parte dei pazienti che ne usufruiscono spiega il direttore, Salvatore Provenza- e si conferma come ulteriore tassello nella gamma delle risposte che la Fondazione cerca di dare al bisogno di salute delle persone». «Ero molto preoccupato perché temevo di non camminare più - è la testimonianza di uno dei pazienti seguiti -. Grazie al mio medico abbiamo contattato la Fondazione Don Gnocchi, che ci ha proposto la riabilitazione a casa. Voglio ringraziare tutta l’équipe che mi ha preso in cura: grazie a loro ho recuperato il cammino». A questo proposito, il Centro di Salerno propone un’attività organizzata in piccoli gruppi e condotta da terapisti esperti, finalizzata alla riattivazione globale e a massimizzare la capacità di mantenere il proprio ruolo e l’autonomia nel proprio ambiente. In pratica, attraverso attività di laboratorio e sulla base di un progetto stilato da un medico specialista, sono proposte attività diverse, tese a stimolare la memoria, l’orientamento, il movimento nello spazio e a riprodurre le normali attività di vita quotidiana: un laboratorio, insomma, dove riprodurre le normali azioni di ogni giorno, ma con finalità terapeutiche. Si tratta di una proposta innovativa che ha pochi o nessun precedente nel territorio e che è rivolta in special modo a persone anziane che iniziano a soffrire, in forma lieve, di disturbi di perdita della memoria o dell’orientamento. Deterioramento cognitivo, senza però dimenticare la forma fisica; per questo, un nuovo servizio proposto al Centro di Salerno per affrontare i piccoli acciacchi che si presentano con l’età avanzata, è un programma specifico di Attività Fisica Adattata (Afa). Nella struttura della “Don Gnocchi” è possibile svolgere questo tipo di attività per migliorare la salute e il benessere, attraverso l’esercizio fisico. I corsi sono tenuti da personale specializzato e prevedono esercizi appositamente programmati e calibrati per ogni tipo di esigenza. Le attività proposte sono la ginnastica posturale e dolce, rivolta a tutti coloro che in presenza di algie, cattive posture, squilibri muscolo-articolari, sovraccarichi funzionali e alterazioni statico dinamiche vorranno ritrovare, attraverso l’esercizio fisico mirato, uno stato di riequilibrio psicosomatico, e la ginnastica di tonificazione e funzionalità, rivolta invece a coloro che aspirano a tenere il corpo in buona forma e a migliorare l’efficienza con un esercizio più energico e variegato. Disturbi post traumatici da stress Sempre in ambito terapeutico, è stato altresì attivato un laboratorio teatrale per “esercitare” la consapevolezza di sé, la relazione con l’ambiente circostante e gli altri, stimolando attività motorie, verbali e sociali, così da diventare momento di riabilitazione per persone con disabilità fisiche o intellettive. Lo scopo non è tanto quello di portare in scena una rappresentazione teatrale, ma di favorire i processi di percezione, di conoscenza del proprio corpo e del suo movimento, di potenziare le funzioni attentive e di concentrazione, di raggiungere la consapevolezza del lavoro di gruppo e di favorire interazioni positive, anche nella direzione di affrontare e risolvere problemi legati all’ansia e alla gestione delle emozioni. E proprio nella direzione della gestione dell’ansia e delle emozioni, per migliorare il benessere psicofisico, sono stati attivati corsi di formazione per l’apprendimento del training autogeno, una tecnica di rilassamento globale tra le più valide e diffuse per ridurre lo stress e migliorare l’autocontrollo. Va nella stessa direzione un’altra metodica offerta dal Centro di Salerno, anche questa innovativa: il trattamento dei “Disturbi Post Traumatici da Stress attraverso Emdr (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari)” per persone uscite da eventi dolorosi, gravi patologie o eventi traumatici. La tecnica, condotta dalla psicologa del Centro, che ha ottenuto apposita certificazione, si basa sulla scoperta che alcuni stimoli esterni, come l’esecuzione di alcuni movimenti oculari, possono essere particolarmente efficaci per superare un grave trauma. È una tecnica che fa parte di un percorso psicoterapico individuale e può essere utilizzata anche per rielaborare eventi stressanti come un lutto, una malattia cronica, cambiamenti improvvisi e non previsti… Oltre a queste, altre attività rivolte prevalentemente ad adulti o a persone anziane, come l’osteopatia e il linfodrenaggio manuale, vanno ad aggiungersi alle attività rivolte ai minori, come la psicomotricità relazionale, la foniatria e la logopedia. Certificazione di qualitàanche per i Centri lucani ■ LA PERSONA SOFFERENTE nella sua dimensione globale, e non ridotta alla sua patologia, sempre più al centro delle attività di assistenza, cura e riabilitazione, ricerca e formazione: è per aderire sempre meglio alla propria mission - oltre che per elevare il livello delle prestazioni - che la Fondazione Don Gnocchi ha intrapreso, da diversi anni, lo sviluppo di un sistema di gestione per la qualità certificabile. Ultimi, in ordine di tempo, ad avere portato a compimento questo iter lungo e complesso ed essersi uniformati al sistema di gestione di Fondazione sono i due Centri lucani: il Centro “Gala” di Acerenza (Pz) e il Polo Specialistico Riabilitativo di Tricarico (Mt), che nei mesi scorsi hanno ottenuto la Certificazione di Qualità secondo la norma ISO 9001:2008 da parte dell’ente certificatore CSQ. Un riconoscimento importante, ma non certo un punto di arrivo, giunto al termine di un lavoro preparatorio fatto di messa a punto di procedure, regole e meccanismi di controllo finalizzati a migliorare la qualità dei servizi, l’efficienza e i tempi di attesa, a tutto a vantaggio dei pazienti. Un lavoro di squadra, coordinato dalla responsabile del Servizio Qualità, Rossella Manfredidi Acerenza, coadiuvata da Floriana Salomone di Tricarico, con il supporto degli uffici centrali di Milano e, in particolare, di Roberto Porta, responsabile del Servizio Qualità e Sicurezza del Paziente. «Negli ultimi anni - spiega - abbiamo strutturato un modello organizzativo e strumenti gestionali che permettono di affrontare in modo integrato una serie di problematiche comuni a tutti i Centri, come il rispetto dei requisiti d’accreditamento la presa in carico e la sicurezza del paziente e degli operatori, la tutela della privacy, il perseguimento dell’efficacia dei processsi di cura e l’efficientamento dei comportamenti, così da evitare un moltiplicarsi di sistemi e regole. Abbiamo cercato di strutturare un sistema che, ponendo il paziente al centro, permetta una semplificazione dei processi e un miglioramento delle prestazioni. Il sistema di gestione della qualità serve ad accrescere la coesione interna e a favorire un modo di operare comune in tutte le strutture di Fondazione, attraverso un sistema di analisi e controllo che innesca processi di miglioramento continuo». Insieme alle regole, uno degli aspetti più significativi della Certificazione conseguita dai Centri lucani è stato la formalizzazione di un sistema di monitoraggio e ascolto continuo delle esigenze dei pazienti, attraverso un uso più efficace, rispetto al passato, dei questionari di soddisfazione, compilati dai pazienti stessi o, più frequentemente, dai loro familiari a un mese circa dal ricovero. «È questo - tiene a precisare Manfredi - lo strumento più efficace per individuare meglio le possibili aree di criticità che possono sfuggire a noi operatori e mettere in campo, di conseguenza, misure e azioni di miglioramento, anche immediate». Protagonista di questo delicato momento e interfaccia tra i pazienti e la struttura, è l’Urp (Ufficio Relazioni con il Pubblico), che così non funge solo da “sportello reclami”, ma si trova nella situazione privilegiata di dialogare con le famiglie, in modo da diventare un punto di ascolto efficace per ogni genere di esigenze. In altre parole, è l’applicazione della regola del miglioramento continuo, fatto di azioni, verifiche, misurazioni per puntare a costanti azioni migliorative. E i progressi devono poter essere misurati, per questo il sistema della qualità applicato ad Acerenza e Tricarico prevede una serie di indicatori quantitativi che comprendono, per esempio, il numero degli eventi avversi, i tempi di attesa nelle risposte ai reclami, la formazione del personale (ore di formazione e numero di persone formate), i tempi di consegna della copia della cartella clinica dal momento della sua richiesta e altri ancora. Proprio come il cruscotto di un’automobile, questi valori daranno la misura del miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi offerti, fermo restando che la qualità del servizio è fatta innanzitutto dal personale, dalla sua dedizione e dal suo impegno. «La certificazione di qualità - commenta con soddisfazione Simonetta Mosca, direttrice del Polo Campania Sud–Basilicata della Fondazione Don Gnocchi - è il risultato di un lavoro corale svolto da tanti operatori del Polo. Più che un punto di arrivo, si tratta di un punto di partenza per un servizio ai nostri pazienti ancora più accurato, nel solco della filosofia della Fondazione e per meglio adeguare ai nostri tempi il messaggio del beato don Gnocchi. Per essere ancora meglio e di più, accanto e al servizio della vita». Le due strutture lucane della Fondazione: il Centro “Gala” di Acerenza (Pz) e il Polo Riabilitativo di Tricarico (Mt) MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 40 Attività REALTA’ VIRTUALE. Con Microsoftal via il progetto Vitamin 42 MISSIONE UOMO La Fondazione in rete, rinnovata la strategia web Il nuovo portale www.dongnocchi.it per facilitare la ricerca e l’accesso ai molteplici servizi dei Centri. E con tante novità garantire maggior evidenza ai servizi erogati dai Centri e dagli ambulatori attivi su tutto il territorio nazionale, oggi più facilmente ricercabili e consultabili in rete, insieme a sezioni di approfondimento sulle attività trasversali di formazione, ricerca scientifica e solidarietà internazionale. Non mancano un ampio focus sulla figura del beato don Carlo Gnocchi (grazie anche ad approfondimenti multimediali), l’integrazione con i principali social network (in particolare youtube e twitter), la valorizzazione delle esperienze di volontariato e un’articolata sezione dedicata a quanti cercano informazioni e strumenti per sostenere la Fondazione. Il tutto, con la necessaria e doverosa attenzione ai temi dell’accessibilità. Le attività Punto di forza del nuovo portale è la possibilità di cercare e trovare nella maniera più facile e intuitiva i servizi offerti dalle strutture della Fondazione. Questo è possibile sia dall’home page, che dalla sezione “I Centri”. Nel primo caso, l’utente può navigare attraverso i vari ambiti in cui sono state suddivise le attività: dai servizi per la riabilitazione a quelli per anziani, dai servizi per disabili a quelli per l’infanzia e l’adolescenza, dai servizi di diagnostica e analisi di laboratorio ai servizi per malati terminali. Nelle singole sezioni è possibile poi selezionare la tipologia di servizio cercato e il portale restituisce l’elenco dei Centri in cui si può trovare. Dalla sezione “I Centri”, è invece possibile - aiutati da una mappa interattiva muoversi a partire dal territorio interessato per conoscere quali strutture “Don Gnocchi” sono presenti e quali attività e servizi offrono all’utenza. Una maschera con i filtri “Regione”, “Ambito” e “Servizio” agevola ancor di più l’operazione di ricerca. Entrambi i percorsi conducono alle pagine del Centro o dell’ambulatorio ricercato, che contengono a loro volta le principali informazioni (indirizzi, contatti, telefoni, responsabili, descrizioni dei servizi…), spesso con la possibilità di scaricare direttamente la modulistica necessaria per un primo contatto nelle procedure di accoglienza. MILANO. Ictuse sclerosi multipla: giochi virtuali per la riabilitazione L’istituzione La sezione “La Fondazione” contiene invece dati e informazioni sulla storia della “Don Gnocchi”, sulla struttura e sull’organizzazione attuali, con la possibilità di consultare agevolmente lo statuto, la carta dei valori, il contratto, le certificazioni di qualità, le pubblicazioni. In “bacheca” sono invece raccolte alcune delle tante lettere di riconoscenza e messaggi di ringraziamento che ogni giorno gli utenti fanno pervenire ai responsabili delle varie strutture, affiancata da una fotogallery che riprende le immagini più significative degli eventi più importanti in calendario. ■ REHAB@HOME HA PRESENTATO nel marzo scorso, nell’ambito di un incontro internazionale svoltosi al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano una serie di giochi sviluppati per svolgere percorsi di riabilitazione fisica e cognitiva entro le mura domestiche. Rehab@Home è un progetto di ricerca internazionale a cui partecipa anche la Fondazione Don Gnocchi e che ha lo scopo di costruire un ambiente virtuale efficiente, coinvolgente e personalizzato per tutti quei pazienti che devono svolgere un percorso di riabilitazione fisica o cognitiva all’interno della propria abitazione. In particolare, durante gli incontri milanesi sono state presentate le finalità del progetto e i partner coinvolti, procedendo con una sessione esplicativa che ha visto i due partner clinici raccontare come stanno integrando all’interno delle loro strutture le soluzioni sviluppate da Rehab@Home. I partecipanti hanno inoltre potuto interagire direttamente con i giochi già realizzati. Al centro dei lavori soprattutto alcuni giochi riabilitativi sviluppati da imaginary, - uno dei partner di Rehab@Home - durante il primo anno di progetto e già testati da alcuni pazienti post-ictus o affetti da sclerosi multipladei Centri Il fondatore L’ampia sezione dedicata al beato don Gnocchi è raggiungibile con un clic dall’home page e da qualsiasi altra pagine del portale. Accanto alla biografia di don Gnocchi e alle tappe della sua vita, è possibile consultare - nella sezione “frammenti antologici” - le più belle e suggestive citazioni dagli scritti di don Carlo, suddivise per temi e argomenti. Il lungo e complesso iter del processo di canonizzazione, con lo straordinario traguardo della beatificazione, celebrata a Milano il 25 ottobre 2009, sono raccolti e raccontati in una sezione apposita. Una bibliografia completa, l’accesso all’archivio storico, informazioni sul santuario e sul museo dedicati al “papà dei mutilatini” e informazioni sulle mostre itineranti a disposizione degli interessati completano la sezione. ■È ON LINE da alcune settimane e sta riscuotendo unanimi apprezzamenti il nuovo portale web con il quale la Fondazione Don Gnocchi ha avviato un radicale ripensamento della propria presenza e delle proprie strategie di marketing, comunicazione e fundraising sulla rete. Il portale - all’indirizzo www.dongnocchi.it - è stato realizzato con l’obiettivo di Don Gnocchi di Milano e Neurologisches Therapiezentrum di Gmundnerberg (Austria). Questi giochi prevedono l’interazione del paziente tramite Kinect, uno strumento in grado di leggere i movimenti dello scheletro umano e, in questo caso, specificatamente degli arti superiori. I giochi garantiscono al paziente un feedback in tempo reale rispetto alla correttezza dei suoi movimenti e quindi una gestione ottimizzata della terapia riabilitativa. La sessione interattiva ha visto anche la partecipazione di un altro partner di Rehab@Home, Create-net che ha presentato i cosiddetti “SifteoCubes games”, giochi utili per la riabilitazione cognitiva dei pazienti e che ha proposto una discussione intorno ad un’interfaccia clinica in fase di sviluppo per consentire ai terapisti di seguire in remoto il percorso di riabilitazione del paziente a domicilio. ■ SI CHIAMA VITAMIN (VIRTUAL REALITY PLATFORM FOR MOTOR COGNITIVE REHABILITATION), è articolato su tre anni ed è iniziato lo scorso gennaio. La sfida è creare scenari virtuali e giochi finalizzati alla promozione di specifici obiettivi riabilitativi, sia in ambito motorio che cognitivo, con la possibilità di raccogliere dati quantitativi relativi ai movimenti effettuati ed estendere la riabilitazione oltre le strutture normalmente predisposte. Questo, in sintesi, il progetto della Fondazione Don Gnocchi con tecnologie Microsoft, presentato lo scorso 10 giugno in occasione del “Ngo Day. Donare è ricevere. La tecnologia abbraccia il Terzo settore”, promosso a Milano dalla stessa Microsoft Italia. All’interno della Fondazione è in atto un grande processo di rinnovamento sul versante delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che passa innanzi tutto per la semplificazione e l’efficientamento dei processi di gestione dati, per focalizzarsi ancora di più sul duplice obiettivo strategico di trattare casi complessi nei Centri a livelli di eccellenza e di “seguire a casa” il paziente, continuando a supportarlo con la stessa efficacia e il minor dispendio di risorse. Uno sforzo di rinnovamento che investe anche la clinica e la riabilitazione e il progetto Vitaminne è un esempio. La piattaforma fornisce, sotto forma di videogioco, una serie di esercizi riabilitativi in realtà virtuale per bambini con difficoltà motorie e/o cognitive. La piattaforma sfrutta soluzioni Microsoft dalla raccolta delle informazioni (Kinect for Windows 2), all’adattamento in tempo reale dell’esercizio (Tablet Surface), fino alla memorizzazione ed elaborazione dei dati tramite le soluzioni Cloud ed Office 365 per la condivisione delle informazioni. Essendo ancora in una fase di sviluppo, i risultati scientifici e i vantaggi quantitativi del progetto sono prevedibili in un lasso di tempo di almeno 18-24 mesi. Tuttavia, la focalizzazione sul bambino e l’ambiente che lo circonda hanno reso questo progetto innovativo e i primi feedback che la Fondazione ha ricevuto da parte di utenti, operatori e famiglie sono incoraggianti. Grazie all’interoperabilità e alla scalabilità delle soluzioni Microsoft, Vitamin si interfaccia con diversi dispositivi per permettere l’utilizzo dello stesso esercizio di riabilitazione anche a persone con patologie molto differenti. Inoltre, i servizi Cloud consentono ai terapisti e ai clinici l’acquisizione quantitativa in tempo reale dei parametri relativi al movimento del soggetto per ogni esercizio, con l’estrazione di indici complessivi che sono disponibili e confrontabili nel tempo e a distanza. Nel corso del “Ngo Day” - a cui hanno partecipato l’amministratore delegato di Microsoft Italia Carlo Purassanta e il direttore Responsabilità Sociale e Progetti a sviluppo nazionale Roberta Cocco - il progetto Vitamin è stato illustrato per la Fondazione Don Gnocchi da Lucia Angelini, primario dell’U.O. di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’Età Evolutiva del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano e da Furio Gramatica, responsabile del Centro per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico. Le aree trasversali Ampio spazio è dedicato allo sforzo che la Fondazione mette in campo nel’ambito della ricerca scientifica, della formazione (con la possibilità di consultare l’articolato programma di eventi formativi, anche selezionando gli stessi per regioni, per la presenza o meno di crediti Ecm e per categorie professionali) e della solidarietà internazionale. Completano il portale una ricca sezione dedicata alla comunicazione (news, appuntamenti, interventi, comunicati stampa, rassegna stampa, rivista e notiziario, newsletter e panorama editoriale), alle donazioni (con link ai minisiti delle donazioni on line, del cinque per mille e dei lasciti testamentari) e al volontariato. Dall’home page è infine possibile consultare i tweet del giorno, oltre che accedere al ricco canale istituzionale di youtube (con decine di filmati, suddivisi per categorie, con la Fondazione, i Centri e gli operatori protagonisti) e alla web radio “Don Gnocchi”, gestita dai ragazzi del progetto “Tutti insieme con noi” del servizio socio educativo del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, dove è possibile ascoltare (e vedere in video streaming) le trasmissioni in diretta del palinsesto o rivedere le stesse in podcast. La ricerca di un Cms Web semplice, robusto, scalabile e che permettesse di estendere nel futuro la medesima soluzione anche ad altre realtà della galassia “Don Gnocchi” con una gestione multi-site avanzata ha portato la Fondazione, dopo un’accurata selezione, alla scelta di Atex Cms Web Polopoly. Il sito è erogato in modalità Cloud da Atex, permettendo un’ottimizzazione dei costi e la massima garanzia di efficienza. 43 MISSIONE UOMO PROGETTI Attività TECNOLOGIE ASSISTIVE MILANO. Sanità e innovazione, premiata la “Don Gnocchi” MISSIONE UOMO Ausili: dove l’Europa parla una sola lingua ■ SI È CONCLUSO il progetto europeo Etna - European Thematic Network on Assistive Information Technologies, che ha visto la Fondazione Don Gnocchi per tre anni capofila di una rete tematica con 23 partner di 13 Paesi europei, tra cui prestigiosi centri di ricerca, di riabilitazione, di formazione e di informazione impegnati nel campo delle tecnologie assistive per le persone con disabilità. Il risultato più evidente e tangibile del progetto - guidato dall’ingegner Renzo La Commissione ha giudicato eccellenti i risultati del progetto triennale guidato dalla Fondazione. La nuova versione del portale Eastin Andrich del Centro per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico-Citt di Milano della Fondazione Don Gnocchi - è la nuova versione del portale europeo degli ausili Eastin (European Assistive Technology Information Network), già online all’indirizzo www.eastin.eu. Grazie alle conoscenze e alle metodologie sviluppate nel corso del progetto Etna, il portale Eastin - pur mantenendo la sobrietà grafica che lo caratterizza come “motore di ricerca” dedicato al mondo LA RETE . Fondatori, soci e partner: l’associazione Eastinha coinvolto l’intero continente ■ L’ASSOCIAZIONE EASTIN è giuridicamente costituita in Italia, con sede legale a Milano. Soci dell'associazione non sono persone fisiche, ma istituzioni leader nei vari Paesi europei sulle tematiche della disabilità. Attualmente l’associazione comprende sette full partner(soci ordinari, tra i quali i quattro soci fondatori) e una ventina di associate partner (soci aggiunti), ciascuno dei quali svolge il ruolo di organismo di contatto nazionale per la rete. Soci fondatori: Fondazione Don Carlo Gnocchi (Italia) ● Disabled Living Foundation (Inghilterra) ● Institut der Deutschen Wirtschaft Köln (Germania) ● The National Board of Social Services (Danimarca) Soci ordinari: ● Flemish Agency For Persons With Disability (Belgio) ● Handicaps et Cadre de Vie (Francia) ● Vilans (Olanda) Contatti nazionali negli altri Paesi dell’Unione Europea (associate partner): ● Adapth (Lussemburgo) ● Astangu (Estonia) Center for Information Society Technology (Bulgaria) ● Centre of Technical Aids for Disabled People (Lituania) ● Centro de Referencia Estatal de Autonomía Personal y Ayudas Técnicas (Spagna) ● Citizens Information Board (Irlanda) ● Czech Society of Rehabilitation and Physical Medicine (Repubblica Ceca) ● Disability Now (Grecia) ● European University - Department of Education Sciences (Cipro) ● Fundatia Alpha Transilvan? (Romania) ● Ministry of Welfare of the Republic of Latvia (Lettonia) ● National Institute for Welfare and Health (Finlandia) ● National Office for Rehabilitation and Social Affairs (Ungheria) ● Norwegian Labour and Welfare Service (Norvegia) ● Technical University of Košice (Slovacchia) ● University Rehabilitation Institute (Slovenia) Partner esterni: ● Istituto per le Tecnologie Didattiche - CNR (Italia, Genova) ● OAEG (Grecia) ● ● ■ L’OSSERVATORIO ICT IN SANITÀ DEL POLITECNICO DI MILANO ha premiato la Fondazione Don Gnocchi per un progetto considerato tra le eccellenze nell’innovazione tecnologica nella sanità italiana. Il premio è stato assegnato in occasione del convegno di presentazione della Ricerca 2014 dell’Osservatorio ICT in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano nella categoria “Soluzioni per l’assistenza socio-sanitaria”. Il progetto presentato, a cui la Fondazione Don Gnocchi sta lavorando dal 2012, ha portato alla costruzione di una Piattaforma Integrata Sanitaria e Assistenziale (Pisa) per la gestione del percorso del paziente fragile nei diversi ambiti di intervento. Nelle motivazioni del premio - consegnato da Rossana Ugenti, direttore generale del Sistema Informativo e Statistico Sanitario del ministero della Salute, al presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari, e al direttore dei Sistemi Informativi, Giuliano Pozza (nella foto) - si sottolinea «l’innovatività della soluzione che supporta i processi di accoglienza e cura su una piattaforma unica, sia per quanto riguarda le attività sanitarie (ambulatoriali, di degenza e di riabilitazione), sia per quelle socio-assistenziali, quali RSA e Hospice». La giuria ha inoltre rimarcato la diffusione della soluzione a diversi Centri della Fondazione (ad oggi cinque, in Toscana, Lazio e Lombardia), con la possibilità di personalizzare per ciascun contesto regionale e socio-sanitario (dall’Irccs riabilitativo alla Rsa) le funzionalità specifiche sulla base dei servizi erogati, oltre al modello organizzativo con cui è stata gestita l’introduzione della soluzione, che ha previsto un Comitato Guida e nuclei di avviamento e presidio locali, con un coinvolgimento rilevante dei principali key users. Nel ritirare il premio, Pozza ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato al progetto, portando esperienze e competenze diverse nelle varie strutture della Fondazione. Il progetto riveste un’importanza strategica per il percorso di presa in carico globale del paziente fragile, che la “Don Gnocchi” sta perseguendo anche con strumenti informatici innovativi a supporto della revisione dei processi e dell’organizzazione. degli ausili - è stato completamente rinnovato nella tecnologia ed è stato arricchito di nuove funzionalità. Su Eastin è ora possibile effettuare ricerche molto approfondite su tutto il mondo degli ausili. In particolare, nel campo degli ausili informatici è possibile specificare nella ricerca caratteristiche tecniche e funzionali particolarmente importanti per l’utente che utilizzerà l’ausilio (ad esempio, parlando di ausili software scaricabili da Internet, il sistema operativo sul quale l’ausilio andrà installato); è possibile inoltre per un utente che abbia esperienza di un dato ausilio, dare il proprio parere e condividerlo con altri. Il portale funziona in tutte le lingue dell’Unione Europea (quando si va sul sito, esso si configura automaticamente nella lingua dell’utente); integra attual- mente otto portali nazionali sulle tecnologie assistive (tra cui il Portale italiano Siva della Fondazione Don Gnocchi www.portale.siva.it), due portali internazionali tematici (tra cui anche il sito italiano “essediquadro” http://sd2.itd.cnr.it, specializzato in tecnologie didattiche) e un database centralizzato alimentato da centri di riferimento nazionali di tutti i Paesi dell’Unione Europea. È infine collegato alla community ATIS4all (Assistive Technology and Inclusive Solutions for All), un forum interna- 45 MISSIONE UOMO 44 zionale di discussione sulle tecnologie assistive informatiche. La valutazione del progetto da parte della Commissione Europea, emessa dopo l’audit finale svoltosi nelle scorse settimane a Lussemburgo, è stata ottima: «Risultati eccellenti: il progetto ha pienamente conseguito i suoi obiettivi ed ha anche superato le aspettative». L’intenso e costruttivo lavoro interdisciplinare di ricerca, di formazione e di scambio di esperienze tra tutte le istituzioni partecipanti alla rete - arricchito anche dalla collaborazione con altre reti - ha portato allo sviluppo di nuove conoscenze, metodologie e tecniche nel campo delle tecnologie informatiche di ausilio alla disabilità, che ogni partner ha poi provveduto a mettere a frutto nelle proprie attività e nei propri contesti.Tutto il materiale prodotto nel corso del progetto è pubblicamente disponibile sul sito del progetto www.etna-project.eu. SIVA. Restyle grafico-tecnologico anche per il portale italiano ■ A DIECIANNIDALLA SUA PRIMA PUBBLICAZIONE, anche il Portale Sivasi è di recente rinnovato nella tecnologia e nella grafica, per un utilizzo più efficace, intuitivo e funzionale. La nuova versione è stata riprogettata impiegando le più avanzate tecnologie e in conformità con i più recenti standard e le specifiche per l’accessibilità definite dal World Wide Web Consortium. Espressione della pluridecennale esperienza del Servizio Informazione e Valutazione Ausili (Siva) della Fondazione Don Gnocchi, il Portale offre informazione, guida e orientamento sugli ausili tecnici disponibili sul mercato che possono essere utili per una migliore autonomia, qualità di vita e partecipazione nella società delle persone disabili. Si appoggia su una rete di servizi specializzati (Centri Siva) in grado di fornire consulenze e valutazioni personalizzate per la scelta degli ausili appropriati alle esigenze della singola persona. Nodo di questa rete è il servizio Dat (Domotica, Ausili, Terapia Occupazionale) del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, dotato di un’ampia mostra permanente di ausili e di un appartamento domotico. Il Portale Siva (www.portale.siva.it) offre una panoramica completa, aggiornata, dettagliata e indipendente da interessi commerciali, delle tecnologie assistive disponibili in Italia e in Europa. In particolare si avvale di cinque Banche Dati(ausili, aziende, centri, idee, biblioteca), di servizi interattivi(tele-sportello, vademecum, cartella personale, segnalazioni di novità) e di un’area riservata per il quotidiano aggiornamento dei dati. Attività RICERCA MISSIONE UOMO Nanomedicina e biofotonica al servizio della riabilitazione ■ CHE COSA C’ENTRANO le nanotecnologie con la riabilitazione? E perché la “Don Gnocchi” si sta sempre più impegnando nel settore della nanomedicina? Sono interrogativi leciti, specie quando ci si imbatte in progetti o tecniche, a prima vista apparentemente “lontani” dall’attività tradizionale più conosciuta e che alcuni ricercatori utilizzano invece quotidianamente nei sempre più numerosi e moderni laboratori della Fondazione, attivi in parecchi Centri italiani. Il presupposto doveroso è che la ricerca è una dimensione costitutiva della Fondazione Don Gnocchi, voluta fin dall’inizio dallo stesso don Carlo. «La battaglia della scienza contro l’invasione della morte - ha Nelle foto, momenti di attività al Laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica Clinica (“Labion”), attivo al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano Nel programma dei finanziamenti europei “Horizon 2020” l’invito a integrare sfide sociali e innovazione di Furio Gramatica responsabile Centro per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico-CITT e Laboratorio Labion -Fondazione Don Gnocchi scritto il “papà dei mutilatini” - costituisce uno dei capitoli più alti e più drammatici della storia umana». La Fondazione è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs), impegnato nella ricerca “traslazionale” (cioè orientata a risolvere problemi clinici in tempi ragionevoli). La ricerca con l’utilizzo tecnologie sofisticate quali le nanotecnologie - genericamente la manipolazione della materia a livello atomico e molecolare - e la biofotonica - l’utilizzo della luce per sondare la presenza di determinate sostanze in campioni biologici può sembrare assai distante dal letto del pazienze, si direbbe quasi puramente accademica. Non è però così. Una prima risposta la fornisce la Commissione Europea. È iniziato da pochi mesi l’Ottavo Programma Quadro di finanziamenti europei alla ricerca e all’innovazione, denominato “Horizon 2020”, proprio perché avrà la durata di sette anni (2014-2020) e sarà finalizzato a supportare sia la ricerca di base di eccellenza (come nelle scorse edizioni), ma anche e soprattutto la ricerca applicata che sfoci in innovazione, cioè in soluzioni concrete alle sfide sociali: salute, società che invecchia, ecologia, energia... Accanto ai pilastri delle sfide sociali e della ricerca di eccellenza è stato inserito il terzo pilastro della leadership industriale, per promuovere l’alleanza tra chi - come la Fondazione Don Gnocchi - è da sempre in prima linea sul fronte dei bisogni, con le idee chiare su quali siano le necessità e le priorità e chi - come il mondo dell’industria - è invece esperto in innovazione. Sull’asse tra questi due pilastri - sfide sociali e innovazione - la Commissione Europea ha individuato sei “strumenti”, definiti “tecnologie abilitanti” (key enabling technologies, Ket) che dovrebbero costituire i mezzi ad oggi più avanzati per portare potenza tecnologica al servizio delle sfide sociali. Le sei Ket sono: nanotecnologie, fotonica, materiali avanzati, biotecnologie, micro e nano-elettronica e sistemi manifatturieri avanzati. Le prime quattro sono un cavallo di battaglia dei laboratori della “Don Gnocchi” e anche la quinta è nelle corde della Fondazione, almeno in relazione con aziende leader in tali tecniche. Questo permette di gettare un ponte tra le buone idee e l’effettiva produzione di soluzioni efficaci, in concreto di allearsi con aziende per portare sempre più innovazione anche nel campo della sanità. Labion, tecniche innovative nel campo della diagnostica Entrando più nel dettaglio della combinazione delle prime quattro Ket, va sottolineato come la Fondazione Don Gnocchi sia attiva da almeno sette anni nel settore della cosiddetta nano-bio-fotonica (l’agire, cioè, a livello molecolare, anche con la luce, per rilevare o modificare sostanze biologiche a scopo diagnostico o terapeutico). E questo, in particolare, attraverso il Laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica Clinica (“Labion”), attivo al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano. Il programma strategico del “Labion” prevede una fase pluriennale - appena terminata - finalizzata alla messa a punto del laboratorio stesso (attrezzature di eccellenza e personale specializzato) e delle sofisticate tecniche di analisi che le attrezzature permettono di attuare. Per poter raggiungere gli obiettivi della prima fase, il “Labion” si è concentrato sulla metodologia, più che sulle patologie bersaglio, agendo in particolare su problematiche connesse all’oncologia e alla diagnostica, che hanno costituito un ottimo “campo di allenamento” per lo sviluppo di tecniche innovative, con finanziamenti di ricerca su bandi nazionali e internazionali per oltre due milioni di euro. Ora, con la necessaria confidenza acquisita con le metodiche di analisi, è previsto lo spostamento su patologie di inte- ■ ANCHE LA FONDAZIONE DON GNOCCHI ha partecipato nei mesi scorsi al “Nano World Cancer Day”, evento satellite del World Cancer Day svoltosi simultaneamente in 13 Paesi europei, ospitato in Italia dall’Istituto Nazionale dei Tumori, presenti - tra gli altri il direttore scientifico dell’Istituto Marco Pierotti e l’assessore delle Attività produttive, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia, Mario Melazzini. L'iniziativa della Piattaforma Europea di Nanomedicina è stata un’opportunità unica per far crescere la conoscenza e le potenzialità della nanomedicina nella lotta contro il cancro, dalla diagnosi alla cura, grazie alla presenza dei maggiori esperti del settore. La Piattaforma Europea di Nanomedicina (Etpn) nasce nel 2005 come iniziativa guidata dall'industria e Istituti di ricerca. La Fondazione Don Gnocchi è tra gli enti fondatori con il Laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica Clinica, diretto da Furio Gramatica. Nel corso dell’evento è stato illustrato come la nanomedicina possieda le potenzialità per migliorare drasticamente la prevenzione, la diagnosi (diagnosi precoce), il trattamento e il monitoraggio di molte malattie, incluso il cancro. resse “core” non solo per la Fondazione, ma anche a livello nazionale, correlate alla prevenzione e alla misura di outcome dell’azione riabilitativa in malattie croniche e/o degenerative. A tal scopo il “Labion” sta allargando il network scientifico e di policy making costruito negli scorsi anni ad attori internazionali già impegnati in tal senso. Questo avviene anche grazie alla partecipazione a livello apicale (nell’executive board) nella Piattaforma Europea di Nanomedicina, un organo consultivo della Commis- sione Europea per questa disciplina emergente, dove istituzioni normative, politiche, di ricerca e industriali si incontrano per stendere le linee programmatiche sul tema, da proporre alla Commissione Europea per i prossimi anni. Con sessant’anni di storia e attività alle spalle, l’opera di don Gnocchi insegue ancora e con passione i bisogni di chi è più fragile, mettendo anche la potenza delle tecniche più avanzate a disposizione di chi è impegnato ogni giorno accanto e al servizio della vita. EUROPA. Fondi e programmi dedicati all’innovazione ■ NELLE SCORSE SETTIMANE una delegazione della Fondazione Don Gnocchi ha incontrato il professor Fabio Donato, docente dell’Università di Ferrara e delegato nazionale al Comitato di Programma Europeo di Horizon2020per la priorità “Europe in a Changing World – Inclusive, Innovative and Reflective Societies”. L’incontro aveva lo scopo di approfondire la tematica dei fondi e dei programmi europei dedicati all’innovazione, che oggi prevedono, oltre a Horizon2020, anche altri fondi strutturali - di provenienza europea, ma gestiti dalle regioni - con finalità specifiche quali ricerca, innovazione tecnologica, efficienza energetica, messe a norma ed altro ancora. Tali fondi possono essere anche integrati con finanziamenti ottenuti su Horizon2020. La Fondazione Don Gnocchi ha voluto così approfondire maggiormente gli argomenti legati alla conoscenza dei meccanismi istituzionali europei di finanziamento e le possibilità offerte dai vigenti programmi sull’innovazione. Sul tema, va segnalato anche l’incontro promosso da Fondazione Cariplo - con la partecipazione, tra gli altri, dello stesso professor Donato e dell’europarlamentare Patrizia Toia - allo scopo di tracciare un quadro completo delle opportunità a disposizione del privato sociale per il perseguimento del bene comune. Il non profit e l’imprenditoria sociale possono infatti svolgere un ruolo sempre più strategico per trovare strade innovative che permettano di andare oltre la crisi. 47 MISSIONE UOMO EVENTO. La nanomedicinacontro il cancro 46 Attività ORGANIZZAZIONE. Ricostituito il Comitato tecnico-scientifico MISSIONE UOMO 48 La maglietta “MagIC” con Samantha nello spazio L’astronauta italiana utilizzerà l’indumento a sensori indossabili frutto della ricerca della “Don Gnocchi” nella missione che partirà a dicembre ■ LA MAGLIETTA “MAGIC”, frutto della ricerca sviluppata negli ultimi anni dalla Fondazione Don Gnocchi, sarà protagonista di una serie di esperimenti che vedranno protagonista Samantha Cristoforetti, astronauta italiana dell’Esa, nel corso della sua prossima missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, in programma dal prossimo mese di dicembre fino al mese di febbraio del prossimo anno. Gli esperimenti di cui si occuperà l’astronauta fanno parte del progetto denominato “Wearable monitoring”, di cui è responsabile l’ingegner Marco Di Rien- MILANO. Borsa di studio Axaper la ricerca sull’Alzheimer ■ PROSEGUE LA PARTNERSHIP tra Axa Assicurazioni e la Fondazione Don Gnocchi. La compagnia assicuratrice ha promosso un’iniziativa diretta a finanziare una borsa di studio per la ricerca sul morbo di Alzheimer, che in Italia colpisce 600 mila persone. La borsa di studio del valore di 25mila euro è finanziata attraverso la donazione da parte di Axa di 5 euro per ogni polizza vita (“Semplicemente Vita”), o per ogni polizza Long Term Care contro i rischi legati alla non autosufficienza (“MiAutonomia”), sottoscritta durante i mesi di maggio e giugno, fino al raggiungimento del valore previsto. L’obiettivo della borsa di studio è quello di potenziare la ricerca che la “Don Gnocchi” sta portando avanti nell’ambito dello sviluppo di metodi innovativi di rilevazione di biomarcatori molecolari, sentinelle di uno stato di malattia. Una rilevazione precoce dei biomarcatori permette un monitoraggio più oggettivo dell’evoluzione della malattia, perché consentie ai pazienti affetti da Alzheimer di iniziare una terapia farmacologica prima che le funzioni celebrali siano definitivamente compromesse. La borsa di studio sarà assegnata a un giovane ricercatore che opererà sotto la guida dei responsabili del Laboratorio di Biofotonica Clinica e Nanomedicina (Labion), attivo all'interno del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, protagonista negli ultimi anni di importanti progetti di ricerca nazionali e internazionali. In alto a sinistra, l’astronauta italia dell’Esa Samantha Cristoforetti. Qui sopra, la maglietta sensorizzata MagIC, frutto della ricerca sviluppata in Fondazione Don Gnocchi ■ È STATO RICOSTITUITO, per il triennio 2014-2016, il Comitato tecnico-scientifico della Fondazione, l’organismo - presieduto dal direttore scientifico - che ha la responsabilità della programmazione e del coordinamento dell’attività di ricerca nei vari Centri. Nel fanno parte, in qualità di componenti interni alla Fondazione: ● Paolo Mocarelli, direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi ● Mario Clerici, direttore scientifico del presidio Irccs “S. Maria Nascente” di Milano ● Gianfranco Gensini, direttore scientifico del presidio Irccs “Don Carlo Gnocchi” di Firenze ● Luca Padua, referente scientifico dei Centri di Roma ● Marco Triulzi, direttore sanitario del presidio Irccs “S. Maria Nascente” di Milano ● Anna Mazzucchi, responsabile “Rete Gravi Cerebrolesioni Acquisite” della Fondazione Don Gnocchi ● Stefano Negrini, responsabile Cattedra Medicina Fisica e Riabilitativa Università di Brescia c/o Centro “Spalenza-Don Gnocchi” di Rovato (Bs) Componenti esterni a livello nazionale: ● Alessandro Padovani, esperto in Neurologia ● Raffaele Gimigliano, esperto in Fisiatria ● Marco Trabucchi, esperto in Geriatria e Psichiatria ● Sergio Cerutti, esperto in Bioingegneria ● Alberto De Negri, esperto in Economia Sanitaria ● Carla Collicelli, vice direttore generale del Censis ● Marcello Massimini, esperto in Neurofisiologia e relative tecnologie Componenti esterni a livello internazionale: ● Emilio Bizzi, esperto in Neurofisiologia zo, coordinatore del Laboratorio di Ricerca Cardiovascolare e del Laboratorio per lo Sviluppo dei Sensori Indossabili e Telemedicina del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi. Il progetto ha obiettivi scientifici e tecnologici. L’obiettivo scientifico è approfondire la conoscenza sui meccanismi fisiologici del sonno in microgravità. La tematica è importante, poiché in questo particolare ambiente la qualità del sonno è ridotta e questo può portare ad una diminuzione dell’attenzione e della vigilanza durante le attività in veglia degli astronauti. L’obiettivo tecnologico è di validare un dispositivo basato su tecnologia tessile, che permetta la rilevazione semplificata e confortevole di segnali biologici (elettrocardiogramma, respiro, temperatura, indici di meccanica cardiaca) durante il sonno in microgravità. Il sistema sviluppato dalla Fondazione Don Gnocchi è composto da una Maglietta Sensorizzata, derivata dalla maglietta “MagIC”, contenente sensori tessili per la rilevazione dell’elettrocardiogramma e del respiro, un’Unità Elettronica Portatile (Peu) per la raccolta dei dati e la misura delle vibrazioni cardiache (da cui estrarre gli indici di meccanica cardiaca), un termometro esterno per la misurazione della temperatura cutanea e una Unità Batterie (Bu) necessaria all’a- Paolo Mocarelli Marco Di Rienzo limentazione del dispositivo. Il protocollo dell’esperimento nello spazio prevede che l’astronauta indossi la maglietta sensorizzata prima di dormire, col- 49 leghi la Peu e l'Unità Batterie alla maglietta e attivi il monitoraggio. Il sistema registrerà in questo modo i parametri biologici dell’astronauta durante tutto il periodo di sonno. Al risveglio, i dati memorizzati verranno trasferiti sul computer di bordo per la trasmissione a terra, dove saranno effettuate le successive analisi. Per gli aspetti biologici, le attività sono svolte in collaborazione con il team di cardiologi dell’Istituto Auxologico Italiano, sotto la direzione del professor Gianfranco Parati. Le ricadute “a terra” sui disturbi del sonno I risultati di questi esperimenti potranno avere anche interessanti ricadute “a terra”. Nel mondo occidentale, infatti, circa una persona su quattro soffre di disturbi del sonno, non sempre ben compresi. Gli aspetti conoscitivi di questo progetto possono contribuire alla comprensione dei meccanismi fisiopatologici che caratterizzano il sonno a terra. Inoltre, il dispositivo di monitoraggio sviluppato per questo progetto è caratterizzato da una estrema facilità d’uso e potrebbe quindi essere facilmente utilizzato a terra per la diagnosi remota dei disturbi del sonno direttamente dal domicilio del paziente, nell’ambito di servizi di telemedicina. MILANO. Evoluzione dei genie infezioni, pubblicato lo studio ■ LA RIVISTA “PLOS GENETICS”ha pubblicato uno studio nato dalla collaborazione tra il Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi, l’Irccs “Eugenio Medea”, l’Università degli Studi di Milanoe l’Università di Milano Bicocca che analizza la storia evolutiva dei geni essenziali per la risposta alle infezioni. Le malattie infettive sono state una delle principali cause di morte durante l’intera storia evolutiva dell’uomo. Basti pensare alle epidemie avvenute in passato, quali la peste bubbonica e l’influenza spagnola o, in tempi piu recenti, all’epidemia di Hiv. Le infezioni hanno insomma rappresentato un’importante pressione selettiva, agendo come setaccio che consente la sopravvivenza e la possibilità di riprodursi solo ai più adatti (geneticamente) a rispondervi. La selezione naturale lascia però delle “impronte”, che possono essere identi- Mario Clerici ficate attraverso metodiche di evoluzione molecolare. Identificare tali impronte, significa comprendere quali geni e varianti siano stati selezionati per meglio rispondere ad una o più infezioni. I ricercatori hanno cercato le “impronte” lasciate dalla selezione naturale in geni che cooperano a un processo noto come presentazione dell’antigene, che è la fase iniziale della risposta immune. «Queste analisi - spiega il professor Mario Clerici, direttore scientifico dell’Irccs “S. Maria Nascente” della Fondazione Don Gnocchi - possono aiutarci a isolare nuove varianti genetiche che predispongano o proteggano da specifici patogeni. Ad esempio, lo studio ci ha consentito di identificare una variante che causa una variazione aminoacidica in una proteina e di dimostrare come tale variante protegga dall’infezione da Hiv». La storia della nostra specie è scritta anche nel nostro genoma; saperla leggere può aiutarci a comprendere come abbiamo combattuto i nostri peggiori nemici, chi sia oggi più vulnerabile ad alcune malattie e quali siano i migliori bersagli molecolari per lo sviluppo di nuove terapie. MISSIONE UOMO RICERCA Attività RICERCA 51 Gambe... bioniche per pazienti amputati Dispositivo pelvico e protesi robotizzata per restituire la facoltà di camminare. All’Irccs di Firenze test e verifiche con i partner europei di Damiano Gornati ■ È PROPRIO IL CASO di dire che procede con passo veloce il Progetto Cyberlegs per la realizzazione di un sistema robotico per pazienti amputati per cause vascolari agli arti inferiori (a livello trans-femorale). Nelle scorse settimane, al Centro Irccs “Don Carlo Gnocchi” di Firenze si è svolta la riunione annuale di verifica, presenti i rappresentanti di tutti gli enti coinvolti, compresa la Commissione Europea, che ha finanziato il progetto. È stata l’occasione per fare il punto della situazione, con- dividere i passi fin qui compiuti e mettere a confronto tutti i partecipanti al progetto: la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (capofila), l’Università di Lubiana (Slovenia), l’Università Cattolica di Louvain (Belgio), la Libera Università di Bruxelles e la Fondazione Don Gnocchi, segnatamente l’Irccs di Firenze. Erano presenti Mariusz Baldyga della Commissione Europea e i project reviewers Brian Davies e Owen Holland; coordinatore del progetto è Nicola Vitiello, della Scuola Sant’Anna. Erano presenti per la Fondazione Don Gnocchi Raffaele Molino Lova, Federica Vannetti, Guido Pasquini e Michela Meneghetti. Il Progetto Cyberlegs si pone l’ambizioso obiettivo di restituire a pazienti amputati, in particolare anziani che presentano un quadro clinico generalmente compromesso e debilitato, la capacità di camminare, con un basso dispendio di energia, attraverso due dispositivi integrati: una protesi robotizzata che sostituisce l’arto amputato e un’ortesi pelvica, anch’essa robotizzata che, collegata ad entrambi gli arti, aiuta il movimento e facilita il cammino. È proprio in questo dispositivo pelvico e nella sua integrazione con la gamba artificiale che sta l’elemento più innovativo: si tratta di una sorta di “tutore attivo”, che una volta sviluppato dopo la fase sperimentale, avrà l’aspetto di un paio di pantaloni facili da indossare e di una sorta di zainetto, che aiuterà nella fase di spinta, age- Nelle foto, alcuni momenti dell’incontro di verifica tra i partner del progetto e i rappresentanti della Commissione Europea , svoltosi al’Irccs “Don Gnocchi” di Firenze volando il movimento delle gambe. Negli ultimi mesi, dopo lo sviluppo di diversi modelli, i gruppi di lavoro si sono focalizzati sull’integrazione dei risultati raggiunti nei diversi ambiti: in Belgio è stata messa a punto la protesi, in Italia il modulo pelvico e un complesso sistema di decodifica e gestione delle “intenzioni di movimento” del paziente, con un sistema di prevenzione delle cadute, capace di decodificare in 300 millisecondi una situazione di rischio e di correggere la camminata. Trattandosi di pazienti amputati e in età avanzata, è facile immaginare quanto potrebbe essere pericolosa una banale caduta. Per questo, si è lavorato sulla “Piattaforma Senly”, una piattaforma robotica per la valutazione del controllo dell’equilibrio, allestita proprio presso il Centro Irccs “Don Gnocchi” di Firenze, con la funzione di provocare e studiare le cadute. Le sensazioni del cammino Un altro sistema in fase di sperimentazione è lo sviluppo di una serie di sensori per trasmettere al paziente le sensazioni del cammino: si tratta di stimoli che una persona normodotata prova, senza farci caso, nel poggiare il piede a terra e che sono estremamente importanti per gestire il movimento, controllarlo e rendere più armonica la camminata. Questi stimoli, che il nostro cervello riceve dalla pianta dei piedi, saranno trasmesse all’addome del paziente, il quale potrà rendersi conto se sta poggiando bene a terra il piede (artificiale) e quindi regolare il movimento in modo più sicuro e meno dispendioso dal punto di vista energetico. E a proposito della grande incognita del dispendio energetico, i test condotti nei mesi scorsi hanno messo in evidenza, sia su soggetti sani ma soprattutto su soggetti amputati, che il consumo energetico, misurato durante il six-minute walk test, risulta sensibilmente ridotto indossando il modulo pelvico. In altre parole, il paziente amputato farà meno fatica a camminare. Questo sarà ancora più evidente, quando tutto sarà miniaturizzato e reso più leggero e agevole da indossare, quasi come una normale tuta. Nel frattempo, continua lo studio per semplificare i dispositivi tecnologici, per ridurre il più possibile il cosiddetto “sforzo cognitivo” da parte di chi un giorno indosserà l’apparato, proprio per non scoraggiarne l’utilizzo. In tutto questo, è particolarmente rilevante il ruolo della Fondazione Don Gnocchi: alcuni mesi fa, proprio presso la struttura di Firenze, è stato inaugurato il “MARe Lab”, il Laboratorio congiunto di biorobotica assistita, in collaborazione con la Scuola Sant’Anna di Pisa, che è una sorta di quartier generale di Cyberlegs e la sede unica a cui afferiscono tutti gli studi e i contributi scientifici e tecnologici per essere sottoposti a test di valutazione. Il Progetto Cyberlegs, partito nel febbraio 2012, si concluderà a fine gennaio del prossimo anno. FIRENZE. Neuroscienze e neuroriabilitazione ■ IL CENTRO IRCCS “DON CARLO GNOCCHI” DI FIRENZE ospiterà dal 26 al 29 novembre prossimi i lavori del 22esimo Congresso nazionale della Società Italiana di Psicofisiologia, che avrà titolo “Dalle Neuroscienze di base alla Neuroriabilitazione”. Sarà un momento fondamentale per specialisti ed esperti nazionali e internazionali delle neuroscienze di base per fare il punto della situazione e presentare gli ultimi sviluppi relativi alla neuroriabilitazione, in un contesto nel quale la ricerca clinica dimostra che i soggetti con lesione del sistema nervoso centrale hanno un grande potenziale di recupero e alla luce del forte impulso dato negli ultimi anni allo sviluppo di strategie terapeutiche innovative. Informazioni: tel. 055 7393726-5; email: [email protected]. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 50 Attività TEATRO SOCIALE FORMAZIONE 53 Consolidamento e innovazione nella proposta formativa 2014 ■ «L’ESSENZA DELL’OTTIMISMO non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi; una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé». Sono le parole di Dietrich Bonhoeffer, teologo tedesco della Chiesa Luterana, strenuo e attivo oppositore del nazismo, impiccato nel campo di concentramento di Flossenburg a pochi giorni dalla fine della seconda guerra mondiale, ad accompagnare la ricca e variegata proposta formativa della Fondazione Don Gnocchi per l’anno in corso. Sul versante interno, l’offerta complessiva del Piano di Formazione Continua della Fondazione muove dalla necessità, opportunità e volontà di coniugare il mantenimento e consolidamento delle competenze fondamentali per lo svolgimento delle attività “core”, l’acquisizione di tecniche specialistiche innovative orientate anche alle nuove tipologie di utenza, il miglioramento dell’agire relazionale e comunicativo nei confronti del paziente, con gli orientamenti per la salute definiti dalle macro tendenze di sistema, oltre che dalla programmazione sanitaria nazionale: l’invecchiamento della popolazione (cronicità/prevenzione), l’incidenza delle patologie tumorali e delle patologie cardio-respiratorie, l’aumento della non autosufficienza nella popolazione anziana e l’incremento delle malattie degenerative e irreversibili. Il Piano comprende ben 189 eventi, di cui 107 con accreditamento Ecm, per 442 edizioni complessive (245 con Ecm). Sul versante dei contenuti, prosegue lo sforzo sul tema della sicurezza negli ambienti e nei luoghi di lavoro, con un numero di corsi che rappresentano quasi il 20% dell’intero piano formativo. Da sottolineare anche il numero importante di corsi sul tema della sicurezza del paziente (primo soccorso, BLS e BLSD), per consentire sempre più e sempre meglio agli operatori di far fronte agli eventi improvvisi nella gestione il paziente con patologie croniche. Il miglioramento delle condizioni sociosanitarie, l’aumento della sopravvivenza a condizioni cliniche un tem- Sul versante interno il Piano comprende 189 eventi (107 con Ecm) Sul fronte esterno, la novità delle proposte per il welfare aziendale. Con un occhio all’Expo di Gianbattista Martinelli Direttore Area Formazione Fondazione Don Gnocchi po fatali e l’invecchiamento della popolazione hanno infatti portato a una profonda modificazione dell’assistenza, con un progressivo incremento delle malattie ad andamento cronico, spesso presenti contemporaneamente nello stesso individuo. «È il capitale umano a costituire il vero e proprio motore dell’innovazione, sono le persone a fare la differenza - scrive il presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari, nell’introduzione al Catalogo con l’offerta formativa 2014 -. È quindi indispensabile rinnovarsi costantemente sia nel fornire un contributo concreto ed efficace alla crescente domanda di formazione degli operatori, che nell’adoperarsi per rinvigorire il loro senso di appartenenza e identificazione». Università e luoghi di lavoro Sul versante esterno, sono ormai consolidati i rapporti con l’Università agli Studi di Milano per la gestione dei corsi di laurea di infermieristica, educazione professionale, fisioterapia, terapia occupazionale, logopedia e terapia della neuro psicomotricità dell’età evolutiva, con oltre 550 studenti che frequentano le sedi della Fondazione. Le novità sono rappresentate dalle proposte di formazione continua per le aree della sanità, della riabilitazione, dei servizi socioeducativi, della scuola, delle aziende e su alcuni temi trasversali come l’informatica, la sicurezza e la cultura organizzativa. Per i temi legati alla prossimità e alla cura delle persone fragili, sono disponibili proposte che, attraverso il ripensamento delle modalità assistenziali, intendono innovare i percorsi di cura, sempre più individualizzati e in grado di rispondere ai bisogni della vita quotidiana. Questo favorisce la presa in carico nel lungo termine, garantendo la continuità assistenziale ospedale-territorio, l’integrazione degli interventi sociosanitari, favorendo il mantenimento del paziente il più a lungo possibile nel proprio ambiente di vita. Per le aziende il nuovo bisogno che si vuole interpretare è quello del welfare, dove la proposta che la Fondazione fa ai “luoghi del lavoro” è in linea con l’attenzione globale alla persona che da sempre caratterizza la propria storia e la propria mission. Da tempo le istituzioni sanitarie a livello nazionale pongono particolare attenzione allo sviluppo dei corretti stili di vita nei luoghi di lavoro e nella scuola, con l’intento di creare ambienti favorevoli alla salute e al fine di prevenire patologie cronico-degenerative. Regione Lombardia, ad esempio, ha messo a sistema “programmi di comunità” per le aziende che promuovono salute “rete Workplace Health Promotion Lombardia (WHP)” - che attivano la Responsabilità Sociale di Impresa su azioni evidence based legate ai seguenti temi: alimentazione, fumo, attività fisica, mobilità, alcol, e più in generale benessere anche attraverso la conciliazione casa-lavoro. Tra questi l’educazione alimentare, pur se oggetto di attenzione già da tempo, assume oggi più che mai un ruolo di particolare rilievo, soprattutto in un’ottica di prevenzione e di sostenibilità globale, tanto da essere tra i temi centrali di Expo 2015. Di qui l’idea di un percorso modulare di educazione che accompagni le persone che lavorano nell’evidenza delle buone pratiche relative alla postura, al movimento, all’alimentazione e all’utilizzo della voce, all’esplorazione del proprio corpo, con l’obiettivo ultimo di ritrovare energia e il giusto equilibrio tra i diversi ambiti di vita. Quattro i percorsi individuati: back school (per fornire le principali linee guida per la prevenzione, il contenimento e la risoluzione delle disfunzioni posturali), le dinamiche dell’energia (per il raggiungimento di un equilibrio psico-fisico dove corpo e mente collaborano al fine di ottimizzare le proprie potenzialità), il cibo come espressione e fatto culturale (per favorire una sana ed equilibrata alimentazione e per valorizzare la conoscenza delle tradizioni alimentari come elementi culturali ed etnici per generare reciprocità ed integrazione) e l’utilizzo efficace della voce (per ottenere una “voce sana”, in grado di non alterarsi e che dopo uno sforzo recupera spontaneamente l’efficacia con il riposo vocale). Spazi e luoghi di incontri Nuove proposte, che nascono dunque all’insegna dell’innovazione e dell’ottimismo, inteso come quell’atteggiamento realista e al tempo stesso generativo di possibilità e opportunità. La formazione si propone allora come spazio e luogo dell’incontro con l’altro, collega di lavoro, paziente, utente o studente, perché il pensiero, così condiviso, generi innovazione, lo sguardo si accenda di luce ed il cuore di compassione. Ci sono ambiti in cui è necessario portare la formazione, farla e non semplicemente proporla come “possibilità”: perché è solo attraverso la formazione che possiamo coltivare e diffondere quell’ottimismo inquieto, condito dal sano realismo e dalla fiducia, per trasformare le cose e per ridare alla vita una delle sue ragioni più profonde. Grease, successo strepitoso per gli allievi del CeFos e gli studentidel corso di educazione professionale ■ SI SCRIVE “TEATRO SOCIALE”, ma si legge “gioia, riconoscenza, commozione”. Sono infatti questi i sentimenti che hanno accompagnato, lo scorso 23 maggio, nel teatro della parrocchia Madonna della Fede, nel Quartiere degli Olmi di Milano, la messa in scena del musical “Grease”, realizzato dai ragazzi disabili del Centro di Formazione, Orientamento e Sviluppo (CeFOS) della Fondazione, con gli studenti del corso di laurea in Educazione Professionale, esempio del rinnovamento dei percorsi didattici anche nella consolidata attività di formazione professionale “Don Gnocchi” per ragazzi e adolescenti con disabilità. Il “teatro sociale” è una forma espressiva che si realizza al di fuori dei contesti teatrali tradizionali, nell’incontro con le aree del disagio, come la disabilità, il disagio mentale, il carcere, le dipendenze. La finalità che accomuna le diverse esperienze è la creazione, attraverso un’esperienza laboratoriale, di spazi e di momenti in cui gli utenti, guidati e sostenuti da professionisti d’aiuto, hanno la possibilità di esprimere la propria creatività, le proprie potenzialità, le proprie emozioni e i vissuti personali. In questa esperienza della Fondazione Don Gnocchi è emersa la specificità educativa della proposta, riconducendo “Grease” ad un progetto di formazione, integrazione e di crescita personale dei giovani allievi del Cefos. Durante la rappresentazione teatrale, ciascuno, con notevole passione ed impegno, divenendo attore e superando i confini della propria condizione di disabilità, ha saputo valorizzare la propria originalità espressiva, scoprendo nuove possibilità di relazione. Lo spettacolo, realizzato attraverso una forma di comunicazione diretta e immediata con il pubblico, è divenuto, inoltre, un’occasione di dialogo sociale, attraverso il quale i giovani attori hanno saputo creare un’atmosfera unica, rappresentando sul palco l’America degli anni ’50, dove, a ritmo di rock’n’roll, pri- meggiavano i giubbotti di pelle e le gonne a ruota, i costumi delle cheerleaders e i ciuffi alla brillantina. Il cast è stato ammirato da un pubblico numeroso, composto da oltre 500 persone tra giovani e adulti della comunità parrocchiale, famiglie degli allievi, colleghi della Fondazione Don Gnocchi e studenti, futuri educatori professionali. L’energia contagiosa che i protagonisti hanno saputo trasmettere dal palco ha coinvolto tutta la platea, che si è lasciata trasportare anche dai ritmi incalzanti della colonna sonora: gli applausi del pubblico hanno scandito tutta la serata, rinforzando l’entusiasmo degli attori. Il teatro, oltre ad uno spazio di divertimento, è divenuto così un’occasione di integrazione, che ha permesso ai non addetti ai lavori di entrare nel mondo della disabilità con uno sguardo differente, di andare oltre gli stereotipi e i pregiudizi che talvolta caratterizzano la nostra cultura, riconoscendo in questi giovani straordinarie risorse e potenzialità. Per gli studenti del corso in Educazione Professionale è stata un’esperienza formativa, che ha permesso loro di apprendere sul campo come elaborare un progetto di intervento teatrale in ambito educativo, accompagnando i giovani attori nella costruzione della rappresentazione teatrale. Molti tra i loro professori, che hanno assistito allo spettacolo hanno così potuto apprezzare, oltre alle qualità artistiche, la messa in scena di una nascente professionalità educativa: anche attraverso la formazione universitaria ricevuta, questa esperienza teatrale, nel suo processo ideativo e realizzativo, è divenuta occasione educativa e luogo di apprendimento condiviso. Ora nuove prospettive si aprono per i giovani attori: è in preparazione un documentario che nel mese di ottobre parteciperà al Festival del Cinema Nuovo di Gorgonzola, importante rassegna internazionale di cortometraggi interpretati da persone con disabilità. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 52 Attività SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE Il grazie di Asmad e Issam: «Non vi dimenticheremo mai» ■ SONO ARRIVATI all’Istituto Palazzolo una tarda sera di maggio. I volti segnati dalla stanchezza e dalla fatica, i passi timidi di chi sa di dover chiedere e la dignità di chi vorrebbe dare il minor disturbo possibile, il sorriso ad accogliere finalmente una mano amica e gli occhi accesi di speranza, perché dopo tanta paura, ora forse il futuro ha i contorni di un vita possibile e serena. I due coniugi non perdono di vista i cinque figli, accanto a loro il cognato tiene a bada altri tre bambini. È un piccolo clan familiare, sopravvissuto a chissà quali odissee, in fuga da chissà quanto da quel che resta di una casa e di un’esistenza felice distrutta dalla guerra. È difficile capire che significa possedere solo quel che si ha addosso e poco più. In attesa di poter offrire qualcosa di più sostanzioso, data l’ora tarda, sorseggiano un po’ di thè caldo e biscotti, quasi fosse la miglior cena che si potesse servire loro. Eppure il capofamiglia è un affermato chirurgo. Il cognato un ristoratore. Alcuni parlano un po’ di inglese. Ma bastano pochi termini e qualche gesto, per farsi capire anche La riconoscenza dei profughi siriani temporaneamente accolti all’Istituto “Palazzolo” di Milano. La solidarietà di ospiti dipendenti e volontari di Claudia Dorini da chi parla solo l’arabo. Ringraziano. Ringraziano in continuazione. Ogni gesto, ogni pur piccola attenzione sembra sorprenderli. Così con calma e attenzione - e soltanto loro sanno l’angoscia che ha sfinito i loro corpi - aspettano le indicazioni degli operatori per l’assegnazione delle camere. Ora sanno di essere in buone mani. Dalle tasche spuntano allora alcune foto spiegazzate, miracolosamente rimaste intat- te. Sono flash che raccontano di un passato che non tornerà e che sopravvive solo nei ricordi: case normali distrutte dalle bombe, vite normali spezzate dall’odio, famiglie normali costrette alla fuga. Ma ora lì, nei corridoi del convitto dell’Istituto “Palazzolo” di Milano della Fondazione Don Gnocchi, la speranza è finalmente qualcosa di più di un lumicino. Il peggio è alle spalle. Il futuro è un viaggio che prosegue verso la vita nuova. In Danimarca altri parenti li attendono. È lì che sono diretti. Donne in gravidanza e bambini Quella del chirurgo e del cognato ristoratore è solo una delle tante famiglie che da alcune settimane la Fondazione sta accogliendo all’Istituto “Palazzolo” di Milano, in risposta alla richiesta di prefettura e amministrazione comunale per la gestione dell’emergenza umanitaria dei profughi in fuga dalla Siria. Famiglie numerose, per lo più appartenenti al ceto medio, con bambini anche piccoli, in transito in Italia via Mediterraneo, dopo un lungo viaggio attraverso Egitto, Nelle fotografie di queste pagine, l’attività di accoglienza dei profughi siriani all’Istituto “Palazzolo” di Milano. Sopra, uno dei biglietti di ringraziamento lasciati alla ripartenza MISSIONE UOMO 55 Attività SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE BIRMANIA. Incaricata da San Suu Kyi in visita alla Fondazione MISSIONE UOMO 56 Dall’Ecuadoralla Sierra Leone, i racconti di Jenny, Alessandroe Antonio ■ UNA SERATA DI CANTI dal mondo per promuovere l’attività di solidarietà internazionale della “Don Gnocchi”. Tre suggestive testimonianze di operatori della Fondazione si sono infatti intervallate a brani etnici e gospel proposti lo scorso 16 maggio al Santuario del beato don Gnocchi di Milano dalla corale “Ensemble vocale milanese”, diretta da Carlo Pozzoli. Eccone alcuni stralci. Jenny, Ecuador. Sono fisioterapista al Centro “Ronzoni Villa” di Seregno (Mb).Sono di Bogotà, in Colombia. La mia prima esperienza in una missione internazionale è stata in Etiopia, accanto a bambini con tubercolosi ossea. Poi sono stata in Ecuador, dove ho lavorato con bambini disabili. Infine, l’anno scorso, sono tornata in Ecuador per la Fondazione Don Gnocchi. Ho lavorato due mesi a San Lorenzo, nella regione di Esmeraldas, il posto più bisognoso e povero di una nazione che è tra le più povere dell’America Latina. La giornata in Ecuador iniziava al mattino nella scuola per bambini disabili coordinata da suor Maria. La Fondazione sostiene questa struttura nelle attività di riabilitazione e di inclusione sociale dei disabili e nella formazione del personale. All’interno del reparto di fisioterapia ci sono numerosi bambini con paresi cerebrali e disabilità varie, oltre a molti adulti con disabilità causate in gran parte da incidenti stradali. E poi ci sono tanti adulti con ictus provocati probabilmente anche dalla cattiva alimentazione… In Ecuador ho vissuto un’esperienza impegnativa, ma molto interessante per la mia professione. Mi sono impegnata nel mio lavoro, ma ho anche ricevuto tanto. Posso dire di aver trovato lì la mia terza casa, dopo la Colombia e l’Italia… Quello che mi aspetto ogni giorno, quando lavoro in ambulatorio, è che ogni persona che viene da me si porti via qualcosa di bello di tutto quello che ho imparato, della mia esperienza e capacità, di tutti i viaggi che ho fatto, di tutta la gente che ho visto. Insomma, che ogni persona si senta accolta e si senta considerata unica, non un semplice paziente o un numero. Alessandro, Sierra Leone. Mi sono recato a Makeni per realizzare un progetto informatico a beneficio del Centro riabilitativo gestito dalla Fondazione Don Gnocchi e da altri partner. Si è trattato di un lavoro di connettività per la telemedicina decisamente avveniristico per una realtà come l’Africa, ma comunque d’avanguardia anche in Italia. Alla fine ce l’abbiamo fatta… La cosa che più mi ha sorpreso è stato recuperare il materiale di base. In Italia basta andare in un negozio specializzato, ma nel cuore dell’Africa… Siamo così arrivati in Sierra Leone con il materiale necessario messo a disposizione da manutentori, elettricisti, fornitori: è stato un po’ come immaginare che in Africa fossero con noi anche quei colleghi… Non è stata la mia prima esperienza nel sud del mondo, però ogni volta che torno mi accorgo di aver lasciato laggiù qualcosa di intimo, qualcosa che non serviva perché forse non ne avevo bisogno, perché solo così ci accorgiamo di quanto siano frivole o inutili molte delle cose che facciamo. Queste sono esperienze che cambiano dentro e che fanno riflettere su quali siano i valori più autentici. Spero allora che la missione in Africa abbia cambiato a modo loro anche il fornitore, l’elettricista, il manutentore e i colleghi che ci hanno aiutato! Antonio, Sierra Leone. Il mio primo impatto con l’Africa è stato un pugno nello stomaco. Confesso che appena sceso dall’aereo, il primo desiderio è stato quello di tornare a casa. Poi mi sono detto: hanno creduto in me, c’è un progetto da svolgere e io rappresento la Fondazione Don Gnocchi. Così sono tornato tre volte in Sierra Leone. Mi hanno affidato dei ragazzi ausiliari e abbiamo cominciato a lavorare insieme, cercando di intenderci con il mio inglese scolastico che mi ha costretto a tirar fuori doti nascoste… Durante la prima missione abbiamo avviato un progetto sull’igiene all’interno dell’ospedale di Makeni, cominciando con piccoli corsi su come si usano i prodotti, sulle caratteristiche degli stessi, sull’utilizzo dei guanti. Gli ausiliari hanno subito notato e apprezzato che io lavoravo con loro, lavavo i bagni con loro, facevo tutto con loro, seguendo alternativamente ogni ragazzo per spiegare e farmi capire meglio. La seconda volta abbiamo fatto la pulizia esterna dell’ospedale di Makeni. Sono persino riuscito, dopo varie peripezie, a recuperare un container per raccogliere rifiuti e materiali di scarto che altrimenti sarebbero finiti in una buca, in bella vista ai bambini che non mancavano di rovistarvi dentro. Nella terza missione abbiamo addirittura sostituito il vecchio inceneritore con un nuovo impianto realizzato in Italia da alcuni amici. Oggi sono veramente contento: con i miei ragazzi laggiù ho costruito un rapporto splendido. A livello personale e lavorativo abbiamo vissuto momenti davvero belli. È vero, quel giorno sarei voluto tornare subito a casa. E invece, quando sono poi tornato davvero, ho trattenuto a stento le lacrime… Libia e Marocco. Per loro - e sono già parecchie migliaia - una manciata di strutture appositamente attrezzate a Milano. Un soggiorno breve, poi di nuovo in viaggio, verso altre destinazioni, spesso nel nord Europa. La Fondazione ha attrezzato alcuni spazi non utilizzati del “Palazzolo”, attrezzando due piani del convitto: sette stanze con bagno, infermeria, guardaroba, tre sale pranzo, due tisanerie, spazi soggiorno e giochi per i molti bambini e un guardaroba. «Ci siamo messi a disposizione - spiega Achille Lex, assistente sociale e coordinatore del gruppo impegnato nell’accoglienza - per gestire nel migliore dei modi questa drammatica emergenza e offrire il necessario a persone in viaggio da giorni, molti dei quali in condizioni fisiche critiche, altri distrutti psicologicamente per aver perso i contatti con i familiari o per aver visto morire nella fuga amici e conoscenti…». Subito è scattata in Fondazione e in particolare all’Istituto “Palazzolo” un’autentica gara di solidarietà. «Abbiamo adattato degli spazi del convitto e li abbiamo messi in sicurezza - continua Lex -, attrezzando le camere con letti della nostra struttura e brande fornite dalla protezione civile. Alcuni operatori del Centro, in particolare Asa e Oss di lingua araba, sono stati formati per presidiare il Centro e fornire il necessario supporto agli ospiti 24 ore su 24. Sono stati acquistati kit per l’igiene personale e sono state allestite una piccola infermeria e una farmacia per le urgenze e un guardaroba a disposizione dei profughi, alimentato dagli indumenti donati dal personale del Centro e da soggetti della rete di zona, con cui già il Centro collabora, come associazioni e coop». Un impegno sostenuto non senza difficoltà, dovute principalmente alla diversità di abitudini, alla gestione di una rispettosa con- Dieci anni a Siroki Brijeg ■ DIECI ANNI al servizio dei bambini disabili dell’Erzegovina occidentale. L’anniversario del Centro riabilitativo “Marija Nasa Nada”, inaugurato nel 2004 a Siroki Brijeg, in Bosnia Erzegovina, verrà festeggiato il prossimo 18 settembre nel corso di una cerimonia a cui prenderanno parte autorità locali civili e religiose, operatori, utenti e loro familiari e rappresentanti della Fondazione Don Gnocchi, guidati dal presidente, monsignor Angelo Bazzari. La struttura è stata realizzata in questa cittadina non lontano da Mostar grazie all’impegno della Fondazione Don Gnocchi e dell’Associazione “Mir I Dobro” di Viggiù (Va), con il finanziamento della Regione Lombardia. vivenza, alla sicurezza... Difficoltà superate dalla forte motivazione e dallo spirito di collaborazione di tutti gli operatori. Con il sostegno e la guida della direzione sanitaria è garantita ai profughi anche l’assistenza sanitaria di base, soprattutto per le situazioni più critiche e urgenti. La mobilitazione del personale Tante sono le storie che gli operatori difficilmente dimenticheranno. «Emblematico è il caso di un ragazzo arrivato con un piede fratturato - racconta Lex perché rimasto incastrato tra due barconi. Gli abbiamo garantito medicinali e iniezioni e programmato in un giorno solo lastre, visita ortopedica, medicazioni e tutto il necessario. Poi, la mattina stessa in cui doveva “rivedere” tali interventi, è uscito per continuare il suo lungo viaggio in nord Europa». O ancora, la donna all’ottavo mese e mezzo di gravidanza, arrivata a Milano in preda ai dolori: «Se n’è accorta l’operatrice di turno. Il marito non voleva portarla all’ospedale, perchè il parto doveva avvenire in Germania. L’intervento e l’atteggiamento competente e comprensivo dei nostri medici, nonostante la situazione non sia certo di routine in una realtà come il “Palazzolo”, ha permesso di gestire al meglio l’emergenza». E che dire di quei ragazzi che si sono subito prestati a collaborare, aiutando ad apparecchiare, a sistemare dopo i pasti, a spostare i letti nelle camere... «La solidarietà del personale si è espressa attraverso una grande disponibilità di competenze e di tempo, spesso ben oltre l’orario lavorativo e nei giorni festivi. E vanno ricordati - aggiunge il direttore dell’Istituto, Maurizio Ripamonti - quei piccoli, ma significativi gesti concreti, quali il dono di giochi ai più piccoli, o la messa a disposizione del proprio telefono cellulare o computer per permettere agli ospiti di comunicare con i famigliari, come pure il sostegno dato da alcune aziende che collaborano con noi, dalla Tena che ha donato i pannolini per i bambini, alla Coop Aaryal che ha prestato alcuni operatori per i lavori di allestimento, all’Iper Portello che ha fornito prodotti e beni di consumo… «Certo, va ricordato che ogni emergenza reclama interventi rapidi e impegno immediato - puntualizza il direttore -. Stiamo facendo la nostra parte, ma in prospettiva gestire attività simili comporta inevitabilmente un’organizzazione che non può contare sempre e solo sulla disponibilità, ma ha bisogno di risorse dedicate e ambienti indipendenti …». Quei biglietti lasciati alla partenza Storie, volti, nomi che arricchiscono e ■ LA PARLAMENTARE BIRMANA Phyu Phyu Thin, incaricata dal premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi di avviare la realizzazione del futuro piano sanitario nazionale della Birmania, è stata ospite nelle scorse settimane in Italia di vari enti e istituzioni, fra cui tre Centri della Fondazione Don Gnocchi di Milano (nella foto) , Parma e Roma. Al Centro “S. Maria dei Servi di Parma”, Phyu Phyu Thin ha incontrato un gruppo di venti medici, molti dei quali hanno già avuto esperienza di cooperazione con altri paesi in via di sviluppo, appartenenti alle Università di Parma e di Modena-Reggio Emilia, dell’Azienda Ospedaliera e Sanitaria Locale di Parma, al gruppo universitario parmense del Cuci, che si occupa di cooperazione internazionale finalizzata alla formazione, e alla Fondazione Don Gnocchi. Questo gruppo di lavoro, raccordato dalla professoressa Anna Mazzucchi - consulente della Fondazione e coordinatrice dei Centri per la riabilitazione delle Gravi Cerebrolesioni Acquisite - sta lavorando dal 2013, anche su sollecitazione dell’Associazione per l’amicizia Italia-Birmania, alla stesura di documenti che rappresentino una preliminare base di lavoro per la creazione di linee guida finalizzate alla prevenzione, alla diagnosi precoce, alla terapia e alla riabilitazione delle patologie più diffuse in Birmania, come pure alla formazione del personale sanitario. impreziosiscono il voluminoso album della Fondazione e del “Palazzolo” in anni e anni di impegno diuturno e costante dalla parte dei più fragili. Le firme in calce alle pagine di questo nuovo, singolare capitolo, hanno la calligrafia incerta, ma carica di riconoscenza dei biglietti furtivamente lasciati da molti al momento della ripartenza da Milano. «Vi ringraziamo per l’ospitalità e l’accoglienza e chiediamo che Dio vi protegga. Grazie per tutto quello che avete fatto. Grazie a tutti coloro che hanno aiutato noi profughi. E ci scusiamo per il caos che i bambini hanno fatto. Non ci dimenticheremo di voi. Un bacio». E ancora: «Cari amici, desidero estendere il mio più sincero apprezzamento per la cura professionale e l’appassionata simpatia che il vostro personale ha fornito durante la nostra permanenza. Grazie». «Vi prego di accettare i nostri ringraziamenti per l’attenzione e l’aiuto che avete dato a me e a tutti i siriani. Vi siamo molto grati per la vostra gentilezza e umanità. Sul mio nome e sul nome di tutti i siriani, desideriamo per voi grandi successi e progressi». Le parole di Abdulrahman, Asmad, Issam ripropongono - sessant’anni dopo - lo stesso sogno del beato don Gnocchi: la speranza che il mondo possa presto conquistare «anche l’unità interiore: l’idea universale nella quale tutti possono trovarsi fratelli». 57 MISSIONE UOMO TESTIMONIANZE Attività FUNDRAISING MISSIONE UOMO Cinque per mille: 15 mila firme per la Fondazione ■SONO STATI PUBBLICATI sul sito dell’Agenzia delle Entrate gli elenchi con le preferenze espresse dai contribuenti nel 2012 per la destinazione del 5 per mille e gli importi attribuiti agli enti destinatari. È possibile quindi tracciare un primo bilancio di come è andata l’edizione di due anni fa, anche rispetto al recente passato e soprattutto con un occhio alle risorse che la Fondazione Don Gnocchi investe per promuovere la firma da parte dei cittadini. Abbiamo sintetizzato nelle tabelle qui sotto l’andamento delle firme e degli importi negli ultimi anni, con una precisa distinzione delle due diverse categorie (Onlus e Ricerca sanitaria) nelle quali la “Don Gnocchi” è presente. A un’analisi più attenta, emerge immediatamente l’incremento del totale complessivo, che passa da 481.654 euro a 525.546 euro, con un aumento percentuale del 9,11%. Si tratta del miglior risultato assoluto ottenuto dalla Fondazione Don Gnocchi dall’introduzione dello strumento. La Fondazione guadagna così sette posizioni nella graduatoria delle Onlus rispetto al 2011 (dalla 61esima alla 54esima), attraverso un incremento nella medesima graduatoria di 1042 unità (+10%). L’aumento dei fondi totali ricevuti è di 43.892 euro. Generalmente si è mantenuto l’importo medio di donazione nella categoria Onlus, sintomo di una flessione dei redditi dal Pubblicati i dati con le preferenze espresse nel 2012 dai contribuenti: ancora in crescita la raccolta della “Don Gnocchi” di Stefano Malfatti momento che il numero delle firme - come sopra segnalato - risulta aumentato. L’importo medio nell’elenco degli enti impegnati nella ricerca sanitaria si incrementa, invece, nonostante la flessione delle firme, sintomo quindi di redditi medi generalmente più elevati. Flettono le scelte nell’ambito ricerca sanitaria da 3.355 a 2.919, con una flessione di importo non particolarmente significativa di circa 4 mila euro, tendenzialmente in linea con quanto la nazione intera indica nell’orientare le proprie scelte di destinazione. In generale, il risultato positivo è da imputare ancora una volta all’attenzione che le attività della Fondazione riescono a catturare a livello territoriale e nella capillarità dei suoi servizi. La promozione di questo strumento non ha spinto la Fondazione a fare rilevanti investimenti promozionali su tv, radio, web e stampa nazionale, ma ci si è mantenuti in un ambito di contatto molto vicino al territorio e là dove le prestazioni vengono direttamente erogate. Affissioni presso i Centri, distribuzioni di promemoria agli utenti, pubblicazioni sulla stampa locale (quella attentamente più seguita dai cittadini) hanno fatto sì che anche quest’anno si sia raggiunto l’obiettivo di incrementare ulteriormente le risorse derivanti dalle firme dei contribuenti. Questa è e resterà la strategia di presenza della Fondazione, finchè lo strumento non subirà una sostanziale riforma nell’ottica della stabilizzazione. Continua la battaglia per la stabilizzazione Nei prossimi mesi daremo conto in maniera dettagliata di come e dove queste risorse verranno impegate dalla Fondazione per il potenziamento e lo sviluppo delle proprie attività sanitarie e socio-assistenziali, oltre che alle iniziative di ricerca con le quali rilanciare il tema dell’innovazione anche nelle strutture riabilitative e di cura. Va sottolineato altresì che, insieme ad un’altra ventina di organizzazioni, la Fondazione Don Gnocchi sta tentando di stimolare il governo per l’aggiustamento del 5xmille e qualche passo avanti è già stato fatto nella direzione della stabilizzazione e del- l’eliminazione del tetto di 400 milioni che rendeva di fatto il meccanismo molto più vicino al 4xmille piuttosto che alla sua vera proporzione. Gli spunti di riforma suggeriti fanno soprattutto riferimento a tempi certi per la pubblicazione dei dati e l’erogazione delle cifre, alla semplificazione delle procedure di iscrizione agli elenchi, all’uniformità delle modalità di scelta e di distribuzione delle somme per la categoria “finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici”; all’unificazione delle regole di rendicontazione, trasparenza verso la comunità e, facoltativamente, informazione diretta del donatore e al miglioramento della possibilità di analisi statistica dei dati. Anche su questo argomento daremo un costante aggiornamento, doveroso nei confronti dei tanti cittadini che continuano a sostenerci con la loro firma. Volendo dare anche uno sguardo generale agli elenchi pubblicati, cresce ancora il settore del volontariato, premiato da un 2% in più di contribuenti, mentre calano leggermente ricerca scientifica e (soprattutto) sanitaria. Bene Comuni e associazioni sportive, sintomo anche questo di una costante attenzione al territorio da parte dei contribuenti. Undici milioni di firme agli elenchi delle Onlus Il totale generale, che - si noti bene- è già ricalcolato per rientrare nel tetto dei 400 milioni di raccolta oltre il quale non si può andare, è pari a 393,1 milioni. Il dato più significativo resta sempre è l’irresistibile forza del settore volontariato/Onlus, che continua a concentrare le ■ CRESCE IL NUMERO DEGLI ITALIANI che segnalano associazioni non profit nel proprio testamento. Negli ultimi 10 anni sono il 15 per cento in più, nella metà dei casi il valore del lascito è minore di 20 mila euroe a donare sono sopratutto le donne. È quanto rivela un sondaggio effettuato da Testamento solidale (network promosso da nove organizzazioni, tra le quali anche la Fondazione Don Gnocchi), in collaborazione con il Consiglio nazionale del notariato, su un campione di 700 notai (il 14 per cento della categoria). I dati sono stati presentati nelle scorse settimane a Roma, in occasione della presentazione della mostra e dell’opuscolo “Italiani brava gente, storie di generosità tra passato e presente”, che racconta i testamenti di personaggi storici e i lasciti di persone comuni che hanno aiutato a costruire o mantenere in vita idee e progetti (nella foto, la pagina dedicata alla Fondazione Don Gnocchi e l’esempio del conte di Cavour). Secondo un notaio su cinque, negli ultimi 10 anni si è registrato un aumento delle donazioni. «Gli italiani sono sempre più interessati ad approfondire il tema dei lasciti solidali - spiega Albino Farina, consigliere responsabile dei rapporti con il Terzo settore e con le associazioni dei consumatori del Consiglio nazionale del notariato e in ciò il ruolo sociale del notaio diventa cruciale per fornire informazioni, senza alcun vincolo o impegno». Secondo i dati, nel 70 per cento dei casi prevalgono ragioni personali e la sensibilità a una causa è legata a una vicenda o un problema sociale di cui si è avuto direttamente esperienza nella vita. La vicinanza in vita a una specifica associazione spinge a donare con il proprio testamento il 20 per cento delle persone. Nonostante la crescita dei lasciti evidenziata dalla ricerca, il ritardo dell’Italia rispetto ad altri paesi è forte. Secondo l’indagine Gfk Eurisko-Testamento Solidale,infatti, gliover 55 hanno una bassa propensione al testamento (15,8 per cento), di gran lunga inferiore a paesi come la Gran Bretagna dove si attesta intorno all’80 per cento e agli Stati uniti con il 50 per cento. Riguardo all’Italia, soltanto l’8 per cento degli italiani over 55 ha fatto testamento, solo il 5 per cento è intenzionato a farlo e il 6 per cento invece è incerto. Per rispondere a chi non sa ancora come fare per destinare il proprio lascito solidale, le organizzazioni promotrici hanno creato un sito internet (www.testamentosolidale.org) con tutte le informazioni necessarie. In proposito va ricordato anche il sito della Fondazione Don Gnocchi sul tema dei lasciti, all’indirizzo http://ilmiolascito.it. scelte espresse di milioni di contribuenti italiani: se nel 2011 avevano firmato in questo ambito oltre 10 milioni 900 mila italiani, per un importo di 259,3 milioni, l’anno successivo le scelte sono cresciute a 11.125.819 (+2%). È convinzione diffusa che le organizza- CONTRIBUENTI CHE HANNO DESTINATO IL 5 PER MILLE ALLA “DON GNOCCHI” E IMPORTI TOTALI ELENCO ONLUS Numero scelte Importo scelte (euro) Donazione media (euro) Importo resti (euro) Numero Onlus totali 2006 7.404 236.677,93 31,97 15.627,07 22.000 2007 7.315 245.240,50 33,53 23.967,88 31.776 2008 8.555 287.316,69 33,58 23.956,49 26.596 Totale (euro) 252.305,00 269.208,38 311.273,18 ELENCO ENTI DI RICERCA Numero scelte Importo scelte (euro) Donazione media (euro) Importo resti (euro) Numero Enti di ricerca totali 2006 4.469 120.943,72 27,06 246.508,79 49 Totale euro 367.452,51 276.525,13 2007 3.604 103.215,12 28,64 173.310,01 86 2009 8.037 271.879,79 33,83 23.685,75 28.396 2010 9.071 266.033,91 29,33 18.573,83 29.464 2011 10.945 318.424,03 29,09 19.384,74 33.522 2012 11.987 352.855,41 29,44 33.608,28 34.581 295.565,54 284.607,74 337.808,77 386.463,69 2008 3.438 100.364,87 29,19 126.926,14 90 2009 3.027 88.417,37 29,21 81.007,77 93 2010 2.984 75.470,49 25,29 59.814,80 97 227.291,01 169.425,14 135.285,29 2011 3.355 86.862,66 25,87 56.982,81 97 2012 2.919 81.197,68 27,82 57.885,01 102 143.845,47 139.082,69 PREMIO. A Malfatti l’Italian Fundraising Award 2014 ■ STEFANO MALFATTI, responsabile del Servizio Fundraising della Fondazione Don Gnocchi, è il vincitore dell’ Italian Fundraising Award 2014. Il riconoscimento gli è stato assegnato in occasione del VII Festival del Fundraising svoltosi lo scorso maggio a Lazise (Vr). Formatore e educatore sul fundraising, Malfatti (nella foto) è speaker presso alcune tra le maggiori realtà formative in ambito non profit e docente di master universitari. Ha conseguito il Certificato in Fundraising Management presso la Fundraising School di Bertinoro e, più recentemente, la certificazione del Center on Philanthropy dell’Indiana University. È membro di Assif, Associazione Italiana Fundraiser, e di Afp, Association Fundraising Professionals USA - International Chapter. «Il merito più grande di Malfatti - recita la motivazione del premio - è quello di aver diffuso con passione e energia la cultura dei lasciti testamentari in Italia». zioni possono ottenere l’incremento delle firme non tanto “sottraendo” contribuenti alle altre, quanto convincendo nuovi contribuenti ad usufruire di questa possibilità straordinaria di destinare risorse senza un esborso diretto. Crescono anche le scelte e gli importi destinati al rafforzamento delle disponibilità finanziarie del proprio Comune per attività sociali, che passano a 614 mila firme (erano 592mila nel 2011) e an totale di 13 milioni di euro (erano 12,5). Nel settore della ricerca scientifica le firme registrano un lieve calo rispetto al 2011, attestandosi a 2.369.872 (-3%) per una raccolta totale di 55,7 milioni contro i 57,5 di un anno prima. Come già accennato, il settore della ricerca sanitaria è quello che registra le perdite più consistenti sia in termini di firme, calate di oltre il 6% (erano 2.519.844, sono diventate 2.359.645), che di fondi destinati, che passano da 54,7 milioni a 51,6. Ottimo risultato infine per le associazioni sportive dilettantistiche, che attraggono 10 mila scelte in più (passando da 317 mila a 327 mila) e guadagnano oltre 400 mila euro, toccando quota 8 milioni. MISSIONE UOMO INDAGINE. Anche in Italia in aumento i testamenti solidali 59 58 donGnocchi SAPIENZA. Don Gnocchi padre della medicina riabilitativa MISSIONE UOMO 60 L’omaggio di Napolitano alle spoglie di don Carlo ■ «LA MISSIONE di don Gnocchi è stata quella di rifare l’uomo ferito e mutilato dagli ordigni di guerra, colpito dalla malattia e dalla sofferenza. Questo nobile compito oggi è portato avanti dall’Opera che porta il suo nome e che si rende nel presente ancora più importante e necessaria». Questo uno dei passaggi del breve e improvvisato saluto di un pellegrino speciale, tra i tanti che si sono radunati al Centro “S. Maria della Pace” di Roma, per rendere omaggio ai resti di don Gnocchi, lo scorso febbraio: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E col suo inchino, è come se tutta l’Italia si fosse inchinata in segno di gratitudine al “padre dei mutilatini”, per quanto da lui fatto in vita per l’infanzia sofferente e per l’intero Paese. È così continuata nella capitale la peregrinatio dell’urna di don Gnocchi, a cinque anni dalla solenne beatificazione: dopo Bergamo, Villa d’Adda (Bg), Como, Firenze e Voghera (Pv), don Carlo è tornato, da beato, a Roma, da cui mancava da quasi 60 anni (l’ultima volta fu verso la fine del 1955, poco prima di essere ricoverato alla Clinica Columbus, dove spirò il 28 febbraio dell’anno successivo) e dove è stato accolto nel Centro al Foro Italico, da lui fortemente voluto come «un’oasi di speranza per i suoi figli - come ha ricordato il direttore delle ■ UN’IMPORTANTE INIZIATIVA svoltasi in occasione della traslazione dell’urna di don Gnocchi a Roma è stata quella che si è tenuta alla “Sapienza-Università” di Roma. La figura di don Gnocchi “precursore della medicina riabilitativa” è stata il tema della lezione magistralesvolta dal professor Vincenzo Saraceni (nella foto) ordinario di Medicina Fisica e Riabilitazione dello stesso ateneo e presidente della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer). L’incontro, introdotto del prorettore Adriano Redler e dal direttore generale del Policlinico “Umberto I” Domenico Alessio, ha messo in evidenza l’importanza del messaggio e dell’opera del sacerdote lombardo nell’evoluzione della riabilitazione, rimarcando quanto sia stato profetico il suo approccio. Lunga e articolata la lectio di Saraceni che ha passato in rassegna dapprima i passi della medicina e delle istituzioni verso l’affermarsi di un concetto di riabilitazione strettamente correlato a qualità della vita e al raggiungimento del massimo livello di funzionalità, relazionalità e partecipazione sociale della persona con disabilità: e dall’altro il percorso di don Carlo, quale protagonista autorevole di questa evoluzione. «Molto prima che questi contenuti fossero assunti dalle contemporanee visioni riabilitative - ha detto - don Gnocchi ha fornito un paradigma di servizio assistenziale globale straordinariamente moderno, in sintonia con le più recenti conquiste di una prospettiva soprattutto formativa e relazionale della riabilitazione». Un pellegrino speciale tra i numerosi accorsi in occasione dell’ostensione speciale dell’urna del Beato a Roma, sesta tappa della “peregrinatio” di Damiano Gornati strutture romane della Fondazione, Salvatore Provenza -, un moderno collegio-ospedale, modello di integrazione tra cure sanitarie, istruzione e formazione professionale, inaugurato il 18 maggio 1950 alla presenza del Capo del Governo Alcide De Gasperi». Nel corso dell’informale e affettuosa cerimonia di accoglienza, presieduta da mons. Lorenzo Leuzzi, delegato della Pastorale Sanitaria della Diocesi di Roma, si sono susseguiti interventi di saluto, testimonianze, letture di brani tratti dai suoi scritti; tutto questo intervallato da brani musicali della tradizione alpina, eseguiti dalla fanfara del gruppo alpini di Borbona (RI), diretta dal maestro Domenico Teofili e altri brani classici eseguiti dall’organista Michele Ferrazzano. Al termine della celebrazione, l’urna è stata trasferita nella chiesa di S. Giacomo dove è rimasta esposta nei giorni successivi, venerata da centinaia di fedeli, e dove si sono alternati nelle solenni celebrazioni mons. Matteo Zuppi, vescovo ausiliare per il settore Centro della Diocesi di Roma, l’Arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per Pastorale Salute e mons. Andrea Manto, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sanitaria della diocesi di Roma. Non è mancato l’abbraccio affetuoso degli alpini, con un picchetto d’onore e con il concerto del Coro Ana di Roma, diretto dal maestro Vincenzo Vivio. Prezioso l’apporto e la collaborazione della parrocchia di S. Giacomo, in particolare del parroco, don Giuseppe Trappoli- In alto, l’omaggio del presidente Napolitano al Centro “S. Maria della Pace”. Sopra, l’urna accolta alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Sotto, la venerazione dei fedeli e l’ostensione nella chiesa di San Giacomo ni: «È stato per la nostra comunità un grande dono. Conoscere meglio don Carlo e la sua opera ci ha aiutato ad aprirci ancora di più mondo della sofferenza. Mia madre mi parlava molto di lui e ho potuto riscoprire l’attualità del suo messaggio». L’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes e Giornata del Malato, le spoglie di don Gnocchi sono state trasferite nella Basilica di S. Giovanni in Laterano per la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Vicario Agostino Vallini: «La vita di don Gnocchi - ha ricordato nell’omelia - è stata un’incessante scalata verso Dio per guidare con mano compassionevole di padre, chi da solo non ce l’avrebbe mai fatta». 61 MISSIONE UOMO MANIFESTAZIONI donGnocchi RICORRENZE 63 Il pretee il cardinale in cammino verso la santità ■ CI SARÀ ANCHE un breve spaccato dell’intenso e proficuo rapporto con don Gnocchi nel docufilm - un’ora in dvd, per la regia di Marco Finola - che la diocesi di Milano dedicherà al beato Ildefonso Schuster, nel sessantesimo anniversario della morte (30 agosto 1954). L’opera ne ricostruisce la figura, tra testimonianze - due nomi per tutti, i cardinali Scola e Tettamanzi -, immagini dei luoghi schusteriani e approfondimenti. Il cardinale Schuster e don Carlo sembravano nati per non capirsi: l’uno, il benedettino austero e ascetico, amante del silenzio del chiostro e segnato da una profonda religiosità monastica, portata con coraggio Un docufilm sul beato Schuster nel sessantesimo anniversario della morte. Con uno spaccato sull’intenso rapporto con don Gnocchi di Oliviero Arzuffi alla guida della diocesi allora più grande del mondo; l’altro, l’irruente e geniale promotore di una moderna carità, l’instancabile animatore della gioventù, il prete “in perenne movimento”, capace di chinarsi sulle ferite della sofferenza con l’impeto di un carattere indomito e coraggioso. Eppure, se queste due anime tanto diverse seppero comprendersi, è perché il loro dialogo si nutrì di un alfabeto comune: spiritualità profonda e carità ardente. Apparentemente lontani, eppure vicini perchè, sempre e comunque, al servizio di Dio e dei fratelli. È questo l’aspetto più prezioso della storia che il “carteggio” tra i due racconta. Come quando don Gnocchi, nei primi mesi del conflitto mondiale, spiega con sicurezza le ragioni del suo desiderio di raggiungere le zone di guerra e otterrà, anche per l’appoggio di Schuster, la sua cartolina-precetto che lo porterà in Albania, sul fronte greco, in Jugoslavia, in Montenegro e, infine, in Russia: «Ricevo per la seconda volta la richiesta dell’Ordinariato militare di accettare l’incarico di cappellano militare; e per la seconda volta l’autorità militare mette il veto... Mi rivolgo a vostra eminenza per pregarvi con tutto il cuore di permettermi di accettare tale incarico. Dopo cinque anni di assistenza spirituale al Gonzaga, in mezzo alla classe dei ricchi e dei borghesi, sento il bisogno urgente di un apostolato più concreto e conclusivo: e questo bisogno è diventato, in questi mesi di travaglio spirituale di fronte alla guerra, irresistibile e imperioso come una voce del Signore». Come non vedere in queste e altre espressioni il senso di una comunione cristiana altissima e di una sintonia umana tra l’arcivescovo e il sacerdote, che troveranno piena espressione negli anni della tragedia bellica? E mai come in guerra il prete e il cardinale furono vicini, proprio perché la loro fu una sofferenza condivisa, vissuta a migliaia di chilometri di distanza, ma identica nella sostanza. I giorni bui del carcere e l’ affetto come tra padre e figlio Una rara immagine di don Gnocchi con il cardinale Schuster a Milano, all’esterno dell’Istituto Gonzaga di via Vitruvio Nel 1944 don Carlo e il duca Marcello Visconti di Modrone furono arrestati dalle SS per sospetta attività partigiana. Ne seguirono il buio dei momenti trascorsi nel triste- mente noto quinto raggio del carcere di San Vittore e i tentativi di mediazione per la liberazione dei due prigionieri che videro l’intervento diretto di Schuster. Non a caso, riguarda proprio la vicenda di questa prigionia e della liberazione, la lettera forse più commovente dell’intera corrispondenza, a testimonianza di un vincolo ormai indistruttibile. «Eminenza, mentre sta per chiudersi definitivamente (almeno così pare e spero) il movimentato episodio che ha portato alla mia vita sacerdotale un nuovo ed inatteso contributo di esperienza e di sofferenza, mi permetto di ripetere, anche per iscritto, la mia riconoscenza per la viva partecipazione alle mie vicende di questi giorni e per l’efficace intervento della vostra autorità speso alla loro buona soluzione. In questa nuova occasione, ho avuto modo di sperimentare la vostra sollecita ed affettuosa paternità verso di me e vi assicuro eminenza che un nuovo legame di devozione, di affetto e di riconoscenza mi ha saldamente congiunto a voi, mio arcivescovo e mio padre». MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 62 La vocazione alla carità e il cammino verso gli altari Anche nelle comunicazioni sullo svilupparsi della Fondazione Pro Juventute il legame personale tra i due, specie nelle difficoltà, si rivela ancora più ricco di risonanze interiori. Don Gnocchi sa di adempiere con la sua opera ad una promessa precisa, al “voto”, come l’aveva definito ai tempi della Russia. Proprio per questo, anche di fronte all’arcivescovo, non ha timore di difendersi contro l’accusa ricorrente di una sua certa “irrequietezza”, con parole che svelano una riflessione a cuore aperto sulla sua nuova scelta di apostolato. «Con filiale confidenza, permetta che io le dica tutto il mio rammarico nel veder riaffiorare continuamente in lei la convinzione che io sia un irrequieto. Ma da che cosa può essere venuto questo giudizio? Nella mia varietà di apostolato io, dinnanzi a Dio, ho sempre conservato una precisa coerenza. Mi sono dato alla carità verso i reduci di guerra, i mutilati, gli orfani ed ora i bambini mutilati della guerra sempre per un superiore ed obbligante vincolo contratto con quelli che hanno fatto la guerra e ne portano duramente le conseguenze. Perché, eminenza, era molto facile e qualche volta brillante dire ai soldati “fate il vostro dovere, in nome di Dio e la divina Provvidenza non vi abbandonerà”. «Ma ora quelle promesse mi impegnano, come una cambiale firmata dinanzi a Dio. Ed io cerco di pagarla come posso ad Arosio: con i miei invalidi, con gli orfani dei miei soldati e con i mutilatini. Ecco tutta la genesi della mia... irrequietezza, e la sua logica interiore». Un rapporto - negli anni di sviluppo della baracca - che si potrebbe riassumere in queste parole, aggiunte a mano, con accorata speranza, ad un appunto per sua eminenza: «Con la voce innocente di tutti i mutilatini la prego di non lasciarmi solo e di darmi una mano sacerdotale che mi aiuti. Ne ho bisogno io e ne hanno bisogno i “mutilatini”. Confido che non mi dirà di no…». Nemmeno allora Schuster seppe dire di no e, quasi a suggellare il cammino di un quarto di secolo ormai compiuto, a pochi mesi dalla sua morte scriverà al prediletto sacerdote, nel suo biglietto rimastoci: «Caro don Carlo, sta bene: hai emulato don Bosco, don Orione, don Guanella. Ora non allargare di più il tuo edificio spirituale, ma attendi a consolidarlo per l’avvenire. Avverti che faranno di tutto per sottrarlo a te e alla Chiesa. Provvedi a norma delle leggi. Non c’è nulla di più pericoloso dello “Stato che fa tutto”. Dio ci benedica tutti». Ancora una volta Schuster, avvicinando don Carlo a coloro che oggi sono riconosciuti come due santi e un beato, aveva visto giusto. EDITORIA. Silvio Colagrande racconta il dono della cornea ■ «GLI OCCHI DI UN SANTO, gli occhi di un prete, gli occhi di un uomo. Occhi stanchi di guerra, quelli di don Carlo, dopo il terribile massacro di Russia. Eppure proprio per questo ancora capaci di combattere per i suoi ragazzi, per i suoi alpini, per la sua Italia appena liberata. Un santo, don Carlo, ma un santo disobbediente, come tante volte è capitato ai figli migliori della Chiesa. Se la legge vietava i trapianti, in quell’Italia degli anni Cinquanta, lui era pronto a violarla in un ultimo gesto d’amore per l’uomo». E proprio quel gesto, la donazione delle cornee, è al centro del libro “Lembi di cielo” che Silvio Colagrande, direttore del Centro “S. Maria alla Roronda” di Inverigo (Co), uno dei due ragazzi che da allora vede grazie alla generosità di don Carlo, ha di recente dato alle stampe. «Senza quella scelta contro - scrive ancora il giornalista Vittorio Colombo nell’introduzione - oggi Colagrande non potrebbe raccontare, come fa in queste pagine intense e commoventi, una storia unica e speciale». donGnocchi L’INCONTRO CON DON ORIONE APPROFONDIMENTI 65 La carità di un santo alle radici dell’Opera ■NEL CORSO DELLA SUA straordinaria esperienza di “missionario della carità”, don Gnocchi ha incrociato direttamente un altro straordinario prete che aveva posto al centro della sua vita di sacerdote la carità: san Luigi Orione. Don Carlo aveva avuto modo di conoscere bene l’azione misericordiosa delle suore e dei sacerdoti della Congregazione orionina nella Casa di via Caterina da Forlì, a Milano, aperta nel 1933. Confesserà: «Don Orione ci ha insegnato la carità, ci ha fatto vedere come si compie la carità, tutte le strade sono passate nel suo grande cuore, tutti i mezzi umani per sollevare i più grandi dolori, tutte le più grandi cure materne». Don Orione morì nel 1940. Ma l’esempio del santo e il carattere delle sue opere non interruppero i rapporti con la Congregazione. Nel 1942, alla vigilia della partenza per il fronte orientale, don Carlo scriverà a don Sterpi, il successore di don Orione, che «da quando conobbi don Orione ho sempre pensato che il campo del mio lavoro e della salvezza dell’anima mia potrebbe essere il Piccolo Cottolengo e la Compagnia vostra». La tragedia immane della guerra e l’esperienza sconvolgente della ritirata e della morte dei “suoi” alpini, lo avevano indotto a fare il voto che «se il Signore mi avesse liberato (come miracolosamente avvenne, ndr) avrei dedicato tutta la mia vita ad un’opera di carità. Intendevo, in quel momento, un’opera destinata ai poveri, agli orfani, agli sventurati, quella che la Provvidenza avrebbe creduto di indicarmi per l’avvenire». E i poveri, gli orfani, gli sventurati erano davvero tanti. Erano tanti soprattutto i bambini che, senza colpa, stavano pagando un prezzo spropositato in termini di sofferenze fisiche e morali. Perciò, nella Casa dei “Grandi invalidi” di Arosio - che gli era stata affidata perché la dirigesse - cominciarono ad affluire i primi bambini mutilati e orfani. Il crescente numero dei piccoli ospitati suggerì a don Carlo di chiedere la collaborazione alla Congregazione di don Orione anche perché, in quel periodo, stava ancora riflettendo sulla possibilità di entrare a far parte della “famiglia” di don Luigi. Ad Arosio, però, la promiscuità fra adulti e bambini non poteva durare proprio perché dannosa per i piccoli e, comunque, sta- «Non dimenticherò mai quegli occhi e quella voce…» L’ammirazione per don Luigi Orione ha alimentato la maturazione personale e spirituale di don Gnocchi e l’avvio della “baracca” di Alberto Cova* va emergendo con crescente chiarezza che se la carità era un valore essenziale per tutti e, in particolare, per i cristiani, i modi di esercitarla erano molteplici. Specialmente nel caso dei minori occorreva trovare un modo appropriato per intervenire, perché non si trattava soltanto e, forse nemmeno prevalentemente, di curare il corpo, ma di guardare allo spirito. Credo che, in fondo, questa sia stata una delle ragioni, forse anche la principale, che spiega il divaricarsi delle strade che don Carlo e la Congregazione stavano percorrendo. Per bambini e ragazzi sofferenti a causa della guerra bisognava attivare un processo di autentica rinascita personale, che andava esercitata nei loro confronti affinché essi tornassero a sperare in un avvenire da uomini, nonostante i guasti fisici e morali patiti. Don Carlo aveva chiaro che l’assistenza ai piccoli mutilati era un processo complesso, perché chiamava in causa competenze diversissime: pedagogiche, medico-chirurgiche, tecnico-scientifiche. Un processo che richiedeva, cioè, conoscenze e competenze largamente superiori a quelle comunemente possedute dai gestori di “collegi di orfani, di artigiani o anche di minorati comuni”; un processo che richiedeva anche che ogni struttura fosse governata da un «educatore possibilmente anche ferrato scientificamente, un organizzatore geniale e intraprendente, un uomo adatto anche per i contatti con l’esterno, un capo, insomma, ed un creatore». Occorreva soprattutto adottare una “pedagogia del dolore innocente”. Questa era una intuizione che nasceva dalla sovrabbondante carità che don Carlo riversava sui mutilatini; un’intuizione che gli era balenata quando a un bambino piangente per il dolore della medicazione aveva chiesto: «Quando ti strappano le bende, ti frugano nelle ferite e ti fanno piangere, a chi pensi?». Il piccolo aveva risposto: «A nessuno». Era stato allora che don Carlo aveva avuto «la precisa e quasi materiale sensazione di una immensa, irreparabile sciagura: della perdita di un tesoro più prezioso di un quadro d’autore o di un diamante di inestimabile valore. Era il grande dolore innocente di un bimbo che cadeva nel vuoto, inutile, insignificante, soprannaturalmente perduto per lui e per l’umanità perché non diretto all’unica meta nella quale il dolore di un innocente può prendere valore e giustificazione: Cristo crocifisso». La collaborazione si interrompe ma il rapporto d’affetto rimane Questo era davvero ciò che caratterizzava la carità del beato don Carlo. Tuttavia penso che la decisione di assumere la direzione unitaria delle attività a favore mutilatini in piena indipendenza dagli enti dai quali le singole strutture dipendevano, sia stata il motivo principale della conclusione della cooperazione diretta con la Congregazione orionina. Nelle foto, la Casa dei Grandi Invalidi di Arosio, dove don Gnocchi accolse i primi bambini orfani e mutilati In ogni caso i rapporti si mantennero sempre amichevoli. A don Pensa disse: «Quello che è fuori discussione è la nostra cristiana amicizia, il comune affetto per don Orione e per i suoi poveri, è la riconoscenza che io devo a lei e ai Suoi figli per quanto hanno fatto per i miei mutilatini». E l’anno dopo, a don Sterpi, che gli aveva mandato una lettera in occasione dell’anniversario dell’ordinazione, don Carlo rispose: «Tra le parole di bontà e di consenso cristiano che mi sono state rivolte in occasione del mio XXV sacerdotale, le sue sono state tra le più gradite perché so, per la conoscenza che ho di Lei, da quali sentimenti sacerdotali sono accompagnate e come ella ben comprenda i sensi di umiliazione, di compunzione e di sconfinata riconoscenza che accompagnano questa paurosa e grandiosa ricorrenza. Mi aiuti, don Sterpi, sempre con la sua benedizione sacerdotale nella quale io ritrovo e risento quella taumaturga di don Orione». *(dalla relazione al convegno di studio “Don Orione e il Piccolo Cottolengo Milanese 1933-2013”, svoltosi a Milano, nell’ambito delle celebrazioni per l’ottentesimo anniversario del Piccolo Cottolengo di Don Orione) ■ POCHE VOLTE, IN VERITÀ, ho avuto la fortuna di incontrarmi con lui (ed ora ne provo un pungente rammarico, che è quasi dispetto contro la mia pigrizia. Avere un santo a portata di mano e non approfittarne... D'altra parte, chi mai avrebbe potuto pensare che il Signore ce lo avrebbe tolto così presto!), ma la sua figura si è profondamente incisa nel mio ricordo. Alcuni tratti della sua persona fisica avevano un rilievo luminoso e rivelatore di una potente interiorità. Lo sguardo anzitutto. Gli occhi di don Orione! Averli visti significa non dimenticarli mai più. Se il suo abito dimesso, l'atteggiamento raccolto, il volto dai tratti comuni potevano farlo passare a prima vista come un buon prete di campagna, bastava che alzasse gli occhi dall'abituale raccoglimento, perché ci si trovasse di colpo in presenza di una personalità d'eccezione Aveva due occhi grandi, neri, caldi, ma fermi e profondi, di una dolcezza viva e fiammeggiante. Mentre però gli occhi degli uomini grandi conturbano e impongono la loro superiorità, quelli di don Orione facevano bene, un bene dolce, calmo e profondo. Il suo era uno sguardo d'amore. Anche la sua voceaveva un'emergenza non comune. Le parole e le cose più comuni acquistavano sulle sue labbra un potere misterioso di commozione, di novità e di indelebilità. Forse poteva colpire in un uomo contemplativo e di orazione come lui la facilità della parola nella conversazione. Ne fui a tutta prima sorpreso anch'io. Notai però che parlava solo se interrogato; allora, dal suo silenzio umile e meditativo, erompeva pronta e generosa una parola calda, affettuosa e spesso abbondante. Anche le sue mani facevano pensare; quelle mani che avevano la compostezza naturale della preghiera e si muovevano così parcamente, direi timidamente, nella conversazione. Erano mani solide e rudi di lavoratore, di costruttore anzi, che parevano atte a trattare e a piegare la materia concreta e inerte. Quante case e istituzioni, in breve volgere di anni, erano sorte miracolosamente per opera di quelle mani di operaio instancabile della carità di Cristo! Di tutte queste tre cose insieme ricordo l'eloquenza irresistibile e commovente, nel suo primo discorso agli amici milanesi, nell'Aula Magna dell'Università Cattolica. Il Senatore Cavazzoni l'aveva preceduto parlando di lui e dello sviluppo prodigioso della sua opera in Italia e nel mondo. Intanto, dal suo scranno, l'interessato dava segni visibili di impazienza e di disappunto. Appena disceso l'oratore, don Orione montò di scatto sul podio. «Non gli credete - disse con impeto quasi audace - tutto quello che il senatore ha detto è una bugia! Io non ho fatto niente, è la Provvidenza che ha fatto tutto. Io sono un sacco di stracci, nient'altro che un sacco di stracci…». La sua voce in quel momento si era fatta alta, sdegnata, quasi dolorante; le mani tremanti malmenavano convulsamente la povera talare sul petto ansante; e gli occhi accesi erravano sull'assemblea sorpresa e commossa ad implorare credenza. Poi si tacque, un poco spossato e umiliato. I nostri occhi erano velati di pianto ed il cuore si era fatto piccino e spaurito. Forse era la prima volta che s'era affacciato sull'abisso dell'umiltà convinta e sofferta dei santi. Don Carlo Gnocchi MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 64 donGnocchi ARCHIVIO LIBRI. Il cantico della carità di don Gnocchie Baden Powell «La vita dell’uomo: trasvolata rischiosa e bellissima» ■ “IL CANTICO DELLA CARITÀ. Carlo Gnocchi, Baden Powell e la bellezza dell’educare”. Questo il titolo del libro di Fausto Lammoglia - laurea in Discipline Umanistiche e Storia della Filosofia e del Cristianesimo all’Università di Genova e capo scout - che, partendo dalla studio della vita, delle opere e del pensiero filosofico di don Gnocchi, costruisce un percorso fatto di pensieri ed esperienze per trovare le risposte all’interrogativo che anima l’intero corpo del testo: perché scegliere di servire gli altri dovrebbe essere una valida ragione di vita? Assistere gli altri con amorevole attenzione, prendersi cura dei lori bisogni, aiutarli nella crescita, rappresenta prima di tutto una scelta umana, più che spirituale e filosofica. Scelta che ha caratterizzato l’intera vita del beato don Carlo Gnocchi, al servizio degli ultimi: «Dio è tutto qui: nel far del bene a quelli che soffrono ed hanno bisogno di aiuto materiale e morale. Il Cristianesimo e il Vangelo, a quelli che lo capiscono veramente, non comanda altro. Tutto il resto viene dopo e vien da sé». Accanto a don Gnocchi, l’autore approfondisce un’altra figura che ha dedicato la vita all’educazione dei giovani - a partire dai più piccoli - in tutto il mondo: Robert Baden Powell, fondatore del movimento scout: «Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Procurate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di aver fatto del vostro meglio». Quale filo conduttore accomuna l’opera di questi due uomini? Quale il fondamento condivisibile dei loro principi? E ancora, quali i metodi di servizio? Domande che, per chi legge il testo, trovano un’unica risposta condensata nel concetto di “servizio”, inteso come il donarsi gratuitamente al prossimo, come azione concreta dell’amore - non soltanto verso Dio ma verso l’uomo irripetibile nella sua individualità - e in quello di “educare”, inteso come “il servizio per eccellenza, il più importante e pregiato di tutti, quello che prepara alla vita”. Vocazione, carità, amore, buona azione, vita comunitaria sono tutte chiavi ugualmente necessarie per riuscire nell’intento di “educare al servizio”, per aprire la porta a una vita felice, “che non ci è data per godere, ma per servire”. Sviluppare nel ragazzo la capacità affettiva, le capacità tecniche, la volontà e la capacità di scegliere affinchè sappia guidare la propria vita in modo coerente, cosciente e sicuro: ecco che cosa significa sottolinea l’autore - educare al servizio. Da qui l’importanza chela figura dell’educatorericopre sia nel pensiero pedagogico di don Gnocchi che in quello di Baden Powell: perché il ragazzo sia al centro dell’educazione è indispensabile che l’educatore lo conosca nei minimi particolari. L’educatore è colui che guida il ragazzo alla costruzione del proprio modo di vivere e ad affrontare la realtà in maniera autonoma. Amore, relazione fraterna e comunicazione sono le basi perché questo sia possibile. Oggi come allora, perché oggi, forse più di allora, il ruolo dell’educatore è una grande responsabilità a fronte delle sempre più complesse dinamiche sociali dei tempi moderni. 67 ■ «PRIMA DI DECOLLARE per l’impresa della vita è necessario assicurarci che gli strumenti di bordo siano in grado di fornirci l’orientazione precisa per mantenere l’apparecchio costantemente in linea di volo...». Usa una metafora certamente efficace, l’educatore don Carlo Gnocchi, negli scritti destinati alla sezione “Problemi giovanili” del periodico dell’Azione Cattolica di Lugano, pubblicati tra il 1944 e il 1945 e oggi raccolti nell’archivio storico messo a punto dalla Fondazione, vera e propria memoria digitale dei più significativi documenti cartacei legati alla vita del beato don Gnocchi e alle vicende dell’Opera durante gli anni della sua presidenza. Anni bui, eppure desiderosi di speranza. Anni tragici, dove però coltivare germogli di rinascita. Anni di macerie, dove però la volontà di ricostruire, a partire dai più piccoli, dai bambini, dagli esordienti alla vita confluiva in don Gnocchi in straordinari percorsi pedagogici valorizzati e riproposti, con i mezzi dell’epoca, da scuole, parrocchie, oratori, circoli culturali, case editrici… Negli scritti per il periodico di Lugano emerge fermo il monito perché i giovani si impegnino per salvaguardare e difendere la propria personalità, per ritrovare lo scopo fondamentale della vita come tendenza di Dagli scritti per il periodico dell’Azione Cattolica di Lugano emerge la straordinaria passione educativa di don Gnocchi di Claudia Dorini tutto l’essere umano. Insoddisfazione e inquietudine sono proprie del cuore umano e più che mai tipiche dei giovani, che spesso non godono la vita così pienamente come può invece apparire, con gioia e allegria. Don Gnocchi, che li conosce bene, sa che i giovani, e soprattutto i migliori di essi, soffrono profondamente “l’infinita vanità del lutto” e che spesso, alle prime delusioni, le più amare, affiora in loro il desiderio della morte e la desolata domanda: a che serve la vita? Per rispondere coscientemente a questo quesito, per dare un senso all’esistenza, don Carlo li esorta ad avere un ideale - non sem- plicemente un’idea - inteso come qualcosa di più vasto e alto, di più vitale. Qualcosa che rimanga poi sempre vivo, alla base di ogni comportamento di quelli che saranno gli uomini di domani. Per dare però all’uomo di domani un centro stabile e valevole per tutto il tempo della vita, non bastano gli ideali terreni, ma occorre una meta più alta, più vera, più piena e durevole: occorre un fine trascendente ed eterno. «Dio solo può essere il termine adeguato della vita umana - scrive don Carlo - e solo per l’eterno essa vale la pena di essere vissuta». La personalità umana non può e non deve ridursi, secondo don Gnocchi, nel breve cerchio dell’esperienza terrena, ma deve proiettarsi irresistibilmente verso Dio e verso l’eternità. La gioventù è un incendio Don Gnocchi sa parlare ai giovani, con stile affascinante e allegro li incoraggia, li ammonisce, li mette in guardia, anche duramente, dagli atteggiamenti volgari, perché siano sempre proiettati verso una giovinezza che rappresenta il tempo incandescente della poesia, della generosità, della dedizione ad una giusta causa, fino all’immolazione per essa. Come tanti giovani alpini, da lui ammira- ti nelle ore più tragiche dell’esperienza vissuta in guerra, capaci di offrire persino la propria vita in difesa della patria. «La gioventù è un incendio: ma dove fuoco di ideali non c’è stato - aggiunge - a che cosa potrà scaldarsi l’anima disillusa?» Non è un’impresa facile, ma don Gnocchi è fermamente convinto che con i consigli giusti e sotto la guida di un conducente esperto i giovani possano essere preparati al domani senza perdere l’ingenuità e la freschezza tipiche della loro condizione, senza diventare “vecchi” anzitempo, senza che venga spento «quello slancio vitale che Dio ha posto nel loro cuore». Guai a non considerare ogni vita, anche del giovane più fragile e svantaggiato, come un capolavoro. I giovani, tutti, devono mirare a diventare qualcuno: guai a chi patteggia con l’ideale! «I santi non hanno messo limiti alle proprie aspirazioni, mirando fin all’imitazione di Dio... Ci può essere ammirazione più grande?». Lo spirito caritatevole e misericordioso che ha caratterizzato l’intera vita di don Gnocchi dimostra però che un ideale cessa di essere tale se diventa egoistico, se non viene messo al servizio degli altri. I giovani devono spendere le loro fresche e generose energie per una causa degna: per la patria, per i poveri, nell’azione sociale, nell’azione caritativa, nell’azione cattolica; devono avere nel cuore una grande passione, se non vogliono finire schiavi delle passioni. Conservare dunque la propria personalità, come preciso e grave impegno con sè stessi e con Dio, tenendo sempre presente, durante il cammino verso l’età adulta, che non c’è uomo identico a un altro. Intelligenza, logica, ragione, riflessione, meditazione, contemplazione religiosa, sono gli strumenti, tutti ugualmente necessari, perché questo sia possibile, per non andare alla deriva e affondare nella barba- rie. Don Gnocchi esorta così i giovani ad apprezzare anche la scuola, come prima e più grande educatrice dell’intelligenza e che, come tale, non può essere certo divertente e leggera. E ammonisce: «...perchè se la testa ci fosse soltanto per asfaltarla di brillantina o appendervi il cappello, non varrebbe la pena di averla». Avere un pensiero proprio, una convinzione precisa alla base del proprio agire è necessario anche per difendersi dalla standardizzazione, per limitare i danni che l’azione della massa provoca sulla personalità dell’individuo. Una personalità netta e originale Per chi vive la società di oggi, incessantemente bombardata dai più disparati messaggi, dove i più moderni mezzi di comunicazione rendono facile e molto veloce il contagio delle idee da persona a persona, risul- ta ancora più evidente come don Gnocchi sia stato un precursore dei tempi nel suo coraggioso spendersi a favore della missione educativa verso i giovani e nel suo consapevole affermare la sempre maggior difficoltà a conservare una netta e originale personalità. Personalità, allora come oggi, indispensabile per “salvare” la dignità della persona umana. Dignità intesa come valore assoluto e indistruttibile da salvaguardare e tutelare ancor più intensamente e amorevolmente in coloro che si trovano in stato di maggior bisogno. «Amate e cercate non soltanto le vette immacolate delle alpi, dove si respira purezza di aria e di pensieri; amate anche la compagnia delle vette del pensiero, nei suoi geni più rappresentativi. Come per le montagne, la loro conquista però impone sacrificio e lotta costante!». Una missione che ancora oggi continua... MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 66 Perapprofondire LIBRI MISSIONE UOMO 68 Sergio Toppi (tavole) Don Gnocchi Ed. San Paolo, 2010 Ennio Apeciti Li amò sino alla fine Centro Ambrosiano, 2009 Luisa Bove Don Carlo Gnocchi Edizioni Paoline, 2009 Roberto Parmeggiani Don Carlo Gnocchi Ed. San Paolo, 2009 Disponi un lascito testamentario per la Fondazione Don Gnocchi vai su http://il mio lascito.it Barbara Garavaglia MALATO D’INFINITO Don Gnocchi e le virtù Centro Ambrosiano, 2013 Edoardo Bressan Don Carlo Gnocchi, una vita al servizio degli ultimi Mondadori, 2009 Emanuele Brambilla Don Gnocchi, il prete che cercò Dio tra gli uomini Centro Ambrosiano, 2009 Un recente volume che illustra le virtù del Beato Carlo Gnocchi attraverso le sue parole, le sue opere e testimonianze di chi l’ha conosciuto Contiene QR code per approfondimenti multimediali Carlo Gnocchi Restaurazione della persona umana Editrice Vaticana, 2009 Carlo Gnocchi Cristo con gli alpini Mursia, 2008 Editoriale (segue da pagina 1) Carlo Gnocchi Poesia della vita (A. Bazzari - O. Arzuffi) Ed. San Paolo, 2006 Stefano Zurlo L’ardimento.Racconto dellavitadidonCarlo Gnocchi Rizzoli, 2006 Emanuele Brambilla (a cura di) «E d’ora in poi sia chiamato Beato» I volti, le emozioni, le immagini del 25 ottobre 2009 Mursia, 2010 Gaetano Agnini Don Gnocchi, alpino cappellano Mursia, 2011 Carlo Gnocchi «Dio è tutto qui» Lettere di una vita Mondadori, 2005 «Amis ve raccomandi la mia baracca...» Gli Amici di don Carlo sostengono la Fondazione Don Gnocchi ■ LASCITI TESTAMENTARI Per informazioni contattare il Servizio Fundraising. Tel. 02-40308.907 oppure ilmiolascito.it On line con carta di credito Istruzioni sul sito internet www.dongnocchi.it oppure donazioni.dongnocchi.it ■ DONAZIONI Conto corrente postale n° 737205 Intestato a Fondazione Don Gnocchi, p.le R. Morandi 6 - 20121 Milano Inviando un assegno non trasferibile intestato a: Fondazione Don Gnocchi, p.le R. Morandi, 6 - 20121 Milano Conto corrente bancario n° 100000006843 Banca prossima, filiale 05000 - Milano IBAN: IT60E0335901600100000006843 ■ CINQUE PER MILLE Nella dichiarazione dei redditi, nel riquadro dedicato al sostegno delle Onlus o in quello per la ricerca sanitaria, indicare il codice fiscale: 04793650583 Info al sito internet 5x1000.dongnocchi.it modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione». (dal messaggio per la Quaresima) ANZIANI E VITA FRAGILE. «Le persone anziane sono sempre state protagoniste nella Chiesa, e lo sono tuttora. E oggi più che mai la Chiesa deve dare esempio a tutta la società del fatto che esse, malgrado gli inevitabili “acciacchi”, a volte anche seri, sono sempre importanti, anzi, indispensabili. Esse portano con sé la memoria e la saggezza della vita, per trasmetterle agli altri, e partecipano a pieno titolo della missione della Chiesa. Il prolungamento delle aspettative di vita, intervenuto nel corso del XX secolo, comporta che un numero crescente di persone va incontro a patologie neurodegenerative, spesso accompagnate da un deterioramento delle capacità cognitive. Queste patologie investono il mondo sociosanitario sia sul versante della ricerca, sia su quello dell’assistenza e della cura nelle strutture socio-assistenziali, come pure nella famiglia, che resta il luogo privilegiato di accoglienza e di vicinanza. È importante il supporto di aiuti e di servizi adeguati, volti al rispetto della dignità, dell’identità, dei bisogni della persona assistita, ma anche di coloro che la assistono, familiari e operatori professionali. Ciò è possibile soloin un contestodi fiducia e nell’ambitodi una relazione vicendevolmente rispettosa. Così vissuta, quella della cura diventa un’esperienza molto ricca sia professionalmente sia umanamente; in caso contrario, essa diventa molto più simile alla semplice e fredda “tutela fisica”. Si rende necessario, pertanto, impegnarsi per un’assistenza che, accanto al tradizionale modello biomedico, si arricchisca di spazi di dignità e di libertà, lonta- ni dalle chiusure e dai silenzi, quella tortura dei silenzi! Il silenzio tante volte si trasforma in una tortura. Queste chiusure e silenzi che troppo spesso circondano le persone in ambito assistenziale. In questa prospettiva vorrei sottolineare l’importanza dell’aspetto religioso e spirituale. Anzi, questa è una dimensione che rimane vitale anche quando le capacità cognitive sono ridotte o perdute. Si tratta di attuare un particolare approccio pastorale per accompagnare la vita religiosa delle persone anziane con gravi patologie degenerative, con forme e contenuti diversificati, perché comunque la loro mente e il loro cuore non interrompono il dialogo e la relazione con Dio. Cari amici anziani, voi non siete solo destinatari dell’annuncio del messaggio evangelico, ma siete sempre, a pieno titolo, anche annunciatori in forza del vostro Battesimo. Ogni giorno voi potete vivere come testimoni del Signore, nelle vostre famiglie, in parrocchia e negli altri ambienti che frequentate, facendo conoscere Cristo e il suo Vangelo, specialmente ai più giovani». Papa Francesco Poli territoriali e Centri in Italia POLO LOMBARDIA 1 IRCCS S. Maria Nascente Via Capecelatro, 66 Milano - tel. 02 403081 Ambulatori: Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Bollate, Nerviano, Canegrate, Santo Stefano Ticino Centro S. Maria alla Rotonda Via privata d’Adda, 2 Inverigo (CO) - tel. 031 3595511 Ambulatori: Como, Guanzate Centro S. Maria alle Fonti Viale Mangiagalli, 52 Salice Terme (PV) - tel. 0383 945611 Centro Fondazione Don Gnocchi Via Saragat, Lodi - tel. 0371 439080 Ambulatori: Lodivecchio, Crema, Casalpusterlengo Centro Multiservizi Via Colli di S. Erasmo, 29 Legnano (MI) - tel. 0331 453412 Centro Vismara - Don Gnocchi Via Dei Missaglia, 117 Milano - tel. 02 893891 Casa vacanza per disabili e anziani Piazza Don Carlo Gnocchi Pozzolengo (BS) - tel. 030 9918823 POLO LOMBARDIA 2 Istituto Palazzolo - Don Gnocchi Via Don L. Palazzolo, 21 Milano - tel. 02 39701 Centro E. Bignamini - Don Gnocchi Via G. Matteotti, 56 Falconara M.ma (AN) tel. 071 9160971 Ambulatori: Ancona (Torrette), Ancona (via Brecce Bianche), Ancona (via Rismondo), Camerano, Fano, Osimo, Senigallia POLO TOSCANA IRCCS Don Carlo Gnocchi Via Di Scandicci 269 - loc. Torregalli Firenze - tel. 055 73931 Centro Don Gnocchi Via delle Casette, 64 Colle Val d’Elsa (SI) - tel. 0577 959659 Centro S. Maria alla Pineta Via Don Carlo Gnocchi, 24 Marina di Massa (MS) tel. 0585 8631 Centro S. Maria al Monte Via Nizza, 6 Malnate (VA) - tel. 0332 86351 Ambulatori: Varese POLO LAZIO - CAMPANIA NORD Centro S. Maria della Pace Via Maresciallo Caviglia, 30 Roma - tel. 06 330861 POLO LOMBARDIA 3 Centro S. Maria al Castello Piazza Castello, 22 Pessano con Bornago (MI) - tel. 02 955401 Ambulatori: San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Melzo, Segrate. Peschiera Borromeo Centro S. Maria della Provvidenza Via Casal del Marmo, 401 Roma - tel. 06 3097439 Centro E. Spalenza - Don Gnocchi Largo Paolo VI Rovato (BS) - tel. 030 72451 CONSIGLIERE DELEGATO: Marco Campari POLO EMILIA ROMAGNA-MARCHE Centro S. Maria ai Servi Piazzale dei Servi, 3 Parma - tel. 0521 2054 Polo Specialistico Riabilitativo Ospedale S. Antonio Abate Via Don Carlo Gnocchi Fivizzano (MS) Centro S. Maria delle Grazie Via Montecassino, 8 Monza - tel. 039 235991 COLLEGIO DEI REVISORI: Raffaele Valletta (presidente), Michele Casini, Emilio Cocchi Polo Riabilitativo del Levante ligure Ospedale San Bartolomeo Via Variante Cisa, 39 Sarzana (SP) - tel. 0187 604844 Centro Girola - Don Gnocchi Via C. Girola, 30 Milano - tel. 02 642241 Centro Ronzoni Villa - Don Gnocchi Viale Piave, 12 Seregno (MB) - tel. 0362 323111 Ambulatori: Barlassina, Vimercate, Monza, Lentate sul Seveso CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Angelo Bazzari (presidente), Giovanni Cucchiani (vicepresidente), Gianpio Bracchi, Mario Brambilla, Marco Campari, Mariella Enoc, Felice Martinelli Centro S. Maria ai Colli Viale Settimio Severo, 65 Torino - tel. 011 6303311 Ambulatori: Torino (via Livorno) POLO PIEMONTE-LIGURIA Presidio Ausiliatrice-Don Gnocchi Via Peyron, 42 Torino - tel. 011 4370711 Polo specialistico riabilitativo Ospedale civile G. Criscuoli Via Quadrivio Sant’Angelo dei Lombardi (AV) tel. 0827 455800 POLO BASILICATA - CAMPANIA SUD Centro Gala - Don Gnocchi Contrada Gala Acerenza (PZ) - tel. 0971 742201 Polo specialistico riabilitativo Presidio Ospedaliero ASM Via delle Matine Tricarico (MT) - tel. 0835 524280 Ambulatori: Ferrandina Centro S. Maria al Mare Via Leucosia, 14 Salerno - tel. 089-334425 AREA FORMAZIONE E SVILUPPO Centro di Formazione Orientamento e Sviluppo - CeFOS Milano, via Gozzadini, 7 - tel. 02 40308328 - Roma, Via Casal del Marmo, 401 - tel. 06 3097439