Bollettino 36 1997 - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese

Transcript

Bollettino 36 1997 - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese
REDAZIONALE
IN QUESTO NUMERO
Redazionale
La posta
pag. 3
pag. 3
pag. 3
pag. 3
Sotto i diciotto ...
pag. 1
pag. 2
pag. 4
Dal rene o dalle branchie? pag. 5
Un "nuovo Bollettino"
pag. 6
Acquario olandese
pag. 8
Apistogramma nijsseni
pag. 11
Ancora ... Lernaea
pag. 13
Ampullarie
pag. 15
Rassegna stampa
pag. 19
Bollettino A.A.A. n.36
Pag . 1
LA POSTA
L'ALIMENTAZIONE
DELLE
TARTARUGHE DALLE ORECCHIE
ROSSE.
Ho letto qualche settimana fa su un
periodico femminile un servizio
dedicato alla tartarughina dalle
orecchie rosse, nel quale si
consigliava di nutrirle utilizzando
anche "striscioline di insalata".
Il negoziante dice invece che devo
dare solo cibi di preparazione
commerciale e carne.
Voi che dite?
A.D. Ortona
Che la dieta delle testuggini
palustri possa essere integrata anche
con alimenti di origine vegetale è un
dato di fatto oramai consolidato.
Ci sono esemplari che appetiscono
fettine di banana, altre ciliege, altre
ancora (molte) gradiscono fichi maturi e
così via.
Della fogliolina di lattuga non ci è
francamente mai capitato di legere né
sentire nulla.
La rivista che dà simili consigli è in
torto ed il commerciante ha invece
ragione, ma non del tutto né l'una, né
l'altro.
La dieta base della gran parte
delle testuggini palustri -e quella dalle
orecchie rosse non fa, in tal senso,
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Bollettino A.A.A. n. 36
eccezione- deve prevedere alimenti di
origine animale, e quindi carne,
lombrichi, insetti eccetra oltre a cibi di
produzione industriale studiati ad hoc
per questi animali.
Non sarà tuttavia un errore
cercare di variare il menù offrendo
qualche cosa di diverso, lattuga
compresa.
Non tutti gli esemplari accetranno la
variazioni, ma parecchi lo faranno e non
ne avranno svantaggi. Anzi ...
Se però i vegetali vengono usati
come alimento base (e questo ci pare
sia il "consiglio" dato dalla rivista in
questione) allora sì che l'errore è grave
e potrebbe arrecare seri danni agli
animali. Sarebbe un po' come
pretendere di nutrire un grosso cane
dandogli solo insalata e zucchine.
ASSEMBLEA SOCI
ZOOMARK
Bollettino A.A.A. n.36
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SOTTO I DICIOTTO ...
Finalmente qualcosa si muove!!
In risposta al redazionale del bollettino precedente Marco Pelagatti ha deciso di
prender carta e penna ed ha espresso le sue considerazioni sulla situazione della
nostra Associazione, lanciando una prima proposta operativa.
Speriamo che spronati da queste considerazioni anche altri soci si degnino di far
sapere come la pensano, cosa si aspettano dall'Associazione, eccetera eccetera.
In attesa di altri interventi e di altre proposte lascio la parola a Marco.
Rigiro il bollettino, c’è qualche
cosa che attira la mia attenzione; conto
30, solo 30 iscritti all’A.A.A. Come è
possibile !?!
Incontro l’amico Maurizio e chiedo:
“Ma la campagna per associare nuovi
acquariofili ?” Mi risponde: “Fino ad
oggi solo 3” (siamo al 10 giugno 1997).
Ma come l’associazione più
vecchia d’Italia, con nomi così
prestigiosi?
Il Direttivo si lamenta: nessuno va
alle riunioni, tutto ricade sulle spalle del
segretario, nessuno o quasi che abbia
voglia perfino di partecipare a visite
organizzate o cene di associazione.
Apatia totale? A guardare bene
nell’elenco degli associati, tranne alcune
eccezioni, tutti hanno impegni di lavoro
e di famiglia (me compreso) che
effettivamente lasciano poco tempo da
dedicare all’A.A.A., ma non è una
ragione sufficiente.
Apatia dicevo prima, oppure mancanza
di coscienza di cosa deve essere
l’A.A.A.?
Nodo cruciale a mio avviso; non si sarà
mica imposta la mentalità secondo cui
pure l’A.A.A. sia un qualche cosa da cui
prendere, un mezzo per avere più
possibilità di altri acquariofili entrando in
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Bollettino A.A.A. n. 36
uno stretto giro di conoscenze da cui si
potrebbe avere vantaggio e magari in
fondo in fondo dove ognuno cerca di
tenerselo per se? Un aspetto su cui ogni
associato può riflettere (immagino già
sdegnosamente).
Comunque, anche mettendo
insieme una percentuale di questo
punto con il primo (fattore tempo), pur
venendo fuori un’A.A.A. chiusa su se
stessa, non si giustifica la così scarsa
adesione di nuove leve. Perché bisogna
dirlo, almeno il Direttivo, avendo avviato
una campagna piuttosto importante per
le nuove adesioni, dimostra proprio il
contrario.
A questo punto però è doverosa
una riflessione, dobbiamo alzare lo
sguardo dai vetri frontali delle nostre
vasche e guardare un po’ oltre.
Chi si associa non può curarsi
solo il proprio giardinetto; questa pratica
deve essere assolutamente eliminata
perché crea replicanti con la stessa
mentalità, mentre l’associazione è
qualcosa a cui dare; ci si associa perché
insieme si possono fare cose che
singolarmente non sarebbe possibile
fare. Altrimenti per che cosa ci
associamo?
B i s o g n a
cambiare mentalità e obiettivi. Certo le
riunioni mensili giustamente sono state
soppresse poiché a cosa potevano
servire inserite in una situazione di
questo tipo.
Allora proviamo a spaziare un po’ con lo
sguardo; immaginiamoci un’A.A.A. che
possa diventare, come sarebbe giusto,
per prima cosa un punto di
aggregazione. Certamente, ma non
strettamente, accomunati da uno spirito
acquariofilo. Immaginiamo che l’A.A.A.
essendo associazione possa operare
sul territorio come struttura anche
pedagogica (intesa nel senso che sia
portatrice di valori ad esempio legati
all’ambiente e quant’altro possa legare il
nostro hobby ai valori della vita).
Già questo aprirebbe una serie di
possibili iniziative oltre a quelle più
propriamente
acquariofile
che
potrebbero spaziare ad esempio dal
partecipare come associazione alla
raccolta dei rifiuti sulle spiagge, fino alla
possibilità di coinvolgere delle classi
scolastiche in esperienze ampiamente
riconosciute educative, per non parlare
poi del lavoro che si potrebbe fare sul
bollettino.
Sono solo idee buttate così, tra
l’altro nemmeno originali, ma chi più ne
ha più ne metta.
Il problema iniziale però rimane,
siamo pochi e troppo impegnati. Non
avremo mai la forza di fare queste cose
che darebbero motivazioni per
coinvolgere altre persone, innescando
una spirale virtuosa.
Ci vogliono soci motivati, con
tempo a disposizione e pieni di energia.
Ci vogliono i giovani, ragazzi e ragazze
che al di là dei loro acquari o bocce di
per sé, hanno un forte senso di
DAL RENE O DALLE BRANCHIE ?
Tutti
coloro che
h a n n o
preparato dei
pesci prima
di cucinarli
hanno visto il
rene dei pesci. Di forma
m o l t o
allungata,
spesso rosso
scuro, sono
situati in fondo alle viscere giusto al di
sotto della colonna vertebrale.
E' il progenitore del nostro rene,
incaricato anche lui di filtrare il sangue e
di riassorbire l'acqua o il sale al fine di
assicurare l'equilibrio osmotico e di
evacuare i residui.
Nell'uomo i residui azotati sono
evacuati quasi interamente nelle urine
sotto forma di urea.
Nei pesci non sono affatto
eliminati dalle reni, ma tra l'80 ed il 90 %
dalle branchie sotto forma di
ammoniaca che presto si dissolve
nell'acqua.
Questa ammoniaca può diventare
tossica -specialmente se la temperatura
ed il pH sono elevati- in un acquario
appena allestito, poiché possono
accumularsi se la trasformazione in
nitriti e poi in nitrati non è veloce.
Tratto da:
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UN NUOVO BOLLETTINO
di Luciano Di Tizio
Il nostro bollettino cambierà
volto e, ci auguriamo, sarà anche
di ben altro “spessore", fatto in
modo da interessare i nostri soci
e d a r a p p r e s e n ta r e d i p e r s é u n
buon motivo per iscriversi.
Questa decisione assunta dal
Consiglio Direttivo nella sua
ultima riunione, fa sì che il
notiziario della Associazione
Acquariofili Abruz-zese diventi
una piccola rivista, organizzata e
scritta come una rivista, ma dai
nostri soci per gli altri soci.
Una
trasformazione
importante, che verrà attuata per
piccoli passi ma con obiettivi e
strategie già ben definite e con il
coinvolgimento di tutti i soci,
ciascuno
per
le
proprie
competenze, capacità e tempo
libero.
Vediamo, punto per punto, la
“strategia” disegnata dal Direttivo
per attuare questa trastormazi
one.
TEMPI
Si è pensato di concedersi
alcuni mesi prima di cambiare in
toto la struttura del notiziario,
perché ci è sembrato troppo
complicato e di esiti incerti
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Bollettino A.A.A. n. 36
operare
una
“rivoluzione”
complessiva.
Meglio concludere l’anno
1997 con la vecchia formula,
arricchendo però il contenuto del
bollettino-rivista, in modo da
rodarci, tutti insieme, e da offrire
qualcosa di veramente nuovo e
(speriamo)
maggiormente
apprezzabile, col primo numero
del 1998.
LA PERIODICITA E LE PAGINE
Per il momento la nostra
“voce” resterà bimestrale, con sei
numeri l’anno. Il numero delle
pagine sarà invece gradualmente
a u m e n ta t o . A n c h e p e r ò i n b a s e
all’... offerta di articoli che
arriverà dai soci.
LA TESTATA
Si è pensato a qualcosa di
meno riduttivo di “Bollettino AAA”:
ci vorrebbe una vera e propria
“ t e s ta ta ” , u n n o m e i n s o m m a c h e
possa caratterizzare la nostra
pubblicazione. La scelta in tal
s e n s o ( s c e l ta d i u n n o m e ) è g i à
fatta, quale nome scegliere è
invece da definire: proposte e
idee in tal senso sono bene
accette.
COORDINATORI E COMITATO Dl
REDAZIONE
Il Consiglio Direttivo ha già
nomitato, all’unanimità, due
coordinatori.
Si tratta di Lorenzo Marcucci e di
Maurizio Pavone.
Si occuperanno del “nuovo
bollettino” sia coordinando il
lavoro dei soci, sia scegliendo e
impaginando
i
testi,
sia
provvedendo
alla
materiale
stesura
e
alle
necessarie
fotocopie.
Un po’ “direttori” e un po'
“tipografi”, insomma, con la
collaborazione però di tutti ed in
particolare di un gruppetto di soci
che dovranno impegnarsi piu degli
altri.
S a r à f o r m a t o i n f a t t i u n “ c o m i ta t o
di redazione”, con alcuni soci
attivamente coinvolti.
Il comitato è stato già definito
in embrione: per il momento ne fa
parte il Direttivo nel suo complesso
ed il socio Amedeo Pardi, che ha
già offerto un notevole contributo di
idee per la trasformazione.
ll comitato di redazione è tuttava
aperto
alla
volontaria
collaborazione di chiunque voglia
impegnarsi in tal senso. Penso, ad
esempio, a Renato Di Loreto (ex
membro del Direttivo, che ha negli
ultimi mesi dimostrato nei fatti la sua
buona volontà nei confronti della
rivista sociale), ma non solo a lui.
I CONTENUTI
Ultimo argomento, ma non
certo il meno importante: i
contenuti del bollettino-rivista.
Si cercherà, questa l’idea di base,
di trattare in ogni numero un po’
tutti i settori del nostro vastissimo
hobby: le piante, i pesci, gli
anfibi, i rettili, l’acquario tropicale
e quello nostrano, il marino e
quello d’acqua dolce, oltre ad
argomenti di attualità e curiosità
varie.
L’obiettivo è quello di privilegiare,
naturalmente, gli argomenti che
sappiamo - per le inchieste già
svolte tra i soci e per le
indicazioni che ci arriveranno godere di maggiore interesse tra i
soci.
Se questa elencazione di
argomenti vi sembra varia e poco
precisa, ebbene... avete ragione:
qualche idea già l’abbiamo, ma
preferiamo tenerla per noi.
Un po' per scaramanzia (alla
“trasformazione” del bollettino noi
del
comitato
di
redazione
provvisorio ci teniamo parecchio),
un po' per non bruciare le
proposte, quelle nostre già
memorizzate sul taccuino, e
quelle che ci arriveranno.
Vi aspettiamo...
LA NUOVA STRUTTURA
-Coordinatori Bollettino AAA:
Lorenzo Marcucci
Maurizio Pavone
- Comitato
provvisorio:
di
redazione
Bollettino A.A.A. n. 36
A.A.A.
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ACQUARIO OLANDESE
di Amedeo Pardi
In questo primo appuntamento
cercherò di spiegarvi lo scopo di
questa rubrica.
PREMESSA
La maggior parte di noi, si è
avvicinata all’hobby dell’acquario dopo
aver visto in esposizione presso alcuni
negozianti dei bellissimi acquari ricchi
di piante, con piccoli branchi di pesci
variopinti che scorrazzavano nella
vasca.
Personalmente ho questo ricordo
che và indietro negli anni 70 quando,
allora diciottenne, nelle “vasche" serali
convincevo i miei amici a passare
sempre davanti ad un negozio di Chieti
Scalo che aveva delle vasche ben
arredate e ricche di piante che ai miei
occhi sembravano dei quadri viventi.
Allora i prezzi erano proibitivi per le mie
tasche e quindi mi accontentavo di
quella visione.
Devo dire che a tuttoggi
un’acquario ricco di piante che si
avvicini ad un acquario Olandese è
ancora nei miei sogni: confesso i miei
fallimenti.
Negli ultimi tempi sfogliando alcune
riviste del settore e rimanendo
affascinato dalle splendide immagini di
acquari Olandesi mi è tornata la voglia
di tentare o quantomeno di parlarne.
Da quì l’idea della rubrica fissa su
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Bollettino A.A.A. n. 36
questa tematica. La rubrica la voglio
intendere aperta alle discussioni, alle
proposte, alle esperienze fatte dai soci.
Io non sono un esperto, quello che
posso darvi è l’impegno ad effettuare
delle ricerche su questa tematica, su
riviste e i libri della nostra biblioteca,
cominciando dagli anni passati, quando
non esistevano gli accessori
ultramoderni, eppure gli acquari
Olandesi c’erano!
INIZIO RICERCA
Da Aquarium 78 : in questo
articolo l’autore racconta la sua
esperienza che và dalla costruzione
dell’acquario, usando un telaio in ferro
ed il mastice per acquari, alla
conduzione dello stesso.
Le misure prima vasca:
194cm lunghezza, 47cm altezza, 55
cm profondità.
Iilluminazione: 1 lampada Philips TL 29
da 65w e 2 lampade General Eletric
Power Proof di 165w (!!) cadauna,
accese per 12 ore al giorno.
Misure di una seconda vasca:
160cm kungheza, 62cm altezza, 40
cm profondità.
Illuminazione : 1 Gro-lux 40w, 1 Gro-lux
20w accese 12 ore al giorno;
Per entrambe le vasche:
materiali filtranti : lana, cannolicchi
ceramica, carbone neutro, lava;
materiali di fondo : argilla, terra di
torbiera, Hilena Initial ricoperti di
sabbia di quarzo e Aqualit;
valori dell’acqua : pH 6,9 ; durezza 9°
dGH;
nessuna concimazione con CO2;
ricambio periodico di 60 litri d’acqua
ogni 2/3 mesi, l’acqua del cambio
(distillata o sorgiva) ha i seguenti
valori: pH 6,5; durezza 2°- 4° dGH
aggiunta di Aquasafe e ToruMin .
L’autore inizia con una prima
esperienza negativa dovuta, secondo
lui, all’esaurimento del materiale del
sottofondo.
Racconta infatti: “Il fondo dell’
acquario, per quanto realizzato di volta
in volta con materiale ricco di
nutrimento, non rimaneva fertile per un
periodo soddisfacente".
Tanto per intenderci , dopo circa
un anno le piante non si sviluppavano
più rigogliosamente e le aggiunte di
fertilizzanti liquidi o in pastiglie non
davano i risultati sperati.” Così era in
pratica costretto a rifare il fondo della
vasca almeno una volta all’anno.
Da quì la sua geniale intuizione:
creare un sistema di fertilizzazione
freatica del sottofondo dell'acquario.
spezzoni), si chiude l’estremità di
ognuno con del silicone e si effettuano
i fori con il trapano ad una distanza di
4cm tra loro.
Il tubo flessibile và prima scaldato sulla
fiamma e poi quando è ancora caldo và
applicato sul tubo rigido. La lunghezza
del tubo flessibile va calcolata tenendo
conto che lo stesso deve emergere dal
pelo dell’acqua di alcuni cm.
Predisposti almeno 4 tubi si passa alla
sistemazione sul fondo della vasca .
Il ghiaietto da usare deve essere di
grana tale da non occludere i fori, i tubi
MATERIALE OCCORRENTE
Tubo di plastica rigida (alcuni
spezzoni), tubo flessibile (circa 2m),
trapano con punta da 4mm, silicone,
vetro scuro per laterale, mattoncini di
torba, imbuto di piccolo diametro.
ESECUZIONE
Si tagliano i tubi rigidi nella
misura di circa 40cm (bastano 4
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saranno sistemati in modo da essere a
contatto con le radici delle piante.
Il peso del ghiaietto e le eventuali
rocce garantiranno il posizionamento
dei tubi in pianta stabile.
I terminali flessibili saranno raggruppati
in un angolo e mascherati con rocce e
sughero. Per i più intraprendenti
consiglio di realizzare all’interno della
vasca una falsa parete laterale con un
vetro incollato con il silicone, sospeso
dal fondo quanto basta per far passare
i tubi. E' opportuno usare un vetro
scuro sul quale andranno incollati con il
silicone diversi mattoncini di torba ,
reperibili nei negozi di acquari.
PREPARAZIONE DEL LIQUIDO CONCIMANTE
Riempire una bottiglia da 2 l. con
acqua dell’acquario , versarvi dentro 3
manciate di terra e agitare
violentemente, lasciare decantare la
parte grossolana poi versare in un’altra
bottiglia l’acqua con l’argilla in
sospensione. Ripetere l’operazione
diverse volte sempre con l’aggiunta
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della terra, alla fine aggiungere un
cuchiaino da caffè di solfato di ferro.
Una volta l’anno preparare la
miscela con l’aggiunta di Hilena Initial
poi setacciare con un colino, quindi
versare il tutto nei tubi in parti uguali.
CONSIDERAZIONI FINALI
Nonostante il tutto potrà apparire
macchinoso, superate le difficoltà
iniziali per la realizzazione, gli
interventi si ridurranno ad una volta
ogni 2 o 3 mesi per il tempo di un’ora al
massimo.
Il costo è irrisorio, allunga di molto
l’intervento di rifacimento del fondo,
non modifica le caratteristiche
dell’acqua, e rende più efficace la
concimazione poiché è mirata.
Quì finisce la mia ricerca, questa
parte finale consideratela come un
capitolo a parte da inserire nella nuova
rubrica "Far da se" da me curata.
Vi invito a cominciare questo
esperimento. Fatemi sapere anche per
telefono se vi piace l’idea di affrontare
questa tematica.
Intervenite in questa rubrica ed
utilizzatela come pagina di discussione
tra noi , se volete , potete scrivere alla
redazione all’indirizzo indicato nel
bollettino, oppure telefonatemi nelle ore
serali, nei limiti del mio tempo libaro
inserirò in questa rubrica sia la posta
che le telefonate.
Attraverso
queste
pagine
potrebbe nascere e svilupparsi un
dibattito con il risultato di ottenere un
nuovo modo di vivere l’Associazione .
Nel prossimo numero vi anticipo
A.A.A.
APISTOGRAMMA NIJSSENI
di Maurizio Della Marca
Questa specie, catturata per la
prima volta nel 1979, è senza dubbio la
più bella tra i Ciclidi nani del Sud
America scoperta negli ultimi anni.
Per esempio non esiste nessun’ altra
femmina del genere Apistrogramma con
un aspetto così appariscente come
quella sessualmente matura di A.
nilsseni, ( pronunciato neisseni).
Morfologia
Le macchie nero carico presenti
sul corpo della femmina possono
temporaneamente mutare di colore
durante i giochi amorosi ed assumere
una tonalità verde chiaro luminoso. Le
femmine adulte raggiungono una
lunghezza totale di 5 cm., mentre i
maschi arrivano anche ad 8 cm. e sono
molto massicci.
I pesci presentano una bella
colorazione giallastra nella regione del
petto e del ventre. La pinna caudale è
rotonda con un bordo rosso fuoco. Il
resto del corpo ha una colorazione
celeste.
La determinazione del sesso è
difficoltosa negli esemplari in fase di
crescita. Segno sicuro di una femmina è
l’intensa colorazione nera nella parte
anteriore delle pinne ventrali.
Caratteristica tipica della specie.
oltre alla livrea è l’orlo rosso, di
differente intensità a seconda del sesso,
che si trova sul bordo esterno della
pinna anale.
L’unico biotopo finora conosciuto si
trova nella zona del Rio Ucayali, un
posto di frontiera tra Perù e Brasile.
Allevamento
Per l’allevamento in acquario, l’A.
nijsseni, abbisogna di acque tenere ed
acide. Un’acqua di media durezza con
pH leggermente alcalino, non crea
comunque problemi. Necessita, come
le altre specie del suo genere, di
acquari ben arredati con molte piante,
materiale di fondo fine, qualche
anfratto, nonché legni di torbiera.
La qualità dell’acqua è molto
importante. Inoltre si dovrebbe fornire
una dieta assai varia.
Bollettino A.A.A. n. 36
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Riproduzione
La riproduzione di questa specie si
è inaspettatamente rilevata priva di
problemi. Si sono potuti ottenere
eccellenti risultati in acqua molto tenera
e acida ma, sorprendentemente, anche
con durezza media ed un pH
leggermente alcalino. In quest’ultimo
caso il successo non è ottimale.
La femmina cura da sola le uova
che vengono generalmente deposte
sulla volta di un anfratto, ma anche
sotto robuste foglie oppure sotto rami o
radici di torbiera.
Gli embrioni si schiudono ad una
temperatura media di 27,5 gradi
centigradi, dopo circa 48 ore. Dopo altri
4 giorni gli avannotti nuotano
liberamente e dal quel momento
possono essere nutriti con naupli di
Artemia appena schiusi.
Per ottenere il maggior numero
di avannotti bisognerebbe utilizzare
un’acqua molto tenera con un pH tra 5 e
5,5 ed una conduttività fino a 80
microS.
Un filtraggio attraverso torba si
rivela utile, come del resto per molte
altre specie del genere Apistogramma.
Un sostanzioso cambio parziale
dell’acqua può spesso stimolare
l’inizio della riproduzione.
In condizioni ottimali la specie si
rivela abbastanza prolifica e da una
riproduzione si possono ottenere
mediamente 60 avannotti.
Particolarità
Purtroppo, accanto alle note
positive, dobbiamo citare anche qualche
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Bollettino A.A.A. n. 36
aspetto negativo. La pesca nei biotopi
naturali ha evidenziato che nella rete
finivano più maschi che femmine. in
un rapporto di 2:1.
Ciò poteva essere una coincidenza. Con
una conduttivita di 120 microS, pH 5.3
ed una temperatura di 27.6 gradi cent.,
al momento della deposizione, è stato
constatato, anche in cattività, tra gli
avannotti il 90% di maschi. Si tratta di
un fenomeno conosciuto anche in altri
Apistogramma e soprattutto nei ciclidi
nani dell ‘Africa occidentale. Per il resto
l’allevamento dei piccoli non presenta
problemi.
Conclusioni
Si tratta pertanto di una specie
che può offrire molte soddisfazioni agli
acquariofili anche perché si tratta del
Ciclide nano più bello finora conosciuto.
Mi auguro che trovi una grande
diffusione tra gli appassionati dei Ciclidi
e non scompaia come altre specie
ittiche dopo poco tempo. Attualmente si
tratta ancora di una specie abbastanza
rara, ma comunque reperibile.
Chi scrive, in atto, ne alleva un
gruppetto con la speranza di poterli
riprodurre all’atto della loro maturazione
sessuale sperando anche, (cosa
già accaduta), che non siano tutti A.A.A.
Approfittando di questo spazio
comunico, a chi ne fosse interessato,
che ho riprodotto, per la seconda volta,
i Papiliochromis Ramirezi.
Gli avannotti hanno tre mesi e sono in
piena salute. Come avete certamente
capito sono un appassionato di Ciclidi,
in particolar modo di quelli nani del Sud
America.
Malattie
ANCORA ...LERNAEA
di Lorenzo Marcucci
Chi ha letto il precedente bolletino
ricorderà che nella rubrica posta si
parlava di questa malattia;certo non
molto diffusa, ma non per questo non
degna di attenzione.
La cosa comica è che, dopo alcuni
giorni dalla spedizione del bollettino
sono andato a casa di mio suocero che
mi aveva segnalato una strana moria
dei pesci (I più fedeli lettori ricorderanno
le brevi note "Acquario o fognario?") ed
ho scoperto che, come si dice: "Parli del
diavolo e gli spunta la coda".
E sì, tutti e tre i Baciucchioni
(Helostoma per i più pignoli) erano
colpiti da questi parassiti che li avevano
attaccati principalmente sulle pinne
dorsali e ventrali. Sulle prime mi è
venuto un po' da ridere, ma purtroppo
con questi parassiti c'è poco da ridere!
Un'altra esperienza con Lernaea
la ebbi molti anni fa sempre nello stesso
acquario e sempre con gli stessi pesci.
Avevo acquistato presso un negozio,
che oramai non esiste più, dei giovani
Helostoma sempre per mio suocero. A
distanza di pochi giorni dall'acquisto ho
scoperto che degli strani bastoncelli
terminanti a V pendevano dalla loro
pelle. Senza farmi grossi problemi
prelevai alcuni pesci e tentai
un'operazione chirurgica che -se
ricordate bene- è stata invece
sconsigliata nella risposta alla lettera di
Tratto da Sani come un pesce? Primaris
Delbrassinne.
In effetti ricordo che insieme al parassita
venne asportata una buona parte di
carne del pesce e che rimasero delle
ferite che curai con del disinfettante
generico per acquari.
Ricordo anche che non potei estirpare
un parassita in quanto era attaccato
molto vicino all'occhio del pesce e
mentre lo tiravo con le pinzette il bulbo
oculare del pesce accennava quasi ad
uscirsene dall'orbita.
Dopo tale trattamento fotografai il
parassita e spedii le foto alla rivista
aquarium chiedendo lumi sul tipo di
malattia. La risposta pubblicata nella
rubrica
"La
posta"
pur
non
confermandomi al 100% che si trattava
di Lernaea, mi disse che c'erano ottime
probabilità che si trattasse di lei.
Se devo essere del tutto sincero
non ricordo bene quanti esemplari
sopravvissero alla malattia, ma ricordo
Bollettino A.A.A. n. 36
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con certezza che alcuni lo fecero, ma
comunque che i Baciucchioni che poi
sono sopravvissuti oltre 12 anni in
quella vasca non erano loro!
Un secondo incontro con questi
parassiti lo ebbi in un acquario pubblico.
Per l'esattezza quello che una volta si
trovava a Roma presso la stazione
Termini. Lì ad esserne affetti erano degli
Elettro-forus electricus e ricordo che
quando consigliai la cura ad uno degli
addetti alla manutenzione mi disse che
Tratto da Sani come un pesce? Primaris
certamente non avrebbe tentato di
estirparli col rischio di prendersi delle
scariche elettriche!!
Aneddoti a parte, torniamo ai
giorni nostri ed alla nostra infestazione.
Non so come sia avvenuta dal momento
che i pesci oramai, come detto,
vivevano in quella vasca da oltre dieci
anni. L'unica possibile contaminazione
potrebbe essere avvenuta per mezzo di
un paio di Guppy che avevo acquistato
negli ultimi tempi, ma a dire il vero tutti e
due non presentavano segni di infezione
e -al contrario di molti loro simili- sono
sopravvissuti senza problemi.
Una volta scoperta l'infestazione,
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Bollettino A.A.A. n. 36
avendo appena scritto quale poteva
essere il rimedio non mi è rimasto che
cercare di applicarlo. Prima di farlo ho
consultato anche il libro della casa
editrice Primaris "Malattie dei pesci
d'acquario" e quindi mi sono procurato
del Neguvon. Il medicinale è stato
utilizzato nel seguente modo. Ho
disciolto 1gr di Neguvon in un litro di
acqua e poi ho immesso 1ml di
soluzione per ogni litro di acqua
dell'acquario, come consigliato nel libro
citato.
Poi come previsto ho ripetuto il
trattamento per tre giorni di seguito,
senza però ripreparare la soluzione nei
giorni successivi come consigliato dai
testi (in pratica ho usato la stessa
soluzione per tutti e tre i giorni).
Al termine del trattamento ho effettuato
un sostanzioso cambio di acqua e poi ...
sono dovuto partire per lavoro. Così mi
sono scordato dei pesci e della loro
malattia.
Solo ieri sono tornato a casa di mio
suocero e ... 'miracolo' i pesci non
presentavano più alcun sintomo di
malattia. Né di questa né di altre.
Non esistevano tracce dei parassiti né di
eventuali ferite nei punti in cui erano
ancorati. Non è stato necessario
ripetere alcun trattamento.
Ancora una volta l'esperienza ci insegna
che se si lasciano maturare le cose ...
non c'è da pentirsene.
Certo se avessi avuto più tempo
trascorsi i giorni previsti avrei senza
dubbio ripetuto il trattamento e poi avrei
cercato di estirpare i parassiti e poi avrei
disinfettato le ferite e poi .....
Meno male che non è stato così. I
A.A.A.
AMPULLARIE
di Catherine David
A
fianco
degli
ospiti
vertebrati dei nostri acquari di
acqua dolce, si possono trovare
degli ospiti molto interessanti tra
gli
invertebrati,
come
le
ampullarie. Contrariamente alle
planorbe questi Gasteropodi non
arrivano "spontaneamente "nei
nostri acquari. E’ l’acquariofilo a
sceglierli per approfittare, tra
l’altro, della loro virtù di grandi
mangiatori di alghe.
Le ampullarie sono dei
Gasteropodi muniti di branchie
come i Melanoidi dei nostri acquari
di acqua dolce. Queste lumache
appartengono al genere dei
Prosobranchi. Ma le ampullarie si
distinguono poiché possiedono in
più, una tasca che gioca il ruolo di
polmone e che si apre per mezzo di
un sifone. Questa specie di canale
permette loro di respirare l’aria
quando l’acqua è troppo povera di
ossigeno. Così, se li vedete
srotolare il sifone, potete trarre le
vostre
conseguenze
sull’ossigenazione del vostro
acquario.
In tempi normali, il sifone è
piegato a sinistra della testa e non
misura che pochi millimetri, mentre
in estensione può misurare fino a 6
centimetri. Subito a fianco si
trovano un paio di tentacoli con
funzioni tattili. Quando la lumaca si
sposta, sono distese e toccano il
suolo alternativamente.
Le ampullarie sono provviste
di un opercolo corneo che, una
v o l ta c h i u s o , l e p r o t e g g o n o d a g l i
importuni.
Per
sapere
se
un’ampullaria è in buona salute, si
può appoggiare il pollice su questo
opercolo quando è chiuso. Si deve
sentire una certa resistenza. A volte
alcune bolle ne fuoriescono.
E’ normale che la lumaca si
fermi spontaneamente. Ha bisogno
di alternare dei momenti di riposo a
periodi
di
intensa
attività
alimentare. E’ allora un regalo
vederla effettuare delle vere
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a c r o b a z i e p e r s a z i a r s i . Sp e s s o
finisce per ruzzolare dal supporto e
poi ricomincia incessantemente. E’
aiutata dal suo piede che sposa
perfettamente tutti i rilievi. E,
quando un’ampullaria si sposta su
un vetro si po’ vedere la sua radula.
Questa piccola raspa le permette di
alimentarsi raschiando i vegetali
ATTIRATA DAL VERDE
Per la felicità o per la
disperazione dell’acquariofilo,
l’ampullaria è un insaziabile
mangiatrice di alghe e di tutte le
v a r i e t à d i v e g e ta l i ; l e p r e f e r e n z e
alimentari variano da esemplare ad
esemplare. Certe sono grandi
amatori delle alghe filamentose. In
pochi giorni, un acquario può
essere veramente tosato e le
piante possono iniziare una nuova
vita. Altre, per contro, distruggono
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Bollettino A.A.A. n. 36
PROBLEMI DI
ALGHE
Esistono tante alghe quanti ambienti
acquatici e questa forma primitiva di
vita non sparirà mai dai nostri acquari.
A noi non resta che operare per
regolarizzarne la crescita e rendere
possibile la coabitazione. Senza volere
entrare nei parametri dell’illuminazione
e dell’eutrofizzazione dell’acqua, la
gestione delle alghe passa per i loro
consumatori. Tra loro, i pesci e le
lumache.
Le alghe verdi, che siano piumose,
filamentose o muschiose, sono ben
appetite da Epalzeorhynchus e
Ancistrus. Le piccole lumache che sono
le planorbe forniscono un lavoro di
fondo attaccandosi alla “radice” del
problema. Così le alghe non invadono
l’acquario e possono anche contribuire
a migliorare la sua estetica.
Là dove queste diventano un problema
è quando appaiono le alghe blu.
Queste alghe a differenza delle altre,
sono vicine ai batteri. Non sono
consumate dagli alghivori abituali.
Molto spesso solo le ampullarie le
apprezzano. Ma se queste lumache
costituiscono un rimedio provvisorio,
non risolvono il problema alla radice.
Ricordiamo che la presenza di queste
alghe è il sintomo di uno squilibrio
nell’acquario. Le alghe dette a barba
sono ugualmente un problema reale in
acquariofilia. Sono molto vicine alle
filamentose, pur essendo più solide ed
impossibili ad eliminare senza rovinare
le piante. Le ampullarie sono allora un
grande aiuto: puliscono le foglie delle
tutte le piante di un acquario non
lasciando che radici. Acquariofilo
avvisato mezzo salvato!
Le ampullarie sono pronte a
tutte le fantasie per ottenere
l’oggetto dei loro desideri:
- I fusti fragili si piegano sotto il
loro peso e si rompono alla base.
- Le piante a foglie dure sono
tosate delle loro giovani foglie.
- Certe non esitano a lanciarsi nel
vuoto per riuscire a catturare le
lenticchie d’acqua.
nutrimento distribuito in eccesso.
Sono dei buoni spazzini. Ma se i
l o r o e c c e s s i a l i m e n ta r i f i n i s c o n o
per irritarvi oltremodo, è facile
toglierle dalla vasca e farne regalo
ad un altro acquariofilo disperato
per problemi di alghe.
Ben inteso per allevare questi
Gasteropodi in un acquairo,
bisogna che i pesci siano
indifferenti alla loro presenza. Cosa
non sempre vera:
- I Barbus mordicchiano spesso i
loro tentacoli.
- Ho visto anche dei Betta
desiderosi di intraprendere una
partita di football prendendo una
povera ampullaria come pallone.
- Infine certi pesci si nutrono di
lumache some le Botia e i
Tetraodon.
ALLEVARE LE PROPRIE LUMACHE.
Bisogna dirlo, le ampullarie
possono essere una vera piaga per
l’acquariofilo.
Anche se, prima di attaccare le
piante, generalmente ripuliscono
l’acquario. In effetti sono degli
ospiti perfetti per acquari non
piantati.
Dal lato cadaveri, non li
disdegano, ma raramente li
finiscono. Mangiano ugualmente il
E’ difficile parlare delle
malattie specifiche delle ampullarie
o dei Gasteropodi in generale.
Ciononostante questi animali
muoiono come gli altri. Bisogna
dunque rispettare certi parametri.
Innanzitutto evitate i bruschi
cambiamenti di temperatura, le
cadute di pH e una eccessiva
mineralizzazione dell’acqua. Nei
luoghi naturali si trovano delle
ampullarie anche in acque molto
acide e poco mineralizzate.
I n a c q u a r i o b i s o g n a a c c l i m a ta r l e
progressivamente quando il pH non
è prossimo a 7. La durezza totale
non deve superare il 15ø francesi.
Bollettino A.A.A. n. 36
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GLI AMPULLARIDI
Sotto il nome di ampullarie, si designano
sia le lumache del genere Ampullaria che
tutte quelle appartenenti alla famiglia degli
ampullaridi. Sapendo che anche in tale
campo ci sono problemi di sistematica
che fanno si che una specie classificata
tra le Ampullaria da un sistematico si
possono ritrovare in un genere differente
di un altro. In fin dei conti la
denominazione “ampullaria” è sì pratica,
ma necessariamente un po’ vaga... In
questo articolo sono unicamente le
“ampullarie”
comunemente
commercializzate ad essere prese in
esame. Le condizioni dell’acqua quindi
possono differire per altre specie
suscettibili di arrivare nelle nostre vasche.
Per fortuna tutti gli Ampullaridi sono
considerati come a sessi separati. Ossia,
al contrario delle planorbe, non sono
ermafrodite. Comunque, come tra i
Melanoidi, sembra impossibile distinguere
i sessi. A meno di procurarsi una femmina
già fecondata, è quindi necessario
procurarsi più esemplari se si vuole
Oltre tale valore le ampullarie
finiscono per morire, anche se la
loro capacità di adattamento è
grande. La temperatura di un
acquario tropicale si adatta
benissimo alle loro esigenze. Come
temperatura minima tollerano i 20ø
C.
Un forte movimento dell’acqua
può dispiacere loro. A volte,
un’ampullaria staccata fluttua
presso la superficie dell’acqua ed
ha problemi a riattaccarsi. Se
questo dura troppo a lungo bisogna
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Bollettino A.A.A. n. 36
v e r i f i c a r e s e è a n c o r a i n v i ta , i n
quanto rischia di diventare una
fonte di inquinamento.
Se l’acquario deve essere
trattato con medicinali, occorre
verificare la compatibilità del
prodotto con la presenza di
invertebrati. A questo proposito il
rame deve essere evitato. Le
ampullarie sono altresì sensibili agli
agenti inquinanti atmosferici.
Attenzione agli insetticidi in
bombole ed ai prodotti di per la
pulizia domestica.
Se le vostre ampullarie sono
tenute in un acquaterrario, o
semplicemente in un acquario con
uno spazio sufficiente tra la
superficie dell’acqua e le lampade
avrete certamente la possibilità di
vederle
deporre.
Le
uova,
agglomerate in forma di bozzolo
bianco e gelatinoso, sono deposte
sui vetri o su qualsiasi altro
supporto emerso. Se non volete
essere invasi da questi animali
molto prolifici, è meglio distruggere
le uova. Altrimenti, dopo una decina
di giorni, le piccole lumache
schiudono. Sono in tutto e per tutto
simili ai genitori, eccetto la
dimensione, e divorano anche le
piante più coriacee.
A.A.A.
Tratto da
CURIOSITA'
Nel Guadalupe è stata rinvenuta una
bella conchiglia di una ampullaria che
pesava ben 175 gr
RASSEGNA STAMPA
dalla rivista:
aquarium mag/97
-------------------------------------Telmatherina ladigesi
-A pesca di Botia
-Pesci vivipari:i Goodeidi
-Riproduzione di Apistogramma borelli
-Ecologia microbiologica in acquario (I)
-piante:Microsorum pteropus
-Il mondo dell'acquairo naturale
-La primavera nel Mediterraneo
-Agguato...sul fondo:Matamata
-Il pesce bandiera:Heniochus acuminatus
-Il pesce gatto
dalla rivista francese:
Aquarium magazine mag/97
------------------------------------Gasteropelecus sternicia
-Hypancistrus zebra
-Aequidens metae
-marino:Ancanthurus achilles
-Un acquario da 600 litri per Discus
-Piantate il vostro laghetto
-Le ampullarie
-I legni in acquario
-Verso l'acquario di barriera naturale
-Expozoo 97
dalla rivista:
aquarium giu/97
-------------------------------------La rana pescatrice
-Chanda e affini
-Arcobaleni pinnuti: Melanotenie
-Il mondo dell'acquario naturale
-"Lo specchio":gli acquari degli italiani
-Conoscere il Mar Baltico
-Vetro sinterizzato,ceramica vacuolata...
-La barriera corallina in casa
dalla rivista francese:
Aquarium magazine giu/97
------------------------------------Pseutdotropheus lombardoi
-Aphyosemion amieti
-Pesci giapponesi
-marino:Salarias fasciatus
-piante: Gli Echinodorus
-laghetto:Sappiatelo popolare
-Carpe Koi: un buon allevamento
-Misurazioni nell'acquario di barriera
-marino: Le murene
-Passione pesci:di padre in figlio
dalla rivista americana:
Tropical Fish hobbyist: feb/97
---------------------------------Apistogramma borellii
-Amphilophus urophthalmus
-L'acquario secondo natura
-marino:Symphorichthys spilurus
-marino: Nautilus
-Progetto per un acquario marino
-marino:Pesci grilletto
-Tateurndina ocellicauda
-Apistogramma nijsseni
-Allevamenti di pesci a Singapore
-Pesci Tetra in miniatura
dalla rivista :
HobbyZoo giu/97
------------------------------------I numeri di Zoomark
-Ma cos'è questa UVAC
-Il cuore del filtro
-La scoperta dell'acqua calda
-Studiando le malattie dei pesci
-Bulbi in acquario
Bollettino A.A.A. n. 36
Pag . 19
dalla rivista:
aquarium oggi 2/97
-------------------------------------Incroci tra specie diverse:è contro natura?
-I pesci del lago Manyara in Tanzania
-I pesci più amati: Tateurndina ocellicauda
-Riproduzione di Episemion spec.
-Un piccolo impianto di riproduzione per
Corydoras
-Allevamento e riproduzione di
Nothobranchius
-Mediterraneo:Stenopus spinosus e
Lysmata seticaudata
-Marino: Sistemi di filtraggio (I parte)
-Ludwigia helminthorrhiza
-Piante a fusto dalle foglie rosse (II parte)
-Le vitamine nell'alimentazione dei pesci
-Microrganismi coltivati per l'acquario
-Paludario oggi (VIII parte)
-Un acquario particolare:Marinarium di Ultrecht
-Analitica per principianti: il ferro
dalla rivista :
HobbyZoo mag/97
------------------------------------L'acquario va a scuola
-Problemi con le alghe?
-Pesci tropicali made in Italy
-Primo riconoscimento ISO per pesci
dalla rivista inglese:
Aquarist & Pondkeeper apr/97
---------------------------------Melanotenia praecox
-Implicazione dell'allevamento di Koi
-marino:Un cocktail di gamberetti
-Speciale laghetto:disegno e installazione:
-Pianificazione del laghetto
-Installazione di un laghetto
-Piante per laghetto
-Koi o pesci rossi da laghetto?
-Rane
-Gli ingredienti vitali
dalla rivista inglese:
Aquarist & Pondkeeper mag/97
---------------------------------Pesci del Sarawak (I parte)
-Chances genetiche
-Allevamento di Killi
-Cosa comperare per il mio laghetto?
-Allevando Koi
-marino: Pesci caldi!
-Koi di quattro colori
-laghetto:Controllo delle alghe
-Ricreare un ambiente acquatico
dalla rivista francese:
Aquarama n. 154 mar-apr/97
--------------------------------------dalla rivista francese:
-Le Rasbore
Aquarama n. 155 mag-giu/97
-Aphyosemio cauveti
---------------------------------------I Macropodi
-Expozoo 97
-Il lago Malawi
-Colisa sota
-I ciprinodontidi del bacino mediterraneo -Riproduzione di Ancistrus sp.
-Due occhi per vedere in acqua
-Astronotus ocellatus
-Le forme di allevamento di Xiphophorus -I pesci di acque in altitudine
-La realizzazione di un laghetto
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-La luce a poco prezzo
-L'alimentazione dei pesci del laghetto
-marino:Nemenzophilla turbida
-L'acquariofilia di barriera
-marino:Calloplesiops altivelis
-marino:Il giardino di corallo
-marino:Chaetodon ulietensis
-marino:Parupeneus cyclostomus
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