Bollettino 41 1998 - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese

Transcript

Bollettino 41 1998 - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese
REDAZIONALE
Inizia
IN QUESTO
NUMERO
Redazionale
pag. 1
La posta
pag. 2
Interviste ai
negozianti
pag. 3
pag. 3
A.A.A. news
pag. 3
Papiliochromis
ramirezi
pag. 4
Betta splendens
(3a parte):
allevamento
selettivo
pag. 7
Il neofita entra
in negozio (3a parte):
Illuminazione e
piante
pag. 11
Coltivazione e
riproduzione di
Echonodorus
paniculatus
pag. 16
Rassegna stampa
pag.19
AC Bollettino A.A.A. n.41
Pag. 1
LA POSTA
Tanti consensi una proposta.
Il primo numero del rinnovato
bollettino ha determinato un certo
fermento.
Sono lo diciamo con un pizzico di
orgoglio, assai più i consensi che le
critiche.
Queste ultime sono apparse in gran
parte costruttive, volte a migliorare
la nostra AC. Molti ci hanno
promesso interventi per avviare un
dibattito sulla crescita della nostra
pubblicazione, interventi che
aspettiamo
Nel frattempo spazio all’unica critica
sin qui ricevuta:
Non mi piace nella nuova
pubblicazione
la
conferma
dell’indice delle riviste straniere
e italiane possedute dal club. E’
un servizio per così dire a metà.
Perché invece qualcuno del
Direttivo o comunque qualche
socio esperto (e, nel caso delle
pubblicazioni straniere, capace di
leggere l’inglese o il francese)
non si prende la briga di proporre
una specie di piccolo riassunto
delle cose più interessanti che si
trovano su quelle riviste?
F.M. Chieti
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AC Bollettino A.A.A. n.41
Sarà bene ricordarlo AC non è una
rivista commerciale, ma la nostra
voce, e quindi chiunque può scrivere
e pubblicare e anzi tutti dovrebbero
farlo.
Ciò premesso l’idea non è malvagia
e promettiamo di prenderla in esame
in una delle prossime riunioni del
D i r e t t i v o . Sp e r a n d o d i t r o v a r e
qualcuno (preferibilmente più di uno)
che abbia voglia di sobbarcarsi
l’onere di un simile lavoro. Nel
frattempo F.M. è invitato a mettersi
in contatto con i due curatori del
notiziario o con il presidente:
potrebbe essere lui l’autore di una o
più sintesi di articoli interessanti, a
INTERVISTE
AI NEGOZIANTI
E' in corso una operazione di
"intervista" ai negozianti. Abbiamo
iniziato
proponendo
loro
un
questionario sull'acquario marino.
Il socio Renato Di Loreto ha preparato
delle domande articolate in 3 sezioni
(ambiente, fauna, filtraggio).
Già diversi negozianti, che si sono
dimostrati disponibili a dedicarci un po'
del loro tempo, hanno ricevuto
questionari relativi ad una o più sezioni,
con la preghiera di restituirceli al più
presto per consentirne l'elaborazione
entro la stesura del prossimo bollettino.
Cercheremo in tal modo di presentare
agli appassionati le "tendenze" diffuse
e consigliate nella nostra zona.
Se l'iniziativa avrà successo proseguirà
con altre attività similari. Il Direttivo sta
ora valutando la possibilita di realizzare
ulteriori "interviste" su acquari d'acqua
dolce e su prezzi di pesci, piante ed
accessori reperibili sul nostro mercato .
Ci scusiamo con i negozianti che non
sono stati ancora contattati; se non
riusciremo ad "intervistarli" in questa
occasione certamente saranno
"intervistati" nelle altre appena citate.
Ringraziamo inoltre cordialmente tutti
quanti
hanno
collaborato
e
collaboreranno in futuro alle nostre
Un sincero ringraziamento va anche a
Renato per aver sottoposto all'attenzione
del Direttivo una simile iniziativa e
speriamo che anche altri soci si facciano
portatori di altre buone idee come questa.
CRISI DELLE UOVA
D'ARTEMIA
Nel mese di ottobre è iniziata la crisi
della produzione di cisti di artemia
provenienti dallo Utah a causa del
declino delle artemie in questa zona.
L'elevata richiesta e la scarsità delle
riserve ha favorito l'incremento dei
prezzi delle uova.
In alcuni casi gli incrementi sono stati
del 1000%.
Fortunatamente sono ancora pescabili
nel Great Salt Lake e pare che ve ne
siano almeno per altri 14 mesi e questo
fa un po' da calmiere dei prezzi
Nel frattempo si cercano altre fonti di
approvvigionamento su larga scala.
(Notizia diffusa da HobbyZoo 04/98)
A.A.A. News
L'azione di propagnada "massiccia"
effettuata nei negozi e sulla rivista
aquarium ha iniziato a dare i suoi frutti.
Finora una decina di appassionati ha già
risposto positivamente richiedendo al
segretario una copia del bollettino e
maggiori informazioni sulla nostra
Associazione. Speriamo bene!!
In attesa che il Direttivo o qualche socio
si faccia latore di nuove iniziative
speriamo che altri appassionati si
facciano avanti e ci contattino.
E' di importanza fondamentale
accrescere il numero dei soci per poter
migliorare sia qualitativamente che nei
contenuti il nostro bollettino
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Foto tratta da Enciclopedia dei pesci d'acqua dolce Primaris
A sinistra il maschio e a destra la femmina
ESPERIENZE PERSONALI SULL’ALLEVAMENTO E LA RIPRODUZIONE
DI CICLIDI NANI DEL SUD AMERICA
PAPILIOCHROMIS RAMIREZI
di Maurizio Della Marca
Allevo e riproduco, da diversi
anni, soprattutto ciclidi del Sud
America. Attualmente nei miei acquari
ho, oltre ad alcuni Discus e ad alcuni
Laetacara dorsigera, alcune coppie,
adulte, di P. ramirezi, da me riprodotte, e
due “covate” degli stessi ciclidi nate, la
prima il 26.01.98 e la seconda il
24.03.98, per complessivi 120/150
avannotti. Sono alla quarta riproduzione
di questo bellissimo, ma delicato ciclide
Sud Americano.
Come già riferito, in altre occasioni, la
riproduzione del P. ramirezi ha diverse
difficoltà che, comunque, possono
essere eliminate con alcune piccole
accortezze e molta pazienza !
Innnanzitutto non risponde al vero,
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come riportato da diversi testi, che la
sua riproduzione non presenta problemi.
Vado di seguito a spiegare il perché.
Secondo la mia esperienza bisogna
seguire alcune regole fisse per poter
avere buoni risultati ed ottenere
covate abbastanza numerose.
Caratteristiche acqua
La cosa fondamentale, per quasi tutti
i ciclidi nani del Sud America, è la
durezza dell’acqua; questa deve essere
abbastanza tenera, (Gh 5/6), anche se
con valori leggermente più alti non
dovrebbero intevenire grossi problemi;
comunque la durezza non dovrebbe
superare, a mio parere, 7/8 Gh.
E’ chiaro che i valori si riferiscono sia
all’allevamento che alla riproduzione.
Meno importante, ma comunque
interessato di riflesso dalla durezza
temporanea (Kh), è il Ph che può
aggirarsi anche su valori di 7 o
leggermente più acidi ( 6.5 - 6.8).
Anche la temperatura ha la sua
importanza e deve essere tenuta
abbastanza alta 27/28° C.
foto tratta da La cura delle piante d'acquario Tetra
Elementi necessari per la riproduzione
Altre cose importanti per l’allevamento e
la riproduzione di questo Ciclide sono
una buona e varia alimentazione;
frequenti cambi parziali di acqua, (
preparata, se possibile, con osmosi
inversa al 50 % con acqua di rubinetto ),
un acquario arredato con piante, legni
di torbiera, sassi lisci e alcuni pezzi di
noce di cocco, con la parte concava
rivolta verso l’alto, spiegherò più avanti il
perché.
substrati di colore scuro, come legni di
torbiera, qualche volta sulle foglie, e
soprattutto - almeno nel mio caso - sui
citati pezzi di noce di cocco.
Questi non sono molto grandi e sono
posizionati sul fondo in zone appartate
possibilmente
distanziati l’uno
dall’altro, per evitare attacchi da parte
delle coppie interessate agli stessi
pezzi di noce di cocco.
A questo punto iniziano i problemi in
quanto, dopo aver deposto e
fecondato le uova, questi ciclidi molto
difficilmente riescono a portare avanti la
covata.
Dopo il secondo/terzo giorno le uova
vengono, molto spesso, predate dagli
stessi riproduttori o per l’eccessivo
numero di pesci nella vasca o perché gli
stessi, con il passare del tempo, non
praticano più le cure parentali.
Proprio per verificare quest’ultima
Una vasca ricca di vegetazione e con alcuni legni di torbiera, noci di cocco è l'ambiente ideale per l'allevamento e la
riproduzione di P.ramirezi
Riproduzione
All’età di circa 3/4 mesi i P. ramirezi
cominciano a formare coppie e dopo
qualche tempo iniziano a deporre le
uova all’aperto, soprattutto su
ipotesi ho tentato, un paio di volte, con
molte difficoltà, di far schiudere le uova
con i riproduttori. Benché ciò sia
avvenuto gli avannotti sono vissuti
pochissimi giorni. Bisogna tener
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presente, inoltre, che parliamo di
avannotti che alla nascita sono molto
piccoli, dell’ordine di pochi millimetri:
forse tra i più piccoli della specie, e per
tale motivi non è facile poterli governare
all’interno di un normale acquario
munito di filtro.
Piccoli trucchi
Per i motivi poc'anzi evidenziati sono
dovuto ricorrere all’unico espediente
che, in queste situazioni, mi ha
permesso di riprodurre con meno
problemi questo ciclide. Ossia il dover
togliere le uova con il substrato dai
riproduttori e trasferirlo, con
molta attenzione, senza
fargli
prendere
aria, in un altro
acquarietto
predisposto per
l’occasione.
Personalmente
sistemo il pezzo
di noce di cocco
con le uova
fecondate in un
nido parto a rete
introdotto, a sua volta, all’interno di una
piccola vasca di circa 15/20 l.
Tenendo presente quanto sopra detto
relativamente ai valori dell’acqua e della
temperatura e riccorrendo ad una buona
areazione, dopo circa 36/48 ore le uova
si schiudono.
Alimentazione avannotti
Dopo circa 4/5 giorni gli avannotti iniziano a nuotare e devono essere nutriti
tre/quattro volte al giorno. Per alcuni
giorni con infusori e dopo con naupli di
artemia appena schiusi.
I problemi, comunque, non sono finiti
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perché, (esperienza personale), a volte
dopo circa 15 giorni dalla nascita,
senza un apparente motivo, gli avannotti
muoiono.
Tale fatto si è verificato alcune volte
nelle mie vasche.
In altre occasioni, invece, come nelle
ultime due riproduzioni, le cose sono
andate molto bene con una mortalità
bassissima.
Altro accorgimento molto importante
da tenere presente è l’alimentazione dei
piccoli avannotti che, già dopo la prima
settimana di vita, devono essere nutriti
anche con prodotti liofilizzati
minuti adatti per avannotti,
ciò al fine di farli abituare a
tale cibo e non solo al vivo.
Conclusioni
Comunque,
ripeto,
la
riproduzione di
questo piccolo
ciclide, se vengono
seguite le indicazioni
sopra riportate, a mio
modesto parere, non è poi
così difficile.
Occorre comunque molta
pazienza ed effettuare dopo la prima
settimana di vita, un cambio parziale di
acqua quasi giornaliero.
Concludo questo articolo rivolgendomi,
in particolar modo, agli appassionati di
ciclidi (e credo ce ne siano molti) per
scambiare esperienze. In questo hobby
non si finisce mai di imparare. Sono
disponibile per eventuali ulteriori
chiarimenti,
scambi e cessione
avannotti.
Buon lavoro a tutti.
A.A.A.
Betta splendens maschio intento nella
cura del nido. Si vedono chiaramente i
primi avannotti che tentano di nuotare
PARLIAMO DEL COMBATTENTE
Un allevamento selettivo 3a parte
di Luciano Di Tizio
Betta splendens, parte terza.
Cominciamo, com’è giusto che sia in un
discorso a puntate, da una sorta di
piccolo riassunto di quel che si è già
detto: ci siamo dunque soffermati sulle
informazioni generali relative al
“combattente del Siam” (prima parte) e
sulla sua riproduzione (seconda parte).
Oggi, come promesso, il discorso si
allarga al Betta come pesce da
esposizione.
Qualche esperienza in tal senso
l’abbiamo maturata in questi anni anche
nell’ambito del nostro club. Poca cosa
però rispetto a quanto si fa già, e da
molto tempo, in altri paesi e in Francia
in particolare. Ci ispireremo perciò
principalmente a quanto è in uso
oltr’Alpe, senza tuttavia dimenticare i
nostri trascorsi.
Allevamento selettivo
Per poter avere dei pesci da
esposizione occorre in primo luogo
impostare un
allevamento selettivo, ed è questo
appunto l’argomento della nota che
state leggendo. Per far questo ci vuole
spazio, ma nel caso del Betta assai
meno che per altri animali d’acquario.
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Vediamo come agire “scoprendolo” man
mano, affrontando le difficoltà pratiche
che ciascun allevatore si troverà ad
affrontare.
Gli inizi
Partiamo da una o più covate (o da un
gruppo di giovani) per seguire passo
passo quel che c’è da fare.
La prima esigenza che dovremo
affrontare è quella di separare al più
presto i giovani maschi, allevandoli
ciascuno in un suo proprio recipiente e
ciò comporta qualche problema.
Le vasche
Non è pensabile allestire un vero
acquario per ciascun maschio anche se
se ne vogliono tenere, solo mezza
dozzina. Un barattolo allora, o una
bettiera (vasca a più scomparti), o un
contenitore in plastica.
Può bastare un volume d’acqua da uno
a due litri (uno spazio maggiore, se ce
n’è la possibilità, sarà tuttavia sempre
preferibile per il benessere dei pesci).
Areazione e filtraggio, impensabili in
simili contenitori, risultano comunque in
pratica inutili, poiché il Betta ben si
adatta anche a condizioni limite e si
accrescerà
senza
problemi
semplicemente cambiando l’acqua ogni
uno-due massimo tre giorni e offrendo
una dieta variata e abbondante.
Le vaschette per i maschi possono
essere illuminate semplicemente con la
luce ambientale e potranno essere
collocate l’una accanto all’altra sul
ripiano di uno scaffale, avendo
l’accortezza di impedire che i pesci
possano guardarsi 24 ore su 24
(sarebbe un inutile e dannoso stress) il
che si ottiene semplicemente
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utilizzando dei cartoncini scuri tra un
recipiente e l’altro.
Le femmine possono invece essere
allevate tutte insieme in vasche più
grandi: venti o trenta litri andranno
benissimo per un discreto numero di
esemplari (ciascuno deciderà quanti in
base alla propria esperienza e allo
spazio che avrà a disposizione).
Ciascun allevatore imparerà presto a
riconoscere già a un mese o poco più di
età il sesso degli avannotti. Se tuttavia
si hanno dubbi, e all’inizio può capitare,
c’é una soluzione che evita ogni errore:
isolare tutti i giovani pesci sino a
quando (bastano in tal caso poche
settimane e anche meno quando
avremo accumulato una certa
esperienza) non sarà possibile
individuarne il sesso.
A proposito di sesso: per la
riproduzione useremo un terzo tipo di
vasca (dopo quelle per i maschi e
quelle per accrescimento dei giovani
e/o allevamento delle femmine): gli
acquari da riproduzione.
Possono essere normali contenitori più
larghi che alti con qualche pianta che
raggiunga la superticie dell’acqua - per
la costruzione del nido di schiuma - e
qualche rifugio per le femmine. Oppure
si possono realizzare contenitori ad
hoc, a due scomparti: uno, più largo, da
riservare al maschio per permettergli la
costruzione del nido, l’altro, più piccolo,
per la o le femmine, da unire al
compagno solo quando il nido è
completo e il ventre gonfio a conferma
della
disponibilità
di
lei
all’accoppiamento.
Le vasche da riproduzione possono
essere arredate come normali acquari,
con ghiaia e piante, oppure - ed è
qualche grado (26-29°C) in epoca
riproduttiva.
LE VASCHE Dl ALLEVAMENTO
Riepilogando, un allevamento
dovrebbe dunque prevedere queste tre
tipologie di vasche:
a) uno scaffale con tanti miniacquari (barattoli, bettiere, ecc.) per
l’allevamento dei maschi, in isolamento,
con un adeguato “corredo” di cartoncini
scuri per isolare visivamente un
contenitore dall’altro;
b) vaschette da venti, trenta litri
per l’allevamento di gruppi di femmine
per la prima fase di accrescimento degli
avannotti;
c) vaschette da 10-20 litri a due
scomparti (uno ampio e uno più piccolo)
per la riproduzione.
ll numero di queste vasche
dipende naturalmente dall’ampiezza del
Foto tratta dalla guida Così allestisco il mio acquario Sera
questa una seconda scuola di pensiero
- semplicemente con una pianta in vaso
che raggiunga la superficie (sostegno
per il nido) e un vaso di coccio
rovesciato o altro che serva da rifugio
alla femmina.
La seconda scelta - che non comporta
l’uso di ghiaia o altro arredamento, è
meno “naturale”, ma certamente più
funzionale e preferibile per la facilità di
pulizia dell’intero impianto.
Va ancora detto del riscaldamento: la
soluzione pratica di maggiore successo
e quella di riscaldare la stanza di
allevamento e non le singole vasche.
Oppure, nel caso di piccoli allevamenti,
collocare le vaschette dei maschi sul
coperchio di un acquario in funzione,
preferibilmente nella zona che ospita gli
accessori.
Si tenga conto che una temperatura
intorno ai 21-24 °C andrà benissimo
(ideale 24-25°C) salvo aument arla di
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nostro allevamento. Per esperienza
pratica possiamo dirvi che si deve
cominciare con almeno due maschi e 3
o 4 femmine, ma che le speranze di
successo
aumentano
considerevolmente se raddoppiamo
questo numero.
DETERMINARE UN OBIETTIVO
Sin qui l’impostazione “tecnica”. Ma
allevamento selettivo vuoi dire qualcosa
in più -e di diverso - rispetto a semplice
riproduzione.
Riprodurre una specie vuoI dire soltanto
consentire a un maschio e a una
femmina di accoppiarsi e di mettere al
mondo dei figli; “selezionare” significa
porsi un modello ideale e cercare di
raggiungerlo.
E' questa seconda scelta quella che
persegue chi voglia avere dei pesci da
concorso. Nell’uno e nell’altro caso è
indispensabile che i pesci siano sani e
che siano trattati comunque come
esseri viventi - quindi con rispetto - e
non come oggetto da esperimenti.
Ciò confermato, non troviamo nulla di
immorale nel cercare di “guidare” le
riproduzioni piuttosto che lasciare fare
al caso.
Si lavora allora su più fronti: si
seleziona per la forma e per l’aspetto.
Facile a dirsi, ma non altrettanto da
fare, perché entrano in gioco tanti
fattori. Ma questo sarà l’argomento
della chiacchierata che taremo sul
prossimo bollettino. Qui dobbiamo dire
ancora che è indispensabile porsi un
obiettivo e non agire alle cieca:
vogliamo pesci più grandi - è questa la
tendenza recente - e di un
particolare colore, che risponda A.A.A.
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BETTA CURIOSITA'
Ho sperimentato un "nuovo" sistema per
consentire alla femmina di nascondersi
prima, durante e dopo l'accoppiamento.
Av e v o u n a m e z z a n o c e d i c o c c o ,
debitamente forata nella parte alta,
residuo di accoppiamenti precedenti di
ciclidi. e mi sono detto: "Se va bene per
la riproduzione dei ciclidi perché non
dovrebbe andare bene per quella dei
Betta?"
Così l'ho posta sul fondo di una vasca di
circa 20 litri a mo' di igloo lasciando
appunto l'apertura girata verso l'alto.
E' stata ben presto gradita dalla femmina
che vi ha trovato riparo dai continui
attacchi del maschio.
Questo che già occupava la vasca,
sebbene avesse manifestato intenzioni
riproduttive, quando è venuto a contatto
con una femmina piena di uova ha avuto
bisogno di "riorganizzare le idee" prima di
iniziare gli accoppiamenti .
L'idea si è rivelata ottima anche in
seguito in quanto, dovendomi recare per
lavoro lontano da casa ho lasciato la
coppia in vasca anche dopo la
deposizione.
La femmina è riuscita a sottrarsi
elegantemente a tutti gli attacchi del
maschio anche nei giorni successivi
senza riportare "danni".
A proposito in quella vasca le deposizioni
si sono ripetute a breve scadenza (7-10
giorni) per un lungo periodo di tempo.
Purtroppo gli impegni extra-casalinghi mi
hanno impedito di curare adeguatamente
le covate e quindi ho lasciato fare alla
natura (anche per l'alimentazione degli
avannotti): risultato solo 2 pesci hanno
3a parte
I L N E O F I TA E N T R A I N N E G O Z I O
di Lorenzo Marcucci
La serie continua con gli argomenti illuminazione e piante
C. Allora conviene sistemare
l’acquario vicino ad una finestra…
N. No assolutamente. Fatte alcune
particolari eccezioni non è più pensabile
il ricorso diretto alla luce solare, anzi
nelle normali condizioni di esercizio
conviene evitare che i raggi solari
raggiungano la vasca. Infatti se ciò
avviene non solo la temperatura
dell’acqua può lievitare a dismisura
creando problemi ai pesci ed alle
piante, ma inoltre comporta spesso una
eccessiva proliferazione di alghe. Con
queste premesse risulta ovvio che
occorre ricorrere all’illuminazione
artificiale.
Disegni tratti dalla guida Sera Così allestisco il mio acquario
Cliente Nell’ultima chiacchierata
che abbiamo fatto abbiamo parlato
del ciclo dell’azoto e di quello
dell’anidride carbonica che vedono
entrambe
le
piante
come
protagoniste. Vogliamo parlarne?
Negoziante Certamente. Iniziamo col
dire che tutte le piante (e quindi anche
quelle che si immettono in acquario)
hanno bisogno di luce per poter vivere.
Infatti senza l’energia luminosa non
riescono ad attuare la fotosintesi
clorofilliana (cioè quell’insieme di
funzioni che consente loro di vivere).
Tipo, numero e qualità di lampade dipendono dalla
dimensione e dalla tipologia della vasca.
Vasche aperte o alte vogliono lampade ai vapori di
metallo o di mercurio
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C. E come conviene illuminare
l’acquario?
N. Sono lontani i tempi in cui le vasche
erano illuminate da poche lampade ad
incandescenza. Già da molti anni la
tecnica dell’illuminazione si è evoluta
passando dai tubi fluorescenti alle
lampade ai vapori di mercurio prima e a
quelle ai vapori di metallo poi. E’ vero
senza dubbio le lampade fluorescenti
sono le più diffuse (anche perché più
economiche sia nell’acquisto che nella
gestione), ma stanno prendendo piede
sempre più anche gli altri tipi.
C. Ma quale sistema di illuminazione
mi consiglia?
N. Dipende dal tipo di acquario che ha
intenzione di allestire. Se vorrà
realizzare un acquario chiuso (cioè con
il coperchio) non potrà usare che
lampade fluorescenti; se invece lo vorrà
aperto (cioè senza coperchio) può
anche pensare agli altri tipi di lampade.
In genere al neofita si consigliano degli
acquari chiusi e quindi il sistema
“tradizionale” di illuminazione.
C. Allora è sufficiente far uso di
lampade fluorescenti qualsiasi?
N. No, non tutte le lampade sono uguali.
Le diverse esigenze di illuminazione
hanno dato vita a diversi tipi di lampade
che differiscono per la temperatura di
colore (ovvero per lo spettro luminoso
che riescono ad emettere). Le lampade
migliori sono quelle che riproducono
fedelmente lo spettro solare. Ma sono
pochissime le ditte che le producono e
costano un po’ più delle altre. Poi esiste
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AC Bollettino A.A.A. n.41
un tipo di lampada che produce una
luce rosata (del tipo di quelle che si
vedono presso i macellai) che hanno la
specifica funzione di ostacolare la
crescita delle alghe. Ed ancora ci sono
le lampade a luce blu che si rivelano
ottime per gli invertebrati marini. Ma
oltre a quelle di uso specificatamente
acquariologico esistono anche lampade
che producono una luce giallina o sul
verde chiaro o …
Questi vari tipi di lampada sono stati
realizzati
per
scopi
specifici
(illuminazione di uffici, di capannoni,
eccetera)
C. Ma allora come mi devo regolare?
N. Nei negozi di acquariofilia non corre
rischi. Tutte le lampade sono adatte ad
un uso acquariologico. In ogni caso se
la vasca lo consente conviene installare
almeno due lampade di cui una con
spettro “solare” ed una con spettro
“antialghe”. Se si fa uso di tutte
lampade di quest’ultimo tipo l’effetto
luminoso generale è un po’ scarso (il
nostro occhio è più sensibile ai colori sul
Gli appositi cappucci sono garanzia di perfetto
isolamento tra elettricità e umidità della vasca
giallo che non a quelli sul rosa).
C. Ma non si corre rischio di prendere
delle scosse elettriche?
N. La sicurezza elettrica è fondamentale
quando si parla di acquari. Per questo le
consiglio di far ricorso agli appositi
sistemi di isolamento tra lampada ed
acqua. Alcune ditte addirittura
introducono i tubi fluorescenti in appositi
tubi trasparenti per evitare ogni contatto
tra lampada ed acqua. Altre ditte invece
producono dei cappucci a tenuta stagna
da inserire ai capi della lampada . Con
entrambe i sistemi l’isolamento è
sufficiente ad evitare dispersioni
elettriche in vasca. Addirittura in tutti e
due i casi anche un’accidentale caduta
del tubo in acqua non ha effetti
indesiderati. Ovviamente ciò non
significa che le lampade possano
lavorare sommerse…
C. E se optassi per un acquario
aperto?
N. Allora tra gli altri due tipi di lampade
le consiglierei senza dubbio quelle ai
vapori di metallo. Fano molta più luce ed
hanno uno spettro più simile a quello
solare. Le altre invece hanno una resa
luminosa inferiore e sembrano fare
“poca luce”.
Anche in questo caso la sicurezza
elettrica è fondamentale e quindi le
consiglio di far uso di lampade
specifiche ed appositi portalampada per
uso acquariologico (quindi adatti a
1a Fase
Si accorciano le
radici
troppo
lunghe
e
si
eliminano le foglie
2a Fase
Si prepara la sede
per
le
radici
utilizzando un dito
sopportare la costante umidità presente
nei pressi della superficie della vasca).
C. E per quanto tempo devono
restare accese le lampade?
N. Innanzitutto è fondamentale che il
periodo di illuminazione sia costante e
continuo. Costante nel senso che
bisogna evitare di accendere le lampade
un giorno per 5 ore ed il giorno dopo per
15. Continuo nel senso che una volta
accese non vanno spente fino al termine
del periodo di illuminazione prescelto.
Le consiglio senza dubbio di far ricorso
ad un apposito timer che pilota le luci.
Per quanto riguarda invece la durata del
periodo di illuminazione si consiglia in
genere dalle 10 alle 14 ore. Non
conviene restare fuori da questi valori.
Periodi più lunghi non servono, periodi
più brevi possono non essere sufficienti.
Se invece farà ricorso alle lampade ai
vapori di metallo la durata totale può
essere ridotta tranquillamente del 1015%. L’alta resa dei queste lampade
compenserà i tempi inferiori.
C. Va bene, abbiamo parlato delle
luci; ma le piante?
3a Fase
Si sistema la pianta
nella
buca
p r e c e d e n t e
p r e p a r a t a
sotterrandola fino
4a Fase
Si ricoprono le
radici col ghiaietto
e si livella il terreno
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Cabomba carolinensis
Una pianta a stelo dalla rapida crescita
gruppo, più attecchiranno meglio. In
natura del resto è difficile trovare piante
singole.
C. Mi consiglia allora un solo tipo di
piante?
N. Certo che no! Non dobbiamo fare
una monocoltura! Le consiglio invece di
introdurre poche specie ma diversi
esemplari per ogni specie. Anzi specie
nelle fasi iniziali, ovvero finquando
l'acquario non sarà ben rodato,
conviene ricorrere a piante dalla facile
crescita che attecchiranno prima e
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AC Bollettino A.A.A. n.41
Foto tratta da Enciclopedia delle piante Primaris
Foto tratta da Enciclopedia delle piante Primaris
N. Un altro consiglio che ritengo
indispensabile dare ai neofiti è che non
è corretto immettere molte piante ma
tutte di specie diverse. Con esclusione
delle piante “solitarie” le altre vanno
piantate a gruppi. Anzi più è grande il
Ceratopteris Thalictroides
Un'altra pianta dalla rapida crescita
aiuteranno il filtro nella decomposizione
dei composti azotati.
Tra le piante più indicate troviamo
Elodea densa, Vallisneria spiralis,
Cabomba carolinensis, Ceratopteris
thalictroides, eccetera. Ciò non toglie
che anche alcune piante "solitarie",
come Aponogeneton sp., potranno
contribuire a migliorare l'estetica.
C. Vedo qui nelle sue vasche che le
piante sono sistemate in vasetti di
plastica. Quesi ultimi vanno nascosti
con delle pietre?
N: No! Vanno eliminati come del resto si
deve togliere la fibra che si trova nel
vasetto. Quest'ultima è intrisa di
fertilizzanti che sono ottimi per lo
sviluppo delle piante in idrocoltura
(ovvero come vengono allevate e
riprodotte industrialmente), ma si
rivelano poco adatte ad un uso
acquariologico in quanto possono
sovraccaricare l'acqua di elementi
nutritivi favorendo lo sviluppo di alghe
indesiderate.
Quindi ricapitolando occorre:
Foto tratta da Enciclopedia delle piante Primaris
Aponogeneton ulvaceus
Una pianta con bulbo molto indicata come
pianta solitaria(non di rado fiorisce in acquario)
-sfilare le piante dal vasetto
-separare la fibra dalle radici
-dare una spuntatina alle radici più lunghe
-eliminare le foglie rovinate o ingiallite.
(In tal modo non solo si eviterà di
spezzare le radici nel piantarle, ma si
favorirà l'emissione di nuove radici
nell'ambiente in cui la pianta dovrà
prosperare; inoltre si favorirà la crescita
di nuove foglie ed infine si ridurrà il
rischio di inquinare l'acqua.)
AC Bollettino A.A.A. n.41
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Foto tratta da Enciclopedia delle piante d'acquario Primaris
Speciale piante
COLTIVAZIONE E ‘RIPRODUZIONE’ DI
ECHINODORUS PANICULATUS
di Renato Di Loreto
La “Pianta spada dell’Amazzonia”
è originaria dell’America meridionale ed è
una delle più belle specie che
appartengono a questo genere. E’ una
pianta dallo sviluppo notevole con foglie a
forma di lancia di un bel verde pallido che
in situazioni ideali di coltivazione possono
raggiungere anche i trenta o quaranta
centimetri di lunghezza ed essere larghe
cinque o sei centimetri con piccioli di una
decina di centimetri.
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AC Bollettino A.A.A. n.41
Pertanto il diametro della rosetta, con
numerose foglie, può raggiungere i 40
centimetri abbondanti. Come si sarà
capito l’Echinodorus in questione è una
pianta per acquari abbastanza spaziosi in
cui può crescere in tutta la sua possente
bellezza risultando così ideale per
arredare ad esempio grandi acquari per
ciclidi americani nei quali le sue lamine
fogliari, così strette rispetto alla loro
lunghezza, attraggono irresistibilmente
(molto più che non le specie a foglie
larghe) pesci come gli Pterophyllum e i
Discus che le utilizzano spesso come siti
riproduttivi.
Foto tratta da La cura delle piante d'acquairo Tetra
MANTENIMENTO
Sono parecchi anni che coltivo queste
piante nei miei acquari e devo dire che
molte volte si sono dovute accontentare di
spazi molto più piccoli rispetto alle loro
esigenze per cui solo in qualche caso ho
avuto un loro sviluppo ideale e quando è
successo l’acquario che le ospitava
cambiava parecchio la sua ‘fisionomia’, in
quanto le piante adiacenti alle suddette
erano letteralmente soffocate dalla loro
invadenza e quindi trasferite in altre
vasche. Il terreno ideale in cui coltivare le
Echinodorus paniculatus deve essere
molto ricco di sostanze nutritive o, come
si suol dire, abbastanza grasso affinchè le
nostre piante crescano bene.
Nel corso degli anni in cui mi sono
onorato della loro presenza nei miei
acquari ho usato quasi sempre lo stesso
tipo di fondo costituito, partendo dal
basso, da qualche confezione di torba in
pezzi (o specifici fertilizzanti in polvere),
argilla (Aqualit) e alcuni centimetri di
ghiaia a granulometria media di colore
scuro. Solo negli ultimi quattro anni la mia
attuale e unica Echinodorus paniculatus
vive affondando le sue immagino
imponenti radici in un terreno molto valido
prodotto da una nota azienda del settore.
In più periodicamente, soprattutto se il
fondo è abbastanza vecchio e quindi
povero di nutrienti, va inserita nel terreno,
alla base della pianta, qualche pasticca di
un buon fertilizzante. Migliorano
notevolmente l’aspetto della pianta anche
l’uso di fertilizzanti liquidi a base di ferro
che prevengano la mancanza di questo
elemento osservabile allorchè le lamine
fogliari sbiadiscono sfilacciandosi al
centro.
E’ altresì possibile che queste piante
manifestino una certa intolleranza ad
Un Echinodorus paniculatus rigoglioso in un acquario ben piantato è una splendida pianta solitaria.
AC Bollettino A.A.A. n.41
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un’acqua carica di sostanze organiche e
particolarmente vecchia, con buchi gialli o
marroni sulle loro foglie.
In questo caso sarà meglio operare
diligenti cambi d’acqua (anche i vostri
pesci vi ringrazieranno).
Se vogliamo invece contenere uno
sviluppo eccessivo della o delle nostre
Echinodorus, se non abbiamo molto
spazio da offrire loro, basta piantarle in un
terreno composto di sola ghiaia a grana
media non lavata prima della sua messa
a dimora; il resto verrà fornito dallo stesso
acquario dopo non molto tempo,
specialmente se verranno introdotti dei
pesci che con i loro rifiuti organici
fertilizzeranno il fondo.
Per quanto riguarda i valori chimici
dell’acqua da utilizzare devo dire che
malgrado nella letteratura specifica si
consigli un liquido di media o bassa
durezza con un pH neutro o leggermente
acido è certamente possibile coltivare
questa pianta anche in acque un pò più
dure e basiche a patto però di garantirle
sufficienti elementi nutritivi fra i quali un
certo indispensabile apporto di anidride
carbonica.
Infine non va dimenticato di assicurarle
una illuminazione di intensità media
piuttosto che forte (esperienza personale)
o per lo meno, nel caso in cui si abbia un
parco lampade abbastanza potente,
schermare la troppa luce con qualche
pianta galleggiante posta sopra la parte
basale della nostra Echinodorus. Questo
perchè un’eccessiva luce causa quasi
sempre la formazione di un tappeto algale
sulle lamine fogliari che molto spesso
determina quasi un “soffocamento” delle
foglie e quindi in definitiva l’impossibilità
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AC Bollettino A.A.A. n.41
per la pianta stessa di rapportarsi
biologicamente e chimicamente con
l’ambiente circostante.
Insomma solo se si riesce a creare un
ambiente adatto e, soprattutto, senza
grandi variazioni si può sperare in una
‘riproduzione’ o, per meglio dire, in una
moltiplicazione vegetativa delle nostre
Echinodorus paniculatus, evento che
malgrado tutto può verificarsi anche dopo
parecchio tempo (mesi, se non qualche
anno..!) dalla loro introduzione.
COMINCIARE CON UNA ...
E FINIRE CON DIVERSE
La moltiplicazione vegetativa avviene
naturalmente tramite la produzione di uno
scapo fiorifero verticale (a differenza di
altre specie di Echinodorus) sul quale si
sviluppano dei verticilli da cui in un
secondo momento nasceranno delle
piantine avventizie, le quali, dopo aver
formato almeno 4 o 5 foglie e alcune
radici, verranno staccate e piantate nel
terreno.
Se le giovani plantule tardassero,
malgrado le foglie, a produrre delle radici
si abbasserà l’intero scapo fiorifero fino al
suolo, stimolando così la loro formazione.
Vi assicuro che aver ottenuto, come nel
mio caso, da una pianta di questa specie
coltivata per quattro lunghi anni (senza
citare tutte le altre, vissute e deperite
senza lasciare mai eredi) cinque
giovanissime
Echinodorus A.A.A.
paniculatus è una vera e propria
soddisfazione. Pertanto vi invito a provare
la stessa emozione ad un’unica
condizione: di avere un pò di pazienza.
RASSEGNA STAMPA
dalla rivista:
aquarium feb/98
-------------------------------------Apistogramma guttata
-Allevamento di Rasbora axelrodi
-I portaspada selvatici Xiphophorus helleri
-Un paradiso di piante da 1800 litri
-Tecnica e pratica 2a parte
-Raganelle variopinte dell'Africa
-mediterraneo:Filtratori per l'acquario...
-Come costruirsi uno schiumatoio
dalla rivista:
aquarium mar/98
-------------------------------------Acquario biotopo
-Probarbus jullieni
-Pescatori a scuola
-Portaspada selvatici:
non solo Xiphophorus helleri
-Selezioni...contro natura:pesci mostruosi?
-Tecnica in pratica 3a parte
-Il mio acquario marino
-mediterraneo:Tordi... con le pinne
dalla rivista:
AQUARIUM Oggi
4/97
---------------------------------------Gamberi d'acqua dolce australiani
-I pesci più amati: i Neon
-marino:Pholidichthyidae
-Uno dei preferiti:Rineloricaria rossa
-Un killi dello Zaire:Aphyosemion congicum
-Poecilia latipinna
-mediterraneo:Thalassoma e Coris
-Nuove piante d'acquario
-Una pianta da laghetto:Elodea canadensis
-Lemnacee:piccole piante grande effetto
-tecnica:Tutto sulla laterlite
-chimica:Acqua limpida acqua torbida
dalla rivista francese:
Aquarium magazine apr/98
------------------------------------Nannostomus trifasciatus
-Un pigmeo in America:Corydoras
pigmaeus
-Julidochromis dickfeldi:un amore di Julido
-Discus di allevamento
-Pesci foglia (Polycentrus, Monocirrhus)
-Tanganika:Pesci da sabbia
-Idee per una grande vasca
-marino:Balistoides conspicillum
-marino:Un sogno accessibile
dalla rivista francese:
Aquarium magazine mar/98
------------------------------------Hyphessobrycon bentosi
-Betta bellica
-Guianacara owroewefi
-Microctenopoma anabantidi da scoprire
-Gli acaris dell'Araguaia
-piante:Ceratophyllum
-marino:Chromis viridis
-marino:Barbieri(Anthias) ma non rasoi
-marino:Echinodermata una scelta delicata
-viaggi:Congo-Brazzaville
dalla rivista :
PetMagazine apr/98
------------------------------------L'algha buona e cattiva
-E' l'ora del laghetto
-30 anni di gestione del 'NukuNnuku'
-Nella rete a fin di bene
-Dalle alghe un nuovo mangime
AC Bollettino A.A.A. n.41
Pag. 19
dalla rivista :
HobbyZoo mar/98
------------------------------------Zoomark mediterraneo a Napoli
-Glucani per la vita
-Bello come un... ghiozzo
dalla rivista:
AQUARIUM Oggi 1/98
---------------------------------------Hemigramopetersius caudalis
-I pesci più amati: Julidochromis
-Xenopoecilus sarasinorum
-Trichogaster microlepis
-Pesci sconosciuti:siluriformi africani
-marino:L'illuminazione
-Acclimatazione degli invertebrati marini
-piante:Hygrophyla polisperma
-piante:Echinodorus tenerellus
-Ossigeno:un veleno per le piante?
-Alimentazione in natura ed in acquario
-Acquario con vetro inclinato
-Come illuminare un acquario
-laghetto:Dal sogno alla realtà
dalla rivista:
aquarium apr/98
-------------------------------------marino:Hemitaurichthys polylepis
-Puntius bandula
-Apistogramma brasiliani
-Acquariofilia via Internet
-Incubatori orali o costruttori di nidi:
Sphaerichthys e affini
-Tecnica in pratica 4a parte
-Le piante che amano l'ombra
-Un acquario per 1.000.000
-Riproduzione di Uaru amphiacanthoides
-Riproduzione di Amphiprion frenatus
-Gechi in terrario
-I mostri dentro di noi
Pag. 20
Bollettino A.A.A. n.39
dalla rivista inglese:
Aquarist & Pondkeeper mar/98
---------------------------------Ricerche in Costa Rica
-Cosa mettere nel laghetto?
-marino:Piccolo è bello
-Installazione di un laghetto
-malawi:Aulonacara peacocks
-Non mescolate laghetti e pesci gatto
-laghetto:Zuppa di piselli
-marino:Crostacei
dalla rivista inglese:
Aquarist & Pondkeeper apr/98
---------------------------------marino:Allevamento di invertebrati
-Ricerche in Costa RIca
-Salmonati
-marino:Crostacei
-Buon compleanno Aquario di Londra
-supplemento koi
-Perché allevare koi
-Eliminare i controlli
-Koi news
-Alimentazione invernale
dalla rivista americana:
Tropical Fish hobbyist: feb/97
---------------------------------Un pesce fuori dall'acqua:Perioftalmi
-marino:Platax
-marino:Pesci mandarino
-L'acquairo marino naturale 2a parte
-Pesci a quattro occhi: Anableps
-Polipteridi
-Aphyosemion zygaima
-Costruire un laghetto per koi
-Giardini d'acqua
-Pesci gatto

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