Intervento del Ministro Letizia Moratti su "Le iniziative del Miur per l
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Intervento del Ministro Letizia Moratti su "Le iniziative del Miur per l
Intervento del Ministro Letizia Moratti su "Le iniziative del Miur per l'EuroMediterraneo" III edizione Conferenza annuale del Laboratorio Euro-Mediterraneo Milano, 11 luglio 2005 Ringrazio gli organizzatori di questo forum per avermi invitato a illustrare le iniziative intraprese dal mio Dicastero per la creazione dello "spazio euromediterraneo" dell'alta formazione e della ricerca che abbiamo lanciato nel novembre 2003, nel corso del Semestre di presidenza italiana dell'Ue. Si tratta di un progetto ambizioso, che vede affermata la leadership italiana e che ha già raggiunto significativi e concreti risultati. Esso può offrire utili spunti di riflessione al dibattito promosso oggi e domani dalla Camera di Commercio di Milano, fortemente impegnata, attraverso il suo "Laboratorio euromediterraneo", per sostenere l'importanza strategica dell'area mediterranea per lo sviluppo e la competitività del sistema imprenditoriale italiano, nella prospettiva di una piena integrazione socio-economica e culturale. Integrazione significa in primo luogo dare risposte concrete alle esigenze di settecento milioni di abitanti dell'area euromediterranea, che nel 2010 diventerà una grande zona di libero scambio. Queste popolazioni attendono però che il loro futuro di coesistenza non sia legato unicamente alle dinamiche dei mercati in fase di progressiva integrazione. A tutti loro dobbiamo offrire una prospettiva legata allo sviluppo, al benessere e alla qualità della vita così come al rispetto delle diversità culturali, alla solidarietà verso i più deboli. Ma, prima di soffermarmi sulle iniziative del Miur, ritengo opportuna una premessa. Il 31 maggio scorso, in Lussemburgo, i ministri degli Esteri dei 25 Paesi dell'Unione europea e quelli di Israele, Siria, Libano, Giordania, Autorità palestinese, Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco e Turchia, hanno partecipato alla VII Conferenza ministeriale euromediterranea, incaricata di individuare le linee guida generali per il futuro del "Partenariato euromediterraneo". La Conferenza aveva altresì il compito di preparare il terreno per il vertice dei capi di Stato e di Governo che si terrà il 27 e 28 novembre prossimi a Barcellona, nel decennale della "Dichiarazione di Barcellona" che, proprio nel novembre 1995, segnò l'avvio della politica d'integrazione euromediterranea. Il varo della Dichiarazione ha segnato un punto di svolta nelle relazioni tra l'Unione e i Paesi vicini delle sponde sud ed est del Mediterraneo. E' stata infatti lanciata quell'anno una partnership che possiamo definire unica, a livello mondiale, nei suoi obiettivi, da raggiungere attraverso il dialogo e la cooperazione. Per la prima volta in 10 anni, da quando ha preso il via cioè il Processo euromediterraneo, la riunione del Lussemburgo si è conclusa con un documento condiviso da tutti i partecipanti. E' stato un risultato conseguito dopo lunghe trattative, che è riuscito a conciliare le posizioni dei ministri degli Esteri dei Paesi dell'Unione e quelli dei 10 paesi della sponda sud su temi chiave quali il rilancio della cooperazione Nord-Sud e la nascita dell'area di libero scambio nel 2010. E' stato compiuto "un passo essenziale per il futuro del Partenariato", come hanno riconosciuto i vertici stessi dell'Unione, per quanto riguarda gli aspetti legati alla sicurezza, i processi di pace in corso, la democrazia, la liberalizzazione dei mercati, la cooperazione e l'educazione. Un risultato che costituisce un sostanziale "valore aggiunto politico" del 2005, "Anno del Mediterraneo". I lavori della Conferenza, che concludono di fatto il complesso percorso di revisione dell'originario Processo di Barcellona, hanno infatti evidenziato i molti traguardi positivi raggiunti dal 1995 ad oggi, e soprattutto gli obiettivi ancora da raggiungere e le strategie da migliorare, al fine di mettere in atto tutte le enormi potenzialità della Dichiarazione di Barcellona. Costituiscono per esempio importanti risultati già conseguiti il miglioramento del dialogo tra le culture, che ha fatto registrare anche l'istituzione della "Fondazione euromediterranea per il dialogo tra le Culture", intitolata ad Anna Lindh, insieme con il maggiore coinvolgimento nella partnership della società civile, con la nascita della Piattaforma non-governativa Euromed che si pone come interfaccia presso i cittadini delle future attività della parternship. E' aumentato in questo senso il collegamento tra le società civili in direzione Nord-Sud, si sono incrementati gli scambi tra persone, soprattutto giovani, e si è ulteriormente sviluppata la cooperazione condotta dalle associazioni non governative in settori come i diritti umani, l'ambiente, lo sviluppo sostenibile, il patrimonio culturale, il ruolo della donna, e parallelamente anche la cooperazione tra sindacati, organizzazioni produttive, organismi sociali ed economici. Nell'insieme, poi, il Processo di Barcellona ha già condotto alla creazione di una struttura di cooperazione e a misure ed interventi realizzati in partnership, ad esempio nel campo dei diritti umani. Nell'ambito del programma Meda, inoltre, sono stati realizzati numerosi progetti in vari settori tra quelli privilegiati dalla partnership. Sebbene la maggior parte siano programmi realizzati con accordi soltanto bilaterali, questa dinamica ha assunto un'importante dimensione regionale ed ha anche fornito supporto per la transizione economica, un migliore equilibrio socioeconomico e l'integrazione regionale. Attraverso i programmi Meda I e Meda II, sono stati allocati più di 9,7 miliardi di euro e lo stanziamento di sovvenzioni è ora superiore a 800 milioni di euro all'anno. L'assistenza finanziaria e tecnica ha quindi fornito un contributo positivo al processo di sviluppo nei paesi partner, ma non ha finora permesso di realizzare tutti gli obiettivi economici contenuti nella Dichiarazione di Barcellona. Per questo i Ministri degli Esteri hanno individuato una serie di priorità per ridare impulso al Partenariato euromediterraneo. Alcune di queste riflessioni e indicazioni emerse dalla Conferenza di Lussemburgo, hanno uno stretto legame con i temi che sono discussi oggi in questa sede. In particolare, la riaffermazione degli obiettivi contenuti nella Dichiarazione di Barcellona, ossia la trasformazione del bacino del Mediterraneo in un'area di dialogo, scambio e cooperazione in grado di garantire pace, stabilità e prosperità, di rafforzare la democrazia e il rispetto dei diritti umani, di assicurare un equilibrato sviluppo economico e sociale e di adottare quelle misure necessarie a combattere la povertà e a promuovere una maggiore comprensione tra le culture. Tra le azioni suggerite dal documento della VII Conferenza euromediterranea vorrei brevemente ricordare le seguenti: Potenziare le Politiche europee di vicinato, attraverso metodologie e azioni più snelle ed orientate ai risultati, in particolare nei settori della pace, della sicurezza, della stabilità, del buon governo e della democrazia, dello sviluppo sostenibile e delle riforme, dell'educazione e degli scambi socio-culturali, della giustizia e dell'integrazione sociale, dei fenomeni migratori. Sviluppare nell'area mediterranea politiche che abbiano come modello ispiratore la politica dell'Ue, attraverso un percorso di sperimentazione in alcuni paesi-pilota e favorendo le iniziative di cooperazione sud-sud. Ridurre il "gap" economico tra le sponda Nord e Sud del Mediterraneo, elaborando una road-map per giungere alla creazione dell'area di libero scambio nel 2010 - uno degli obiettivi fondamentali di Barcellona - che comprenda la liberalizzazione dei servizi pubblici e del commercio in agricoltura, l'introduzione di nuovi processi nelle produzioni agricole ed ittiche, e il potenziamento di accordi bilaterali o regionali di libero commercio già esistenti. Avviare in quei paesi quelle riforme economiche, con nuovi obiettivi di crescita, necessarie ad aumentare la prosperità e a conseguire una migliore qualità della vita nella regione mediterranea, mediante uno sviluppo effettivo e la creazione di nuovi posti di lavoro. Incentivare l'integrazione fra gli stessi Paesi mediterranei anche per avere un positivo impatto nell'attrattività di investimenti diretti, sia esteri che nazionali. Incoraggiare e sostenere gli sforzi intrapresi per riuscire a superare l'assenza di un largo mercato regionale, la carenza di sicurezza e legalità e per conseguire la semplificazione delle procedure burocratiche. Una particolare attenzione è stata posta sulla necessità d'intervenire in tre settori strategici: la cooperazione nel campo dell'Ict, le politiche per l'educazione e la mobilità nel campo dell'alta formazione. La cooperazione nel campo dell'ICT viene considerata un fattore indispensabile per la crescita sostenibile dell'area mediterranea. Per tale motivo tale cooperazione va intensificata, attraverso le azioni individuate nel summit di Dundalk, che si è tenuto in Irlanda nell'aprile scorso. Dal 16 al 18 novembre, inoltre, si terrà proprio a Tunisi la seconda fase del World Summit dell'Information Society. I ministri hanno inoltre riaffermato, nel documento di Lussemburgo, l'importanza capitale dell'istruzione e della formazione professionale per lo sviluppo economico e sociale dei Paesi mediterranei, e l'opportunità di promuovere programmi e iniziative a favore dell'educazione alla tolleranza e al pluralismo, per migliorare la comprensione tra i popoli della regione. La Commissione europea sta a questo proposito stanziando 704 milioni di euro a supporto di programmi specifici in questi settori nei Paesi mediterranei nell'ambito del programma Meda 2000-2006 ma è fondamentale, per ogni azione di cooperazione nell'area dell'educazione, che vi sia una forte iniziativa da parte dei Governi stessi dei paesi partner. Gli obiettivi indicati sono legati al miglioramento della qualità, della rilevanza e dell'efficacia dell'istruzione e della formazione, per raggiungere i risultati auspicati dal Millennium Development Goals, nel 2015: - scomparsa dell'analfabetismo; - effettiva frequenza almeno della scuola primaria da parte di tutti i ragazzi e le ragazze dei paesi mediterranei; l'eliminazione di ogni tipo di disparità di genere in ciascun livello di educazione. Infine, per agevolare l'interscambio di persone nell'ambito dei sistemi di educazione superiore, i Ministri raccomandano a tutti i partner di lavorare insieme per sviluppare un sistema di riconoscimento reciproco dei titoli accademici e delle qualifiche professionali. Per ottenere ciò, i Paesi mediterranei dovrebbero poter giungere a definire una qualificazione universitaria condivisa in tutta la regione che potrebbe essere riconosciuta in Europa e internazionalmente. Questi, in sintesi, i passaggi salienti che scaturiscono dal dibattito in corso sulla prospettiva di aggiornamento ed implementazione delle azioni del Processo di Barcellona, che ribadiscono la necessità per l'Europa, e per ciascuno dei singoli Paesi membri dell'Unione, di guardare al Mediterraneo con interesse sempre crescente. Dobbiamo inoltre tenere ben presente che, pur in un mondo sempre più globalizzato, l'Ue rimane il partner principale dei paesi Mediterranei nel commercio di beni e servizi. Oltre il 50% del commercio nell'area è con l'Ue, e per alcuni paesi l'Europa rappresenta la destinazione del più del 70% del loro export. L'Europa è inoltre di gran lunga il più convinto investitore estero, ed è al tempo stesso il più grande fornitore di assistenza finanziaria, con quasi 3 miliardi di euro all'anno di prestiti e sussidi. L'Unione è anche la principale fonte per quanto riguarda il turismo ed è la prima destinazione per gli emigrati di quei paesi. In quest'ottica dunque si è mossa l'Italia, pensando al Mediterraneo come a un punto d'incontro storico, a un sistema unico e indivisibile, in cui da secoli si incrociano e si integrano culture e popoli diversi. Sono convinta che una strategia di cooperazione culturale, tecnica e scientifica, intergovernativa e interuniversitaria, con l'area del Mediterraneo, fondata sul riconoscimento dell'esistenza di un patrimonio comune di valori, sia condizione necessaria per affrontare i problemi dello sviluppo sostenibile, delle risorse umane e dell'occupazione, dei cambiamenti demografici e sociali, delle migrazioni, dei diritti umani, della lotta alla criminalità e al terrorismo. Governare saggiamente e proficuamente le spinte del cambiamento è un compito che riguarda prima di tutto il mondo dell'istruzione, della formazione e della ricerca, tutte le componenti, cioè, della "filiera" della società della conoscenza, nella quale l'Università svolge un ruolo decisivo. Per questo, come dicevo all'inizio, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha voluto promuovere, nel novembre del 2003 a Catania, nell'ambito del Semestre di presidenza italiana dell'Ue, la nascita di un processo per la costruzione dello Spazio Euro-mediterraneo di Alta formazione e Ricerca. Abbiamo chiamato a raccolta in quella sede i ministri e i rappresentanti del mondo accademico di ben 20 Paesi di quest'area: dalla Tunisia ai Territori palestinesi, dal Marocco alla Giordania, dalla Spagna all'Egitto, dal Libano alla Slovenia, alla Turchia. In tale contesto, è stato riaffermato da tutti i Paesi aderenti il concetto che lo sviluppo delle risorse umane e la comprensione tra le nostre differenti culture sono condizioni indispensabili per il benessere e la coesione sociale e per una coesistenza pacifica basata sul rispetto delle reciproche diversità che permetta a tutti di studiare e lavorare in un contesto multietnico, multilingue e multiculturale di pari opportunità e dignità. Questa premessa condivisa e soprattutto i risultati concreti che ne sono seguiti, ai quali ora accennerò, hanno fatto sì che, a distanza di un anno dal primo appuntamento nella città siciliana, quello che abbiamo definito "Processo di Catania" si rivelasse uno strumento di potenziale forte innovazione delle nostre politiche per l'istruzione, la formazione e la ricerca. Oggi, infatti, grazie al contributo dei Paesi partecipanti alla prima ed alla seconda Conferenza di Catania, svoltasi nel gennaio di quest'anno, e al forte impegno delle università che hanno voluto aderire con entusiasmo a questo processo, possiamo affermare che la cooperazione interuniversitaria nell'area euro-mediterranea è una realtà. Per darvi immediatamente la dimensione del network di Alta formazione e ricerca che stiamo costruendo giorno dopo giorno, voglio qui citare il dato di oltre 50 università ed enti di ricerca - 32 italiani e 26 stranieri - dell'area mediterranea collegati in un nuovo grande partenariato che sta iniziando a mettere in rete pratiche didattiche ed esperienze di ricerca. Altre istituzioni accademiche mostrano sempre più il loro concreto sostegno a questo grande progetto, come mi è stato confermato personalmente dai Ministri dell'Istruzione e della Ricerca che ho incontrato nel corso delle mie recenti visite in Marocco, Tunisia, Egitto e Giordania, e come traspare chiaramente dal numero sempre crescente di manifestazioni d'interesse che giungono al nostro Ministero, il quale ha destinato al sostegno di tali progetti la somma di 10 milioni di euro. A Catania abbiamo dato vita ad una Rete di scuole di Alta Formazione e Ricerca, i cui primi "nodi" sono stati istituiti a Casablanca, Cairo, Creta, Tunisi, Ankara, Damasco e nei Territori Palestinesi, grazie a specifiche intese avviate tra le università italiane di Lecce, Milano, Pavia, Siena e Roma e le accademie di eccellenza di quei Paesi. I settori prescelti per sviluppare la cooperazione scientifica sono di assoluto rilievo e rispondono alle esigenze e alle vocazioni di ciascuno dei Paesi interessati: dalle nanotecnologie all'agroalimentare, dall'e-business management allo sviluppo sostenibile, dall'archeologia e i beni culturali allo studio dei rischi sismici. Altri atenei ed altri settori si sono aggiunti nel corso di questi ultimi mesi, durante i negoziati preparatori della terza grande Conferenza, che si terrà, sempre nella città siciliana, nel gennaio 2006. A Catania siamo riusciti inoltre a far decollare il nuovo sistema di Università Euro-Mediterranea a distanza, per capitalizzare ed estendere i risultati già ottenuti ed il consenso politico-istituzionale generato dal Progetto "Med Net'U". Grazie alle tecnologie Internet e satellitari, il nuovo progetto ci permetterà di accettare le iscrizioni degli studenti ai corsi di laurea a distanza realizzati con Med Net'U presso tutte le università partner, di realizzare nuovi corsi di laurea in settori come economia del turismo, management, diritto comparato internazionale, archeologia, lingua e cultura araba ed italiana, management dei servizi sanitari e della gestione del territorio, di attivare sia master in innovazione tecnologica, sia corsi brevi di formazione e riqualificazioni professionale per formatori ed insegnanti dei vari livelli nei Paesi coinvolti. Questo sistema rappresenta oltretutto, e lo ripetiamo con un certo orgoglio, l'unico ambiente di apprendimento a distanza nel mondo che comprenda anche la lingua araba, oltre all'italiano, all'inglese, al francese e allo spagnolo. Ritengo che questo fatto assuma, prima di tutto, l'importante valenza di grande partenariato culturale: il modello favorirà infatti l'accesso all'istruzione e alla formazione da parte di tutti i cittadini dell'area euro-mediterranea. Il progetto, al quale partecipano le migliori università "tradizionali" dei paesi del Mediterraneo, importanti enti per la formazione professionale continua e aziende tecnologiche, darà un grande impulso al processo di internazionalizzazione delle università e collocherà la nostra area alla frontiera del mondo globale nel quale si richiede una crescente integrazione tra istruzione superiore, formazione e mercato del lavoro. A Catania, infine, abbiamo potuto constatare la giustezza del metodo aperto, "bottom up", che abbiamo deciso di adottare all'inizio del processo. Nel 2003 riuscimmo, grazie ad una prima convenzione tra la Scuola in Scienza e Tecnologia dei Media di Tunisi e l'Università di Pavia, a creare il primo avamposto capace di attivare un'effettiva mobilità di studenti tra le due rive del Mediterraneo. Oggi possiamo constatare l'allargamento a tutta l'area magrebina e mediorientale del modello utilizzato in quella sperimentazione e intendiamo perciò continuare a perseguire questa strada, poiché si è rivelata capace di liberare tutte le iniziative che le singole università sono interessate a lanciare, pur nell'ambito di un quadro comunque unitario di intenti ed obiettivi, ispirato da una visione integrata ed univoca a cui ricondurre tutti i progetti e gli accordi bilaterali realizzati e da realizzare. Il nostro sogno è quello di giungere un giorno a dare, ad ogni uomo e ad ogni donna dell'area euro-mediterranea, senza alcuna esclusione, un "passaporto dell'istruzione e della formazione". Allora potremo davvero dire di aver vinto questa grande sfida, nella quale il nostro Paese ha assunto un ruolo da protagonista. Il cammino intrapreso nel 2003, proseguito all'inizio del 2005 e che avrà una terza decisiva tappa a gennaio del 2006, sul tema dell'integrazione dei processi formativi e sulla riconoscibilità dei titoli e delle qualifiche in ambito euro-mediterraneo (in linea con i progressi che si stanno facendo all'interno dei "processi" di Bologna e di Copenaghen), è tracciato lungo un percorso pluriennale durante il quale ogni azione potrà alimentarne un'altra. Ne sono un significativo esempio gli accordi sottoscritti successivamente alla seconda Conferenza di Catania, nel corso delle visite che ho svolto in alcuni di questi Paesi nel maggio scorso, a cui ora accennerò brevemente per darvi in maniera tangibile l'idea della qualità dei progetti che stiamo realizzando. Tunisia. A Tunisi, con i ministri dell'Istruzione superiore ho sottoscritto il 4 maggio scorso due protocolli d'intesa riguardanti azioni mirate a favorire il trasferimento tecnologico a imprese italiane e tunisine, la ricerca per l'ambiente, lo sviluppo degli studi sulla biodiversità, le energie rinnovabili e l'agricoltura. E' stato inoltre siglato un protocollo per l'avvio di attività di "eccellenza" nel campo della formazione e della ricerca scientifica presso l'Università di Tunisi in collaborazione con istituzioni accademiche italiane. Il primo progetto, frutto dell'intesa tra le Università di Tunisi, della Manouba e di Sfax da parte tunisina e l'Università di Pavia, lo IUSS e la Scuola Sant'Anna di Pisa, permetterà di integrare i programmi didattici della Ecole Méditerranéenne d'Etudes Avancées en Sciences et Technologies des Médias de Tunis, con programmi di ricerca e di formazione alla ricerca. In particolare, sarà attivato un programma sullo sviluppo di "Infrastrutture e piattaforme real-time per ambienti di ricerca ed e-learning collaborativi". Il progetto permette ai laboratori di ricerca di comunicare tra loro partecipando alla ricerca in corso, come se i ricercatori fossero presenti nello stesso ambiente. I risultati attesi da questa ricerca potranno modificare in modo sostanziale il concetto di laboratorio congiunto, consentendo collaborazioni anche a grande distanza senza movimento delle persone. L'insieme delle iniziative attivate sia sul fronte della formazione sia su quello della ricerca fanno prevedere importanti ricadute in termini di innovazione nel settore ICT e dell'insegnamento a distanza, in un'area, quella del Mediterraneo appunto, che suscita l'interesse anche del mondo imprenditoriale. Cisco, Marconi Italia, Fabbricadigitale e Agilent Technologies hanno infatti manifestato un vivo interesse a partecipare al progetto. Alla Scuola di Tunisi è stato inoltre confermato da parte italiana un finanziamento di circa 1,5 milioni di euro per le attività del prossimo triennio. Il progetto prevede in 5 anni la formazione di 150 ricercatori. L'Università telematica internazionale Uninettuno ha infine stipulato tre accordi con l'Università virtuale di Tunisi: 1) un'intesa per offrire agli studenti tunisini corsi di laurea in Ingegneria; 2) un accordo per realizzare la traduzione e l'adattamento in arabo di alcuni tra i 27 corsi di laurea già prodotti dal Consorzio Nettuno nelle aree disciplinari che vanno da ingegneria a economia, dai beni culturali a psicologia, a scienze della comunicazione; 3) un accordo per attivare nuovi corsi di laurea in economia del turismo. Questo progetto, frutto della collaborazione tra il MIUR e il Ministero dell'Innovazione italiano, prevede un investimento di 1,5 milioni di euro. Marocco. A Rabat, il 5 maggio, ho sottoscritto un analogo protocollo d'intesa con il ministro dell'Istruzione superiore del Marocco e insieme abbiamo garantito il sostegno dei nostri governi al progetto che riguarda la nascita e la messa a regime, presso l'Università Al Akhawayn di Casablanca, di un "Laboratorio di ricerca congiunto sulle e-Business Solutions" e, successivamente, l'avvio di un Centro di competenze, aperto ai paesi del Maghreb, specializzato sulle problematiche scientifiche e di alta formazione connesse al "digital divide". Le attività di ricerca, realizzate in sinergia dall'università marocchina e dall'E-business Management School/ISUFI - Università di Lecce, riguarderanno in particolare l'esplorazione di approcci innovativi al management dell'"internet worked business", metodologie e strumenti per la riconfigurazione e l'innovazione di processi tradizionali attraverso tecnologie e-Business, e-government, turismo e agricoltura. Il costo previsto per l'avvio e la messa a regime del laboratorio congiunto è stimato in 2,4 milioni di euro (0,7 a carico dei partner del Marocco). L'Uninettuno realizzerà inoltre, in collaborazione con il Segretario di Stato del Marocco presso il Ministero dell'Educazione Nazionale e dell'Insegnamento Superiore, corsi televisivi di alfabetizzazione e di educazione destinati ad adulti analfabeti e bambini ai primi livelli di scolarizzazione, che risiedano in Marocco e in Italia. Egitto. Al Cairo, il 18 maggio, con il Ministro dell'Educazione superiore e della Ricerca scientifica della Repubblica araba d'Egitto abbiamo dato vita a delle intese che sanciscono: 1. la collaborazione nel campo dell'istruzione attraverso tre iniziative: la diffusione della lingua italiana tramite collegamento in banda larga delle scuole italiane presenti in Egitto per l'utilizzo delle risorse didattiche disponibili nelle scuole in Italia; la collaborazione nell'area tecnico-professionale e specificatamente nel settore turisticoalberghiero, nel settore agrario, nel settore tecnico-industriale e nel settore itticultura; e infine l'utilizzo della rete delle imprese formative simulate in particolare nel settore dei servizi economico-aziendali, alberghieri e turistici. 2. la creazione di un Centro di Alta Formazione e Ricerca per accrescere la produttività delle coltivazioni in territori aridi, da realizzarsi presso l'Università egiziana di Ain Shams nell'ambito di una collaborazione tra la Facoltà di agraria di questo ateneo e la Facoltà di agraria dell'Università statale di Milano. 3. il lancio della prima Università a distanza anche in Egitto con l'erogazione di corsi di laurea in Ingegneria dell'informazione e in Ingegneria meccanica, con la realizzazione di una nuova laurea in Economia del turismo e lo studio di un corso in diritto internazionale per lo sviluppo delle imprese. Vorrei evidenziare, in particolare, la rilevanza del programma triennale di ricerca su "Nuove strategie per migliorare la produttività delle coltivazioni in condizioni di stress idrico". Al progetto partecipano le Università Milano Statale e di Catania, il Centro di ricerca e studi in Agrobiotecnologia di Lodi, il Consorzio italiano per la ricerca in agricoltura (Agrital) di Maccarese, l'Accademia italiana delle scienze di Roma, la Fondazione Bussolera-Branca di Pavia, per la parte italiana, e l'Università di Ain Shams e l'Arid land agricultural research laboratory (Alaru), per la parte egiziana. Il problema di aumentare la produttività agricola in un Paese, come l'Egitto, con meno del 5 per cento di territorio coltivabile è stato finora principalmente affrontato con grandi opere che permettessero di estendere questo territorio convogliando l'acqua del Nilo durante le esondazioni verso l'interno, evitando la sua completa evaporazione prima del suo utilizzo agricolo. Il progetto di ricerca oggetto della collaborazione mira ad aumentare la produzione agricola accrescendo la produttività dei terreni già coltivati. Combinando le competenze delle varie istituzioni partecipanti, il problema sarà affrontato con due diversi approcci: intervenendo sulle piante anche con l'utilizzo di tecniche biomolecolari e intervenendo sul suolo o sui microrganismi che vivono in simbiosi con le radici, regolando l'attività di crescita e di produttività. Sarà studiato in particolare il comportamento di specie come le fragole, i cetrioli, i fagioli, le fave, il grano duro, l'uva, gli ulivi, i fichi, le palme da datteri. Al progetto è associato inoltre un programma di formazione di giovani alla ricerca (studenti di dottorato e borsisti post-doc). Saranno poi sviluppate ricerche su tematiche come l'ingegnerizzazione e la gestione delle risorse idriche, finalizzate all'irrigazione, la fertilizzazione, lo studio dell'utilizzazione dei suoli e della loro fertilità, le coltivazioni protette, le colture organiche, il miglioramento genetico e le biotecnologie, la fisiologia delle piante e la biochimica, la biodiversità, la microbiologia e l'entomologia, l'agronomia avanzata, la qualità alimentare, la meccanizzazione dei processi di produzione, ma anche l'economia e il marketing del settore agro-alimentare. Il costo del progetto triennale è di un milione e 742 mila euro, con il 62,7% (un milione e 92 mila euro) previsto a carico del Miur e i rimanenti 650 mila euro a carico dei partner. Durante i colloqui del Cairo è stata anche prevista una collaborazione del Miur nell'attuazione del processo di riforma del sistema d'istruzione secondaria e superiore avviata in Egitto. Non dimentichiamo che in Egitto, come in altre parti del mondo, operano centri di formazione professionale dei Salesiani, particolarmente attrezzati, che negli ultimi decenni hanno formato decine di migliaia di studenti di tutte le confessioni. L'Università Telematica internazionale Uninettuno ha inoltre stipulato un accordo con le Università del Cairo e di Helwan per creare il "nodo" egiziano del network dell'Università a distanza euromediterranea, in grado di fornire, attraverso curricula didattici concordati, titoli di studio riconosciuti sia in Italia che nel mondo arabo. Saranno attivati nuovi corsi di laurea in turismo, management, diritto internazionale comparato, archeologia, lingue e culture italiane ed arabe, gestione del territorio e corsi di master e di formazione professionale rispondenti alle reali esigenze del mercato del lavoro ed ai bisogni formativi dei Paesi interessati, tutti tenuti in italiano, inglese e arabo. Giordania. Gli accordi siglati il 19 maggio ad Amman, con il Ministro dell'Educazione superiore e della Ricerca del Regno di Giordania prevedono invece l'avvio di partnership dell'Uninettuno con la Yarmouk University e la Jordan University of Science and Technology per permettere agli studenti giordani di iscriversi ai corsi di laurea a distanza in Ingegneria dell'informazione e della comunicazione e in Ingegneria meccanica, conseguendo titoli validi in entrambi i Paesi. Nasceranno inoltre nuovi corsi di laurea a distanza in Informatica, Archeologia e in vari settori dell'Ingegneria, e un master in Innovation Technology, tenuti in italiano, inglese e arabo. La regina Ranja di Giordana ha inoltre manifestato il suo interesse per l'avvio, nell'ambito della rete di Centri di Alta formazione e ricerca, di un "nodo" italo-giordano specializzato nello studio nel campo della difesa dei diritti umani: un progetto che abbiamo accolto con grande entusiasmo ed al quale stiamo già lavorando. Spagna e Portogallo. Parallelamente agli accordi nati dal Processo di Catania, abbiamo di recente voluto consolidare le alleanze con altri Paesi europei che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. E' nata così un'intesa con il Ministro spagnolo dell'Educazione e della Scienza e con il Ministro portoghese della Scienza, della Tecnologia e dell'Istruzione superiore per l'avvio di un piano di ricerca congiunto, che mette insieme gli enti dei diversi Paesi, sui temi dell'innovazione dei sistemi produttivi delle Piccole e medie imprese e la prevenzione dei disastri naturali. Il primo accordo mira a favorire l'innovazione di prodotto e di processo delle piccole e medie imprese manifatturiere, rilanciando la collaborazione tra Paesi che hanno lo stesso tessuto produttivo, per valorizzare la ricerca in tale comparto anche a livello europeo. Il secondo accordo, riguarda invece lo studio e la prevenzione di disastri naturali - terremoti, maremoti, eruzioni - una problematica di forte impatto per i Paesi dell'area mediterranea. Entrambe le Piattaforme tecnologiche approvate sono destinate ad aumentare la massa critica di ricercatori e a concentrare le azioni dei nostri Paesi e rappresentano un importante punto di convergenza per sostenere nell'ambito dell'Ue la rilevanza e la priorità strategica di queste tematiche sia sotto il profilo scientifico che tecnologico. Ecco in sintesi i contenuti e gli obiettivi dei due accordi tecnici sottoscritti: 1. Accordo di cooperazione scientifica per lo sviluppo di nuove famiglie di tecnologie per macchine e sistemi di produzione tra il Cnr, la Fundación Fatronik di Elgoibar (Spagna) e l'Instituto de Engenharia de Sistemas e Computadores do Porto (Inesc Porto). In particolare, l'accordo è un esempio concreto di coerenza tra ricerca anche di frontiera e valorizzazione di produzioni tradizionali quali le calzature e le apparecchiature elettriche domestiche, e consente di dare una risposta alla competizione proveniente dai Paesi emergenti; in secondo luogo - e questo interessa tutti i consumatori - potremo avere prodotti di largo consumo a prezzi ridotti e di alta qualità, quasi personalizzati, rispondenti alle esigenze di ciascuno. Avremo cioè standard artigianali per quantità di massa. 2. Accordo di cooperazione scientifica nel settore delle Scienze geologiche tra l'Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l'Ign, Istituto geográfico nacional di Madrid e l'Ist, Istituto superior tècnico di Lisbona. La collaborazione è mirata in particolare a favorire l'interazione tecnologica, lo sviluppo di progetti di ricerca comuni, lo scambio di ricercatori e tecnici, l'organizzazione di conferenze e seminari sugli argomenti riguardanti la geofisica e, in particolare, lo studio dei terremoti e dei vulcani, nonché la diffusione delle informazioni a livello sia nazionale sia internazionale al fine di una più efficace prevenzione. Ciascuna delle azioni che vi ho illustrato rappresenta una tappa importante verso il raggiungimento dell'obiettivo che ci siamo posti: realizzare cioè in tutta l'area euromediterranea maggiori opportunità di accesso al sapere a livello d'istruzione superiore, più ampie possibilità di studio e lavoro per intensificare sempre più il dialogo interculturale e per accrescere attraverso la formazione e la ricerca lo sviluppo di tale area in perfetta coerenza e continuità con gli orientamenti espressi dall'Ue con la Dichiarazione di Barcellona. Vi ringrazio per l'attenzione