appello per la somalia
Transcript
appello per la somalia
APPELLO PER LA SOMALIA Novembre 2007 Riceviamo da Caritas Somalia una dichiarazione comune sottoscritta da 40 Ong presenti nel paese che denunciano l’attuale gravissima. Anche la Caritas Somalia si associa a questo appello e promuove un progetto di assistenza agli sfollati in collaborazione con una organizzazione islamica. DICHIARAZIONE COMUNE di situazione in Somalia: 40 Ong nazionali ed internazionali sulla “C’è una evidente catastrofe umanitaria nella Somalia centro-meridionale. Decine di migliaia di persone stanno fuggendo dalle violenze che si stanno compiendo a Mogadiscio. Questi sfollati si aggiungono alle oltre 335.000 persone che già necessitano di assistenza immediata a Mogadiscio e nelle regioni dello Shabelle. Le ONG nazionali e internazionali non possono rispondere in maniera efficace alla crisi perché l’accesso negato alle agenzie umanitarie e la mancanza di sicurezza stanno peggiorando drammaticamente proprio quando i bisogni della gente, al contrario, stanno aumentando. La comunità internazionale e tutte le parti coinvolte nel conflitto hanno una responsabilità nel proteggere i civili, nel permettere la distribuzione degli aiuti e nel rispettare lo spazio umanitario e la sicurezza degli operatori umanitari”. Oggi, 40 agenzie umanitarie nazionali ed internazionali in Somalia stanno mettendo in luce il drammatico aggravamento della situazione umanitaria nella Somalia centro-meridionale e fanno appello a tutti coloro che hanno una responsabilità di proteggere i civili ad agire immediatamente per salvare le vite di questa gente. Negli ultimi giorni si è verificato un intenso spostamento di persone da Mogadiscio; ciò capita proprio all’indomani di una crisi umanitaria esistente in cui 1,5 milioni di persone in Somalia implorano assistenza umanitaria. Data la difficoltà di accesso e l’insicurezza, è impossibile avere cifre più precise sulla magnitudine della crisi. Tuttavia, tutti gli indicatori mostrano un deterioramento della già terribile situazione umanitaria. Durante questo anno oltre 400.000 persone sono fuggite dalla violenza e dall’insicurezza di Mogadiscio. Dopo un relativo momento di calma, la lotta tra TFG/truppe etiopiche e forze anti-governative ha accresciuto la violenza scatenando un altro esodo di massa dalla città. Le ONG nazionali ed internazionali stanno lottando per portare assistenza alle vittime attraverso i partner somali nelle zone dove sono raccolti gli sfollati ma sono vincolati dagli alti rischi di insicurezza e da altri ostacoli (per es., vessazioni, intimidazioni, bombe al bordo della strada e mine, aumento del numero dei checkpoint e del prezzo da pagare per passare che ritardano l’accesso). La comunità internazionale e tutte le parti interessate al conflitto hanno una responsabilità nel proteggere i civili, permettere la distribuzione degli aiuti e rispettare lo spazio umanitario e la sicurezza degli operatori umanitari”. Questo appello è stato sottoscritto anche dalla Caritas Somalia, che ci conferma la gravità della situazione per voce del suo presidente, mons. Giorgio Bertin, Amministratore Apostolico di Mogadiscio, capitale della Somalia: “La popolazione civile è allo stremo mentre i combattimenti continuano. Ormai si può parlare di una vera e propria ribellione, da giorni sono in corso i combattimenti tra le 1/3 truppe del governo di transizione, appoggiate da quelle etiopiche e i miliziani antigovernativi. “Sono in contatto con il dispensario della Caritas Somalia a Baidoa, che presta assistenza alla popolazione locale e agli sfollati provenienti da Mogadiscio. Il numero degli sfollati è raddoppiato nel giro di pochi mesi. Da marzo ad oggi sono aumentati di altre 400mila unità, portando il totale a 800mila”. L’Amministratore Apostolico di Mogadiscio ritiene “al momento difficile intravedere una soluzione. Dopo 15 conferenze di pace, l’ultima si è svolta a Mogadiscio ad agosto, le forze politiche somale non sono state ancora capaci di trovare un accordo di pace stabile e duraturo. Mi chiedo se la diaspora somala, che conta 1 milione di persone, sia in grado di proporre qualche cosa di nuovo”. Il dramma somalo va inoltre inserito nel contesto regionale e internazionale. Le rinnovate tensioni tra Etiopia ed Eritrea, la questione sudanese, le rivalità tra le potenze esterne all’Africa per il controllo di nuovi giacimenti petroliferi e delle rotte del petrolio sono tutti elementi che hanno un’influenza diretta o indiretta sui diversi attori somali. “Si può parlare di un arco di crisi che si estende dal Sudan alla Somalia. Le diverse crisi dell’Africa orientale hanno almeno due elementi comuni: da un lato il diffondersi di un certo estremismo che usa in maniera irresponsabile la religione per perseguire i propri scopi politici, dall’altro la lotta di diverse potenze per il controllo delle risorse locali”. (Agenzia Fides 13/11/2007) CARITAS SOMALIA Progetto “Aiuto d’urgenza agli sfollati” Il presente progetto è presentato dalla Caritas Somalia, che lo realizzerà in collaborazione con alcune organizzazioni, tra cui Cafod (la Caritas dell’Inghilterra) e con Islamic Relief, una grande organizzazione umanitaria musulmana. Vuole essere una piccola ma significativa dimostrazione di dialogo concreto tra cristiani e musulmani, basato sulla collaborazione in un contesto quanto mai problematico come quello della Somalia. La Caritas Italiana sostiene l’azione della Caritas Somalia, il cui dispensario nella città di Baidoa vede crescere di giorno in giorno il numero dei pazienti, e invita le nostre comunità a non dimenticare le popolazioni di questo paese, ancora una volta vittime della violenza. Titolo del progetto: Aiuto d’urgenza agli sfollati. Località: Hawa Abdi IDP Camp – Periferia di Mogadiscio – Somalia Costo del progetto: USD 265.556 Contributo richiesto alla Caritas: Euro 30.000 Durata del progetto: 3 mesi Descrizione sintetica del progetto Migliaia di persone sono fuggite da Mogadiscio all’inizio dell’attuale conflitto. Poiché molte delle battaglie avvengono nella città, la popolazione civile è particolarmente colpita. L’uccisione di molte persone ha aumentato la paura fra i residenti di Mogadiscio e perciò molti hanno abbandonato la città; secondo le stime dell’UNHCR, dall’inizio di febbraio a maggio 2007 si tratta di circa 400.000 persone. Nelle zone intorno a Mogadiscio la situazione umanitaria è diventata sempre più disperata negli ultimi tre mesi. La gente che abbandona la città ha perso tutti i propri beni e cerca la sicurezza altrove. Le comunità che stanno accogliendo un gran numero di persone provenienti da Mogadiscio sono sopraffatte ed erano già incapaci di soddisfare i propri bisogni basilari; con l’arrivo degli sfollati la situazione è ovviamente peggiorata. 2/3 In assenza di un governo nazionale e di ogni struttura amministrativa nelle zone centrali e meridionali della Somalia, la gente che fugge da Mogadiscio incontra una situazione altrettanto insicura e pericolosa di quella che avevano lasciato. Gli sfollati sono vulnerabili sotto ogni punto di vista: sicurezza, sussistenza, casa, sanità, istruzione, protezione dei diritti umani, ecc. L’insicurezza alimentare, la perdita del bestiame, la mancanza di lavoro contribuiscono alla crescente miseria. La difficoltà di accesso a Mogadiscio e dintorni per gli operatori umanitari si è tradotta in una stato di abbandono degli sfollati. L’attuale conflitto ha provocato una catastrofe umanitaria che necessita un’attenzione immediata. Mentre da una parte c’è stata una qualche risposta internazionale agli sfollati delle regioni lontane da Mogadiscio, dall’altra c’è un sostegno molto limitato a quelli che hanno lasciato la città rimanendo però nelle zone circostanti. Nel mese di maggio 2007 l’organizzazione Islamic Relief ha condotto un’indagine a Mogadiscio per raccogliere informazioni sulla situazione degli sfollati. Islamic Relief ha identificato, lungo la strada da Mogadiscio a Afgoi (20 km), tre insediamenti che accoglievano circa 3000 famiglie. Islamic Relief è riuscita a rispondere ai bisogni di emergenza degli sfollati presenti in due dei tre insediamenti. Con i fondi raccolti attraverso il presente appello si vuole rispondere ai bisogni più urgenti degli sfollati del terzo insediamento, Hawa Abdi camp, a 20 km da Mogadiscio. Il progetto verrà realizzato dal personale locale di Islamic Relief, una ONG internazionale che opera per promuovere lo sviluppo sociale sostenibile in collaborazione con le comunità locali attraverso programmi di emergenza e di sviluppo. Islamic Relief aiuta tutte le persone più vulnerabili senza distinzione di razza, religione, sesso. L’intervento d’urgenza si concentrerà sulla risposta ai bisogni di assistenza di 1.080 famiglie di sfollati (7.560 beneficiari) del campo. Verranno distribuiti viveri, (zucchero, fagioli, riso, farina, olio, datteri) , teli di plastica per rifugi, articoli di prima necessità non alimentari (coperte, utensili da cucina, zanzariere, bidoni per l’acqua, sapone). Verrà inoltre effettuata la clorurazione dell’acqua per garantire acqua potabile per 3 mesi. I beneficiari sono scelti tra i più vulnerabili della popolazione, non solo a causa del conflitto ma anche tra coloro che vivono in estrema povertà. Caritas Somalia Novembre 2007 3/3