Dio non porta a compimento tutti i nostri desideri, bensì tutte le sue

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Dio non porta a compimento tutti i nostri desideri, bensì tutte le sue
Dio non porta a compimento tutti i nostri desideri, bensì tutte le sue promesse …
(DIETRICH BONHOEFFER, Resistenza e resa, lettera del 14 agosto 1944)
Tu vedrai il paese davanti a te,
ma là, nel paese che io sto per
dare agli Israeliti, tu non entrerai!
(Deuteronomio 34,52)
In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè: “Sali su questo monte degli Abarìm, sul
monte Nebo, che è nella terra di Moab, di fronte a Gerico, e contempla la terra di Canaan, che
io do in possesso agli Israeliti. Muori sul monte sul quale stai per salire e riunisciti ai tuoi
antenati, come Aronne tuo fratello è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati,
perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Merìba di Kades, nel
deserto di Sin, e non avete manifestato la mia santità in mezzo agli Israeliti. Tu vedrai la terra
davanti a te, ma là, nella terra che io sto per dare agli Israeliti, tu non entrerai!”.
(Deuteronomio, 32,48-52)
Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico.
Il Signore gli mostrò tutto il paese: Gàlaad fino a Dan, tutto Nèftali, il paese di Efraim e di
Manàsse, tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo e il Negheb, il distretto della valle
di Gerico, città delle palme, fino a Zoar. Il Signore gli disse: “Questo è il paese per il quale io
ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Io lo darò alla tua discendenza. Te l’ ho fatto
vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!”. Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo,
nel paese di Moab, secondo l’ ordine del Signore. Fu sepolto nella valle, nel paese di Moab,
di fronte a Bet - Peor; nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba.
(Deuteronomio34,1-6)
Mosè non moriva volentieri: nessuno, in quegli antichi tempi biblici, moriva volentieri, perché la vita
era molto amata, e l’aldilà così vago da apparire quasi vano, un nulla. Inoltre Dio gli amareggiò la
morte annunciandogli che il popolo creato da lui avrebbe peccato e sofferto l’ira divina. La tradizione
ebraica conservata dal Midrash (commento biblico edificante e leggendario) racconta che Mosè,
quando seppe che stava per essere suggellato nei cieli il decreto della sua morte, si rivolse
all’intercessione di tutte le creature - il cielo, la terra, il sole, la luna, le costellazioni, i monti, il mare per ottenere misericordia. Ma Dio ordinò che le porte del firmamento non si aprissero e non
lasciassero giungere fino a lui la preghiera di Mosè. Allora Mosè “si mise le mani sul capo, gridò e
pianse, e disse: A chi andrò a chiedere misericordia per me?” A questo punto il Midrash ha un
bellissimo dialogo tra Dio e Mosè. Dio dice al suo profeta: “Mosè, io ho fatto due giuramenti: uno, di
far perire Israele dal mondo per quello che ha commesso, e uno di farti morire e non lasciarti entrare
nella terra. Ho annullato il giuramento su Israele per te, che hai detto: Perdona loro! E ora tu chiedi
che di nuovo io annulli il mio e prevalga il tuo, e dici: Fa’ che io passi (nella terra promessa)? Tu
afferri la fune del pozzo ai due capi! Se tu vuoi che prevalga il ‘Fa’ che io passi’, annulla il ‘Perdona
loro’, e se vuoi che prevalga il ‘Perdona loro’, annulla il ‘Fa’ che io passi’. Quando Mosè nostro
maestro udì questo, disse: Signore del mondo! Perisca Mosè e mille come lui, e non si perda
un’unghia di uno di Israele!” (Devarim Rabbá 7, 1 1). (PAOLO DE BENEDETTI, La morte di Mosè).
Mosè è un mediatore che soffre. Per lui – come per Abramo e Giacobbe - la promessa di Dio è
stata l’orizzonte costante a sostegno della speranza di vita “piena”. Ha dato il coraggio di mettersi, o
ri-mettersi, in cammino, la forza di resistere nelle difficoltà, la perseveranza nell’attendere il
compimento nonostante il dubbio: la promessa di Dio è affidabile?
Per Dietrich Bonhoeffer - che ha vissuto la sua martyria (testimonianza-martirio) sotto il
nazismo ed è stato giustiziato il 9 aprile 1945 a Flossenbürg - questa domanda non sorge solo nel
carcere di Tegel, ma lo accompagna fin dal suo primo soggiorno di studio in America. In
quell’occasione compì un viaggio ed ebbe la possibilità di predicare all’Avana, ai membri della
colonia tedesca. Si era scelto un testo insolito: la storia di Mosé che dovette morire sul monte Nebo,
sulla soglia del paese tanto desiderato. Il 22 settembre 1944, dopo il fallimento della congiura
contro Hitler e la scoperta del dossier con i nomi dei congiurati, Bonhoeffer mediterà quel testo
nella poesia La morte di Mosé. Il punto di vista è cambiato rispetto alla predica dell’Avana: ora egli
si identifica con la preghiera di Mosé, che vede da lontano la terra promessa, ma non vi può entrare.
Il popolo di Dio - Che è, e resta, l’erede della promessa, nonostante la sua infedeltà - può entrare
nella terra, non altrettanto Mosè che ha condiviso per amore la sorte del suo popolo:
Sulla vetta del monte sta / Mosè, l’uomo di Dio, il profeta.
I suoi occhi guardano fissi / verso la santa terra promessa.
«Così mantieni, Signore, quel che hai promesso, / mai hai mancato con me alla tua parola.
Per me hai fatto cose mirabili, / l’amarezza hai trasformato in dolcezza,
attraverso il velo della morte fammi vedere / il mio popolo che si reca alla solenne festa.
Tu che punisci i peccati e perdoni volentieri, Dio, oh, io l’ho amato questo popolo mio.
Che io abbia portato i suoi pesi e la sua vergogna / e vista la sua salvezza - di più non mi bisogna.
Tienimi, afferrami! Il bastone mio sprofonda; / Dio fedele, preparami la tomba».
(DIETRICH BONHOEFFER, poesia La morte di Mosè).
È fondamentale che Mosè muoia senza entrare nella terra promessa. La vede solo da lontano. A prima
vista la sua opera non si compie; e questo è importantissimo per varie ragioni. Una, perché l’autore
dell’esodo in realtà è Dio, sia dell’uscita che dell’ingresso. E quindi solo Dio vedrà il compimento
della sua opera. In secondo luogo perché il fine, il compimento di una vita, se posso usare un bisticcio,
non è necessariamente il compimento di un’opera. Io sono molto affezionato a un detto di Rabbi
Tarfon, maestro dei primi secoli dell’era cristiana, che diceva: «Non sta a te il compiere l’opera, ma
non sei libero di sottrartene». La parte incompiuta della mia opera è in realtà l’eredità e il dono che io
faccio a quelli che vengono dopo di me. (PAOLO DE BENEDETTI, E il loro grido salì a Dio. Commento
all’Esodo)
Concludendo il percorso che abbiamo fatto insieme a Mosè, ci chiediamo anche noi: la
promessa di Dio è affidabile? Bonhoeffer scriveva all’amico Eberhard Bethge, il 14 agosto 1944:
« Dio non porta a compimento tutti i nostri desideri, bensì tutte le sue promesse ». E la nostra?
Come viviamo le nostre piccole e grandi speranze, le nostre debolezze, le nostre colpe, i disperati
tentativi e le fervide preghiere nel momento del bisogno, la difficoltà di accettare il fatto che la loro
realizzazione ci è negata?