19° Appuntamento con le Catechesi per i giovani “Boanerghes

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19° Appuntamento con le Catechesi per i giovani “Boanerghes
19° Appuntamento con le Catechesi per i giovani “Boanerghes”
Brevi spunti per la riflessione
p. Stefano Cogoni
Convento Frati Minori Sassari - 9.03.2015
Ciao caro/a amico/a, salute e pace!
Riprendiamo la nostra riflessione sulla 5° Beatitudine: “Beati i misericordiosi, perché troveranno
misericordia” (Matteo 5,7). Oggi sosteremo insieme su un’affermazione: “Se io sono misericordioso,
Dio lo sarà con me!”, ciò che ci chiederemo è se questo sia vero oppure no. Per farlo è necessario
andare a considerare il rapporto tra la grazia e le opere, ed il perdono che ne è la conseguenza che
cosa va a generare in noi?
Partiamo dal fatto che ognuno di noi ha dei doni, come direbbe Gesù, dei talenti; i quali non li puoi
tenere per te, ti vengono dati perché tu li spenda e li metta a disposizione. Allora in quest’ottica non
possiamo bleffare di fronte a Dio, se Lui ci ha dotato di un equipaggiamento, un giorno ci verrà chiesto
conto sul come l’abbiamo utilizzato; questa riflessione ci fa entrare nel contesto del giudizio finale,
quando il Figlio dell’uomo tornerà sulla terra troverà la fede? Vedi, tu stesso sarai giudizio per la tua
vita in base a come hai utilizzato i talenti che ti sono stati concessi.
A maggior ragione oggi ci dobbiamo chiedere: Che cosa vuol dire fare esperienza della Misericordia?
Innanzitutto possiamo intenderla come un evento che produce effetti in quel momento, ma per
comprendere realmente la forza della grazia redentrice della Misericordia di Dio dobbiamo capire da
dove nasce un peccato, come esso si sviluppa, il rapporto che ha con le nostre debolezze, come
superare la caduta, come vigilare su noi stessi.
Quanto cadiamo nel peccato dentro di noi si genera un conflitto enorme, il rimorso ed il senso di colpa
lacerano la nostra mente ed il nostro cuore. E’ necessario allora non lasciarsi portare dai venti, un po’
qua ed un po’ là, ma fermarsi e riconoscersi peccatori di fronte a Dio, l’azione successiva è andare ad
indagare da dove nasce il bisogno di compiere quel determinato peccato. Capisci che non basta
chiedere un’assoluzione se volontariamente non desideriamo di vincere quel peccato, ricercandone le
cause, riportando alla mente la nostra storia. Mi verrebbe da dire che il peccatore incallito non ha
memoria per questo cade sempre sulla stessa cosa.
Una frase che spesso ci ripetiamo per giustificarci è “sono fatto cosi”, ti ricorda qualche cosa? L’hai
mai pensato?
Questa è la tipica espressione di chi è abituato a vivere un determinato peccato e non ha nessuna
volontà di prendere in mano la propria vita.
La piena coscienza della debolezza, invece, genera una scelta, la scelta di Dio, e quindi porta alla vita
nuova facendo si che si accetti la Misericordia, la quale a sua volta, dona una grazia che se custodita
cambia la nostra esistenza.
Vorrei farti una domanda, che cosa è cambiato nella tua vita dall’ultima confessione che hai fatto?
Spesso viviamo il Sacramento della Riconciliazione come uno svuota cestino, ci accompagnano
sconforto e disperazione ma a questo momento di incontro con Gesù bisognerebbe arrivare nella
Gioia, sapendo che “non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesú, i quali non
camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito” (Romani 8,1). In questa frase sta tutta la verità
che ci può rendere liberi da l’inganno di pensare che più siamo tristi e più meritiamo la misericordia,
noi trattiamo Dio con la stessa astuzia con cui ci rapportiamo agli altri, vogliamo farGli compassione,
vogliamo commuoverLo, quasi a dirGli: “non guardare il mio peccato, guarda come sono triste”;
amico/a guai, guai, guai guardati da questo atteggiamento… Dio Padre, perdona per amore, Lui
guarda il tuo cuore.
La coscienza del peccato deve generarti un movimento che ti porta ad uscire da te stesso e dire: “io
credo in nella Croce di Gesù che mi ha concesso Misericordia e mi ha salvato/a”.
Ecco il segno potente, la Croce di Cristo, come uno stendardo lo devi innalzare sopra le tue debolezze,
nei momenti di tentazione, dopo le tue cadute, prendi la Croce ed innalzaLa come segno potente della
vittoria di Gesù sulle tenebre, anche sulle tue.
La sofferenza dell’anima porta a rivivere la stessa esperienza del Signore durante la Sua Passione,
infatti pur essendo Figlio di Dio imparò l’obbedienza nella sofferenza. Tutto ciò che tu puoi vivere nel
momento della caduta, Cristo Signore l’ha vissuto prima di te, capisci che allora la solitudine che
deriva da un peccato, è una strada già stata battuta, Gesù l’ha vissuta nel Getzemani, alla colonna,
sulla Croce. Se vuoi capire la Misericordia devi passare per la Croce, il Signore provò una profonda
umiliazione nel corpo e nell’anima, la senti anche tu quando ti riscopri debole; ma allora forse non hai
lottato come dovevi, quel disagio deriva dal fatto che non hai saputo vegliare su di te.
La verità è che noi non vogliamo sentirci deboli, ci costa dirci “sono stato sconfitto/a”, ma chi l’ha
fatto? La tentazione a cui tu hai permesso di albergare nel tuo quotidiano.
Vedi se non comprendi che i tuoi peccati sono il prodotto di un tempo precedente in cui la debolezza e
la tentazione hanno messo radici, ti sentirai sempre vittima di “temporali improvvisi” che non ti
faranno mai uscire dalla tua condizione.
S. Paolo dice che Cristo si è fatto peccato, cioè ha aderito al progetto rendendosi peccato per noi,
quasi oppositore di Dio; Cristo è diventato mediatore per noi presso Dio, Egli pagò per tutti. È morto
per i nostri peccati, quindi ci dovremmo chiedere:
- CHI HA UCCISO GESU’?
…ti lascio un po’ di tempo per pensare e riflettere…
Se sei onesto/a con te stesso/a la risposta è solo una: “IO” e lo uccidiamo tutte le volte che viviamo
nel peccato.
Ora forse si comprende meglio quale Amore ha condotto Gesù a salire sulla Croce, “ti amo” vuol dire
“io per te dono la mia vita, mi metto in gioco per la vita, per te” .
Il cristiano che vive il perdono non è una persona che vive nella tristezza ma nella gioia di chi sa che ha
l’opportunità/dono di godere del tempo presente, nel qui ed ora, sapendo che il suo cammino di
liberazione inizia e culmina nella Passione, Morte e Resurrezione.
La conversione che ti è richiesta è solo una ed ha lo scopo di creare in te un cuore nuovo, essa ha un
punto di partenza e cioè la Confessione unica via per la conversione vera. Verrai condotto/a ad andare
oltre il tuo peccato, eliminandone il motivo.
Quando ricevi questo Sacramento la tua vita acquisisce la predisposizione alla disponibilità,
quell’attributo essenziale di un cuore vivo, non abituato al peccato, non ripiegato su se stesso ma
profondamente capace di fare verità. Dio guarda l’umile e coloro che temono la Sua Parola.
Un cuore vivo emana vita perché Cristo lo ha scelto come dimora, Egli vuole uscire da noi, vuole
splendere attraverso di noi, attraverso di te.
Salute e pace!