Note al programma - Conservatorio di Trapani
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Note al programma - Conservatorio di Trapani
Note al programma Con il programma di questa sera si ripete l’incontro della città di Trapani con i docenti del suo Conservatorio, inaugurato dai Concerti di Chopin. Anche stavolta pagine pianistiche di profonda poesia si incontrano con la poesia di luoghi riscoperti alla musica, come la stessa dimora paterna del fondatore dell’Istituto, palazzo Milo-Pappalardo. Liszt, Mendelssohn, Debussy e Schumann sono i compositori scelti per questa seconda proposta “Ai Lumi” di palazzo Berardo Ferro, che si dispiega lungo pagine di straordinario impatto, sia nel segno dell’introspezione che del virtuosismo. La Deuxième Ballade (1853) di Liszt è pagina di esecuzione rara. Ispirata all’infelice vicenda degli amanti Ero e Leandro, condivide con la prima, del 1845, la tensione verso le due direzioni contrapposte della concentrazione interiore e del virtuosismo concertante, come suggerito dal “programma” mitologico (da una parte l’amore struggente, dall’altro le minacce di una natura maligna). Oltre che a metà fra quelle di Chopin e quelle di Brahms, le due Ballate si collocano rispettivamente agli inizi e al centro del ventennio nel quale il grande virtuoso ungherese porta a maturazione la sua scrittura pianistica in opere quali le Consolations, le Légendes e l’unica quanto imponente Sonata, con cui la Seconda Ballata, in forma-sonata con tre temi di diverso carattere, condivide la tonalità di si minore e la data di composizione. Emblematica del pianismo di Mendelssohn, e del suo stile mirabilmente in equilibrio fra classicismo e romanticismo, la Fantasia in fa diesis minore fu concepita come Sonate écoissaise, in riferimento all’impiego della forma-sonata e al viaggio in Scozia appena compiuto dal facoltoso musicista ventenne, che con questo primo titolo la fece ascoltare a Goethe, suo anziano amico, nel 1830. La scelta di porre l’accento sul carattere improvvisativo risale al momento della pubblicazione (1833), mentre l’oscillare tra il concetto di sonata e quello di fantasia sembra rimandare alle Sonate quasi una Fantasia op. 27 di Beethoven. La concezione formale della sonata classica è mantenuta nel primo movimento, costruito su due idee, rispettivamente un fluido disegno di arpeggi e una melodia dal sapore popolare. A una breve sezione centrale in La maggiore segue un esuberante finale il cui movimento perpetuo di semicrome, nel modo minore d’impianto, è tipico del luminoso pianismo mendelssohniano (qui dedicato alla bravura di Ignaz Moscheles). Eusebio. Il motivo del ballo, evocato nel titolo, circola sotterraneamente nel dominante ritmo ternario di valzer, o talvolta di Ländler, al quale sfuggono solo pochi pezzi (5, 6, 8, 11-13). L’indicazione espressiva “mit Humor” dà inoltre titolo e carattere a ben tre numeri (3, 12, 16): inteso quale «combinazione di gioco e serietà profonda», l’umorismo rivestiva per i romantici un ruolo fondamentale nella genesi della poesia e per Schumann, che ne mutava il concetto da Fr. Schlegel e da Jean Paul, costituiva una delle qualità distintive della musica della nuova generazione, tanto da costruirvi attorno un intero pezzo, la Humoresque op. 20 (1839). Ritenuti «la più inafferrabile, misteriosa e complicata fra tutte le opere schumanniane di vaste proporzioni» (C. Rosen), i Davidsbündlertänze sono concepiti in maniera nuova e originale non solo nella struttura narrativa ma anche nell’impianto armonico, funzionale alla loro natura aperta e progressiva. Tanto esuberante e ricca di soluzioni impreviste è la scrittura pianistica, quanto singolare è la successione tonale dei pezzi, non solo per la chiusura in tonalità diversa (Do maggiore) da quella iniziale (Sol maggiore). Rinunciando alla logica circolare propria dello stile classico, il ciclo suggerisce infatti «la dinamica psicologica del movimento, del cammino verso l’infinito» (P. Rattalino): e il motivo di Ländler del secondo brano, che torna trasfigurato nella penultima danza, genera l’idea di una conclusione a cui può solo seguire un postludio proiettato verso nuovi percorsi poetici. Consuelo Giglio