il programma di sala del concerto - Società del Quartetto di Vicenza

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il programma di sala del concerto - Società del Quartetto di Vicenza
105a Stagione Concertistica
2014/2015
Yuja
Wang
mercoledì 18 febbraio 2015
PROGRAMMA
NOTE AL PROGRAMMA
Franz Schubert (1797-1828)
Pubblicata nel 1829 pochi mesi dopo la morte dell’autore, la raccolta di
14 lieder Schwanengesang (Canto del cigno) di Franz Schubert venne
trascritta per pianoforte da Liszt nel 1840. Sei anni più tardi – la pubblicazione
è del 1847 – Liszt trascrisse per pianoforte anche alcuni brani appartenenti
al celebre ciclo liederistico Die Schöne Müllerin (La bella mugnaia) che Schubert
aveva composto nel 1823.
Quello fra Liszt e la musica di Schubert è un rapporto profondo che sfocia in
trascrizioni le quali se da un lato restano fedeli alla partitura originale, dall’altro
la innovano sostanzialmente: trascrizione come “invenzione”, dunque.
Ma per capire ancor meglio l’intensità del rapporto fra le composizioni di Schubert
e l’opera di Liszt, ci viene in aiuto una frase di Busoni: se con le Rapsodie
ungheresi Liszt stregò gli ascoltatori, con le trascrizioni di Schubert le incantò.
A questo punto vale solo la pena notare che il catalogo di Liszt ha una sezione
molto estesa dedicata alle parafrasi e alle trascrizioni; tanto estesa che a volte
rischia di mettere in ombra le sue composizioni originali.
Chopin si dedicò sporadicamente al genere Sonata, che fino a pochi decenni
prima era la forma-principe della composizione strumentale. Scritta nel 1844,
la Terza Sonata appartiene al suo ultimo periodo creativo ed ha suscitato non
poche discussioni fra i critici musicali: se alcuni, infatti, la considerano una pagina
poco ispirata, altri invece la collocano fra le più grandi creazioni chopiniane.
Questa Sonata ha un marcato carattere lirico con un largo uso del cosiddetto
“tempo rubato”, che secondo Liszt è quel tentennamento accentuato e quella
morbidezza con le quali devono essere eseguite molte creazioni di Chopin.
Il filo rosso che lega i brani del concerto di questa sera, prosegue – nella
seconda parte – con il russo Aleksandr Skrjabin, del quale si celebrano
quest’anno i 100 anni dalla morte. Si racconta che da adolescente Skrjabin
dormisse con le partiture di Chopin sotto il cuscino. Che sia vera o no, la
circostanza ci dice quanto il principale punto di partenza della sua attività
creativa fosse costituito dal pianismo romantico, in particolar modo dalla
musica di Chopin. Ciò è ancor più evidente nelle opere giovanili (questa sera
ascoltiamo tre Preludi e una Fantasia) che in quelle della piena maturità (come
la Sonata “Messa nera” del 1913) dove invece vien fuori lo Skrjabin visionario
e misterioso, in bilico fra decadentismo e modernità.
Un altro aneddoto ci porta al brano conclusivo, la fantasia orientale “Islamey”
che il russo Milij Alexeevič Balakirev compose intorno al 1869 di ritorno
da un viaggio in Caucaso. Si tratta di una pagina di grande bellezza che trae
origine da antiche melodie popolari “orientali”, ma è anche una composizione
che pochi pianisti sono in grado di affrontare per le asperità tecniche – ai
limiti dell’umano – alle quali è chiamato l’esecutore. Mentre era studente
al Conservatorio di Mosca, Skrjabin s’intestardì nel voler eseguire questo
brano nonostante l’estensione delle sue piccole mani rendesse l’impresa
praticamente impossibile. Sta di fatto che sottopose la mano destra ad un tale
superlavoro da danneggiarla per sempre in modo irreparabile.
da Schwanengesang D. 957 (trascrizione per pianoforte di Franz Liszt)
I. Liebesbotschaft
V. Aufenthalt
da Die Schöne Müllerin D. 795 (trascrizione per pianoforte di Franz Liszt)
XIX. Der Müller und der Bach
Fryderyk Chopin (1810-1849)
Sonata per pianoforte in si minore n. 3 op. 58
Allegro maestoso
Scherzo: Molto vivace
Largo
Finale: Presto, non tanto. Agitato
***
Alexandr Nikolaevič Skrjabin (1872-1915)
Preludio op. 9 n. 1 “per la mano sinistra”
Preludio op. 11 n. 8 in fa diesis minore
Fantasia in si minore op. 28
Preludio op. 37 n. 1 in si bemolle minore
Sonata n. 9 op. 68 “Messe noire”
Milij Alexeevič Balakirev (1837-1910)
Islamey, fantasia orientale op. 18
BENTORNATA YUJA!
Quando scende dal treno Frecciabianca, Yuja Wang sembra una qualsiasi
studentessa orientale che sta viaggiando in Europa per ammirare i nostri
capolavori architettonici. Jeans, sneakers, strati di felpe, un trolley dal quale
penzolano dei pupazzetti colorati, auricolari attaccati all’inseparabile iPod,
cuscino da viaggio a ferro di cavallo, guantini in lana senza dita. Il trucco quasi
non c’è. Si ferma un attimo per inviare un “WhatsApp”, fa un gran sorriso e poi
la prima cosa che chiede è: dov’è un pianoforte?
Si sbaglia di grosso chi l’ha definita, anche in questi giorni, “la pianista più sexy
del mondo”, perché Yuja – 28 anni compiuti la settimana scorsa – è lontana
anni luce dall’essere una femme fatale, anche se sul palco la vedete avvolta da
mini-abiti fascianti abbinati a dei tacchi vertiginosi. Nel suo sorriso sincero, nel
suo sguardo pulito, nella sua affabilità, nell’incedere veloce sul palcoscenico o
nell’inchino di scatto a 90° con il quale ringrazia il pubblico non c’è la minima
traccia di malizia o di sensualità. Se in concerto si veste così, è solo perché
così piace a lei: scelgo i miei abiti in base alla musica che suono, mi piacciono
i contrasti.
Dunque non c’è alcuna volontà di stupire, di conquistare il pubblico a colpi di
centimetri (in meno del vestito, in più dei tacchi). Come ha osservato Zachary
Woolfe sulle pagine del New York Times dopo aver assistito ad un recital di
Miss Wang alla Carnegie Hall (mini-abito rosso e tacco 15 con plateau), devo
ammettere che sono stato rapito per il 90% dal suo pianismo esuberante e
solo per il 10% dal suo abbigliamento.
Ecco il punto. Yuja ha conquistato il pubblico di tutto il mondo con la sua tecnica
sbalorditiva, con un controllo fuori dal comune, con un senso profondo
della forma musicale, con la resa espressiva dei capolavori che esegue,
decisamente formidabile per una pianista della sua età. E poi c’è quel
vigore fisico che riesce a tirar fuori chissà come, da un corpo così minuto e
apparentemente fragile.
Yuja Wang nasce a Pechino il 10 febbraio del 1987. Il padre (batterista jazz)
e la madre (ballerina professionista e pianista dilettante) l’avvicinano alla
musica fin dalla tenera età. A 7 anni Yuja entra al Conservatorio della capitale
cinese e qualche anno più tardi, visto il talento fuori dal comune, i genitori
decidono di mandarla a studiare al Mount Royal College Conservatory di
Calgary, Canada. Il passo successivo e determinante è l’incontro al Curtis
Institute di Filadelfia con Gary Graffman, classe 1928, che diventerà il suo
insegnante per i successivi 5 anni. Fra l’anziano professore e la sedicenne
pianista cinese s’instaura un bellissimo rapporto umano ed un sodalizio
lavorativo che darà grandi frutti: Yuja si fida ciecamente degli insegnamenti
di Graffman e fa propri tutti i suoi suggerimenti, mentre il maestro cerca di
indirizzare nel migliore dei modi l’incredibile talento della ragazzina, senza
l’assillo di dover bruciare le tappe.
Così il diploma arriva (solo) nel 2008, ma nel frattempo Yuja è già una stella
nascente del pianismo mondiale da quando – l’anno prima – aveva sostituito
la leggendaria Martha Argerich in una tournée con la Boston Symphony
Orchestra diretta da Dutoit. Nel 2009 Yuja debutta con le grandi orchestre
sinfoniche statunitensi e suona il terzo Concerto di Prokof’ev con l’Orchestra
Mozart diretta da Claudio Abbado. Da allora l’ascesa è tanto rapida quanto
inarrestabile ed il suo nome si fa prepotentemente largo anche in Europa,
dove Yuja Wang stupisce – in récital e come solista – il competente pubblico
delle grandi capitali della musica. Fare un elenco delle prestigiose orchestre
con le quali si è esibita sarebbe superfluo; basterà ricordare che a 28 anni
la signorina Wang ha già suonato sotto la direzione di Sir Neville Marriner,
Gustavo Dudamel, Claudio Abbado, Daniel Baremboim, Antonio Pappano,
Michael Tilson Thomas, Lorin Maazel, Zubin Mehta e Kurt Masur, ovvero le
migliori bacchette del panorama contemporaneo.
Fra un paio di mesi Yuja aggiungerà un altro importante tassello al suo già
straordinario curriculum, esordendo con i Berliner Philharmoniker.
Yuja Wang, che tiene oltre 100 concerti l’anno, incide in esclusiva per
l’etichetta Deutsche Grammophon ed è un’artista Steinway.
IL PROSSIMO CONCERTO
MARTEDì 3 MARZO
ore 20:45
FILIPPO GAMBA pianoforte
Beethoven: le 32 Sonate per pianoforte (1° concerto)
I concerti saranno accompagnati da interventi dello studioso Alessandro Zattarin.
Biglietti: intero € 20 / ridotto over65 € 15 / ridotto under30 €10,60
I SOSTENITORI
La 105a Stagione Concertistica della Società del Quartetto è realizzata grazie a
main sponsor
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PAOLO
MARZOTTO
PARTNER
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Per le attività culturali
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Attività Musicali
Il servizio TAXITEATRO70 è svolto in collaborazione con
COMUNE DI VICENZA
Assessorato alla Comunità e alle famiglie
Il pianoforte della serata è fornito dalla ditta ZANTA PIANOFORTI
la carta di questa pubblicazione
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