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I concerti del 10 e del 17 maggio vedono i finalisti del Premio Internazionale Giuseppe Martucci
Ludovica De Bernardo e Francesco Grano fronteggiarsi per aggiudicarsi la vittoria.
Il pubblico è invitato a esprimere il proprio voto in ogni serata e solo al termine della seconda serata
verrà comunicato il nome del vincitore e saranno distribuiti i vari premi in palio.
Francesco Grano propone alcuni brani composti tra il 1911 e il 1930. Gli Études-Tableaux op 33
di Rachmaninov furono scritti nel 1911 dopo aver terminato la seconda serie dei Preludi op 32. Gli
studi, definiti dal biografo di Rachmaninov, Max Harrison, “studi di composizione”, presentano una
caratteristica di libertà compositiva molto più spinta rispetto ai preludi. Rachmaninov si spinge alla
ricerca di stati d’animo e di sensazioni attraverso l’indagine approfondita di singolari sonorità
pianistiche realizzate con la sapienza virtuosistica che lo contraddistingue. Questi studi vennero
pubblicati separatamente in momenti diversi. A testimonianza della diffusione e della popolarità
riconosciuta a questi studi, va segnalata la richiesta che il direttore d’orchestra Serge Koussevitzky
rivolse a Ottorino Respighi di orchestrare alcuni di questi Études-Tableaux. Respighi ne orchestrò
cinque, fornendo a ciascuno degli studi orchestrati un titolo diverso dalle indicazioni
programmatiche previste da Rachmaninov.
La Sonata op Sz80 di Bartók venne scritta nel 1926 ed è la composizione sicuramente più
“moderna” presentata in questa serata. Bartók fu pianista concertista di notevole livello e scrisse
brani di grande impegno virtuosistico. Proprio del 1926 sono la suite “All’aria aperta”, il Primo
concerto per pianoforte e orchestra e la Sonata per pianoforte. Lo stile bartókiano in questo periodo
si sta allontanando dai climi atonali per attestarsi sul neoclassicismo, sempre mantenendo vivaci gli
spunti delle melodie e dei ritmi popolari, a volte decisamente percussivi e ossessivi.
La Sonata presenta una struttura unitaria basata su una chiara scrittura contrappuntistica.
L'Allegro moderato presenta una sorta di continua variazione del tema. Il movimento è aspro,
percussivo, fortemente ritmico. Il secondo tempo, Sostenuto e pesante, è un solenne lamento
funebre: la parte melodica trae origine proprio dalla musica popolare tanto cara al suo autore.
L'Allegro è un rondò con variazioni, assai virtuosistico e con il tema principale che si richiama al
tema popolare del primo movimento. La conclusione culmina in una poderosa sequenza di accordi.
La Parafrasi da concerto “Du und Du” (da “Il Pipistrello” di Strauss) di Erno Dohnányi è del 1930.
Tuttavia, la tipologia della composizione, lo stile della scrittura e la destinazione virtuosistica
rimandano alla tradizione delle fantasie su temi dati post-lisztiane. Il brano, ricco di invenzione
nell’elaborazione tematica, utilizza alcune delle melodie più note di Johann Strauss Junior tratte
dalla celebre operetta “Il Pipistrello”. Questo brano mette in luce le capacità virtuosistiche e
interpretative del pianista.
La seconda parte del concerto è affidata a Ludovica De Bernardo che presenta una rassegna di
pezzi che coprono circa un periodo di 120 anni, da Beethoven a Bartók.
Del genio di Bonn viene presentata la Sonata quasi una fantasia op 27 n°1 in Mi bemolle maggiore
del 1802. L’op. 27 comprende due Sonate connotate proprio da Beethoven “quasi una fantasia”, a
voler indicare che viene seguita la struttura della forma-sonata, ma con molte libertà. L’op 27 n°2,
la seconda del dittico, è da tutti conosciuta come “Al chiaro di luna”.
L’op 27 n°1, in Mi bemolle maggiore, al contrario dell’uso consueto, vede il movimento principale
collocato alla fine della Sonata, al pari della sua compagna più celebre. L’op 27 n°1 contempla la
successione ininterrotta dei quattro movimenti che la compongono, a loro volta articolati in una
successione di ben nove cambi di andamento ritmico. Il primo movimento alterna un “andante”
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espressivo, cui segue un vorticoso “Allegro”. Molto caratteristico il secondo movimento, vero e
proprio “scherzo” beethoveniano, in do minore. La nobile e classica melodia del terzo movimento,
“adagio con espressione” in La bemolle maggiore introduce al quarto movimento. Quest’ultimo
pezzo, una sorta di “moto perpetuo” di ampie dimensioni basato sulla successione pressoché
ininterrotta di quartine di sedicesimi, è composto secondo gli schemi della forma-sonata. La sonata
termina con un brevissimo, travolgente “presto” anticipato dalla breve ripresa del tema dell’“adagio
con espressione”.
Segue la splendida trascrizione operata da Liszt della “morte di Isotta” dal Tristan di Richard
Wagner, composta nel 1867, revisionata dallo stesso Liszt nel 1875. Si tratta di un brano scritto
magnificamente da Liszt che sa trasporre sul pianoforte e adattare alla sonorità pianistica la toccante
e sublime pagina wagneriana. Brano di grande pathos, vera e propria prova interpretativa per il
pianista che deve sapere realizzare sul pianoforte quelle sonorità e quella tensione così intense che
hanno fatto dell’originale wagneriano l’icona forse più importante del romanticismo che si rinnova
aprendo la strada a tutte i mutamenti estetici che si sono succeduti con grande rapidità nella seconda
metà dell’Ottocento e all’inizio del Novecento.
Il Notturno op 70 n°2 di Giuseppe Martucci è il compagno del più celebre Notturno in Sol bemolle
maggiore. La melodia molto toccante si libra su un accompagnamento tipico del “notturno” come fu
individuato da Chopin. Il brano è diviso in tre parti: la terza replica la prima con qualche variante,
mentre la seconda parte, mantenendo lo stesso tipo di accompagnamento, offre un impegnativo ed
espressivo dialogo tra due voci affidate alla sola mano destra.
La serata si conclude con il primo movimento della Sonata Sz80 di Bartók, già presentata a
conclusione della prima parte.
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