Il sistema pensionistico danese Il sistema delle

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Il sistema pensionistico danese Il sistema delle
AMBASCIATA D’ITALIA COPENAGHEN
Il sistema pensionistico danese
Il sistema delle pensioni danese è il migliore al mondo, secondo il “Melbourne Mercer Global
Pension index” 2012 (http://www.mercer.com/articles/global-pension-index) giunto alla sua 4°
edizione. Nello studio, che esamina i sistemi pensionistici in 18 paesi e coinvolge più della metà
della popolazione mondiale, la Danimarca si piazza al primo posto, scavalcando l’Olanda,
leader per due edizioni consecutive, e l’Australia.
Il sistema danese, definito nello studio in questione come robusto, altamente remunerativo per
i lavoratori, sostenibile e con alto livello di integrità, si compone di quattro schemi
pensionistici:
- una Folkepension (finanziata dalle tasse), che assicura ad ognuno un reddito nell’età anziana
e la cui piena fruizione è condizionata a quarant’anni di residenza in Danimarca tra i 15 ed i 65
anni (che gradualmente aumenterà fino a 67 anni per le persone nate a partire dal 1958). Il
periodo temporale minimo per poterne usufruire è di tre anni per i cittadini danesi e di dieci
anni per i cittadini non danesi (di cui gli ultimi cinque prima della pensione). La folkepension
consiste, per persona singola, di un ammontare base di 58.032Kr l’anno, pari a circa 7.790€,
più un supplemento di 58.416Kr annui (circa 7.481 euro) ed infine un ulteriore benfit
(introdotto per la prima volta nel 2004) che nel 2006 risultava essere 6.300Kr l’anno (846€). Il
totale è quindi di 12.2748Kr/annue (16.476 euro) che si riduce a 91.608Kr/annue (12.296
euro) nel caso di persona sposata.
- due tipi di pensione supplementari obbligatorie (regolati dalla legge danese) per gli impiegati
con più di nove ore di lavoro a settimana: l’ATP (Arbejdsmarkedets Tillaegspension), e la
Special Pension SP. L’ATP è pagata per due terzi dal datore di lavoro e per un terzo dal
lavoratore ed è detratta direttamente dalla busta paga. Il contributo versato dagli impiegati è
di 976Kr/l’anno (130 euro circa), mentre il datore di lavoro contribuisce per un importo
annuale massimo di 1.951Kr (262 euro circa) che varia in base al settore, alle ore lavorate ed
al tipo di contratto. Complessivamente questi contributi rappresentano l’1% del salario.
L’ammontare della SP, invece, è dell’1% della retribuzione ed è pagato unicamente
dall’impiegato.
- uno schema pensionistico collettivo l’AMP, negoziato mediante contrattazione a livello
settoriale. Il contributo versato nel settore privato corrisponde al 9% del salario lordo per gli
operai e al 15% per gli impiegati, i cui 2/3 sono pagati dal datore di lavoro mentre il restante
1/3 viene detratto dalla busta paga. Nel settore pubblico, invece, il contributo è del 12% ed è
totalmente sostenuto dallo Stato. Qualora il settore non sia coperto da contrattazione
collettiva, esistono schemi pensionistici a livello aziendale, che seguono generalmente le stesse
regole dello schema pensionistico collettivo.
- infine i fondi pensione privati, che sono un supplemento al sistema pensionistico statale.
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La Danimarca è il primo paese ad aver ottenuto il voto massimo da quando l’indagine di
Mercer, in collaborazione con l’Australian Center for Financial Studies, è iniziata, nel 2009: il
suo sistema pensionistico, infatti, così stabile e sostenibile da riuscire a garantire ai giorni
nostri pensioni mai così alte (in proporzione al PIL), ha ottenuto, con un punteggio (82,9/100),
“l’A mark”. Ciò anche grazie ad un’efficace regolamentazione della componente privata.
(a cura di Stefano Bocchino e Nicola Di Santantonio, tirocinanti MAE-CRUI)
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