napolitano fa il suo debutto in tv. da fazio
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napolitano fa il suo debutto in tv. da fazio
d’Italia NAPOLITANO FA IL SUO DEBUTTO IN TV. DA FAZIO ANNO LXII N.85 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Bianca Conte Che tempo che fa? Tempo di debutti televisivi e di accoglienti conduttori-autori lusingati e fedelmente allineati. E, soprattutto, tempo di scendere in campo televisivo. E allora, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sceglie il salotto “amico” di Fabio Fazio per il suo esordio in prime time (è la prima volta nella storia, infatti, che accade che lʼinquilino del Quirinale partecipi a un programma di prima serata): in scaletta, quindici minuti di istituzionalissima – e compiacente oltre che compiaciuta, ne siamo certi – intervista tv cuore a cuore, che dovrebbe andare in onda domenica prossima in prima serata, naturalmente su Raitre. Ad anticipare la notizia sul web, ha pensato tre giorni fa il sito di Dagospia, annunciando che ieri, per la registrazione del colloquio mediatico, il conduttore savonese sarebbe volato a Roma, pronto a trasformare lo Studio della vetrata della residenza presidenziale, nel set televisivo dellʼeccezionale WWW.SECOLODITALIA.IT debutto. Il filo conduttore del botta e risposta tv dovrebbe essere un tema molto caro al presidente, lʼEuropa, argomento evidentemente molto caldo, a poche settimane dal voto per eleggere il parlamento di Strasburgo (e per propagandare, dunque, quel senso di fiducia nelle istituzioni europee in caduta libera tra gli italiani chiamati alla urne). E guarda caso, tra lʼaltro, appena lo scorso autunno la Mondadori ha dato alle stampe il libro-colloquio di Napolitano – o La Puppato si dispera: voleva Berlusconi in galera e non lʼhanno accontentata Francesco Signoretta I servizi sociali per Berlusconi sono una condanna, ma troppo allʼacqua di rose per placare la voglia di sangue di Laura Puppato, che ha avuto la sua breve stagione di gloria quando, pur non avendo nessuna possibilità di spuntarla, si candidò alle primarie per la segreteria del Pd. Adesso ha trovato un altro argomento per ottenere spazio sui quotidiani e sulle tv: spara a raffica contro Berlusconi. Prima si è lamentata – inorridita – perché il Cavaliere usufruisce ancora della scorta, adesso urla perché i giudici non hanno avuto la mano ancora più pesante, lo voleva in galera, dietro le sbarre, come i serial killer, a marcire, a mangiare pane e acqua. Vendetta, tremenda vendetta. Le è andata male. «Pur rispettando lʼindipendenza della magistratura – ha detto in preda alla disperazione – non riesco a comprendere fino in fondo le decisioni prese dal sostituto procuratore sul caso Berlusconi. È incredibile che lʼunica pena per un cittadino che ha frodato a questo livello lo Stato, mentre lo guidava in qualità di presidente del Consiglio, se la cavi con mezza giornata di lavori sociali alla settimana». Chissenefrega delle nuove carte che arrivano dagli Usa o del Tribunale per la libertà della Ue. Tutta roba per i gonzi, alla Puppato interessa – guarda caso – porre lʼaccento sul fatto che «stiamo parlando di un Napisan, che dir si voglia, come dal piccolo schermo ha “affettuosamente” ribattezzato il presidente Luciana Littizzetto – con il giornalista di Repubblica, Federico Rampini, dal titolo La via maestra. Raitre, Repubblica, Fabio Fazio e la sua alter ego in gonnella (che ben si presta al ruolo dellʼantagonista scomoda, mentre è notoriamente una complice spalla satirica), un poʼ di sana promozione: è stato pensato proprio a tutto per ricreare un clima miliardario che ha usato tutti i suoi mezzi economici e mediatici per farsi eleggere promettendo una rivoluzione liberale. Le regole e le patrie galere per chi sgarra – osserva– sono destinate a chi ruba polli, a chi si fa uno spinello». I 77 anni di Berlusconi non la interessano e non la interessa neppure il fatto che lʼex presidente del Consiglio ha subito una vera e propria persecuzione giudiziaria e che adesso segue la legge esistente sabato 12/4/2014 di “amichevole” e acquiescente accoglienza allʼesordio dellʼillustre ospite, che vanta come unico precedente di apparizione al di fuori degli spazi giornalistici tradizionali, solo unʼintervista collettiva realizzata dagli alunni di una scuola elementare nel contesto – assai diverso – di un documentario sul Palazzo del Quirinale. Un trascorso fugace e non particolarmente pregno di significati mediatici, se non fosse per il fatto che fu in quella circostanza che emerse pubblicamente, e per la prima volta, la volontà di Napolitano di non ricandidarsi. Una decisione, come noto poi, smentita dai fatti successivamente. Tutto è pronto allora: tutto è stato registrato (e puntualmente rilanciato dai rumors on line), e non resta che mandare in onda questa parata mediatica di convenevoli in cui Fazio reciterà la parte del timido intervistatore, e Napolitano quella dellʼalgido intervistato. Tutto a dimostrazione del fatto che lʼallievo può superare il maestro (di cerimonie), e addirittura invitarlo nella sua trasmissione… per scontare la pena, invece, che ai domiciliari rendendosi utile nei servizi sociali. Lo scandalo? Il fatto che Berlusconi continui a dichiararsi innocente e magari lo è anche. «È incredibile – sostiene la Puppato, sempre in preda allʼira funesta – che si parli di agibilità politica di un frodatore fiscale». La disponibilità ad appoggiare le riforme da parte di Forza Italia, poi, la manda letteralmente in bestia. Parla di «inaccettabile ricatto». Il consenso popolare che continua a riscuotere Berlusconi è una aggravante. «Non lo pone al di sopra della legge», commenta. Ed è vero. Un poʼ di rispetto in più per un uomo che continua ad essere votato da milioni di italiani ci starebbe tutto, peccato che la Puppato, accecata dallʼodio ideologico, non se ne renda conto. Ci sono le leggi della Repubblica e ci sono anche le regole del buonsenso e del rispetto reciproco. Ma nel Pd sono in molti a ignorarlo. Perché fa comodo. Cristicchi va a Udine e gli antagonisti cercano lo scontro. Minacce di morte allo scrittore Buttignon che lo difende 2 Annalisa Terranova Ormai è una dinamica collaudata: arriva Simone Cristicchi a presentare il suo libro Magazzino 18 (tratto dal recital sullʼesodo degli istriani che sta incuriosendo e commuovendo il pubblico in tutta Italia) e si presentano gli antagonisti antifascisti a contestare, minacciare, insultare. È avvenuto in varie città nel silenzio complice della sinistra istituzionale e degli intellettuali poco interessati a difendere gli artisti liberi. Da ultimo a Udine, dove la gravità degli episodi è stata tale che anche la polizia sta seguendo da vicino gli sviluppi della vicenda. Simone Cristicchi ha infatti presentato il suo libro alla Feltrinelli di Udine lo scorso 7 aprile (in serata ha fatto il suo spettacolo e la mattina dopo ha incontrato gli studenti) ed è stato accolto da un aggressivo volantinaggio organizzato dalla rete antifascista e antirazzista friulana (che si esprime tra lʼaltro attraverso il blog Marxisti del Nordest). Con Cristicchi lo scrittore Ivan Buttignon (autore dello studio Il verde e il nero sui fascisti che anticiparono lʼambientalismo e di Compagno Duce, un libro sul fascismo di sinistra) descritto nei volantini distribuiti come un pericoloso fascista nazionalista e collaboratore di CasaPound. Accuse ridicole, spiega Buttignon, che è un dirigente della Cgil e Secolo d’Italia portavoce del sindaco Pd di Fossalta di Portogruaro. Ma la rete antifascista che si è messa in movimento non vuole sentire ragioni: Buttignon, prima dellʼinizio della presentazione alla Felrtinelli, viene circondato e aggredito verbalmente. Lʼevento ha inizio lo stesso, in un clima turbato dalla continua opera di disturbo degli antagonisti, i quali ritengono anche di sghignazzare e deridere gli oratori quando lo stesso Buttignon spiega che il nonno è stato un partigiano delle brigate Garibaldi e che la sorella del nonno fu uccisa dalle SS. Durante la presentazione vengono accettati diversi interventi dal pubblico ma alla fine dellʼevento Alessandra Kersevan, una professoressa che dirigeva le contestazioni in sala, urla contro Cristicchi accusandolo di avere messo in piedi un “tea- trino”, una “pagliacciata”, una “messinscena”. Gli irriducibili del negazionismo sulle foibe si sono dati da fare anche quando il pubblico è uscito dalla libreria, minacciando un ragazzino di neanche sedici anni rivolgendogli intimazioni inequivocabili: “Esci forza che ti massacriamo di botte!”. A Buttignon hanno indirizzato gesti altrettanto eloquenti: lo hanno invitato a uscire facendogli segno, con lʼindice teso a moʼ di lama di coltello, che gli avrebbero tagliato la gola. E non erano ragazzini: avevano dai 25 ai 50 anni. Tutti adulti e vaccinati, insomma. Persino un dirigente della sinistra locale dinanzi a questa scena ha avuto un sussulto di indignazione e ha definito schifosa la contestazione. Dellʼepisodio presto si parlerà anche nel consiglio regionale del Friuli. Ma non è finita qua: stamane Buttignon ha trovato sul parabrezza della sua Punto un foglio a quadretti con una scritta eloquente: “Revisionista schifoso hai i giorni contati”. “Né io né Cristicchi – spiega Buttignon – ci aspettavamo una reazione così insensata, cʼè mancato pochissimo perché la situazione degenerasse, nonostante la presenza della Digos. Credo che in Italia siamo ancora legati a tabù che riguardano verità nascoste e che alcuni ritengono ancora tabù intoccabili. Sia io sia Cristicchi siamo di sinistra ma siamo difesi dalla destra e non dallʼaltra parte politica, il cui silenzio non ha scusanti. E non è che questi antagonisti ci accusano di revisionismo, ma proprio di essere fascisti. Ciò che più mi addolora è il silenzio degli intellettuali che dovrebbero invece supportare il meraviglioso lavoro che Cristicchi sta facendo”. Sul blog Marxisti del Nordest la serata di Udine viene descritta invece come la recita strappalacrime di un ideologo neoirredentista (Cristicchi) e come ricostruzione faziosa ad opera di uno scrittore (Buttignon) per compiacere i “came-ratti” (così li chiamano) di CasaPound. Questi ultimi erano presenti alla libreria Feltrinelli e si sono comportati in modo responsabile, evitando ogni forma di scontro con gli esagitati antagonisti che contestavano (nonostante i ripetuti insulti ricevuti dai compagni, che li chiamavano “scarafaggi”). E chissà se la rete degli antagonisti non voleva proprio cercare lo scontro fisico, con la scusa del “revisionismo”, per resuscitare un clima seppellito ormai più di trentʼanni fa. Per fortuna a Udine non è accaduto nulla (ma restano le gravissimi minacce a Buttignon) ma domani? E quando dovrà attendere ancora la sinistra per condannare con parole chiare iniziative violente e censorie contro un artista reo solo di voler raccontare la sofferenza di migliaia di italiani? dibattito falso e ridicolo, nessuno che sapesse niente dellʼItalia e di cosa era stato il terrorismo, se un giornale come lʼHumanité arrivò a scrivere che Battisti era stato condannato da un tribunale militare senza diritto alla difesa… Battisti per i suoi trascorsi nei Pac – Proletari armati per il comunismo – è riuscito a costruirsi unʼaura di condannato politico, benché i suoi reati si possano a pieno titolo ascrive alla categoria della più feroce criminalità comune. Per questo gode delle simpatie di intellettuali e politici di sinistra di diversi Paesi, e fra questi, inutile dirlo, si annoverano anche i ministri della Giustizia brasiliana, diventati di fatto i suoi primi paladini nella battaglia per eludere le condanne italiane. Nel 2009 il ministro della Giustizia brasiliana, Tarso Genro, gli concesse lo status di “rifugiato politico” e nel nome di una internazionale comunista il ministro aveva sostenuto «che le leggi eccezionali italiane contro il terrorismo rosso degli anni ʼ70 sono paragonabili al carcere di Guantanamo, una sospensione dello Stato di diritto americano». Il perseverare nelle tv locali con il suo atteggiamento cinico e narcisista aggiunge rabbia a rabbia pensando ai parenti delle vittime, alle quattro persone che uccise e a quella che rimase paralizzata per sempre, il figlio di Torregiani, Alberto, che dal 16 febbraio 1979 vive su una sedia a rotelle. Il suo dolore e la sua rabbia lʼabbiamo da poco riviste sul suo volto al Congresso di Fiuggi di Fratelli dʼItalia. «Tiferò Brasile ai Mondiali». Unʼaltra cartolina infame di Cesare Battisti Guglielmo Federici Disgustoso e squallido Cesare Battisti. Lʼex terrorista, condannato in contumacia allʼergastolo per aver commesso quattro omicidi durante gli anni di piombo, ci manda unʼaltra cartolina infame dal Paese che gli ha concesso lʼasilo politico, lo fa scorrazzare per le spiagge e tenere conferenze pagate dallo Stato: «Tiferò per il Brasile e non per il mio ex Paese» ai Mondiali di Calcio del giugno prossimo, ha dichiarato il pluriomcicida durante unʼintervista alla tv brasiliana Globo News. Un altro sfregio gratuito e arrogante che manda allʼItalia, facendo bruciare ancor più la “ferita” della sua mancata estradizione dal Brasile, che non è soltanto di una sconfitta diplomatica, ma il certificato simbolico della debolezza di un Paese che non crede fino in fondo nella sua storia, nei suoi valori, nelle sue vittime innocenti. Avevamo avuto vari “assaggi” del cinismo senza limiti di Battista, che gironzola per il Brasile con tanto di documento ufficiale, che sfila al Carnevale di Rio, come accaduto nel 2012, coccolato e protetto da un ignobile “soccorso rosso” internazionale e non, che tiene conferenze, scrive libri noir, circondato da un alone “leggendario” di rifugiato politico. Il suo arresto, già nel ʼ94 aveva sollevato una mobilitazione di intellettuali e politici, un SABATO 12 APRILE 2014 Giornata nera per le Borse europee: listini al ribasso a causa del tonfo di Wall Street. E lo spread risale SABATO 12 APRILE 2014 Secolo d’Italia Aldo Di Lello Giornata nera per le Borse europee, trascinate al ribasso dal tonfo di Wall Street e dal crollo dei titoli tecnologici. Madrid (1,5%), Francoforte e Parigi (1,4) sono le peggiori dietro a Milano (0,59%), e Londra (-1,3%). Scivolano i tecnologici Thales (4,31%) ed Asml Holding (3,78%) insieme alle compagnie aeree Lufthansa (-4,15%), Air France (-4%) e Ryanair 3,87%). Sotto pressione, tra le banche, Commerzbank (3,79%), Bper (-3,55%), Bpm (3,37%) e Intesa (-3%). Giù i media con Tf1 (-3,63%) e Mediaset (-3,85%). Il cattivo andamento dei listini spinge al rialzo anche lo spread: il differenziale tra Bund e Btb raggiunge i 170 punti, dopo essere sceso nei giorni scorsi al di sotto della soglia dei 160. Pesa sulle Borse la riduzione di liquidità decisa dalle Banche centrali, a partire dalla Fed. La crescita economica globale – afferma il segretario al Tesoro americano, Jack Lew – resta incerta e con rischi al ribasso: non è il momento di compiacersi. Lew chiede ai leader mondiali misure per rafforzare la crescita e ridurre la disoccupazione. Preoccupano gli Stati Uniti anche i rischi di deflazione che incombono sull'aerea euro. Proprio per fronteggiare la gelata dei prezzi, Draghi ha ventilato la possibilità di «misure eccezionali», vale a dire l'immissione massiccia di liquidità (quantitative easing) nel mercato economico e finanziario. Tale possibilità porrebbe di fatto la zona euro in controtendenza ri- spetto alla riduzione della liquidità in atto presso gli altri mercati mondiali, soprattutto quelli asiatici e quelli del cosiddetto Bric. Un segnale di incoraggiamento è arrivato dal Fmi. L'istituzione fiananziaria diretta da Christine Lagarde accoglie infatti con favore l'attenzione della Bce sulla «low-flation» e l'impegno a considerare anche misure non convenzionali per far fronte ai rischi. Ad affermarlo è Reza Moghadam, il capo del Dipartimento Europeo del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), il quale sottolinea che la ripresa nell'area euro si è rafforzata. Ma «resta da fare», soprattutto sul fronte del mercato del lavoro, dove c'è un tasso di disoccupazione «alto a livelli inaccettabili». Il Fmi dedica particolare attenzione anche dell'Italia: «I tagli alla spesa e alle tasse in Italia devono essere permanenti e non una tantum. Accogliamo con favore l'enfasi sulla riforma del mercato del lavoro». A un primo esame «rapido», anche il Def sembra positivo, con il riequilibrio dei conti che è «essenziale» per la crescita. Redazione Documento di Economia e Finanza 2014 «non è contenuto, e non potrebbe esserlo, alcun riferimento a ipotesi di blocco di contrattazione nel settore pubblico. Le notizie in merito apparse sulla stampa non hanno alcun fondamento». Lo afferma il Tesoro in una nota. Il ministero dell'Economia fa presente, infatti, che «le previsioni contenute nel DEF sono elaborate sulla base della legislazione vigente che determina la spesa per redditi da lavoro delle amministrazioni pubbliche, e quindi costruite tenendo conto solo degli effetti economici conseguenti da leggi e norme già in vigore. Secondo la normativa contabile italiana, il finanziamento delle risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego è effettuato con la legge di stabilità». Non esistendo ancora la norma che provvede allo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei trienni contrattuali 2015-2017 e 2018-2020, prosegue il Tesoro, «non è tecnicamente possibile considerare i corrispondenti importi nello scenario di previsione a legislazione vigente. In tale scenario si considera, perciò, solo l'indennità di vacanza contrattuale, in quanto erogata automaticamente per effetto di norme vigenti. Nella stima si è tenuto conto che la Legge di stabilità 2014 ha fissato l'indennità per il triennio 2015-2017 al livello di quella in godimento dal mese di luglio 2010». Un no deciso al blocco dei contratti pubblici fino al 2020 era venuto da Susanna Camusso. «Non si può fare un blocco dei contratti per una categoria per tanti anni per rispetto ai lavoratori, alle loro condizioni di lavoro e al carico di lavoro che nel frattempo è anche molto cresciuto perché come noto nel pubblico gli organici si sono progressivamente ridotti». Secondo Camusso, inoltre, «non si può fare perché sarebbe anche dal punto di vista delle politiche economiche del Paese sbagliato, perché si continuerebbe a ridurre il reddito dei lavoratori e quindi anche la possibilità di consumare e tenere in piedi i servizi». Il Tesoro smentisce le voci di un blocco della contrattazione nel settore pubblico 3 Crisi ucraina, Scaroni rassicura: «Gli italiani non resteranno al buio» Redazione Il «nuvolone nero della crisi Russia-Ucraina» farà rimanere qualcuno certamente al freddo «ma non saranno gli italiani». Lo ha ricordato a Marghera l'ad di Eni, Paolo Scaroni. «Penso sempre al peggio del peggio - ha spiegato - e ipotizzando che il flusso del gas russo all'Italia attraverso l'Ucraina si interrompa posso affermare che siamo in grado di trascorrere al caldo il prossimo inverno». Per Scaroni condizioni fondamentali restano quelle che gli «stoccaggi siano pieni, e Libia e Algeria approvvigionino in modo normale. Certo sono aree a rischio, soprattutto la Libia, e per questo dico che bisogna pensare al peggio sapendo che magari il peggio non arriverà». Per quanto riguarda la politica energetica dell'Ue, Scaroni auspica la creazione di «Un commissario senior» ad hoc, che «sieda sopra gli altri per qualsiasi decisione all'interno dei rispettivi portafogli che riguardi la politica energetica, e che quindi abbia il potere di prendere le difficili decisioni politiche e accettare i compromessi che l'energia richiede». Questo commissario «avrebbe anche bisogno dell'autorità di definire quali decisioni sono di competenza dell'Ue, e quali possono essere lasciate ai singoli Stati membri». Oggi le decisioni che riguardano la politica energetica dell'Unione europea sono divise tra almeno cinque commissari. Turchia, malgrado gli scandali ora Erdogan aspira a diventare il nuovo Ataturk 4 Antonio Pannullo Incassata la sorprendente ma netta vittoria alle amministrative del 30 marzo, fra scandali e accuse di corruzione, il "sultano" Recep Tayyip Erdogan si prepara ora a scalare il colle più alto della politica turca, quello di Cankaya ad Ankara, che ospita il palazzo presidenziale che fu del padre della patria Mustafa Kemal Ataturk. L'elezione del nuovo capo dello Stato, per la prima volta a suffragio universale diretto, si terrà ad agosto. Nessuno dubita in Turchia che Erdogan sarà candidato alla successione del compagno di partito Abdullah Gul. Il 45% ottenuto dal partito islamico Akp alle amministrative, contro il 28% al primo partito di opposizione, il Chp di Kemal Kilicdaroglu, ha galvanizzato il premier, che può guardare alle presidenziali con ottimismo. Gli scandali, le accuse di autoritarismo e di corruzione, le telefonate con il figlio Bilal per fare sparire da casa milioni di euro uscite su internet, il blocco di Twitter e YouTube, non hanno avuto effetto sul suo elettorato prevalentemente islamico spiegano gli istituti di sondaggio. Secolo d’Italia Il vicepremier Bulent Arinc pronostica una vittoria fin dal primo turno il 10 agosto con più del 50% dei voti. Ma l'idea di avere Erdogan come capo dello Stato fa venire i brividi all'opposizione laica. «Chiunque ma non lui», tuona il capo del secondo partito di opposizione il Mhp il nazionalista Devlet Bahceli, «uno che blocca Twitter, chiude YouTube, calpesta i diritti individuali e le libertà, protegge i ladri e i corrotti, e ammassa montagne di dollari nelle sue ville non può diventare presidente». La stampa prevede ora un nuovo lungo periodo di tensioni e veleni - e di gelo con l'Europa in un clima reso dallo stesso Erdogan da caccia alle streghe. La notte della vittoria ha avvertito i traditori che lo hanno accusato durante la campagna: «La pagheranno». Martedi il leader dell'opposizione Kilicdaroglu è stato preso a pugni in parlamento da un uomo poi risultato iscritto all'Akp di Erdogan. Un segnale dell'atmosfera pesante che plana su Ankara. Una candidatura di Erdogan potrebbe spingere l'opposizione laica di destra e sinistra, Mhp e Chp, a superare le divisioni storiche e unirsi su un nome superpartes - come quello di Hasim Kilic, presidente della corte costituzionale - per sbarrare la strada al "sultano". Kilicdaroglu non lo ha escluso. Ma il primo ostacolo sulla strada di Cankaya per Erdogan potrebbe venire dall'amico Gul. Il presidente non intende farsi da parte senza compensazioni. Alcuni analisti scommettono su uno scambio di poltrone alla PutinMedvedev: Erdogan presidente e Gul premier. movimenti più radicali dell'opposizione, come Volontà Popolare, il partito il cui leader, Leopoldo Lopez, è in prigione da quasi due mesi. Manca anche Maria Corina Machado, la pasionaria delle proteste espulsa dal Parlamento per aver tentato di denunciare la repressione governativa all'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), che ha sede a Washington. Tutti gli interlocutori presenti sono in una posizione difficile, a partire dallo stesso Maduro, eletto presidente con un vantaggio di poco meno dell'1,5% nell'aprile del 2013. Il momento è difficile in particolare dal punto di vista dell'economia. La situazione è catastrofica, con un'inflazione record a livello mondiale, una svalutazione costante della moneta e grossi problemi di approvvigionamento anche dei prodotti di prima necessità. Nel campo dell'opposizione, l'ex candidato pre- sidenziale Henrique Capriles, che ha accettato la trattativa in nome della coalizione del Tavolo dell'Unità Democratica (Mud, nella sua sigla in spagnolo), affronta anche lui il dialogo in una posizione di fragilità. Due mesi di agitazione di piazza, lacrimogeni e barricate hanno portato a una radicalizzazione dei settori anti chavisti che lo hanno spiazzato politicamente, e ora deve riconquistarsi un ruolo da protagonista di primo piano e non sarà facile. Non meno scomodo risulta poi il ruolo dei mediatori esterni, che formalmente accompagnano il dialogo fra governo e opposizione e dovranno avanzare in un terreno minato da settimane e settimane di escalation verbale fra le parti. È significativo che Lula si sia spinto fino a ipotizzare fa «un patto politico di 5 anni fra Maduro e l'opposizione per lavorare sui blackout elettrici, la lotta contro l'inflazione e l'autosufficienza alimentare». L'ex presidente brasiliano, e sopratutto ex alleato di ferro di Chavez, si può permettere un'audacia nelle proposte che non è concessa al governo di Dilma Rousseff. Venezuela, dopo le violenze Maduro si arrende alla piazza e apre il dialogo Redazione Dopo le violenze e i morti, Maduro apre al dialogo. Circa due mesi dopo l'inizio di un'ondata di proteste con un bilancio di almeno 39 morti e centinaia di feriti e numerosi arresti, si è aperto a Caracas un tavolo di dialogo fra il governo di Nicolas Maduro e l'opposizione antichavista dal risultato ancora incerto, reso concreto e possibile solo dall'intervento esterno dell'Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasud) e del Vaticano. Segno palpabile del clima di tensione e di diffidenza che regna nel Paese, le conversazioni - che si svolgono in un grande albergo al centro di Caracas - vengono trasmesse in diretta televisiva e in presenza dei ministri degli Esteri della "troika" dell'Unasud (Brasile, Colombia ed Ecuador) e del nunzio apostolico. Non sono presenti intorno al tavolo negoziale i partiti e i SABATO 12 APRILE 2014 Club privato inglese ancora non cede: “no” alle donne, neanche se accompagnate Redazione A quanto pare al Travellers Club di Londra, uno dei più esclusivi gentlemen club di Pall Mall, i tempi per ammettere le donne non sono ancora maturi. La maggioranza dei membri del privatissimo club ha infatti respinto la proposta di aprire le porte dell'elegante palazzetto anche alle signore, che potranno quindi varcarvi la soglia ancora solo se invitate e accompagnate. Considerato però quanto tradizione e conservazione siano termini che contano tra le quattro mura del club che ha come patron il principe Filippo ed è frequentato anche dal principe Carlo e dai suoi figli, forse il fatto che a votare per il "no" sia stato solamente il 60% può far intravedere uno spiraglio a chi spera per un cambiamento in futuro. Pare tuttavia che nella votazione segreta con tanto di articolata motivazione, gli argomenti di chi si oppone all'apertura alle donne siano risultati non solo più numerosi ma anche i più risoluti: «Considero questa consultazione superflua, perché il concetto in sé è indesiderabile. È divisivo, malposto in termini di tempistica e inquietante», per citare una delle dichiarazioni riferita dal Times. Altri sottolineano che ammettere le donne in istituzioni simili minerebbe proprio l'ethos del club, affermando che a Londra ormai di club misti ce ne sono fin troppi. Oggi corteo degli antagonisti: «il messaggio sarà molto forte». Roma si prepara alla violenza di sinistra SABATO 12 APRILE 2014 Secolo d’Italia Redazione Palazzi del Potere blindati, oltre 1.500 agenti in strada e negozi chiusi. Riparte da porta Pia, luogo simbolo dei movimenti per la casa, l'"assedio" degli antagonisti al governo Renzi. "No al jobs-act", "Più reddito per tutti", le parole d'ordine degli attivisti che attaccano il ministro Lupi per il piano-casa approvato da palazzo Chigi. Già da ieri il piazzale davanti al ministero delle Infrastrutture "ospita" tende e gazebo e domani si attende l'ondata di manifestanti da tutta Italia, compresi No Tav e No Muos, in vista del maxi-corteo di oggi. A migliaia sfileranno per le strade del centro della Capitale, passando davanti a importanti sedi istituzionali, come i ministeri dell'Economia, del Lavoro e quello del Welfare. "Sarà un nuovo 19 ottobre", ripetono all'unisono i manifestanti all'ombra del monumento al bersagliere. «Il decreto appena approvato in Consiglio dei ministri deve essere rimandato al mittente», spiega uno dei leader dei movimenti per la casa, Paolo Divetta, già arrestato lo scorso febbraio in seguito agli scontri avvenuti in via del Tritone il 31 ottobre 2013. «Partiremo da qui per dare l'assedio ai ministeri - gli fa eco Luca Fagiano, anche lui finito ai domiciliari due mesi fa -. Noi vogliamo riprenderci quello che ci spetta, sbugiardare Renzi e le sue false promesse. Il messaggio del 12 aprile sarà molto forte». Intanto la Questura ha innalzato i livelli di allerta: il centro storico sarà sotto osservazione, con reparti pronti ad intervenire in caso di deviazioni del corteo. Il sindaco Marino si dice «preoccupato» invitando gli stessi movimenti ad isolare i violenti e chi vuole «offendere la città con scritte o danni al decoro urbano». «In questi giorni - sottolinea - ho parlato ripetutamente con il prefetto, con il questore di Roma, ieri ho cercato anche il ministro dell'interno per avere certezza, e ho avuto tutte le rassicurazioni che così sarà». Timore è stato espresso anche dai commercianti del centro storico che hanno deciso di tenere i negozi chiusi per evitare danni alle vetrine. «Pur nella consapevolezza che il manifestare è un diritto di tutti, anche noi vorremmo lo stesso diritto di lavorare», è il messaggio del presidente di Federmoda Roma, Massimiliano De Toma. Disagi si prevedono anche nella circolazione, con 42 linee degli autobus deviate e le linee "Repubblica" e "Barberini" chiuse a partire dalle 14 su disposizione della Questura. Redazione La Ru486 è una pillola abortiva, che consente cioè di interrompere la gravidanza per via farmacologia e non chirurgica. Entrata in commercio in Italia dal 1° aprile 2010, il suo utilizzo fu consentito solo tramite ricovero di tre giorni in ospedale, ma presto diverse regioni l'hanno permesso anche in day hospital. L'ultima a farlo è stata il Lazio, che con una delibera del governatore Zingaretti lo scorso 25 marzo ha dichiarato possibile abortire con l'Ru486 anche in day hospital, previo via libera del medico. La Toscana invece potrebbe essere la prima regione a somministrare la Ru486 anche fuori dagli ospedali, negli ambulatori e nei consultori pubblici. Il Consiglio sanitario regionale ha espresso parere favorevole e la Regione valuterà la decisione dei tecnici. Ecco come agisce la pillola Ru486: può essere somministrata entro la settima settimana di gravidanza; a base di mifepristone, è in grado di interrompere la gravidanza già iniziata con l'attecchimento dell'ovulo fecondato. L'aborto farmacologico tramite Ru486 prevede l'assunzione di due farmaci: la Ru486 appunto (che interrompe lo sviluppo della gravidanza) in abbinamento a una prostaglandina che provoca le contrazioni uterine e l'espulsione dei tessuti embrionali. Ogni Paese, in cui la pillola abortiva è commercializzata, ha delle regole e delle scadenze precise: la pillola può infatti essere assunta entro un certo periodo di tempo, calcolato in settimane. Cosa diversa è invece la cosiddetta “pillola del giorno dopo" Norlevo, con la quale la Ru486 è spesso confusa: in questo caso si tratta di un anticoncezionale e non provoca, secondo gli esperti, l'interruzione di una gravidanza, ma impedisce l'eventuale annidamento nell'utero dell'ovulo che potrebbe essere fecondato. La Ru486 è commerciabile in Francia dal 1988. Nel 1990 fu autorizzata in Gran Bretagna, e un anno dopo in Svezia. Dal 1999 la pillola viene ufficialmente commercializzata in Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Grecia e Paesi Bassi, Svizzera, Israele, Lussemburgo, Norvegia, Tunisia, Sudafrica, Taiwan, Nuova Zelanda e Federazione russa. Nel 2005 il mifepristone è stato aggiunto alla lista dei farmaci dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha anche definito delle linee guida. Pillola abortiva Ru486, da non confondere con quella “del giorno dopo” 5 Zaia contro Bruxelles: Italia sola sul fronte immigrazione Redazione Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervenuto a Cornedo (Vicenza) in occasione della posa della prima pietra dei lotti 1 e 2 della superstrada Pedemontana Veneta, ha definito «un'autentica tragedia» l'arrivo di una cinquantina di profughi a Padova e altrettanti in altre città del Veneto. «È scandaloso che in un momento come questo - ha precisato Zaia - non ci sia nessuno che dice dov'è l'Europa. Ma l'Europa - si è poi chiesto il governatore - è solo quella della Bce, è quella dei richiami e di tutto quello che non va bene? L'Europa deve capire che Lampedusa non è solo il confine d'Italia, ma è il confine europeo. È scandaloso che l'Europa sia assente - ha tuonato il governatore - ed è vergognosa la condotta europea. Io dico che Renzi, invece di andare a Bruxelles con il cappello in mano a chiedere indicazioni e a concordare manovre o quant'altro, deve andare là e rovesciare tutti i tavoli e dire “questi signori si vergognino". Ancora una volta, ancora ad inizio estate - la conclusione amara di Zaia per l'ennesima volta l'Europa lascia sola l'Italia sulla vicenda dei profughi». Torino, sit-in per la legalità e lo sgombero del campo Rom 6 Secolo d’Italia Redazione Un sit-in al motto “Basta campi Rom!”: lʼiniziativa, organizzata da Fratelli dʼItalia–Alleanza Nazionale, si è svolta allʼingresso del campo Rom di corso Tazzoli a Torino. «Siamo qui per denunciare – ha affermato Roberto Ravello, portavoce provinciale di FdI-An – il crescente disagio che il campo Rom di corso Tazzoli arreca ai residenti della zona: si tratta di una situazione di diffusa illegalità e di pericolo che va immediatamente risolta procedendo allo sgombero immediato dellʼarea abusivamente occupata da oltre 250 tra nomadi e zingari. Sono continue le segnalazioni di minacce, scippi, degrado e miasmi soprattutto da parte dei dipendenti dellʼufficio postale adiacente e dei lavoratori del vicino centro commerciale che, infatti, chiuderà il mese prossimo proprio per la difficile convivenza con il campo. Abbiamo voluto dimostrare la nostra solidarietà e la nostra vicinanza – continua Ravello – a tutti coloro che ogni giorno si sentono soli e abbandonati in una sempre più difficile lotta di legalità e di civiltà. A parte le delibere, dal chiaro sapore propagandistico, che promettono il superamento dei campi Rom, il Comune tergiversa colpevolmente: se da un lato per corso Tazzoli si parla di sgombero, dallʼaltro si descrive una fase transitoria in cui si spenderanno parte dei 3,6 milioni statali “per alleviare disagi, migliorare lʼil- luminazione pubblica e installare fontanelle per lʼacqua potabile". Altro che sgombero, sembra proprio – continua Ravello - che corso Tazzoli troverà nuovo lustro e si ingrandirà ulteriormente». «I campi Rom di Torino – aggiunge Agostino Ghiglia, portavoce regionale di Fratelli dʼItalia–Alleanza Nazionale – sono il frutto della cartonata filosofia dellʼaccoglienza e della solidarietà in salsa democrat: un sottobosco di fondi e di associazioni ad hoc che, invece di compiere azioni concrete per eliminare la piaga dellʼabusivismo e della clandestinità, consegnano alloggi di pregio alle famiglie Rom, lasciando per strada quelle degli italiani in difficoltà, e foraggiano alla luce del sole emarginazione, delinquenza e illegalità». «Chiederò – conclude Paola Ambrogio, consigliere comunale di FdI-An – un sopralluogo della commissione Legalità, di cui sono vicepresidente, e scriverò al presidente della Circoscrizione 2, Antonio Punzurudu, affichè convochi un Consiglio aperto in cui sindaco e assessore competente possano spiegare ai cittadini perché tale situazione si trascini da anni e cosa intendano fare per risolverla». Redazione «A Reggio Emilia esiste un importante problema di sicurezza, sia per la microcriminalità quotidiana sempre più attiva nei Comuni reggiani, sia per la presenza mafiosa radicata nel territorio». Lo ricorda Fabio Filippi, reggente di Forza Italia a Reggio Emilia e consigliere regionale di Forza Italia, che così continua: «L'ultima notizia è data dall'operazione “Zarina-Aurora”, che ha dato un duro colpo alla 'ndrangheta in Emilia-Romagna grazie alla brillante attività investigativa svolta da Carabinieri e Polizia. Per sconfiggere l'attività criminale è fondamentale l'impiego di uomini e donne in servizio nelle forze dell'ordine. Considerando i continui tagli che vengono attuati in un settore così importante per i cittadini, risulta necessario razionalizzare le forze impiegate dove vi sia realmente necessità. Il nostro ex sindaco Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dell'attuale governo Renzi, gode, fin da quando era ministro, di una scorta. È vero che è stata diminuita nel numero – riconosce Filippi – ma risulta comunque inutile e inopportuna. A cosa serve l'impiego di uomini della Polizia di Stato se non per fare da tassinari a Graziano Delrio? Innanzitutto chiedo: ma chi se lo fila Delrio?. Al limite andrebbero tutelati i cittadini dalle politiche catto-comuniste-ipocrite del braccio destro di Renzi. In secondo luogo, non si potrebbero utilizzare quelle forze di polizia, dedicate inutilmente all'ex sindaco di Reggio Emilia, per garantire invece maggiore sicurezza sul territorio? Ricordo che Renzi aveva attaccato duramente la Finocchiaro per la storia della scorta che l'accompagnava a fare la spesa all'Ikea. Soldi sperperati inutilmente, elargiti gentilmente dai cittadini. La scorta sarà anche prevista dalla legge ma, considerato che Delrio in quattro e quattr'otto ha cancellato le Province previste della Costituzione italiana – conclude il consigliere di Forza Italia – per lui non dovrebbe essere un problema cancellare in poche ore anche una scorta spesso inutile, che gli fa semplicemente da taxi gratuito». Reggio Emilia, l'ex sindaco Delrio ha cancellato le Province, ora cancelli anche la sua scorta SABATO 12 APRILE 2014 Roma, Marino dice di favorire i privati ma blocca il bando per il teatro Marcello Redazione «Marino ancora una volta predica bene e razzola male: parla di promuovere la detassazione sulle donazioni di mecenati e filantropi per incentivare gli interventi a favore dei beni culturali e archeologici di Roma ma poi procede contro i bandi e le proposte avviate nella scorsa consiliatura dal centrodestra che coinvolgevano i privati nella gestione, nella valorizzazione e nella riqualificazione di beni artistici e architettonici della città». Lo dichiara Federico Mollicone, già presidente della commissione Cultura di Roma Capitale e membro dellʼesecutivo nazionale di Fratelli dʼItalia. «Penso, ad esempio – continua – alla situazione scandalosa in cui oggi versa il Teatro di Marcello, per il quale anni fa promuovemmo un bando pubblico in cui si dava lʼaffidamento della gestione ai privati per renderlo finalmente un importante polo turistico della città. Ad oggi il bando è stato bloccato da Marino e ancora non si sa che destino avrà il Teatro di Marcello. Infine, in merito alla detassazione suggerita al ministro, Marino passi ai fatti di quella che da sempre è una proposta di Fratelli dʼItalia-Alleanza Nazionale». “Non abbiate Paura”: un musical in omaggio alla spiritualità di Giovanni Paolo II Secolo SABATO 12 APRILE 2014 7 d’Italia Priscilla Del Ninno Due ore di spettacolo a cavallo tra spiritualità e umanità: questo, in sintesi, il musical Non abbiate paura!, incentrato sulla figura di Karol Wojtyla. La rivoluzione della bontà, invece, è l'essenza di ciò che Papa Giovanni Paolo II non ha mai dimenticato di far sentire al mondo intero durante i 27 anni del suo pontificato, e il nucleo tematico attorno a cui ruota l'intera messinscena. La forza dell'abbraccio di colui che è stato uno dei pontefici più amati della storia, la speranza e l'accoglienza, gli echi di un messaggio che risuonerà nelle note e nelle parole del musical, in scena all'auditorium Conciliazione dal 21 al 24 aprile, proprio pochi giorni prima della canonizzazione del Papa polacco, prevista domenica 27. Per la regia di Gianluca Ferrato e Andrea Palotto, il musical nasce in realtà da una promessa: come ha spiegato durante la conferenza stampa di presentazione don Giuseppe Spedicato, autore del testo originale, «promisi a Papa Wojtyla che avrei scritto uno spettacolo teatrale sulla sua vita quando venne in visita alla Diocesi di Lecce. Era il 1997 e lui era già sofferente». Il rispetto dell'ortodossia religiosa nel testo e in ogni elemento dello spettacolo è allora un punto centrale per autori e organizzatori: nel panorama degli eventi previsti per la canonizzazione questa è infatti l'unica opera teatrale (e primo musical in assoluto) a cui la Chiesa ha concesso il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura. Senza contare gli auguri più importanti, quelli di Papa Francesco, che in una lettera ha inviato la sua benedizione. Un successo annunciato, quello di Non abbiate paura!, affidato a un cast giovane, a partire dagli attori – tra cui Danilo Brugia (nei panni del Papa), Valeria Monetti (Nicole), Sabrina Marciano (la Vergine Maria) – per finire col corpo di ballo. Tutti protagonisti di un lavoro corale in cui, attraverso aspetti simbolici e tanti personaggi, si racconterà il passaggio nel mondo di un uomo e poi di un Papa umile, che ha avuto la capacità di incidere profondamente nella storia del secolo scorso. E allora, il musical non si fermerà alla tappa romana: ci sarà un anno di repliche in Italia, a cui seguirà il tour internazionale con la versione in inglese del musical, fino ad arrivare al luglio 2016, quando ci sarà una grande rappresentazione a Cracovia, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Il sacro e la storia in mostra, dalla “Pietà” del Bellini alla Grecia rivisitata da Adriano Bianca Conte AClassicismo e spiritualità, intrisi di storia: queste le coordinate di riferimento di diverse rassegne che apriranno i battenti in questo fine settimana. E da Milano a Tivoli, passando per Firenze, in mostra capolavori provenienti dai alcuni dei più prestigiosi musei d'Europa. A cominciare dal restauro della Pietà di Giovanni Bellini, conservata nella Pinacoteca di Brera, che diventa lo spunto per una mostra allestita nel museo milanese da giovedì al 13 luglio. Dedicata alla rilettura del tema del Cristo in Pietà nell'arte del grande maestro rinascimentale, la rassegna riunisce 26 opere, a partire da quelle giovanili, nelle quali è già evidente il suo modello delle icone bizantine, allora preponderante a Venezia. L'artista si muoveva infatti in pieno spirito umanistico, influenzato dalla Pietà in marmo di Donatello, conservata a Padova nella chiesa di San Gaetano, e a quella del polittico del Mantegna (anch'essa a Brera). Ma la rassegna espone anche le Pietà di Palazzo Ducale a Venezia, del Museo Civico di Rimini e dei Musei Vaticani, la Madonna del Magistrato da Mar (Gallerie dell'Accademia), due disegni sullo stesso soggetto (dal British Museum di Londra) ed uno di Mantegna (Museo di Rennes). In contemporanea alla mostra milanese, al Museo Nazionale del Bargello, da ieri al 13 luglio, si svolge la prima mostra monografica dello scultore fiorentino Baccio Bandinelli. Esposte 90 opere dell'artista cinquecentesco, che ripercorrono l'attività del cavalier Bandinelli, attraverso la scultura, ma anche le opere pittoriche, i disegni, i bronzetti e le stampe. Con il titolo Baccio Ban- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi dinelli. Scultore e Maestro (14931560), la mostra presenta capolavori come il Bacco di Palazzo Pitti, i busti-ritratto di Cosimo I o il Mercurio giovanile del Louvre. Fino al 2 novembre, invece, negli spazi dell'Antiquarium del Canopo di Villa Adriana, oltre 50 capolavori, molti dei quali mai esposti al pubblico in Italia, raccontano il profondo rapporto ideale che legò l'imperatore Adriano alla Grecia, e ad Atene in particolare. L'importante rassegna si avvale di prestiti eccezionali dai musei di Atene, Loukou, Maratona, Pireo e Corinto, straordinari reperti in diversi casi mai usciti dal paese. Ecco, dunque, che il percorso espositivo documenta splendidamente l'idea di ellenicità radicata in Adriano, che nella dimora tiburtina portò le immagini più emblematiche dell'amata Atene, dove studiò e, a più riprese, soggiornò per lunghi periodi. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250