napolitano fa il suo debutto in tv. da fazio

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napolitano fa il suo debutto in tv. da fazio
d’Italia
NAPOLITANO FA IL SUO DEBUTTO IN TV. DA FAZIO
ANNO LXII N.85
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Bianca Conte
Che tempo che fa? Tempo di
debutti televisivi e di accoglienti
conduttori-autori lusingati e fedelmente allineati. E, soprattutto, tempo di scendere in
campo televisivo. E allora, il
presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, sceglie il
salotto “amico” di Fabio Fazio
per il suo esordio in prime time
(è la prima volta nella storia, infatti, che accade che lʼinquilino
del Quirinale partecipi a un programma di prima serata): in
scaletta, quindici minuti di istituzionalissima – e compiacente
oltre che compiaciuta, ne siamo
certi – intervista tv cuore a
cuore, che dovrebbe andare in
onda domenica prossima in
prima serata, naturalmente su
Raitre.
Ad anticipare la notizia sul web,
ha pensato tre giorni fa il sito di
Dagospia, annunciando che
ieri, per la registrazione del colloquio mediatico, il conduttore
savonese sarebbe volato a
Roma, pronto a trasformare lo
Studio della vetrata della residenza presidenziale, nel set televisivo
dellʼeccezionale
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debutto. Il filo conduttore del
botta e risposta tv dovrebbe essere un tema molto caro al presidente, lʼEuropa, argomento
evidentemente molto caldo, a
poche settimane dal voto per
eleggere il parlamento di Strasburgo (e per propagandare,
dunque, quel senso di fiducia
nelle istituzioni europee in caduta
libera tra gli italiani chiamati alla
urne). E guarda caso, tra lʼaltro,
appena lo scorso autunno la
Mondadori ha dato alle stampe il
libro-colloquio di Napolitano – o
La Puppato si dispera: voleva Berlusconi
in galera e non lʼhanno accontentata
Francesco Signoretta
I servizi sociali per Berlusconi sono
una condanna, ma troppo allʼacqua
di rose per placare la voglia di sangue di Laura Puppato, che ha
avuto la sua breve stagione di gloria quando, pur non avendo nessuna possibilità di spuntarla, si
candidò alle primarie per la segreteria del Pd. Adesso ha trovato un
altro argomento per ottenere spazio sui quotidiani e sulle tv: spara a
raffica contro Berlusconi. Prima si
è lamentata – inorridita – perché il
Cavaliere usufruisce ancora della
scorta, adesso urla perché i giudici
non hanno avuto la mano ancora
più pesante, lo voleva in galera,
dietro le sbarre, come i serial killer,
a marcire, a mangiare pane e
acqua. Vendetta, tremenda vendetta. Le è andata male. «Pur rispettando lʼindipendenza della
magistratura – ha detto in preda
alla disperazione – non riesco a
comprendere fino in fondo le decisioni prese dal sostituto procuratore sul caso Berlusconi. È
incredibile che lʼunica pena per un
cittadino che ha frodato a questo livello lo Stato, mentre lo guidava in
qualità di presidente del Consiglio,
se la cavi con mezza giornata di lavori sociali alla settimana». Chissenefrega delle nuove carte che
arrivano dagli Usa o del Tribunale
per la libertà della Ue. Tutta roba
per i gonzi, alla Puppato interessa
– guarda caso – porre lʼaccento sul
fatto che «stiamo parlando di un
Napisan, che dir si voglia, come
dal piccolo schermo ha “affettuosamente” ribattezzato il presidente Luciana Littizzetto – con il
giornalista di Repubblica, Federico Rampini, dal titolo La via
maestra.
Raitre, Repubblica, Fabio Fazio
e la sua alter ego in gonnella
(che ben si presta al ruolo dellʼantagonista scomoda, mentre è
notoriamente una complice
spalla satirica), un poʼ di sana
promozione: è stato pensato proprio a tutto per ricreare un clima
miliardario che ha usato tutti i suoi
mezzi economici e mediatici per
farsi eleggere promettendo una rivoluzione liberale. Le regole e le
patrie galere per chi sgarra – osserva– sono destinate a chi ruba
polli, a chi si fa uno spinello». I 77
anni di Berlusconi non la interessano e non la interessa neppure il
fatto che lʼex presidente del Consiglio ha subito una vera e propria
persecuzione giudiziaria e che
adesso segue la legge esistente
sabato 12/4/2014
di “amichevole” e acquiescente
accoglienza allʼesordio dellʼillustre ospite, che vanta come
unico precedente di apparizione
al di fuori degli spazi giornalistici
tradizionali, solo unʼintervista collettiva realizzata dagli alunni di
una scuola elementare nel contesto – assai diverso – di un documentario sul Palazzo del
Quirinale. Un trascorso fugace e
non particolarmente pregno di significati mediatici, se non fosse
per il fatto che fu in quella circostanza che emerse pubblicamente, e per la prima volta, la
volontà di Napolitano di non ricandidarsi. Una decisione, come
noto poi, smentita dai fatti successivamente.
Tutto è pronto allora: tutto è stato
registrato (e puntualmente rilanciato dai rumors on line), e non
resta che mandare in onda questa parata mediatica di convenevoli in cui Fazio reciterà la parte
del timido intervistatore, e Napolitano quella dellʼalgido intervistato. Tutto a dimostrazione del
fatto che lʼallievo può superare il
maestro (di cerimonie), e addirittura invitarlo nella sua trasmissione…
per scontare la pena, invece, che ai
domiciliari rendendosi utile nei servizi sociali. Lo scandalo? Il fatto che
Berlusconi continui a dichiararsi innocente e magari lo è anche. «È incredibile – sostiene la Puppato,
sempre in preda allʼira funesta –
che si parli di agibilità politica di un
frodatore fiscale». La disponibilità
ad appoggiare le riforme da parte
di Forza Italia, poi, la manda letteralmente in bestia. Parla di «inaccettabile ricatto». Il consenso
popolare che continua a riscuotere
Berlusconi è una aggravante. «Non
lo pone al di sopra della legge»,
commenta. Ed è vero. Un poʼ di rispetto in più per un uomo che continua ad essere votato da milioni di
italiani ci starebbe tutto, peccato
che la Puppato, accecata dallʼodio
ideologico, non se ne renda conto.
Ci sono le leggi della Repubblica e
ci sono anche le regole del buonsenso e del rispetto reciproco. Ma
nel Pd sono in molti a ignorarlo.
Perché fa comodo.
Cristicchi va a Udine e gli antagonisti cercano lo scontro.
Minacce di morte allo scrittore Buttignon che lo difende
2
Annalisa Terranova
Ormai è una dinamica collaudata: arriva Simone Cristicchi a
presentare il suo libro Magazzino
18 (tratto dal recital sullʼesodo
degli istriani che sta incuriosendo
e commuovendo il pubblico in
tutta Italia) e si presentano gli antagonisti antifascisti a contestare,
minacciare, insultare. È avvenuto in varie città nel silenzio
complice della sinistra istituzionale e degli intellettuali poco interessati a difendere gli artisti
liberi. Da ultimo a Udine, dove la
gravità degli episodi è stata tale
che anche la polizia sta seguendo da vicino gli sviluppi
della vicenda.
Simone Cristicchi ha infatti presentato il suo libro alla Feltrinelli
di Udine lo scorso 7 aprile (in serata ha fatto il suo spettacolo e la
mattina dopo ha incontrato gli
studenti) ed è stato accolto da un
aggressivo volantinaggio organizzato dalla rete antifascista e
antirazzista friulana (che si
esprime tra lʼaltro attraverso il
blog Marxisti del Nordest). Con
Cristicchi lo scrittore Ivan Buttignon (autore dello studio Il verde
e il nero sui fascisti che anticiparono lʼambientalismo e di Compagno Duce, un libro sul
fascismo di sinistra) descritto nei
volantini distribuiti come un pericoloso fascista nazionalista e
collaboratore di CasaPound. Accuse ridicole, spiega Buttignon,
che è un dirigente della Cgil e
Secolo
d’Italia
portavoce del sindaco Pd di Fossalta di Portogruaro. Ma la rete
antifascista che si è messa in movimento non vuole sentire ragioni:
Buttignon, prima dellʼinizio della
presentazione alla Felrtinelli,
viene circondato e aggredito verbalmente. Lʼevento ha inizio lo
stesso, in un clima turbato dalla
continua opera di disturbo degli
antagonisti, i quali ritengono
anche di sghignazzare e deridere
gli oratori quando lo stesso Buttignon spiega che il nonno è stato
un partigiano delle brigate Garibaldi e che la sorella del nonno fu
uccisa dalle SS. Durante la presentazione vengono accettati diversi interventi dal pubblico ma
alla fine dellʼevento Alessandra
Kersevan, una professoressa che
dirigeva le contestazioni in sala,
urla contro Cristicchi accusandolo
di avere messo in piedi un “tea-
trino”, una “pagliacciata”, una
“messinscena”. Gli irriducibili del
negazionismo sulle foibe si sono
dati da fare anche quando il pubblico è uscito dalla libreria, minacciando un ragazzino di
neanche sedici anni rivolgendogli intimazioni inequivocabili:
“Esci forza che ti massacriamo di
botte!”. A Buttignon hanno indirizzato gesti altrettanto eloquenti:
lo hanno invitato a uscire facendogli segno, con lʼindice teso a
moʼ di lama di coltello, che gli
avrebbero tagliato la gola. E non
erano ragazzini: avevano dai 25
ai 50 anni. Tutti adulti e vaccinati,
insomma. Persino un dirigente
della sinistra locale dinanzi a
questa scena ha avuto un sussulto di indignazione e ha definito
schifosa la contestazione. Dellʼepisodio presto si parlerà anche
nel consiglio regionale del Friuli.
Ma non è finita qua: stamane
Buttignon ha trovato sul parabrezza della sua Punto un foglio
a quadretti con una scritta eloquente: “Revisionista schifoso
hai i giorni contati”.
“Né io né Cristicchi – spiega Buttignon – ci aspettavamo una reazione così insensata, cʼè
mancato pochissimo perché la
situazione degenerasse, nonostante la presenza della Digos.
Credo che in Italia siamo ancora
legati a tabù che riguardano verità nascoste e che alcuni ritengono ancora tabù intoccabili. Sia
io sia Cristicchi siamo di sinistra
ma siamo difesi dalla destra e non
dallʼaltra parte politica, il cui silenzio non ha scusanti. E non è che
questi antagonisti ci accusano di
revisionismo, ma proprio di essere
fascisti. Ciò che più mi addolora è
il silenzio degli intellettuali che dovrebbero invece supportare il meraviglioso lavoro che Cristicchi sta
facendo”.
Sul blog Marxisti del Nordest la serata di Udine viene descritta invece
come
la
recita
strappalacrime di un ideologo neoirredentista (Cristicchi) e come ricostruzione faziosa ad opera di
uno scrittore (Buttignon) per compiacere i “came-ratti” (così li chiamano) di CasaPound. Questi
ultimi erano presenti alla libreria
Feltrinelli e si sono comportati in
modo responsabile, evitando ogni
forma di scontro con gli esagitati
antagonisti che contestavano (nonostante i ripetuti insulti ricevuti dai
compagni, che li chiamavano “scarafaggi”). E chissà se la rete degli
antagonisti non voleva proprio cercare lo scontro fisico, con la scusa
del “revisionismo”, per resuscitare
un clima seppellito ormai più di
trentʼanni fa. Per fortuna a Udine
non è accaduto nulla (ma restano
le gravissimi minacce a Buttignon)
ma domani? E quando dovrà attendere ancora la sinistra per condannare con parole chiare
iniziative violente e censorie contro un artista reo solo di voler raccontare la sofferenza di migliaia di
italiani?
dibattito falso e ridicolo, nessuno
che sapesse niente dellʼItalia e di
cosa era stato il terrorismo, se un
giornale come lʼHumanité arrivò
a scrivere che Battisti era stato
condannato da un tribunale militare senza diritto alla difesa…
Battisti per i suoi trascorsi nei
Pac – Proletari armati per il comunismo – è riuscito a costruirsi
unʼaura di condannato politico,
benché i suoi reati si possano a
pieno titolo ascrive alla categoria
della più feroce criminalità comune. Per questo gode delle
simpatie di intellettuali e politici di
sinistra di diversi Paesi, e fra
questi, inutile dirlo, si annoverano
anche i ministri della Giustizia
brasiliana, diventati di fatto i suoi
primi paladini nella battaglia per
eludere le condanne italiane. Nel
2009 il ministro della Giustizia brasiliana, Tarso Genro, gli concesse
lo status di “rifugiato politico” e nel
nome di una internazionale comunista il ministro aveva sostenuto
«che le leggi eccezionali italiane
contro il terrorismo rosso degli anni
ʼ70 sono paragonabili al carcere di
Guantanamo, una sospensione
dello Stato di diritto americano». Il
perseverare nelle tv locali con il
suo atteggiamento cinico e narcisista aggiunge rabbia a rabbia
pensando ai parenti delle vittime,
alle quattro persone che uccise e
a quella che rimase paralizzata per
sempre, il figlio di Torregiani, Alberto, che dal 16 febbraio 1979
vive su una sedia a rotelle. Il suo
dolore e la sua rabbia lʼabbiamo da
poco riviste sul suo volto al Congresso di Fiuggi di Fratelli dʼItalia.
«Tiferò Brasile ai Mondiali». Unʼaltra cartolina infame di Cesare Battisti
Guglielmo Federici
Disgustoso e squallido Cesare
Battisti. Lʼex terrorista, condannato in contumacia allʼergastolo
per aver commesso quattro omicidi durante gli anni di piombo, ci
manda unʼaltra cartolina infame
dal Paese che gli ha concesso
lʼasilo politico, lo fa scorrazzare
per le spiagge e tenere conferenze pagate dallo Stato: «Tiferò
per il Brasile e non per il mio ex
Paese» ai Mondiali di
Calcio del giugno prossimo, ha dichiarato il pluriomcicida durante
unʼintervista alla tv brasiliana
Globo News. Un altro sfregio gratuito e arrogante che manda allʼItalia, facendo bruciare ancor più
la “ferita” della sua mancata
estradizione dal Brasile, che non
è soltanto di una sconfitta diplomatica, ma il certificato simbolico
della debolezza di un Paese che
non crede fino in fondo nella sua
storia, nei suoi valori, nelle sue
vittime innocenti. Avevamo avuto
vari “assaggi” del cinismo senza
limiti di Battista, che gironzola per
il Brasile con tanto di documento
ufficiale, che sfila al Carnevale di
Rio, come accaduto nel 2012,
coccolato e protetto da un ignobile “soccorso rosso” internazionale e non, che tiene conferenze,
scrive libri noir, circondato da un
alone “leggendario” di rifugiato
politico. Il suo arresto, già nel ʼ94
aveva sollevato una mobilitazione di intellettuali e politici, un
SABATO 12 APRILE 2014
Giornata nera per le Borse europee: listini al ribasso
a causa del tonfo di Wall Street. E lo spread risale
SABATO 12 APRILE 2014
Secolo
d’Italia
Aldo Di Lello
Giornata nera per le Borse europee, trascinate al ribasso dal
tonfo di Wall Street e dal crollo
dei titoli tecnologici. Madrid
(1,5%), Francoforte e Parigi (1,4) sono le peggiori dietro a Milano (0,59%), e Londra (-1,3%).
Scivolano i tecnologici Thales (4,31%) ed Asml Holding (3,78%) insieme alle compagnie
aeree Lufthansa (-4,15%), Air
France (-4%) e Ryanair 3,87%). Sotto pressione, tra le
banche, Commerzbank (3,79%), Bper (-3,55%), Bpm (3,37%) e Intesa (-3%). Giù i
media con Tf1 (-3,63%) e Mediaset (-3,85%). Il cattivo andamento dei listini spinge al rialzo
anche lo spread: il differenziale
tra Bund e Btb raggiunge i 170
punti, dopo essere sceso nei
giorni scorsi al di sotto della soglia dei 160.
Pesa sulle Borse la riduzione di
liquidità decisa dalle Banche
centrali, a partire dalla Fed. La
crescita economica globale –
afferma il segretario al Tesoro
americano, Jack Lew – resta incerta e con rischi al ribasso: non
è il momento di compiacersi.
Lew chiede ai leader mondiali
misure per rafforzare la crescita
e ridurre la disoccupazione.
Preoccupano gli Stati Uniti
anche i rischi di deflazione che
incombono sull'aerea euro. Proprio per fronteggiare la gelata
dei prezzi, Draghi ha ventilato
la possibilità di «misure eccezionali», vale a dire l'immissione
massiccia di liquidità (quantitative easing) nel mercato economico e finanziario. Tale
possibilità porrebbe di fatto la
zona euro in controtendenza ri-
spetto alla riduzione della liquidità in atto presso gli altri mercati mondiali, soprattutto quelli
asiatici e quelli del cosiddetto
Bric. Un segnale di incoraggiamento è arrivato dal Fmi. L'istituzione fiananziaria diretta da
Christine Lagarde accoglie infatti con favore l'attenzione della
Bce sulla «low-flation» e l'impegno a considerare anche misure non convenzionali per far
fronte ai rischi. Ad affermarlo è
Reza Moghadam, il capo del Dipartimento Europeo del Fondo
Monetario Internazionale (Fmi),
il quale sottolinea che la ripresa
nell'area euro si è rafforzata. Ma
«resta da fare», soprattutto sul
fronte del mercato del lavoro,
dove c'è un tasso di disoccupazione «alto a livelli inaccettabili». Il Fmi dedica particolare
attenzione anche dell'Italia: «I
tagli alla spesa e alle tasse in
Italia devono essere permanenti
e non una tantum. Accogliamo
con favore l'enfasi sulla riforma
del mercato del lavoro». A un
primo esame «rapido», anche
il Def sembra positivo, con il riequilibrio dei conti che è «essenziale» per la crescita.
Redazione
Documento di Economia e Finanza 2014 «non è contenuto,
e non potrebbe esserlo, alcun
riferimento a ipotesi di blocco
di contrattazione nel settore
pubblico. Le notizie in merito
apparse sulla stampa non
hanno alcun fondamento». Lo
afferma il Tesoro in una nota. Il
ministero dell'Economia fa
presente, infatti, che «le previsioni contenute nel DEF sono
elaborate sulla base della legislazione vigente che determina la spesa per redditi da
lavoro delle amministrazioni
pubbliche, e quindi costruite
tenendo conto solo degli effetti
economici conseguenti da
leggi e norme già in vigore.
Secondo la normativa contabile italiana, il finanziamento
delle risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego è
effettuato con la legge di stabilità». Non esistendo ancora
la norma che provvede allo
stanziamento delle risorse per
il rinnovo dei trienni contrattuali 2015-2017 e 2018-2020,
prosegue il Tesoro, «non è
tecnicamente possibile considerare i corrispondenti importi
nello scenario di previsione a
legislazione vigente. In tale
scenario si considera, perciò,
solo l'indennità di vacanza
contrattuale, in quanto erogata automaticamente per effetto di norme vigenti. Nella
stima si è tenuto conto che la
Legge di stabilità 2014 ha fissato l'indennità per il triennio
2015-2017 al livello di quella
in godimento dal mese di luglio 2010». Un no deciso al
blocco dei contratti pubblici
fino al 2020 era venuto da Susanna Camusso. «Non si può
fare un blocco dei contratti per
una categoria per tanti anni
per rispetto ai lavoratori, alle
loro condizioni di lavoro e al
carico di lavoro che nel frattempo è anche molto cresciuto perché come noto nel
pubblico gli organici si sono
progressivamente ridotti». Secondo Camusso, inoltre, «non
si può fare perché sarebbe
anche dal punto di vista delle
politiche economiche del
Paese sbagliato, perché si
continuerebbe a ridurre il reddito dei lavoratori e quindi
anche la possibilità di consumare e tenere in piedi i servizi».
Il Tesoro smentisce le voci di un blocco
della contrattazione nel settore pubblico
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Crisi ucraina, Scaroni
rassicura: «Gli italiani
non resteranno al buio»
Redazione
Il «nuvolone nero della crisi
Russia-Ucraina» farà rimanere qualcuno certamente
al freddo «ma non saranno
gli italiani». Lo ha ricordato
a Marghera l'ad di Eni,
Paolo Scaroni. «Penso
sempre al peggio del peggio
- ha spiegato - e ipotizzando
che il flusso del gas russo
all'Italia attraverso l'Ucraina
si interrompa posso affermare che siamo in grado di
trascorrere al caldo il prossimo inverno». Per Scaroni
condizioni fondamentali restano quelle che gli «stoccaggi siano pieni, e Libia e
Algeria approvvigionino in
modo normale. Certo sono
aree a rischio, soprattutto la
Libia, e per questo dico che
bisogna pensare al peggio
sapendo che magari il peggio non arriverà». Per
quanto riguarda la politica
energetica dell'Ue, Scaroni
auspica la creazione di «Un
commissario senior» ad
hoc, che «sieda sopra gli
altri per qualsiasi decisione
all'interno dei rispettivi portafogli che riguardi la politica
energetica, e che quindi
abbia il potere di prendere le
difficili decisioni politiche e
accettare i compromessi
che l'energia richiede».
Questo
commissario
«avrebbe anche bisogno
dell'autorità di definire quali
decisioni sono di competenza dell'Ue, e quali possono essere lasciate ai
singoli Stati membri». Oggi
le decisioni che riguardano
la politica energetica dell'Unione europea sono divise tra almeno cinque
commissari.
Turchia, malgrado gli scandali ora Erdogan
aspira a diventare il nuovo Ataturk
4
Antonio Pannullo
Incassata la sorprendente ma
netta vittoria alle amministrative
del 30 marzo, fra scandali e accuse di corruzione, il "sultano"
Recep Tayyip Erdogan si prepara
ora a scalare il colle più alto della
politica turca, quello di Cankaya
ad Ankara, che ospita il palazzo
presidenziale che fu del padre
della patria Mustafa Kemal Ataturk. L'elezione del nuovo capo
dello Stato, per la prima volta a
suffragio universale diretto, si
terrà ad agosto. Nessuno dubita
in Turchia che Erdogan sarà candidato alla successione del compagno di partito Abdullah Gul. Il
45% ottenuto dal partito islamico
Akp alle amministrative, contro il
28% al primo partito di opposizione, il Chp di Kemal Kilicdaroglu, ha galvanizzato il premier,
che può guardare alle presidenziali con ottimismo. Gli scandali, le
accuse di autoritarismo e di corruzione, le telefonate con il figlio
Bilal per fare sparire da casa milioni di euro uscite su internet, il
blocco di Twitter e YouTube, non
hanno avuto effetto sul suo elettorato prevalentemente islamico
spiegano gli istituti di sondaggio.
Secolo
d’Italia
Il vicepremier Bulent Arinc pronostica una vittoria fin dal primo
turno il 10 agosto con più del 50%
dei voti. Ma l'idea di avere Erdogan come capo dello Stato fa venire i brividi all'opposizione laica.
«Chiunque ma non lui», tuona il
capo del secondo partito di opposizione il Mhp il nazionalista Devlet Bahceli, «uno che blocca
Twitter, chiude YouTube, calpesta
i diritti individuali e le libertà, protegge i ladri e i corrotti, e ammassa montagne di dollari nelle
sue ville non può diventare presidente». La stampa prevede ora
un nuovo lungo periodo di tensioni
e veleni - e di gelo con l'Europa in un clima reso dallo stesso Erdogan da caccia alle streghe. La
notte della vittoria ha avvertito i
traditori che lo hanno accusato
durante la campagna: «La pagheranno». Martedi il leader dell'opposizione Kilicdaroglu è stato
preso a pugni in parlamento da un
uomo poi risultato iscritto all'Akp
di Erdogan. Un segnale dell'atmosfera pesante che plana su Ankara. Una candidatura di Erdogan
potrebbe spingere l'opposizione
laica di destra e sinistra, Mhp e
Chp, a superare le divisioni storiche e unirsi su un nome superpartes - come quello di Hasim
Kilic, presidente della corte costituzionale - per sbarrare la strada
al "sultano". Kilicdaroglu non lo ha
escluso. Ma il primo ostacolo sulla
strada di Cankaya per Erdogan
potrebbe venire dall'amico Gul. Il
presidente non intende farsi da
parte senza compensazioni. Alcuni analisti scommettono su uno
scambio di poltrone alla PutinMedvedev: Erdogan presidente e
Gul premier.
movimenti più radicali dell'opposizione, come Volontà Popolare, il
partito il cui leader, Leopoldo
Lopez, è in prigione da quasi due
mesi. Manca anche Maria Corina
Machado, la pasionaria delle proteste espulsa dal Parlamento per
aver tentato di denunciare la repressione governativa all'Organizzazione degli Stati Americani
(Osa), che ha sede a Washington.
Tutti gli interlocutori presenti sono
in una posizione difficile, a partire
dallo stesso Maduro, eletto presidente con un vantaggio di poco
meno dell'1,5% nell'aprile del 2013.
Il momento è difficile in particolare
dal punto di vista dell'economia. La
situazione è catastrofica, con un'inflazione record a livello mondiale,
una svalutazione costante della
moneta e grossi problemi di approvvigionamento anche dei prodotti di prima necessità. Nel campo
dell'opposizione, l'ex candidato pre-
sidenziale Henrique Capriles, che
ha accettato la trattativa in nome
della coalizione del Tavolo dell'Unità Democratica (Mud, nella sua
sigla in spagnolo), affronta anche
lui il dialogo in una posizione di fragilità. Due mesi di agitazione di
piazza, lacrimogeni e barricate
hanno portato a una radicalizzazione dei settori anti chavisti che lo
hanno spiazzato politicamente, e
ora deve riconquistarsi un ruolo da
protagonista di primo piano e non
sarà facile. Non meno scomodo risulta poi il ruolo dei mediatori
esterni, che formalmente accompagnano il dialogo fra governo e
opposizione e dovranno avanzare
in un terreno minato da settimane
e settimane di escalation verbale
fra le parti. È significativo che Lula
si sia spinto fino a ipotizzare fa «un
patto politico di 5 anni fra Maduro e
l'opposizione per lavorare sui blackout elettrici, la lotta contro l'inflazione
e
l'autosufficienza
alimentare». L'ex presidente brasiliano, e sopratutto ex alleato di ferro
di Chavez, si può permettere un'audacia nelle proposte che non è concessa al governo di Dilma
Rousseff.
Venezuela, dopo le violenze Maduro
si arrende alla piazza e apre il dialogo
Redazione
Dopo le violenze e i morti, Maduro
apre al dialogo. Circa due mesi
dopo l'inizio di un'ondata di proteste con un bilancio di almeno 39
morti e centinaia di feriti e numerosi
arresti, si è aperto a Caracas un tavolo di dialogo fra il governo di Nicolas Maduro e l'opposizione
antichavista dal risultato ancora incerto, reso concreto e possibile
solo dall'intervento esterno dell'Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasud) e del Vaticano.
Segno palpabile del clima di tensione e di diffidenza che regna nel
Paese, le conversazioni - che si
svolgono in un grande albergo al
centro di Caracas - vengono trasmesse in diretta televisiva e in presenza dei ministri degli Esteri della
"troika" dell'Unasud (Brasile, Colombia ed Ecuador) e del nunzio
apostolico. Non sono presenti intorno al tavolo negoziale i partiti e i
SABATO 12 APRILE 2014
Club privato inglese ancora
non cede: “no” alle donne,
neanche se accompagnate
Redazione
A quanto pare al Travellers Club
di Londra, uno dei più esclusivi
gentlemen club di Pall Mall, i
tempi per ammettere le donne
non sono ancora maturi. La maggioranza dei membri del privatissimo club ha infatti respinto la
proposta di aprire le porte dell'elegante palazzetto anche alle
signore, che potranno quindi varcarvi la soglia ancora solo se invitate
e
accompagnate.
Considerato però quanto tradizione e conservazione siano termini che contano tra le quattro
mura del club che ha come patron il principe Filippo ed è frequentato anche dal principe
Carlo e dai suoi figli, forse il fatto
che a votare per il "no" sia stato
solamente il 60% può far intravedere uno spiraglio a chi spera per
un cambiamento in futuro. Pare
tuttavia che nella votazione segreta con tanto di articolata motivazione, gli argomenti di chi si
oppone all'apertura alle donne
siano risultati non solo più numerosi ma anche i più risoluti: «Considero questa consultazione
superflua, perché il concetto in
sé è indesiderabile. È divisivo,
malposto in termini di tempistica
e inquietante», per citare una
delle dichiarazioni riferita dal
Times. Altri sottolineano che ammettere le donne in istituzioni simili minerebbe proprio l'ethos del
club, affermando che a Londra
ormai di club misti ce ne sono fin
troppi.
Oggi corteo degli antagonisti: «il messaggio sarà
molto forte». Roma si prepara alla violenza di sinistra
SABATO 12 APRILE 2014
Secolo
d’Italia
Redazione
Palazzi del Potere blindati, oltre
1.500 agenti in strada e negozi
chiusi. Riparte da porta Pia,
luogo simbolo dei movimenti per
la casa, l'"assedio" degli antagonisti al governo Renzi. "No al
jobs-act", "Più reddito per tutti",
le parole d'ordine degli attivisti
che attaccano il ministro Lupi
per il piano-casa approvato da
palazzo Chigi. Già da ieri il piazzale davanti al ministero delle Infrastrutture "ospita" tende e
gazebo e domani si attende l'ondata di manifestanti da tutta Italia, compresi No Tav e No Muos,
in vista del maxi-corteo di oggi.
A migliaia sfileranno per le
strade del centro della Capitale,
passando davanti a importanti
sedi istituzionali, come i ministeri
dell'Economia, del Lavoro e
quello del Welfare. "Sarà un
nuovo 19 ottobre", ripetono all'unisono i manifestanti all'ombra
del monumento al bersagliere.
«Il decreto appena approvato in
Consiglio dei ministri deve essere rimandato al mittente»,
spiega uno dei leader dei movimenti per la casa, Paolo Divetta,
già arrestato lo scorso febbraio
in seguito agli scontri avvenuti in
via del Tritone il 31 ottobre 2013.
«Partiremo da qui per dare l'assedio ai ministeri - gli fa eco
Luca Fagiano, anche lui finito ai
domiciliari due mesi fa -. Noi vogliamo riprenderci quello che ci
spetta, sbugiardare Renzi e le
sue false promesse. Il messaggio del 12 aprile sarà molto
forte». Intanto la Questura ha innalzato i livelli di allerta: il centro
storico sarà sotto osservazione,
con reparti pronti ad intervenire
in caso di deviazioni del corteo.
Il sindaco Marino si dice «preoccupato» invitando gli stessi movimenti ad isolare i violenti e chi
vuole «offendere la città con
scritte o danni al decoro urbano».
«In questi giorni - sottolinea - ho
parlato ripetutamente con il prefetto, con il questore di Roma,
ieri ho cercato anche il ministro
dell'interno per avere certezza, e
ho avuto tutte le rassicurazioni
che così sarà». Timore è stato
espresso anche dai commercianti del centro storico che
hanno deciso di tenere i negozi
chiusi per evitare danni alle vetrine. «Pur nella consapevolezza
che il manifestare è un diritto di
tutti, anche noi vorremmo lo
stesso diritto di lavorare», è il
messaggio del presidente di Federmoda Roma, Massimiliano
De Toma. Disagi si prevedono
anche nella circolazione, con 42
linee degli autobus deviate e le
linee "Repubblica" e "Barberini"
chiuse a partire dalle 14 su disposizione della Questura.
Redazione
La Ru486 è una pillola abortiva, che
consente cioè di interrompere la gravidanza per via farmacologia e non
chirurgica. Entrata in commercio in Italia dal 1° aprile 2010, il suo utilizzo fu
consentito solo tramite ricovero di tre
giorni in ospedale, ma presto diverse
regioni l'hanno permesso anche in day
hospital. L'ultima a farlo è stata il
Lazio, che con una delibera del governatore Zingaretti lo scorso 25 marzo
ha dichiarato possibile abortire con
l'Ru486 anche in day hospital, previo
via libera del medico. La Toscana invece potrebbe essere la prima regione
a somministrare la Ru486 anche fuori
dagli ospedali, negli ambulatori e nei
consultori pubblici. Il Consiglio sanitario regionale ha espresso parere favorevole e la Regione valuterà la
decisione dei tecnici.
Ecco come agisce la pillola Ru486:
può essere somministrata entro la settima settimana di gravidanza; a base
di mifepristone, è in grado di interrompere la gravidanza già iniziata con l'attecchimento dell'ovulo fecondato.
L'aborto farmacologico tramite Ru486
prevede l'assunzione di due farmaci:
la Ru486 appunto (che interrompe lo
sviluppo della gravidanza) in abbinamento a una prostaglandina che provoca le contrazioni uterine e
l'espulsione dei tessuti embrionali.
Ogni Paese, in cui la pillola abortiva è
commercializzata, ha delle regole e
delle scadenze precise: la pillola può
infatti essere assunta entro un certo
periodo di tempo, calcolato in settimane. Cosa diversa è invece la cosiddetta “pillola del giorno dopo" Norlevo,
con la quale la Ru486 è spesso confusa: in questo caso si tratta di un anticoncezionale e non provoca,
secondo gli esperti, l'interruzione di
una gravidanza, ma impedisce l'eventuale annidamento nell'utero dell'ovulo
che potrebbe essere fecondato. La
Ru486 è commerciabile in Francia dal
1988. Nel 1990 fu autorizzata in Gran
Bretagna, e un anno dopo in Svezia.
Dal 1999 la pillola viene ufficialmente
commercializzata in Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia,
Grecia e Paesi Bassi, Svizzera,
Israele, Lussemburgo, Norvegia, Tunisia, Sudafrica, Taiwan, Nuova Zelanda
e Federazione russa. Nel 2005 il mifepristone è stato aggiunto alla lista dei
farmaci dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità, che ha anche definito
delle linee guida.
Pillola abortiva Ru486, da non confondere
con quella “del giorno dopo”
5
Zaia contro Bruxelles:
Italia sola sul fronte
immigrazione
Redazione
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, intervenuto a
Cornedo (Vicenza) in occasione
della posa della prima pietra dei
lotti 1 e 2 della superstrada Pedemontana Veneta, ha definito
«un'autentica tragedia» l'arrivo di
una cinquantina di profughi a Padova e altrettanti in altre città del
Veneto. «È scandaloso che in un
momento come questo - ha precisato Zaia - non ci sia nessuno
che dice dov'è l'Europa. Ma l'Europa - si è poi chiesto il governatore - è solo quella della Bce, è
quella dei richiami e di tutto
quello che non va bene? L'Europa deve capire che Lampedusa non è solo il confine d'Italia,
ma è il confine europeo. È scandaloso che l'Europa sia assente
- ha tuonato il governatore - ed è
vergognosa la condotta europea.
Io dico che Renzi, invece di andare a Bruxelles con il cappello
in mano a chiedere indicazioni e
a concordare manovre o quant'altro, deve andare là e rovesciare tutti i tavoli e dire “questi
signori si vergognino". Ancora
una volta, ancora ad inizio estate
- la conclusione amara di Zaia per l'ennesima volta l'Europa lascia sola l'Italia sulla vicenda dei
profughi».
Torino, sit-in per la legalità
e lo sgombero del campo Rom
6
Secolo
d’Italia
Redazione
Un sit-in al motto “Basta campi
Rom!”: lʼiniziativa, organizzata da
Fratelli dʼItalia–Alleanza Nazionale,
si è svolta allʼingresso del campo
Rom di corso Tazzoli a Torino.
«Siamo qui per denunciare – ha affermato Roberto Ravello, portavoce
provinciale di FdI-An – il crescente
disagio che il campo Rom di corso
Tazzoli arreca ai residenti della
zona: si tratta di una situazione di
diffusa illegalità e di pericolo che va
immediatamente risolta procedendo allo sgombero immediato
dellʼarea abusivamente occupata
da oltre 250 tra nomadi e zingari.
Sono continue le segnalazioni di
minacce, scippi, degrado e miasmi
soprattutto da parte dei dipendenti
dellʼufficio postale adiacente e dei
lavoratori del vicino centro commerciale che, infatti, chiuderà il
mese prossimo proprio per la difficile convivenza con il campo. Abbiamo voluto dimostrare la nostra
solidarietà e la nostra vicinanza –
continua Ravello – a tutti coloro che
ogni giorno si sentono soli e abbandonati in una sempre più difficile lotta di legalità e di civiltà. A
parte le delibere, dal chiaro sapore
propagandistico, che promettono il
superamento dei campi Rom, il Comune tergiversa colpevolmente: se
da un lato per corso Tazzoli si parla
di sgombero, dallʼaltro si descrive
una fase transitoria in cui si spenderanno parte dei 3,6 milioni statali
“per alleviare disagi, migliorare lʼil-
luminazione pubblica e installare
fontanelle per lʼacqua potabile".
Altro che sgombero, sembra proprio – continua Ravello - che corso
Tazzoli troverà nuovo lustro e si ingrandirà ulteriormente». «I campi
Rom di Torino – aggiunge Agostino
Ghiglia, portavoce regionale di Fratelli dʼItalia–Alleanza Nazionale –
sono il frutto della cartonata filosofia dellʼaccoglienza e della solidarietà in salsa democrat: un
sottobosco di fondi e di associazioni ad hoc che, invece di compiere azioni concrete per eliminare
la piaga dellʼabusivismo e della
clandestinità, consegnano alloggi di
pregio alle famiglie Rom, lasciando
per strada quelle degli italiani in difficoltà, e foraggiano alla luce del
sole emarginazione, delinquenza e
illegalità». «Chiederò – conclude
Paola Ambrogio, consigliere comunale di FdI-An – un sopralluogo
della commissione Legalità, di cui
sono vicepresidente, e scriverò al
presidente della Circoscrizione 2,
Antonio Punzurudu, affichè convochi un Consiglio aperto in cui sindaco e assessore competente
possano spiegare ai cittadini perché tale situazione si trascini da
anni e cosa intendano fare per risolverla».
Redazione
«A Reggio Emilia esiste un importante problema di sicurezza,
sia
per
la
microcriminalità
quotidiana
sempre più attiva nei Comuni
reggiani, sia per la presenza
mafiosa radicata nel territorio».
Lo ricorda Fabio Filippi, reggente di Forza Italia a Reggio
Emilia e consigliere regionale
di Forza Italia, che così continua: «L'ultima notizia è data
dall'operazione “Zarina-Aurora”, che ha dato un duro
colpo alla 'ndrangheta in Emilia-Romagna grazie alla brillante attività investigativa
svolta da Carabinieri e Polizia.
Per sconfiggere l'attività criminale è fondamentale l'impiego
di uomini e donne in servizio
nelle forze dell'ordine. Considerando i continui tagli che
vengono attuati in un settore
così importante per i cittadini,
risulta necessario razionalizzare le forze impiegate dove vi
sia realmente necessità. Il nostro ex sindaco Graziano Delrio,
sottosegretario
alla
Presidenza del Consiglio dei
Ministri dell'attuale governo
Renzi, gode, fin da quando era
ministro, di una scorta. È vero
che è stata diminuita nel numero – riconosce Filippi – ma
risulta comunque inutile e
inopportuna. A cosa serve l'impiego di uomini della Polizia di
Stato se non per fare da tassinari a Graziano Delrio? Innanzitutto chiedo: ma chi se lo fila
Delrio?. Al limite andrebbero
tutelati i cittadini dalle politiche
catto-comuniste-ipocrite del
braccio destro di Renzi. In secondo luogo, non si potrebbero
utilizzare quelle forze di polizia, dedicate inutilmente all'ex
sindaco di Reggio Emilia, per
garantire invece maggiore sicurezza sul territorio? Ricordo
che Renzi aveva attaccato duramente la Finocchiaro per la
storia della scorta che l'accompagnava a fare la spesa all'Ikea.
Soldi
sperperati
inutilmente, elargiti gentilmente dai cittadini. La scorta
sarà anche prevista dalla
legge ma, considerato che
Delrio in quattro e quattr'otto
ha cancellato le Province previste della Costituzione italiana
– conclude il consigliere di
Forza Italia – per lui non dovrebbe essere un problema
cancellare in poche ore anche
una scorta spesso inutile, che
gli fa semplicemente da taxi
gratuito».
Reggio Emilia, l'ex sindaco Delrio ha cancellato
le Province, ora cancelli anche la sua scorta
SABATO 12 APRILE 2014
Roma, Marino dice
di favorire i privati
ma blocca il bando
per il teatro Marcello
Redazione
«Marino ancora una volta predica bene e razzola male:
parla di promuovere la detassazione sulle donazioni di mecenati
e
filantropi
per
incentivare gli interventi a favore dei beni culturali e archeologici di Roma ma poi
procede contro i bandi e le
proposte avviate nella scorsa
consiliatura dal centrodestra
che coinvolgevano i privati
nella gestione, nella valorizzazione e nella riqualificazione di
beni artistici e architettonici
della città». Lo dichiara Federico Mollicone, già presidente
della commissione Cultura di
Roma Capitale e membro dellʼesecutivo nazionale di Fratelli
dʼItalia. «Penso, ad esempio –
continua – alla situazione
scandalosa in cui oggi versa il
Teatro di Marcello, per il quale
anni fa promuovemmo un
bando pubblico in cui si dava
lʼaffidamento della gestione ai
privati per renderlo finalmente
un importante polo turistico
della città. Ad oggi il bando è
stato bloccato da Marino e ancora non si sa che destino
avrà il Teatro di Marcello. Infine, in merito alla detassazione suggerita al ministro,
Marino passi ai fatti di quella
che da sempre è una proposta
di Fratelli dʼItalia-Alleanza Nazionale».
“Non abbiate Paura”: un musical in omaggio
alla spiritualità di Giovanni Paolo II
Secolo
SABATO 12 APRILE 2014
7
d’Italia
Priscilla Del Ninno
Due ore di spettacolo a cavallo tra spiritualità
e umanità: questo, in sintesi, il musical Non
abbiate paura!, incentrato sulla figura di Karol
Wojtyla. La rivoluzione della bontà, invece, è
l'essenza di ciò che Papa Giovanni Paolo II
non ha mai dimenticato di far sentire al
mondo intero durante i 27 anni del suo pontificato, e il nucleo tematico attorno a cui ruota
l'intera messinscena. La forza dell'abbraccio
di colui che è stato uno dei pontefici più amati
della storia, la speranza e l'accoglienza, gli
echi di un messaggio che risuonerà nelle
note e nelle parole del musical, in scena all'auditorium Conciliazione dal 21 al 24 aprile,
proprio pochi giorni prima della canonizzazione del Papa polacco, prevista domenica
27. Per la regia di Gianluca Ferrato e Andrea
Palotto, il musical nasce in realtà da una promessa: come ha spiegato durante la conferenza stampa di presentazione don Giuseppe
Spedicato, autore del testo originale, «promisi
a Papa Wojtyla che avrei scritto uno spettacolo teatrale sulla sua vita quando venne in
visita alla Diocesi di Lecce. Era il 1997 e lui
era già sofferente». Il rispetto dell'ortodossia
religiosa nel testo e in ogni elemento dello
spettacolo è allora un punto centrale per autori e organizzatori: nel panorama degli eventi
previsti per la canonizzazione questa è infatti
l'unica opera teatrale (e primo musical in assoluto) a cui la Chiesa ha concesso il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura.
Senza contare gli auguri più importanti, quelli
di Papa Francesco, che in una lettera ha inviato la sua benedizione. Un successo annunciato, quello di Non abbiate paura!,
affidato a un cast giovane, a partire dagli attori – tra cui Danilo Brugia (nei panni del
Papa), Valeria Monetti (Nicole), Sabrina Marciano (la Vergine Maria) – per finire col corpo
di ballo. Tutti protagonisti di un lavoro corale
in cui, attraverso aspetti simbolici e tanti personaggi, si racconterà il passaggio nel mondo
di un uomo e poi di un Papa umile, che ha
avuto la capacità di incidere profondamente
nella storia del secolo scorso. E allora, il musical non si fermerà alla tappa romana: ci
sarà un anno di repliche in Italia, a cui seguirà
il tour internazionale con la versione in inglese del musical, fino ad arrivare al luglio
2016, quando ci sarà una grande rappresentazione a Cracovia, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.
Il sacro e la storia in mostra, dalla “Pietà”
del Bellini alla Grecia rivisitata da Adriano
Bianca Conte
AClassicismo e spiritualità, intrisi di
storia: queste le coordinate di riferimento di diverse rassegne che apriranno i battenti in questo fine
settimana. E da Milano a Tivoli, passando per Firenze, in mostra capolavori provenienti dai alcuni dei più
prestigiosi musei d'Europa. A cominciare dal restauro della Pietà di
Giovanni Bellini, conservata nella Pinacoteca di Brera, che diventa lo
spunto per una mostra allestita nel
museo milanese da giovedì al 13 luglio. Dedicata alla rilettura del tema
del Cristo in Pietà nell'arte del
grande maestro rinascimentale, la
rassegna riunisce 26 opere, a partire da quelle giovanili, nelle quali è
già evidente il suo modello delle
icone bizantine, allora preponderante a Venezia. L'artista si muoveva infatti in pieno spirito
umanistico, influenzato dalla Pietà in
marmo di Donatello, conservata a
Padova nella chiesa di San Gaetano, e a quella del polittico del Mantegna (anch'essa a Brera). Ma la
rassegna espone anche le Pietà di
Palazzo Ducale a Venezia, del
Museo Civico di Rimini e dei Musei
Vaticani, la Madonna del Magistrato
da Mar (Gallerie dell'Accademia),
due disegni sullo stesso soggetto
(dal British Museum di Londra) ed
uno di Mantegna (Museo di Rennes). In contemporanea alla mostra
milanese, al Museo Nazionale del
Bargello, da ieri al 13 luglio, si
svolge la prima mostra monografica
dello scultore fiorentino Baccio Bandinelli. Esposte 90 opere dell'artista
cinquecentesco, che ripercorrono
l'attività del cavalier Bandinelli, attraverso la scultura, ma anche le
opere pittoriche, i disegni, i bronzetti
e le stampe. Con il titolo Baccio Ban-
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
dinelli. Scultore e Maestro (14931560), la mostra presenta capolavori
come il Bacco di Palazzo Pitti, i
busti-ritratto di Cosimo I o il Mercurio
giovanile del Louvre. Fino al 2 novembre, invece, negli spazi dell'Antiquarium del Canopo di Villa
Adriana, oltre 50 capolavori, molti
dei quali mai esposti al pubblico in
Italia, raccontano il profondo rapporto ideale che legò l'imperatore
Adriano alla Grecia, e ad Atene in
particolare. L'importante rassegna si
avvale di prestiti eccezionali dai
musei di Atene, Loukou, Maratona,
Pireo e Corinto, straordinari reperti
in diversi casi mai usciti dal paese.
Ecco, dunque, che il percorso espositivo documenta splendidamente
l'idea di ellenicità radicata in
Adriano, che nella dimora tiburtina
portò le immagini più emblematiche
dell'amata Atene, dove studiò e, a
più riprese, soggiornò per lunghi periodi.
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7 agosto 1990 n. 250