Caro professore, sono Giuliana e vivo in un piccolo paese della
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Caro professore, sono Giuliana e vivo in un piccolo paese della
Caro professore, sono Giuliana e vivo in un piccolo paese della Sardegna. Mio marito ed io siamo nati e cresciuti sull’isola. Abbiamo avuto due splendidi figli che ormai sono due uomini adulti. Il più grande ha venticinque anni. Dopo il diploma non ha voluto continuare gli studi ma per fortuna ha trovato lavoro in un supermercato e ha fatto carriera. Inoltre, è fidanzato da quando aveva sedici anni con una compagna di classe con cui hanno deciso di sposarsi l’anno prossimo. Mi sembrano ancora dei bambini, d’altra parte mio marito ed io ci siamo sposati che io ero ancora minorenne. Il secondogenito ci dà qualche preoccupazione, invece. Dopo la maturità si è iscritto a scienze strategiche e si è arruolato. Noi eravamo ben contenti perché l’esercito ci ha permesso di non pagare le tasse. Tuttavia, subito dopo la laurea gli hanno chiesto di mettere in pratica ciò che aveva imparato andando in una missione di pace in Palestina. È vero che rispetto alla Siria o all’Iraq è una zona più tranquilla ma il conflitto c’è anche lì. Tutti i giorni leggiamo sul giornale di avvenimenti terribili, di innocenti che perdono la vita. Mio marito ed io siamo spaventati. Gli abbiamo chiesto di non partire. Nostro figlio si è offeso e non ci parla da giorni. Ho tentato di capire le sue ragioni ma sinceramente non le capisco appieno. Lei che cosa mi suggerisce di fare? Giuliana, Sassari I figli non sono un nostro possesso. Devono fare la loro vita, perché noi genitori l’abbiamo scelta la nostra strana. Anche loro devono avere la possibilità di decidere come proseguire il loro percorso. Scommetto che tuo marito e tu avete combattuto per sposarvi dal momento che eri ancora minorenne. Così come voi avete lottato per avere il vostro futuro, anche vostro figlio vuole intraprendere la sua avventura. Sono d’accordo con voi sul fatto che è un’avventura pericolosa ma quale sentiero non è impervio? Anche io ho fatto difficoltà ad accettare le scelte di mia figlia che ha fatto le sue scelte. L’ho appoggiata e le sono stato accanto. Questo devono fare i genitori. Il mio consiglio è di chiedere a vostro figlio di chiarire le sue motivazioni cosicché possiate comprendere le sue intenzioni, o almeno a mettervi l’anima in pace. Sono certo che lui vuole partire per migliorare questo mondo insano. Ed è nobile da parte sua. Siate felici di avere un figlio che si mette in gioco fino al rischio estremo pur di non vivere in un mondo ingiusto. Caro professore, sono Anita, ho sedici anni e frequento il terzo anno di professionale. Io vorrei fermarmi. Non ho più voglia di studiare. Ma i miei insistono perché continui gli studi. Ho anche trovato un bar dove mi prenderebbero a fare il praticantato. Però, mi frena il fatto di non accontentare i miei. Che posso fare? Anita, Milano Secondo me è troppo presto per interrompere gli studi. Lo dico perché il bagaglio culturale è indispensabile non per sapere cose inutili ma per imparare a vivere bene in questo mondo. Piuttosto potresti fare entrambe le cose se il proprietario del bar ti permettesse di lavorare il promeriggio.