aprile - Associazione Cacciatori Bellunesi

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aprile - Associazione Cacciatori Bellunesi
Aut. del Trib di Belluno n. 558/08 n.c. POSTE ITALIANE SpA - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (Conv.
in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS
BL. - CONTIENE I.P. - Direttore Responsabile:
Pellegrinon Giuseppe - Tipografia: Dolomiti
Stampa s.r.l., via Campo, 18/F Santa Giustina
(BL)
APRILE
2013
germano Reale - Foto di: renato Grassi
LETTERA
DEL PRESIDENTE
Foto di: Jürgen Weber
è già un’altra volta primavera.
Dopo un lungo e nevoso inverno,
la natura “rinasce”. Sbocciano le
prime gemme, le giornate si allungano e gli animali, dopo il faticoso periodo invernale, iniziano
a farsi vedere nelle aree lasciate
libere dalla neve.
Inizia anche la normale attività
amministrativa delle Riserve e delle Associazioni. Stanno finendo le
Assemblee delle R.A.C., alcune hanno anche rinnovato il Consiglio direttivo al quale auguriamo
“buon lavoro”. Sono in fase di
preparazione le Mostre dei trofei
a livello di Comprensori. Il prossimo tre, quattro e cinque maggio ci
sarà poi la consueta manifestazione “CACCIA, PESCA NATURA” a
Longarone, dove anche l’A.C.B.
sarà presente con il proprio stand
e dove Vi aspettiamo numerosi.
In questo periodo, come Associazione, abbiamo partecipato ad
alcune riunioni organizzate dalla
Provincia per discutere e suggerire alcune modifiche al redigendo
nuovo Piano Faunistico Venato-
2
rio proposto dalla Regione. Alla
presentazione della proposta del
P.F.V. provinciale in data 20.3.13
abbiamo appreso che sono state
apportate le modifiche anche da
noi sollecitate (per es.: caccia alla
beccaccia ecc.). Quindi anche
l’A.C.B. ha votato il documento
che adesso dovrà essere vagliato
dal Consiglio Regionale che, se
esprimerà un parere positivo, dovrebbe approvare il piano faunistico provinciale con validità 20132018.
Nell’ultimo numero di Caccia
2000 avevamo anticipato che gli
attacchi, sempre più numerosi, e
le accuse pretestuose, gravi, offensive che ci vengono rivolte dai
protezionisti e dagli animalisti
avevano abbondantemente oltrepassato il livello dell’umana sopportazione e quindi, dopo l’ultimo
attacco portatoci con la pubblicazione di un articolo sul Corriere
delle Alpi del 15 febbraio scorso,
abbiamo conferito l’incarico al nostro Legale di fiducia di procedere
per diffamazione contro l’autore
se, naturalmente, ne ricorrono i
presupposti giuridici. Si spera che
con questa prima iniziativa si pos-
sa ricondurre gli sproloqui degli
anti-caccia all’interno di una corretta e civile dialettica.
Nella rivista troverete la CARD
nominativa (pag 25) Vi invito ad
usarla più dello scorso anno (dovete RICORDARVI di averla) per
poter usufruire delle condizioni
particolari riservate ai Soci dalle
Ditte aderenti che ringraziamo
sentitamente per la loro collaborazione.
Anche in questo numero troverete
articoli interessanti; leggeteli con
attenzione e scrivete alla redazione le Vostre impressioni. Come più
volte segnalato Caccia 2000 è la
vostra rivista ed è a Vostra disposizione per pubblicare le foto, gli
articoli che ci invierete.
Buona lettura.
Un sincero augurio di Buona Pasqua a Voi tutti ed alle Vostre Famiglie.
IL PRESIDENTE
Sandro Pelli
EDITORIALE
VENTI DI CAMBIAMENTO…
Con un annuncio meditato, sofferto e solitario, Benedetto XVI, il
Papa che rappresenta nell’immaginario collettivo una figura inossidabile ed indistruttibile, ha preso
di sorpresa tutti e tutto. Un gesto
rivoluzionario per una Chiesa che
da sempre avanza con passi molto
prudenti, che per natura è tradizionalista, ma che è anche capace di
grandi momenti di rottura.
Al contrario, nelle nostre quotidiane vicende politiche ed economiche che ci riguardano come
cittadini, è difficile vedere sacrifici
dall’alto e rinunce a prestigiosi incarichi per il bene della Comunità
che si vuole rappresentare.
Purtroppo, anche le recenti vicende che si stanno sviluppando
nell’Arena Parlamentare dimostrano, da qualsiasi parte, da “sinistra” a “destra”, un’assenza di
capacità nel sopportare qualsiasi
tipo di sacrificio per il bene della
collettività.
Viviamo in uno Stato democratico, dove recentemente una buona
parte di cittadini ha voluto esprimere un forte voto di protesta sparigliando in questo modo i vecchi
equilibri politici. è un messaggio
forte e chiaro.
Abbiamo necessità di forti e disinteressate testimonianze che creino
momenti di rottura con il passato e
che portino in alto quei valori fondamentali del bene democratico
attraverso un sano concetto di “governo”. Abbiamo bisogno di gesti
di rinuncia e di umiltà che mettano
in discussione e rompano i vecchi
modi di essere e di pensare.
Invece, sempre di più, stupisce
e rattrista constatare la comune
pervicacia con la quale tutti difendono posizioni indifendibili quali
ad esempio i conflitti d’interesse,
le commistioni discutibili con il
mondo elettorale e finanziario, le
nomine e gli incarichi clientelari,
le retrocessioni di forti somme ai
partiti e gli scandali finanziari a
tutti i livelli.
E tutto, deve essere sottolineato,
con straordinaria trasversalità.
Nessuno dei vecchi schieramenti
politici è esente dalla sindrome
dell’autoconservazione. Né sembra essere in grado di capire che
la più antica istituzione del mondo, ovvero la Chiesa, ha lanciato uno straordinario segnale di
rinnovamento: se il compito è divenuto troppo gravoso e non si è
più in grado di svolgerlo, occorre
lasciarlo, senza indugi e senza ripensamenti.
Anche il mondo venatorio bellunese è chiuso in antichi schemi che
lo portano fuori dall’attuale momento sociale. è vero, la caccia
significa, in ultima analisi, sapori
antichi, tradizioni e regole equilibrate non scritte, tramandate da
generazioni. Ed è altrettanto vero
che la tradizione negli usi e nei costumi, per un cacciatore, è la base
di riferimento alla propria passione sportiva.
Ma la gestione e l’attività venatoria devono necessariamente
evolversi per tenere conto di una
nuova situazione ambientale e
sociale che si è venuta a creare
di questi ultimi tempi. Il confronto
inoltre deve essere posto soprattutto con quella categoria di persone, gli ambientalisti e gli animalisti che sono sempre più agguerriti
contro la caccia. A fronte di tutto
ciò, se la mentalità del cacciatore
comune rimane quella di un tempo, possiamo essere certi che gli
anti-caccia avranno vita facile nel
trovare gli argomenti per poter arrivare all’abolizione legale della
caccia in Italia.
La figura del cacciatore deve essere diversa. Il cacciatore, pur
mantenendo le antiche tradizioni
nell’attività venatoria, deve essere
uno sportivo “a tutto tondo” e cioè
essere il primo difensore della natura, della fauna selvatica e deve
attuare solamente quei prelievi
che sono indispensabili per l’equilibrio naturale della fauna.
Inoltre, il mondo venatorio bellu-
nese è sottoposto a un forte cambiamento dovuto all’elevata proliferazione del cervo in Provincia:
è un selvatico che, con la propria
mole si differenzia nettamente da
tutti gli altri.
Esiste il forte pericolo che si creino
(ed in parte si sono già formati)
dei gruppi, delle squadre di cacciatori contrapposte tra loro, pronti a difendere, ad ogni costo, le
proprie posizioni il cui obiettivo
principale è di fare carniere.
È una tendenza da combattere e
da estirpare.
Siamo caduti molto in basso se si
dovesse andare verso la disgregazione e l’individualismo e se il fine
ultimo dei cacciatori fosse solo
quello di riempire il frigorifero!
3
È il momento che si esca fuori con coraggio, analizzando
il momento in cui viviamo e
ci si unisca tutti per dare fiato
alle ragioni del gruppo, quello
di tutti i cacciatori, il quale sa
vivere il proprio tempo, che è
preparato correttamente ed è
impegnato sul territorio ed inoltre è rispettoso delle posizioni
degli altri ed è pronto a un confronto democratico con tutti.
Anche a livello di dirigenza di
cacciatori è necessario creare
una ventata di un nuovo modo
di pensare.
Basta personalismi, al bando i
campanilismi tra chi ha responsabilità nella gestione della
caccia in Provincia di Belluno.
Dobbiamo tentare tutti quanti
di far crescere una nuova mentalità più consona agli anni in
cui viviamo e, nel frattempo,
cercare l’unitarietà. È molto
importante pensare ed andare
verso un’unica Associazione
venatoria bellunese che unisca
i rappresentanti di tutte le anime e di tutte le istanze concernenti la caccia in Provincia di
Belluno.
Non si deve pensare né ad
assorbimenti, né ad annessioni da parte di questa o di
quell’Associazione, ma si potrebbe ipotizzare anche la nascita di un nuovo soggetto nel
quale possano confluire tutti
quelli che credono in questa
iniziativa.
Quest’Associazione chiamata
a rappresentare l’intero mondo
venatorio bellunese avrà certamente la capacità, anche a
livello economico, di confrontarsi con le parti sociali in causa e avrà la forza di proporre,
alle parti competenti, proposte
unitarie credibili e sostenibili
non solo a livello provinciale
ma anche nei confronti della
Regione Veneto.
Venti di cambiamento… ci saranno anche nel mondo venatorio bellunese?
CENTRO STUDI
Caccia 2000
4
calendario corsi
Scuola forestale
Latemar
CALENDARIO DEI CORSI 2013
PERIODO
Cacciatore di ungulati con metodi selettivi abilitato al prelievo di 15 - 20 aprile
cinghiale, capriolo, daino, cervo, camoscio e muflone
11 - 16 novembre
Cacciatore di ungulati con metodi selettivi specializzato nel prelie- 12 aprile
vo al cervo - integrazione per cacciatori in possesso dell’abilitazio- 24 maggio
ne al prelievo selettivo
Conduttore di cane da traccia
27 - 29 maggio
Master per conduttori di cani da traccia
30 - 31 maggio
Cacciatore di ungulati con metodi selettivi specializzato nel prelievo ed accompagnamento al camoscio
5 - 8 agosto
Cacciatore di ungulati con metodi selettivi specializzato nel prelie- 30 sett - 3 ottobre
vo ed accompagnamento al cervo
Tecniche di prelievo e controllo della volpe
14 - 16 ottobre
L’arte nella preparazione degli insaccati di selvaggina
21 novembre
Dopo il colpo: dal bosco alla tavola
26 - 29 novembre
Macellazione della selvaggina
4 - 5 dicembre
Cucinare la selvaggina
6 dicembre
Per informazioni e/o iscrizioni: Azienda Provinciale Foreste e Demanio, (ref. Giovanna Timpone) via M.
Pacher, 13 – 39100 Bolzano - tel. 0471/414872 fax 0471/414889 email: [email protected].
Il calendario dei corsi è consultabile all’indirizzo internet: www.forstschule.it.
Se i nostri soci sono interessati ai corsi riportati nel calendario pubblicato qui sopra, al momento dell’iscrizione, sono pregati di qualificarsi come soci a.c.b. pagheranno la quota del 2012 e non quella attuale(vedi
lettera qui sotto).
Si ringrazia la direzione per l’agevolazione concessa e si auspica che le iscrizioni di nostri associati siano
numerose.
La redazione.
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CONOSCERLI
MEGLIO
a cura di: Elvio Dal Pan
Epanguel Breton
LA SUA STORIA
L’Epanguel breton è un cane di
origine Francese, anche se alcuni storici, (pochi) collocano la sua
origine in Spagna, da qui il nome
“Epanguel”che poi in Inghilterra si
è trasformato in “Spaniel”.
Altri invece, (la maggioranza) ritengono che questo cane sia nato
e si sia sviluppato in Francia e che
il nome derivi dal verbo “espanirs”
che in Francese significa accucciarsi. La sua prima apparizione canina
avvenne nel 1892 e verso gli anni
trenta cominciò ad avere grande
successo in tutti i paesi.
L’inizio della sua storia come soggetto da LOI può verosimilmente
essere riassunta così: Ai primi del
secolo, un certo Lulzac, guardiacaccia del Visconte bretone Pontavice, allevatore di Setters, incrociò
un cane di razza locale, un Breton
appunto, con un setter bianco arancio; nacque una femmina priva di
coda che si rivelò ben presto ottima
cacciatrice. Incrociata con un maschio Breton, ebbe una cucciolata
i cui soggetti, in caccia, ebbero
dei risultati talmente eccellenti da
indurre il nobile a perseverare nella selezione abbandonando anche
l’allevamento dei Setters.
Da lì iniziò la fortunata scalata al
successo di questa razza che per
il suo carattere e la sua versatilità
si è conquistata nell’arco di pochi
anni numerosi sostenitori, non solo
in campo venatorio.
6
Soprattutto dopo gli anni 50 ha
continuato metodicamente a conquistarsi nuove simpatie e consensi
spesso addirittura entusiastici. Al
suo incremento hanno contribuito
sicuramente la scomparsa di ampie
zone di caccia, la riduzione di spazio nelle case e quindi la ricerca
da parte dei cacciatori di un cane
di taglia ridotta ma che mantenesse temperamento e doti del più ingombrante Setter.
Il Club Italiano Epanguel Breton fu
costituito nel maggio 1959, intitolato alla memoria di Carlo Bionda,
famoso selezionatore, e presieduto dal Cavalier Giuseppe Rezza
di Genova. Nella Regione Veneto oggi, questa razza conta circa
1600 iscritti al libro origini ed è
seconda solo ai Setters e ai segugi
italiani.
CARATTERISTICHE
L’Epanguel Breton è una razza canina riconosciuta dalla FCI, (standard n° 95, gruppo 7, sezione 1.)
STANDARD
Testa arrotondata che si assottiglia
verso il naso con narici molto ben
sviluppate. Lo stop è molto ben evidente.
Gli occhi infossati, sono generalmente di color ambra scura.
Le orecchie sono corte, arrotondate
e coperte di pelo ondulato.
Il tronco è corto e diritto, con il posteriore angolato.
La coda spesso è amputata e termina con un ciuffo di peli ondulati. Il
peso, corrisponde generalmente a
15 kg nei maschi e a 13 kg nelle
femmine, l’altezza a 48-50 nei maschi e 47-49 nelle femmine.
Il pelo è denso e leggermente ondulato, mai arricciato e tende ad essere di maggior lunghezza sul posteriore. Il colore del manto è bianco
e le macchie, abbastanza estese,
possono variare dall’arancio intenso o rosso-bruno, fino al nero.
In Francia si trovano esemplari anche con il manto blu-grigio a macchie marroni (Epanguel di Picardia)
e l’Epanguel di Pont-Audemer.
CARATTERE
Questo piccolo grande cane da ferma, come l’hanno sopranominato
i cacciatori, è molto simile come
carattere al suo antenato setter,
vivace, molto intelligente, con una
grande capacità di adattamento, sensibile e riservato ma anche
espansivo e facile da addestrare,
docile e obbediente ma anche calmo e giocoso, sa adattarsi magnificamente alla vita d’appartamento
come fosse un cane da compagnia
e cosa molto importante, sa essere
molto paziente con i bambini e affettuoso con i padroni.
A caccia è compagno prezioso,
raramente si attarda in dettagli, va
diritto al selvatico e la ferma è sicura, quasi mai in bianco. A volte
la sua caparbietà nel voler ….vedere il selvatico, è scambiata per un
difetto, così, c’è chi equivocando
lo definisce “cane dalla ferma non
sicura”.
La pratica costante però lo smentisce.
Anche il suo naturale standard è
stato in passato più volte messo in
discussione da certi allevatori, alcuni di loro interpretando il desiderio di molti cacciatori di avere un
setter dalla taglia ridotta ma che
ne mantenesse gran parte delle caratteristiche di quella razza, hanno
tentato di selezionare setters dalla
corporatura da bretons e viceversa rischiando di snaturarne la raz-
za. In seguito, altri allevatori più
seri e lungimiranti hanno adottato
un’intelligente opera di recupero
ed oggi il breton è tornato ad essere quel “piccolo grande cane da
ferma” magnificato da illustri cinofili che costantemente ne tessono le
lodi.
“Nessuna razza, per quanto mi
consti, ha l’adattabilità del Breton,
su qualsiasi terreno e a qualsiasi
temperatura” c
ome sostiene
l’esperto Umberto Marangoni.
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OTTICA
a cura di: dott. Corrà Francesco
Cosa può chiedere al binocolo oggi chi
cammina per ore in salita per avvicinare un camoscio e cerca la soluzione migliore? Parliamo di limiti nei necessari
compromessi tra efficacia nella caccia,
qualità ottica e meccanica e minimizzazione di peso e dimensioni.
Quando il pensiero del dislivello da
affrontare per andare a camosci lascia
che ci sentiamo tentati di rinunciare a
mettere nello zaino l’indispensabile
lungo, il peso ideale del binocolo da
tenere al collo sarebbe zero grammi.
D’altra parte la tentazione di lasciare a
casa il lungo non può averla vinta, altrimenti l’esposizione a errori di valutazione con questa specie così difficile e
così sensibile al prelievo del capo sbagliato nel branco sarebbe troppo alta.
Così il binocolo da zero grammi è
destinato a rimanere un sogno, e anche quello da due etti. Almeno quello
da due etti esiste, si tratta dei modelli
definiti “compatti” che ogni marca produce, con prezzi da 10 a circa 600
Euro. Sono 8x20 o 10x25, grandi
come pacchetti di sigarette, dotati nella
fascia alta anche di ottiche ineccepibili. Splendidi compagni di passeggiate
e viaggi in cui l’osservazione si limita
a pochi secondi, diventano a causa del
rapporto troppo ridotto tra obiettivo e
ingrandimento (Diametro dell’obiettivo/Ingrandimento=la cosiddetta “Pupilla d’Uscita”, che in millimetri esprime lo
spazio utile alla pupilla umana dentro
un’ottica, che si osserva guardando nel
binocolo tenendolo a 30-40 centimetri
dagli occhi e che sotto i 4mm affatica
rapidissimamente l’occhio umano, rendendolo incapace di prolungate osservazioni) torture per gli occhi se cerchiamo prestazioni crepuscolari o anche se
facciamo osservazioni prolungate in
pieno giorno.
Sogni rimangono anche quelli di utilizzare a camosci binocoli comodissimi
per i nostri occhi come quelli con gli
obiettivi grandi da 50 o 56 millimetri,
perchè con il loro peso sempre superiore al chilogrammo a carico del collo
determinerebbero un rapido affaticamento fisico per il nostro corpo, particolarmente portato a subire in ogni
8
Il binocolo per il cacciatore
di montagna
sua parte i carichi sopportati dal collo.
A questo punto la scelta rimane tra il binocolo con obiettivo da 42 mm e quello
da 32 mm (al limite anche il 30mm, ma
non risulta che esista un 30mm nella
fascia più alta della produzione delle
ditte più importanti). Nel primo caso,
salvo che il prodotto adotti un poco
affidabile corpo in materiali plastici,
difficilmente siamo molto sotto gli 800
grammi, anche se Leica ha nella sua serie ammiraglia Ultravid HD un modello
8 oppure 10x42 (si tratta dell’Ultravid
BL, al pubblico a partire da 1495 Euro)
con corpo in magnesio che grazie alla
gommatura esterna leggera pesa solo
695 grammi.
Il binocolo 8x42 di solito è considerato
l’universale per la caccia di selezione,
a causa del suo rapporto ottimale tra
peso e prestazioni crepuscolari, che lo
rende adatto un po’ a tutte le situazioni. Per questo chi ha un solo binocolo
e caccia un po’ tutti gli ungulati finisce
giustamente per scegliere questa soluzione.
Ma noi oggi vogliamo parlare dello
specialista, di chi vuole un binocolo da
montagna e non accetta compromessi.
E allora rimane solo il 32 millimetri.
8x32 (più raramente 10x32, troppo
penalizzante per gli occhi) è da tanti
anni il binocolo da montagna per definizione, evolutosi tecnologicamente
nel tempo quanto a ottica, meccanica
e compattezza per arrivare oggi a offrire prestazioni ottiche straordinarie,
corpo in magnesio, sistemi meccanici
e di messa a fuoco pari a quelli dei
modelli più grandi e nello stesso tempo
a sfiorare il limite del mezzo chilo di
peso e dei 10 centimetri di lunghezza
e larghezza.
8x32 significa 4mm di diametro utile
alla nostra pupilla per osservare, sufficiente ad osservazioni prolungate fino
al calar del sole, con la nostra pupilla
che si dilata poco e rimane, anche se
siamo giovani (invecchiando la pupilla
umana si dilata sempre meno al diminuire della luce esterna), più piccola dei
4mm di spazio offertole dal binocolo.
Infatti è quando la pupilla umana diventa più grande della pupilla d’uscita
del binocolo che, essendo costretta a
rimanere immobile, dopo alcuni secondi non è più in grado di fissare lo stesso
punto e ci provoca la sensazione di fatica e difficoltà ad osservare.
Allora 11 centimetri e mezzo per 11
e mezzo e 535 grammi sono le attuali
dimensioni minime di un 8x32 di alta
qualità, con corpo in magnesio, meccanica robustissima, gommatura esterna
e ottica dotata di tutti i più moderni ritrovati per offrire contrasti, luminosità e
definizione dell’immagine al massimo
livello. Si tratta del Leica Ultravid 8x32
HD, che purtroppo è adeguato alle sue
prestazioni anche nel prezzo al pubblico di 1765 Euro. Nell’ottica, l’alta qualità a prezzi concorrenziali purtroppo
non è stato ancora possibile produrla.
Non esiste ancora un 8x32 con telemetro integrato, ma per fortuna ormai con
2 etti di peso esistono telemetri dotati
di ottica ineccepibile e prestazioni di
misurazione potenti, veloci e ponderate
rispetto all’angolo di sito, da tenere nel
taschino senza virtualmente accorgersi
di averli addosso.
Weidmannsheil!
Il Leica Ultravid 8x32 HD è attualmente quello che
ha raggiunto i risultati migliori in termini di compromesso tra dimensioni contenute, robustezza e
prestazioni ottiche per la caccia in montagna
9
stagione
venatoria 2012
a cura della Provincia di Belluno - Ufficio Vigilanza
Foto di: Karl-Heinz Volkmar
La stagione venatoria 2012-2013 da poco conclusa ci consente
una venatoria
prima 2012
valutazione degli abLa stagione
battimenti di ungulati effettuati nel territorio provinciale.
La stagione venatoria
2012-2013 da poco conclusa ci consente una prima valutazione degli
I
dati
abbattimenti di ungulatisono
effettuatiancora
nel territorioprovvisori,
provinciale. in attesa del completamento
delle
valutazioni
deivalutazioni
trofei ad
oggi
an- ancora
I dati sono ancora provvisori, in attesa del completamento delle
dei trofei
ad oggi
atto
nei vari distretti della provincia.
in atto nei varicora
distrettiindella
provincia.
Si possono
comunque
commentare
brevemente i
Si possono comunque
commentare
brevemente i primi
risultati disponibili.
primi
risultati
disponibili.
In totale gli abbattimenti hanno superato la soglia dei 4.500 raggiungendo i 4.580 capi, il record da
In registrati
totale igli
quando vengono
dati.abbattimenti hanno superato la soglia
dei 4.500 raggiungendo i 4.580 capi, il record
da quando vengono registrati i dati.
ABBATTIMENTI PROVINCIA DI BELLUNO STAGIONE
VENATORIA 2012-2013
SEPECIE
CATEGORIA
ABBATTIMENTI
CAPRIOLO
M
1246
CAPRIOLO
F
244
CAPRIOLO
P
187
Totale capriolo
1677
CERVO
M
703
CERVO
F
632
CERVO
P
640
Totale cervo
1975
CAMOSCIO
M
272
CAMOSCIO
F
125
CAMOSCIO
P
33
CAMOSCIO
J
233
Totale camoscio
663
MUFLONE
M
136
MUFLONE
F
77
MUFLONE
P
52
Totale muflone
265
Totale ungulati
4.580
Ma vediamo l’andamento delle singole specie:
10
Capriolo:
Incremento leggero degli abbattimenti passati
da 1597 a 1677. Sembra esserci una costante,
anche se lenta, ripresa delle popolazioni dopo il
crollo della metà degli anni 2000.
Capriolo:
Incremento leggero degli abbattimenti passati da 1597 a 1677. Sembra esserci una costante, anche
se lenta, ripresa delle popolazioni dopo il crollo della metà degli anni 2000.
Camoscio:
Abbattimenti Capriolo
2500
2000
1500
1000
Abbattimenti Cervo
2500
500
0
2000
1997
1999
2001
2003
2005
2007
2009
2011
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
1500
1000
Il prelievo di camosci è calato rispetto allo scorso
anno. La popolazione bellunese è ancora interessata dall’epidemia di rogna e la specie sembra
reagire bene anche se, vista la sua biologia, le
variazioni annuali sono modeste e bisogna pensare ad una gestione sul lungo termine, non sulla
singola annata venatoria. L’esperienza acquisita
nella gestione dell’emergenza rogna ci fa sperare
per il futuro.
Abbattimenti Cervo
Cervo:
2500
500
Il cervo rappresenta la parte prevalente dei prelievi effettuati dai cacciatori bellunesi, con 1.975 capi
abbattuti finora ci stiamo avvicinando al 50% del carniere totale. L'incremento rispetto all'anno
2000
0 è davvero consistente, quasi 500 capi in più . Il rapporto di prelievo tra le varie classi è
precedente
abbastanza2000
equilibrato,
ci 2003
sono timori
prelievo
femmine
e piccoli.
2001 non
2002
2004nel
2005
2006di2007
2008
2009 2010 2011 2012
1500
1000
Camoscio:
500
Il prelievo di camosci è calato rispetto allo scorso anno. La popolazione bellunese è ancora
interessata
0 dall'epidemia di rogna e la specie sembra reagire bene anche se, vista la sua biologia, le
variazioni annuali
sono modeste
e bisogna
ad una2007
gestione
sul2009
lungo2010
termine,
non2012
sulla
2000 2001
2002 2003
2004pensare
2005 2006
2008
2011
singola annata venatoria. L'esperienza acquisita nella gestione dell'emergenza rogna ci fa sperare
per il futuro.
Muflone
Abbattimenti Camoscio
Camoscio:
1000
Il prelievo di camosci è calato rispetto allo scorso anno. La popolazione bellunese è ancora
interessata
800 dall'epidemia di rogna e la specie sembra reagire bene anche se, vista la sua biologia, le
variazioni annuali sono modeste e bisogna pensare ad una gestione sul lungo termine, non sulla
singola600
annata venatoria. L'esperienza acquisita nella gestione dell'emergenza rogna ci fa sperare
per il futuro.
400
Siamo oltre i 250 capi abbattuti. La presenza della specie è oramai consolidata e in leggero ma
costante incremento. Anche in questo caso vengono prelevati in prevalenza maschi.
Muflone
Siamo oltre i 250 capi abbattuti. La presenza della specie è oramai consolidata e in leggero ma
costante incremento. Anche in questo caso vengono prelevati in prevalenza maschi.
200
0
1000
Muflone
800
Abbattimenti Muflone
Abbattimenti Camoscio
1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011
1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012
Siamo oltre i 250 capi abbattuti. La presenza della specie è oramai consolidata e in leggero ma
costante incremento. Anche in questo caso vengono prelevati in prevalenza maschi.
600
400
200
Abbattimenti Muflone
300 0
1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011
1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012
250
200
150
100
50
0
1997
1999
2001
2003
2005
2007
2009
2011
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
Conclusioni:
300
250
200
Come
visto all’inizio abbiamo oltrepassato i
150
4.500
capi
abbattuti. L’espansione continua del
100
cervo
e
la
stabilità
delle altre specie di ungulati ci
50
fa 0prevedere un ulteriore incremento per i prossimi
1999
2001
2003
2005dicendo
2007
2009
anni. 1997
Possiamo
concludere
che2011
sempre
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
2012
maggiori sono le soddisfazioni per il cacciatore
bellunese che risulta essere tra quelli con il carniere più ricco del Paese, senza tuttavia dimenticare
Conclusioni:
che
gestione
Come
vistosolo
all'iniziouna
abbiamocorretta
oltrepassato i 4.500
capi abbattuti. del patrimonio fauL'espansione
del cervo e la stabilità
delle altre
di ungulatidi
ci famantenere
prevedere un
nisticocontinua
consentirà
anche
inspecie
futuro
e
ulteriore incremento per i prossimi anni.
migliorare
le che
popolazioni
disoddisfazioni
faunaper ilselvatica
del
Possiamo
concludere dicendo
sempre maggiori sono le
cacciatore bellunese
che risulta essere tra quelli con il carniere più ricco del Paese, senza tuttavia dimenticare che solo
bellunese.
una corretta gestione del patrimonio faunistico consentirà anche in futuro di mantenere e migliorare
le popolazioni di fauna selvatica del bellunese.
Conclusioni:
Cervo:
Come visto all'inizio abbiamo oltrepassato i 4.500 capi abbattuti.
L'espansione continua del cervo e la stabilità delle altre specie di ungulati ci fa prevedere un
ulteriore incremento per i prossimi anni.
Possiamo concludere dicendo che sempre maggiori sono le soddisfazioni per il cacciatore bellunese
che risulta essere tra quelli con il carniere più ricco del Paese, senza tuttavia dimenticare che solo
una corretta gestione del patrimonio faunistico consentirà anche in futuro di mantenere e migliorare
le popolazioni di fauna selvatica del bellunese.
Il cervo rappresenta la parte prevalente dei prelievi effettuati dai cacciatori bellunesi, con 1.975
Totale ungulati abbattuti in provincia di Belluno
capi
abbattuti
finora ci stiamo avvicinando al 50%
5000
del4500carniere totale. L’incremento rispetto all’anno
4000
precedente
è davvero consistente, quasi 500 capi
3500
in 3000
più. Il rapporto di prelievo tra le varie classi
2500
è abbastanza
equilibrato, non ci sono timori nel
2000
1500
prelievo
di femmine e piccoli.
Totale ungulati abbattuti in provincia di Belluno
5000
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
1000
500
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
2011
2012
11
aNgolo delle armi
La scelta
del calibro
a cura di: Nani Cadorin
Molti possono essere i dubbi che
ricorrono frequentemente quando
un “giovane cacciatore di caprioli e di camosci” si pone il vecchio
dilemma della scelta del calibro
ideale.
Numerosi potrebbero risultare i
criteri per affrontare l’argomento,
ma per allontanare ogni perplessità al riguardo mi sembra doveroso sottolineare che in realtà non
esiste alcun calibro ideale o tuttofare.
Se la balistica è la scienza che
studia traiettorie e potenze, e che
ci permette di analizzare, comparandole, le potenzialità di tutti i
calibri, sarà unicamente la nostra
esperienza diretta a dimostrare
l’equivalenza tra teoria e pratica.
Mi auguro pertanto che le annotazioni seguenti possano dissipare
alcune incertezze di coloro che,
beati loro, hanno davanti a sé
un’intera vita venatoria.
Capriolo
Questo stupendo ungulato, che
ha colonizzato negli ultimi decenni l’intero arco alpino, assume, a
seconda dell’habitat frequentato,
forme e dimensioni sensibilmente
differenti, conseguenti ad indici di
presenza più o meno elevati. Si
passa dai 17/18 kg. (peso medio di capi maschi eviscerati) ai
25/26 kg. di altri soggetti maschi
coetanei, valore sovrapponibile
12
a quello di un camoscio di peso
medio.
Proviamo a sintetizzare, per semplificare, le deduzioni di carattere
venatorio.
Peso: leggero/medio
Habitat: radure, bosco fitto, bosco rado
Miglior senso sviluppato: olfatto
Distanza di tiro: media, medio
elevata (150 – 200/250 metri)
Possibilità di 2° colpo: scarsissima
Resistenza al colpo: buona
Calibri da preferirsi dotati
di: traiettoria tesa, potenza adeguata (1500 joule a 200 metri),
ottima precisione (Ø 7/8 cm. a
200 metri).
Escludiamo tutti i calibri di 5,6
mm. (o 222 millesimi di pollice)
in quanto non sufficientemente
dotati di energia a distanze elevate, oltre il muro dei 200 metri, e
perciò proibiti nella maggioranza
dei distretti alpini.
Calibri europei
6,5x57 mm. Mauser
6,5x57 R
6,5x68 mm. Schuler
6,5x68 R
7x57 mm. Mauser
7x57 R
7x64 mm. Brenneke
7x65 R
Calibri americani
6 mm. Remington
243 Winchester
25-06 Remington
240 Weatherby Magnum
257 Weatherby Magnum
6,5 mm. Remington Magnum
270 Winchester
280 Remington
Enorme diffusione per tradizione
e rendimento possono vantare il
243 Winchester ed il 6,5x57 mm.
Mauser, seguiti dal 270 Winchester; ottimo, anche se non ancora
molto diffuso, il 25-06 Remington.
I magnum sprigionano energie
eccessive per i capriolo, tranne
il 240 Weatherby, scelta oculata
per gli amanti delle prestazioni
super.
Camoscio
Il re delle vette alpine, presente
da millenni sulle nostre Alpi, è un
selvatico vigoroso dalle forme robuste, dotato di forza ed agilità
straordinarie, unite a difese naturali spiccate che gli consentono di
sopravvivere e moltiplicarsi in un
ambiente tanto ostile. Vista, udito
ed olfatto sono i suoi migliori alleati, e tentare di avvicinarlo è, di
norma, problematico.
Caratteristiche venatorie
Peso: medio (fino ad oltre 40 Kg.
nel maschio adulto)
Habitat: alta montagna, dirupi
scoscesi con scarsa vegetazione,
radure al limite superiore della fascia arborea.
Miglior senso sviluppato: vista.
Distanza di tiro: medio/elevata, elevata (fino a 250 metri ed
oltre)
Possibilità di un secondo
colpo: buona
Resistenza al colpo: ottima se
non colpisce un’area vitale.
Calibri da preferirsi dotati di: traiettoria molto tesa, potenza media (almeno 2000/2200 joule a
200 metri), grande precisione (Ø
7-8 cm. a 200 metri)
Escludiamo tutti i calibri fino a 6
mm., tranne il 243 Winchester
(notevole precisione), il 6 mm.
Frères (buona potenza) ed il 240
Weatherby Magnum (buona potenza e precisione).
Calibri europei
264 Winchester Magnum
270 Winchester
280 Remington
7 mm. Remington Magnum
7 mm. Weatherby Magnum
Da decenni la caccia al camoscio ha consacrato tre calibri al
di sopra dei 24 elencati: il 270
Winchester, il 6,5x68 e il 7 mm.
Remington magnum; in seconda
linea il 6,5x57 mm. Mauser ed
il 243 Winchester. Ottimi sono
pure il 25.06, il 6x62 Frères ed
il 6,5x65 RWS. I calibri Magnum
sovrastano quelli standard, ma il
loro uso è giustificabile solamente per grossi soggetti maschi, a
grandi distanze e, comunque sia,
i magnum sono spesso oggetto di
animate discussioni.
Tirare ad uno “jarling” è certamente cosa ben diversa dal tentare un colpo lunghissimo ad un
vecchio “bock”. Infine, dove trovare in calibro migliore? Vi bisbiglio all’orecchio un vecchio adagio: “In medio stat virtus”.
6,5x57 mm. Mauser
6,5x57 R
6,5x65 RWS
6,5x65 R RWS
6,5x68 mm. Schuler
6,5x68 R
7x64 mm. Brenneke
7x65 R
7x66 mm. Vom Hofe S.E.
7x75 R Vom Hofe S.E.
6x62 Frères
6x62 R Frères
Calibri americani
6 mm. Remington
240 Weatherby Magnum
243 Winchester
25-06 Remington
257 Weatherby Magnum
6,5 mm. Remington Magnum
PAGINA NUOVA 175x95,5 18-07-2012 19:12 Pagina 1
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Colori compositi
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CY CMY
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13
L’angolo del
veterinario
a cura di: Dott. ssa Patrizia Bragagna
In buona parte del territorio nazionale, il problema del sovrannumero degli
ungulati selvatici e dei danni da essi
provocati sono al centro di recenti e
animati dibattiti. è tempo che si apra
una nuova fase di confronto tra tutti gli
stakeholder, quali: Enti pubblici locali,
Associazioni di agricoltori, venatorie,
ambientaliste, animaliste e ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale), affinché veda la
luce una nuova politica, sia di gestione
faunistica che di riqualificazione ambientale.
L’ammontare dei risarcimenti per le
sole coltivazioni agricole è in continuo
aumento, senza contare le gravi conseguenze legate agli incidenti stradali,
alla conservazione della biodiversità,
alla tutela dell’ambiente ed ai rischi
connessi alla trasmissione di malattie infettive agli animali domestici ed
all’uomo. La situazione è, a tutt’oggi,
molto pesante e le misure fino ad ora
intraprese si sono rivelate poco efficaci.
Recentemente, Coldiretti ha concordato come la questione dei danni causati
dalla fauna selvatica sia una priorità
per il settore agricolo ed invoca la riapertura di un confronto fra tutti i portatori di interesse e le Istituzioni per indi-
SELVAGGINA:
un problema o una risorsa?
viduare un percorso normativo, anche
indipendentemente dalla riforma della tenute nella legge 157/1992 relative
legge 157/1992, che possa risolvere alla fauna sono fondamentali e non
tale insostenibile problema.
adattabili dalle Regioni, in quanto non
è evidente che una ripresa del dialo- di propria competenza. Relativamente
go può avvenire a condizione che tutti al tema danni, la legge 157/1992
i soggetti interessati condividano un obbliga però le Regioni al risarcimento
modello di caccia sostenibile, rispet- dei danni causati dalla fauna selvatica
toso della biodiversità, della norma- alle coltivazioni agricole, escludendo
tiva comunitaria e delle indicazioni altre tipologie, quali i danni alle perdell’ISPRA, presupposto senza il quale sone e cose, per le quali si da applicanon è possibile aprire alcun tavolo di zione della norma generale contenuta
confronto, visto anche il fallimento del- nell’articolo 2043 del codice civile».
la precedente esperienza
del Tavolo nazionale sulla
caccia istituito dalle Regioni con le Associazioni di
settore che, arenatosi sulla
questione dei calendari
venatori, non ha consentito di aprire un confronto
che portasse a risolvere
la questione dei danni da
fauna selvatica.
Dal punto di vista giuridico la fauna è patrimonio
indisponibile dello Stato,
quindi le disposizioni con- Gestione di filiera della selvaggina
SOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA
Via dei Martiri, 61 - Lentiai (BL) - Tel. 0437 750584 - Fax 0437 750584
APERTA: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato 8.30-12.30 e 17.00-19.00, martedì e giovedì 8.30-12.30 - DOMENICA CHIUSA
14
Perciò le Regioni e le Province sono
condannate al risarcimento di questa
tipologia di danni e quindi sono costrette ad affrontare problematiche giuridiche ed economiche enormi sempre
più difficili da onorare.
Occorre una inversione di rotta per rilanciare l’intero settore e per affrontare
le sfide del futuro, in un’ottica complessiva che veda comunque la caccia coniugata con i criteri di sostenibilità, di
compatibilità con le indicazioni scientifiche, di integrazione con le normative
comunitarie e con le differenti istanze
della Società. Se questo è il problema
che inevitabilmente dovrà essere affrontato, per quale motivo la gestione
degli ungulati non potrebbe diventare
una risorsa come in tanti altri paesi del
mondo?
Senza addentrarci in svariate specifiche non di secondario interesse quali il
turismo venatorio e altre, vorrei soffermarmi su un argomento di stretta competenza veterinaria: la risorsa ungulati
dal punto di vista alimentare.
L’interesse per le carni di selvaggina
è oggi, in Europa, in forte crescita, in
quanto esse rappresentano per il consumatore una valida alternativa alle
“classiche” carni di specie allevate,
delle quali si è invece ridotto il consumo negli ultimi anni, a seguito di varie
problematiche di natura etica, igienico-sanitaria e frodi, che tanto spazio
hanno trovato, anche recentemente,
sui molteplici sistemi di informazione.
In particolare, il tipo di alimentazione
naturale degli animali selvatici, che
vivono allo stato libero nella migliore
condizione di benessere, ha influito
in modo determinante sulle scelte del
consumatore, sicuro che la selvaggina,
contrariamente agli animali allevati,
assuma dall’ambiente alimenti privi di
sostanze ad azione farmacologica e
ormonale.
Naturalmente, le carni che arrivano
sulle tavole dei consumatori, devono
soddisfare anche altri requisiti: igienico-sanitari, quali la carica microbica
(assenza di germi patogeni) e l’assenza di contaminanti ambientali (pesticidi, metalli pesanti, isotopi radioattivi);
nutrizionali (rapporto nel contenuto in
acidi grassi saturi e insaturi e di questi
tra omega-3 e omega-6); e non da ultimi quelli organolettici, essenziali per
conferire alle carni morbidezza, succosità e aroma. Pertanto, queste carni
stanno rivestendo un
ruolo sempre più importante nel settore
alimentare, sia commerciale che gastronomico, anche in
virtù del fatto che
rappresentano un
forte legame delle
varie comunità con
le proprie tradizioni
locali.
Come tutti gli alimenti però, a garanzia
del consumatore,
nel loro utilizzo sono Documentazione e requisiti strutturali e igienico-sanitari
soggette al rispetto di
requisiti cogenti definiti nell’ambito di mento, come definito nel Reg. CE n.
norme comunitarie. Le carni di selvag- 853/2004. La Regione Veneto inoltre,
gina selvatica (così come definite dal particolarmente sensibile alla gestione
Reg. CE 853/2004), secondo quanto degli ungulati cacciati, nel contesto
previsto dalla Legge italiana sulla pro- più ampio del concetto di sicurezza
tezione della fauna e per il prelievo ve- alimentare, con la DGR 2305 del 28
natorio n. 157/1992, possono deriva- luglio 2009, ha voluto prevedere che
re sia da animali cacciati nell’ambito sul territorio siano presenti dei Centri
di attività venatoria in senso stretto, che di sosta o raccolta per lo stoccaggio
attraverso piani di attività di controllo temporaneo delle carcasse degli unguautorizzati dalle Amministrazioni pro- lati cacciati.
vinciali.
Tali Centri prevedono un locale a tem- Nel primo caso (attività venatoria) le peratura controllata (cella frigorifera)
carni possono essere utilizzate sia per e altri requisiti strutturali e igienicoautoconsumo da parte del cacciatore, sanitari minimi autorizzati dal Servizio
sia per la cessione diretta in ambito lo- Veterinario di igiene degli alimenti di
cale del piccolo quantitativo (un capo origine animale della ULSS competengrosso/anno più 500 capi piccoli/ te per territorio, che attribuiscono agli
anno) al consumatore finale, spacci di stessi un numero di Registrazione.
vendita al dettaglio e alla ristorazione. La formazione e la crescita culturale
- Nel secondo caso (piani di controllo) del cacciatore e il ruolo svolto dal Sere per la cessione oltre il piccolo quanti- vizio Sanitario nella figura del Veteritativo, la commercializzazione può av- nario ufficiale potrebbero apportare
venire, solo previo passaggio dei capi notevoli vantaggi, oltre che alla salute
abbattuti attraverso un centro di lavo- della collettività, anche all’equilibrio
razione della selvaggina riconosciuto dell’ecosistema, valorizzando al masai sensi del Reg. CE n. 853/2004, simo le risorse del nostro territorio.
per essere sottoposti
all’ispezione sanitaria prevista dal Reg.
CE n. 854/2004
dal Veterinario ufficiale.
Pertanto, risulta di
notevole importanza, in quest’ultimo
caso,
pianificare
ed eseguire ad
opera del cacciatore formato sia gli
esami preliminari
sull’animale in vita
Programma prerequisiti
che dopo l’abbatti-
15
I vegetariani uccidono più animali
di chi mangia carne
tratto da www.federfauna.org
Quante volte avete sentito dire dagli
animalisti che mangiare carne non
è etico perché comporta l’uccisione
di esseri senzienti, che l’allevamento
danneggia l’ambiente, che spreca
vegetali che sarebbero meglio impiegati per sfamare le persone?
Non solo non è così, ma sarebbero
proprio loro, i vegetariani, ad uccidere più animali degli onnivori che
mangiano carne. Addirittura 25 volte in più, dimostra uno recente studio
australiano. Partiamo dal presunto
spreco di vegetali impiegati nell’allevamento: è vero che gli animali di cui
si nutre l’uomo si nutrono di vegetali
e che l’uomo si nutre anche di vegetali (alcuni uomini, i vegani, solo di
vegetali), ma non è vero che gli animali consumino gli stessi vegetali che
consuma l’uomo. Non li consumano
nella stessa forma neanche quando
la pianta è la medesima.
Facciamo l’esempio del mais, il granoturco che tutti conosciamo: l’uomo
ne consuma solo la granella (spesso
solo parte di essa), mentre l’animale
mangia tutta la pianta, e se da un
ettaro di terra coltivato a mais si possono ottenere oltre 75 tonnellate di
mais ceroso per alimentare gli animali, se ne possono ottenere solo 13
di granella.
Non è molto differente per la soia,
tanto cara ai vegani: gli animali non
mangiano il tofu o il tempeh, ma il
“pannello”, dopo che e’ stato estratto l’olio. Senza contare poi, che la
maggior parte dei bovini nel mondo
si nutre al pascolo di vegetazione
che l’uomo non mangia.
Ciò dovrebbe già essere sufficiente
per sfatare la teoria animalista secondo cui l’allevamento di animali per
l’alimentazione umana sprecherebbe
vegetali che sarebbero meglio impiegati per sfamare le persone.
Ma Mike Archer, Professore australiano dell’Università del New South
16
Wales, impegnato nella ricerca
sull’evoluzione della Terra ed i sistemi
di Vita, è andato oltre, dimostrando
che rispetto alla produzione di carne, la produzione di molti vegetali
consumati dall’uomo possa uccidere
un numero di animali senzienti 25
volte superiore per chilogrammo di
proteine utilizzabili prodotte, tra l’altro in modo crudele, ed anche generare maggiori danni ambientali.
Archer ha evidenziato ciò che è ovvio, ma di cui la gente spesso non si
accorge: mentre la maggior parte dei
bovini macellati si nutrono al pascolo
di vegetazione per lo più spontanea,
la produzione di grano, riso e legumi
richiede l’eliminazione di tale vegetazione autoctona e ciò si traduce nella
morte di migliaia e migliaia di animali la cui vita era legata a quell’ecosistema e a quel tipo di vegetazione.
Quindi, visto che dal pascolo non si
ottengono vegetali che l’uomo possa
consumare, per ottenere più vegetali
consumabili dall’uomo è necessario
distruggere nuova vegetazione spontanea, con le conseguenze appena
descritte.
Qualcuno ora obbietterà che l’Italia
abbia estensioni ben diverse dall’Australia e che qui gli animali non pascolino. Beh!, sappia che nel mondo
i pascoli e le praterie coprono più
del doppio della superficie destinata
alle colture e che nel nostro Paese,
che è un puntolino sul mappamondo,
gran parte della carne bovina, suina,
ovina ed anche equina è di importazione. Fanno eccezione le carne di
pollo e di tacchino che sono prodotte
in quantità sufficienti direttamente in
Italia.
Chiarito questo punto, passiamo ai
numeri degli animali uccisi per essere mangiati e di quelli uccisi per non
essere mangiati: Archer ha calcolato
che dall’abbattimento di un bovino
cresciuto al pascolo si ottenga una
carcassa di circa 288 Kg, la quale,
una volta disossata, rende il 68% di
carne, che al 23% di proteine è pari
45 kg di proteine per animale ucciso. Questo significa che per ottenere
100 kg di proteine animali utilizzabili serva abbattere 2,2 animali.
Chi ha avuto occasione, almeno
una volta nella vita di soffermarsi a
guardare l’aratura dei campi, si sarà
sicuramente accorto che il trattore è
sempre seguito da stormi di uccelli
predatori, dalle nostre parti soprattutto corvi e gabbiani.
Questi uccelli non fanno altro che
predare tutti i piccoli mammiferi, lucertole, serpenti e altri animali, soprattutto cuccioli, messi in fuga dal
trattore. Il loro numero è difficilmente
stimabile, ma elevatissimo.
Poi ci sono gli animali che vengono
uccisi per difendere i raccolti: non
solo viene avvelenata una quantità incalcolabile di insetti e ragni, ai
quali ben pochi animalisti si interessano, ma anche migliaia di topi, che,
invece, vengono considerati esseri
senzienti.
Archer ha stimato che nella coltivazione del frumento vengano uccisi
almeno 100 topi per ettaro all’anno, quindi, con rese medie di circa
1,4 tonnellate per ettaro, visto che il
frumento contiene il 13% di proteina utilizzabile, si può calcolare che
vengono uccisi almeno 55 animali
senzienti per produrre 100 kg di proteine vegetali utilizzabili: 25 volte di
più che per la stessa quantità di carne bovina prodotta al pascolo.
Considerino inoltre i “cari” animalisti, che questi animali soffrono di più
di quelli uccisi nel ciclo di allevamento o nella caccia, perché a loro non è
garantita né la limitazione del dolore
al minimo o lo stordimento preventivo che è garantito agli animali da
macello, né la morte istantanea che è
assicurata a quelli selvatici cacciati.
RABBIA
Comunicato Stampa
FINALMENTE
UNA BELLA NOTIZIA
Regione del Veneto
Giunta Regionale
Ufficio Stampa
COMUNICATO STAMPA
RABBIA: IL TERRITORIO VENETO TORNA NELLO STATUS “INDENNE”
DOPO 3 ANNI
Regione del Veneto
Giunta Regionale
(AVN) Venezia, 20 febbraio 2013
Ufficio Stampa
L’intero territorio del Veneto ha riacquisito,
dopo oltre 3 anni, lo status di indennità
dalla rabbia silvestre che, a partire dal 2008-2009, aveva progressivamente colpito le
STAMPA
Regioni Friuli Venezia COMUNICATO
Giulia, Veneto e parte delle
Province Autonome di Bolzano e
Trento.
RABBIA: IL TERRITORIO VENETO TORNA NELLO STATUS “INDENNE”
DOPO
3 ANNI
Ne
dà notizia
con soddisfazione l’assessore regionale alla caccia.
Foto di: Michael Breuer
(AVN)
Venezia,
20 febbraio
2013formalizzata con una nota dal Ministero della Salute,
“La
novità
– riferisce
– ci è stata
ed è una novità molto positiva, perché questa situazione aveva creato molti disagi
L’interoal territorio
del Venetoper
ha lariacquisito,
dopo oltre
lo statusdei
di indennità
anche
mondo venatorio
movimentazione
e la3 anni,
vaccinazione
cani. Un
dalla
rabbia
silvestre
a partire
dal 2008-2009,
aveva
progressivamente
le
mondo
venatorio
che che,
ha dato
un notevole
contributo
all’eradicazione
dellacolpito
malattia,
Regioni
FriulialVenezia
Veneto e monitorando
parte delle Province
Bolzano e
collaborando
presidioGiulia,
del territorio
ovunqueAutonome
possibile di
l’andamento
Trento.
delle campagne vaccinali e la presenza di eventuali animali infetti”.
Ne
soddisfazione
l’assessore
regionale
Tra dà
le notizia
azioni con
adottate
per combattere
la rabbia
era alla
statocaccia.
adottato un vasto piano di
vaccinazione orale antirabbica nelle volpi, oltre alla vaccinazione obbligatoria dei cani
“La
novitàe –residenti
riferiscenelle
– ci èRegioni
stata formalizzata
con una nota dal
Ministero
della
Salute,
introdotti
coinvolte dall’emergenza
e degli
animali
domestici
ed
è unaalnovità
positiva,
perché questa situazione aveva creato molti disagi
condotti
pascolomolto
nei territori
a rischio.
anche al mondo venatorio per la movimentazione e la vaccinazione dei cani. Un
mondo
venatorio
chedella
ha dato
un notevole
all’eradicazione
della che
malattia,
Nell’ultima
riunione
specifica
unità dicontributo
crisi nazionale
è stato attestato
sono
collaborando
presidio
territorio e dall’ultimo
monitorandocaso
ovunque
possibile
l’andamento
trascorsi i 2al anni
di del
vaccinazione
accertato,
come
richiesto
delle
campagne
vaccinali
presenza
di eventuali
animali
infetti”.
dall’Unione
Europea
e chee iladati
di sorveglianza
della
malattia
risultano favorevoli.
Tra
le azioninr.adottate
per(CACCIA)
combattere la rabbia era stato adottato un vasto piano di
Comunicato
268-2013
vaccinazione orale antirabbica nelle volpi, oltre alla vaccinazione obbligatoria dei cani
introdotti
residenti
nelle RegioniUFFICIALE
coinvolte dall’emergenza
e degliDELLA
animali domestici
P.S. CON eQUESTO
COMUNICATO
DECADE L’OBBLIGO
condotti
al pascolo nei
territori a rischio.
VACCINAZIONE
ANTIRABICA
PER IL CANE.
Nell’ultima riunione della specifica unità di crisi nazionale è stato attestato che sono
trascorsi i 2 anni di vaccinazione dall’ultimo caso accertato, come richiesto
dall’Unione Europea e che i dati di sorveglianza della malattia risultano favorevoli.
Comunicato nr. 268-2013 (CACCIA)
P.S. CON QUESTO COMUNICATO UFFICIALE DECADE L’OBBLIGO
DELLA
VACCINAZIONE ANTIRABICA PER IL CANE.
Giunta Regionale del Veneto - Ufficio Stampa
Palazzo Balbi, Dorsoduro 3901 – 30123 Venezia - tel. 041 279 2910 fax 041 279 2917
e-mail: [email protected] - www.regione.veneto.it
Giunta Regionale del Veneto - Ufficio Stampa
Palazzo Balbi, Dorsoduro 3901 – 30123 Venezia - tel. 041 279 2910 fax 041 279 2917
e-mail: [email protected] - www.regione.veneto.it
Loc. Campagna, 2 - 32027 Taibon Agordino (BL)
Tel. 329 1086255 • Fax: 0437 643238 • E-mail: [email protected]
17
L’arte della
tassidermia
a cura di: Elvio Dal Pan
Come preparare
ed imbalsamare gli animali
3aa parte
ATTREZZATURA E MATERIALI
Prima di iniziare a descrivere il procedimento vero e
proprio per imbalsamare un
animale, diamo uno sguardo a quali sono le attrezzature ed i materiali indispensabili per poter procedere.
Gli strumenti manuali necessari al tassidermista, che
voglia iniziare a livello amatoriale tale attività, non sono
poi molti e nemmeno particolarmente costosi, a meno
che non si voglia intraprendere un’attività professionale vera e propria perché, in
tal caso, i costi lieviteranno. Molti di questi strumenti si trovano già presenti in
qualsiasi cassetta attrezzi di
uso casalingo mentre, per i
rimanenti, non sarà difficile
procurarseli o costruirli in
proprio con pochi euro di
spesa. è ovvio che si può
iniziare con una attrezzatura molto modesta e poi, via
via, rifornirsi di tutti gli strumenti che la pratica consiglierà come i più idonei.
Durante il lavoro il tassidermista si troverà nello stesso
tempo ad essere: chirurgo,
sarto, scultore, fabbro, falegname, pittore ecc. insomma, dal bisturi alla sega da
falegname. Un piccolo elenco degli utensili indispensabili potrebbe essere così
composto:
Per la spellatura di uccelli e piccoli
mammiferi: Un bisturi o un coltello
a lame intercambiabili, un piccolo assortimento di
forbici con lame
di diversi tipi e dimensioni, un tronchesino. (fig.1)
ed arrotondate, punteruolo,
aghi da cucito diritti e ricurvi, spilli, filo, spago, chiodi,
pennelli, colori, pasta per
modellare, filo di ferro di
vari diametri, siringhe ipodermiche con aghi di varie
misure e spessori. Spatoline
di varie forme e misure.
Materiali per la concia:
Per quanto riguarda i materiali, il mercato fornisce una
vasta gamma di prodotti sempre più moderni e sofisticati,
mancano purtroppo i negozi
specializzati in tal senso ma
i pochi esistenti si possono
facilmente contattare anche
via internet e farseli spedire
direttamente
a casa.
Occhi
in cris ta l lo: Ne
esistono
di
tutti
i
ze a punte piatte tipi e di
Per il montaggio: Trapano, pin-
Fig. 1
18
Fig. 2
punti non raggiungibili dalla concia. Per i
grossi mammiferi sono
invece necessarie delle soluzioni concianti
da sciogliere in acqua,
le più comuni sono a
base di sale e allume
di rocca e si trovano in
commercio già pronte
in comode confezioni.
Fig. 3
tutte le misure per ogni tipo
di animale (fig. 2).
Possiamo trovarne anche di
plastica, decisamente più
economici ma sicuramente di
qualità molto più scadente.
Conce per uccelli e piccoli mammiferi: Esistono conce
in polvere da spargere sulla
pelle durante la spellatura e
conce in pasta, queste ultime
in genere a base di borace,
completamente innocua per
l’uomo a differenza del terribile arsenico ormai quasi
completamente dimenticato.
Le soluzioni mummificanti sono invece liquide, da
iniettare tramite siringa sui
SCRIVETE
alla redazione
Diventa sempre più difficile trovare argomenti d’attualità che non
siano già stati trattati. Argomenti
con tematiche diverse per esempio sulle armi, sulle varie malattie
del cane, sulle leggi, sui fucili,
sull’ottica, ecc.
Per poter continuare a trattare
al principiante, unico neo il
loro costo, non sempre esiguo, ma bisogna dire che
quasi sempre il prezzo è
compensato dal risultato e
dal tempo risparmiato (fig.
3). Con lo stesso materiale
le ditte specializzate realizzano anche rocce e rami
di qualsiasi forma e misura
praticamente simili agli originali ma estremamente più
Manichini: Per la ri- pratiche e lavorabili. (fig. 4)
costruzione del corpo
potremo usare vari materiali, dalla paglia, all’ovatta,
al polistirolo ecc. Bisogna
dire però che per ottenere
un buon risultato con questi
materiali occorre una buona
dose di manualità abbinata
ad una cospicua pratica che
non sempre tutti hanno. Anche in questo caso la moderna tecnologia ci viene
incontro mettendo a dispoFig. 4
sizione sia del principiante,
ma anche e soprattutto del
professionista, manichini in Una volta che questi attrezpoliuretano espanso di ogni zi e materiali saranno pronti
genere e misura per ogni sul nostro tavolo, oltre natutipo di animale che certa- ralmente all’animale da premente facilitano enorme- parare, saremo pronti per
mente il lavoro soprattutto iniziare il lavoro.
segue
nel nostro giornale tali tematiche
serve quindi la Vostra indispensabile collaborazione che consiste
nell’inviare alla redazione le vostre domande su questi temi ed i
nostri Esperti saranno ben lieti di
risponderVi.
Non fateVi problemi e scrivete, solo così avremo materiale da pubblicare, altrimenti le rubriche del Legale
e del Veterinario non ci saranno più.
Indirizzate le Vostre domande a:
REDAZIONE CACCIA 2000
c/o Sandro Pelli
Via Trevigiana, 8
32035 SANTA GIUSTINA (BL)
PER POSTA ELETTRONICA A:
[email protected]
[email protected]
19
passeggiando
nel bosco
Tratto da “Guarire con le Erbe” Fratelli Melita Editore
ATTENZIONE!!!
Prima di utilizzare qualsiasi
pianta medicinale, si leggano
attentamente le eventuali avvertenze contenute nella loro trattazione. Un loro cattivo impiego
può causare seri inconvenienti.
Talune piante, o loro parti o
sostanze da esse ricavate, possono essere addirittura tossiche
o velenose. In ogni caso nell’incertezza si ricorra al consiglio
di una persona qualificata.
DESCRIZIONE:
pianta dotata di fusto eretto, robusto, con sfumature rossicce. Le foglie
sono pennate, diseguali, con margine dentato. I fiori sono di color bianco giallognolo riuniti in corimbi. La
fioritura avviene in estate. La pianta
può raggiungere anche 1,80 m. di
altezza.
HABITAT:
poco frequente in Italia, assente
nelle zone tipicamente mediterranee, l’olmaria si può trovare lungo
i fossati, i torrenti, nei terreni umidi
dell’Italia del Nord, dalla pianura
alla montagna fin oltre i 1500 metri.
RACCOLTA:
della pianta si utilizzano soprattutto
le foglie e le sommità fiorite raccolte
a fioritura iniziata e fatte celermente
essiccare in luogo asciutto. Meno
frequentemente si utilizzano le radici essiccate.
AVVERTENZE:
non si deve mai far bollire la pianta.
20
OLMARIA
Filipendula ulmaria
Rosacee
Vistosa erbacea che svetta con i
suoi bianchi fiori tra i campi umidi
e acquitrinosi. Il suo contenuto di
composti salicilici la rende preziosa per curare i dolori. Contro i
reumatismi e gotta si utilizza l’infuso ponendo a riposare per un quarto d’ora 40 g. di sommità fiorite in
1 lt. d’acqua bollente. Trascorso
questo tempo si filtra e se ne consumano 2 tazze al giorno prese
lontano dai pasti.
Lo stesso infuso è consigliato per
quanti soffrono di idropisia, mentre
contro l’arteriosclerosi si pongono
in infusione 10 g. di sommità fiorite
in 250 ml. d’acqua bollente per un
quarto d’ora, si filtra e se ne consumano da 2 a 3 tazze al giorno
delle quali 1 al mattino a digiuno.
40g. di sommità fiorite e foglie
essiccate poste in infusione in 1lt.
d’acqua bollente per una decina
di minuti aiutano a combattere la
cellulite.
Trascorso il periodo indicato, si filtra e si consuma l’infuso nell’arco
della giornata avendo l’accortezza
di ingerirlo lontano dai pasti principali. Lo stesso infuso, combatte la
litiasi, facilita l’eliminazione degli
acidi urici, combatte la nefrite.
La pianta essiccata va conservata
in vasi di vetro ermeticamente chiusi. Dopo 6/7 mesi di conservazione perde parte dei suoi poteri per
cui bisogna sostituirla.
L’olmaria va sempre utilizzata per
infusione, mai per decotto.
Scarsi sono gli impieghi della pianta in cucina dove talvolta può essere mescolata in piccole percentuali
con altre verdure per confezionare
minestre diuretiche e rinfrescanti. In
campo estetico il suo infuso (30 g.
di sommità fiorite in 1 lt. d’acqua
per un quarto d’ora; uso: 3 tazze
al giorno) è di qualche giovamento
per chi soffre di obesità.
L’olmaria era una delle erbe stimate dai Druidi. I suoi piccoli fiori bianchi così ravvicinati da dar
l’impressione di un unico fiore,
venivano utilizzati per adornare le
case dove portavano un profumo
fragrante piacevole a sentirsi. L’olmaria è un vegetale ricco di principi attivi e di elementi utili all’uomo
come il magnesio ed il ferro.
PREPARAZIONE: 30 minuti
COTTURA: 45 MINUTI
DIFFICOLTà: bassa
ricetta:
di SAMUELE BETTINI
Tratto dal volume “La selvaggina del Veneto nel piatto”
Terra Ferma Edizioni
Risotto con
le quaglie
foto di: Cristiano Bulegato
Ingredienti per 4 persone
4 quaglie di cacciagione
300 g di riso arborio
80 g di burro
1 cipolla di media grossezza
1 piccola carota
1 piccola costa di sedano
1 spicchio d’aglio
4 cucchiai di grana padano grattugiato
2 foglie di salvia
1 l. di brodo di carne
vino bianco secco
olio extravergine d’oliva
sale e pepe
Preparazione
Spennate e mondate le quaglie,
poi fiammeggiatele per eliminare i
residui di penne e lavatele, quindi
asciugatele e legatele con un robusto filo bianco da cucina in modo
che mantengano la loro forma.
• Fatele rosolare leggermente in
padella con 20 g di burro e un cucchiaio d’olio, aggiustate di sale e
pepe. Aggiungete mezza cipolla,
la carota e il sedano tagliati a pezzetti, lo spicchio d’aglio leggermente schiacciato e le foglie di salvia,
quindi lasciateli rosolare leggermente.
• Irrorate con mezzo bicchiere di
vino bianco, coprite con il coperchio e fate cuocere per circa 25’,
rivoltando le quaglie di tanto in tanto e aggiungendo, se necessario,
poco brodo durante la cottura.
• Tritate finemente la restante cipolla, versatela in un tegame e fatela
appassire in 30 g di burro senza
farle prendere colore; unite il riso
e lasciatelo tostare per qualche minuto, poi iniziate a irrorarlo con il
brodo bollente aggiunto poco per
volta.
• Poco prima di terminare la cottura
del riso al dente, toglietelo dal fuoco e mantecatelo con il grana e il
restante burro ammorbidito e a pezzetti, mescolando energicamente.
• Distribuite il risotto nei piatti caldi,
praticatevi al centro un’infossatura
e adagiatevi una quaglia privata
del filo.
• Filtrate il fondo di cottura attraverso un colino fine, quindi versatelo
sulle quaglie e servite.
Centro Carni
Gazzi
di Gazzi Fabrizio
Via Pedemontana, 20
SORANZEN di Cesiomaggiore (BL)
Tel. 0439 438161 - Cell. 328 9349009
21
POESIA:
QUANDO DE SERA
di Rino Budel
PRANZO DI PESCE
Quando de sera
al sol al se po’ posa,
‘l cielo da azzuro
al ciapa de rosa,
drio le montagne
al tramonto le va
nèole rosse
come fogo impizhà!
Quando de sera
le ombre se cala,
torna al so’ nit
ogni oselét,
par star coi so’ piciòi
a rincurarli
e col calt de le piume
difender dal fret!
Quando de sera
Intorno al larin
col calt de ‘na zhoca
se scalda le man,
anca i pensieri
de ‘n color i se carga
par quel che la vita
riserva doman!
22
Dopo alcuni anni di pausa e molteplici richieste pervenute dai
nostri Soci e simpatizzanti viene riproposta la gita per andare
a mangiare il pesce. Il posto è nuovo e molto bello. Pensiamo proprio che chi aderirà all’iniziativa rimarrà sicuramente
soddisfatto. I posti sono limitati (160 max.) La quota di euro
50,00 è comprensiva di tutto. Per le prenotazioni dal Cadore
ed Agordino la partenza s’intende dal Piazzale Resistenza
(Stadio) di Belluno alle ore 11.00.
Vi aspettiamo numerosi!
DOMENICA 21 APRILE 2013
Presso il ristorante “Fossa Mala” Via bassi, 81
a FIUME VENETO
Oltre ai soci possono partecipare le gentili signore, amici e
simpatizzanti (posti disponibili nr. 160)
MENU (Costo euro 50,00 compreso viaggio in pullman)
Apertivo:
Bollicine con gli stuzzichini - fritti di pesce
Antipasti:
antipasto di mare “Fossa Mala”
gratinato misto di conchiglie
Primi:
risotto con gamberi e timo limone
raviolo di branzino con vellutata di carciofi
Secondo:
filetto di s.pietro alla mediterranea con patate al forno e
contorni abbinati
sorbetto al frutto della passione
torta perla
caffè - vini della casa
zv
AUGURI ai soci
Soci A.C.B che nei mesi di gennaio, febbraio, marzo aprile 2013
hanno compiuto o stanno per compiere gli anni:
RISERVA
NOMINATIVO
NASCITA ETà
Seren del Grappa
Rebernig Flavio
7-01-1941
72
Domegge di Cadore
De Polo Francesco
18-01-1941
72
Arsiè
Anese Enrico
17-04-1922
91
Domegge di Cadore
Zamarco Luigino
23-01-1942
71
Ponte nelle Alpi
Prest Angelo
30-01-1928
85
Santa Giustina
Dal Pont Roberto
28-01-1942
71
Quero
Mazzocco Gelindo
12-01-1930
83
Rivamonte-Voltago
Da Campo Rino
7-03-1942
71
La Valle Agordina
De Zaiacomo Gino
18-01-1931
82
Tambre
Bortoluzzi Orazio
13-03-1942
71
Santa Giustina
Lucchetta Lucio
23-01-1932
81
Lamon
Casagrande Francesco
18-03-1942
71
Canale d'Agordo
Lorenzi Valter
28-01-1932
81
Sovramonte
Fonzasin Antonio
26-03-1942
71
Tambre
Gandin Osvaldo Guelfo
6-02-1932
81
Alano di Piave
Lubian Giovanni
7-04-1942
71
Santo Stefano di Cad.
Bergagnin Enzo
31-03-1932
81
Feltre
Bordin Giancarlo
12-04-1942
71
Arsiè
Battistel Remo
6-04-1932
81
Agordo
Cassol Fiorindo
21-04-1942
71
Pedavena
Zabot Isidoro
3-01-1933
80
Tambre
Donadon Renato
2-01-1943
70
Belluno
Severi Bruno
28-03-1933
80
Auronzo di Cadore
Costa Gianfranco
23-02-1943
70
Cesiomaggiore
Corso Valter
8-01-1934
79
Pedavena
Bertelle Giovanni
13-03-1943
70
Domegge di Cadore
De Silvestro Giovanni
29-01-1934
79
Pedavena
De Riz Renzo
22-03-1943
70
Lozzo di Cadore
Baldovin Michele
15-03-1934
79
Gosaldo
Masoch Ferruccio
25-03-1943
70
Belluno
Bassanello Renato
24-04-1934
79
San Nicolò Comelico
Costan Dorigon Luigino
30-03-1943
70
Lozzo di Cadore
Da Pra Mauro
3-01-1935
78
Lamon
Mancuso Sebastiano
5-04-1943
70
Sedico
Deon Franco
20-01-1935
78
Limana
Viel Roberto
8-04-1943
70
Sovramonte
Slongo Serafino
8-02-1935
78
Feltre
Scariot Luciano
24-02-1935
78
Lorenzago di Cadore
Tremonti Sergio
29-03-1935
78
Lamon
Bee Bortolo
25-01-1936
77
Sovramonte
Pelosio Cesare
16-03-1936
77
Calalzo di Cadore
Frescura Giorgio
20-03-1936
77
Sovramonte
D'Incau Simone
11-02-1983
30
Limana
Triches Umberto
10-04-1936
77
Sedico
Dal Col Luca
24-02-1983
30
Santo Stefano di Cad.
D'ambros Italo
20-04-1936
77
Sedico
Tormen Alessandro
15-03-1983
30
Santa Giustina
Facchin Giuseppe
22-05-1936
77
Santo Stefano di Cad.
De Mario Roberto
15-01-1984
29
Auronzo di Cadore
Monti Nia Pietro
9-01-1937
76
Ponte nelle Alpi
Mambretti Antonio
18-02-1937
76
Alano di Piave
Dal Canton Daniele
23-01-1984
29
Sovramonte
Bottegal Rizzieri
18-02-1937
76
Mel
De Gasperi Fabio
28-02-1984
29
Arsiè
Turra Pier Enzo
20-03-1937
76
Fonzaso
Maccagnan Michele
5-02-1985
28
Renon Igor
25-02-1985
28
... e i più giovani
Lorenzago di Cadore
Granato Alfio
20-03-1937
76
Gosaldo
Valle di Cadore
Da Giau Maurizio
4-04-1937
76
Tambre
Bino Matteo
11-03-1985
28
Domegge di Cadore
Frescura Franco
3-01-1938
75
Limana
Paris Christian
27-04-1985
28
Limana
Orzetti Ezio
26-04-1938
75
Sappada
Fauner Michael
12-02-1986
27
Limana
Segat Silvestro
1-01-1939
74
Rivamonte-Voltago
De Marco Dino Angelo
18-02-1939
74
Lorenzago di Cadore
Tremonti Dennis
4-03-1986
27
Canale d'Agordo
Valt Luciano
19-01-1940
73
Feltre
Toigo Francesco
7-03-1986
27
San Tomaso agordino
Gaiardo Franco
21-01-1940
73
Quero
Alba Mirko
8-03-1986
27
Feltre
Campigotto Ferdinando
12-02-1940
73
Feltre
Lavore Aldo
10-02-1987
26
Rivamonte-Voltago
Caldart Luigi
22-02-1940
73
Feltre
Vettoratta Matteo
25-02-1987
26
Chies d'Alpago
Trame Primo
11-03-1940
73
Lamon
Malacarne Luca
10-03-1987
26
Seren del Grappa
Fantinel Ferruccio
12-03-1940
73
Puos d'Alpago
Vuerich Tiziano
16-03-1987
26
Belluno
De Bon Agostino
22-03-1940
73
Gosaldo
Bedont Anselmo
11-04-1940
73
Gosaldo
Bressan Alan
21-04-1987
26
Auronzo di Cadore
Molin P. Liberale
25-04-1940
73
Lozzo di Cadore
Laguna Daniel
22-03-1990
23
Sovramonte
Dalla Corte Carlo
5-01-1941
72
Agordo
Farenzena Alex
18-01-1991
22
Celli Luca
6-01-1992
21
Cadore Nicola
22-04-1993
20
Valle di Cadore
Del Favero Gianpietro
6-01-1941
72
Feltre
Santa Giustina
De Bastiani Giovanni
7-01-1941
72
Sospirolo
23
NEWS
La fiaba d’inverno
del camoscio sul tetto
Tratto da www.giornaledibrescia.it
Riceviamo dal nostro Socio e carissimo amico Giacomelli Alessandro della RAC di Auronzo questa foto originale
scattata nella sua Zona d’origine. Il testo è tratto dal Giornale di Brescia.
Gli incontri con animali selvatici come cervi e caprioli sono
ormai all’ordine del giorno nei
paesi dell’ Alta Valle. È invece
piuttosto bizzarro aprire la finestra al mattino e notare che
sul tetto del vicino c’è un camoscio.
Quando martedì ai Vigili del
Fuoco, Corpo forestale dello
Stato e Polizia provinciale è
arrivata la richiesta di intervento nel centro della frazione
dalignese di Pezzo, tutti hanno
pensato a uno scherzo.
Invece il camoscio - un maschio
di 14-15 anni - c’era davvero,
seduto sulla neve, accanto a un
comignolo.
Le molte persone accorse hanno riferito che il povero animale si trovava lì già la sera precedente, ma pensavano che se
la potesse cavare da solo.
«Com’è salito, dovrà pur scendere», sosteneva qualcuno. La
casa in questione, costruita su
un terreno in pendenza, consente un accesso abbastanza
facile al tetto sul retro.
Molto probabilmente l’animale
ha raggiunto la sommità proprio da lì. Spaventato, forse
disorientato dalla forte bufera
che ha investito l’Alta Valle lunedì sera.
Ha spiccato qualche salto, ritenendo il tetto un luogo sicuro. I
Vigili del Fuoco, una volta saliti, hanno cercato di avvicinarsi
all’animale, ma lui, troppo spaventato, stava per buttarsi nel
vuoto. A questo punto gli uomini della Polizia provinciale e
del Corpo forestale hanno pen-
24
sato di creare una via di fuga
alternativa che ha consentito
all’animale di saltare da un’altezza meno elevata.
Poi il camoscio è stato immobilizzato: i soccorritori, per tranquillizzarlo, gli hanno bendato
gli occhi. Dopo un primo controllo per capire se fosse ferito
o malato, lo splendido esemplare è stato trasferito al Centro recupero animali selvatici
di Paspardo per una visita più
approfondita.
L’esito? Pare che il camoscio sia
in salute. Se la diagnosi verrà
confermata l’animale sarà presto liberato e potrà tornare a
correre e saltare nel bosco.
Al momento i camosci che abitano l’Alta Valle sono circa trecento. Grazie alle regole sulla
caccia e ai controlli sul bracconaggio il numero di capi è in
aumento.
Vederli vicino a una casa, però,
resta una sorpresa. Una piccola fiaba d’inverno a lieto fine.
PROVA DI CACCIA PRATICA
Cane-cacciatore
Quest’anno la ns. Associazione ha organizzato una prova
di caccia pratica alle quaglie che si svolgerà il 14 APRILE
2013 presso il quagliodromo di Feltre (Loc. Collesei di Anzù).
Questa prova è inserita nel campionato provinciale e riserverà anche una premiazione speciale per i Soci A.C.B.
Ci si augura che la presenza dei ns. Soci sia numerosa. La
gara è molto semplice e non serve essere “campioni”. Cane
da ferma e cacciatore che abbatte. Il regolamento sarà esposto sul campo di gara che inizierà alle ore 7.00.
Per eventuali ulteriori informazioni potete rivolgerVi al ns. Vice
presidente Curto Carlo. Cell. 328 3727637.
MOLTO IMPORTANTE:
Portare porto d’armi e assicurazione VALIDE
N.B. in loco sarà possibile pranzare
TOSCANA
MANGIANO SALSICCE CRUDE
DI CINGHIALE.
26 CASI DI TRICHINELLOSI
In Toscana non erano segnalati pazienti colpiti da
circa 20 anni. L’epidemia
è circoscritta a cacciatori
e familiari.
Sono 26 i casi di trichinellosi riscontrati nelle ultime
settimane in provincia di
Lucca, patologia rara ma
presente in Italia: in Toscana da circa 20 anni
non erano stati segnalati
pazienti colpiti.
È quanto rende noto la
Asl di Lucca spiegando
che il focolaio epidemico
è stato circoscritto rapidamente e che ha riguardato cacciatori e loro familiari, residenti nella zona
della Valle del Serchio,
colpiti dopo aver mangiato salsicce crude di
cinghiale (regolarmente
cacciato).
Ora stanno tutti bene,
«grazie alle cure immediate a cui sono stati sottoposti». Gli accertamenti dell’Asl erano scattati
dopo la segnalazione di
disturbi quale febbre, dolori muscolari, manifestazioni cutanee. Gli esami
hanno poi accertato che
si trattava appunto di trichinellosi, o trichinosi,
«malattia causata da un
parassita, la Trichinella,
che è un verme che può
contaminare con le sue
larve le carni di diversi
animali. L’uomo - spiega
appunto l’Asl - contrae
l’infezione attraverso il
consumo di carni animali
contagiate e non cotte.
Si tratta di una patologia
rara ma presente in tutto
il mondo e anche in Italia.
Proprio per la sua rarità e
per sintomi che possono
risultare simili a quelli di
altre patologie non è di
facile riconoscimento. Gli
ultimi casi in Italia risalgono al 2011 in Sardegna». «La macchina che
si è messa in moto dopo
la comparsa dei primi
casi, subito riconosciuti
dall’unità operativa di
malattie infettive di Lucca
- prosegue l’Asl -, ha permesso di circoscrivere il
fenomeno e di effettuare
tutte le necessarie operazioni legate alla prevenzione, grazie all’impegno degli operatori della
veterinaria e dell’igiene
degli alimenti. È bene ricordare - conclude l’Asl
- che è possibile evitare
questa malattia tramite la
cottura delle carni o con il
congelamento a - 15 per
20 giorni o a - 30 per 6
giorni. In questa maniera
vengono distrutte le larve
e si impedisce l’insorgere
della malattia».
2 gennaio 2013 - Corriere.it
PILE PERSONALIZZATO
Come saprete, per poter spuntare un prezzo interessante, sono stati ordinati circa 1200 pile
personalizzati. Diversi di Voi l’hanno già preso
e sono rimasti molto soddisfatti.
Sono ancora disponibili circa 250 pz. nelle taglie L – XL – XXL ed una decina di taglia S.
Per poterle avere bisogna ordinarle presso il
Responsabile di zona.
socio
riserva di
tessera n°
anno 2013/1
4
IL PRESIDENT
E
Sandro Pelli
Come anticipato nel precedente
numero troverete all’interno di
caccia 2000 la Card 2013 unitamente all’elenco delle Ditte che
hanno aderito all’iniziativa.
Presentandola alla cassa darà
diritto ad uno sconto particolare sulla merce acquistata.
Ringraziamo le Ditte per la loro
collaborazione e sensibilità.
A voi l’opportunità di saper
sfruttare questa occasione e di
usarla.
25
RISTAMPATO IL LIBRETTO
“OSSERVARE PER...”
Il libretto “Osservare per…”
stampato diversi anni fa e che
veniva distribuito agli scolari in
occasione delle uscite nel territorio è andato esaurito.
La Giunta dell’A.C.B., visto anche l’incremento delle domande che pervengono da parte
dei vari Plessi scolastici per
aderire al progetto, ha deliberato di stamparne uno nuovo migliorato nella grafica ed
ampliato con l’inserimento di
PRIMA
altri animali e notizie. Il libretto, gratuito, è a disposizione
dei nostri Circoli che intendono
iniziare questo percorso con le
Scuole elementari del proprio
Comune.
Saranno all’inizio supportati
ed aiutati dai nostri Responsabili che hanno già maturato
un’esperienza ventennale. Provate anche Voi, sarete gratificati perché sarà un’esperienza
veramente unica e piacevole.
DOPO
SSOC
IAZIO
NE
ACCIA
TORI
ELLU
NESI
SSOC
IAZION
E
ACCIA
TORI
ELLUN
ESI
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CENT ZZAZIONE
RO ST
UDI C A CURA D
EL
ACCIA
2000
progetto scuole
è già iniziato anche quest’anno con le scuole di Mel e
proseguirà con tutte le altre
l’ormai consolidato progetto
che, da oltre 20 anni, vede
coinvolta la nostra Associazione.
Tale progetto vede coinvolti
numerosi nostri Associati impegnati a portare nelle scuole
Gli alunni e le maestre
delle scuole
di Mel e di Villa di Villa
ci hanno inviato
degli auguri
speciali
per Natale!
26
quelle conoscenze di fauna,
flora e ambiente, maturati negli anni con l’esercizio della
nostra pur bistrattata passione venatoria.
Con l’aiuto dei Docenti che
aderiscono al progetto, i
bambini vengono coinvolti in lezioni sulla fauna del
nostro territorio sia in classe
OSSER
VA
PER.R.E
.
che all’aperto, dove possono
osservare tracce, tane, nidi
e mille altri segnali che, pur
senza vederli, indicano la
presenza degli animali intorno a noi, aiutati anche dal
manualetto, stampato appositamente dall’A.C.B. e distribuito gratuitamente a tutti gli
Scolari.
RINNOVO/RILASCIO DI PORTO D’ARMI
Quest’anno scade il porto
d’armi rilasciato nel 2007;
nessun variazione rispetto
all’anno scorso.
Alla richiesta (in bollo euro
14,62) bisogna allegare i seguenti documenti:
Per il RINNOVO
1. N. 1 marca da bollo da Euro
14,62 per il rilascio/rinnovo della licenza da apporre
sull’autorizzazione porto di
fucile;
2. Due fotografie formato tessera, di cui UNA legalizzata, entrambe completate dalla firma
apposta dall’interessato a lato
dell’effigie (la legalizzazione
può essere effettuata dall’Ufficio destinatario delle foto
se presentate personalmente
dall’interessato o presso gli uffici comunali - esente da bollo
ai sensi dell’art. 34/2°c. del
D.D.R.; 28.12.2000 n. 445);
3.Certificato medico in bollo da
Euro 14,62 rilasciato dagli uffici medico-legali e dai distretti
sanitari delle U.L.S.S. o dalle
strutture sanitarie militari e della Polizia di Stato ai sensi del
D.M. Sanità 28.4.1998, previa presentazione del certificato anamnestico del medico
di fiducia;
4.Attestazione, in originale,
comprovante il pagamento
della somma di euro 1,27
corrisposto sul c/c postale n.
11049327 intestato alla Sezione di Tesoreria provinciale di Belluno, indicando sulla
causale “ Capo X – Capitolo
2382 – Costo libretto porto di
fucile rilasciato dalla Questura
di Belluno”;
5.Attestazione, in originale, comprovante il pagamento della
tassa di concessione governativa, effettuato sul c/c postale
n. 8003 intestato all’Agenzia
delle Entrate – Centro operativo di Pescara, per l’importo di
euro 173,16 (168,00 tassa di
CC.GG. + 5,16 addizionale
art. 24 L.157/92);
6. Libretto porto di fucile e relativa autorizzazione, in originale, scaduto di validità.
7. Copia fotostatica della carta
d’identità.
Per il 1° RILASCIO:
tutti i documenti sopraindicati dal n. 1 al cinque e, in
più
8. Certificato d’idoneità al maneggio delle armi rilasciato
da una Sezione della Federazione del Tiro a Segno Nazionale, oppure, per coloro che
hanno prestato servizio militare nelle forze armate o in uno
dei Corpi armati dello stato
ovvero abbiano appartenuto
ai ruoli del personale civile
della pubblica sicurezza in
qualità di funzionari, il foglio
di congedo militare o stato
matricolare di servizio;
9.Certificato d’abilitazione
all’esercizio venatorio.
HANNO COLLABORATO
A QUESTO NUMERO di caccia 2000
Bellus Luca, Berger Fabiane, Betta Claudio, Bragagna Patrizia, Budel Rino, Cadorin Giovanni,
Carlin Ivan, Cavalli Daniele, Corra’ Francesco, Costan Dorigon Michele, Crosato Alessandra,
Curto Carlo, Dal Pan Elvio, Del Bon Enrico, De Riz Massimo, Fuso Alberto, Giacomelli
Alessandro, Grassi Renato, Mazzuia Giovanni, Paladini Luciano, Pante Luciano, Pasa Loris,
Pelli Sandro, Perenzin Maurizio, Pioggia Pasquale, Provincia di Belluno,
Sbardella Enzo, Zamboni Umberto
27
IL RACCONTO
sensazioni
di C. Betta
Tratto dal libro “Ricordi di un cacciatore di montagna.”
Ghedina & Tassotti editori
La caccia è sicuramente passione che ti avvince, ti rapisce, ti fa
provare delle sensazioni che forse
nessuna altra attività riesce a darti
perché coinvolge non solamente il
tuo corpo (esercizio fisico, sforzo,
stanchezza) ma anche il tuo spirito
(romanticismo, impatto con le bellezze naturali, contatto con il selvatico). Ed appunto frequentando
la montagna, i boschi, la campagna il tuo spirito viene invaso da
sensazioni sublimi, da forti impul-
Foto di: Jürgen Weber
si, da stati d’animo che la normale
vita quotidiana mai riuscirebbe a
darti.
Tento di esprimere alcune di queste sensazioni che ho provato nella mia lunga vita di cacciatore e
che sicuramente moltissimi altri
cacciatori (o forse tutti?) hanno a
loro volta sentito profondamente
dentro di loro.
Il caldo è soffocante e senti il calore della terra che sale verso il tuo
viso. Il sole che da qualche ora ha
fatto la propria apparizione da
dietro alle cime è già forte ed ha
asciugato l’umidità della notte e
la rugiada che aveva imperlato le
foglie dei rododendri e dei mirtilli.
28
Sto attraversando a mezza costa
quell’angolo di montagna, tra gli
ultimi radi larici e qualche secolare cirmo. Onda, la bracca tedesca
mi precede di qualche metro, più
in alto, tranquilla seppur continua,
meticolosa nell’esplorare tracce
ed odori mentre si addentra nelle
rare macchie di ontano.
Il caldo mi opprime, il sudore cola
abbondantemente dalla fronte e
dietro la nuca lungo il collo e faccio fatica a seguire il pur tranquillo procedere della cagna.
Ronzìo di mosche che mi perseguitano formando come un’aureola
intorno al capo e che mi infastidiscono fortemente.
La cagna, che aveva dato segni di
un certo nervosismo, dopo breve
guidata è ora in ferma puntando
il muso verso la base di un grosso
cirmo.
Mi avvicino circospetto di qualche
metro ed attendo che il forcello
scatti da terra per lanciarsi velocemente a valle.
Lontani muggiti delle bovine all’alpeggio, ronzìo delle mosche ed il
suono di una campana nella chiesa laggiù nella valle.
Tensione, attenzione, attesa del
frullo, mentre il dito accarezza
dolcemente il grilletto, pronto allo
sparo.
Attimi di gioia profonda, ti senti
tutt’uno con la terra ed il bosco.
Non sei corpo estraneo, ma vivi in
simbiosi con la Natura. Rapporto
tra predatore e preda.
E quando il forcello rabbiosamente si invola, abbasso il fucile. Oggi
lo sparo riuscirebbe solo a turbare
questo istante di profonda commo-
zione, perchè sono riuscito ad essere nello stesso tempo cacciatore,
albero, terra, montagna, e fratello
del selvatico. Non oso guardare
negli occhi la mia Onda!
Sono in posta nella mattinata di
fine settembre, fresca ma non fredda. C’è ancora nell’aria odore di
bovine al pascolo ed un lontano
sentore di piogge autunnali. Qualche scagno, alto nel bosco, dei
due segugi sulla traccia della lepre.
è più di un’ora che attendo ma forse il vento della notte rende difficile
lo scovo. Intanto il giorno avanza
e da un momento all’altro sorgerà
il sole. Mille pensieri affollano la
mente mentre aspetto che i cani riescano a scovare il selvatico.
Ed improvvisa la borrita, musica
sublime per il cacciatore, e la parata che a momenti si avvicina, poi
si allontana, poi scompare per rimbombare nuovamente nelle valli.
Ed i nervi sussultano e l’orecchio si
tende e giro gli occhi a penetrare i
ginepri del pascolo alpino.
E poi, come sorta dal nulla, la
materializzazione della lepre che
scende a lunghi balzi lungo il tratturo tra i radi larici ed un tuffo al
cuore per l’improvvisa apparizione, mentre senti i cani ancora lontani.
Quando l’aflusso di andrenalina
abbandona il tuo sangue, la mira,
lo sparo, la lepre che rotola, i cani
che arrivano abbaiando e mordono soddisfatti la preda.
E poi mi sdraio al sole sull’erba
che si sta asciugando, ed accarez-
avrà il sopravvento il bearmi di
questa atmosfera irreale, con le
sue luci soffuse; il rame delle poche foglie non ancora cadute, gli
aghi ingialliti dei larici.
Questo tepore novembrino, ultima
tregua prima del gelo invernale,
acqueta le tensioni della vita quotidiana, gli stress che ci assalgono
e riporta la pace nel nostro cuore
e la felicità di essere parte viva nel
meraviglioso mondo della Natura.
Il freddo del mattino mi fa rabbrividire e gela il sudore che copioso bagna la fronte dopo la lunga
ascesa nella neve che tutto ha livellato, pietraie, ghiaioni, mughi,
rododendri.
Il sasso su cui sono appoggiato
è gelido, la luce del mattino col
cielo terso e senza nubi aggiunge
freddo al freddo.
Sopra di me tra gli ultimi cirmi il
branco dei camosci al pascolo
sta grattando la neve per scoprire
ciuffi d’erba o foglie di cespuglio
per la magra pastura. E questa
presenza ravviva la solitudine dei
luoghi e senti che la vita pulsa ancora in una Natura che sembra
addormentata.
Tra poco, quando sorgerà il sole,
qualche nocciolaia volerà da un
cirmo all’altro e farà sentire il suo
richiamo, mentre un ermellino,
bianco folletto dai vivaci occhi
neri, tesserà il suo cammino tra i
sassi della pietraia con fugaci apparizioni e veloci scomparse.
Mi sento parte di questa natura,
felice di godere e di osservare lo
spettacolo dei camosci, primattori
sulla scena del teatro della montagna.
Non importa se nel branco ci sarà
la vittima predestinata o se dovrò
solo ammirare gli animali al pascolo.
Questi magici momenti mi fanno
perdere la nozione del tempo:
d’improvviso come spesso accade
in montagna le nubi offuscano il
cielo.
Un timido fiocco di neve bagna il
mio naso, poi un altro ed altri ancora, sempre più frequenti.
Nevica ormai alla grande. Il terreno si copre di neve fresca, i rami
degli alberi che il vento aveva ripulito si imbiancano. Arriva l’inverno.
Scendo a valle con negli occhi
l’immagine dei camosci straniti e
nel cuore la nostalgia di un mondo
che rivedrò, spero, a primavera.
Atlas Hunter cal 308 winch
via Manin, 49 - Conegliano Veneto (Tv)
tel. 0438 60871 - fax 0438 455882
[email protected] - chiuso il lunedì
Atlas hunter long range
zo i cani ed il pelo della lepre e
vivo questi istanti di pace nel silenzio del monte, appagato e felice.
Lontano, i campani delle mandrie
che si avviano al pascolo. E sogno
già l’arrivo della prima beccaccia.
Sono seduto appoggiato ad un
ceppo di larice nel bosco novembrino. Sto riposando con il mio
cane dopo alcune ore di ricerca
infruttuosa della beccaccia. Il tiepido sole di S. Martino entra tra
i rami oramai spogli di betulle ed
ontani a riscaldare le mie mani
mentre il pelo bagnato del cane
sta fumando.
Un’improvvisa sonnolenza mi coglie e si diffonde a tutto il mio
corpo e stento a tenere gli occhi
aperti. In questo dormiveglia ripercorro i sentieri del bosco già
battuti e mi addentro negli angoli
più reconditi ancora da visitare.
E materializzo una, due, tre beccacce fermate egregiamente dalla
mia Onda mentre le mie braccia
si tendono allo spasimo pronte a
dare il via alla mano ed al dito
che accarezzerà il grilletto pronto
allo sparo.
La lingua del cane lambisce il mio
viso e mi riporta alla realtà. Non
so se proseguirò nella battuta o se
RIVENDITORE UFFICIALE AUTORIZZATO
ARMERIA REGINA
via Manin, 49 - Conegliano Veneto (Tv)
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RIVENDITORE UFFICIALE AUTORIZZATO
TM
29
NOTIZIE
DAI CIRCOLI
CIRCOLO DI FARRA D’ALPAGO
Cervo abbattuto dal socio Balbinot Michele nella riserva di Farra D’Alpago con un Baical in calibro
30.06. Ottimo risultato per il nuovo presidente.
CIRCOLO DI FELTRE
Bellissimo coronato 14 punte abbattuto il 14 ottobre
2012 dal nostro socio Pontin Orlando (a destra) in
compagnia dell’amico Augusto, sul Monte Pafagai Feltre.
Il socio Balbinot Franco con un bel cervo abbattuto
nella r.a.c. di Farra D’Alpago con una Weatherby
calibro 300 wm
Cervo abbattuto nella riserva di Farra D’Alpago dal
socio Zoppe’ Paolo con la sua inseparabile 270 Weatherby e l’amico Piccin Gabriele.
Bel maschio di cinghiale
abbattuto dal Socio Polesana Loris in compagnia
dell’amico e socio A.C.B.
De Carli Federico in loc.
Aurin.
Peso vuoto Kg 75.
Abbattimento con carabina
Winchester cal. 30.06.
30
riserva DI canale d’agordo
Una giornata in compagnia all’insegna della caccia. I cacciatori festeggiano tra spari e “ciacole”
Venerdì 10 e sabato 11 agosto 2012, si sono svolte due giornate ispirate alla festa
della riserva di Canale d’Agordo in località “Mandra al Lach” (Gares), con l’ importante presenza del responsabile di zona: il signor Tomè Dino detto “Tin”. La riserva
di caccia è una nuova entrata nell’Associazione Cacciatori Bellunesi e nell’ultimo
anno ha visto un elevato incremento dei soci! Durante le giornate si sono susseguite
alcune gare riservate ai cacciatori e giochi
per adulti e bambini.
Si è svolta una prova di “cani da traccia”
trattasi di un percorso da seguire con la
guida del cane per individuare gli animali
feriti. Per i bambini sono stati organizzati
giochi ispirati alla natura: gioco dell’oca
con caselle rappresentanti la fauna e la
flora tipica delle dolomiti, e il tiro al bersaglio con i “tirasas” (fionde artigianali
costruite con parti di corna di cervo). Tra
i cacciatori si è disputata una gara di tiro con il fucile ad aria compressa alla distanza di dieci metri vinta dal nostro compagno Aldo Dai Prà conduttore di un cane
da traccia bavarese della riserva di Taibon Agordino. La festa è proseguita sotto
il tendone, allestito i giorni precedenti, con musica dal vivo e piatti tipici. Tra “na’
bira” sotto al chiosco e una foto sotto il nuovo stendardo, preparato in occasione
di questa festa, la manifestazione si è conclusa nel miglior modo possibile! Ringraziamenti particolari vanno soprattutto ai cacciatori e agli amici che hanno permesso che la manifestazione si
presentasse accogliente e ospitale!
Weidmannsheil!
CIRCOLO DI PEDAVENA
CIRCOLO DI sappada
Abbattimento del vicepresidente della RAC di Pedavena De Riz Massimo. Coronato 13 punte kg.155
vuoto, arma Remington cal. 30.06, palla da 175 g.
loc. Valerna, in compagnia dell’amico Dalla Gasperina Ruggero e del figlio Giovanni.
Abbattimento RAC Pedavena socio Dalla Rosa Giuseppe, accompagnato dal figlio Nicola. 11 punte
kg.128 vuoto, arma Baikal cal. 30.06, palla da 150
g. loc. Valerna.
Camoscio preso dal socio ed amico Pio Zambon della
Riserva di Sappada. L’abbattimento è avvenuto in località Velt nella bellissima giornata del 21 ottobre alle
ore 7.30. Peso dell’ungulato kg. 32 maschio di seconda classe, sparato con carabina Winchester cal. 270
palla grani 150. Nella foto 4 soci ACB: Pio, Alberto,
Nino e Lorenzo, la squadra comprende anche Cherubino e Gabriel sempre soci A.C.B. (F. A.)
31
Riserva di san nicolò di comelico
Come ormai consuetudine e
ringraziando per questo la
nostra associazione, il Presidente della Riserva di San
Nicolò di Comelico, sig. Costan Davara Diego
ha provveduto alla consegna del pacco dono, ad
una famiglia di San Nicolò di Comelico composta
da papà e mamma e ben 4 figli, cosa oramai rara
purtroppo e visto i tempi che corrono. Sorridenti e
felici due dei quattro bambini, hanno subito aperto il
pacco con legittima gioia.
Ringraziando
Il segretario della riserva
COSTAN DORIGON Michele
riserva alpina s. tomaso agordino
Abbattimento del Socio A.C.B. De Val Fabio
CIRCOLO di trichiana
Verso la metà di gennaio un gruppo di oche canadesi,
circa una trentina, hanno sostato nei campi di Casteldardo. Veramente uno spettacolo unico poterle vedere
in volo e sentire il loro tipico canto mentre si nutrivano
nel campo tagliato dei chicchi di grano rimasto. (M.P.)
circolo di cesiomaggiore
Cena con amici cacciatori per i festeggiamenti della
60 a licenza di Corso Valter.
circolo di MEl
Mattinata fortunata e da incorniciare per Enzo, Claudio e Antonio
32
TARATURA
ARMI
Come consuetudine si rinnoverà, nelle giornate del 18 e
19 MAGGIO 2013, a Valmorel, in località Malga Van,
la tradizionale prova di tiro
con carabina alle distanze di
100/200/300 metri.
La prova è aperta a tutti i Cacciatori in possesso di regolare
porto d’armi e RC in corso di
validità. Gli orari sul campo di
prova sono i seguenti: dalle ore
8.00 alle 12.00 e dalle 13.30
alle 18.00.
Si ricorda che al termine della
seconda giornata di prove, fra
tutti i Partecipanti, verranno sorteggiati diversi premi.
Vi ricordiamo che tutti i nostri
Soci potranno usufruire di uno
sconto sulla quota della prima
iscrizione esibendo la tessera
alla segreteria del campo.
Confidando nel bel tempo Vi
aspettiamo numerosi.
CONTRIBUTI
PER RIPRISTINO
AMBIENTALE 2013
Come è oramai consuetudine da diversi lustri anche per quest’anno la Giunta
dell’Associazione ha deliberato di stanziare una cifra da dividere, in rapporto
ai Soci presenti, fra i Circoli delle Riserve che opereranno sul territorio con ripristini e pulizie ambientali.
La domanda, corredata dal calendario
delle uscite e di una piantina che riporta
dove sono stati fatti i lavori, dovrà essere inviata all’Associazione tassativamente entro il 31.08.2013.
DI FRANCESCO MONTAGNESE
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33
I GIOVANI E LA CACCIA:
UNA ESIGENZA PRIMARIA
a cura di: dott. Umberto Zamboni
Parlando con i termini della
biologia la “classe dei giovani”
nella popolazione dei cacciatori è certamente poco rappresentata e non solo in provincia
di Belluno ma anche in campo
nazionale ed europeo.
E, la mancanza della classe dei
giovani, è un chiaro sintomo di
crisi di una popolazione alla
quale ne consegue un probabile regresso della stessa.
Sempre rimanendo nell’esempio faunistico, il calo dei giovani è quasi sempre significativo di uno stato di sofferenza
generale, generato da carenze
ambientali.
Certamente questo paragone è
una semplificazione non perfettamente calzante, ma aldilà di
tutte le analisi sociologiche, culturali ed economiche che possono generare o interferire nel
fenomeno della mancanza di
giovani, un fondo di verità su
questa rispondenza tra caccia
e biologia può essere riscontrato.
Partiamo subito dai dati: in provincia di Trento i neo cacciatori
sono passati dai 178 del 2008
ai 120 di quest’anno, in percentuale sempre inferiore al 2%
del totale dei cacciatori con una
progressiva tendenza al calo.
34
Foto di: Michael Breuer
Altro dato certamente di grande rilevanza è l’età dei neo
cacciatori, solo 7 sono appena
maggiorenni e 36 compresi nei
vent’anni. I rimanenti sono da
considerarsi adulti e ben 40
sono oltre i 30 anni. Sarebbe
per certo facile e scontato invocare come causa di queste “defezioni” ragioni economiche (la
caccia e l’attrezzatura costano!) e di precarietà dei giovani
nel lavoro nonché richiamarsi
alla civiltà urbana ed a un clima culturale ostile alla caccia.
Ma tali cause seppur importanti penso non siano da sole risposte esaustive al problema e
soprattutto possano identificarsi
possibili soluzioni a partire da
loro.
In via preliminare ritengo sia
sbagliato il termine normalmente usato “reclutamento” dei giovani cacciatori, un termine che
seppur utilizzato nel linguaggio
della biologia richiama nel nostro caso aspetti militareschi e
dà una immagine della necessità della difesa ad oltranza.
è per altro vero che i cacciatori
sono attaccati da movimenti ed
opinioni animaliste molte feroci
spesso irrazionali ed emotive
molto più della caccia stessa,
ma non è questo il terreno e il
modo concreto col quale affrontare il problema.
Una delle cause più importanti che fa allontanare i giovani
è sicuramente la loro grande
ignoranza dell’ambiente e di
qualsiasi esperienza pratica reale con la natura.
La sua conoscenza, avviene in
modo virtuale, mediatico e mediato con ovvie e facili manipolazioni, ma soprattutto priva di
qualsiasi esperienza sensoriale
diretta. La vita e la morte di un
animale, i processi della biologia e le catene alimentari sono
quanto più di lontano possa essere concepito dall’esperienza
di un giovane cittadino, conseguentemente anche l’attività venatoria viene considerata una
attività aliena e relegata a modelli storici del passato.
La caccia di oggi invece è molto più necessaria che in passato. In altre epoche la caccia è
servita come fonte alimentare di
sussistenza, per eliminare i predatori e fino pochi anni fa per
tornare alla natura dai forzati
processi sociali imposti dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione.
Non a caso il numero massimo dei cacciatori è riferibile a
quegli anni. La caccia oggi è
necessaria per “entrare” nella
natura sempre più abbandonata all’incuria o relegata ad
una reliquia apparentemente
intonsa in un contesto e frutto
di processi del tutto artificiali e
condizionata da interventi umani diretti o indiretti.
Si deve oggi ritornare a vivere
nelle dinamiche naturali, oggi
molto più fragili che però necessitano di azioni ed indirizzi
frutto di conoscenze e di grande compartecipazione anche
emotiva.
Ciò è quello che si riscontra
nell’attività venatoria.
è per questo che i giovani sono
indispensabili per la loro energia e per il loro entusiasmo.
Ma vanno prima di tutto educati e fatto loro scoprire come ha
recentemente detto il governatore della Carinzia in occasione dell’Agjso: la responsabilità
e la gioia di andare a caccia.
Sicuramente la gioia, l’emozione che il cacciatore vive nel corso di un anno hanno riscontri e
paragoni difficilmente riscontrabili per intensità in altre attività.
Ecco quindi che l’esigenza di
avvicinare i giovani alla caccia
è prima di tutto una scelta etica
e per il mantenimento della cultura della caccia in un ambiente in crisi.
Ma è anche una esigenza pratica.
La caccia intesa come gestione
faunistica ambientale occupa
nel nostro territorio almeno 10
giornate all’anno per ogni cacciatore, giornate impegnative e
faticose per lavoro, ore, orario
e luoghi. I risultati di questa attività sono a disposizioni di tutti
ma un domani chi ci sarà sul
territorio?
è quindi un dovere primario
di tutti i cacciatori farsi carico
dei giovani che devono esse-
re preparati ma anche favoriti
con incentivi e accolti nelle nostre riserve come una risorsa e
non come concorrenti (certo agguerriti per età anagrafica) delle nostre prede disponibili dalla
gestione.
La Slovenia in questo campo è
un esempio da sempre.
Nelle famiglie di cacciatori,
corrispondenti alle nostre riserve, i giovani vengono accolti
con un periodo di formazione
di apprendistato, condizione
necessaria per entrarvi a pieno
titolo.
Anche da noi un apprendistato
come cacciatore junior sarebbe certamente preferibile e più
proficuo di risultati rispetto ad
un esame nozionistico e pratico al poligono di tiro dove al
candidato è richiesta una improbabile perizia da Guglielmo Tell.
Le associazioni sia locali che
nazionali dovrebbero farsi carico di idonee polizze assicurative a tariffe agevolate anche
per questo periodo e particolari convenzioni favorevoli per
l’acquisto di attrezzature, vestiario, ecc.
Con un apprendistato avremmo senz’altro cacciatori che al
momento di usare il fucile oltre
a conoscere tutte le norme di
sicurezza hanno avuto modo di
acquisire il vero significato della caccia, ma soprattutto con i
giovani avremmo la garanzia
della sopravvivenza e riempiremmo di significato l’attualità
della caccia nella accezione
più completa del termine.
Questo articolo è stato scritto
dal Dott. Umberto Zamboni direttore dell’Associazione Cacciatori Trentini, ed è riferito alla
provincia di Trento.
I dati della provincia di Belluno
sono riportati nella tabella
Questi dati sembrano confermare una sostanziale tenuta
negli ultimi anni del numero di
nuovi cacciatori abilitati.
Si deve tener conto però che
sul totale dei cacciatori associati alle riserve il numero di nuovi abilitati è sempre inferiore
al 2%, dato che si stima essere
il minimo rinnovo annuale necessario a garantire la stabilità
della popolazione venatoria.
Questo significa che nella nostra provincia abbiamo solo
anticipato la tendenza trentina
e che le considerazioni esposte
valgono anche per noi.
Anno
1992
1995
2000
2005
2010
2012
Nuovi abilitati
15
34
26
40
55
45
4018*
3982
3798
3510
3266
3168
0,37
0,85
0,68
1,14
1,68
1,42
Numero
cacciatori
totali
% nuovi abilitati su tot. cacciatori
* dato del 1993 - Provincia di Belluno
35
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