disponibile - comprensorio alpino valle brembana

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disponibile - comprensorio alpino valle brembana
Periodico di cultura venatoria e gestione faunistico-ambientale del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana - Poste italiane S.p.A spedizione in A.P. - 70% - DCB Bergamo - Cod. ISSN 1723-5758 - contiene IP
L’assemblea annuale
del comprensorio
Giugno 2009
Anno XIII - n. 36
Il cinghiale
in montagna
Nominato il Consulente
Tecnico Faunistico
del Comprensorio
La rabbia silvestre
Tecniche di censimenti
della tipica alpina
Prova Nazionale di lavoro
per cani da traccia
Giu gno 2009
Sommario
L’EDITORIALE
Enrico Bonzi
3
Pier Giorgio Sirtori
ATTUALITÀ
Le nuove sfide che ci attendono
G.B. Gozzi
Come va il capriolo nel c. a. Val
Brembana?
4
La rabbia silvestre
Alessandra Gaffuri
18
19
La caccia: uno stile di vita
Alberto Boffelli
Direttore responsabile: Enrico Bonzi
Coordinatore: Flavio Galizzi
Redazione:
Flavio Galizzi, Lino E. Ceruti, Giambattista Gozzi, Luigi
Capitanio, Piergiacomo Oberti
COMMISSIONI
Hanno collaborato:
Tiziano Ambrosi, Umberto Arioli, Gianantonio Bonetti,
Alberto Boffelli, Marco Bonaldi, Carlo Calvetti, Luigi
Capitanio, Lino E. Ceruti, Annibale Facchini, Sergio
Facchini, Flavio Galizzi, Gianbattista Gozzi, Alessandra
Gaffuri, Cristian Midali, Fausto Mosca, Piergiacomo
Oberti, Stefania Pendezza, Romano Pesenti, Luigi Poleni,
Pier Giorgio Sirtori, Osvaldo Valtulini
Gianantonio Bonetti
Direzione e redazione
Lenna (Bg) - Piazza IV Novembre, 10
Tel. e Fax 0345/82565
www.comprensorioalpinovb.it
e-mail comprensorio: [email protected]
Progetto grafico: Manuele Anghileri
Impaginazione e stampa:
Diliddo Grafica&Stampa, San Pellegrino Terme
Editore:
Comprensorio Venatorio Alpino
Valle Brembana
Registrazione presso il Tribunale di Bergamo, n° 29/97
del 22/07/97
Rivista dei Soci del Comprensorio Venatorio Alpino Valle
Brembana
Tipica Alpina
Piergiacomo Oberti
6
7
Ungulati
8
Lepre
Cristian Midali
Capanno
Umberto Arioli
Ripopolabile
Luigi Poleni
9
10
10
Foto copertina:
Mauro Diliddo
Foto retro copertina:
Luigi Capitanio
2
CACCIAINVALBREMBANA
Flavio Galizzi
Flavio Galizzi - Gianantonio Bonetti
RUBRICHE
Assemblea annuale del
comprensorio
Appunti di biologia animale
Lino E. Ceruti
Tiziano Ambrosi
11
Nominato il Consulente Tecnico
Faunistico del Comprensorio
Flavio Galizzi
13
20
3° Concorso di Cucina
all’Istituto Alberghiero di San
Pellegrino Terme
ARTICOLI
Armi e balistica
Sergio Facchini
Educazione Faunistica
Stefania Pendezza
23
24
25
28
Proposte di lettura
Luigi Capitanio
29
Pagine d’Autore
La rivista si avvale della collaborazione di tutti i Soci,
con scritti e materiale grafico fotografico, senza impegni
da parte della Redazione, che si riserva di vagliare ed
eventualmente modificare quanto pervenuto, e tratterrà
il materiale nel proprio archivio. La riproduzione anche
parziale è vietata, salvo il consenso degli autori e del
Comitato di Gestione
Foto:
Luigi Capitanio, Andrea Galizzi, Flavio Galizzi, Fulvio
Manzoni, Baldovino Midali, Archivio “Comprensorio”,
Archivio “Olimpia”, Archivio Diliddo
Prova Nazionale di lavoro per
cani da traccia
Annibale Facchini
30
Cerco/Offro
30
In cucina
Carlo Calvetti
Stima delle popolazioni di
coturnice e gallo forcello in valle
brembana: metodi e tecniche di
censimenti
Marco Bonaldi
Il cinghiale in montagna
Luigi Capitanio
14
Cani da traccia
Osvaldo Valtulini
Racconti
Romano Pesenti
Emozioni
Fausto Mosca
16
31
32
34
34
I
l prossimo 6/7 giugno, con la scadenza del mandato elettorale
dell’Amministrazione Provinciale, anche i Comitati di gestione degli
ATC e dei Comprensori Alpini termineranno la loro attività, limitandosi
all’ordinaria amministrazione fintanto che la nuova Giunta Provinciale
nominerà i nuovi rappresentanti indicati dalle varie Associazioni, come
previsto dalla Legge Regionale 26/93.
Il mio personale impegno, in questi 5 anni di lavoro, mi ha sempre visto attento nella ricerca della
massima collaborazione con tutti i componenti del Comitato di Gestione, che ritengo sostanzialmente
ricambiata, e che ringrazio, così come ringrazio tutti i Soci del Comprensorio, anche se i momenti di
confronto, a seguito di decisioni difficili e impegnative, non sono mancati.
In questi anni abbiamo dovuto affrontare problemi e difficoltà spesso di grosso spessore, come l’avvio
del Parco delle Orobie Bergamasche, l’individuazione delle ZPS e dei SIC, oltre alla stesura del nuovo
Piano Faunistico Provinciale, che fortunatamente ho potuto seguire direttamente nel mio ruolo di
Consigliere Provinciale, con grande attenzione e impegno, e con risultati che ritengo soddisfacenti.
Per quanto riguarda gli altri impegni del Comitato, ci tengo a sottolineare come la realizzazione della
nuova Sede abbia rappresentato un grande successo, per l’importanza che assume, sia dal punto di
vista logistico che operativo.
Per quanto riguarda i giovani e il loro avvicinamento al mondo venatorio, il Comitato ha promosso
diversi corsi di preparazione per aspiranti cacciatori, che hanno avuto molto successo considerato
l’elevato numero di partecipanti.
Anche le collaborazioni del Comitato Tecnico con Enti pubblici, in particolare con la Provincia per
la mia carica di consigliere, ma anche con l’Ente Parco e con gli Istituti Scientifici, come l’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale di Bergamo, e con l’ASL, sono state molto attive e proficue, con risultati
più che soddisfacenti. La pubblicazione del Progetto Galliformi ha rappresentato un punto di arrivo
rispetto ad un impegnativo lavoro di oltre un decennio, e costituirà le basi per il futuro di questa
importante forma di caccia.
A conclusione di questo mio mandato, voglio esprimere la mia riconoscenza a tutti i componenti
delle Commissioni per il lavoro svolto e la collaborazione data, oltre che a tutti gli altri collaboratori
che hanno partecipato alle diverse attività di gestione del Comitato.
Gli obiettivi che rimangono ancora da raggiungere
potranno sicuramente essere assunti dal prossimo
Comitato di Gestione.
Una ringraziamento particolare va alla
Redazione di “Caccia in Val Brembana” e
a tutti i collaboratori della nostra preziosa
rivista, che ha dimostrato di essere un
valido strumento di comunicazione tra
i cacciatori, ma anche tra il Comitato e il
mondo esterno, apprezzata da tutti non
solo in campo venatorio. Mi auguro che
possa continuare nel suo delicato lavoro.
Il Presidente del Comprensorio
Enrico Bonzi
Attualità
LE NUOVE SFIDE CHE CI ATTENDONO
- G.B. Gozzi
Essere cacciatori è come essere
perennemente in una fase di studio,
di aggiornamento, di esami da fare.
Non mi ricordo negli ultimi 20 anni
di attività, un periodo tranquillo,
una stagione priva di problemi o
senza patemi d’animo. Ogni anno
siamo alle prese con novità, interpretazioni, adeguamenti, ricorsi,
contro-ricorsi, sospensioni e chi più
ne ha, più ne metta. Noi cacciatori
abbiamo un limite di sopportazione
che è invidiabile, credo che poche
altre categorie di persone subiscano
tante angherie e riescano sempre a
reagire e nonostante tutto a ripresentarsi imperterriti come se nulla
fosse accaduto alla nuova stagione
venatoria. Da questa punto di vista
siamo da ammirare, ma non c’è da
confondere la resistenza e il masochismo con la superficialità ed il disinteresse. Anche da questo punto
di vista siamo altrettanto da ammirare, perché credo nessun altra categoria sia tanto indifferente e disinformata come la nostra. Sarà forse
perché gli attacchi ci vengono da
più parti e non
sappiamo
onesta-
4
CACCIAINVALBREMBANA
mente da chi doverci difendere,
sarà perché per natura ci lasciamo
trascinare in maniera inconsapevole, fatto sta che tutto ciò che passa
sopra la nostra testa e minaccia ogni
giorno la nostra attività, transita
quasi inosservato se non addirittura
viene ignorato. Questo nostro atteggiamento giova a due categorie distinte, anche se all’apparenza molto
diverse tra di loro: da una parte vi
sono gli ambientalisti e gli anticaccia che con questa strategia della
persecuzione cercano di sfiancarci
ed indebolirci fino a farci smettere,
e dall’altra vi sono certi politici che
qualificandosi amici dei cacciatori,
approfittano anche loro della nostra
misera situazione di precarietà, per
prometterci quei miglioramenti mai
pervenuti, e millantare crediti per
assicurarsi una rielezione. Insomma, diciamolo francamente, siamo
nella peggiore delle situazioni possibili, sottomessi e confusi, costretti
a tenere lo sguardo abbassato perché non sappiamo distinguere
chi è il benefattore e chi il
beneficiario, inconsapevoli ostaggi
di un
potere politico che si spartisce la
nostra buona fede e le nostre speranze. E intanto, sopra le nostre teste, mentre noi ci occupiamo della
polenta e osei da inserire nel menù
della festa, o spargiamo letame credendo inutilmente di toglierci qualche sassolino dalle scarpe, circolano nubi minacciose che possono
scatenare da un momento all’altro
un uragano. Queste nubi hanno
un nome ben preciso, che i nostri
“capi” si guardano bene dal divulgare, si chiamano ricorsi al TAR per
il Piano faunistico provinciale, si
chiamano ZPS con le modifiche che
aspettavamo e non sono mai arrivate, si chiamano allargamento verso
sud dei confini della Zona Alpi,
con conseguente adeguamento del
Comprensorio Alpino, si chiamano
specie in deroga mai risolte, ecc.
ecc. Potrei dirne altre di ancora più
minacciose e pericolose, che hanno
una causa ed una paternità ben precisa, e si sintetizzano in una profonda divisione dei cacciatori voluta
questa volta non dagli ambientalisti
o dagli anticaccia, ma procurata da
Attualità
quella deriva politica che intende
pescare a piene mani nelle nostre
associazioni, nei nostri circoli, nelle nostre coscienze. E mentre noi ci
azzuffiamo come i galletti di Renzo
descritti dal Manzoni nei Promessi Sposi, abbiamo già imboccato il
viale del macello senza accorgercene……… ma c’è di più, sappiamo
fare anche di meglio, con i nostri
atteggiamenti e con la nostra “lingua”, tentiamo anche di screditare
e distruggere quelle poche (eh si,
ormai son proprio poche!) persone
o dirigenti venatori in grado di affrontare le problematiche e rispondere alle sfide che nostro malgrado
dovremo ancora affrontare con preparazione e capacità. Non giudicatemi di eccessivo pessimismo, ma
questa è la realtà e ve lo assicuro,
non è per nulla rassicurante! Pensiamoci, cari amici cacciatori, ri-
flettiamo bene sul nostro futuro,
usciamo dalla nostra classica indifferenza e preoccupiamoci dei nostri
problemi in prima persona, svincoliamoci da coloro che in nome della nostra buona fede e tradendo le
nostre aspettative, hanno sempre e
solo pensato a loro stessi ed ad assicurarsi il loro futuro. Impariamo a
distinguere, conoscere, apprezzare
anche quelli che a volte ci dicono
delle cose scomode, ma operano
per il bene comune e non individuale. Abbiamo bisogno di ricreare un
clima di unità, di collaborazione di
distensione; dobbiamo imparare a
discutere serenamente i nostri problemi e le nostre
Assemblee devono
essere momenti di ci-
vile confronto dove ognuno può e
deve poter dare il proprio contributo, smettiamola con i pettegolezzi
e le provocazioni, concentriamoci
sui problemi veri e seri. Dobbiamo
costruire non distruggere, perché
avremo anche una bella Sede con
tante comodità, ma se allontaniamo i cacciatori dai problemi (vedi
partecipazione all’assemblea) e creiamo una barriera nel dialogo, produrremo solo guasti irreparabili e
nemmeno la tanto sospirata Polenta
e osei riuscirà più a farci sorridere.
CACCIAINVALBREMBANA
5
Attualità
LA CACCIA: UNO STILE DI VITA
PUBBLICHIAMO VOLENTIERI QUESTO BREVE CONTRIBUTO PER LA SEMP L I C I TÀ C H E L O C A R AT T E R I Z Z A E P E R L A R I F L E S S I O N E C H E P R O P O N E .
- Alberto Boffelli
Pratico questa attività da alcuni
anni. Per qualcuno sembrerà poco,
ma sin da bambino per me la caccia
è stata ed è qualcosa di importante e
non riesco ad immaginare una vita
senza caccia.
Appartengo ad una famiglia di cacciatori e tra i ricordi più belli ci sono
senz’altro i racconti del nonno. “Altri
tempi” qualcuno dice, ma quello che
mi colpiva di più era il “rispetto reciproco”.
Purtroppo i cacciatori rispettosi interessati alla salvaguardia dell’ogget-
to della loro caccia, con il cane o senza, trovo che siano davvero pochi.
A proposito di “posta alla beccaccia”. Un mattino mentre stavo salendo un pascolo con il cane a guinzaglio
alzo gli occhi e vedo lei davanti a me,
in alto, inconfondibile, bella, che volava verso un punto d’atterraggio.
Uno, due attimi e sento la fucilata, la
vedo cadere, rimango attonito, incredulo. Un uomo “senza volto” corre e
lo vedo chinarsi a raccoglierla, e poi
dileguarsi di fretta.
Ho sempre saputo di questo scem-
pio cinegetico, ma non l’avevo mai
vissuto in diretta.
“Beccaccia trucidata all’aspetto” dal
killer che non ha avuto il coraggio di
misurarsi con lei e probabilmente ne
andrà fiero per averla messa nel carniere: “vergogna”.
Quindi, in un tempo dove nei parchi vanno di moda i divieti, sono
all’ordine del giorno le restrizioni e
l’armata verde è sempre più unita ed
agguerrita, noi cacciatori invece di essere sempre in disaccordo dovremmo
lottare per proteggere la nostra passione con etica, sì “ma che sia etica
vera e non ipocrisia da bar” contro
questo mare di divieti che non hanno senso, perché noi sappiamo come,
quando e perché cacciare un determinato selvatico rispettando sia le leggi
della natura sia la natura stessa.
Lottare uniti, perché di questo passo ho paura che prima o poi la nostra
passione non avrà più modo di esistere, quindi risolleviamo la nostra immagine con azioni intelligenti.
Spero con questo che le mie paure (fine della caccia) restino un’idea
sbagliata, o meglio un incubo, e che
si cominci anche a rispettare il “selvatico”.
La conclusione è vostra.
L’ U LT I M A O R A
Superato il problema del Calendario di Apertura della
caccia a capanno nelle Z.P.S.?
- La redazione
La Provincia di Bergamo, interpretando l’ultimo decreto del ministro Prestigiacomo riguardo all’attività venatoria nelle Z.P.S. ha autorizzato, nel proprio calendario
provinciale l’apertura della caccia al capanno alla terza
6
CACCIAINVALBREMBANA
domenica di settembre anche in queste aree.
Sperando non si tratti dell’ennesima illusione, nel
prossimo numero dedicheremo all’argomento lo spazio
necessario.
Le Commissioni
Commissione
Tipica Alpina
INCONTRO ANNUALE CACCIATORI TIPICA DI MONTE
Importante incontro di approfondimento e analisi dell’andamento della caccia
alla “Tipica di monte” nel nostro Comprensorio, con interventi dei responsabili
dell’Ufficio Provinciale della Caccia e di
Artuso Ivano esperto a livello nazionale.
Venerdì 27 Febbraio, alla presenza
di circa 90 persone, si è svolta l’annuale assemblea dei Cacciatori della
Tipica, totalmente gestita e condotta
dal Comitato di Gestione.
Gli argomenti all’ordine del giorno,
di grande attualità e interesse, proposti dalla Commissione riguardavano:
- 1 Relazione su andamento censimenti e prelievi della stagione venatoria 2008
- 2 Informativa sui nuovi criteri adottati per la determinazione del Piano di Prelievo
- 3 Caccia alla Fauna Tipica Alpina:
quali prospettive per il futuro.
Relatori: Ivano Artuso e Giacomo
Moroni
- 4 Interventi dei Soci
Considerata l’importanza dei temi
in discussione, si era chiesto di estendere l’invito a partecipare anche ai
rappresentanti dell’Avifauna tipica
degli altri Comprensori della Provincia, e ai nostri soci interessati anche
se praticanti altre forme di caccia. Ri-
chieste parzialmente accolte dal
Comitato e motivate con ragioni
di non opportunità di invitare in
quella sede cacciatori non nostri
soci o non appartenenti alla Tipica.
Sul primo punto all’ordine del giorno, Ivano Artuso con l’ausilio di grafici e tabelle, ha svolto una panoramica sugli andamenti dei censimenti e
prelievi degli ultimi dieci anni, dove
si è potuto constatare quanto il fattore
climatico/meteorologico sia attualmente decisivo per il successo riproduttivo, sia in termini di covate che
giovani per covata. Ha puntualizzato
le modalità e gli obbiettivi del cosiddetto “Progetto Coturnice”, da lui
proposto alla valutazione del C.T.G.
fin dal Giugno 2008 (argomento trattato sul n. 34 della rivista), sottolineando e rimarcando che l’iniziativa
non si configurerebbe assolutamente
come un tentativo di ripopolamento
di Coturnici, ma bensì un esperimento controllato, limitato a due/tre zone
vocate, chiuse alla caccia, dove da
tempo non si riscontra più la presenza
di Coturnici. In merito abbiamo preso
atto della valutazione fornita dai vertici del Comprensorio, che essendo a
fine mandato preferiva demandare
ai prossimi gestori l’incombenza di
prendere una decisione.
Artuso ha manifestato la contrarietà verso qualsiasi tipo di immissione,
come già chiaramente espresso nel
Progetto Galliformi e condiviso dalla
totalità dei nostri cacciatori, e ribadito
l’importanza dei recuperi ambientali
montani, per ristabilire le condizioni
ideali della selvaggina di monte, condizione basilare per garantirci un futuro venatorio.
Giacomo Moroni ha esordito ricordando il fondamentale concetto: l’attività venatoria è permessa purché non
contrasti con le esigenze conservative
delle specie.
Di seguito ha tracciato un quadro
negativo, ma purtroppo veritiero,
sull’andamento della consistenza
delle tipiche specie alpine nei Comprensori Bergamaschi e su tutto l’arco
alpino. Questa tendenza ha indotto
l’Amm.ne Provinciale nel 2007 a richiedere all’ I.S.P.A. (Ex INFS) un’indicazione sulla possibile metodologia
da adottare, in alternativa alla precedente, per determinare un prelievo
sostenibile alla luce dei dati prodotti
dai censimenti.
I “Criteri orientativi” emanati dall’
I.S.P.A. considerano sostanzialmente
solo il successo riproduttivo. Viene
determinato dal rapporto Giovani/
Adulti un indice, a cui si abbina una
percentuale da applicare al censito.
Questo metodo matematico, che non
lascia spazi discrezionali di nessun
genere, e stato applicato per la prima volta nel 2008, come per la prima
volta sono stati introdotti i tre giorni
fissi di caccia, e fissato il carniere in
un capo a scelta, con l’intento di dare
la possibilità a più cacciatori di effettuare il prelievo.
Moroni ha poi proseguito con la
raccomandazione di evitare splafonamenti al Piano di prelievo approvato (i capi in più vengono decurtati
CACCIAINVALBREMBANA
7
Commissione
Ungulati
CACCIAINVALBREMBANA
Il Presidente
Piergiacomo Oberti
Statistica prelievo
CAMOSCIO
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Censiti
1910
2216
2663
2740
2831
3032
3330
3650
2860
3133
3200
3860
3958
4135
4218
4225
Piano
103
192
230
250
260
320
350
380
297
312
320
382
400
420
432
440
Abbattuti
87
150
182
209
221
277
328
310
270
272
309
349
341
374
390
372
08
07
20
06
20
05
20
04
20
03
20
02
20
01
20
00
20
99
20
98
19
97
19
96
19
95
19
19
19
19
94
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
93
Numero capi
1993
Anno
Censiti
Piano
Abbattuti
Statistica prelievo
CAPRIOLO
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Censiti
1867
2025
2340
2516
2516
3159
3170
3380
3740
3984
3722
3312
2808
2560
2302
2304
Piano
200
210
250
263
316
363
350
350
430
430
380
265
250
230
207
177
Abbattuti
115
132
193
201
247
274
306
230
373
373
317
209
192
167
177
151
Anno
Censiti
Piano
Abbattuti
08
20
07
20
06
20
05
20
04
20
03
20
02
20
01
20
00
20
99
19
98
19
97
19
96
19
95
19
94
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
93
Numero capi
La stagione di caccia 2009 conclude l’attività
e gli impegni di questa Commissione.
Se possiamo fare una valutazione complessiva
sulla disponibilità e la partecipazione, possiamo ritenerci
nel complesso soddisfatti. Le riunioni si sono svolte mensilmente con una elevata partecipazione dei commissari, e il
loro contributo e l’armonia che si è registrata nelle sessioni
di lavoro hanno permesso di svolgere con serenità tutti gli
impegni di organizzazione e di formulazione di proposte
riguardo alle molteplici attività previste: dai censimenti ai
piani di prelievo, dal delicato compito di verifica dei capi
prelevati all’organizzazione delle rassegne di gestione faunistica, non ultimo dei rapporti con il Comitato Tecnico di
Gestione.
Due sono gli elementi che hanno caratterizzato in modo
particolare quest’ultimo periodo di lavoro.
In primo luogo gli incontri e la pianificazione relativa alla
collaborazione con il nuovo Tecnico Faunistico, dott. Claudio Cesaris, che già molti conoscono in quanto Socio del nostro Comprensorio e cacciatori di ungulati, che il Comitato
di Gestione, con parere unanime della Commissione Ungu-
8
In conclusione alcune considerazioni sulle prospettive future dell’avifauna tipica alpina. Sicuramente non rosee, per tutta quella serie di noti fattori
che progressivamente decrementano
le consistenze, ma allora perché non
ricercare una strategia per invertirne
la tendenza? Come ad esempio alcuni
interventi di recupero ambientale in
determinate aree vocate, coordinato
dalla Provincia nei suoi comprensori, contenimento e/o allontanamento
delle specie notoriamente predatrici
dell’avifauna tipica, cattura di coppie
autoctone e successivo rilascio in aree
vocate tuttora sguarnite...
Stare a guardare o aspettare l’evolversi naturale degli eventi non rappresenta di certo una strategia vincente, ma conduce inesorabilmente alla
parola fine. Come si rivolgono idee,
energie e risorse verso specie selvatiche dalle dimensioni più appariscenti e di indubbia presa sull’opinione
pubblica, dedicare qualche attenzione in più verso Forcelli e Coturnici
sicuramente non guasterebbe..
La Commissione nella sua proposta indicativa da sempre prende atto
e si attiene al criterio che “un prelievo
sostenibile non può eccedere per tutte le
specie di galliformi alpini il 15-20% della
consistenza autunnale”, concetto condiviso dalla maggioranza dei biologi
della fauna selvatica e fino a ieri anche dall’Amm.ne Provinciale, pertanto non ha nulla da vergognarsi se nel
2008 ha suggerito un prelievo di 50
Coturnici (13,70% di 365 capi censiti)
e 20 Forcelli (16,03% dei 123 maschi
censiti).
19
Il vivace dibattito che ne è scaturito
con i soci presenti ha toccato diversi
punti, è stato precisato, per l’ennesima e si spera l’ultima volta, che i capi
censiti corrispondono effettivamente
ai soli esemplari avvistati/involati
sul territorio monitorato (poco più
del 70% dell’Area vocata), senza aggiunte di consistenze presunte o stimate. Si è fatto notare che non sem-
pre esiste la possibilità di rispettare il
Piano approvato (l’esiguità dei piani
può portare allo splafonamento anche in una sola giornata di caccia, o
nella seguente quando ad esempio si
e aggiunta sola la metà del piano). La
decurtazione futura dei capi prelevati in eccesso in una stagione viene
considerata come gesto riparatorio
poco significativo, perché il piano di
prelievo viene concesso sulle consistenze dell’anno in corso, e di contro
non vi è compensazione, in aggiunta,
quando non si verifica il raggiungimento del piano.
19
Le Commissioni
l’anno successivo), ha espresso netta
contrarietà a qualsiasi tipo di immissione/ripopolamento, anche a livello
sperimentale, e considerato l’elevato
numero di cacciatori abilitati alla tipica nel nostro comprensorio, ha riproposto di procedere ad una sensibile
riduzione dei cacciatori tutt’ora abilitati, o in second’ordine all’assegnazione nominativa del capo al singolo
cacciatore o gruppi di cacciatori.
Riguardo ai ripristini ambientali
ha mostrato un certo scetticismo per
quanto, poco che sia stato, finora fatto sugli alpeggi, mentre meriterebbe
di essere incentivata la presenza di
pascolo bovino, l’unica in grado di
mantenere condizioni favorevoli alla
permanenza dell’avifauna tipica.
Le Commissioni
Totale prelievi
UNGULATI
Prelievi
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
202
282
375
410
468
551
634
540
643
648
629
561
537
547
572
528
650
551
550
Prelievi
648
634
629
643
540
547
537
468
450
572
561
528
410
375
350
282
250
202
20
08
20
07
20
06
20
05
20
04
20
03
20
02
20
01
20
00
19
99
19
98
19
97
19
96
19
95
19
93
19
94
150
Anno
lati, ha deciso di assumere. La sua presenza, oltre che essere qualificante e garantista nei confronti dell’Ente pubblico,
ci permetterà di mantenere i collegamenti con l’Università
di Pavia, dove lui lavora. La caccia moderna non può prescindere da una fattiva, impegnata e responsabile collaborazione con il mondo scientifico. Non dimentichiamo che la
maggior parte dei dati oggi a disposizione sulle consistenze
faunistiche provengono dal mondo venatorio, necessitano
quindi di un necessaria legittimazione scientifica.
Come secondo aspetto va evidenziato il “Protocollo tecnico per la gestione degli ungulati selvatici ruminanti in
provincia di Bergamo” in fase di formulazione e stesura definitiva da parte dell’Amministrazione Provinciale. Questo
documento, estremamente impegnativo anche sotto il profilo della partecipazione e responsabilità dei cacciatori di
ungulati, ha la finalità di accelerare, attraverso una gestione
diversamente pianificata dei censimenti, le procedure di attuazione per l’autorizzazione dei piani di prelievo da parte
dell’ISPRA (ex INFS). Si tratta di un’impostazione che prevede un impegno più gravoso responsabile da parte di tutti
noi. Ne parleremo in modo più approfondito nel prossimo
numero della rivista, quando sarà adottato.
Con le tabelle allegate diamo un’ampia visione dell’andamento dei prelievi delle specie nel corso degli anni.
Un ringraziamento doveroso a tutti per l’impegno assiduo nei censimenti e nelle diverse attività di gestione, e un
saluto cordiale da parte dei membri della Commissione.
Commissione
Lepre
Come già proposto nell’Assemblea di specializzazione nel mese di febbraio, la commissione ha proposto di posticipare le date di apertura in
Zona B di 2 giornate, quelle del 20 e 27 settembre. Al 1° di
Ottobre. Questo perché, complice l’entrata in vigore delle
norme relative alle ZPS, lo scorso anno si è registrato un
forte prelievo di lepri concentrato nelle prime giornate di
caccia in Zona B.
L’addestramento cani partirà dal 20 agosto al 16 settembre, il mercoledì, il sabato e la domenica.
Dal 13 settembre al 27 settembre il mercoledì, il sabato e la
domenica in Zona A, dalla seconda domenica di settembre
nelle ZPS.
La Commissione ha proposto inoltre di poter fare i censimenti alla lepre variabile.
Speriamo che i censimenti alla lepre diano risultati buoni,
considerate le abbondanti nevicate tardo invernali.
Un saluto a tutti.
Il Presidente
Cristian Midali
Il Presidente
Gianantonio Bonetti
CACCIAINVALBREMBANA
9
Le Commissioni
Commissione
Capanno
Commissione
Ripopolabile
In data 8 maggio si è tenuta l’Assemblea annuale
dei cacciatori da appostamento fisso, a cui ha partecipato il Presidente del Comprensorio. Erano presenti 80
soci, su circa 500 capannisti. Nell’occasione si sono dibattuti
diversi temi. Anche per la passata stagione siamo riusciti a
completare i piani di cattura che l’Amministrazione provinciale ci aveva assegnato.
Ringrazio personalmente, anche a nome del Comprensorio,
tutti coloro che hanno collaborato alla gestione di questo importante servizio, sia per le catture che per la distribuzione
dei presicci.
Pensiamo di aver accontentato la maggior parte dei capannisti in quanto, con l’attivazione di 4 roccoli, le catture sono
state soddisfacenti.
La Commissione ha già predisposto l’elenco della distribuzione presicci, che verrà distribuito al momento della timbratura del tesserino. A riguardo ricordo a coloro che avessero
cambiato il numero di telefono, di comunicarlo all’ufficio del
comprensorio.
Anche per la prossima stagione l’Assemblea ha proposto la
cattura di merli femmine.
Il prossimo lavoro della Commissione sarà rivolto anche
quest’anno all’organizzazione della 2° SAGRA ESTIVA DEGLI UCCELLI DA RICHIAMO che si terrà l’8 AGOSTO NEL
COMUNE DI LENNA, vicino al campo sportivo, grazie alla
disponibilità degli spazi messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale.
La Commissione intende nominare un Gruppo di Lavoro con
l’incarico di organizzare la Sagra, così da lavorare al meglio
per affrontare tutti le complesse pratiche e le attività che comporta l’organizzazione della Sagra.
Vi faranno parte alcuni membri della Commissione, affiancati da soci che hanno già dato la loro disponibilità e da altri che
si vorranno aggiungere comunicando la loro disponibilità al
Presidente della Commissione. Ringrazio tutti i soci intervenuti all’Assemblea.
Un cordiale saluto a tutti i capannisti.
Come ogni inizio anno, la Commissione ha regolarmente ripreso la propria attività impegnandosi nel realizzare il consueto piano di distribuzione e immissione della
selvaggina ripopolabile.
Anche quest’anno si è deciso di apportare delle modifiche
sostanziali nella modalità di effettuazione dei lanci.
Riproponendo quanto già fatto per la passata stagione venatoria, il primo lancio, previsto per il mese di agosto, verrà
effettuato in sei zone ritenute più idonee ad ospitare la selvaggina.
A seguire sono previsti due lanci nel mese di settembre da realizzarsi contemporaneamente uno all’apertura generale della
stagione venatoria l’altro in concomitanza con l’apertura della
caccia vagante in zona di maggior tutela.
Un ultimo lancio, infine, è previsto per il mese di novembre.
Per quanto riguarda il quantitativo di capi immessi, questi saranno 170 nel primo lancio, 350 per il secondo ed il terzo lancio
e 630 capi nell’ultimo lancio.
E’ stata inoltre rivista la ripartizione nei singoli comuni, privilegiando le zone che nel passato hanno ottenuto un maggior successo di sopravvivenza iniziale dei capi immessi.
Portiamo a conoscenza che per alcuni comuni (AVERARA,
CUSIO E VEDESETA) le zone di lancio precedentemente
identificate rientrano nelle Z.P.S.. Ricordiamo nelle suddette
zone è fatto divieto l’esercizio dell’attività venatoria sino al 1°
di ottobre. Per tale motivo, con la collaborazione della segreteria del C.T.G., si è provveduto ad inviare apposita comunicazione con la quale si richiede di individuare nuove zone; in
difetto, ci vedremo costretti a revocare (per il solo lancio di
settembre) l’immissione dei capi di selvaggina.
Nel prossimo numero, sarà ns. cura informavi sulle date prescelte e sull’accettazione o meno delle ns. proposte avanzate
al C.t.g.
Il Presidente
Umberto Arioli
10
CACCIAINVALBREMBANA
Il Presidente
Luigi Poleni
Assemblea annuale
del comprensorio
A P P R O VAT I I B I L A N C I E I L L U S T R ATA U N A S I N T E S I D E L L AV O R O D E L C . T. G .
I N Q U E S T I C I N Q U E A N N I D I M A N D AT O
- Lino E. Ceruti
Venerdì 13 marzo 2009 si è tenuta a
Piazza Brembana nel cine-teatro l’annuale assemblea dei Soci del Comprensorio. Alla riunione ha partecipato anche l’Assessore Provinciale alla Caccia
Luigi Pisoni
La presenza dei Soci non è stata all’altezza delle assemblee precedenti e questo dovrebbe essere un segnale di preventiva attenzione.
Il Presidente ha fatto il suo intervento
con una relazione decisamente spartana e sintetica visti gli argomenti posti
all’o.d.g.
Ha ringraziato tutti per la partecipazione e per la collaborazione prestata
durante il suo mandato, ora giunto a
scadenza ai primi di giugno.
In particolare sono stati oggetto dei
suoi ringraziamenti i Soci componenti
le commissioni, i volontari impegnati
nella manutenzione continua della sede,
i componenti del CTG, il Presidente della Provincia di Bergamo Valerio Bettoni
con l’assessore provinciale Luigi Pisoni,
sempre presenti e vicini al mondo venatorio, il corpo di Polizia provinciale,
i Sigg. Flavio Galizzi e Gianantonio Bonetti per l’organizzazione dell’annuale
serata gastronomica presso l’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme dove,
quest’anno, la degustazione si è concretizzata nel tradizionale piatto tipico ber-
gamasco della “polenta e osèi”.
Ha avuto modo di illustrare le cose
fatte durante il mandato soffermandosi,
in particolare, su alcuni miglioramenti
realizzati nella sede del Comprensorio
attraverso il potenziamento del sistema
informatico al servizio di tutte le commissioni, all’introduzione della possibilità di effettuare versamenti postali
in quei comuni dove non sono presenti sportelli bancari, alla realizzazione
della pubblicazione tecnico-scientifica
dedicata ai galliformi in Valle Brembana e all’ottenimento dell’apertura di 4
roccoli per favorire la cattura di presicci
destinati ai cacciatori capannisti...
Ha avuto modo di lamentare le richieste formulate dalla commissione Tipica
Alpina e quelle della Commissione Ripopolabile, che intendevano ottenere
condizioni di caccia più favorevoli ma,
a parere del Presidente, non sostenibili
per questioni di opportunità gestionali
e normative in atto.
E’ passato poi ad esporre i contenuti della lettera inviata da un Socio del
Comprensorio in relazione a chiarimenti circa la distribuzione della stampa di
Papa Giovanni XXIII che avrebbe dato
l’impressione di appartenere ad una sua
iniziativa personale con una possibile
partecipazione del Comitato di Gestione.
CACCIAINVALBREMBANA
11
Ultimata la lettura, il Presidente ha
avuto modo di chiarire le circostanze
dell’iniziativa dalle quali erano escluse la Presidenza del Comprensorio ed
il suo CTG, in quanto l’omaggio della
stampa del Papa Buono era stato il risultato di un’iniziativa della Provincia
di Bergamo alla quale, lui, aveva dato
solamente un contributo personale e
terminale in termini di distribuzione
sul territorio.
Sono seguiti passionali scambi sul
modo d’interpretare la questione tra
“accalorati comportamenti” di alcuni
Soci presenti.
Analogamente i comportamenti dei
vari attori si sono ripetuti durante la seconda lettera inviata dallo stesso Socio,
intesa a chiedere chiarimenti in merito
al lancio di ripopolamento delle lepri.
Il nostro Revisore dei Conti Delio Assi
ed il Segretario del Comprensorio Lino
Ceruti sono intervenuti per calmierare
gli animi invitando tutti alla moderazione.
La questione termina con altrettante
passionali diversità di vedute.
Comunque, a nome di tutti i Soci del
Comprensorio, Lino Ceruti dona allo
stesso Enrico Bonzi un prestigioso quadro dipinto dal Maestro Andrea Massara, presente all’assemblea, che rappresenta il ritratto di una lepre.
Il Presidente commosso ringrazia.
È stato quindi illustrato da Delio Assi
il bilancio consuntivo del 2008, e successivamente, dopo alcuni chiarimenti,
messo a votazione, che ha sortito 155
favorevoli, 4 contrari e 4 astenuti.
Allo stesso modo è stato illustrato con altrettanti chiarimenti il bilancio preventivo del 2009 che, messo a
votazione, ha ottenuto 160 favorevoli, 2
contrari e 1 astenuto.
Il microfono è passato poi
all’Assessore provinciale alla
Caccia Luigi Pisoni che, ringraziando per l’invito, ha
ALE DEI SOCI
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VERBALE DELL’A
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portato i saluti suoi personali
di Venerdì 13 marzo 200
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riunita in seduta ORD
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ione in data 07-02-2009
e quelli del Presidente della
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a seguito della convocaz
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di
nel Cine-Teatro Nuovo
Provincia Valerio Bettoni.
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Ha relazionato i presenti
Punto n° 5 dell’ o.d.
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Lino Ceruti che illustra
Statuto e al Regolam
la parola al segretario
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Il Presidente concede
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modificato il 28 Marzo
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04-03-2009
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Ringrazia il Presidente
Art 1- Criteri di Ammissio
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per l’assidua presen… omissis …
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razioni. Per la caccia
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provinciale,
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modificazioni ed integ
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L.R.
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Regionale n°
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applicherà l’art. 34 com
ringraziamenti a Lino Ceappostamento fisso, si
sopra citata.
ruti a proposito della sua
… omissis…
forma di Caccia
Art. 2 - Variazioni della
collaborazione in qualità di
“tipica alpina”, e
ia
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di
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… omissis …
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dovrà
poter accedere alla
atico sopra descritto)
Il cacciatore prima di
rappresentante della Proodo del criterio meritocr o, in zona di minor tutela
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(utili
“lepre”
un ann
venatoria, per almeno
aver esercitato l’attività
vincia in seno al Comitato
(Zona B).
di Gestione.
… omissis…
co
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Il Presidente: f.to Bon
E. Ceruti
Il Segretario: f.to Lino
12
CACCIAINVALBREMBANA
Il Presidente ha infine concesso la
parola al segretario Lino Ceruti che ha
illustrato all’assemblea i punti di modifica del Regolamento del Comprensorio
che il Comitato di Gestione aveva licenziato, per sottoporli all’approvazione
dell’Assemblea dei Soci avvenuta con
l’unanimità dei consensi.
I Soci sono poi intervenuti con richieste di vario genere:
- Giambattista Gozzi ha chiesto all’Assessore provinciale Luigi Pisoni delucidazioni sul piano faunistico provinciale che è in attesa della sentenza del
TAR. Pisoni ha risposto in merito dichiarandosi fiducioso sulla sentenza.
- Gianati Giovanni è intervenuto chiedendo, sempre all’Assessore Luigi Pisoni, notizie e previsioni su JJ5, l’orso
proveniente dal gruppo del Brenta che
parrebbe stabilizzatosi in zona Ortighera sopra Lenna. In merito l’assessore risponde limitandosi alle fasi di competenza istituzionale della Provincia.
- Lazzaroni Mario è anch’egli intervenuto con un’interessante disamina sia
sul cacciatore che sull’orso JJ5
Dalle 23 in avanti, numerosi Soci hanno
proseguito le proprie discussioni al barpizzeria vicino al cinema dove si è svolta
l’assemblea, in compagnia di un buon
bicchiere di vino e dell’allegria venatoria
che da sempre li contraddistingue.
Nominato il Consulente Tecnico
Faunistico del Comprensorio
I L C O M I TAT O D I G E S T I O N E , C O N P R O P R I A D E L I B E R A , H A P R O V V E D U T O
A L L A N O M I N A D I U N T E C N I C O FA U N I S T I C O D E L C O M P R E N S O R I O
- Flavio Galizzi
Finalmente anche il nostro Comprensorio ha nel proprio organico, con incarico
specifico di Consulenza, un Tecnico Faunistico. Una figura importante che fino
ad oggi era mancata, e che permetterà la
formulazione di richieste, osservazioni,
analisi e proposte agli Enti di riferimento del Comprensorio da parte di persona qualificata, e con le caratteristiche di
scientificità richieste per la redazione dei
documenti tecnico – scientifici.
Cerchiamo di riassumere, con queste
note, le funzioni e le caratteristiche di
questa nuova e importante figura, con cui
le Commissioni e il Comitato dovranno in
futuro collaborare.
Il Tecnico Faunistico è quel professionista che per studi, preparazione, esperienza e specializzazione è in grado di occuparsi della gestione faunistica.
Risulta chiaro fin da subito come risulti
fondamentale essere in possesso di una
Laurea in Scienze Biologiche o Naturali,
considerate quelle più specifiche di settore per aver sviluppato un idoneo percorso di studi in cui è la Biologia ad essere
l’oggetto primario degli studi, e non ad
esempio la Veterinaria o le Scienze Forestali, prossime ma meno specifiche.
Oltre alla Laurea è auspicabile aver
seguito corsi di specializzazione e aver
acquisito sul campo quella necessaria dimestichezza con gli argomenti specifici,
magari collaborando con qualche Professore di chiara fama.
Necessita in particolare di conoscenze
approfondite delle esigenze eco-etologiche delle specie animali, in particolari quelle di interesse venatorio, ma non
solo.
Riguardo a ciò la scelta del Comprensorio non poteva capitare meglio: il nostro nuovo tecnico, il Dr. Claudio Cesaris,
possiede infatti, nel suo curriculum, tutte
queste caratteristiche.
Nel nostro caso possiamo aggiungere
un elemento qualificante in più: il Tecnico nominato ha avuto la possibilità, in
quanto Socio Cacciatore del nostro Comprensorio già da molti anni, praticante la
Caccia di Selezione agli Ungulati, di maturare direttamente conoscenze approfondite sulle specie animali presenti sul
nostro territorio, in particolare di quelle
oggetto di prelievo venatorio, e di accumulare una notevole esperienza diretta,
non solo scientifica ma anche di conoscenza e frequentazione del territorio e di
collaborazione con molti dei responsabili
che già operano nel Comprensorio.
Ovviamente nessuno possiede la bacchetta magica, quindi saranno il lavoro
assiduo, la dedizione, le collaborazioni
costruttive, oltre all’osservanza di regole
basilari da parte di tutti i cacciatori, a consentire di mantenere negli anni i risultati
fino ad ora raggiunti.
Teniamo presente che le popolazioni
animali non sono entità fisse e immutabili nel tempo, ma seguono andamenti
naturali ciclici, sui quali spesso l’uomo
interviene con scelte gestionali discutibili
e perfino scorrette, creando problemi che
spesso finiscono con il peggiorare situazioni già a rischio, che per essere ricomposte possono necessitare di tempi anche
molto lunghi.
Se a questo aggiungiamo problemi relativi alle modificazioni ambientali che
per diverse ragioni e con diverse modalità colpiscono il territorio, ci possiamo
rendere conto di come il compito del Tecnico Faunistico possa essere a volte estremamente complesso, se non difficile, e di
quali delicate responsabilità si deve fare
carico.
L’assunzione di questa figura, ancora
non precisamente normata da leggi specifiche, è consigliata dall’ISPRA (ex INFS) e
sollecitata dalla Provincia, che spinge nelle direzione di avere a disposizione, per
gli aspetti tecnico – scientifici di gestione,
un professionista che se ne occupi.
Una Gestione autoreferenziale sotto il
profilo scientifico oggi non è più immaginabile, a maggior ragione quando sul
territorio vengono ad essere presenti e
ad incombere realtà istituzionali, come il
Parco delle Orobie Bergamasche, di notevole spessore scientifico e di forte impatto sull’opinione pubblica, con le quali le
mediazioni “politiche” rischiano di non
essere più sufficientemente sostenibili.
La Gestione Faunistica consiste in un
insieme di interventi e di scelte, a volte
difficili da condividere ma necessarie, che
non possono più non essere convalidate
da “parerei scientifici” formulati e sostenuti da Tecnici di provata professionalità,
caratterizzati da capacità di giudizio indipendente e validata.
Il tecnico nominato dal Comprensorio,
il Dir. Claudio Cesaris, lavora presso il
Dipartimento di Biologia Animale, Laboratorio di Eco-Etologia dei Vertebrati,
dell’Università degli Studi di Pavia.
A lui vogliamo rivolgere, da parte della
Redazione, i nostri sinceri auguri di Buon
Lavoro.
CACCIAINVALBREMBANA
13
Stima delle popolazioni di coturnice
e gallo forcello in valle brembana:
metodi e tecniche di censimenti
O S S E RVA Z I O N I E C H I A R I M E N T I S U L L A S T I M A D E L L E P O P O L A Z I O N I
DI COTURNICE E GALLO FORCELLO
- Marco Bonaldi
La partecipazione alla riunione dei
Soci della Tipica dello scorso 27 febbraio, l’attenzione del pubblico e la sentita
partecipazione, ha evidenziato come la
pubblicazione della nostra Ricerca sui
Galliformi Alpini sia diventata di estrema utilità anche per gli Enti, come la
Provincia, per la meticolosa ed importante classificazione storica dei dati relativi alle due specie oggetto della ricerca:
il Gallo Forcello e la Coturnice. Durante
le spiegazioni tecniche condotte dai due
relatori (Prof. Ivano Artuso e il Tecnico
Provinciale Giacomo Moroni) sono state più volte utilizzate terminologie che
non sempre risultano di perfetta comprensione a noi cacciatori, e ho ritenuto
pertanto importante, con questo mio intervento, portare alcuni chiarimenti che
ritengo estremamente importanti.
Partiamo appunto dalla terminologia
tecnica comunemente utilizzata. Cominciamo col dire che nel Comprensorio Alpino Valle Brembana, il territorio
idoneo per le due specie è suddiviso in
Area Vocata, Area di Presenza Effettiva,
Area Censita.
Area Vocata: è quella dove esiste l’habitat ideale e si presume ci possa abitare
14
CACCIAINVALBREMBANA
la specie. Per il Gallo Forcello abbiamo
26.296 ettari, mentre per la Coturnice
sono 30.444 ettari.
Area di presenza effettiva: è tutto quel
territorio dove è certa la presenza delle specie. In questo caso abbiamo per il
Gallo Forcello 12.230 ettari e per la coturnice 11.660 ettari.
Area Censita: Tutto il territorio dove si
effettuano i censimenti: abbiamo per il
Gallo Forcello 6.271 ettari, mentre per la
coturnice sono 6.448 (area media censita
dal 1997 al 2008).
Soggetti Involati: Esemplari della specie EFFETTIVAMENTE contati durante
i censimenti.
Come risulta evidente da questi dati,
noi censiamo circa il 55% dell’area
di Presenza Effettiva, e circa il 25%
dell’area Vocata.
Ricordo inoltre che la misura di ettaro
che comunemente utilizziamo, e che ha
come simbolo ha, corrisponde a 10.000
mq. ne consegue che una superficie di
100 ettari (ha) equivale ad 1 chilometro
quadrato (Kmq).
I parametri che voglio riassumere qui
di seguito, riguardano esclusivamente
l’AREA CENSITA e riportano solo il
numero di Soggetti Involati.
COTURNICE
Per la Coturnice si va da una densità
media primaverile di 0,77 coppie su 100
ettari per l’anno 1998, ad un massimo di
2,04 coppie per 100 ettari nel 2007. Ricordo che se la densità risulta inferiore
ad 1 coppia per 100 ettari, non si dovrebbero fare prelievi.
I dati evidenziano anche che tranne
gli anni 1998 e 99, siamo sempre stati
superiori al valore limite.
Per quel che riguarda la stesura dei
piani di prelievo, il parametro richiesto, che è anche il più importante, è
il successo riproduttivo. Anche per
questo valore si utilizzano solo i dati
rilevati nell’AREA CENSITA e di soggetti involati, e si va da un minimo di
giovani/adulti 1,55 per l’anno 2008, ad
un massimo di giovani/adulti 3,49 per
l’anno 2003.
La percentuale di prelievo sulla popolazione tardo-estiva varia da 0,5% se
il successo riproduttivo è pari a 1-1,2
giovani/adulti, al 15% per un successo
riproduttivo compreso tra 1,2-2 giovani/adulti, per arrivare al 20% quando il
successo riproduttivo è superiore a 2.
GALLO FORCELLO
Anche per il Gallo Forcello i dati ci
indicano che si va da una densità primaverile con un minimo di 1 maschio
ogni 107 ettari nel 2006, a 2 maschi ogni
96 ettari nel 2003 (se la densità è inferiore ad 1 maschio ogni 100 ettari, non
si dovrebbero fare prelievi). Il successo
riproduttivo, anche per questa specie, è
il parametro più importante ai fini della
stesura dei piani di prelievo, ed anche
per il Forcello i nostri dati sono relativi
solo ed esclusivamente all’AREA CENSITA ed ai soggetti involati.
I valori ci indicano che si va da un
minimo di giovani/femmine adulte di
1,28 per l’anno 2008 ad un massimo di
giovani/femmine adulte di 2,8 nel 2001.
La percentuale di prelievo sulla popolazione tardo estiva varia da 0,5% se il
successo riproduttivo è pari a 0,5-1 giovane per femmina adulta, al 15% se il
successo riproduttivo va da 1 a 1,8 giovani per femmina adulta, per arrivare
ad un 25% quando il successo riproduttivo risulta superiore a 1,8.
I nostri piani di prelievo proposti negli anni, non sono mai stati superiori ad
una percentuale del 15%, come del resto
l’analisi del successo riproduttivo richiedeva. C’è anche da notare che i dati
rilevati sono relativi ad una popolazione certa, e non presunta o stimata. Nelle proposte dei piani di abbattimento è
stato quindi sempre utilizzato un criterio tecnico, derivante dai dati raccolti ed
elaborati, con una precisa applicazione
delle nozioni apprese dalla faticosa ricerca condotta attraverso il nostro libro
sui Galliformi e senza mercanteggiare i
dati e proporre valori per i quali doversi
in qualche modo vergognare.
E’ importante anche far notare che gli
abbattimenti vengono effettuati quasi
esclusivamente sul territorio censito, e
che un’analisi approfondita degli ultimi
13 anni ci indica che siamo passati da
una popolazione di 196 Forcelli per l’anno 1995, a 328 per l’anno 2008, passando
addirittura ai 619 dell’anno 2002.
Per quanto riguarda la coturnice si va
da un minimo di 153 esemplari censiti
nell’anno 1997, a 365 per l’anno 2008,
passando per i 562 esemplari nel 2006.
Credo che questi dati di gestione parlino da soli considerando anche che dai
pochi ettari delle zone campione censite
nei primi anni di ricerca, siamo ora passati a 7.500 ettari, e se ci fosse più tempo
a disposizione potremmo ancora incrementare la superficie. E’ certo che non
adotteremo mai il sistema in uso in altri
Comprensori o per altre forme di caccia,
ove i valori raccolti nel territorio censito
vengono poi estesi al restante territorio
di presenza Effettiva e Vocata, ricavandone in tal modo solo delle stime.
Abbiamo quindi dalla nostra parte
una estrema prudenza di metodologia
volta innanzi tutto alla salvaguardia ed
alla tutela, ed è questo modo di operare che ci deve inorgoglire per il nostro
lavoro e per il modello di gestione che
abbiamo scelto. Non sarà quindi la caccia a pregiudicare l’esistenza di queste
specie sul nostro territorio, ma sarà importante capire le cause che determinano quei fattori negativi che non ne consentono uno sviluppo costante. Il nostro
compito sarà quindi quello di continuare nella ricerca e nella raccolta dai dati,
approfondire la conoscenza dei soggetti
presenti nelle Oasi, appurare le cause
che impediscono un incremento delle
femmine di Forcello, notoriamente non
soggette al prelievo venatorio, e sviluppare piani di intervento ambientale con
finalità ben precise e mirate. Senza dubbio non possiamo continuare a rimanere immobili aspettando gli eventi ed
aspettando che i problemi si risolvano
senza il nostro interessamento e la nostra partecipazione. Puntare tutto e solo
sul rilancio dell’agricoltura montana e
dell’alpeggio, come qualcuno ha suggerito, è pura follia. Vedere i nostri pascoli
alpini rinverdire e rifiorire di mandrie
all’alpeggio, sentire in ogni vallata il
risuonare di allegre ciocche di mucche
al pascolo è un sogno che ci piacerebbe
molto perseguire e vedere realizzato, ma
è anche pura utopia. Noi ci stiamo battendo per la conservazione delle nostre
specie di tetraonidi e forse ce la faremo
anche, ma purtroppo le specie alpeggiatori e bergamini sono inesorabilmente
in via di estinzione e non basterà sicuramente la nostra buona volontà ad invertire questa tendenza…….
Facciamo allora ciò che ci è possibile
ed è sicuramente alla nostra portata;
programmiamo anche solo a scopo di
verifica qualche intervento ambientale
e vediamo di ripristinare ciò che va irrimediabilmente perduto. Vediamo anche altre esperienze fatte in tal senso e
che hanno dato risultati molto positivi
(Alpe di Devero).
Non si potrà almeno dire che non abbiamo fatto tutto il possibile per migliorare la nostra condizione venatoria.
CACCIAINVALBREMBANA
15
Il cinghiale
in montagna
- Luigi Capitanio
Il cinghiale è arrivato anche da noi! Tra
le specie nuove che si affacciano nel paesaggio alpino nostrano, il cinghiale rappresenta una novità su cui i pareri circa
l’opportunità della presenza sono fortemente discordanti. Se da un lato alcuni
cacciatori vedono in questo nuovo selvatico un’opportunità venatoria da affiancare a quelle già esistenti, dalla parte di
chi gestisce la fauna e l’ambiente nel suo
insieme l’arrivo del cinghiale è vissuto
con molta preoccupazione. Già in passato
il nostro comprensorio è stato interessato
da un fenomeno di questo tipo, e, mentre
l’origine di quella popolazione fu da attribuire alla fuga di alcuni esemplari detenuti in quel periodo a scopo amatoriale,
l’estinzione di quel piccolo nucleo, avvenuta in modo altrettanto veloce quanto
la sua apparizione, ancor oggi non trova
spiegazioni convincenti. Certo é che la
caccia non svolse un ruolo determinarne
nella scomparsa di quella piccola popolazione. Oggi, a distanza di oltre trent’anni,
esistono le premesse perché quel fenomeno sia pronto per ripetersi su vasta scala.
L’aumento considerevole di questa
specie e la sua diffusione in nuovi territori in modo tanto repentino, non è solo il
frutto della grande vitalità del cinghiale,
ma è anche il risultato di una serie di situazioni favorevoli, quasi sempre volute
16
CACCIAINVALBREMBANA
dall’uomo, tra le quali si pone in evidenza il rilascio di alcuni soggetti per scopi
venatori. Nel nostro caso poi, nel territorio Prealpino confinante, il cinghiale è
presente con buone densità, forse grazie
appunto ad alcune reintroduzioni avvenute in momenti diversi; il parziale
abbandono della selvicoltura e della raccolta delle castagne, associate all’assoluta assenza dei grossi predatori, ha fatto
il resto. Per il cinghiale poi il risalire le
valli, anche fino a quote elevate, diventa
una conseguenza logica. Lo testimoniano
l’Alto Adige o il Canton Ticino Svizzero,
dove vengono abbattuti cinghiali oltre i
duemila metri di quota.
Oggi, nei comprensori alpini, la possibile accettazione del cinghiale richiede
un’attenta valutazione, soprattutto in
riferimento alla possibile competizione
con le specie selvatiche presenti, senza
per questo che la valutazione finale sia in
alcun modo condizionata dai pregiudizi
verso questa specie.
L’interesse dei cacciatori verso il cinghiale non è certo cosa nuova, già da molti anni nelle regioni prealpine, la pratica
del rilascio di cinghiali ha avuto lo scopo
di catalizzare l’interesse verso una forma
di caccia sconosciuta, fino a pochi anni fa,
nei territori a nord del fiume Po. Quale
parziale giustificazione, pur riconoscen-
do come operazione illecita l’immissione
dei cinghiali, va pure considerato che alcune forme di caccia negli ultimi decenni
hanno vissuto momenti di vero squallore; gradualmente i cacciatori si sono
abituati, - o han dovuto abituarsi per
mancanza di alternative, - a considerare
selvaggina dei disgraziati pennuti pronta caccia, - che chiamare fagiani o starne
risulterebbe un insulto alla specie! - quasi
sempre liberati la sera per essere fucilati il
mattino. Il più delle volte questi polli, pur
risparmiati volutamente dalla doppietta,
non sopravvivevano neppure alla prima
notte di libertà!
Questo ha portato nel tempo il cacciatore, ormai stanco di accettare il graduale
degrado della propria passione, ad orientarsi verso una caccia nuova, diversa, ma
soprattutto verso una selvaggina vera,
nata nel bosco; quasi alla ricerca di una
nuova identità di cacciatore, la più antica,
quella delle origini. E questa tendenza è
ancora ben viva; conferma ne è l’aumento
delle richieste di abilitazione verso questa forma di caccia inoltrate annualmente
alla Provincia. Ulteriore stimolo verso la
diffusione di questa nuova caccia sono le
esperienze acquisite da alcuni cacciatori
locali nelle “cacciarelle” toscane o nelle
battute organizzate nelle nazioni dell’Europa centrale.
Va pure aggiunto, -- e non a discolpa di
chi dovrebbe tutelare gli interessi dei cacciatori, -- che la finalità di una cultura venatoria improntata sulla conservazione,
sul recupero degli habitat, sulla protezione e la diffusione delle specie autoctone,
non è mai stata perseguita in modo tenace
da nessuna delle grandi associazioni venatorie…, anzi…. di frequente sulle loro
riviste dedicate alla nostra attività, hanno
sempre fatto bella mostra di sé fotografie con tableau di pennuti che ricordano
più i massacri dei signorotti anni trenta
che l’interpretazione di una moderna
gestione venatoria. Non è stato certo un
bell’esempio tutto questo. Sono anzi convinto che anche questo abbia contribuito
a diffondere maggiormente la voglia di
sperimentare qualcosa di nuovo, di avere
qualcosa di nuovo, se pure in modo disordinato, senza nessuna preoccupazione
sulle possibili conseguenze verso le altre
specie selvatiche, le altre forme di caccia,
o i possibili danni causati all’agricoltura.
E in questa situazione oggi è ancor più
difficile convincere alcuni cacciatori, simpatizzanti del cinghiale, sulla tolleranza
dovuta alla presenza e ai danni prodotti
da “JJ5” e pagati dalla collettività, piuttosto che la stessa entità di danni prodotti
dal cinghiale e pagati dai cacciatori… e
questa è purtroppo è una delle lamentele
cui assistiamo in questi giorni….
Ritornando al tema della possibile presenza del cinghiale nel nostro territorio,
quali potrebbero essere gli effetti negativi
legati alla sua presenza? E’ presto detto.
A differenza degli altri ungulati italiani,
il cinghiale è una specie onnivora. Pertanto nella dieta di questa specie è presente,
in percentuale variabile in funzione della
reperibilità stagionale, anche la carne, in
tutte le sue varietà. Si tratti di lombrichi,
larve, piccoli roditori o rettili, tutto ciò
non fa differenza per il cinghiale. Pur non
considerando la possibile predazione del
cinghiale nei confronti del capriolo nei
primi giorni di vita di quest’ultimo, nella
sua continua e mobile perlustrazione del
territorio non risparmia certo nidi o nidiacei, e questo pone grossi interrogativi
nel favorire, o anche nel solo accettare la
sua presenza in zona alpina di maggior
tutela. Recenti studi hanno dimostrato
che in brevissimo tempo il cinghiale ha
individuato e distrutto oltre l’80% dei
nidi artificiali messi a dimora, e questo
è avvenuto anche in ambiente alpino a
quote elevate. Solo l’altezza del manto
nevoso risulta un limite per le scorribande del cinghiale, ma questo ovviamente
è solo un freno stagionale. Ora, in una
politica di conservazione delle specie
pregiate ancora presenti nelle zone alpine; -- gallo forcello, coturnice, francolino
di monte – specie “terricole per eccellenza” che costruiscono pertanto il proprio
nido a terra, la presenza del cinghiale
certamente trova numerosi oppositori,
soprattutto tra chi si occupa di gestione
del territorio interessato dalla presenza
di queste specie. Ed è certamente comprensibile questa preoccupazione, alla
luce della continua contrazione numerica del fagiano di monte del francolino e
della coturnice.
A questo si aggiunga che la presenza
del cinghiale pone in conflitto anche cacciatori dediti a diverse forme di caccia;
nelle zone dove ha raggiunto una buona
diffusione, ha spinto un numero sempre
maggiore di persone ad abbandonare
cacce tradizionali, come la caccia alla le-
pre ad esempio, per dedicarsi a cacciare
questo ungulato. In conseguenza di ciò,
il territorio interessato dalle braccate è
progressivamente aumentato, sovrapponendosi spesso ai territori abitualmente
utilizzati dai cacciatori per altre forme di
caccia. E questo certamente è motivo di
controversia.
Tra i cacciatori legati alle cacce tradizionali poi, vi è chi lamenta l’impossibilità
di praticare la caccia alla beccaccia e alla
selvaggina stanziale con il cane da ferma
nei giorni in cui sono in atto le braccate,
anche per gli spazi notevoli che una cacciata al cinghiale pretende.
Altra causa di attrito è data dall’eccesivo disturbo causato dalle braccate alle
altre specie di ungulati; come al capriolo
ad esempio, soggetto a forte stress durante i ripetuti inseguimenti da parte delle
canizze. I cacciatori di cinghiali, finora,
hanno sempre opposto notevole resistenza ai tentativi di razionalizzare le braccate, attraverso regole in grado di limitare
la grande libertà d’azione che questa caccia ha goduto finora. Non solo, in tante
occasioni pur coinvolti in prima persona
a contenere l’espansione della specie, attraverso abbattimenti mirati in periodi di
caccia chiusa, sono stati favoriti prelievi
di soli maschi, senza ottenere pertanto
nessun beneficio nella riduzione numerica delle popolazioni.
Sarà quindi possibile accettare la presenza del cinghiale anche nel nostro
comprensorio, poiché l’eradicazione pare
oggi un’impresa impossibile?
CACCIAINVALBREMBANA
17
Come va il capriolo
nel c. a. Val Brembana?
- Pier Giorgio Sirtori
La caccia di Selezione attualmente si
può definire come “forma di Gestione seria e irrinunciabile (conservazione, assestamento, sviluppo e razionale utilizzo di
risorsa rinnovabile) di quel prezioso patrimonio (res communitatis) costituito dalla
selvaggina ungulata (bene indisponibile
dello Stato)”.
La caccia di selezione perciò si fonda su
alcuni principi, come da noi, ormai in attuazione da molti anni.
Un primo requisito è la conoscenza del
territorio e delle sue caratteristiche in rapporto alla presenza, sostenibilità e sviluppo della selvaggina.
La formulazione dei piani di prelievo è
fondata sui censimenti, sul controllo biometrico e sanitario dei capi prelevati, sulle
statistiche dei prelievi confrontate con le
annate precedenti, sulla stima dei fattori
negativi che incidono sul popolamento di
ungulati e sull’impegno venatorio.
Pertanto questa caccia è basata sul rispetto rigoroso del Piano di prelievo per
classi di sesso e di età.. Si deve cercare di
prelevare la “rendita” conservando il “Capitale” e quindi tendere al rendimento
massimo sostenibile, sviluppando, mantenendo o riducendo il popolamento ungulato in rapporto alla densità agro-forestale
sostenibile: la bassa densità richiede una
riduzione del prelievo.
L’eliminazione dei capi “sanitari “ (sottopeso, malati, deboli, mutilati, molto vecchi) è corretta.
Il Piano di prelievo si deve basare sull’incremento utile annuo (I.U.A) confrontato
alle annate precedenti. Una marcata selezione va effettuata sulle classi di giovani
e giovanissimi, rispettando gli adulti sani
e maturi (riproduttori) da prelevare al ter-
18
CACCIAINVALBREMBANA
mine del ciclo vitale.
Anche se ad alcuni può sembrare improprio, su una popolazione adeguata e
stabile, si devono prelevare maschi e femmine in egual numero, come è stato dimostrato da pluriennali studi ed esperienze
come attuato nel nostro C.A.
Durante il prelievo è preferibile abbattere gli esemplari inferiori alla media, valutando la qualità secondo robustezza e posizione gerarchica (non solo dal trofeo). Ove
possibile sarebbero da prelevare i maschi
scadenti prima del periodo degli amori. Il
Piano andrebbe attuato per comprensori
(settori) perché ogni settore ha caratteristiche proprie ambientali e nutrizionali e può
essere utile al maggiore sviluppo di specie
diverse: alcuni per il camoscio, altri per il
capriolo.
Dopo queste sintetiche considerazioni
che agli amici appassionati ed esperti possono sembrare superflue, dobbiamo fermarci a considerare la storia della nostra
caccia in Val Brembana.
Una rapida scorsa ai dati e alle statistiche riguardanti la presenza ed i prelievi
dei caprioli nel nostro Comprensorio Alpino ci dimostra che in pochi anni il prelievo
è passato da 48 capi nel 1992, con un prudentissimo prelievo, ad un massimo nel
2002 di 375 abbattimenti ed un censimento
di 3984 capi per lo stesso anno.
Negli anni successivi c’è stato un rapido
decremento del prelievo corrispondente
ad una evidente tendenza al calo dei valori
dei censimenti.
I prelievi sono passati da 209 capi nel
2004 poi 167 nel 2006 e infine a 151 nel 2008
pari a 85,31% del piano approvato di 177,
per quest’ultimo anno.
Sulle cause di questa tendenza negativa,
negli ultimi cinque anni, si sono considerati molti fattori come malattie contagiose
di vario tipo e parassitosi portate anche
dalla monticazione di ovicaprini forse non
sufficientemente controllati; gli eventi atmosferici pesanti, i cani randagi, le volpi,
gli incidenti stradali, il BRACCONAGGIO
favorito dalla vicinanza dei caprioli alle
zone abitate, la competizione alimentare
con gli animali domestici al pascolo.
Tutte buone giustificazioni, ma resta
il dato oggettivo che in sei anni i prelievi sono passati Da 373 a 150 cioè a meno
della metà. Se riteniamo che il prelievo
degli “interessi” con la conservazione e il
rispetto del “Capitale” è un principio fondamentale della buona gestione, le cifre
sopra esposte dimostrano che il Capitale è
significativamente diminuito.
Non sembra che questa riduzione sia
attribuibile ad uno scarso impegno venatorio, ma piuttosto ad una maggiore oggettiva difficoltà di raggiungimento degli
obiettivi del piano. Come ultima ciliegina
sulla amara torta c’e’ da considerare l’ultimo inverno con prolungato e pesantissimo
innevamento al quale il capriolo e’ particolarmente sensibile.
Ci attendono ora i prossimi censimenti
procrastinati sul previsto dal ritardo della
comparsa del “primo verde” conseguente
al prolungato inverno. Con queste previsioni non ci possiamo aspettare risultati
ottimistici con censimenti ben condotti realistici e responsabili.
E allora?!.....ai Gestori e ai Cacciatori la
risposta seria e difficile, ma necessaria.
La rabbia silvestre
- Dr.ssa Alessandra Gaffuri
Istituto Zooprofilattico Sperimentale sez. di Bergamo
La rabbia è una tra le più antiche zoonosi conosciute ; è una malattia di origine
virale, trasmissibile da animale ad uomo,
che si trasmette a tutti i mammiferi.
Nella maggior parte dei casi il contagio avviene attraverso il morso di un
animale rabido che trasmette il virus
attraverso la saliva. Il periodo di incubazione può variare da poche settimane
ad alcuni mesi, a seconda del luogo di
penetrazione del virus, della sua virulenza e dalla dose infettante.
Nell’epidemiologia della rabbia si
evidenziano un ciclo silvestre, caratterizzato dalla presenza di un ospite di
mantenimento in una specie selvatica,
quale, il Europa, la volpe, e da un ciclo
urbano, dove il mantenimento e la trasmissione della malattia sono dovuti a
cani domestici ed inselvatichiti.
La rabbia è ampiamente diffusa in tutto il mondo; in Europa si sono adottati
piani di controllo e di eradicazione che
hanno avuto successo in alcuni Paesi,
tra cui l’Italia; in altri invece, soprattutto nell’nord-est Europa, sono segnalati
ancora casi di rabbia sia in animali selvatici che domestici.
L’Italia era stata riconosciuta indenne
dal 1997, ma nell’ottobre 2008 la rabbia
silvestre è ricomparsa in alcuni comuni
del nord-est del Friuli Venezia Giulia; i
dati aggiornati a maggio 2009 riportano
16 casi, di cui 13 in volpi, 2 in tassi e uno
in caprioli. Questi casi sono da mettere
in stretta correlazione con la situazione
epidemiologica della malattia nella confinante Slovenia, dove la rabbia silvestre
è ancora presente. Nei territori interessati sono state messe in atto misure di prevenzione e di controllo, quali la vaccinazione dei cani e degli erbivori a rischio,
l’obbligo di condurre i cani al guinzaglio
e il divieto di caccia con il cane. E’ stato anche predisposto, in collaborazione
con gli stati confinanti Austria e Slovenia, un programma di vaccinazione nelle volpi. E’ stata inoltre intensificata la
sorveglianza degli animali selvatici e il
controllo di quelli rinvenuti morti.
Anche in Regione Lombardia sono
state adottate delle misure di controllo
su volpi abbattute e selvatici rinvenuti
morti; comunque la situazione epidemiologica non è sicuramente tale da far
pensare ad una possibile presenza della
rabbia in aree della nostra Regione.
È importante che i veterinari forniscano un’adeguata informazione a chi
si reca con il proprio cane, per motivi
turistici o venatori, in aree a rischio. In
questi casi la vaccinazione antirabbica
è obbligatoria per proteggere il cane
da un possibile contagio e prevenire la
diffusione della malattia nella zona di
provenienza dell’animale.
Si possono trovare aggiornamenti
sulla situazione della rabbia in Italia sul
sito del Centro di Referenza Nazionale
per la rabbia, istituito presso l’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (www.izsvenezie.it), mentre la
situazione europea è riportata nel dettaglio sul sito Rabies-Bulletin-Eurpe
(www.who-rabies-bulletin.org), da cui
è tratta la cartina che indica i casi di
rabbia (n. 10937) in animali selvatici nel
2007-2008.
CACCIAINVALBREMBANA
19
Prova Nazionale di lavoro
per cani da traccia
2 ° T R O F E O VA L L E TA L E G G I O
10 maggio 2009
- Flavio Galizzi
In una cornice splendida e con un
tempo ideale, come certe giornate di
primavera ci sanno regalare, si è svolta
la Prova Nazionale per Cani da Traccia
organizzata dal Gruppo Conduttori
Cani da Traccia della Provincia di Bergamo.
Come sempre l’organizzazione è stata
impeccabile. Certe prove si possono organizzare con un alto profilo solamente
quando attorno agli organizzatori si muove un contesto di amici e collaboratori che
offrono il loro tempo e la loro esperienza
perché la manifestazione abbia successo
e si svolga nel migliore dei modi.
Ed è il nostro caso, senza vanti eccessivi, così come testimoniato ogni anno
dagli ospiti e dai partecipanti.
Il precedente appuntamento in valle è
stato nel 2007, anch’esso in un contesto
bellissimo come è la Conca di Mezzeno
nel Comune di Roncobello.
Quest’anno è toccato alla Valle Taleggio, un ambiente unico e spettacolare,
20
CACCIAINVALBREMBANA
ricco di storia e natura come nessun altro nella bergamasca.
Alla prova erano iscritti 12 cani, 6 nella classe “libera” e 6 nella classe “giovani”, con i loro conduttori. La giuria
era costituita dai giudici Hans Bernhart
(Austria), Giuliano Colombi (Brescia),
Luca Segata (Trento) e Osvaldo Valtulini (Bergamo).
Le tracce artificiali sono state predisposte il giorno precedente dai giudici,
e i percorsi si sono dimostrati piuttosto
impegnativi sia per la natura dei terreni
che per l’abbondante presenza di ungulati, così come sempre è stato nelle
prove organizzate dal nostro gruppo di
Bergamo. Il territorio delle nostre Valli è
per sua natura “difficile”, ben lo sanno
i nostri cacciatori, e nella predisposizione delle tracce non si fanno mai sconti,
così che la conclusione della prova con
il ritrovamento della spoglia, al di là del
punteggio ottenuto e della classifica, dia
maggiore soddisfazione ai concorrenti,
come è nello stile della caccia alpina.
I giudici Osvaldo Valtulini e Luca Segata hanno seguito le prove dei “giovani”, che si sono svolte nelle vicinanze di
Capo Foppa, a monte della strada che
conduce al passo di Baciamorti, mentre Giuliano Colombi e Bernhart Hans
hanno seguito i cani iscritti alla classe
“libera”, a quote più elevate in località
Scannagallo.
Il tempo ha permesso lo svolgimento
tranquillo delle prove, e i partecipanti
sono stati tutti più che soddisfatti.
Il momento più emozionante è sempre
quello iniziale, quando tutti i concorrenti si ritrovano per la prova dell’ “attesa
del conduttore”, anche detta dello sparo, che a volte delude alcuni partecipanti perché i loro cani “abbandonano” la
posizione assegnata e vengono quindi
non ammessi alle seguenti discipline.
In questa occasione tutti i partecipanti
hanno superato egregiamente la prova,
dando dimostrazione del buon livello
di preparazione dei soggetti con grande
soddisfazione dei concorrenti.
Le prove sulla traccia, che si sono poi
svolte, hanno confermato, nella maggior
parte, un elevato livello di preparazione
dei binomi cane/conduttore, anche se
naturalmente non tutti hanno potuto
dare il massimo.
Nella classe “libera” il primo posto con la qualifica di Ecc. CAC (punti
74,50) è stato assegnato a “Zais” (Bgs
d’allevamento Bergamasco), condotto
da Consonni Giorgio di Brenna (CO),
mentre al secondo posto si è qualificata con Ecc. (punti 70,50) “Alaska” (Bgs)
di Stefano Neve, Colico (LC) ed al terzo
posto, sempre con la qualifica Ecc. (punti 68,50), “Ariel” (Hs) di Martino Renato, Mazzo di Valtellina (SO).
CLASSE LIBERA (offenklasse)
CL
QUALIFICA
PUNTI
NOME CANE
RAZZA
L.O.I.
TAT./MC.
PROPRIETARIO
CONDUTTORE
1°
ECC CAC
74,5
ZAIS
BGS
06/79188
968000003964923
CONSONNI FRANCESCO
CONSONNI GIORGIO
2°
ECC
70,5
ALASKA
BGS
07/84669
968000004536924
NEVE STEFANO
NEVE STEFANO
3°
ECC
68,5
ARIEL
HS
07/91884
981100000282876
MARTINO RENATO
MARTINO RENATO
4°
B
50,0
GAIL
BGS
07/82149
981100000243362
TEIA ANDREA
TEIA ANDREA
eliminato
/
MARLENE
HS
06/122386
941000000777750
MINNITI BRUNO
MINNITI BRUNO
eliminato
/
BRIN
HS
05/74182
968000002363362
TRAVAINI DANIELE
TRAVAINI DANIELE
CLASSE GIOVANI (jungendklasse)
CL
QUALIFICA
PUNTI
NOME CANE
RAZZA
L.O.I.
TAT./MC.
PROPRIETARIO
CONDUTTORE
1°
ECC
45,5
ASTRA
BGS
08/102768
981100000551071
CORTESI GIANCARLO
CORTESI GIANCARLO
2°
MB
37,5
ANTHEA
HS
08/77384
981100000548988
TURATI PIERANTONIO
TURATI PIERANTONIO
3°
B
33,5
ZAC
BGS
08/109161
982009104823566
RIZZOLI MARIO
RIZZOLI MARIO
NQ
25,0
AMON
BGS
08/36187
968000003813587
GIRELLI LORENZO
GIRELLI LORENZO
NQ
21,5
ASSIA
HS
08/77372
981100000549735
CEDRO ROBERTO
CEDRO ROBERTO
eliminato
/
FRED
BGS
09/39383
981100000786191
PESENTI GIOVANNI
PESENTI GIOVANNI
CACCIAINVALBREMBANA
21
Nella classe “giovani” è stato assegnato un meritato “ECCELLENTE”,
con punti 45,50, ad “Astra” (Bgs), condotto dal nostro Giancarlo Cortesi. Secondo e terzo posto, rispettivamente a
“Anthea” (Hs) di Turati Pierantonio di
Lecco e “Zac” (Bgs) di Rizzoli Mario dal
Trentino.
Un grazie doveroso è stato rivolto,
al termine della manifestazione, dal
Sindaco di Taleggio Alberto Mazzoleni
e dal Presidente del Comprensorio Alpino Valle Brembana Chicco Bonzi agli
organizzatori e a tutti i collaboratori che
hanno permesso l’ottima riuscita della
manifestazione.
Le premiazioni, i commenti dei giudici relativi all’operato dei cani e la
conclusione della giornata sono state
impeccabilmente coordinate dall’infaticabile Diego Vassalli, responsabile
dell’Organizzazione.
22
CACCIAINVALBREMBANA
3° Concorso di Cucina
all’Istituto Alberghiero
di San Pellegrino Terme
- Flavio Galizzi – Gianantonio Bonetti
Il 16 aprile, all’ I.P.S.S.A.R. di San Pellegrino Terme, si è svolto il 3° concorso a
tema tra gli allievi di cucina dell’Istituto.
Quest’anno la proposta del Comprensorio
era dedicata al “tordo” nella cucina tradizionale bergamasca e regionale italiana.
Naturalmente agli alunni è stato proposto
di “inventare” qualcosa di nuovo, legato
però alla tradizione culinaria del mondo
venatorio del nostro territorio, con lo scopo di recuperare elementi tipici della nostra tradizione e inserirli in un progetto di
riscoperta degli antichi sapori, coniugati
con un pizzico di modernità e di fantasia.
E il Concorso ha avuto naturalmente il meritato successo.
La manifestazione è stata sponsorizzata
dal nostro Comprensorio Alpino, che ha
messo a disposizione la selvaggina, oltre
che dall’azienda vitivinicola “La Brugherata”, uno dei migliori produttori di vini
bergamaschi, “Rasmo” salumi di Gerosa,
produttore di eccellenti salumi nel solco
della tradizione bergamasca, “Molino Salera” di Martinengo, con i suoi eccellenti
prodotti tipici, e l’I.P.S.S.A.R. di San Pellegrino Terme, con il suo staff di insegnanti,
alunni e personale, con l’obiettivo di valorizzare un qualificante momento d’incontro tra Scuola e territorio.
Si sono confrontati ai fornelli 7 finalisti,
e ne è risultato vincitore Davide Perico, 16
anni di Ponteranica, con il piatto “Nido di
polenta croccante con jambonette di tordo
e funghi”. Un piatto veramente di buon
gusto, particolarmente elaborato e curato,
abbinato egregiamente ad un Valcalepio
rosso della Brugherata. Un accostamento
azzeccato proprio per la struttura tipica
del vino, data dalle uve Merlot e Cabernet
Franciacorta.
Al secondo posto si è piazzato Roberto
Perico, 17 anni di Presezzo, con il piatto
“Tordi dell’orto carducciano”, a cui ha ab-
binato un Valcalepio Bianco, sempre della
Brugherata.
Per terzo posto, a pari merito, dopo lunga e attenta valutazione, si sono classificati
Cristofer Pellegrinelli di Barzana, con il
Piatto “Tordi con funghi e crema di asparagi”, e Lorenzo Locatelli di Stabello di
Zogno, con il piatto “Tordi alla panna con
ripieno di salsicce e castagne”, entrambi di
16 anni.
La preparazione dei piatti è iniziata alle
ore 14.00 nelle cucine dell’Istituto, e alle
17.00 il primo candidato si è presentato
alla giuria. Questa era presieduta dal Segretario nazione dell’AMIRA “Associazione Maitre Italiani Ristoranti Alberghi” Cav.
Mario Petrucci, dall’esperto eno-gastronomico “già ristoratore” Elvezio Rinaldi, da
Gaetano Bonetti, chef professionista e cacciatore capannista, e da Flavio Galizzi, coordinatore della rivista del Comprensorio
e ideatore della manifestazione.
Gli allievi tutti hanno dato dimostrazione di grande impegno, non solo in cucina,
ma anche durante la presentazione del
loro “lavoro” alla giuria, attenta e curiosa
nel capire il perché di certe presentazioni
e degli abbinamenti. Sono stati oggetto di
domande, chiarimenti, e anche se con un
certo timore, vista la competenza dei giurati, tutti hanno ben figurato.
La premiazione si è svolta durante la
cena nella sala ristorante dell’I.P.S.S.A.R.,
in presenza di un centinaio di ospiti, sempre entusiasti per l’occasione di vedere
al lavoro le brigate di Cucina e di Sala
dell’Istituto, accolti dagli allievi addetti
alla “reception”, sempre perfetti nelle loro
divise e impeccabili nel servizio.
Tra gli ospiti che ogni anno ci gratificano della loro presenza, vi era il consigliere regionale Pietro Macconi e l’Assessore
provinciale all’Agricoltura, caccia e pesca,
Luigi Pisoni. I loro pensieri, rivolti agli
alunni, agli organizzatori e ai cacciatori
presenti possono essere così sintetizzati.
“Una manifestazione che si ripropone
diventa consuetudine e la consuetudine
una tradizione. Queste manifestazioni
hanno grande importanza poiché consentono al mondo venatorio una sinergia con
l’enogastronomia per una cucina di qualità, e l’accoglienza da parte dell’Istituto
Alberghiero aggiunge qualità e valore al
rapporto Istituzioni - Territorio”.
Il menù della serata è stato studiato e realizzato dagli chef e prof. dell’ I.P.S.S.A.R.
Carlo e Nancy Calvetti, con il supporto di
una selezione di ragazzi iscritti al primo
anno. Il servizio di ristorante è stato organizzato e curato nei minimi particolari dal
maitre Claudio Terenzio Parimbelli e dal
collaboratore Giovanni Corna, con una selezione di ragazzi del I^-II^ e III^ anno.
Il servizio di accoglienza è stato svolto
dai ragazzi addetti al ricevimento con la
supervisione della Vice preside prof.ssa
Giuseppina Arzuffi.
Si ringrazia la dott.ssa Silvana Nespoli,
dirigente scolastico dell’I.P.S.S.A.R. nonché assessore all’istruzione di Bergamo,
per l’opportunità concessa.
Un ulteriore ringraziamento all’assistenza data agli allievi dalle varie componenti, assistenti tecnici di cucina, al personale dell’Istituto, e i docenti che hanno
supportato i rispettivi allievi durante le
preparazioni, e a gli sponsor, che hanno
permesso di poter gustare i loro prodotti,
vanto della produzione enogastronomica
bergamasca.
Nel prossimo numero della rivista proporremo ai lettori le loro interessanti ricette.
CACCIAINVALBREMBANA
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Rubriche
Appunti di biologia animale
- Tiziano Ambrosi
FALSA GRAVIDANZA NELLA CAGNA
La falsa gravidanza è una manifestazione clinica in cui una cagna
non gravida assume un comportamento materno associato a lattazione alla fine del periodo diestrale
(fase luteinica).
Questa condizione si manifesta
comunemente nelle cagne integre
(non ovariectomizzate) con cicli
normali ed è considerata normale.
I termini di falsa gravidanza, pseudogravidanza o pseudocesi, vengono
utilizzati in modo intercambiabile,
ma nessuno di questi riflette realmente la situazione delle cagne
quello che sarebbe stato il periodo
post-partum e non il periodo gravido del ciclo.
Con il termine di pseudogravidanza si indica la fase luteinica non
gravida in riferimento all’animale
indotto ad ovulare dal coito, quando le concentrazioni di progesterone nel sangue restano elevate nonostante l’assenza di gravidanza.
Il progesterone determina lo sviluppo della ghiandola mammaria e
l’aumento di peso del soggetto indipendentemente dal fatto che sia
gravida, ma non interviene nella
lattazione e nelle altre modificazioni comportamentali e fisiche della
gravidanza.
L’ormone responsabile della lattazione e del comportamento materno, durante la falsa gravidanza,
è la prolattina.
Nelle cagne la falsa gravidanza
è causata dall’abbassamento dei livelli sierici del progesterone, associato al termine della fase luteinica,
che, a sua volta, causa un aumento
della concentrazione sierica della
prolattina, proprio come avviene
nel momento del parto.
Considerato che, la cagna ovula
24
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
spontaneamente e ha una lunga
fase luteinica, la falsa gravidanza
degli animali di questa specie, che
hanno cicli estrali, costituisce un
fenomeno comune, invece poco
frequente nella gatta perché essa
deve essere indotta ad ovulare (durante l’accoppiamento).
Nelle cagne la falsa gravidanza
può manifestarsi anche in seguito a
un’ovariectomia eseguita durante
il diestro. Nella cagna questa condizione è considerata un fenomeno
normale e non è indice di alcuna
anomalia riproduttiva, al contrario, costituisce prova di avvenuta
ovulazione.
Non sono ancora conosciuti i motivi per cui alcune cagne siano più
predisposte a manifestazioni dei
segni clinici e perché l’intensità di
questi vari da un ciclo all’altro.
Inoltre l’insorgenza della falsa
gravidanza è influenzata da fattori
relativi alla nutrizione.
La falsa gravidanza è caratterizzata da manifestazioni comportamentali di tipo materno, come la
preparazione di un nido, l’adozione di oggetti inanimati o di altri
animali, lo sviluppo delle ghiandole mammarie con produzione di
latte non associata a gravidanza.
Inoltre può manifestare irrequietezza, irritabilità, ingrossamento
dell’addome, anoressia e vomito.
La diagnosi può essere fatta sulla
base dei riscontri anamnestici e clinici in una cagna non gravida. Per
escludere eventuale gravidanza si
può ricorrere ad una radiografia o
ecografia addominale.
I segni clinici di questa condizione, sono autolimitanti, generalmente si risolvono dopo due o tre
settimane, spesso non si ricorre a
nessun trattamento farmacologico.
Situazioni da evitare sono: autosuzione (leccamento della ghiandole mammarie), applicazione
di impacchi caldi o freddi o altre
tecniche che possono stimolare le
mammelle e quindi promuover la
lattazione.
La sospensione del cibo per 24
ore, seguita da un graduale aumento (da 4 a 7 giorni), fino a tornare
alle quantità usuali, può contribuire a ridurla.
Prima di avviare un intervento
farmacologico bisogna innanzitutto escludere la gravidanza, perché
ovviamente tutti i trattamenti per
la falsa gravidanza sarebbero deleteri per la gravidanza.
Se strettamente necessario, per
eliminare i segni comportamentali e clinici della falsa gravidanza
si possono usare farmaci che inibiscono il rilascio della prolattina.
Se queste manifestazioni risultano
particolarmente intense e persistono per più di 2-3settimane, le cagne
dovranno essere esaminate e sottoposte ad esami del sangue valutando anche la funzionalità tiroidea.
Frequentemente, la falsa gravidanza, può recidivare nei cicli successivi, è possibile prevenire questo
problema, sottoponendo l’animale
a un’ovaristerectomia nel periodo
dell’anestro, evitando di sottoporre l’animale ad intervento durante
il diestro che può portare alla comparsa di una falsa gravidanza ed
è probabile che in questo caso, in
seguito ad ovaristerectomia, possa
essere più persistente rispetto alle
cagne integre.
È sconsigliato sottoporre ad intervento chirurgico mentre il problema è in atto.
Rubriche
Armi e balistica
- Sergio Facchini
LA GUERRA DELLE OTTICHE
All’inizio degli anni ‘70, quando
cominciai ad usare armi rigate per
la caccia in montagna, non avrei mai
immaginato che a distanza di circa
quarant’anni le ottiche di puntamento sarebbero state oggetto di continue
migliorie e di costante aggiornamento, via via che le industrie preposte
alla costruzione dei cannocchiali acquisivano nuove conoscenze in campo ottico trasferendole, dopo prove
accurate, alla produzione in serie.
Pensando ai cannocchiali di puntamento di quegli anni e paragonandoli
a quelli che oggi stanno imponendosi
sul mercato mi viene spontaneo quasi
un sorriso. Dagli allora onnipresenti
4x, ovvero a quattro ingrandimenti
fissi con obbiettivo di 32 o 36 mm, si
è arrivati a dei variabili letteralmente
mostruosi quali i neonati 5-30x50 della Swarovski e l’incredibile 12-50x56
PM II/P della Schmidt & Bender che
ambisce, per il momento, al titolo di
indiscutibile sovrano delle ottiche da
puntamento per la cosiddetta... caccia
di selezione e per il tiro.
Secondo il vostro punto di vista era
assolutamente indispensabile arrivare a simili eccessi? Per la vera caccia
penso di no, ma, dato che, come suggerivano i nostri antenati latini, “tot
capita, tot sententiae” è una regola del
commercio che ben conoscono le Case
maggiori, tutti, o quasi, i grandi nomi
delle ottiche da caccia si spremono le
meningi per inculcare inizialmente
nei potenziali compratori il desiderio
e successivamente per accrescere la
necessità di possedere uno strumento
senza il quale la caccia con le armi rigate non sarebbe più possibile!
Se facciamo un semplice ragionamento, possiamo affermare che fino
alla metà degli anni ‘80 i cannocchiali
erano in maggioranza ad ingrandimento fisso, da 4x a 8x, ed i variabili
più usati erano l’1,5-6x42, il 2,3-7x36
ed il 2,2-9x42, con qualche raro 2,5-10
dotato di obbiettivo da 42 a 56 mm.
Già con queste tipologie di strumenti
ottici c’era solo l’imbarazzo delle scelta per qualsiasi tipo di caccia e nessuno, suppongo, ambiva a cannocchiali
ancora più potenti. Alla metà degli
anni ‘70, in Austria, venivano abbattuti mediamente circa 70.000 camosci all’anno ed almeno il 90% delle
armi erano carabine e combinati in
6.5x57(R) con ottiche ad ingrandimento fisso a 4x o 6x. I camosci erano più abbordabili allora rispetto ad
oggi? E gli avvicinamenti più facili?
Credo proprio di no!
Torniamo alla produzione odierna
che ormai privilegia reticoli e torrette
balistiche: possiamo tranquillamente
affermare che siamo arrivati al “cecchinaggio” vero e proprio e che gli
amanti di questa specialità, derivata
dall’uso delle armi al poligono, sono
stati accontentati. E tutto questo perché? Le risposte sono ovvie: sempre
più persone si dedicano alle gare in
circuito con armi specifiche ed ottiche
realizzate appositamente. Più gare
fanno elevare i consumi di munizioni,
siano esse già confezionate o ricaricate, ed intensificano le vendite di “lunghi da osservazione” ed un cospicuo
numero di accessori legati a questa
specialità. Una vera e propria reazione a catena sostenuta anche dalle
continue novità di armi e calibri sempre più precisi e performanti. Non da
ultimo dobbiamo ricordare il continuo bombardamento a tappeto della
pubblicità sulle riviste di settore e sui
canali televisivi che trattano di caccia.
Siamo arrivati, oggi a cannocchiali dal
costo astronomico: 2.500 euro ed oltre,
in questi anni di recessione economica
che tutti si augurano possa allentarsi
al più presto. La pubblicità, come tutti
ben sanno, è l’anima del commercio,
ma chi la paga? Virtualmente le Case
costruttrici di ottiche, ma, alla fine dei
conti, siamo noi che scuciamo i denari
per le nostre bramosie d’acquisto. E’
giusto ricordare che la voce pubblicità, nei bilanci delle grandi case che
si spartiscono il mercato, occupa una
posizione di rilievo, ovvero costa, in
un esercizio economico di un anno,
milioni di euro che le società di spicco
sono costrette, dalle durissime leggi
del mercato, ad investire per far “tirare” la domanda di tutti i loro prodotti,
specialmente quelli nuovi. A grandi
nomi solitamente corrispondono settori di ricerca ampi, ma è altrettanto
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
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vero che altre Case, sulla carta minori
rispetto alle più blasonate, proseguono
il loro cammino senza molto rumore,
con una tenacia tipica semi artigianale. Da esse infatti sono scaturite tutte
quelle migliorie nelle ottiche che, altri,
strombazzando ai quattro venti la loro
superiorità tecnica, di solito si attribuiscono, meriti indebiti scaturiti per lo più
dalle loro maggiori possibilità finanziarie. La Kahles di Vienna, tanto per fare
un nome, è stata la prima a costruire
un’ottica da puntamento da caccia nel
lontano 1898, la prima a migliorare la
trasmissione della luce attraverso le lenti con trattamenti particolari, la prima a
costruire un cannocchiale ad ingrandimento variabile (priorità condivisa,
si dice, con la americana Leupold), la
prima a produrre uno strumento completamente impermeabile e la prima ad
applicare la oggi tanto famosa “torretta
balistica” per distanze prefissate. Ma la
Kahles, pur producendo strumenti di
elevatissima qualità, non si autoincensa
con molta pubblicità, presumibilmente
per motivi economici e, stranamente, i
cacciatori italiani, ingiustamente, non
la ritengono all’altezza della Zeiss e
della Swarovski, forse per la sua scarsa
diffusione malgrado gli altissimi riconoscimenti, l’ultimo dei quali allo Shot
Show del 2006 in America per un’ottica specifica da safari! Non da ultimo è
giusto sottolineare che la Kahles offre
una vasta gamma di prodotti a prezzi
leggermente inferiori rispetto alle grandi Case concorrenti: un ulteriore merito.
Se dobbiamo dare a Cesare quello che è
26
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
di Cesare, è giusto ricordare anche altre
Case di prima fascia come la Schmidt &
Bender di Biebertal (Germania), nota in
tutto il mondo per l’eccelsa qualità dei
suoi prodotti e la Kark Kaps di Wetzlar
(Germania), nota, oltre che per le sue ottime ottiche da caccia, anche per le sue
realizzazioni in campo medico (microscopi etc.). Con piacere ricordo un’intervista all’anziano titolare, apparsa molti
anni fa su una rivista di settore, nella
quale egli asseriva che per una azienda
in grado di produrre microscopi meccanici a 1.000 e più ingrandimenti come la
sua, tutti i cannocchiali di puntamento
da caccia non presentavano alcuna difficoltà nella loro realizzazione, tanto che
la sua carabina Mauser, se ben ricordo in
8x57JS, dotata di un cannocchiale Kark
Kaps a 4x, in 35 anni di utilizzo venatorio non aveva perso l’originale taratura
che egli verificava ad ogni inizio di stagione venatoria. Altri cannocchiali, oggi
non più prodotti, ma presenti spesso su
armi rigate anche di pregio fino agli anni
‘80, erano gli Hertel & Reuss ed i Nickel
applicati in buon numero sugli Europa
66 della Mauser, pietra miliare delle carabine di allora. Anche quarant’anni fa
i cannocchiali di mira di qualità erano
molto diffusi anche se i prezzi erano salati, ma sempre commisurati agli elevati
standard produttivi.
Tornando agli iperbolici strumenti
ottici prodotti recentemente è doveroso
annotare qualche minima perplessità
dovuta alla loro presunta facilità di utilizzo, soprattutto per quanto concerne
i reticoli balistici. Questi ultimi infatti
possono essere utilizzati con certezza
di risultati, ovvero con elevata precisione, solamente facendo uso di tabelle
specifiche per singoli calibri e singole
palle con dati certi delle loro traiettorie
a distanze diverse, a partire solitamente dai canonici 200 metri, per arrivare
fino a 500 metri ed ultimamente fino
agli assurdi 700 metri. Orbene, con un
telemetro di indiscutibile qualità, una
volta rilevata la distanza che ci separa
dal bersaglio, non è troppo difficile effettuare un tiro anche ad oltre 400 metri,
ma alla condizione che detto bersaglio si
trovi alla medesima altezza della nostra
arma e usando un ingrandimento ben
definito, di solito molto elevato, dai 9
ingrandimenti a salire. Di conseguenza
i numerosi ingrandimenti della nostra
super ottica non sono più utilizzabili
per le grandi distanze, all’infuori di una
soltanto: un neo non trascurabile. Infatti, se si volesse tirare con ingrandimenti
medi di 6-8x, allorquando ci si trovi in
una posizione disagevole ed instabile
di tiro, tutti i valori predeterminati di
caduta del proiettile, usando come prescritto un alto ingrandimento (di norma
10x), non sarebbero più usabili con risultati immaginabili. Se aumentiamo le
difficoltà con un bel angolo di sito, cosa
succederebbe? Non è che si vogliono
cercare situazioni estremamente difficili da risolvere, ma posizione di tiro
scomoda ed angolo di sito, spesso accentuato, non sono poi così infrequenti
in alta montagna cacciando camosci e
cervi; certo è che se ci troviamo in un’altana che ricorda un miniappartamento
con bipiede montato sull’arma, appoggiagomito, sedia imbottita, angolo
di sito nullo e teiera fumante per il tè
che aspetta sulla stufa, di sicuro un tiro
anche a distanza elevata si potrebbe effettuare... ma con quale soddisfazione?
Potrebbero essere solamente supposizioni, ma l’alta montagna è l’unico, il
vero banco di prova per le armi e per le
ottiche e quindi i reticoli balistici, in genere, non credo possano definirsi affidabili al 100%; con al fianco un amico che,
dopo averci comunicato la distanza del
selvatico e l’eventuale correzione esatta
di tiro, tenuto conto dell’angolo di sito e
dell’eventuale presenza di vento, ci possa rassicurare con la sua presenza, forse
allora, e sottolineo forse, sarebbe possibile un tiro a grande distanza, sempre e
comunque da condannarsi.
Con le torrette balistiche, invece, le
difficoltà di tiro parrebbero inferiori
in quanto, conoscendo la caduta della
palla ogni 50 metri, con il relativo anello contraddistinto da un piccolo risalto
mobile (di colore differente alle diverse
distanze prefissate solitamente ai 250300-350 e 400 metri) risulta agevole riportare sullo 0 (zero) della taratura a 200
metri i risalti corrispondenti alle diverse
distanze ed effettuare un tiro corretto.
A differenza dei reticoli balistici e delle torrette balistiche, un congegno molto
semplice, apprezzato da molti cacciatori, è quello prodotto dalla Zeiss denominato ASV: si tratta di un sistema efficace e preciso, costituito da una piccola
torretta da applicare su quella dell’alzo
dopo aver rimosso il cappuccio esterno. In base al coefficiente balistico della palla utilizzata ed alla sua velocità,
sono disponibili delle fettucce adesive
plastiche, graduate di solito fino a distanze di 300 o 400 metri con intervalli
di 50 m, che riproducono le traiettorie
delle munizioni più utilizzate nei calibri
correnti. Una volta tarata l’arma a 100
metri, basta far coincidere la distanza
rilevata dal bersaglio con il valore più
vicino a quelli indicati sulla fettuccia ed
il gioco è fatto; ad esempio se il nostro
bersaglio si trova a 250 m ruoteremo la
torretta fino al valore 2,5 e non dovremo
effettuare alcuna compensazione, basterà mirare nel punto che vorremo colpire; tutto qui, ma ricordiamoci sempre
dell’eventuale angolo di sito!
Dopo queste note, spero interessanti,
con le quali mi sono tolto qualche sassolino dalle scarpe, dovute a coloro che
stravedono solamente per certi marchi
e ritengono tutte le altre marche alla
stregua di sederi di bottiglia, devo confessare che tra le ottiche usate dal sottoscritto vi sono diversi Zeiss, Swarovski,
Kahles, un Nickel ed un Hertel & Reuss;
strumenti che spaziano dal 1962 ad oggi
e tutti funzionano egregiamente, ma
devo ammettere che li ho sempre trattati come devono essere trattati tutti gli
strumenti di precisione: con attenzione
e con cura.
Jack o’Connor, nella sua ultracinquantennale esperienza con dall-sheep,
big-horn, mountain goat, caribù, alci,
wapiti in Nord America ed un gran numero di antilopi qua e là per il mondo,
sulle sue carabine in cal. 270 Winchester
usava quasi sempre uno Zeiss ad ingrandimento fisso 2,5x. Paul Pallfy von
Erdod, esponente dell’antica nobiltà
terriera austro-ungarica, gran maestro
di caccia a palla, all’Esposizione dei trofei di caccia del 1936 a Berlino, presentò
alcuni tra i più bei trofei di cervo tra la
meraviglia del pubblico, forte della sua
ultraventennale esperienza in quella
caccia così appassionante, tanto da farlo diventare il vate della caccia al cervo
dei Carpazi con quasi duecento teste al
suo attivo; il Conte Pallfy, sul suo inseparabile .375 H&H Magnum, usava
uno Zeiss Zielvier 4x, ovviamente ad
ingrandimento fisso, asserendo che lo
preferiva a qualsiasi altra ottica sotto
ogni punto di vista.
Il Dr. Marcel Couturier, noto chirurgo di Grenoble ed autore di pregevoli
monografie sui mammiferi alpini, una
su tutte “Le chamois”, dedicò la vita
alla caccia al camoscio riuscendo a collezionarne circa 600 capi con la sua inseparabile Mannlicher-Schoenauer 8x56
Ms dotata di un’ottica Zeiss Zielvier ad
ingrandimento fisso 4x. Tre esempi di
cacciatori di vaglia che, pur non difettando di mezzi e nonostante fossero già
disponibili ottiche variabili di potenza
superiore a quelle da loro usate allora,
preferirono sempre un’ottica fissa a 4
ingrandimenti, qualsiasi fosse stato il
selvatico cacciato!
Oggi pare che senza un Magnum, un
Super Magnum od un Ultra Magnum
dotati di ottiche tipo osservatorio di
Palomar non si possa praticare la caccia
a palla! Un’amara considerazione condivisa da molti miei amici cacciatori di
montagna che da più di trent’anni cacciano camosci, con immutato successo,
servendosi di un .270 Winchester e di
un’ottica fissa a 6 ingrandimenti! Finché le nuove leve non si convinceranno
che la bellezza della caccia a palla sta
nell’avvicinamento ben condotto e di
un colpo ben piazzato, senza far soffrire
minimamente il selvatico, le nostre considerazioni e le aspettative per la caccia
futura cadranno nel vuoto e le industrie
continueranno, imperterrite, a trovare
altri illusori oggetti del desiderio quali
le super-ottiche.
Per concludere e per far apparire un
sorriso sarcastico di sufficienza sul volto di coloro che amano le prestazioni
super, sia dei calibri che delle ottiche, vi
annoto che quest’anno farò le mie tranquille passeggiate venatorie con a tracolla un Mannlicher-Schoenauer 7x57
Mauser dotato di ottica Zeiss 8x52 con
reticolo 1. E’ una carabina di rara bellezza, un’arma...da annusare! Cosa volete
farci, per le armi sono sempre stato un
bastian contrario e oggi, che tutti rincorrono i calibri magnum, io mi diletterò a tarare ed usare un calibro nato nel
1892!
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
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Educazione faunistica
- Stefania Pendezza
UN ANIMALE RICCO DI STORIA E TRADIZIONI
C’è un animale al quale l’uomo da
sempre attribuisce un valore speciale:
il cervo. Basta recarsi in Val Camonica, nel Parco delle Incisioni Rupestri e
dare un’occhiata alle lastre di pietra più
famose del parco: gli antichi popoli Camuni hanno rappresentato questo ungulato in centinaia di immagini incise
sulla roccia. Non solo, ma i suoi palchi
fanno bella mostra di sé sulle stilizzazioni delle palafitte, nonché sul capo
della raffigurazione di un potente dio
delle selve. Del cervo gli antichi popoli
orobici usavano tutto: carne, interiora,
pelliccia, tendini, ossa, palchi.
Perché il cervo ha occupato un ruolo
così importante per l’uomo nella sua
storia? Forse perché, come dicono i nativi americani, esso è un animale totem,
insieme a pochi altri, come il lupo, l’orso
e l’aquila. Animali che, per la loro forza
e imponenza, trasmettono un potere
evocativo che rapisce l’immaginazione
e trasmette un senso di libertà selvaggia
affascinante anche per i più urbanizzati
uomini moderni.
Cosa è rimasto in provincia di Bergamo delle popolazioni di cervi che fin
dalle epoche più remote hanno abitato il nostro territorio? Certamente non
esistono più le enormi mandrie del
periodo paleolitico, ma la popolazione
di questi nobili ungulati “non se la passano niente male”. Dalla relazione 2007
nel Comprensorio Alpino Valle Brembana la capacità portante relativa alla
specie cervo risulta stimata in circa 800
capi (Tosi e Moroni), e la loro presenza
in Valle Brembana è in continuo aumento, visto che si susseguono segnalazioni
anche in zone fino a poco tempo fa spopolate.
Il Cervo (Cervus elaphus) è presente in Europa con sei sottospecie delle
quali quella presente in Italia (Cervus
elaphus hippelaphus) è la più diffusa. I
maschi adulti possono raggiungere i 210
kg mentre le femmine possono arrivare
a pesarne 130. Ciò che distingue mag-
28
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
giormente i maschi dalle femmine è il
ben noto trofeo, detto “palco”, che varia
in peso e dimensioni a seconda dell’età
e della salute degli esemplari.
L’imponenza del palco è stata oggetto
di stupore durante gli interventi didattici promossi dal Settore Agricoltura,
Caccia e Pesca della Provincia di Bergamo. Gli esperti incaricati dalla Provincia
si sono recati nelle scuole per descrivere
agli studenti le caratteristiche della fauna selvatica delle Orobie. Tra gli animali
più apprezzati, come detto, ci sono stati
senza dubbio i cervi, di cui sono state
mostrate fotografie e portati in classe
alcuni palchi.
La maggior parte degli studenti ignorava completamente il fatto che i maschi
del cervo perdessero le corna ogni anno.
Molte le domande ricorrenti: “Come
fanno a ricrescere così in fretta?”, “Sono
di legno?”, “Che fine fanno le corna
quando cadono, perché è difficile trovarle?”, “Fa male quando cadono?”,
“Un cervo può usare il suo palco contro
l’uomo?”.
Gli esperti della Provincia hanno puntualmente risposto ad ogni domanda,
cercando di usare un linguaggio adatto
alla fascia di età degli alunni: la rapida
ricrescita dei palchi avviene grazie al
tessuto che le ricopre durante la primavera (velluto) che li irrora. Il loro
ritrovamento è reso più difficile dal
fatto che i palchi caduti sono spesso
“rosicchiati” dai roditori del bosco,
per i quali rappresentano un prezioso alimento. Non sappiamo se i cervi provino dolore quando perdono i
palchi, mentre per quanto riguarda lo
loro pericolosità, si può affermare con
certezza che l’unico caso in cui un cervo può attentare alla vita dell’uomo è
quando è causa involontaria di un incidente stradale.
In classe, agli alunni è stata data
la possibilità di toccare i palchi, che
a molti sono sembrati più pesanti e
più grandi di quanto immaginassero.
“Chissà che fatica portarli sulla testa tutto l’anno”, hanno commentato
in molti. Non pochi bambini hanno
scherzato ponendosi in testa i palchi,
suscitando l’ilarità fra compagni e insegnanti.
Grande è l’interesse e la tenerezza
che tutti gli alunni hanno dimostrato
quando si è parlato loro dei cerbiatti
e di come sia importante non toccarli
nel caso se ne trovasse uno in un prato.
Essi, infatti, vengono lasciati in mezzo
all’erba dalle madri che tornano periodicamente ad allattarli. Non sono stati
abbandonati, come erroneamente pensano alcuni escursionisti disinformati
che, dopo averne trovato un esemplare,
lo prelevano dal suo ambiente e lo portano da un veterinario o dalle Guardie
Forestali. A quel punto il danno è fatto,
poiché anche se il piccolo verrà riportato nel luogo del ritrovamento, è difficile
che la madre lo riconosca e lo accetti a
causa del forte odore dell’uomo rimasto
sul pelo del cucciolo.
Gli esperti della Provincia hanno condotto anche attività sul campo, durante
le quali spesso sono state individuate le
impronte di esemplari di cervo, soprattutto su terreni umidi e argillosi. Di al-
Proposte di lettura
- Luigi Capitanio
In questo numero del nostro giornalino vo-
tutta
gliamo
Italia
segnalare
e per due
svolgere
opere attività
meritevoli di attendizione.
educazione ambientale oltre che
di ricerca
La primascientifica.
di queste opere,
I volontari
Emozioni dipinhanno
te è una
la raccolta
possibilità
in volume
di affiancare
delle illustrazioper
ni due
Pietro
o tre
Lemmi,
notti gli
pittore
esperti
delnelle
novecento. Il
operazioni
Lemmi nasce
di acensimento.
Firenze nel 1901,
Queste
cacciatore e
attività
appassionato
notturne
naturalista,
sono arricchite
già in giovane età
damette
momenti
in mostra
di approfondimento
il proprio talento artistico.
scientifico
Dopo un percorso
con esperti
accademico
del settore
chee ne condisolida
visitaleguidata
tecnichea di
particolari
illustratore,
aree
nel 1936
del
incontra
Parco,l’editore
alla scoperta
Enrico Vallecchi,
dell’affa- diretscinante
tore della
rapporto
rivista Diana,
tra cervo
che elofoincarica
resta.
di realizzare
Un’esperienza,
una copertina
questa
per la
delrivista
Casentino,
da lui diretta.
da cui
Nasce
si potrebbe
una collaborazione
prendere
che spunto
continuerà
perfino
proporre
al 1971,attività
anno deleducative
la sua scomparsa.
anche sulle
In questa
nostre opera,
mon- sei
tagne,
“grandi”
alla della
scoperta
caccia
di uno
e della
fra icinofilia
più
affascinanti
italiana, tra cui
ed anche
evocativi
il nostro
animali
Romapresenti
no Pesenti,
sul nostro
rendono
territorio.
omaggio a que-
cune di esse è stato anche fatto un calco
in gesso col fine di portarlo in classe. In
alcuni casi gli studenti in uscita hanno
individuato, con l’aiuto dell’esperto,
anche i fregoni dei maschi, ossia i segni
di sfregamento lasciati sugli alberelli o
sui rami bassi dai maschi nel tentativo
di liberare i palchi dal velluto primaverile.
Un aspetto che ha particolarmente
affascinato gli studenti nelle scuole è
stato l’ascolto del verso del cervo, il cosiddetto bramito. Gli esperti più abili lo
hanno imitato di persona, altri hanno
accompagnato l’imitazione all’ascolto
di registrazioni audio. Il bramito è un
verso profondo e gutturale che si diffonde tra i boschi nel periodo degli amori,
tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. L’ascolto del bramito è utile agli
esperti anche per censire la popolazione
di maschi presente in una determinata
zona. Nel Parco Nazionale delle Foreste
Casentinesi, sull’Appennino Tosco-emiliano, questo tipo di censimento si è trasformato da molti anni in un’occasione
per riunire appassionati naturalisti da
sto straordinario artista. L’opera, a corredo di
ogni dipinto, si impreziosisce di un racconto e di poesie dei diversi autori. Esaurito nelle 124 copie complessive di prima stampa si attende una
successiva preparazione di altre copie.
La seconda proposta di lettura riguarda invece un romanzo di avventure dedicato alle cacce Africane. “Il destino del cacciatore”. L’autore, Wilbur
Smith, è considerato l’incontrastato “maestro dell’avventura” ed è uno dei massimi
autori di bestseller con oltre 110 milioni di
copie dei suoi libri venduti nel mondo. A
tutt’oggi l’autore più venduto in Italia con
ben 18 milioni di copie al suo attivo. Questo romanzo, ambientato nel continente
Africano alla vigilia della Grande Guerra,
narra la storia di giovane e valoroso sottotenente dei King’s African Rifles e della
sua tormentata trasformazione in cacciatore professionista al soldo di facoltosi
imprenditori e noti personaggi politici,
tra i quali spicca un ospite d’eccezione:
il presidente americano Theodore Roosevelt. E un romanzo che si legge tutto
d’un fiato. Edito da Longanesi, grazie
anche alla grande tiratura, viene offerto
ad un prezzo modesto.
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
29
Pagine d’autore
- Annibale Facchini
Stagioni
Questa pagina tratta da “ Stagioni”, Ed. EINAUDI, di Mario Rigoni Stern può sembrare la descrizione di cose ovvie e
risapute, ma è proprio dalla semplicità e dal garbo con cui
sono scritte che traspare tutta la competenza e l’amore che
questo grande autore ha avuto per il mondo venatorio.
Siamo in maggio, forse qualche bambino o qualche turista,
“ A fine maggio, dopo aver allontanato la giovane figlia che era
rimasta con lei per un anno, la femmina del capriolo era andata a
cercarsi un posto tranquillo dove partorire, esposto a sud, coperto
da bassa vegetazione, o un prato con erba alta e folta. Dopo due
ore dalla nascita, i piccoli - di solito uno, qualche volta due - sono
già in grado di stare in piedi e di succhiare il primo latte. Dopo la
prima poppata, la madre si allontana di pochi passi e fischia debolmente: i piccoli rispondono e la seguono traballando; si allontana
ancora per una decina di metri e quindi li lecca e li fa accucciare
spingendoli con la testa. Dopo aver ben controllato con vista e
udito lo spazio circostante perlustra i dintorni. Ma non è discosta:
osserva, pascola o finge di pascolare. I piccoli nascosti tra l’erba
restano immobili e invisibili, privi anche di ogni odore, e quando
niente si muove nel prato e nessuna ombra compare, nessun rumore, allora un sottile e quasi a noi impercettibile fischio comunica
loro: “Io sono qui, non muovetevi”.
Più volte la madre si avvicina prudentemente a loro per la poppata. Anche lei si rende poco visibile cercando di mimetizzarsi tra
alte erbe e cespugli; ma se davvero un qualche inopportuno si avvicina, allora si mostra con grande evidenza per attirare su di sé
l’attenzione per poi, lentamente, entrare nel bosco.
Era l’ultimo sabato di giugno di tre anni fa; una famigliola era
salita quassù per il fine settimana e, parcheggiata l’auto, genitori e
ragazzi erano entrati in un prato sotto la contrada semideserta, per
Foto di B. Vidali
fare merenda. I bambini si misero a correre felici e scatenati tra
l’erba e i gigli rossi; giocando così un ragazzo quasi inciampò in
un capriolo nato forse quel giorno che se ne stava immobile e terrorizzato tra l’erba. Dopo il primo stupore il ragazzo chiamò i fratelli
e i genitori: “Ho trovato Bambi!“
La loro pietà fu grande: lo accarezzarono, lo coccolarono, lo compativano dicendo che la madre lo aveva abbandonato. Lo raccolsero
in braccio, se lo contendevano; lui guardava tremando e certamente non capiva quegli strani animali che gli erano attorno, strani
anche nell’odore. Decisero di portarlo al guardaboschi nel vicino
paese. Come li vide, sul principio li prese a male parole, poi si calmò e spiegò: “Voi facendo così, lo avete condannato a morte; gli
avete dato il vostro odore e sua madre non lo riconoscerà più come
suo figlio. Forse riuscirò a salvarlo, ma è troppo piccolo”.
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30
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
In cucina
- Carlo Calvetti
In questo numero, in omaggio al tema del concorso organizzato per gli alunni dell’Istituto Alberghiero dedicato al “Tordo” nella
cucina tradizionale, lo chef Carlo Calvetti ci propone un antipasto e un primo piatto con il Tordo, e un secondo con la Beccaccia,
regina del bosco ma anche in cucina. Il Tordo, nonostante le sue ridotte dimensioni, rappresenta quanto di meglio si possa gustare tra gli uccelli silvani. I Romani così si esprimevano a riguardo: “Inter quadrupedes lepus, inter aves turdus”.
VOL - AU - VENT CON SPUMA DI TORDO (O BECCACCIA)
Preparazione spuma
600 gr. di purea dell’elemento principale, prima rosolato e cotto
¼ di lt. di salsa besciamella
1/5 di lt. di gelatina fusa
1/5 di lt. di panna fresca montata a metà
½ bicchiere di marsala
Sale e pepe rosso.
Procedimento:
Unire la purea di tordo e la salsa besciamella e passare tutto al setaccio, raccogliere questa purea in un recipiente ponendolo sul ghiaccio e lavorandolo bene con
la spatola, unire la gelatina poca alla volta; unire e incorporare bene la panna,
aggiustare di sale e pepe. Con l’aiuto di un sac-a–poche con douille a spumoni
riempire i vol–au–vent.
ZUPPA DI SCALOGNO CON QUADRUCCI DI TORDO
Preparare del brodo con le carcasse dei tordi preventivamente fatte rosolare, ossa di manzo, odori vari, timo e alloro.
Fare rosolare a parte lo scalogno tagliato finemente, aggiungere, per 300 gr. di scalogno, 50 gr. di farina bianca tostata, bagnare
con un bicchiere di vino bianco e lasciarlo evaporare.
Aggiungere il brodo filtrato e lasciare bollire e restringere come se fosse una leggera crema, aggiustare di sale e pepe.
Fare il ripieni dei quadrucci, cappelletti, usando la polpa precedentemente rosolata e cotta con l’aggiunta di Timo (2 tordi a porzione), formaggio parmigiano, uova, sale e pepe.
Fatti i quadrucci e cotti nel brodo rimanente, metterli sopra la zuppa ed aggiungere anche dei crostini spadellati al burro.
BECCACCE MARINATE E COTTE IN UMIDO
Si prendono le Beccacce, o altra selvaggina da piuma, e si tagliano longitudinalmente, si battono un poco e si mettono a marinare
per due giorni in vino bianco con alloro, aglio, timo, chiodi di garofano, cannella, noce moscata, scorza di limone, sale, pepe,
salvia, rosmarino e un pizzico di zucchero; pressare e disporre in frigorifero.
Togliere dopo 2 giorni dai sapoori e passarle a cottura di un classico umido, senza aggiunta di pomodoro.
Servirle con una purea di patate con l’aggiunta di bacon rosolato.
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
31
Cani da traccia
Resoconto stazione di recupero
stagione venatoria 2008
- Osvaldo Valtulini
Chiamate! Chiamate! Chiamate! Concludevo così l’anno scorso la presentazione
dell’attività di recupero svolta dal Ns.
gruppo evidenziando una scarsa propensione da parte dei cacciatori ad usufruire del “servizio di recupero” messo a
disposizione dal Ns. sodalizio
Anche quest’anno il Gruppo Conduttori
Cani da traccia della Provincia di Bergamo ha messo a disposizione della collettività dei cacciatori di selezione bergamaschi i binomi abilitati, cane/conduttore,
al fine d’aiutare chi malauguratamente
avesse ferito un capo di selvaggina.
Attualmente il Gruppo ha 36 soci iscritti
tra cui 11 conduttori con relativi cani da
traccia abilitati ed in attività.
Gli interventi effettuati nell’ultima stagione venatoria hanno riguardato 23
chiamate per ferimento di caprioli con
un successo di recupero di 12 capi, 4
interventi su camoscio con 2 recuperi,
1 intervento su cervo con 0 recuperi, 5
interventi su cinghiale con 3 recuperi, il
tutto con un successo di recupero pari al
51,51% rispetto agli interventi.
A questi vi sono da aggiungere 3 interventi di controllo su azioni di bracconaggio e 2 interventi per investimento.
In considerazione del piano di prelievo
provinciale complessivo, 1.191 capi abbattuti in selezione e 84 cinghiali in piano
di controllo, per un totale complessivo di
1278 capi (v. prospetto allegato), si evince che le chiamate per interventi su ferimento sono ancora molto poche (circa
2,68%) e che la strada da percorrere per
aumentare la sensibilizzazione dei cacciatori in questo senso è ancora lunga.
A tale proposito si consideri che tutta
la letteratura riguardante l’argomento
indica mediamente una percentuale di
Riepilogo generale prelievi ungulati Provincia di Bergamo
ANNO 2008
Suddivisione per C.A. e A.T.C.
SPECIE
CAMOSCIO
CAPRIOLO
CERVO
CINGHIALE
Totale
C.A. VAL BREMBANA
372
151
5
0
528
C.A. VAL SERIANA
67
55
0
0
122
C.A. VAL DI SCALVE
26
10
0
0
36
C.A. VAL BORLEZZA
0
11
2
0
13
A.T.C. PREALPINO
0
162
15
315
492
Totale
CHIAMATE … (RECUPERI)
465
4
.....
389
(2)
23 ….. (12)
22
1
…..
315
(0)
5 …..
1191
(3)
NUMERO COMPLESSIVO CAPI PRELEVATI
NUMERO COMPLESSIVO INTERVENTI
32
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
33
1191
33
2,77%
REC.
17
51,51%
ferimento pari a circa il 10% dei tiri effettuati in caccia di selezione, quindi per
lo più su animali fermi e a distanze ragionevoli.
Tiri avventati, distanze elevate e/o animali in movimento aumentano di molto la percentuale suddetta, pertanto si
può ben immaginare quanti animali non
vengono recuperati se pur colpiti, più o
meno gravemente.
Quasi tutti questi animali non recuperati e quindi persi, di fatto vanno ad
aggiungersi ai normali piani di prelievi
in quanto il cacciatore poco coscienzioso (considerata anche la facilità di nuovi
incontri), passerà all’abbattimento di un
altro capo andando così di fatto ad aumentare l’effettivo prelievo.
Dal canto nostro mettiamo a disposizione volontariamente della collettività
venatoria e non (ferimenti per investimento) il servizio di recupero e c’impegniamo costantemente nella diffusione
della cultura e dell’etica venatoria che
deve e dovrà in futuro, ancora di più, visti i numerosi detrattori, essere volta ad
una caccia sempre più coscienziosa e rispettosa soprattutto della fauna oggetto
della nostra attività di prelievo al fine di
far emergere la figura del moderno cacciatore/gestore/fruitore, su licenza, di
un bene comune a tutta la collettività.
A tale scopo, come alcuni già sanno,
l’impegno del nostro gruppo si completa anche con l’organizzazione annuale
di una prova di lavoro ENCI su traccia
artificiale riservata alle razze d’elezione
per il recupero, Bavarese ed Annove-
riano, che, itinerante per le valli della
Provincia (2002 Valserina, 2003 Valtaleggio, 2004 Valimagna, 2005 Valbondione,
2006 Val di Scalve, 2007 Valbrembana,
2008 Valgandino con raduno di razza a
Cene), ha anche come secondo fine la dimostrazione e divulgazione dell’attività
di recupero. L’ultimo impegno organizzativo si è recentemente concluso con la
prova 2009 tenutasi in Valtaleggio il 10
Maggio scorso.
PROVINCIA DI BERGAMO
CORSO PER ABILITAZIONE CONDUTTORI CANI DA TRCCIA
PROGRAMMA
Venerdì 19 Giugno 2009 - Lezione in aula c/o Uffici Assessorato Caccia e Pesca
Provincia di Bergamo, via F.lli Calvi, 10
ore 19,30 – 20,00
Registrazione partecipanti, distribuzione dispense
ore 20,00 – 23,00
Lezione teorica in aula
ARGOMENTI :
INTRODUZIONE :
utilizzo del cane da traccia; motivazioni ed etica venatoria;
inquadramento legislativo; i cani da Traccia: razze e loro
impiego.
Organigramma del gruppo
“Conduttori Cani da Traccia
della Provincia di Bergamo”
Presidente:
Vice Presidente:
Segretario:
Consiglieri:
Sindaci:
Soci effettivi:
Valtulini Osvaldo
Capitanio Luigi
Bassanelli Giuseppe
Vassalli Diego
Acquaroli Danilo
Cortesi Giancarlo
Maffeis Remo
Italia Orlando
n. 36
Conduttori e cani abilitati
in attività
Vassali Diego
con Hs
“Toy”
Cagnoni Alex
con Hs
LA TRACCIA:
teoria della traccia;
quando iniziare l’addestramento;
metodi di addestramento; meccanismi e psicologia del
cane da traccia.
LA TRACCIA ARTIFICIALE:
sistemi di tracciatura; attrezzatura; addestramento sulla
traccia artificiale; abilitazione del cane, prove di lavoro e
regolamenti.
(relatore Osvaldo Valtulini Giudice ENCI)
Sabato 20 Giugno 2009 - Dimostrazione pratica di tracciatura in località da destinarsi
(presentarsi con abbigliamento adeguato)
ore 8,00
Ritrovo partecipanti c/o località prescelta
ARGOMENTI :
Utilizzo attrezzatura e metodi di tracciatura; dimostrazione
pratica di posa della traccia artificiale; dimostrazione
addestramento; prova pratica dimostrativa completa di
tutte le discipline.
(relatori Osvaldo Valtulini e Diego Vassalli con “Toy”)
ore 12,30 – 14,30
ore 14,30 – 18,30
ARGOMENTI :
SUL TIRO :
reazione dei vari ungulati sul tiro e sulla linea di fuga;
i segni di caccia; il libretto del pelo.
(relatore Luigi Capitanio)
IL RECUPERO :
equipaggiamento
del
conduttore;
comportamento
e
responsabilità del conduttore; regolamento provinciale.
(relatore Giacomo Moroni responsabile servizio faunistico
Provincia di Bergamo)
“Odino”
Acquaroli Danilo
con Hs
“Adi” (ch. it. bellezza)
LA TRACCIA NATURALE :
impiego pratico del cane da traccia; problematiche
connesse al recupero: quando iniziare, quando liberare il
cane, l’inseguimento, l’attesa, il colpo di grazia, gli errori
più frequenti; compilazione foglio di statistica; come si
organizza un servizio di recupero; il “Gruppo Conduttori
Rasmo Roberto
con Hs.
“Kira”
Valtulini Osvaldo
con Bgs
“Eagle” (ch it. lavoro)
Alborghetti Dante
con Bgs
“Jula”
Pausa pranzo
Lezione teorica in aula c/o Uffici Assessorato Caccia
e Pesca Provincia di Bergamo, via F.lli Calvi, 10
(ch it. lavoro)
Bassanelli Giuseppe
con Hs
“Minosse”
(ch it. lavoro)
Invernizzi Egidio
con Bgs
“Ronco”
Cortesi Giancarlo
con Bgs
“Astra”
Carminati Manuel
con Bgs
“Birba”
Italia Orlando
con Bgs
“Raf”
GRUPPO CONDUTTORI CANI DA TRACCIA
della PROVINCIA di BERGAMO
Cani da traccia della provincia di Bergamo”
(relatore Diego Vassalli)
Domenica 21 Giugno 2009 - Uffici Assessorato Caccia e Pesca Provincia di Bergamo,
via F.lli Calvi, 10
ore 9,00 – 12,00
STRUTTURA ESAME :
PROVA ESAME TEORICO
Commissione d’esame di nomina Provinciale come da
regolamento
N.
-
30 domande multi risposta
fino a 3 errori candidato promosso
fino a 5 errori breve prova orale
oltre 5 errori candidato respinto
QUOTA ISCRIZIONE €. 85,00 a partecipante
comprensiva libro “CANI DA TRACCIA”
Editore : Carlo Lorenzini
Autori : L. Fabiani e F. Ponti
AI CANDIDATI PROMOSSI VERRA’ RILASCIATO DALLA PROVINCIA DI BERGAMO
Per quanti volessero iniziare l’attività
di recupero, si informa che in data 19,
20, 21 Giugno 2009 si terrà un corso per
l’abilitazione di nuovi conduttori cani da
traccia, come da programma allegato.
ATTESTATO DI “CONDUTTORE CANE DA TRACCIA” (Si ricorda che lo stesso
vale solo per il conduttore e che i cani vanno abilitati a loro volta come da
regolamento provinciale).
Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro il 31/05/2009 al seguente
numero di fax 035 243582 – per ulteriori informazioni 338 6100829 o 348 4407450
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
33
Racconti
REGINA DEI BOSCHI
La croule
- Fausto Mosca
- Romano Pesenti
Questi sono i versi onomatopeici più accreditati che i maggiori autori francesi descrivono nei loro libri; sono i richiami che le
beccacce emettono nella fase di ”croule” in marzo, nel periodo
dell’amore, sia di mattino che di sera, quando escono dal bosco,
sempre allo stesso orario in cerca del compagno o della compagna per 1’accoppiamento.
Questi voli, di solito di una singola beccaccia, qualche volta
già in coppia, si manifestano nelle aperture del bosco, lungo i
viottoli più spaziosi o tangenti e al limitar del bosco. I richiami
sono continui, ma intervallati a fasi di silenzio, come ad aspettare la risposta di un compagno che si manifesti lungo il tragitto.
E’ un momento magico. Il silenzio dell’alba o della sera è ormai sovrano. Al crepuscolo, col sole già tramontato da un pezzo,
il volo della beccaccia in ”croule” è preannunciato quasi sempre
dall’ultimo cinguettio di uno scricciolo in ritiro nel cespuglio, o
da un sommesso chioccolare di un merlo già in pigiama.
Era, – oggi è giustamente vietata – una caccia di appostamento; la ”posta”, ed era una delle cacce più poetiche ed emozionanti, decantata da molti poeti e scrittori, dipinta da tantissimi
pittori, e praticata con passione da migliaia di cacciatori: nobili,
cortigiani, e umili.. villani.
Allora, tanti anni fa, la praticavo anch’io, alla sera, nei boschi
del Ticino; soprattutto sulle isole, dopo aver cacciato di giorno
anatre e beccaccini nelle lanche. Mi piaceva l’orario crepuscolare, il silenzio brulicante dell’ora che imbruniva, fermo agli
incroci e nelle radure del bosco, al semibuio che ti obbligava a
dilatar gli occhi per captare gli ultimi spiccioli di luce, con la
tensione accesa e l’emozione all’apice... e poi, preceduto dal ”pssiit...pssiit”, il suo sfarfallante arrivo... poi un fragoroso bagliore... una spasmodica ricerca al buio... e un bacio alla Regina.
Tratto da “ROBERTO LEMMI, EMOZIONI DIPINTE”,
per gentile concessione dell’Editore Olimpia.
Disegno: Pietro Lemmi
Regina sei e dama per chi ti ama,
regina del bosco per il cacciatore più tosto,
estrosa, amante della bellezza rara, ed accecante,
amor sincero per il cacciatore vero.
Amarti tanto ed ucciderti per possederti
ed ammirarti nel tuo splendore.
Bellissima nei tuoi occhi neri misteriosi,
malinconici e veri, tu sfidi la sorte.
I tuoi colori riflettono l’autunno e le foglie morte.
Le tue piume sono collezionate,
ed anche dal pittore ricercate.
L’artista scultore, scrutando il tuo volo,
lo imprime nella mente, e intaglia le tue forme.
Il tuo battito d’ali dà forti emozioni,
forti desideri e soddisfazioni grandi.
Nobile, ambita, tu lasci la vita,
astuta prima d’essere abbattuta.
Nei tuoi comportamenti tu cerchi la via,
il cane la tua scia,
esperto è il cacciatore che ti sa scovare
mentre tu vai dove non vorresti più rischiare.
La natura è generosa, e il cacciatore torna sempre là
dove ti può trovare, sperando in un giorno divino.
Due spari e sei ancora in vita,
non è ancora finita.
Il cane è in ferma, sei già volata via, atterrita,
ti cerca con lo sguardo, ma da qui sei sparita,
un volo corto per sfuggire a chi ti vuol far male,
ma è ormai giunta la tua ora,
ti cerca ancora, il campano tace.
Uno sparo al calar della sera ti spezza le ali,
sei ferita, sei finita.
Ognuno ha la sua storia.
34
CACCIAINVALBREMBANA - Rubriche
COMPRENSORIO VENATORIO
ALPINO VALLE BREMBANA:
Enrico Bonzi – Presidente
Lino E. Ceruti - Rappresentante Provincia
Pietro Milesi – Rappresentante Comunità Montana
Angelo Bonzi – Rappresentante CPA/ANLC
Teofano Boffelli – Rappresentante ANUU
Giuseppe Bonomi – Rappresentante F.I.D.CCarlo Milesi – Rappresentante F.I.D.CAthos Curti – Gruppo Cinofilo Bergamasco
Giovanni Morali – Rappresentante C.A.I.
Bruno Calvi – Rappresentante C.A.I.
Antonio Locatelli – Rappresentante Coldiretti
Sperandio Colombo - Rappresentante Coldiretti
COMMISSIONI:
Avifauna tipica alpina: Presidente sig. Piergiacomo Oberti
Ungulati: Presidente sig.Gian Antonio Bonetti
Lepre: sig. Midali Cristian
Capanno: sig. Umberto Arioli
Stanziale ripopolabile: sig.Luigi Poleni
SEDE:
Lenna (BG) – Piazza IV Novembre, 10– tel./fax 034582565
www.comprensorioalpinovb.it - e-mail : [email protected]
Segretaria : Alba Rossi
Orari di apertura: Mercoledì, Giovedì e Venerdì: dalle 9.00 alle 12.30
e dalle 14.00 alle 16.30 - Sabato dalle 9.00 alle 12.30
ASSESSORATO PROVINCIALE
SETTORE CACCIA E PESCA
Via San Giorgio – tel. 035387700
Assessore Sett. Caccia e Pesca – Luigi Pisoni
Ufficio Tecnico Caccia e Pesca
Dirigente – Alberto Cigliano
Collaboratori tecnico faunistici – Giacomo Moroni – Alberto Testa
Servizio di Vigilanza Provinciale
Responsabile – Gian Battista Albani Rocchetti
Collaboratori – Bruno Boffelli, Cristiano Baroni
SERVIZI DI PUBBLICA UTILITÀ
Pronto Soccorso Sanitario
Ospedale Civile S. Giovanni B.: Tel. 034527111
Centro antiveleni – Ospedali Riuniti di Bergamo:
Tel 035269469 (Tel 118)
Soccorso Alpino CAI – Elisoccorso: Clusone:
Tel. 034623123
Pronto Soccorso Veterinario – BG
Via Corridoni 91 - Tel. 035362919
Corpo Polizia Provinciale:
numero verde 800350035
Emergenza Sanitaria; Tel. 118
Vigili del fuoco: Tel 115
CACCIAINVALBREMBANA
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