disponibile - comprensorio alpino valle brembana

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Periodico di cultura venatoria e gestione faunistico - ambientale del Comprensorio Venatorio Alpino Valle Brembana - Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Bergamo - codice ISSN 1723-5758
Agosto 2003
Anno VII - n° 19
SOMMARIO
Periodico di cultura venatoria
e gestione faunistico ambientale
del Comprensorio Venatorio Alpino
Valle Brembana
Direttore Responsabile
Piergiacomo Oberti
Coordinatori
Flavio Galizzi, Elena Traini
Redazione
Luigi Capitanio
Flavio Galizzi
Elena Traini
Il Comitato di Gestione
Grafica, impaginazione
Ferrari Grafiche
Hanno collaborato
Tiziano Ambrosi, Angelo Bonzi,
Giuseppe Bordogna, Felicino Camozzi,
Luigi Capitanio, Atos Curti,
Sergio Facchini, Sergio Fezzoli,
Gigi Foti, Alessandra Gaffuri,
Flavio Galizzi, Giovanni Locatelli,
Gianfranco Milesi, Piergiacomo Oberti,
Gloriana Peschini, Michele Pesenti,
Elena Traini, il Comitato di Gestione
Direzione e Redazione
Piazza Brembana (BG)
Piazzetta Alpini
Tel-Fax :034582565
www.comprensorioalpinovb.it
e-mail:[email protected]
Fotocomposizione e Stampa
Ferrari Grafiche - Clusone
Editore
Comprensorio Venatorio Alpino
Valle Brembana
Registrazione presso il Tribunale di
Bergamo, n°29 del 16/07/97
Rivista dei Soci
del Comprensorio Venatorio Alpino
Valle Brembana
La rivista si avvale della collaborazione di tutti i Soci,
con scritti e materiale grafico e fotografico, senza
impegni da parte della Redazione, che si riserva di
vagliare ed eventualmente modificare quanto pervenuto, e tratterrà il materiale nel proprio archivio. La
riproduzione anche parziale è vietata, salvo il consenso degli autori e del Comitato di Gestione.
In copertina: Pernice Bianca
Foto di Baldovino Midali
2
Editoriale
Attualità
3
La nostra pagina web
4
Lettere
Commissioni di lavoro
5
Avifauna tipica alpina
Ungulati
Lepre
Stanziale ripopolabile
Capanno
6
7
8
8
9
Gestione e cultura venatoria
RASSEGNA TROFEI 2003
Luigi Capitanio
10
Angelo Bonzi
16
Alessandra Gaffuri
18
Gigi Foti
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Flavio Galizzi
22
Flavio Galizzi
23
Tiziano Ambrosi e Gloriana Peschini
24
Flavio Galizzi
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ATTIVITÀ DEGLI IMPIANTI DI CATTURA
I GRANDI CARNIVORI PREDATORI
INCONTRO CON FULVIO PONTI
BALDOVINO MIDALI, la natura attraverso l’obiettivo
A PROPOSITO DI... albinismo e altre anomalie cromatiche
LA TROMBICULOSI
IN MARGINE ALL’ATTIVITÀ VENATORIA
Rubriche
Appunti di biologia animale
Patologie legate alle spighe
Tiziano Ambrosi
Per saperne di più
Ostruzione delle vie respiratorie
Giovanni Locatelli
Armi e balistica
8x68S, il calibro ideale
Sergio Facchini
Letto per voi
Sulla Volpe e sulla Caccia a palla
28
30
31
Luigi Capitanio
34
La cornacchia
Giuseppe Bordogna
35
Il coltello da pastore
La redazione
36
Polenta col cervo
La redazione
37
La redazione
38
I nòs-cc ròcoi
Sergio Fezzoli
42
Racconti
Una proposta del comprensorio
Spigolature culinarie
Informazioni e scadenze
L’ Angolo della Poesia
Follia e armi
tenzione di un’arma.
Appare evidente che le regole esistono e non sono così approssimative come si vorrebbe far credere, a patto che siano
seguite correttamente.
Il rilascio di un certificato anamnestico straordinario, con relativi costi a carico dei richiedenti, va inteso come un provvedimento per calmare l'allarme sociale prodotto dalle due stragi e
la necessità politica di rassicurare l'opinione pubblica, mentre
la sua efficacia reale in materia di prevenzione rimane dubbia;
risulta infatti difficile individuare il momento in cui improvvisamente un soggetto perde “il lume della ragione”. L’unico effetto
certo sono gli oltre 50 Euro che mediamente ogni cacciatore deve sborsare a favore delle casse dello Stato e di qualche professionista.
Un altro aspetto critico riguarda la possibilità pratica dell'applicazione della circolare: le licenze sono circa un milione, in
base ai dati apparsi sulla stampa, a cui vanno aggiunti tutti coloro che detengono armi in casa senza Porto di fucile, perciò il
lavoro di controllo che attende la questure è quantomeno imponente e richiederà tempi lunghi.
Il dramma delle due stragi resta, le conseguenze però le stanno “pagando” quei cittadini che hanno il torto di amare le armi,
che usano in modo lecito, o che le collezionano.
Piergiacomo Oberti
S. Torriani
R
ecentemente due tragici fatti di criminalità, con gravi ripercussioni sulla sicurezza dei cittadini, hanno destato una profonda impressione nell'opinione pubblica,
dando il via ad un vero e proprio linciaggio morale verso tutti gli appassionati di armi, tra cui naturalmente i cacciatori,
sulla presunta facilità di detenere armi da fuoco. I fatti criminosi hanno in comune l'instabile personalità degli autori e la
legale detenzione di armi. La vicenda ha avuto immediato
spazio su quotidiani e mezzi di informazione, da più parti si è
giunti alla frettolosa conclusione che in Italia le regole per il
rilascio del Porto d'armi sono insufficienti e troppo permissive.
Solo il fatto di essere appassionati di armi per uso caccia,
collezionismo o uso sportivo, pone i malcapitati in una posizione anomala, quasi al limite della follia, da guardare con
sospetto.
Dietro questa forte spinta emotiva, che ci ha tutti coinvolti, la
risposta dello Stato è stata pressoché immediata, con l'emanazione di una circolare che dispone controlli straordinari a carico di chi è in possesso di Porto d'armi, e impone il rinnovo della certificazione di “sanità mentale” per il maneggio delle armi.
Viene però spontaneo chiedersi se le attuali regole per ottenere il porto o la detenzione di un'arma sono davvero così blande come da più parti ventilato.
Per ottenere un'autorizzazione bisogna innanzitutto essere in
possesso di alcuni requisiti psicofisici minimi, come stabilito
da apposito decreto e già certificate da ogni cacciatore. In particolare non deve riscontrarsi dipendenza da
sostanze stupefacenti e alcool, non essere affetti da disturbi mentali, di
personalità o comportamentale. Tutto ciò deve
essere certificato prima
dal proprio medico di
famiglia e successivamente da un Ufficiale
Sanitario che può richiedere ulteriori esami
medici presso le strutture pubbliche, ogniqualvolta
si procede al rilascio o al
rinnovo del Porto d'armi.
Si deve poi aggiungere
che durante il periodo
di validità, le autorità
competenti possono
revocare l'autorizzazione qualora nel titolare insorgano motivi
ostativi per l’uso e la de-
3
ATTUALITÀ
4
La nostra pagina Web
Per offrire a tutti la lettura del nostro giornale, per farci conoscere
e per ricevere indicazioni, informazioni e suggerimenti, commenti e
quant’altro, il Comprensorio, per merito di Lino Ceruti, ha attivato
un proprio sito Internet, con pagine Web e con un indirzzo di posta
elettronica.
Questi sono gli indirizzi:
www.comprensorioalpinovb.it per il sito web
[email protected] per la posta
Non dimenticate che anche il nostro giornale ha un recapito proprio:
[email protected] per quanti vogliono scrivere direttamente alla redazione.
Buon viaggio nelle pagine elettroniche.
A “Caccia in Val Brembana”
Ho ricevuto una copia della vostra bella
rivista con lo spazio dedicato alle ricette
che vi abbiamo dato con molto piacere.
La rivista è bella, sinceramente non mi
aspettavo che dei non professionisti potessero lavorare così bene. E conoscendomi, non sono certo facile agli elogi. Spero che le altre ricette che avete
in serbo vi vadano bene.
Se avete necessità chiamatemi senza
esitazioni. Vi manderò, se vorrete, man
mano le copertine aggiornate per la pubblicazione.
Un cordiale saluto e in bocca al lupo a
tutti i cacciatori della val Brembana che
invidio per avere a disposizione un habitat così bello e che
hanno con passione e professionalità reso ancora più importante.
Germano Pellizzoni
direttore A TAVOLA
Agli amici cacciatori
del Comprensorio Alpino V. Brembana
Spett.le Comprensorio
Alpino Valle Brembana
La Provincia di Bergamo è stata la prima tra le Province della Lombardia a introdurre la caccia di selezione quale strumento di gestione dei grossi ruminanti
selvatici (Camoscio, Capriolo, Cervo).
Le motivazioni alla base di questa scelta
risiedono innanzitutto nell’esperienza diretta di realtà transalpine, e poi nelle indicazioni provenienti dal modo scientifico
e dall’INFS.
Dal 1982 ad oggi, si è assistito quindi a
un incremento continuo delle popolazioni di ungulati selvatici, favorito anche da
una situazione positiva del territorio montano, fino a raggiungere le consistenze
attuali di 5000 Camosci, 7000 Caprioli,
3000 c ervi, 400 Stambecchi e 500 Cinghiali su tutto l’arco orobico.
Naturalmente in questo ventennio è cambiata notevolmente anche la realtà dei
pascoli e delle aree a prato che, come
noto, favoriscono tutti gli erbivori selvatici, ma anche i Galliformi, la Lepre e i
Tetraonidi.
Il ruolo del cacciatore, sdoganato dal superato profilo di semplice predatore di
una risorsa, è oggi a tutti gli effetti quello di gestore che compartecipa, insieme
all’allevatore, al veterinario e alla Provincia, alla custodia e al potenziamento del
capitale ungulati.
Quanto viene richiesto oggi al cacciatore moderno è di collaborare, come del
resto sta facendo, a tutte quelle iniziative di censimento della fauna selvatica e
di monitoraggio dello stato sanitario della stessa, che lo rendono l’unico vero
operatore sul territorio, in grado di concretizzare tutte le iniziative messe in campo dalle istituzioni per potenziare sul nostro territorio sia la presenza di ungulati
selvatici che dei ruminanti domestici.
Il Comprensorio Alpino Valle Brembana
svolge un operato di notevole importanza nella salvaguardia dell’ambiente e dell’assetto faunistico locale, tramite interventi mirati di gestione della fauna e analisi accurate delle cause di rarefazione
delle specie maggiormente a rischio.
Giunti all’inizio della nuova stagione venatoria non posso che invitare i seguaci
di Diana a continuare nel solco degli anni passati, ad esercitare la loro passione con la consapevolezza del proprio
ruolo augurando a tutti un’annata venatoria ricca di soddisfazioni e un carniere
ben fornito.
Ringraziandovi e scusandomi per non
avere scritto prima queste righe, sono
felice di avere ora tutta la raccolta della
vostra rivista Caccia in Val Brembana a
cui tenevo tanto.
La vostra rivista è veramente un mezzo
di comunicazione molto valido, complimenti, andate avanti che i cacciatori hanno bisogno di tutte le informazioni per
una sana gestione della fauna e del territorio.
Un saluto cordiale a tutti i cacciatori della Valle Brembana
In bocca al lupo.
Rino Masera
presidente naz. UNCZA
Alla Redazione di
“Caccia in Val Brembana”
Comprensorio Alpino Valle Brembana
È con animo grato, da vecchio appassionato cacciatore di ungulati, che mi rivolgo a Voi perché, dopo diversi anni di
attesa, sono entrato da due stagioni a
far parte del gruppo di cacciatori di ungulati della Valle Brembana.
Voglio esprimere il grande piacere che
ho provato nel trovarmi accolto come un
amico in un sano ambiente venatorio,
dove la comune passione induce alla solidarietà e alla cordialità tipica dell’ambiente montano.
La capacità e le conoscenze tecnico –
faunistiche degli accompagnatori mi sono apparse eccellenti, sicuramente tra le
migliori trovate nei diversi ambienti di
caccia in montagna frequentati in una
quarantina di anni di esperienze venatorie agli ungulati.
La commozione che ho provato dopo il
primo abbattimento mi ha fatto tremare
la voce piena di soddisfazione mentre al
cellulare mia moglie, nata in Val Brembana, mi diceva Weidmanns’heil!
Mi voglio congratulare vivamente con la
Commissione Ungulati e gli amici del settore 5 per la passione e la competenza
dimostrata dagli ottimi risultati conseguiti
nella gestione dell’ultimo decennio, pur
nelle immancabili difficoltà.
Grazie di cuore
Piergiorgio Sirtori
Luigi Pisoni
Assessore provinciale
all’Agricoltura, Caccia e Pesca
5
COMMISSIONI
avifauna
tipica
alpina
CENSIMENTI
ESTIVI 2003
Si riportano di seguito le direttive tecniche relative all’attuazione dei censimenti su fauna selvatica stanziale. La
metodologia consolidata è identica alle scorse stagioni ed i periodi sono quelli sottoelencati.
Censimento estivo di
COTURNICE, PERNICE BIANCA
E GALLO FORCELLO con cane
da ferma:
dal 22 agosto al 12 settembre (a tali
operazioni sono ammessi esclusivamente coloro che sono stati
autorizzati alla forma di caccia
“Avifauna tipica alpina” nella stagione venatoria 2002).
Le uscite vanno concordate preventivamente con i sigg. Responsabili di Settore (vedi elenco che segue) secondo
aree campione e percorsi prestabiliti.
Nel caso che il responsabile di settore
Tutte le uscite per operazioni di
censimento, dovranno essere obbligatoriamente documentate
con:
- compilazione di due schede di
censimento;
- sottoscrizione con firma leggibile dei partecipanti alle operazioni;
- indicazione degli avvistamenti
sulla cartografia in scala
1:10.000;
- restituzione entro il 16/09/2003
delle schede compilate, al Responsabile di Settore.
Si richiamano inoltre tutti partecipanti,
affinché partecipino con correttezza a
tutta la fase di censimento, seguendo
le indicazioni del responsabile al fine di
perlustrare al meglio la “zona campione”. Il responsabile dell’uscita è tenuto
a sollecitare i partecipanti ad una corretta partecipazione e se del caso, segnalare l’eventuale inadeguatezza dei
partecipanti al Comitato di Gestione.
“CALENDARIO CENSIMENTO ESTIVO 2003
CON CANE DA FERMA”
SETTORE 1
Resp. : CURTI ATOS tel. 0345 / 71438
USCITE : Sabato, Domenica, Martedi, Giovedi
RITROVO : Caserma C.C. Branzi ore 06,00
SETTORE 2
Resp. : MILESI ALBERTO tel. 0345 / 84158
USCITE : Sabato, Domenica, Giovedi
RITROVO : Piazza Roncobello ore 05,30
SETTORE 3
Resp. : ARIOLI ACHILLE tel. 0345 / 85392
USCITE : Sabato, Domenica, Giovedi
RITROVO : Piazza Mezzoldo ore 06,00
SETTORE 4
Resp.:BUZZONI GIANLUCA tel.0345/80206/88112
USCITE : Sabato, Domenica, Giovedi
RITROVO:Distributore Olmo al Brembo ore 05,30
SETTORE 5
Resp. : PESENTI CAMPAGNONI E. 0345/47292
USCITE : Sabato, Domenica, Giovedi
RITROVO : Sbarra Pizzino ore 05,30
SETTORE 6
Resp.:INVERNIZZI ORLANDO tel. 0345 / 41133/42267
USCITE : Sabato, Domenica, Mercoledi
RITROVO : P.zza Zignoni S. Giovanni B.co ore 06,00
SETTORE 7
Resp. : BONALDI MARCO tel 0345 / 65220
USCITE : Sabato, Domenica, Mercoledi
RITROVO : Distributore Agip Oltre il Colle ore 05,30
6
sia impossibilitato a presenziare personalmente alle fasi di censimento, lo stesso dovrà nominare un responsabile
delle operazioni, a cui darà indicazioni dettagliate per la mappatura del
percorso e per la compilazione delle
schede di censimento.
APPLICAZIONE DEL
REGOLAMENTO AMMISSIONE
“AVIFAUNA TIPICA ALPINA”
Si ricorda ai Soci quanto contenuto del
nuovo regolamento per le ammissioni
alla forma di caccia “AVIFAUNA TIPICA ALPINA” (riportato nell’ultimo numero di aprile 2001 del Ns. Giornale),
dove per la stagione estiva saranno
conteggiate le sole giornate impiegate per i censimenti e non
le giornate lavorative.
CENTRI DI VERIFICA AVIFAUNA TIPICA ALPINA
A riguardo della prossima stagione venatoria, sollecito i cacciatori affinché
diano la propria disponibilità per la partecipazione alle operazioni di verifica dei
capi abbattuti presso i Centri di Verifica
di Piazza Brembana, San Giovanni Bianco e Serina. In particolare si richiede la
disponibilità per i Centri di Piazza Brembana e San Giovanni Bianco, dove si
concentra la maggior parte del lavoro
di verifica. Si tratta di dare la propria disponibilità per due-tre ore a fine giornata (dalle ore 18,30 - 19,00 in poi) la
domenica e il mercoledì. Le operazioni
da svolgere sono le consuete:
riconoscimento dell’età del soggetto
(nei casi dubbi di coturnice, è indispensabile provvedere attraverso un’incisione nel sottocoda);
pesatura, misurazione;
compilazione delle schede e la mappatura (ricordo che per queste operazioni
al Centro di verifica di San Giovanni
Bianco sono disponibili le fotografie aeree di tutto il Comprensorio in scala
1:10.000; questo per facilitare ad ogni
singolo cacciatore l’individuazione e la
segnalazione del luogo dell’abbattimento);
eviscerazione completa dell’animale (facendo attenzione a prelevare anche il
“gozzo”);
prelievo di 6 o 7 piume, facendo attenzione che risultino complete in ogni
loro parte (compresa la parte interna alla pelle del soggetto!).
Nel caso in cui il cacciatore intenda effettuare questi prelievi personalmente
presso la propria abitazione (oppure far
imbalsamare il soggetto) dovrà comunque portare il soggetto abbattuto presso i centri di verifica (per la misurazione, pesatura, mappatura, ecc.)
ove gli verranno consegnati i due sacchetti per interiora e piume con allegata scheda di prelievo; il tutto dovrà essere riconsegnato entro la fine di novembre 2003.
Coloro che sono interessati a parteci-
pare sono pregati di lasciare il proprio
nominativo alla segreteria del Comprensorio. Si procederà ad una riunione
preliminare (entro la fine di settembre)
per stabilire i turni di presenza e per
eventuale chiarimenti circa la tecnica da
usarsi nelle operazione di verifica del
selvatico. In ultimo va sottolineato
che, considerata l’importanza di
dette operazioni, l’attività giornaliera presso i Centri di Verifica, verrà equiparata ad un’uscita di censimento per la futura
stagione venatoria 2003-2004,
e sarà quindi conteggiata per il
raggiungimento della soglia minima di giornate lavorative o di
censimento.
Atos Curti
ungulati
Nel precedente numero ci siamo lasciati nell’attesa delle decisioni in merito alla riconferma delle Commissioni. Per
quanto riguarda la nostra Commissione,
dopo le riconferme di tutti i membri e l’integrazione di tre nuovi componenti, le
mansioni che ci competono sono state
prontamente riprese. Oltre al lavoro di
valutazione dei censimenti effettuati e le
relative proposte di prelievo del cervo e
del capriolo, l’impegno della commissione è continuato nella preparazione di un
regolamento specifico per la caccia al
cervo. Questo documento, atteso dai
Cacciatori già dalla stagione scorsa non
poteva sopportare ulteriori ritardi. Il Comitato di Gestione ha approvato le nostre proposte e da quest’anno si potrà
cacciare il cervo con una norma che pone come obiettivo prioritario l’esigenza
di:
1° Garantire una pressione venatoria
omogenea e tollerabile nei confronti dei
nuclei di cervi presenti in modo stabile
sul nostro territorio, evitando, dove possibile, una concentrazione dei prelievi
che riteniamo dannosa per lo sviluppo
della popolazione.
2° Garantire ad ogni socio Cacciatore
un trattamento d’uguaglianza nelle assegnazioni dei capi prelevabili e delle zone di caccia, indipendentemente dalla localizzazione della selvaggina o dall’assegnazione del settore per altri prelievi.
Al riguardo, abbiamo attentamente letto
i regolamenti Provinciali vigenti, allo scopo di modificare la suddivisione del territorio per la sola caccia al cervo, e non
ultimo l’opportunità che lo stesso regolamento concede per le assegnazioni dei
capi da prelevare. Ne è uscito un regolamento che riteniamo accettabile da parte di tutti.
Regolamento per la caccia al Cervo nella stagione 2003-2004
1° I territori dei settori 1,2,5, per la stagione di caccia 2003/2004 e per il solo
Cervo, sono raggruppati nella loro estensione e definiti come da attuali barriere
naturali in:
Settore 1, comprendente il territorio dello stesso e del settore 2.
Settore 5, come da definizione e
delimitazione attuale.
2° La caccia al Cervo, per la corrente
stagione, viene esercitata nei settori sopra indicati (1e 5) e nel rispetto del regolamento in vigore, sotto forma di
“squadra”.
3° Le squadre, di spontanea formazione, debbono essere contenute nel numero massimo di 6 Cacciatori e comunque non inferiori al numero di 4 Cacciatori.
4° La scelta del settore vede la precedenza di quella squadra che nella maggioranza dei propri componenti esercita
le altre forme di prelievo (capriolo-camoscio) nel settore stesso. In caso di
eccedenza delle richieste verso un settore, sarà cura della Commissione assegnare d’ufficio il settore anche attraverso il sorteggio dei posti disponibili.
5° Allo scopo di uniformare la pressione venatoria e il conseguente prelievo,
tre quinti delle squadre verranno indirizzate nel settore 1, la cui estensione è
pari a ha. 19.378 ca. Due quinti delle
squadre sarà indirizzata nel settore 5,
con estensione della superficie pari a ha.
11.733 ca. Il piano di prelievo verrà frazionato con lo stesso criterio per quanto
riguarda il numero dei soggetti prelevabili.
3/5 nel settore 1 e 2/5 nel settore 5.
6° L’ammissione alla caccia del cervo è
vincolata all’esecuzione di almeno 2 dei
censimenti programmati. In mancanza di
un numero minimo di Cacciatori, tale da
ipotizzare un parziale insuccesso nei prelievi programmati, la Commissione, sentito il parere del C.T.G. si riserva la facoltà di ammettere i rimanenti Cacciato7
ri che a diverso titolo non hanno adempiuto le operazioni di censimento.
7° Ogni squadra, già composta, per ottenere l’ammissione e la successiva assegnazione del settore deve inoltrare richiesta presso l’ufficio del Comprensorio entro il 30 Luglio 03. Le domande
pervenute oltre tale data verranno vagliate per l’accettazione dal Comitato di
Gestione. (Vedasi abilitati nelle sessioni d’esame estive).
8° Ogni Cacciatore che abbatte il cervo, nella stagione di caccia dell’anno seguente rinuncerà all’assegnazione primaria dei capi previsti dal Calendario Provinciale.
S’intendono escluse dalla rinuncia le riassegnazioni di carattere meritocratico distribuite all’interno del settore di appartenenza e codificate dai regolamenti del
Comprensorio.
9° All’interno di ogni settore le uscite
per la caccia al cervo saranno alternate
tra le squadre, in modo che sul territorio di quel settore sia presente una sola
squadra al giorno per la caccia al cervo.
Il calendario delle uscite sarà concordato tra le squadre ed il Responsabile del
settore che, in caso di controversia, sorteggerà le priorità d’uscita.
10° Ogni squadra deve necessariamente
avvalersi di Accompagnatori autorizzati
che cacciano con la stessa. Nella giornata di caccia al cervo ogni componente
della squadra caccia in via esclusiva il
solo cervo.
11° Ogni squadra, all’atto dell’iscrizione
segnalerà un proprio componente quale
“Responsabile di squadra”, il quale dovrà
garantire il continuo collegamento tra i
componenti della stessa, al fine di evitare il prelievo di più capi. Lo stesso Responsabile dovrà segnalare in modo immediato l’avvenuto prelievo ai numeri telefonici indicati nella scheda di prelievo.
Luigi Capitanio
lepre
In questi mesi di silenzio venatorio, in
attesa della prossima stagione, la Commissione ha valutato i dati relativi ai rilevamenti primaverili effettuati in collaborazione con la vigilanza provinciale,
che hanno dato buoni risultati in quanto
si è rilevata una buona presenza di lepri
nelle zone censite. Considerato il buon
andamento delle riproduzioni, la commissione, in accordo con il responsabile della vigilanza Sig.Albani e il G.T.G
del Comprensorio, ha chiesto alla Provincia un aumento del piano di abbattimento lepri da 140 a 150. Per un migliore e reale rilevamento delle lepri sul
territorio del Comprensorio si auspica un
ampliamento delle zone campione.
La Commissione sta valutando le segnalazioni di avvistamento della lepre
bianca fatte nei censimenti del 2001/
2002 e primavera 2003 da parte dei
cacciatori della Avifauna Tipica Alpina,
a cui va il nostro grazie per la disponibilità a svolgere questo lavoro, per un'eventuale richiesta di apertura a questa
specie, in quanto da troppi anni non è
cacciabile.
A differenza degli ultimi due anni in cui l'
apertura per la caccia alla lepre veniva
posticipata di due giornate, la Commissione, sentito il parere della maggioranza dei cacciatori, ha deciso di attenersi al
calendario venatorio provinciale.
Un augurio a tutti di Buone Vacanze.
Gianfranco Milesi
stanziale
ripopolabile
Il 10 maggio 2003 si è svolta a Piazza
Brembana l’Assemblea annuale della
nostra forma di Caccia che, fra i tanti
argomenti trattati, aveva all’ordine del
giorno il cosiddetto “Pronto caccia”.
Purtroppo, ma del resto ce lo spettavamo, l’interesse dei Soci è stato scarsissimo, erano presenti infatti solamente
27 persone, tra cui, ed è la cosa che ci
preoccupa di più, solamente 6 presidenti di Sezione.
Riteniamo che la partecipazione sia uno
degli aspetti più importanti della gestione se vogliamo che le cose vadano
bene, anche per rispetto nei confronti
delle persone che lavorano tutto l’anno per il bene di tutti. Il nostro invito va
dunque rivolto ai presidenti di Sezione,
affinché facciano comprendere ai loro
cacciatori l’importanza di questi momenti organizzativi e gestionali, invitando i Soci a partecipare agli incontri assembleari e collaborando attivamente
con le Commissioni di lavoro.
A conclusione dell’assemblea sono state formulate alcune richieste al Comitato di Gestione riguardo a tre punti:
• acquisto di 1350 capi, suddivisi in starne e fagiani
• realizzazione di un altro centro di raccolta e ambientamento (anche se nessuno dei presenti ha dato la propria disponibilità per l’allestimento)
Michele Pesenti
capanno
Ci stiamo avvicinando a grandi passi alla nuova stagione venatoria e, mai come
quest’anno, viviamo ancora nell’incertezza su come, se, quando e con quali
prospettive potremo ancora soddisfare questa nostra grande passione, che
se no fosse tale (grande) porterebbe la
maggior parte di noi ad appendere il fucile al classico chiodo.
Credo di esprimere i sentimenti della
maggioranza, nel sottolineare questo
senso di scoramento dovuto in particolare all’ultima, ma solo in ordine di
tempo, gabella che ci è capitata tra capo e collo, vale a dire la certificazione di
idoneità a maneggiare le armi, come se
bastasse pagare 50 o più euro per essere dichiarati sani di mente, o peggio
ancora pensare che i pazzi si annidino
solo tra i cacciatori e non anche tra chi
usa coltelli in cucina, veleni in agricoltura, guida autoveicoli e via dicendo, fino a quanti ci bombardano attraverso
le radio, televisori e giornali.
A questo punto mi viene da pensare e,
voglio sperare, che sia stato solo l’effetto del grande caldo dei giorni scorsi
a far nascere e maturare nelle menti dei
nostri governanti una tale “geniata”. E
se lo facessimo a loro questo test?
Quello che lascia ancora di più sconcertati però è l’atteggiamento abulico
e quindi sconcertante dei vertici delle
nostre Associazioni, che hanno subito
questo ignominioso sopruso senza battere ciglio.
Ma tant’è, cari amici cacciatori, evidentemente è quello che
ci meritiamo e, mi sa tanto, se non ci rimboccheremo le maniche, noi non
ne avremo ancora per
molto di quello che è rimasto della caccia, o almeno fino alle prossime
tornate elettorali, dove assisteremo ancora una volta alla corsa per accaparrarsi le briciole di quel che
sarà rimasto dei nostri voti, purché abbiano ancora
un vago sapore di selvatico tale da attirare le loro attenzioni.
Finito lo sfogo, ma non l’amarezza, veniamo alle vicende di casa nostra.
Quest’ultimo periodo ci ha visti impegnati in particolare all’aggiornamento,
alla revisione e alla stesura del nuovo
elenco per la distribuzione dei presicci,
elenco che attualmente è in stampa e
che a partire dai primi giorni di agosto
sarà in distribuzione a tutti i soci capannisti titolari di autorizzazione di appostamento fisso, ovviamente recandosi a ritirarlo presso la sede del C.A. a
Piazza Brembana.
Questo anticipo nella presentazione dell’elenco distribuzione presicci consentirà
a tutti i soci di verificare la propria posizione e, eventualmente ce ne fosse
bisogno, di avanzare le proprie rimostranze in modo da avere il tempo per
apportare le opportune modifiche.
Una raccomandazione molto importante: insieme alla propria posizione i cacciatori verifichino anche l’esattezza dei
numeri telefonici in elenco.
Saremo ripetitivi, ma purtroppo tutti gli
anni ci troviamo con gli stessi problemi
e le lamentele conseguenti, come se
fosse colpa nostra la negligenza degli
altri.
Quindi ribadisco di controllare la propria posizione e i numeri di telefono,
che non dovranno essere più di due.
Per tutte le atre problematiche vi rimando al convegno che si terrà Domenica 24 Agosto 2003 all’interno della
“Festa del Cacciatore e Pescatore” organizzata, come di consueto, a San
Giovanni Bianco.
A tutti auguro di trascorrere serenamente questo periodo di vacanze, in
modo di farsi trovare freschi e pimpanti per l’inizio della nuova stagione di caccia, senza per questo farsi troppe illusioni su quelle che saranno le ulteriori
promesse, ma questa è un’altra storia.
In bocca al lupo a tutti.
Felicino Camozzi
E. Traini - 2
• Sperimentazione del “Pronto caccia”.
Alle nostre richieste il C.T.G. ha dato
l’OK per l’acquisto di 900 capi, come
per il 2002, alcuni da pre ambientare
nel centro di Vedeseta, il resto da liberare non oltre il 31 agosto, con la richiesta di comunicare le date di immissione, i luoghi e i nominativi di coloro
che li effettueranno.
Per quanto riguarda il “Pronto Caccia”
il C.T.G. ci ha fatto sapere che, nonostante non sia in linea di principio contrario, sono necessari, per il suo avvio,
precisi piani di attuazione, ben programmati e coordinati, con il coinvolgimento di tutti, compresi gli allevatori.
L’esigua presenza all’Assemblea, che
non ha dato l’idea che vi fosse un sufficiente coinvolgimento dei cacciatori riguardo a tale proposta, e l’assenza di
un piano preciso di realizzazione hanno
spinto il C.T. G. a non approvare per
questa stagione venatoria il progetto,
rinviando al prossimo anno, in presenza
di quanto necessario per la sua attuazione, il riesame di un nuovo eventuale
progetto.
La Commissione si è impegnata a far
conoscere ai Soci, presso la sede del
comprensorio, il piano di immissione
della selvaggina ripopolabile già dal 23
luglio.
Non mi resta che esprimere un profondo rammarico per la scarsa partecipazione dei Soci che si dedicano a questa forma di caccia. Forse non vi sono
sufficienti vincoli, come avviene per le altre forme di caccia, per coinvolgerli e
convincerli a partecipare, forse non c’è
sufficiente maturità partecipativa, per
cui sono troppi i cacciatori che si ricordano di essere tali solamente 2 o 3 mesi all’anno, per poi essere del tutto latitanti.
La Commissione, per procedere con
passione nell’interesse di tutti, deve
sentirsi stimolata, deve sentirsi alle spalle una partecipazione veramente attiva
e sincera, in particolare nei confronti
dei progetti che richiedono impegno e
lavoro per il periodo preparatorio della
stagione venatoria.
Dopo lo sfogo, mi resta di fare un augurio a tutti i Soci che praticano questa forma di caccia, che le cose migliorino, che vi sia più impegno e che, in
ogni caso, la stagione venatoria porti a
tutti (meritate?) soddisfazioni.
RASSEGNA TROFEI 2003
Dati e valutazioni conclusive sulla caccia di selezione 2002
Cacciatori e gli Accompagnatori. In
questa occasione vengono pubblicati i risultati della stagione di caccia,
i risultati dei censimenti in corso e
le aspettative per la stagione seguente. Anche quest’anno abbiamo
apprezzato la presenza della Dottoressa Gaffuri, la quale ci ha illustrato i risultati delle indagini sulla fertilità delle femmine di capriolo e delle ricerche in atto sulle patologie del
camoscio. I dati presentati hanno
trovato apprezzamento anche dall’Assessore Provinciale e dal Responsabile degli Uffici Tecnici che
ci hanno onorato con la loro presenza.
Luigi Capitanio
Oltre il Colle, 1 giugno 2003
La nostra Rassegna, voluta itinerante solo due anni fa, ha reso omaggio anche alla bellissima Val Serina.
Siamo ormai di casa in queste località dove lo scorso anno, in ricordo
di un prezioso collaboratore prematuramente scomparso, abbiamo
accompagnato e sostenuto una importante manifestazione cinofila dedicata ai cani da traccia. In quella occasione abbiamo gustato la genuina ospitalità della gente di quella
valle, pertanto alla richiesta del Responsabile di settore di ospitare questa edizione della rassegna, la commissione ha immediatamente espresso parere positivo. Anche in questa
occasione, come allora, l’Amministrazione Comunale ha partecipato
con grande entusiasmo. Non avevamo dubbi in proposito, il Sindaco Senatore Carrara, è anche Cacciatore,
pertanto, usando un termine calcistico possiamo ben dire di aver “giocato in casa”.
Come consueto, nella mattinata di
Domenica, giornata centrale della
manifestazione, si è svolto il convegno dedicato alla gestione, il momento tecnico più importante per i
10
Censimenti 2002
e caccia al capriolo
Per quanto riguarda il capriolo, i
censimenti effettuati nella primavera 2002, hanno confermato la buona tenuta di questo selvatico che abbiamo stimato presente con una popolazione di circa 3900 capi, e un
rapporto tra i sessi di 1maschio per
1.22 femmine. Forti dei risultati ottenuti con i censimenti e la conferma
delle stime di presenza data dal Responsabile della Vigilanza, abbiamo
inoltrato agli Uffici Provinciali una
proposta di prelievo di 430 caprioli.
La stessa domanda, inoltrata dalla
Provincia per il parere “conforme”
Luigi Capitanio, presidente
Commissione Ungulati
dell’I.N.F.S. , inizialmente è stata respinta, con una richiesta da parte
dell’Istituto di diminuire il prelievo
dei maschi a favore di un abbattimento più accentuato nei confronti
delle femmine. Dopo contatti con i
responsabili dell’istruttoria e un’ulteriore invio di documenti a sostegno delle nostre teorie, anche il parere di questo ufficio è risultato favorevole. Pertanto è stato approvato un piano di abbattimento di 180
maschi, 180 femmine, 70 piccoli.
L’intervento del senatore Valerio Carrara, sindaco di Oltre il Colle
Caccia al Capriolo stagione 2002
I Responsabili di settore, attraverso il
sistema di valutazione del lavoro
svolto dai Cacciatori e nel rispetto
della rotazione programmata, hanno provveduto all’assegnazione dei
capi con il metodo del “pacchetto
di capi per squadra”. Questo sistema di assegnazione si sta affermando e raccoglie sempre maggiori consensi. Al riguardo, siamo fortemente convinti che all’interno di ogni
squadra gli stessi Cacciatori sappiano
premiare chi di loro risulti più meritevole. Anche per la stagione 2002
il prelievo complessivo di 373 caprioli, pari al 90,9% dei capi effettivamente assegnati, è un risultato
che deve considerarsi molto buono.
Anche lo sforzo di caccia, 3.37 gg.
per ogni capo abbattuto può, allo
stesso modo, essere considerato
buono. Infatti le 1258 registrazioni
di uscita debbono tener conto anche di segnalazioni non effettivamente utilizzate e, in aggiunta, anche le inclemenze del tempo in alcune occasioni hanno costretto i
cacciatori a non utilizzare la giornata segnalata.
I caprioli prelevati e conferiti al centro di verifica sono stati così classificati:
Maschi di classe 2 (adulti): assegnati 90, prelevati 98
Maschi di classe 1 (jearling): assegnati 90, prelevati 63
Maschi di classe 0: assegnati 35,
prelevati 36
Femmine di classe 2 (adulte): assegnate 90, abbattute 90
Femmine di classe 1 (sottili): assegnate 74, abbattute 50
Femmine di classe 0: assegnate
35, abbattute 36
Prime considerazioni
La presenza del capriolo nel nostro
comprensorio ha raggiunto livelli
soddisfacenti. Lo dimostrano in modo inequivocabile i dati esposti. Solo pochi anni fa, per prelevare un
capriolo i Cacciatori dovevano utilizzare mediamente 8-9 giornate di
caccia. Oggi i dati in nostro possesso
dimostrano che, tranne chi ricerca
caprioli con trofei particolari, ad ogni
uscita si incontrano esemplari prelevabili con sufficiente regolarità.
Siamo tuttavia consapevoli che in alcune località le consistenze non hanno ancora raggiunto le densità che
l’ambiente può ospitare. Pertanto
tutti assieme dobbiamo porci come
obiettivo prioritario il raggiungimento delle densità ottimali di que-
Lo stand dei recuperatori
sto ungulato. A tal proposito, è indispensabile che i Responsabili di settore coordino con grande attenzione la distribuzione dei prelievi su
tutto il territorio. Ed è bene ricordare che il capriolo, se ben gestito,
può offrire soddisfazioni venatorie
molto elevate, infatti nonostante
l’apparente fragilità che trasmette a
chi lo osserva, dovuta alla sua struttura esile, esso si è dimostrato resistente a numerose malattie e con il
suo straordinario grado di adattabilità ambientale è in grado di occupare nicchie ecologiche disdegnate
da altra selvaggina da pelo. Insomma, credo che se dovessimo scommettere due centesimi sul futuro della caccia agli ungulati, non sarebbe
azzardato scommetterle proprio sul
capriolo. Purtroppo i censimenti a
questa specie stanno dimostrando
tanti limiti in termine di “affidabilità”, lo hanno dimostrato in misura maggiore questa primavera, dove
per una valutazione errata del periodo migliore per eseguire i censimenti, abbiamo censito meno di
quanto ci aspettavamo. Questo ovviamente ci pone dei problemi nella
stesura dei piani di prelievo, problemi che vorrei definire “di scrupolo” soprattutto nei confronti dei
nostri collaboratori. Noi, per ragioni
di correttezza e trasparenza della
gestione, abbiamo prontamente ridotto le richieste di abbattimento.
Certo è che questi alti e bassi nel
conteggio dei caprioli non giovano
alla regolarità della gestione. Cosa
fare? Nell’immediato abbiamo ritenuto indispensabile aggiungere al11
tri elementi a sostegno del valore dei
censimenti, e nella passata stagione,
al riguardo, abbiamo adottato un criterio diverso nella valutazione dei caprioli abbattuti. I nostri Verificatori,
che operano presso il centro di verifica, hanno valutato in modo scrupoloso l’età esatta del capriolo prelevato, attraverso l’usura della tavola
dentaria. I risultati di questa prima
analisi ci ha permesso di ricostruire
una “piramide d’età” dei soggetti abbattuti. I dati raccolti sono apparsi
subito di estrema importanza per la
gestione, in quanto elementi nuovi
che ci hanno offerto l’opportunità di
effettuare valutazioni mai compiute. L’affidabilità dei dati raccolti è dovuta a due importanti elementi di valutazione:
La casualità quasi assoluta nei prelievi del capriolo ci porta alla convinzione che la piramide d’età dei soggetti abbattuti corrisponde alla struttura della popolazione esistente, fatte salve le forzature date dai cacciatori che “vogliono quel capriolo”, ma
questo è sostanzialmente riservato al
prelievo dei maschi.
Nel nostro primo anno di valutazione
attraverso questi elementi nuovi,
emergono queste certezze: la proporzione dei maschi adulti nei confronti dei soggetti di un anno è del
64%, pertanto la popolazione è composta da circa due terzi di maschi
adulti e un terzo di maschi giovani.
Nelle femmine, dove la casualità del
prelievo è ancora maggiore, questa
proporzione è del 56% a favore delle adulte (due anni e più).
Questa prima valutazione indica che:
i soggetti in età riproduttiva sono in
maggioranza nella struttura della popolazione;
la popolazione mantiene una struttura moderatamente giovane, pertanto, fatta salva la presenza di patologie che ne potrebbero condizionare la prolificità, si assisterà ad un
mantenimento numerico elevato almeno per i prossimi tre- quattro anni.
(età media nei maschi prelevati 2.54
anni, nelle femmine 3.35 anni.)
Le percentuali medie di crescita della
popolazione nel periodo 1992- 2002,
(11 anni)
rilevate attraverso i censimenti e le
relative stime di presenza si attestano
su:
I.U.A. medio = 18,67%
prelievo medio sulla popolazione = 7,69%
12
La dottoressa Alessandra Gaffuri, il tecnico faunistico Giacomo Moroni e l’assessore
Provinciale Luigi Pisoni
Censimenti al Camoscio 2002
I censimenti estivi sono stati un po’ il
test dello stato di salute delle popolazioni di camoscio nel nostro
comprensorio. I cacciatori, come ci
aspettavamo, hanno risposto con decisione all’invito di censire con attenzione questa specie. I risultati rilevati, non solo nelle zone campione,
hanno confermato le aspettative della vigilia. Non solo sono stati contati più camosci, ma ciò che maggiormente ci conforta, è il risultato della sopravvivenza invernale nei piccoli, che, dopo il rallentamento della stagione 2000-2001, è risalita a
percentuali di oltre il 60% . Al riguardo voglio ricordare il metodo
di valutazione che la commissione
utilizza ormai da tempo. Questo aiuterà a meglio comprendere i criteri
di formulazione delle richieste di
prelievo.
La scelta delle zone campione da utilizzare nei censimenti, a suo tempo,
è stata effettuata in funzione degli
habitat estivi scelti dalle femmine
dopo i parti. Queste zone generalmente esposte a sud, sono solitamente frequentate anche dagli jearling, che normalmente non si allontanano molto dalle madri. Pertanto
la scelta di censire soprattutto quelle zone, nasce dall’esigenza di contare soprattutto i giovani nati e con-
trollare la prima sopravvivenza, attraverso il conteggio dei soggetti di
un anno. Questo metodo però non è
perfetto. Infatti a causa dell’esposizione alle elevate temperature dei
versanti esposti a sud e utilizzati dalle femmine, il conteggio dei maschi,
soprattutto di quelli adulti, risulta
pressoché irrilevante. Questo dato
viene successivamente integrato con
la raccolta delle segnalazioni che ci
pervengono dai Cacciatori e dagli
Accompagnatori durante le uscite di
caccia. E’ necessario però considera-
re che le densità registrate nelle zone utilizzate dalle femmine per l’allevamento della prole non corrispondono alle effettive densità di
tutto il territorio.
Pertanto, in funzione delle “quantità” di queste zone particolarmente affollate in quel periodo nei confronti del restante territorio censito, è stato attribuito a tutto il territorio destinato al censimento un
“valore ambientale” .
La formula utilizzata in questi anni
per elaborare le stime di presenza,
utilizzando i dati in nostro possesso, è la seguente:
Territorio censito ettari 7450c.a. Valore ambientale del territorio censito = 2
Territorio utile alla specie = ettari
38400c.a.
Coefficiente di utilizzo = 2.56
(7.500x2=15.000/
38.400:15.000=2.56)
Se si analizzano i dati degli ultimi
tre anni, risulterà estremamente
semplice comprendere la dinamica
di crescita della popolazione e ipotizzarne lo sviluppo nell’immediato
futuro.
Anno 2000. Capi censiti 1486, Jearling 198, (Kitz censiti nel 99”= 357)
Stimati presenti 3650, I.U.A.+
20.1%. Sopravvivenza invernale
complessiva da kitz a jearling =
55.47%
Anno 2001. Capi censiti 1110, Jearling 140.
Stimati presenti 2860, I.U.A. 27.62% (crollo della popolazione dovuta alle note patologie polmonari)
13
Caccia al Camoscio 2002
La scelta dei periodi per la caccia al
camoscio ha suscitato qualche polemica e malumore. Come sempre abbiamo cercato di rendere noti i motivi che hanno convinto la commissione dell’opportunità di anticipare
il periodo dedicato al prelievo del
camoscio. Prima tra tutte la convinzione che il superamento delle difficoltà sanitarie della popolazione
di camosci poteva essere facilitato
anche dalla riduzione del disturbo
nel periodo degli amori, che l’attività venatoria porta nei momenti di
maggiore difficoltà per la specie. Tuttavia la commissione, raccogliendo
l’invito di alcuni soci per il riesame
dei periodi di caccia, si è detta disponibile al ripristino delle “usanze”
non appena la situazione sanitaria
si dimostrerà in miglioramento.
Come evidenziato nella tabella, i segnali di ripresa sono ben evidenziati dai censimenti. Solo in alcune località, dove l’epidemia ha ridotto in
14
E. Silva - 9
Kitz censiti 256. Sopravvivenza invernale complessiva da kitz a jearling = 47.29%
Anno 2002. Capi censiti 1224, Jearling 165.
Stimati presenti 3133, I.U.A. +
9.54%
Kitz censiti 307. Sopravvivenza invernale complessiva da kitz a jearling = 64.65%
Un eccezionale trofeo di camoscio femmina prelevato dal cacciatore Gianni Boffelli
modo drammatico la popolazione
di camosci, la ripresa appare più lenta. In compenso, nelle zone adiacenti
le consistenze sono in deciso recupero. In funzione dei risultati del
censimento, e in previsione di un
“piccolo risparmio”, le richieste di
prelievo per il 2002 sono state improntate da prudenza e moderazione. Gli Uffici Provinciali e l’I.N.F.S.
non hanno obiettato sulle nostre
richieste e il piano di prelievo 2002
è stato approvato come richiesto.
100 Maschi, 100 Femmine, 110
jearling.
Il prelievo, 272 capi, si attesta su
percentuali di tutto rispetto
(87,5%), soprattutto in considerazione che l’ultima settimana di caccia per il camoscio ha coinciso con
la peggiore settimana per le inclemenze del tempo. Questo fattore ha
ridotto le possibilità di uscita a tanti cacciatori che avevano atteso la
neve per godere la caccia al camoscio. Per raggiungere la quota dei
capi prelevati sono state utilizzate
889 giornate, che nel complesso
hanno portato lo sforzo di prelievo
a 3,36 gg. per ogni capo abbattuto. Per quanto riguarda l’aspetto
qualitativo dei capi abbattuti, va rilevato che nelle località dove per effetto della moria le densità del camoscio sono ancora limitate, il peso
medio appare in sensibile aumento,
mentre nelle restanti zone, risparmiate dall’epidemia, questa inversione di tendenza non è ancora avviata. È bene ricordare che la commissione ha da tempo posto come
limite minimo di qualità il peso di
13 chilogrammi, peso di riferimento degli Jearling, al di sotto del quale il soggetto abbattuto rientra nella classe dei “sottopeso”, pertanto
con la possibilità essere considerato
prelievo di merito. Nella stagione
scorsa questo limite minimo non è
stato raggiunto da ben 63 camosci,
numero elevatissimo, pari al 23,16%
di tutti i camosci abbattuti. Questo
ulteriore campanello d’allarme dovrà trovare la giusta considerazione
nelle proposte di prelievo di questa
nuova stagione.
Caccia al Cervo 2002
È proseguita anche quest’anno questa bella avventura. I risultati dei censimenti, in leggero aumento rispetto alla stagione precedente, hanno
permesso al nostro Comprensorio di
richiedere ancora un piccolo piano
di prelievo agli Uffici Provinciali. Inizialmente, come ci aspettavamo, abbiamo incontrato alcune difficoltà
nell’ottenere il parere favorevole
dall’I.N.F.S., poi, con l’intervento diretto dell’Assessore, che merita un
sincero ringraziamento, tutto si è sistemato.
La caccia non ha destato sorprese. I
cervi ci sono, bisogna solo saperli
cercare, e come sempre chi ha dedicato tutto l’anno alla loro ricerca è
stato premiato. In totale sono state
utilizzate 12 uscite per il prelievo dei
3 cervi che ci avevano assegnato.
Uno sforzo di caccia ottimo, di tutto
rispetto. Le aspettative che questa
caccia presenta sono lusinghiere e ci
aspettiamo che i nostri cacciatori comincino a dedicare le loro energie
anche per questa nuova attività.
15
ATTIVITÀ
DEGLI IMPIANTI
DI CATTURA
Angelo Bonzi
La stagione venatoria sembra appena
terminata, che già ci apprestiamo a viverne un’altra. Tra pochi giorni gli appassionati cacciatori capannisti, ricominceranno i lavori di sfalcio, decespugliamento, potatura e quant'altro questo tipo di attività venatoria necessita
per essere praticata.
Sicuramente per la data di apertura, tutti gli appostamenti saranno puntualmente addobbati e tirati a lucido, pronti per avvicinare i migratori che annualmente giungono nelle vicinanze degli
stessi. Non sono cosi certo di tale puntualità, spero di essere smentito) per le
scelte politiche molto importanti (nuovo regolamento zona alpi, anellini per
richiami, uccelli in deroga, addestramento cani ecc.) che da alcuni mesi stiamo aspettando con ansia, ma nessuno
sa quando e come saranno resi esecutivi dal legislatore. Speriamo comunque
16
prima dell’inizio dell’attività venatoria.
Per ora abbiamo avuto solo la certezza di una visita medica supplementare
con un esborso economico di circa 70
euro, che ritengo enormemente scorretto; speriamo che i nostri amministratori, sentendo questa piccola pulce
nell'orecchio, arrivino in tempo per assecondare le nostre richieste.
Come saprete da alcuni anni la Provincia di Bergamo attiva alcuni roccoli o
impianti di cattura per l’approvvigionamento di richiami vivi da distribuire ai
cacciatori capannisti.
Anche quest'anno, da un incontro avuto in Provincia, è emerso che il numero di catture effettuate nella stagione
uscente è risultato insufficiente alle
esigenze dei cacciatori bergamaschi,
pertanto l'assessore alla caccia Luigi
Pisoni si è impegnato ad inoltrare,
presso gli enti competenti, una richiesta di aumento del numero delle catture di presicci da assegnare ai cacciatori capannisti.
E. Traini
L’andamento della cattura
nei roccoli della provincia
nella stagione venatoria 2002
In attesa di un esito positivo di tale richiesta, pubblichiamo il report 2002 delle catture effettuate dagli impianti della provincia.
ATTENZIONE
Nel numero precedente del nostro giornalino è stata pubblicata una news sulle dimensione
delle gabbie per gli uccelli da richiamo. Purtroppo siamo incorsi in un errore: le misure pubblicate non corrispondono a
quelle previste dalla legge. Ci
scusiamo con i nostri lettori e
informiamo che le dimensioni
previste dalla normativa sono le
seguenti:
per tordi sasselli, tordi bottacci, cesene e merlo: 25x25x30;
per uccelli di piccole dimensioni
(fringuelli, passeri, allodole ecc.)
20x20x15.
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R. Gozzi
I grandi
carnivori
predatori
Come riconoscere i segni della loro azione
Alessandra Gaffuri *
La predazione è un evento naturale, per quanto cruento, che permette la continuità biologica delle
specie carnivore; si verifica quando
in uno stesso territorio sono presenti potenziali vittime, sia domestiche che selvatiche, ed aggressori.
L’equilibrio tra prede e predatori è
sempre mutevole ed è condizionato dalle specie di erbivori e di carnivori presenti.
Negli ultimi decenni si è assistito ad
un incremento numerico di ungulati selvatici e contemporaneamente
al ritorno di predatori, sia per
immissione che per spostamenti
naturali, in territori dove erano da
tempo estinti.
Ad esempio i progetti di reintroduzione della lince hanno permesso il ritorno di questo felino nelle
Alpi, nel Giura, nei Vosgi e nella
Selva Boema.
Il lupo appenninico è risalito lungo
la dorsale degli Appennini, ha raggiunto le Alpi Occidentali, la
Francia, la Svizzera e la sua presenza è stata dimostrata di recente
18
anche nelle Alpi Orobie.
Di fronte alla possibilità del ritorno
di questi carnivori assume particolare importanza il controllo e l’identificazione delle predazioni, al
fine di poter aggiornare la distribuzione di queste specie sull’arco
alpino.
Nelle Alpi Orobie i più importanti
responsabili di aggressioni di erbivori domestici e selvatici sono i cani
e la volpe, per quanto anche il
lupo, se ancora presente sulle
nostre montagne, potrebbe essere
aggiunto all’elenco dei grandi carnivori predatori.
La presenza della lince non è mai
stata dimostrata con prove concrete e documentate, per quanto
alcuni pastori attribuiscano a questo felino la perdita di capi di
bestiame.
Oltre ai grandi carnivori vi sono
anche altri predatori e animali
necrofagi, quali l’aquila reale, il
gufo reale, i corvidi, il tasso, il cinghiale, che sono in grado di uccidere piccole prede e possono intervenire secondariamente come necrofagi su cadaveri di grossa taglia.
Questi carnivori hanno strategie
diverse nell’aggredire e nel consumare la loro preda; molte volte è
possibile individuare il responsabile
di una predazione solo grazie ad
una attenta osservazione della vittima e del luogo del ritrovamento.
I primi indizi devono essere ricercati nei dintorni dell’animale morto,
facendo attenzione a non cancellare con le nostre impronte le eventuali tracce lasciate dal predatore e
tenendo lontano i cani per non
confondere le orme.
Le tracce sono evidenti sulla neve o
su terreni morbidi ed umidi; è
importante rilevarne la forma e la
dimensione, osservare se sono presenti i segni delle unghie (la lince
ha artigli retrattili), tenendo però
presente che le orme lasciate sul
manto nevoso possono modificarsi
con lo scioglimento della neve.
E’ pure importante rilevare il
numero delle tracce, per capire se
l’aggressore ha cacciato da solo o
in branco, e la distanza tra le
orme per determinarne la lunghezza del passo.
E’ possibile capire se la preda è
stata trascinata e quindi stabilire la
forza e la mole del predatore in
rapporto alla dimensione della vittima. Si possono infine trovare escrementi e peli, materiale di estrema
importanza per effettuare tipizzazioni genetiche, ed anche rilevare
l’odore delle marcature di urina:
quello della volpe e della lince sono
molto forti e caratteristici.
Accanto al cadavere è possibile rinvenire borre di uccelli rapaci,
confondibili con feci di carnivori, e
deiezioni di uccelli necrofagi quali i
corvidi, il cui intervento sulla carcassa può modificare il quadro
tipico del consumo della vittima da
parte di un grosso predatore.
Il corpo dell’animale ucciso può
fornire degli indizi molto importanti se i resti e lo stato di conservazione consentono un esame
completo ed accurato.
Bisogna prima di tutto cercare di
stabilire se si è verificato una vera
azione di predazione o se il capo è
stato consumato già morto; il predatore in genere aggredisce il soggetto più debole, che si trova in difficoltà a causa, ad esempio, di traumi, malattie, deperimento, situazioni ambientali sfavorevoli quali
un forte innevamento.
Questi rilievi sono importanti per
indirizzare correttamente i nostri
sospetti: la lince non consuma mai,
se non in casi eccezionali, un animale morto ma uccide sempre la
sua preda; una volpe non è in
grado di cacciare ungulati selvatici
e domestici a meno che siano
ammalati o feriti.
Diagnosticare una malattia infettiva o un avvelenamento quale elementi che facilitano un atto di predazione è importante per il controllo dello stato sanitario delle
popolazioni di selvatici della zona.
La corretta diagnosi della causa di
morte di un animale domestico di
fronte ad un caso di presunta predazione è fondamentale per il
risarcimento del capo cui ha diritto
il proprietario.
Per capire come è avvenuta la
morte della preda è necessario
scuoiare con attenzione l’animale
per mettere in evidenza eventuali
emorragie e versamenti ematici
sottocutanei, che si formano solo
quando morsi ed unghiate vengono sferzati su un animale ancora
in vita.
Segni di denti, becchi, unghiate od
artigli in assenza di versamenti di
sangue sono indizio di un’aggressione avvenuta su un soggetto già
morto.
Sulla cute è possibile evidenziare
le perforazione provocate dai
denti del predatore e capire dal
numero dei morsi se ha dovuto
lottare a lungo prima di uccidere
la sua vittima.
Può essere utile misurare la distanza tra i fori dei canini anche se in
caso di molteplici morsicature è difficile individuare i fori da considerare per prendere correttamente la
misura; vi è comunque una certa
variabilità nella distanza dei canini
anche all’interno di una stessa specie a secondo del sesso e dell’età.
Le modalità di consumo della carcassa forniscono altri indizi importanti per l’attribuzione della predazione dato che i grossi carnivori
hanno delle diverse tecniche di
consumo oltre che di aggressione
della vittima.
In particolare:
VOLPE: caccia per lo più piccoli
mammiferi ma può attaccare anche
erbivori, specie se si trovano in difficoltà, mordendo in più punti l’animale, in genere al ventre, agli
arti, ai fianchi per poi finire la
preda aggredendola al collo e alla
testa. Spesso inizia a consumare
per prima le viscere, sventrando l’animale, e stacca parti della carcassa, in particolare la testa e gli arti,
per portarli via.
CANE: è un cacciatore poco esperto (con eccezione delle razze più
vicine al lupo), che insegue la sua
preda e la morde in più parti del
corpo e ripetutamente. Nel sottocute dell’animale ucciso si rilevano
emorragie diffuse in tutto il corpo
e grosse ferite nella regione della
gola, che il cane afferra per finire la
sua preda. Spesso i cani si limitano
ad uccidere la loro vittima senza
consumarla; quando questo avviene iniziano generalmente a mangiare stomaco ed intestino e successivamente la muscolatura
LUPO: è in grado di predare specie
di grossa taglia, anche cervi e cavalli. In genere caccia in branco e insegue la sua vittima fino a stremarla.
Attacca gli animali più piccoli mordendoli alla gola mentre azzanna
quelli più grossi agli arti e al ventre
riuscendo ad atterrarli per poi morderli sul muso.Si possono trovare
ferite profonde in più parti del
corpo e i segni netti delle perforazioni cutanee provocate dai canini.
Come i cani, anche il lupo consuma
prima i visceri della cavità addominale, ad eccezione dello stomaco, e
successivamente la muscolatura. In
genere consuma interamente la
carcassa sul posto ma, se disturbato, ne stacca alcune parti per portarle in luoghi più sicuri.
LINCE: è un cacciatore veloce, che
coglie di sorpresa le sue prede
aggredendole con un morso alla
gola, all’altezza della trachea, o
sotto l’orecchio. In genere bastano
pochi morsi per uccidere la vittima;
nel sottocute si possono ritrovare
segni di graffiature causati dagli
artigli. La lince può trascinare la
sua preda e nasconderla con foglie,
erba o neve. Può consumare la vittima ritornando sul cadavere in
notti successive. In genere la lince
inizia mangiare la carcassa partendo dal treno posteriore; si ciba
anche dei visceri della cavità toracica, fegato e reni ma non dello stomaco e dell’intestino. In genere
non consuma le ossa più grandi, la
testa e la pelle.
L’identificazione di un predatore
non è certo semplice ed immediata,
in molti casi non è possibile riconoscere con sicurezza il responsabile
dell’aggressione; talvolta si riesce
solo ed escludere l’intervento di un
determinato carnivoro o a formulare delle supposizioni.
Questo non deve scoraggiare nell’intraprendere una corretta e
metodica raccolta di dati, che
potrebbero invece rilevarsi determinanti per scoprire chi è stato.
E’ importante annotare sempre la
data e l’ora del ritrovamento e la
data presunta della morte, la località, la quota; segnalare la vicinanza a centri abitati, misurare le orme
19
e la lunghezza del passo.
Una buona documentazione fotografica supporta l’attendibilità dei
rilievi.
Se ci si trova di fronte a casi particolari è bene chiedere la consulen-
za di persone competenti o recapitare la carcassa a laboratori attrezzati per eseguire un esame anatomopatologico.
Bisogna infine trattenersi dal formulare diagnosi affrettate, dettate
da impressioni o sensazioni soggettive, ma verificare l’attendibilità
del nostro intuito con gli indizi
oggettivamente riscontrati.
(*) Istituto zooprofilattico
Sperimentale, Sezione di Bergamo
1 e 2- testa di
capretto con
segni di
morsicature.
3- testa di
capretto: la
depilazione
permette di
osservare meglio
i fori dei denti.
4- capretto:
intensi
spandimenti
emorragici
nei tessuti
della regione
della gola
5-femmina
adulta di
capriolo, con
gravidanza
gemellare:
lacerazione
cutanee ed
ematomi sul
muso
6- stessa
capriola:
versamenti
ematici nei
tessuti sottocutanei peritracheali
7 – stessa
capriola:
versamenti
ematici
sottocutanei
nella regione
dorsale del
collo.
20
PER SAPERNE DI PIU’
Tra la bibliografia di facile consultazione ed utilità pratica vi
sono due manuali interessanti.
Uno è stato curato nella sua edizione italiana dal dr. Rosario
Fico dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e
del Molise, a cui si può far riferimento per richiederne delle
copie (tel.0861/332215, E-mail:[email protected]. Per informazioni
su corsi sulla predazione organizzati dall’ Istituto di Teramo
consultare il sito www.izs.it). Titolo di questo manuale è:”Chi
è stato? Riconoscere e documentare gli animali da preda e le
loro tracce”.
Il secondo testo consigliato, anche se di difficile reperimento,
è scritto da Paolo Molinari, Urs Breitenmoser, Anja Molinari
–Jobin e Marco Giacometti (2000): Predatori in azione.
Manuale di identificazione delle predazioni e di altri segni di
presenza dei grandi mammiferi carnivori.
INCONTRO CON FUL
VIO PONTI
Il papà della “caccia a palla” moderna
Gigi Foti
La qualità che prima ti colpisce in
Fulvio Ponti è l’essenzialità. Dote rara in un mondo di sparafumo com’è
oggi il nostro. Questo simpatico triestino va insomma dritto all’essenza
delle cose – di caccia, ovviamente,
poiché siamo nel campo - senza tanti peli sulla lingua, forte di un’esperienza di più di quarant’anni in tutto il mondo. “Africa e Australia
escluse – precisa – ho cacciato ungulati dappertutto…” In tanti stanno ancora cercando il suo sempre attuale “Caccia a palla”, introvabile
testo storico per i tipi di Olimpia di
Firenze, per la quale collabora puntualmente a “Diana”. Tema, sempre
la caccia agli ungulati dei quali il cervo è il suo grande amore. Scritti che
fanno dell’autore un po’ il papà della caccia a palla moderna. “Il cervo è
il selvatico prediletto, mi dà sempre
una grandissima emozione – sussurra quasi – Ogni volta è sempre come fosse la prima volta”. Basta così. E oggi che tutti, o quasi, vanno…a
palla, non è che si stia esagerando?
“Ma no, ma no. Non c’è un’attenzione troppo esagerata per questa
caccia. Caso mai trovo che le istituzioni siano in ritardo, che il fenomeno sia scoppiato loro in mano e
abbiano così recepito in ritardo tutta la sua validità sociale ed economica”. Risultato,“che abbiamo in giro un sacco di incompetenti che si
son buttati su questo filone non tanto per passione quanto per portare
a casa il più possibile. Basta assistere
a certi corsi che sanno più di università che di insegnamenti pratici. Con
il risultato di una grande confusione nella testa dei nuovi cacciatori…”
Che poi sono già esperti di cose di
caccia…Ma vediamo: i comprensori
alpini, oggi? “Una scelta vincente,
quella di vincolare il cacciatore al
territorio – sottolinea Fulvio Ponti –
ma io accentuerei questa scelta diminuendo l’ampiezza dei comprensori. Sono troppo vasti e gestirli al
meglio è difficile. Guardo infatti al-
le nostre riserve di mille ettari (nel
Nord Est dell’Italia n.d.r.) e mi accorgo che forse sono la scelta migliore per un’ottima gestione.” Si fa
un gran parlare oggi della funzione
degli accompagnatori, non senza polemiche poiché qualcuno la intravede come una scappatoia per avere
favoritismi di una qualche portata.
“Sarebbe forse il caso di insegnare
ad ognuno di andare a caccia da soli, addossando anche maggiori responsabilità. Sarà il cacciatore che
non se la sente a chiedere l’accompagnatore. Comunque, per camoscio e cervo, cacce molto tecniche,
lo ritengo quasi indispensabile. Con
questi selvatici è facile sbagliare, per
il cervo con l’età e per il camoscio
con il sesso. Alzi la mano chi non ha
mai sbagliato…Poi, in queste due
cacce c’è tutta l’azione del dopotiro. Insomma, sono capi delicati e come tali vanno trattati…Così come ritengo indispensabile la figura del
recuperatore che dovrebbe essere
obbligatorio, in loco, in ogni struttura.” Stambecchi, ce ne sono troppi. “Uno stambecco porta via il cibo
a sei-sette camosci. Altro da dire?
Difficile ritenerlo oggi, almeno quello del Gran Paradiso, un selvatico.
Caso mai è un’attrazione turistica
dannosa poiché porta l’uomo a contatto con il camoscio, con tutti i danni che ne conseguono per questo selvatico. Lo stambecco va cacciato assolutamente per farlo tornare selvatico. Sono dunque per l’equazione
selvatico cacciato uguale a selvatico
conosciuto. Un esempio? Quando in
Trentino si poteva fare la caccia al
canto al gallo, si sapeva esattamente quante arene c’erano, quanti erano i maschi, quante le femmine e
quanti i pollastri…adesso si va a
spanne con i censimenti. Per esempio, sappiamo quanti cedroni veramente esistano sulle nostre montagne? No, perché non vengono cacciati. La marmotta, anche se andrebbe cacciata a sua volta, disturba un po’ meno; diventa sì anch’essa troppo domestica ma è la preda
preferita delle aquile. Insomma, no
alla tutela totale.”
Cacciatori di montagna e cacciatori
degli Appennini. “Quello di montagna, delle Alpi, per intenderci, che
ha sempre cacciato ungulati, è più
facile tenerlo attento alla selezione
qualitativa delle diverse specie. Quello degli Appennini, invece, si è trovato di colpo in mezzo a un patrimonio enorme, che ha dovuto conoscere attraverso lo studio e non
grazie agli usi, costumi e tradizioni di
chi l’ha preceduto e questo lo porta spesso a preferire la selezione
quantitativa…”
CACCIATORE
& SCRITTORE
Fulvio Ponti, 59
anni, di Trieste,
esercita la libera
professione come tecnico faunistico, regolarmente iscritto all’albo di commercio, collaborando con numerose province.
Già docente presso la scuola
della gestione della fauna di
Belluno, lo è tuttora di quella
di Brescia. Ha effettuato particolari studi sulla possibilità di
reintroduzione di caprioli e camosci in alcune province del
Nord Italia. Tra i propugnatori
dell’uso del cane da traccia è
stato fra i fondatori dell’associazione che lo tutela, Fulvio
Ponti è tuttavia noto al grande
pubblico per la sua attività di
divulgatore tecnico della caccia agli ungulati. Famoso il suo
libro “Caccia a palla”, fondamentale per la cultura e la divulgazione di questa particolare attività venatoria. Ha collaborato a enciclopedie specifiche e, in autunno, uscirà il
suo nuovo lavoro, “Il libro del
Cervo”, per i tipi di Lorenzini.
Seguiranno quello sul daino e
sul muflone e non mancherà
un lavoro completo sul cane
da traccia.
(g.f.)
21
BALDOVINO
MIDALI
La natura attraverso l’obiettivo
Flavio Galizzi
Un amico della natura, un grande fotografo naturalista, un amico nostro.
Tante volte ci domandiamo come nascono gli interessi naturalistici, così
diversi, così particolari e così coinvolgenti. Non lo sapremo mai, anche
se i risultati di queste passioni sono
sotto gli occhi di tutti.
Ricordiamo ai lettori quando, all’inizio della nostra esperienza editoriale, ci domandavamo dove cercare
una bella foto per la prima copertina,
e abbiamo pensato a Baldovino, anche perché volevamo che i collaboratori del nostro giornale fossero tutti DOC, bergamaschi, e possibilmente della Valle.
È così che l’abbiamo scoperto, e l’abbiamo invitato a collaborare.
Sempre disponibile, a dimostrazione
che la passione, quando c’è, non ha
steccati, è sempre stato vicino alla nostra rivista, offrendoci spesso delle
collaborazioni “in amicizia”.
E di ciò lo ringraziamo di cuore.
Per tutti i numeri del 2003 le foto di
copertina sono sue, e questo fatto dà
sicuramente lustro alla nostra rivista.
22
Baldovino Midali è nato e vive a
Branzi, in Val Brembana, dove esercita l’attività di panificatore.
Alla fotografia naturalistica si avvicina vent’anni fa, attratto da una
passione profonda, che lo ha spinto
a dedicarle tutto il tempo libero che
aveva.
E i risultati sono sotto gli occhi tutti, basta visitare il suo sito Internet:
http//utenti.lyncos.it/midalib/
Collabora a diverse riviste di tiratura nazionale, e ha partecipato, con
le sue splendide immagine, a diversi
lavori editoriali per diversi Enti, compresa la provincia di Bergamo e di
Brescia.
A PROPOSITO DI …
ALBINISMO E ALTRE ANOMALIE CROMATICHE
Flavio Galizzi
Da ormai due anni, nel corso dell’inverno, spicca per la sua presenza, anche se perfettamente mimetico con il terreno innevato, un
capriolo bianco che vive nella
conca di Ca’ San Marco, a nord
della diga.
Si tratta sicuramente di una curiosità che merita la nostra attenzione.
Il capriolo in questione, di cui proponiamo le fotografie scattate dal
nostro socio Antonio Gervasoni, è
un soggetto adulto, che fino ad
oggi è stato segnalato sempre nella
stessa zona.
Al tempo della fotografia, ai primi
di maggio, era in fase di muta primaverile, e si può chiaramente
notare come il pelame estivo, che
sta spuntando e sostituirà quello
invernale, presenti una colorazione
giallastra. Forse è per questo che
durante tutta l’estate non viene
più notato.
Le osservazioni fatte fino ad ora ci
permettono di trarre alcune consi-
derazioni riguardo a certe anomalie cromatiche che compaiono in
alcuni animali.
Albini sono considerati quei soggetti che, per ragioni genetiche,
non posseggono alcun tipo di pigmentazione, e sono quindi totalmente bianchi in ogni stagione,
compresa la pelle e l’iride degli
occhi, che appare alla vista di colore rosso chiaro o grigio. Si tratta di
una anomalia ereditaria, assai rara,
che a volte, come abbiamo potuto
riscontare in un soggetto prelevato nel 1999 nel settore uno, può
presentarsi solamente parziale, a
chiazze, e interessare solo alcune
parti del corpo.
Tale anomalia riduce drasticamente
la loro possibilità di sottrarsi alla
vista dei predatori, costituendo
quindi un elemento sfavorevole
alla loro sopravvivenza.
L’isabellismo, definito tecnicamente anche “leucismo”, rappresenta
invece una riduzione solo parziale
dei pigmenti scuri (melanine), conferendo al soggetto una colorazione ocra o crema pallido.
Si tratta probabilmente del nostro
caso.
È interessante notare come nella
zona dove è stato segnalata la presenza dell’esemplare ritratto, nello
scorso anno sia stato abbattuto un
capriolo di un anno con una anomalia cromatica simile: il colore del
mantello, ad agosto, si presentava
giallastro, ed era assente il nero
del musello e delle unghie degli
zoccoli, anch’esse di un marroncino
pallido.
Abbiamo segnalato la presenza di
questi
soggetti
all’istituto
Zooprofilattico di Bergamo affinché, nel caso che qualche studioso
stia facendo ricerche a riguardo,
possa effettuare le osservazioni
necessarie, ed eventualmente
richiederne il prelievo per studio.
La natura ci offre spesso situazioni
interessanti e curiose, per le quali
merita che la nostra attenzione
non sia rivolta al prelievo, bensì
allo studio, offrendo ai ricercatori
un’occasione per approfondire tali
problemi.
23
LA TROMBICULOSI
E. Traini
Un’infestazione parassitaria che può colpire anche l’uomo
Tiziano Ambrosi*
Gloriana Peschini*
La trombiculosi è un’infestazione parassitaria che colpisce numerose specie di animali domestici e selvatici
ed eccezionalmente l’uomo. E’ causata da acari, appartenenti al sottordine Prostigmata e alla famiglia
Trombiculidae, che conducono vita
parassitaria solo allo stadio larvale.
Piccoli roditori, rettili e uccelli sono
gli ospiti abituali ma, in condizioni
idonee, le trombicule possono parassitare equini, bovini, ovini, caprini, cani, gatti, polli. Le specie parassite degli animali domestici appartengono principalmente al genere
Trombicula e in particolare nelle
nostre zone al sottogenere Neotrombicula, che ha diffusione universale. Nei paesi europei la trombiculosi è sostenuta esclusivamente
da NEOTROMBICULA AUTUMNALIS,
24
che allo stadio larvale prende il nome di Leptus autumnalis. In Italia è
stata ritrovata, prevalentemente in
cani da caccia, in Toscana, nella provincia di Trento e sul promontorio
del Gargano.
Allo stadio adulto Neotrombicula
autumnalis è di colore bianco-giallastro e misura 2 mm di lunghezza, il
corpo è ricoperto da una fitta peluria e la presenza di una marcata
strozzatura tra il secondo e terzo
paio di zampe conferisce a questo
acaro una caratteristica forma a otto; vivono su materiale vegetale in
decomposizione. Allo stadio di larva (l’unico che colonizza l’uomo e
gli animali) ha invece forma ovoide
e colore rosso-arancio; il corpo è debolmente sclerotizzato, ricoperto di
numerose setole e presenta sulla superficie dorsale un piccolo scudo di
varia forma. Possiede tre paia di
zampe , che terminano con due ro-
busti artigli laterali e uno mediano,
ricoperte di numerose setole plumose. L’apparato buccale della larva presenta due forti cheliceri ad uncino ai lati dei quali sono presenti
due palpi segmentati. Le ninfe e gli
adulti di Neotrombicula autumnalis
conducono vita libera. In primavera
le femmine, dopo l’accoppiamento,
depongono sul terreno le uova dalle quali fuoriescono le larve, le quali, con movimenti attivi, si portano
sugli steli d’erba, risalendo ad un’altezza di 60-80 mm; tale comportamento consente alle larve di agganciarsi ai peli dell’animale durante il
passaggio. L’attività delle larve è condizionata dalle condizioni atmosferiche: le larve sono molto attive
quando il clima è secco e soleggiato, mentre lo sono meno se piove e
la temperatura è bassa; sono fortemente fotopositive ed infatti di notte sono prive di qualunque attività.
Le larve rimangono immobili in uno
stesso posto sino a quando non percepiscono la presenza di un ospite
registrandone l’emissione di anidride carbonica e calore; questo evento scatena un’improvvisa attività nel
raggruppamento. Raggiunto l’ospite Neotrombicula autumnalis tende
ad aggregarsi in grappoli; sembra
che sia sufficiente il semplice attacco
di una larva per determinare l’arrivo
nello stesso punto di altre larve. Sull’ospite permangono per un periodo di 3-5 giorni durante i quali si alimentano di cellule e liquidi tissutali;
successivamente cadono sul terreno
e dopo un periodo di quiescenza
mutano in ninfe e quindi in adulti. Il
ciclo biologico si completa in 50-75
giorni.
Nei paesi caldi le trombicule possono essere presenti in tutti i periodi
dell’anno. In Italia, particolarmente
nelle aree meridionali (dove questa
parassitosi è nota agli allevatori con
il termine di “ragno rosso”), le larve di Neotrombicula compaiono più
tardivamente, all’inizio dell’autunno e persistono per tutto l’inverno.
Elevati livelli di infestazione si registrano in animali che frequentano
aree boschive. Nelle infestazioni
massive le trombicule si aggregano
in gruppi.
L’azione patogena esercitata dal parassita è di tipo meccanico-irritativo. I cheliceri tagliano la superficie
cutanea e la secrezione di una sostanza citolitica determina la formazione di un canale tubulare attraverso il quale le trombicule assumono le cellule e i liquidi tissutali.
Le larve provocano la comparsa di
una dermatite eritematosa, talvolta
essudativa, che assume carattere di
maggiore gravità nei piccoli animali. Nelle infestazioni massive e ripetute, per la comparsa di reazioni di
ipersensibilità alle secrezioni larvali, possono comparire papule e vescicole che successivamente si trasformano in croste e talvolta in ulcere. Il prurito è spesso presente, è
talvolta intenso e spesso persiste anche dopo che le larve sono cadute.
L’irritazione induce l’animale a grattarsi con conseguente aggravamento delle lesioni.
La diagnosi può essere conseguita con
certezza mettendo in evidenza le larve; in assenza delle larve le lesioni dovute a questo parassita possono essere sospettate sulla base dell’anamne-
Larva di neotrombicula autumnalis
si e dei dati epidemiologici.
Nel cane e nel gatto le larve di Neotrombicula autumnalis si localizzano soprattutto a livello di testa e
orecchie (tasca di Henry), della cute
delle regioni ventrali, degli arti e dei
piedi. Sono tipici piccoli accumuli di
materiale color arancio fortemente
adesi alla cute (che rappresentano
gruppi di larve). Nella maggior parte dei casi si evidenziano solo segni
di dermatite pruriginosa, con eruzione papulo-crostosa, desquamazione ed alopecia, ma in numero esiguo di casi sono stati osservati sintomi ben più gravi, quali anoressia,
tachicardia, aumento notevole della
frequenza respiratoria, intensa dispnea con testa estesa sul collo ed
ipotermia, che hanno portato a morte gli animali colpiti. La diagnosi è
semplice in presenza delle larve che
sono molto mobili e si evidenziano
osservando al microscopio il materiale color arancio reperito sulle lesioni. La terapia di questa parassitosi prevede l’utilizzo di prodotti antiparassitari e in particolare acaricidi;
ottimi quelli a base di Fipronil, applicati con trattamenti locali ogni 14
giorni e, come prevenzione, mensilmente nella stagione a rischio.
Nell’uomo la parassitosi è caratterizzata da lesioni eritemato-papulovescicolose, diffuse al tronco (specie
alla cintura e, nelle donne, al seno),
al collo e alla base degli arti, estremamente pruriginose. Tali lesioni,
che risparmiano tipicamente i tratti
di cute scoperta (viso e mani), si manifestano con una latenza molto breve, solitamente dopo poche ore dall’esposizione e in qualche caso sono
accompagnate da una imponente
sintomatologia generale: malessere
generale, prurito intenso, raramente febbre alta, vomito e diarrea. La
sintomatologia pruriginosa in genere ha una durata di 3-7 giorni. La
diagnosi si basa sulla valutazione del
periodo di comparsa, tipo ed evoluzione delle lesioni ed eventualmente sulla esecuzione di raschiati cutanei che permettono di evidenziare
al microscopio la presenza delle larve. Una considerazione sul motivo
per cui le larve, venute a contatto
con gli arti inferiori si localizzano
poi in altre sedi (cintura, seno, base
degli arti, collo): la ricerca di tratti
di cute glabra o comunque più recettiva nei confronti degli enzimi litici della saliva della larva, oppure
la presenza, nell’uomo, degli abiti,
che costituiscono in alcuni punti un
ostacolo alla migrazione e quindi un
fattore condizionante la migrazione. La larva sale velocemente sulle
gambe e non appena trova un ostacolo (ad esempio la cintura) si ferma e punge, causando “l’eritema autunnale”.
Rispetto a ciò che accade negli altri
ospiti, nell’uomo la larva non riesce
ad effettuare un pasto completo e
non forma mai raggruppamenti a
modo di placche rosse, ma la si trova
isolata in piccoli gruppi e non rimane fissata a lungo. Tale comportamento conferma che l’uomo rappresenta, per Neotrombicula autumnalis, un ospite occasionale a cui
non è ancora ben adattata.
Casi di trombiculosi sono spesso segnalati da cacciatori che praticano
l’attività venatoria anche nel nostro
comprensorio, in particolare cacciatori di ungulati. Riteniamo che sia
dovuto al fatto che questi, specialmente quando esercitano caccia
d’attesa, restano anche a lungo a diretto contatto con il terreno, a volte
sdraiati, e quindi sono sicuramente
più esposti all’infestazione.
Le località e i periodi in cui l’esposizione sono più frequenti sono diversi, secondo le annate.
Le raccomandazioni che si possono
fare sono quelle di utilizzare indumenti robusti ed eventualmente teli da interporre tra il corpo e il terreno quando ci si sdraia, oltre ad utilizzare normali repellenti o, più specificatamente, acaricidi, sia come
prevenzione che come cura, evitando di grattare per non accentuare
l’infiammazione cutanea.
(*) dottori in medicina veterinaria
25
In margine
all’attività venatoria
Etica venatoria e responsabilità sociale
Flavio Galizzi
Molto spesso ci si chiede quali siano le
chiavi di lettura del termine “caccia”, e
quali implicazioni ne derivino al cacciatore stesso che pratica questa attività.
Il termine, preso a sé, ha un significato preciso ma anche esteso.
Il vocabolario “Treccani”, riferendosi alla caccia, così si esprime: ricerca, uccisione o cattura della selvaggina, compiuta con trappole, reti, armi e spesso con l’ausilio di animali
domestici e di accorgimenti vari; poi
aggiunge una definizione più precisa: cattura e uccisione della selvaggina con il fucile, nelle condizioni permesse dalla legge; più avanti ancora
ne dà un significato più esteso: inseguimento, appostamento, ricerca
attiva e spesso compiuta con l’astuzia, di animali o di uomini allo scopo di impadronirsene o anche solo
di trovarli.
Di fatto le tre definizioni contengono elementi e concetti un po’ diversi, e rispecchiano anche il variegato
modo di interpretarla dei cacciatori,
a seconda della loro diversa maniera di intenderla.
La prima e la terza definizione sono sicuramente le più complete, con
uno sguardo rivolto alla storia dell’uomo e ai suoi rapporti con l’ambiente, mentre la seconda risente
un po’ di un linguaggio che definirei “legale”, asciutto, senz’anima,
riferito semplicemente all’atto conclusivo dell’azione di caccia, ma che
però sottolinea in maniera chiara come la “caccia” non si debba mai
confondere con il “bracconaggio”, e la
discriminante sta proprio nel rispetto
della legge.
Nelle definizioni più complete si delinea
subito un aspetto culturale profondo,
legato alla storia dell’uomo e alla sue
necessità primarie, quelle della sopravvivenza. Si viene trasportati dentro la
26
storia della nascita e dell’evoluzione delle prime comunità, quindi della preistoria, intrise di un fascino profondo e misterioso. Di tali periodi storici, in Europa, restano solamente poche testimonianze; le più affascinanti sono quelle
“La sfida di oggi, per noi cacciatori,
è anche quella di saper diventare dei
buoni maestri”
delle pitture rupestri e, più vicine a noi
in termini geografici e storici, le scene di
caccia rappresentate nei loro graffiti dal
popolo dei Camuni, che abitavano le
valli bresciane nell’età del bronzo.
Ma la storia dei popoli non la si legge
solamente sulla linea del tempo, andando indietro nei secoli, poiché in molte regioni del nostro pianeta pare che
la storia, almeno nei termini in cui la in-
tendiamo noi, si sia fermata in “stazioni” diverse, che ci permettono di rileggerla quasi in tempo reale, basta spostarsi sul pianeta, anche virtualmente
seguendo documentazioni di filmati etnografici, con l’umiltà di ascoltare per
imparare, senza esprimere necessariamente giudizi di merito.
Con la curiosità di andare a leggere la storia si scopre che la parola
“caccia” assume valori profondi
che investono direttamente tutta
l’economia dei gruppi sociali ai quali facciamo riferimento, siano essi i
popoli delle foreste del centro
America o quelli di certe regioni africane, o ancora quelli di alcune isole del Pacifico.
Tra queste popolazioni possiamo
ancora oggi leggere i “valori” che
stanno dentro la “caccia. Valori fortemente impregnati di aspetti rituali,
di spiritualità e di comportamenti individuali basati su regole e stili reciprocamente riconosciuti, nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’equilibrio dell’ecosistema, inteso “a
servizio dell’uomo”.
Come tutti i “valori” che hanno accompagnato l’uomo attraverso i secoli, questi possono in gran parte
essere rivissuti, pur nella necessità
di essere riletti alla luce dei nostri
tempi, affinché possano essere riconosciuti ancora vitali da coloro
che non sono più in grado di percepirne l’essenza e l’importanza, e
da chi spesso ci chiede se abbiano ancora significato.
Ricordo a questo proposito una frase
che Indro Montanelli scrisse rispondendo ad un lettore del Corriere (la
“stanza” di martedì 2 settembre 1997);
il quale si lamentava perché non riusciva a capire la caccia. Rispose in questi
termini: Quello dell’uomo che esce di
casa con la doppietta a tracolla non è
il piacere di uccidere; è quello del ritorno alle sue ataviche origini nel-
l’ambiente delle sue origini, quali sono il bosco e la palude (e la montagna, aggiungiamo noi). Se Lei mi dice che questo piacere le è del tutte
estraneo, io non trovo nulla da obiettare; mi permetto soltanto di compiangerla un po’ perché ho l’impressione che le manchi qualcosa. A me, di
piacere, la caccia ne dava moltissimo,
anche quando tornavo a casa a carniere vuoto dopo sei sette ore di scarpinata per monti e per valli, quasi
sempre da solo perché la natura – e il
cane, che appartiene alla natura -, basta a farti compagnia”.
Dentro questa frase sta un grande insegnamento e un importante messaggio: i valori della tradizione, nella loro
essenza più profonda, vanno tramandati e trasmessi, anche con piccoli gesti quotidiani, spesso rituali, e vanno
custoditi gelosamente.
Perché ciò avvenga in modo corretto,
però, dobbiamo riconoscere che non
tutti sono idonei a svolgere tale funzione: buoni maestri non ci si può improvvisare! Quando ne troviamo uno, teniamocelo stretto!
Il secolo passato
è purtroppo intriso di pessimi
maestri, quelli
che il vangelo
definiva “falsi
profeti”, dai quali
bisognava
guardarsene bene! E ancora oggi, a questo proposito, non si
scherza.
È stato il secolo degli assolutismi, degli
estremismi, dell’estremizzazione di ogni
posizione, dei confitti ad ogni costo,
delle guerre infinite; a volte se ne respirano ancora gli effluvi.
La voglia estrema di contrapposizione
ci ha spinto a volte a cancellare il passato, buttando via, assieme a ciò che
ci sembrava non andasse bene, anche
il buono, spesso trasformandolo e
deformandolo fino a renderlo irriconoscibile, perché svuotato di valori, appunto.
Di queste deformazioni è stata vittima
anche la caccia, diventando troppo
spesso un puro saccheggio di quanto
era disponibile, senza alcun criterio. Vissuta in casi estremi come una corsa all’affermazione di una dignità perduta,
per qualcuno è diventata attività di bracconaggio, intrisa di un senso penoso di
sfida alla legge, di emarginazione come
scelta estrema, a testimonianza di un
profondo disagio sociale, e, in fondo,
di disprezzo per l’ambiente e la fauna.
Purtroppo questi aspetti sociali negativi in molte realtà culturalmente deboli
hanno fatto presa, così la trasmissione
dei “valori” veri della tradizione venatoria si sono improvvisamente interrotti, spezzando una catena delicatissima
che da secoli li aveva mantenuti vivi,
con tutti i loro aspetti coreografici, di
costume, di partecipazione sociale, di
trasparenza e di rispettabilità dei sentimenti.
A volte ci si chiede perché i giovani non
si avvicinano più volentieri alla caccia,
e forse la risposta sta dentro queste riflessioni. Abbiamo bisogno di recuperare buoni maestri, non solo maestri di
scuola, bensì maestri di vita, per i quali i “valori” della storia e della tradizione,
intesi nel significato più profondo, siano
una ragione stessa di vita, e nel contempo dobbiamo imparare a riconoscere quelli falsi, per i quali contano solamente gli interessi personali del momento, e a scrollarceli di dosso con
energia.
Dobbiamo saper scegliere il giusto abito, toglierlo dal guardaroba della nostra
storia locale, dargli una bella scrollata
e, se serve, una spolverata energica
con una spazzola non troppo delicata, e
sentirci responsabili dell’impegno di
trasmettere dei valori importanti, seppur marginali, della tradizione, per i quali vale la pena spendere il nostro tempo e, meno insicuri, crederci.
La sfida di oggi, per noi cacciatori, è anche quella di saper diventare dei buoni
maestri.
E. Traini - 3
L’uccisione
della preda è
l’atto conclusivo dell’azione
di caccia: solo
i buoni maestri
possono ancora
avvicinare i
giovani alla
caccia con il
rispetto dovuto
all’ambiente e
alla fauna
La caccia con i suoi “valori” non si
deve mai confondere con il bracconaggio, e la prima discriminante sta pr oprio nel rispetto della Legge
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APPUNTI DI BIOLOGIA ANIMALE
Rubriche
Tiziano Ambrosi
PATOLOGIE LEGATE ALLE SPIGHE
Le spighe provocano una miriade
di patologie diverse, ben conosciute
ai veterinari. Si tratta di patologie banali, ma con quadri clinici sempre imprevedibili.
La spiga rappresenta l’infiorescenza di numerose graminacee. In Italia
le specie più frequentemente incontrate sono le seguenti:
- Hordeum murinum (forasacco),
che si trova nei terreni incolti, nei
marciapiedi mal tenuti, o nelle anfrattuosità dei muri. Il suo fiore è
composto da tre spighe, delle quali
quella centrale è la più grossa;
- Avena sterilis (avena folle): graminacea dei prati, delle vigne o degli uliveti, le sue spighe sono multiflore e presentano la peculiarità di
essere ricoperte da lunghi peli setosi;
- Bromus madridentis: la pianta misura solo 10-30 cm e le sue spighe
contengono da 5 a 12 fiori che le conferiscono l’aspetto di un piumino;
- Cynosurus echinatus, Stipa tortilis, Lagurus ovatus, graminacee
selvatiche incontrate più frequentemente nei luoghi rocciosi.
La spiga, responsabile di patologie
nel cane, si incontra più facilmente nelle regioni con clima secco. Le
stesse condizioni climatiche permettono di capire la caratteristica
stagionalità di questa patologia: la
fioritura della maggior parte delle
graminacee si realizza a giugno, ed
è necessario attendere da quindici a
20 giorni prima che la maturazione o l’essiccazione permettano il distacco della spiga.
Va sottolineata la bassa incidenza
di questa patologia nel gatto. Le
abitudini di pulizia di questa specie spiegano questa osservazione,
poiché il gatto leccandosi elimina il
corpo estraneo prima della sua penetrazione.
Nel cane la spiga più spesso messa
in causa è quella di orzo selvatico (forasacco). La sua forma, molto appuntita verso la parte anteriore e le
sue barbule simili ad un arpione, nella parte posteriore, fanno si che essa
progredisca senza mai tornare indietro, e che penetri anche nei tessuti
molli più resistenti come la cute e i
legamenti intervertebrali. Pare che
solo il tessuto osseo sano sia in grado di bloccare la sua progressione.
Nella maggior parte dei casi la spiga
penetra attraverso un’apertura naturale: orecchio, narice, vulva, canale
lacrimale, ghiandola anale. In altri casi la spiga riesce ad attraversare la
barriera cutanea quando le sue barbule si attaccano ai peli o alle pieghe
cutanee: spazi interdigitali, ascelle,
ecc. Alcune razze a pelo lungo sono
più esposte come anche i cani che vivono in ambiente rurale.
L’orecchio rappresenta una delle localizzazioni più frequenti. I cani che
presentano un’irritazione dell’orecchio esterno tendono a strofinarsi la
testa sul suolo facilitando così l’introduzione della spiga e scuotendo
la testa violentemente per cercare di
eliminare il corpo estraneo accelerano la sua progressione nel condotto.
Quando la spiga raggiunge il timpano, lo trapassa provocando un dolore molto intenso. Se non viene estratta a questo livello passa nella bolla
timpanica dove sembra venga bloccata dalle strutture ossee. I sintomi
possono essere evidenti: dolore intenso, cane che scuote la testa senza
tregua o la tiene inclinata su un lato; dopo qualche giorno può comparire scolo purulento. Alcune volte
invece ci si stupisce di trovare spighe
evidentemente vecchie, inglobate nel
cerume, senza che queste abbiano
provocato alcun fastidio all’animale.
L’estrazione è effettuata con una pinza apposita (pinza di Hartman) usando un otoscopio. Molto spesso è necessaria una sedazione.
Anche il naso è una localizzazione
frequente, in particolare nel cane da
caccia che fiuta una pista e inala una
spiga che penetra nella narice e ancora una volta gli sforzi per espellerla facilitano la sua progressione. La
spiga può continuare il suo cammino e raggiungere il laringe dove viene deglutita; se è un po’ deviata e se
non viene estratta a questo livello,
può continuare a migrare verso i seni nasali provocando distruzione anche massiva dei tessuti cartilaginei..
I sintomi sono sempre violenti: starnuti, epistassi, tendenza a strofinarsi
il naso con le zampe. Gli starnuti non
sono permanenti e possono cessare
in un tempo breve, inducendo a pensare che il corpo estraneo sia stato
eliminato. Dopo qualche giorno gli
scoli sierosi diventano purulenti, più
o meno ematici, prevalentemente
unilaterali. E’ molto importante effettuare una rinoscopia il più rapidamente possibile per avere la massima probabilità di estrarre la spiga.
I cani hanno una tendenza istintiva
a ingerire erbe taglienti e graminacee: questo determina localizzazioni
molto variabili delle spighe. In gola
esse tendono a impiantarsi tra la
gengiva e il dente nel caso in cui esistano precedenti lesioni gengivali. A
volte penetrano nel fondo cieco sottolinguale o retromascellare, dietro
una tonsilla, in un canale salivare. I
sintomi sono quelli di una stomatite:
alitosi, gengivite, ulcere, difficoltà alla masticazione o alla deglutizione,
anoressia, tumefazione della regione sottomandibolare se si sta formando un ascesso. Qualora una spiga
non venga estratta nei primi giorni, si
addentra nei tessuti molli, provocando con il suo passaggio una fistola o
un enorme granuloma infiammatorio che deve essere trattato chirurgicamente.
La spiga penetra facilmente nell’occhio quando il cane si strofina la
testa sul suolo. Si impianta quindi nel
fondo cieco congiuntivale e provoca
molto rapidamente una congiuntivite purulenta imponente. Se passa sotto la terza palpebra provoca un’ulcerazione della cornea che può arrivare fino alla perforazione. I sintomi
iniziali sono lacrimazione, scolo purulento, intensa infiammazione della
congiuntiva e dolore intenso. Un attento esame di tutto il sacco congiuntivale in genere permette di individuare l’estremità della spiga e di
estrarla.
Gli spazi interdigitali rappresentano
la localizzazione più frequente dopo
quella auricolare. Nel cane a pelo lungo in particolare le spighe non hanno
alcuna difficoltà ad insediarsi nel fondo cieco interdigitale poiché i movimenti delle dita permettono la loro
penetrazione a livello cutaneo.Il numero di corpi estranei può a volte essere decisamente notevole: non è raro estrarre 4-5 spighe da ogni spazio
interdigitale. I sintomi comprendono
leccamento, edema dell’estremità della zampa, zoppia. L’esplorazione delle fistole permette in molti casi di individuare la spiga. Si deve ripulire abbondantemente, esplorare alla cieca
con la pinza di Hartman e lavare abbondantemente con acqua ossigenata (la schiuma che si genera può
far uscire il corpo estraneo). Se il corpo estraneo è estratto la fistola si richiude in pochi giorni. Se residua anche solo un frammento di spiga la fistola rimane aperta, si formano altri
ascessi più in alto ed è necessario riprendere le ricerche. A volte è difficile
far capire al proprietario che non si
è ancora trovata la spiga e che quindi si deve ripetere la ricerca, spesso
in numerose riprese.
Nei cani a pelo raso la spiga può penetrare la barriera cutanea grazie ad
un ripiegamento della pelle (ascella,
piega vulvare). Nei cani a pelo lungo
e fitto le spighe possono penetrare
più facilmente, in qualsiasi parte del
corpo. Qualora non siano asportate
tempestivamente, le spighe progrediscono nel tessuto connettivo sottocutaneo formando una fistola. Esse possono restare nella regione sottocutanea, ma possono anche approfondirsi rapidamente tra le due
fasce muscolari e raggiungere le
grandi cavità (addome, torace). I sintomi iniziali sono spesso molto lievi:
fistole sottocutanee appena palpabili, aperte attraverso uno sbocco che
lascia fuoriuscire delle sierosità, non
dolenti e senza risentimento generale. In seguito la fistola può chiudersi, possono formarsi degli ascessi
lungo il tragitto del corpo estraneo, e
manifestarsi segni di dolore. L’estrazione del corpo estraneo è il solo
mezzo per ottenere la guarigione.
Una spiga che non sia stata bloccata nelle cavità nasali può essere ina-
lata. Può fermarsi a livello della trachea provocando una reazione infiammatoria, o proseguire in un bronco e attraversarlo, creando così un
pneumotorace, oppure ancora può
andare ad incistarsi in un bronchiolo
formando un focolaio di broncopolmonite. Quando inalata profondamente nell’albero bronchiale , la spiga provoca sempre una patologia
grave; quindi è molto importante che
venga estratta il più presto possibile
, al momento del sospetto di un corpo estraneo nasale. Una spiga che
raggiunge l’estremità di un bronchiolo penetra il tessuto polmonare e
continua a migrare in qualsiasi direzione. Essa provoca quindi la formazione di una reazione infiammatoria
lungo il suo tragitto. In altri casi può
provocare un’ostruzione bronchiale
con collasso di tutto il distretto polmonare afferente. Le diagnosi radiologica ed ecografica non sono per
nulla semplici. Nella maggior parte
dei casi i corpi estranei in torace necessitano di una minuziosa chirurgia,
il cui successo non può essere assicurato.
Tutte le localizzazioni delle spighe
sono quindi possibili. Alcuni tessuti,
se non sono modificati patologicamente, bloccano la loro progressione (tessuto osseo) o tendono a deviarla (peritoneo, pericardio, sinoviali). Se la diagnosi nelle localizzazioni
più frequenti e visibili (orecchi, spazio interdigitale) non crea grossi problemi, è invece ben diverso in altri casi in cui tutti i mezzi diagnostici (endoscopia, radiografia, ecografia, persino ecotomografia) possono essere
necessari. L’ipotesi della presenza di
un corpo estraneo vegetale deve far
parte delle possibili diagnosi in caso di
qualsiasi sindrome infettiva inspiegabile. Il trattamento non è definitivo se non quando si è certi di aver
estratto completamente la spiga. Se
nella maggior parte dei casi l’estrazione non crea problemi, può invece
diventare estremamente rischiosa in
certe localizzazioni (torace). Più passa il tempo e più la spiga progredisce; è quindi consigliabile, fin dai primi sintomi, mettere in atto tutti i
mezzi a disposizione per effettuare
la ricerca della spiga.
Un buon consiglio: DURANTE IL PERIODO ESTIVO TOSARE L’ANIMALE…
E IL GIARDINO!
29
PER SAPERNE DI PIÙ
Giovanni Locatelli
OSTRUZIONE DELLE VIE RESPIRA
TORIE
L’ostruzione delle vie aeree è una
emergenza medica, vale a dire una
situazione improvvisa ed imprevista
che mette in pericolo la sopravvivenza di un individuo immediatamente, o comunque a brevissima distanza dall’inizio dell'incidente.
Per tale motivo è di fondamentale
importanza conoscere alcune semplici manovre e agire prontamente,
al fine di ripristinare la pervietà delle vie aeree.
Un corpo estraneo (cibo, tappi, dentiere. . . ) può talvolta ostruire le vie
aeree e portare all'asfissia.
Dovete sospettare la presenza di un
corpo estraneo quando l'infortunato improvvisamente diviene incapace di respirare, tossire, parlare, e si
porta le mani alla gola.
Questi incidenti si presentano soprattutto mentre si mangia o durante il consumo di un chewing
gum. I bambini possono aspirare gli
oggetti più diversi (monete, bottoni,
biglie, caramelle, palloncini gonfiabili . .. ).
La cute del volto diventa di un colore rosso acceso, ma con il passare del
tempo, se la difficoltà a respirate
persiste o si aggrava, il colorito può
diventare bluastro.
È necessario esortate la vittima a tossire per espellere il corpo estraneo.
Non tentate di afferrarlo con le dita:
ciò è meno efficace della tosse e può
spingerlo ancora più giù.
Se la tosse non è sufficiente e il soggetto è un bambino, si può afferrarlo per i piedi a testa in giù e dargli dei colpetti sulla schiena tra le
scapole.
Se il bambino è troppo grande per
tenerlo così, oppure se l'infortunato è un adulto, colpite energicamente per cinque volte il dorso tra le
scapole. Dovete quindi eseguire la
manovra di HEIMLICH, che vedete il30
lustrata nel disegno.
Senza perdere tempo, ponetevi dietro al soggetto e cingetelo con le vostre braccia. Unite le mani, serrate a
pugno, in corrispondenza della parte più alta dell’addome cercando di
non comprendere le costole. Esercitate con i vostri pugni una pressione
brusca e molto intensa: non dovete
pensare al dolore che potete provocare ma a far respirare il malcapitato! Ripetere la manovra in rapida
successione per cinque volte. L'infortunato dovrebbe rigettare imme-
diatamente l’oggetto che gli ha
ostruito le vie aeree.
Se il corpo estraneo non si sposta
chiamate il medico e continuate con
i colpi fra le scapole e con la manovra di Heimlich alternati gli uni all’altra in sequenza di cinque.
Continuate anche in caso di perdita
di conoscenza. In questo caso potete sdraiare a terra la vittima ed esercitare ripetute pressioni sulla parte
alta dell’addome. In caso estremo
dovrete eseguire la respirazione bocca a bocca..
ARMI E BALISTICA
Sergio Facchini
8X68S
IL CALIBRO IDEALE
Fino a qualche decennio fa, la scelta
del calibro tuttofare da parte di coloro che potevano permettersi cervi, alci e grandi antilopi doveva forzatamente limitarsi a ben pochi calibri nati tra il 1920 ed il 1963, date
di nascita del 300 Holland & Holland Magnum e del 300 Winchester
Magnum. Il capostipite di tutti i
grandi calibri medi fu senza dubbio
il 300 H&H Magnum, partorito in Inghilterra per ovviare alle necessità
venatorie dei suoi coloni, sparsi su
due quinti della terra. Da esso derivarono altri famosi calibri come il
300 Weatherby Magnum e molti ingegnosi armaioli trassero ispirazione dal calibro inglese per sviluppare
svariate munizioni dotate di prestazioni balistiche di punta. Bene o male, coloro che miravano a velocità
elevate e traiettorie molto tese scopiazzarono a piene mani le caratteristiche del 300 H&H Magnum. Le tipologie salienti erano l’elevata capacità del bossolo e la sua notevole
lunghezza, la cintura di rinforzo applicata sopra la gola di estrazione
del bossolo e la spalla di raccordo
sempre più accentuata. Roy
Weatherby infatti esasperò questa
spalla utilizzando il “Raccordo o
Spalla di Venturi” che, grazie all’angolatura minima di detta spalla
ed al conseguente aumento della
capacità del bossolo ed alle due raggiature presenti alla base della spalla ed all’inizio del colletto, consentiva ai gas prodotti dalla polvere una
velocità superiore. I gas infatti non
venivano frenati dagli spigoli vivi
della spalla di un bossolo conven-
zionale e, per mezzo di cariche maggiorate, imprimevano ai proiettili velocità inimmaginabili per quei tempi.
Per quanto riguarda la “Cintura di
rinforzo” dei Magnum, particolarità
esecutiva ritenuta indispensabile dagli Americani, la maggioranza degli
esperti balistici sostiene giustamente che la sua funzione sia puramente di "immagine coreografica "; essa quindi non ha altro compito che
di costituire la superficie di battuta
del bossolo nella camera di scoppio,
operazione che svolge molto meglio
la spalla intera di ogni bossolo di calibro standard.
A conferma di quanto annotato, negli ultimi anni sono nati calibri Magnum che hanno rinunciato alla cintura di rinforzo quali il 338 Lapua
31
Magnum, tutta la serie di calibri dell'americana Dakota Arms, all'avanguardia nella realizzazione di Magnum “intelligenti” ed i nuovissimi
Ultra Magnum della Remington.
Riassumendo, gli orientamenti odierni delle Case costruttrici di calibri
Magnum sono tre: bossoli con cintura, bossoli senza cintura e bossoli
Short Magnum, proposti dalla Winchester, di cui abbiamo parlato precedentemente.
Ritenendo interessante, mi auguro,
questo breve giro d'orizzonte sui calibri Magnum e tornando all'8x68S,
è doveroso sottolineare che questo
non è mai stato considerato un Magnum in senso stretto, anche se le
sue caratteristiche balistiche lo pongono in una ristretta cerchia di calibri "Super". Nato in Germania nella
seconda metà degli anni '30 in un
clima prebellico poco favorevole allo sviluppo di calibri da caccia, non si
sa quando la casa madre R.W.S. decise di commercializzarlo anche se,
sul numero di Natale del 1939 della
rivista "Deutsche Jagd", l'esperto di
balistica Ing. Von Butlar ne accennò
in poche righe.
Grazie alle potenzialità di spicco
quali la velocità di oltre 900 m/sec e
la massa dei proiettili utilizzati di circa 13 grammi, 1'6x688, per mezzo
di particolari palle di tungsteno, in
grado di perforare le corazze leggere di mezzi da trasporto truppe,
fu usato come arma blocca-veicoli
nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Dalla fine del conflitto fino alla metà
degli anni '50 dell'8x68S e del 6,5x68,
nati dal medesimo progetto negli anni 1938-39, non si sentì più parlare a
causa delle restrizioni imposte
dall’"Alta Commissione degli Alleati" che dichiararono illegali i calibri
8mm da caccia con velocità superiori
agli 850 m/sec. Con l'abrogazione di
questa norma, nel 1955, entrambi i
calibri riapparvero sul mercato per
merito della R.W.S. e fu così che, sedici anni dopo la loro comparsa furtiva, l'8x68S ed il 6,5x68 iniziarono a
farsi apprezzare da molti cacciatori, in
Europa soprattutto, ma anche negli
U.S.A.; la Ditta Stoeger infatti im32
portava carabine Mannlicher-Schönauer in quei calibri mettendoli in
commercio a circa 300 $ dell'epoca,
corrispondenti a 186.000 £.
Ma torniamo al nostro 8x68S. Nel
lontano 1955, negli anni in cui alcuni calibri Weatherby cominciavano
a farsi conoscere oltreoceano come
il 300 ed il 270, in Europa regnava
ancora incontrastato il 300 H&H Magnum; l'élite venatoria del Vecchio
Continente lo usava indifferentemente per ogni tipo di grossa selvaggina dal cervo all'alce, ma soprattutto lo utilizzava nei safari africani per l'infinita schiera di antilopi
presenti nel Continente Nero o per
impegnative cacce in Asia, dalle
giungle indiane alle impervie valli
dell'Himalaya. Ma, nonostante
l’8x68S fosse di gran lunga superiore per velocità e potenza al 300
H&H, il glorioso calibro inglese non
perse lo scettro di calibro tuttofare
preferito e fino agli inizi degli anni
'70 non fu scalzato dalla sua posizione di privilegio che durava da
mezzo secolo. L'8x68S, inizialmente
con palle di 180 e 200 grani capaci
di velocità comprese tra i 900 ed i
1.000 m/sec con energie alla bocca
di 5.700 Joule e a 300 metri di 2.800
Joule, seppe farsi apprezzare fin dal
suo esordio da quei nembrotti che
prediligevano la caccia al grande cervo nobile nelle immense distese boschive dei Carpazi e dei Balcani, dove i maschi kapital raggiungevano,
allora come oggi, pesi imponenti di
280-300 kg, senza dimenticare i mostruosi cinghiali di tutta l'Europa carpatico-danubiana che spesso superano tali masse. Anche su tutta la
grande selvaggina africana, asiatica
ed americana, eccetto i Big Five (elefante, bufalo, rinoceronte, leone ed
ippopotamo) l'8x68S dimostrò ampiamente le sue capacità nell'abbattere ogni preda con un colpo solo, ovviamente se ben piazzato ed
effettuato con una palla di altissima
capacità lesiva. Naturalmente, oltre
che con la fauna esotica, il nostro
super-calibro medio tedesco si è
creato una meritata fama di compagno fedelissimo in tutte le cacce
alpine; chi infatti si sobbarca la fatica di portarsi a tracolla per monti e
valli una carabina in 8x68S può stare tranquillo. Fino alla distanza che
ritenete "ragionevole" per effettuare un tiro che inchiodi il selvatico
sul posto, diciamo 250 metri... o anche qualcosa in più, è pressoché ininfluente che il premio delle vostre fatiche pesi 30 o 300 kg. È saggio invece concentrarsi sul punto da colpire e lasciare che la palla KS (Kegelspitz) di 180 grani o una Nosler
Partition di 200 grani, meglio ancora, compiano il loro lavoro. Con un
trittico arma-ottica-attacchi di pregio tutto sarà più semplice e veloce
per il cacciatore coscienzioso che non
vorrebbe mai ricorrere all'aiuto dei
meravigliosi ausiliari da traccia... Non
è difficile intuire che, al pari di molti altri cacciatori a palla, non ho mai
nutrito molta fiducia nei piccoli calibri iper-tesi o nei calibri medi di potenza inadeguata rispetto al selvatico che si caccia; il vecchio adagio
latino "Melius abundare quam deficere" dovrebbe essere sempre messo in pratica, specialmente nella caccia a palla. Chi obietta circa i danni
sofferti dalle masse muscolari dei selvatici abbattuti, dovrebbe sapere che
l’8x68S non causa offese superiori a
quelle inferte da calibri minori qua-
E. Traini - 3
li il 270 Winchester od il 7 mm Rem.
Mag. Anche nella caccia al camoscio,
come ho personalmente sperimentato, l'8x68S non si è mai dimostrato distruttivo, anzi, si è rilevato meno lesivo di molti altri calibri alle canoniche distanze di tiro di 150-200
metri. Anche se l'8x68S ha sempre
vantato caratteristiche di punta rispetto ai suoi acerrimi concorrenti
americani come il 300 Winchester
Magnum, il 300 Weatherby Magnum ed il 338 Winchester Magnum
ed ai due europei 300 H&H Magnum
e 308 Norma Magnum quasi spariti
dal mercato, il calibro tedesco è stato frenato nella sua espansione commerciale dalla scarsità di munizioni e
dalla limitata offerta di palle, specifiche per uso venatorio. Solamente
la R.W.S, e la Hirtenberger approntano munizioni per l’8x68S, unitamente ad un paio di Case tedesche a
livello semi-industriale. Sebbene la
disponibilità di palle da caccia non
sia paragonabile a quella concepita
per i calibri concorrenti americani,
molte Case costruttrici di palle hanno in catalogo una nutrita serie di
proiettili di diametro 8,22 mm (323
millesimi di pollice) predisposti per
l'8x68S, con pesi variabili da 165 a
224 grani. Coloro che ricaricano possono attingere ai prodotti di R.W.S.,
Norma, Speer, Barnes, Swift, Nosler,
Hornady, Sierra, Woodleigh, SM e
Remington.
Sviluppando pressioni fino a 4.400
bar, l’8x68S è un calibro dal rinculo
piuttosto sensibile e non del tutto
adatto ai neofiti, ma, dato che si caccia solitamente in autunno o in inverno e la sensazione sulla spalla diminuisce man mano che il freddo
aumenta, si può sostenere anche
una breve sessione di tiro al poligono senza patemi d'animo. Va ricordato che con la ricarica si possono
confezionare munizioni sensibilmente più "morbide", sempre comunque con velocità molto elevate
e con prestazioni non molto dissimili da quelle offerte dalle munizioni commerciali che mi sono sempre sembrate un po’ pepate alla
spalla...
Le armi che camerano l'8x68S di so-
lito sono carabine solide, ben fatte,
con calci di buona qualità non magri
e canna di 65 cm, la misura standard
adottata da tutti i costruttori, talvolta anche di 70 cm per far rendere al meglio le polveri con elevato
grado di progressività.
Sauer, Heym, Blaser, Voere, Mannlicher ed alcuni artigiani di gran nome
propongono carabine e talvolta basculanti in calibro 8x68S, ma i basculanti non sono stati concepiti per
calibri potenti ben sopportati invece
da otturatori tipo Mauser, Sauer o
Mannlicher.
È vero che portarsi a spasso una carabina di 4,5 kg. non è esattamente una goduria rispetto ad un monocanna da 3 kg. Ma non c’è confronto! Qualsiasi selvatico vi si pari
davanti, vicino o lontano che sia, da
un capriolo ad un alce, quando avete camerato e mirate attraverso l'ottica, sapete con assoluta certezza
che il vostro 8x68S vi ripagherà ampiamente della fiducia accordatagli,
sempre, anno dopo anno. Le emozioni venatorie concessemi da questo calibro sono ormai scolpite nella
mia memoria, ricordi dolci e purtroppo lontani che spero però di rinverdire: una Sauer 90/02 con uno
Swarovski AV 3-10x42 attende di essere tarata! E sarà forse ancora con
un leggero fremito che, azionando
lo schneller della nuova 8x68S, ripenserò a quel giorno di molti anni
fa quando da solo calai a valle con
uno stupendo camoscio maschio,
battesimo ideale per la Voere Titan
II che mi accompagnò per dieci anni.
A titolo di esemplificazione sono riportate le tabelle balistiche relative
a tre munizioni largamente utilizzate con l'8x68S che evidenziano le
eccellenti prerogative balistiche terminali. Per tutte le munizioni rimangono inalterati alcuni dati specifici delle prove di tiro: lunghezza
canna cm 65, distanza tra centro asse dell’ottica e centro asse della canna mm 50, angolo di tiro 0 gradi, altezza sul livello del mare m 0.
Pur trattandosi di ricarica del DEVA,
famoso istituto di ricerche balistiche
tedesco, con palla Sierra SBT di 220
grani non disponibile sul mercato in
confezioni commerciali, si tratta di
una munizione-super grazie all'eccezionale coefficiente balistico. Un
paragone: il 30-06 con palla DK di
166 grani, soluzione ottima per le
caccie alpine, spunta a 300 metri
un'energia di 1800 Joule contro i
3563 dell'8x68S. Cos'altro aggiungere? Non chiedetemi perché sono
sempre stato innamorato di questo
calibro, ma se credete nella tecnologia armiera tedesca provate un
8x68S per una stagione di caccia.
Sarà un colpo di fulmine, ne sono
certo...!!!
33
LETTO PER VOI
Luigi Capitanio
Sulla Volpe e sulla Caccia a palla
In questo numero ci vogliamo occupare di due argomenti che riteniamo di attualità, anche se, in questo caso, i libri
che vi presentiamo non sono di recentissima data. Come accade in tutti i numeri, anche questa volta vogliamo dedicare uno spazio ai cacciatori di ungulati, che spesso e volentieri ci sollecitano nella ricerca di pubblicazioni che entrino
in specifici argomenti. Vogliamo anche presentare un libro che tratta un argomento che interessa tutti, cacciatori o
semplici appassionati di natura, fauna e ambiente. Speriamo che questa voglia di saperne di più sui temi naturalistici contagi tutti, soprattutto i cacciatori, perché crediamo fortemente che la formazione sia frutto della conoscenza,
sia essa di carattere venatorio, ambientale o più semplicemente di aspetto naturalistico.
Il primo libro che vi segnaliamo, intitolato “ Intervista con la Volpe”, è stato scritto in modo egregio da Franco Nobile nel 1989.
Nobile, di professione Oncologo, è
libero docente in Semeiotica Chirurgica presso l’Università di Siena.
Scrittore affermato, nel 1988, con il
volume “Il Cinghiale”, vince il premio letterario “Bancarella Sport”.
In questa sua opera, dedicata alla
Volpe, esprime un grado di cultura
naturalistica di altissimo livello. Tratta la materia in modo approfondito,
con parole semplici e con bravura,
trasmettendo al lettore la voglia di
conoscere meglio questo selvatico.
In alcuni passaggi introduttivi, attraverso una sincera valutazione dei
sentimenti che il mondo venatorio
mantiene nei confronti della volpe,
ne traccia la scomoda posizione a lei
riservata, di capofila degli animali
etichettati come “inutili e dannosi”.
Riesce, nel suo scritto, a modificare
le opinioni nei confronti della Volpe, a sfatare luoghi comuni, a ren-
dere simpatica una figura che da
troppi è considerata “ladrona razziatrice di pollai”, pertanto perseguitata con fucili, trappole e veleni.
E’ reperibile nelle migliori librerie o
richiedendolo all’Editoriale Olimpia
di Firenze.
Il secondo libro, “Caccia a palla alla grossa selvaggina Europea” ,
è composto da due volumetti scritti da Fulvio Ponti nel 1991.
Ponti, Triestino di nascita, è Cacciatore, Cinofilo e Giudice Internazionale di grande esperienza. Nel 1971
ha introdotto nel nostro Paese le discipline cinofile degli “Schweisshunde”. Ha pubblicato monografie con studi e personali osservazioni su Capriolo, Cervo, Camoscio e
Cinghiale.
In questo suo lavoro Ponti descrive,
in modo sintetico ma esauriente, le
abitudini ecologiche della grossa selvaggina da pelo presente allo stato
selvatico in Europa. Riserva parte del
primo volume, dedicato alla selvaggina, anche ai predatori maggiori,
all’Orso Bruno e ai Tetraonidi. Nello
stesso volume dedica ad ogni selvatico in argomento alcuni consigli sui
modi per cacciarlo e sui calibri più
appropriati.
Questi due volumetti sono rivolti essenzialmente a chi vuole iniziare questa caccia affascinante, anche se non
ha la pretesa di illustrare in modo
completo ogni nozione di biologia
della selvaggina presentata. E’ però
ben evidente la volontà dell’autore
di diffondere una filosofia di gestione della selvaggina, sistema che ha
rivoluzionato il modo di intendere
la caccia nell’era moderna.
Pur con qualche difficoltà è ancora
reperibile nelle migliori librerie e in
qualche armeria che tratta materiale didattico, oppure più semplicemente richiedendolo all’Editoriale Olimpia di Firenze.
RACCONTI
Giuseppe Bordogna
La cornacchia
Arrivò l’autunno e come sempre nella stagione venatoria i cacciatori si
misero all’opera, chi inseguendo lepri, chi al capanno, insomma ad
ognuno la sua specialità.
Anche Domenico aveva oliato il fucile per la sua grande passione : andare per pasture sui monti della sua
valle. Quella mattina era partito al
buio, perché il cammino in montagna era stato lungo, ma era stata
una buona giornata e sulla via del
ritorno passava giusto nei pressi della stalla del Teresio.
I due si conoscevano dai tempi della
scuola, anche se poi si incontravano
non più di tre, quattro volte l’anno,
avevano sempre avuto un rapporto,
se non proprio di amicizia, di stima e
rispetto.
“Ehilà, ecco il Terenzio, come va?”
“Oh, il cacciatore, ti si vede da queste parti solo quando vai a caccia,
com’è andata la giornata?”
“Non male, 5 cesene mi accontentano, e tu come te la passi?”
“Al solito, che vuoi, sinceramente
non saprei come farla andare meglio” rispose sorridendo il contadino, “ sono in salute e mi accontento,
entra a bere un bicchier di vino”.
I due parlarono del più e del meno
per una buona ora e al commiato,
quando furono sull’uscio il contadino
aspetta che io me ne vada per poi
venir giù a devastare il mio orto. Ne
ho provate di tutte ma lei si fa gioco
delle mie trovate, e viene qui non
solo a mangiare ma anche a far danni, non un solo pomodoro sono riuscito a salvare, e poi anche qualche
pulcino è finito nella sua pancia”.
Per dar convinzione alla sua richiesta
aggiunse:
”Guarda, se la uccidi ti regalo un taleggio”.
Domenico fu divertito da quella proposta, allora il contadino gli spiegò
il suo piano.
“Andiamo nella stalla e ti nascondi
dietro alla finestra, io dopo qualche
minuto esco e me ne vado, quando
vedrà il campo sgombro vedrai che
la cornacchia verrà giù, prima si poserà sulla piantella di pere e poi nell’orto”.
Le cose andarono proprio così.
Da quando Terenzio se ne andò non
passarono che una decina di minuti
e una fucilata mise fine al vagabondare della cornacchia. Il cacciatore
uscì dal nascondiglio e
guardando il fucile disse:
“Potresti farmi un favore prima di andartene, tira una fucilata a quella
maledetta cornacchia, come hai visto appena siamo usciti è volata sul frassino, ora è la che
S. Torriani
La strada saliva tortuosa e ripida,
l’ultimo grumo di case in cima alla
valle era il suo mondo, Teresio aveva
sempre abitato lì, ora era rimasto solo, tutti se ne erano andati, chi in giro per il mondo e gli altri nel piccolo cimitero giù nel paese. Le mucche, le galline e l’orto gli davano di
che vivere, cagliava il latte e ne faceva degli ottimi taleggi, tanto che
c’era gente che veniva da lontano a
comprarseli, lui si accontentava di
poco e questo gli bastava.
Con l’orto era una lotta dura, per
5/6 mesi all’anno c’era la neve, poi
la piogge di primavera; il tempo perché gli striminziti pomodori, fagioli
e il resto, arrivassero a maturazione
era davvero poco, se poi le talpe, i
tassi e gli uccelli cercavano di banchettare con le sue verdure la lotta
diventava senza esclusione di colpi.
Quell’anno anche una cornacchia era
entrata nel ruolo degli approfittatori, alcune volte l’aveva colta sul
fatto, ma beffarda se ne fuggiva in
cima ad un frassino dove attendeva
di ritornare all’azione.
Non c’era verso di tenerla lontana,
aveva provato con spaventapasseri,
borse di plastica appese a sventolare nel vento, ma bastavano pochi
giorni che la cornacchia, capito la
nullità di questi espedienti, ritornava ad abbuffarsi con i
pomodori.
Teresio aveva persino
pensato di tagliare il
frassino, ma poi si
convinse che la
maledetta avrebbe trovato un altro posatoio, l’unica
soluzione era quella di eliminarla ma senza un fucile c’era ben
poco da fare.
35
raccolse l’animale.
Mentre se la rimirava, nel giro di un
paio di minuti fu di ritorno il contadino.
“Ah, finalmente” disse mentre guardava l’uccello.
Proprio in quel momento sbucarono da dietro l’angolo della stalla due
guardiacaccia.
Erano ansimanti, segno che avevano appena fatto una bella corsa, infatti erano poco distanti quando
sentirono l’esplosione della fucilata,
e capito che il colpo veniva dalla stalla si precipitarono per verificare cosa fosse successo .
Il capo dei due, uomo di mezza età
con i mustacchi grigi ben curati,
quando vide l’uomo con il fucile e
la cornacchia in mano fece una
smorfia, e lo sguardo gli diventò come quello di un gatto che aveva preso un topolino.
“Ma bene” disse la guardia rivolta
al cacciatore, e indicando la preda,
“lo sa che ha infranto almeno tre
norme delle caccia?”
“Ma come .…” cercò di rispondere
l’inebetito cacciatore.
Con piglio severo l’uomo in divisa
continuò:
“Non c’è la distanza dalla strada,
non c’è la distanza dalla casa, e poi
ha sparato da una stalla dove ci sono animali, quindi da un luogo di lavoro”.
“Si è vero” intervenne il contadino,
“ma la strada è privata e sono stato
io a chiedere che sparasse alla cornacchia che mi faceva danni”.
“A me non importa niente, le regole ci sono ed io metto i puntini sulle
i!” rispose la guardia con aria insofferente, “qui c’è da scrivere un bel
verbale, prego mi dia la licenza”.
Morale della storia, in cambio di un
taleggio, al Domenico la cornacchia
costò la bellezza di mezzo stipendio,
oltre a un mese di sospensione dalla
caccia.
Sarà per questo che le cornacchie sono così dure da digerire ?
36
Una proposta del comprensorio
IL COLTELLO DA PASTORE
Simpatica iniziativa, quella del nostro Comprensorio,
di recuperare e riproporre oggetti tipici d’uso quotidiano della nostra tradizione montana; quest’anno
propone la rivisitazione del “Coltello da pastore”,
così come ha fatto già nel 1999 con il “Coltello bergamasco”, entrambi purtroppo oggi a rischio di “estinzione” per quel fastidioso gusto esterofilo che spinge ad omogeneizzare i gusti su modelli stranieri e di poco costo.
Il coltello da pastore, che il Comprensorio propone ai cacciatori e agli
amanti delle cose di casa nostra, ha il nostro logo serigrafato sulla
lama, il manico in noce e la lama in acciaio al carbonio, ed è stato realizzato dalla ditta Codega, di Premana, una delle pochissime che
ancora lo ha in produzione.
Questa tipologia di coltello ha una denominazione generica; essa si
caratterizza per avere due lame di dimensioni diverse ed ha una funzione di utilizzo tipica dai pastori, dalle dimensioni e forme diverse in
altre regioni, quindi non tipico di una sola regione.
Quello che propone il Comprensorio è quello storicamente in uso
nelle nostre valli orobiche, più tipicamente l’alta Valle Seriana, la
Valle di Scalve, la Valtellina e la Val Camonica.
Mentre il bergamasco aveva una funzione legata all’utilizzo contadino e di ogni giorno, il coltello con due lame a punta centrale, quello
da pastore, poteva assolvere a due diverse funzioni: quella tipica di
un coltello multiuso, per la quale si rivelava ottimale la lama più grande, e quella specifica di “pronto intervento” per le necessità improvvise e particolari, come il salasso, che frequentemente bisognava praticare agli animali che presentassero gonfiori, da praticare con la
lama più piccola, perfettamente adatta a questa funzione proprio per
la punta acuminata in posizione centrale.
Riscoprire alcune tradizioni e oggetti d’uso della nostra gente di
montagna è stato il motivo che ha spinto il comprensorio a riproporre questo coltello; quanti lo volessero avere possono richiederlo alla
sede di Piazza brembana.
SPIGOLATURE CULINARIE
Polenta col cervo
Ingredienti per 4-6 persone
Un chilo di spalla di cervo disossata
100 grammi di pancetta
Una cipollina, una carota
Mezzo porro, un gambo di sedano
Due chiodi di garofano
Quattro bacche di ginepro
Salvia, rosmarino e timo
Tre decilitri di vino rosso
Un bicchierino di grappa
Venti grammi di porcini essiccati
500 grammi di farina gialla
Olio extravergine di oliva
Brodo, sale e pepe
Come procedere
Incidete la carne con un coltello a punta e inseritevi la
pancetta tagliata a bastoncini. Mettete la carne in
una terrina che la contenga esattamente e distribuite-
vi sopra cipolla, carota, sedano e porro tagliati a dadini, quindi ginepro, chiodi di garofano, timo, rosmarino e salvia e versatevi sopra il vino. Coprite e lasciate
riposare in frigorifero per 24 ore. Sgocciolate quindi il
pezzo di cervo, asciugatelo e doratelo per qualche
minuto a fiamma vivace con quattro cucchiai d’olio.
Filtrate la marinata e unite verdure e aromi alla carne,
facendoli appassire. Unite anche il vino e salate,
coprite e cuocete a fiamma bassa per un’ora e mezza,
aggiungendo di tanto in tanto un po’ di brodo.
Aggiungete i funghi ammollati in poca acqua e questa ben filtrata, e cuocete altri 30 minuti circa. Estraete
la carne e tenetela al caldo,. Passate al passaverdura il
sugo e rimettetelo nella casseruola; unite la grappa e
fate addensare, quindi regolate di sale e pepe.
Affettate la carne e rimettetela in casseruola, facendola insaporire qualche minuto. Mettete la polenta,
che avrete preparato nel frattempo, nei piatti e completate con le fettine di carne e il sugo. La carne di
cervo può essere sostituita con quella di altra grossa
selvaggina da pelo oppure, più semplicemente, con
agnello magro.
R. Gozzi
Tempo di preparazione: 30 minuti
Tempo di cottura: 180 minuti
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INFORMAZIONI E SCADENZE
L’ASSEMBLEA DEGLI ACCOMPAGNATORI
Lunedì 21 luglio, a Lenna, si è tenuta l’annuale Assemblea degli Accompagnatori della Caccia di selezione.
In un clima cordiale, come è caratteristica di questi incontri, si sono incontrati gli accompagnatori del comprensorio per fare il punto sui prossimi impegni e organizzare al meglio il servizio di accompagnamento dei cacciatori, il servizio di recupero dei capi feriti e il centro di verifica.
La prima parte dell’incontro è stata
destinata all’illustrazione dei dati
scientifici risultanti dai prelievi di
sangue effettuati lo scorso anno.
Dopo una breve introduzione di Luigi Capitanio, presidente della Commissione ungulati, che ha sottolineato l’importanza di questo delicato e prezioso servizio, mettendo
a disposizione dell’Istituto Zooprofilattico di Bergamo un notevole numero di campioni di sangue di Capriolo e di Camoscio che permettono
di svolgere indagini di ampio spettro sulle nostre popolazioni di ungulati selvatici, la dott.sa Gaffuri, responsabile del progetto di monitoraggio ha illustrato i dati.
I più significativi indicano che l’epidemia di cheratocongiuntivite sembra essere in sostanziale regresso,
mentre permangono situazioni di
presenze significative riguardo alle
patologie polmonari, peraltro abbastanza contenute rispetto ai picchi di due anni fa.
La richiesta che viene rivolta a tutti,
cacciatori e accompagnatori, è quella di avere la massima cura nel prelievo di sangue, affinché i campioni
non vengano a contatto con altre
sostanze strane, sia di contenuti
stomacali che di terra o altro, pena
l’impossibilità di analizzarli, e vengano correttamente conservati: nel
corso della giornata di caccia a temperatura ambiente, e non gelino come potrebbe accadere se tenuti nello zaino nel tardo autunno, e successivamente in frigorifero presso il
centro di verifica per essere inviati
a Bergamo.
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Si è poi passati ai dati relativi ai recuperi di animali feriti, illustrati dal
Presidente del gruppo recuperatori
Diego Vassalli.
Si è sottolineato come la Val Brembana stia facendo passi avanti anche in questo delicato settore specialistico, dimostrando una notevole
sensibilità e disposizione a migliorare, sia in senso etico che venatorio, la propria capacità di intendere
l’attività venatoria.
Chiamare il Recuperatore, in caso di
ferimento di un capo, non significa
assolutamente non essere in grado
di recuperare da soli il capo, fatto
spesso difficilissimo quando la ferita permette all’animale di sopravvivere parecchie ore e fare parecchie
centinaia di metri se disturbato, bensì di saper offrire lo spazio indispensabile ad un servizio prezioso
specialistico, che si basa proprio sulla stretta collaborazione cacciatoreaccompagnatore-recuperatore.
È un passaggio forse un po’ difficile, ma indice di maturazione venatoria e di spirito collaborativo tra le
diverse specializzazioni, che in questo caso si completano a vicenda.
Qualche passo in questa direzione
deve essere ancora fatto, ma le prospettive di miglioramento sono notevoli.
Luca Arioli, responsabile degli Accompagnatori, ha poi illustrato le
novità della caccia al cervo per questa stagione, e ha fatto alcune raccomandazioni importanti riguardo
al miglioramento di alcuni comportamenti, specie riguardo alle segnalazioni di uscita, che vanno meglio
specificate, pena l’introduzione di
limitazioni peggiorative per tutti.
Dunque un invito ad un comportamento più collaborativo e rispettoso
nei confronti del servizio di control-
lo delle uscite venatorie.
Le due novità che sono state illustrate dal responsabile degli Accompagnatori vanno entrambe nella direzione di voler riqualificare e
aggiornare la figura dell’Accompagnatore.
** In autunno ci sarà un breve corso di Pronto Soccorso e Primo Intervento Sanitario rivolto agli Accompagnatori e a tutti i Cacciatori
di ungulati. Sarà tenuto da due nostri Soci medici, Giovanni Diego Locatelli e Alberto Locatelli , e si svolgerà la serata di Martedì 2 Settembre, alle ore 20.30, presso il
Cinema di Piazzatorre. Avrà come
finalità quella di offrire agli Accompagnatori e ai Cacciatori l’opportunità di apprendere e conoscere alcune nozioni fondamentali di Primo
Intervento Sanitario, con le necessarie raccomandazioni fondamentali per quanti frequentano l’alta
montagna per la caccia anche in condizioni di salute non sempre eccellenti.
** La seconda iniziativa si svolgerà
in primavera, e avrà come finalità
quella di offrire l’opportunità di seguire un corso di Aggiornamento sulla Caccia di Selezione agli
Ungulati, con lo specifico obiettivo
di aggiornare e riqualificare la figura dell’accompagnatore esperto, offrendogli un’occasione per approfondire le proprie conoscenze e
verificarle sul campo.
CENTRO DI VERIFICA UNGULATI
Serve ricordare a molti cacciatori,
considerati alcuni comportamenti
registrati lo scorso anno, che il centro di verifica è innanzitutto un luogo dove alcuni soci svolgono un lavoro, a servizio di tutti, per il Comprensorio e per la Provincia.
Si tratta di un lavoro delicato, che
può offrire a volte motivo di contestazione, anche se, a onor del vero,
sono assai sporadiche, pertanto la
DISCREZIONE e una certa RISERVATEZZA dovrebbero essere uno stile
da mantenere, per i rispetto di chi
opera e dei cacciatori stessi.
Un altro aspetto fondamentale è
quello della buona educazione, intendendola rivolta allo stile che ogni
cacciatore serio dovrebbe sempre
avere, e di rispetto, in particolare nei
confronti di chi, non cacciatore, si
trova a passare nelle ore di apertura
nei paraggi, e in second’ordine, ma
altrettanto importante, nei confronti
degli animali da consegnare.
Gruppo
Conduttori
Cani da Traccia
PROVA NAZIONALE PER CANI DA TRACCIA
Nella splendida cornice del Rifugio
Gherardi, in Val Taleggio, a maggio,
si è svolta la
“Seconda Prova Nazionale di Lavoro
per Conduttori e Cani da Traccia”
A tale riguardo va sottolineato e ribadito che un atteggiamento serio,
che deve caratterizzare ogni cacciatore, vuole che si rispettino alcuni
parametri comportamentali:
a) I capi vanno portati al centro in
CONTENITORI IDONEI, escludendo
quindi i sacchi della spazzatura, utilizzando gli appositi contenitori in
commercio, oppure vaschette in materiale idoneo, anch’esse in commercio.
b) I capi devono essere PERFETTAMENTE PULITI e ben sviscerati.
c) Per il capriolo si raccomanda che
l’accompagnatore abbia provveduto al controllo dell’età tagliando la
guancia, in modo che al centro di
verifica il capo arrivi in condizioni
che la mandibola sia facilmente osservabile dai verificatori per una corretta valutazione della classe di età..
d) L’utilizzo della cella è limitato a
quanti ne facciano esplicita richiesta, ed è a loro carico la pulizia della stessa; il suo corretto utilizzo è
fondamentale affinché le condizioni
igieniche siano sempre perfette, e a
tale scopo si deve evitare assolutamente che i capi vi rimangano per
più di tre/quattro giorni.
L’elenco dei turni dei verificatori
verrà esposto nella sede del Centro
di verifica e al comprensorio prima
dell’inizio dell’apertura della caccia.
La serata si è conclusa con gli scambi di auguri per la prossima stagione
venatoria.
Luca Arioli
Breve cronaca della giornata.
“Sono tredici i conduttori con i propri Cani iscritti alla Prova di Lavoro
del 18 Maggio 2003.
Ben otto sono annoveriani, cinque i
bavaresi, ottimamente condotti da
ospiti provenienti da varie province
italiane; Sondrio-Trento-Lecco-Perugia-Udine-Savona e naturalmente
Bergamo.
La vallata che fa da contorno al Rifugio Gherardi è di quelle che lasciano un ricordo indelebile a chiunque la frequenti.
I giudici ENCI presenti a giudicare la
Prova sono: da Brescia Giuliano Colombi, da Trento Elio Albertini, da
Siena Alessandro Tatini e dall’Austria
Hans Bernhart, accompagnato dalla gentile signora che collabora anche sulle tracce.
Il sabato sera si è fatto festa al Rifugio: oltre sessanta le persone presenti alla cena con i suonatori di corno Sloveni che hanno fatto da contorno alla piacevole serata.
La domenica mattina alle 7.00 i conduttori iscritti alla gara si sono ritrovati presso il Rifugio Gherardi per
le iscrizioni, le estrazioni del numero di traccia, la prova dello sparo e
quindi Prova di Lavoro.
Terreni difficili, dove si trovano passate di Capriolo e Camoscio fresche,
Osvaldo Valtulini e il giudice Elio Albertini preparano le tracce per i concorrenti
39
INFORMAZIONI E SCADENZE
!
IMPORTANTE
Tesserini venatori
con animali che si alzano quando ci
sentono arrivare creando grosse difficoltà di equilibrio ai cani; qualcuno
di loro non conclude la prova in
quanto dopo tre richiami si viene automaticamente eliminati.
La ricca premiazione accontenta tutti i partecipanti e vede una Classifica
Finale molto interessante:
1°class. JULA
di Dante Alborghetti (Bergamo)
2°class. KIRA
di Francesco Panigada (Trento)
3°class. BUCK
di Simone Barbetta (Lecco)
4°class. KIRA
di Ernesto Cerebelli (Sondrio)
5°class. BUSH
di Giuseppe Mattelic (Udine)
Eccellente la prova del nostro Conduttore Dante Alborghetti che con la
sua Jula sfiora il CAC, seguito da cani di fama Nazionale in corsa per il
Campionato di lavoro. Complimenti
vivissimi!
Un caloroso ringraziamento agli Amministratori dei Comuni di Taleggio
e Vedeseta per la collaborazione dimostrata, alla sezione Cacciatori Locale per la disponibilità, mentre molto gradita è stata la presenza dell’Assessore Provinciale Luigi Pisoni,
che ha portato ai presenti il saluto
del Presidente della Provincia di Bergamo Valerio Bettoni. Significativa
la presenza del Consigliere Regionale Pietro Macconi, che con il suo
intervento ha sottolineato l’impor-
tanza della gestione della Caccia di
Selezione e dell’attività del Recupero. Il Presidente Provinciale dell’Associazione Venatoria C.P.A. Enrico
Bonzi ha inoltre sottolineato le varie
attività cinofile che vedono la Valle
Taleggio, con i suoi cacciatori, da
sempre protagonista. Un grazie ai
Giudici che hanno accettato il nostro invito, al Corpo di Polizia Provinciale e a tutto il Gruppo organizzatore per il lavoro svolto.
Con il suo intervento il Presidente
dell’ATC Prealpino Ferrari ha dato la
disponibilità agli organizzatori per
ospitare la Prova di Lavoro del 2004,
in una località da destinarsi; lo ringraziamo per aver accolto il nostro
invito.”
...........
Chiudo ricordando a tutti i cacciatori e accompagnatori quanto sia determinante, nelle azioni di prelievo,
controllare la reazione dell’ungulato sul colpo, verificare il punto d’impatto del selvatico, evidenziarlo in
modo inequivocabile, coprire le
eventuali tracce di sangue, per poi
allontanarsi e contattare telefonicamente la stazione di recupero, rintracciabile sempre ai numeri:
035/645446 – 035/461375
348/8121109 – 348/4407450.
Un caloroso WEIDMANNSHEIL
Diego Vassalli
Si ricorda ai cacciatori del
comprensorio alpino che i
tesserini venatori devono
contenere anche le informazioni riguardanti la specializzazione di caccia praticata.
Tutti i soci sono pertanto
invitati a recarsi presso la
sede del Comprensorio a
Piazza Brembana per l’apposizione del timbro della
specializzazione.
Nell’occasione ai cacciatori
della lepre e degli ungulati verranno consegnate anche le schede riguardanti
gli abbattimenti, mentre i
cacciatori titolari di capanno potranno ritirare l’elenco di distribuzione dei presicci
CERCO OFFRO
Vendo
cannocchiale lungo (spective)
marca “Swarovski” CT 85.
Paolo. Tel 335/6237922
•••
Vendo
cannocchiale lungo (spective)
marca “Swarovski” 30-75.
Marino. Tel. 335/7121108
•••
Vendo
ottica per carbina
marca “ZEISS” 6X42.
Tel. 335/5831606
UN ALTRO PONTE
IN ALTA VAL BREMBANA
Continua il programma di realizzazione
di nuovi manufatti per la continuità, in
ogni momento stagionale, dei sentieri
dell’Alta
Val
Brembana.
Anche
quest’anno grazie all’iniziativa del
Comune di Carona e alla disponibilità
di alcuni volontari appartenenti alla
Comunità di Carona e dei cacciatori,
soci del Comprensorio Alpino della
Valle Brembana, una nuova passerella è
stata realizzata in prossimità del rifugio
Longo nella Valle del Monte Sasso.
Il nuovo manufatto è sicuramente utile
per gli escursionisti della zona che percorrono il sentiero contrassegnato dal
numero “258” nel tratto che collega il
rifugio Longo con il rifugio Calvi passando dalla Baita Costa della Mersa.
La nuova ed elegante passerella in
legno di larice, particolarmente
resistente nel tempo agli agenti atmosferici, è posta poco al di sotto del
Rifugio Longo ed è importante poiché,
oltre ad evitare un noioso periplo fornendo una continuità del sentiero 258
in ogni stagione, permette l’attraversamento dell’emissario del lago del
Diavolo sia nei momenti di abbondanti
precipitazioni, sia quando viene aperto
lo scarico delle acque dello sbarramento del predetto specchio d’acqua,
manovra necessaria per la regolazione
del complesso sistema delle dighe dei
diversi laghi dell’alta Valle.
Pino Bonaldi
41
I nòs-cc ròcoi
I bergamàsch i è sémper stacc bràe oseladùr,
e di ròcoi ghe n'éra a muntù.
Ach a Oltra 'l Col ghe n'éra tance,
a fà 'ndà ol ròcol dol Gasparòt
l'éra comè vèns al lòt.
Metít lé sö 'n d'öna bèla passàda
di osèi, to n'ciapàet öna sbordeláda.
L'ciapàa dè töt ol ròcol dol Svalì
tance merli, durcc e sdurdì.
Montanèi, frànguei e sfrisù
'n na ciapàa tance ol ròcol dol Custù.
I ròcoi dè la Spada, dol Messaggi, di Tirabosch
i oselàa da la matina a la sira al fósch.
i ‘ngabiàa durcc, vis-cére e sdurdì
sénsa cüntà i logarì.
I ültem facc sö i è la Cuca, la Crusèta, i Quistini
anche lu coi sò bèle passàde
i ciapàa osèi a caàgne.
A chi tèp, gh'éra 'n gir tanta fam
e 'mpó dè polenta e osèi la 'ndàa mia mal.
Pò a ènd i riciàm ai cassadùr
i gh'ìa ‘mpó dè solcc a’ i oseladùr.
Dè sigür se i ciapàa dò palanche
i a spödàa fò mia.
I gh’ ìa però öna grand passiù per sto laurà
la ga fàa desmentegà töt ol trebülà.
L'è mia töt ór chèl chè sberlüss " s'vüsa a dì"
42
mè laurà per ciapà 'mpó dè oselì.
La nòcc la zét, i dörma dè grand vòia,
l'oseladùr l’ gh’à dè netà i récc dè la fòia
chè l'aria o 'l vént i à sbofàt dét.
Prima chè l'vegne la dé
mè tacà fò i riciám, lu coi sò cantàde,
i fà burlà dét i osèi 'n di passàde.
Dré a la zornàda, da la rét
mè tö fò i osèi, mètei 'n di caàgne,
l' passerà l'oselì a ritiràle.
Mè netà töt en gir ai récc e al bósch
e quando l'vé fósch,
l' gh'è töcc i riciàm dè guarnà
e lü tance ölte 'l gh'à amó dè disná.
Se chèsto l'è ü bèl laurà
v' la làghe a óter pensà.
Adèss öna lège la dis:" Ai ròcoi
l'è proibìt ciapà o copà i oselì".
Però l’ gh'è ön’ ótra lège per copà prim dè nass i s-cetì.
Quando n'rierà fò dè San Pietro,
n’ vederà cos'è l' ga digherà.
Se i è mèi chèi chè i copàa i oselì
o chi co l'aborto i à copàt tance s-cetì.
Oltre il Colle 11.06.2000
Sergio Fezzoli
Piergiacomo Oberti - Presidente
Gianbattista Gozzi - Vicepresidente
Lino Ceruti - Rappresentante Provincia
Valentino Paleni - Rappresentante Comunità Montana
Angelo Bonzi - Rappresentante CPA/ANLC
Giovanni Berera - Rappresentante FIdC
Teofano Boffelli - Rappresentante ANUU
Pierfranco Milesi - Rappresentante Ass. Cinofila - SIPS
Roberto Regazzoni - Rappresentante C.A.I.
Gianfranco Scanzi - Rappresentante C.A.I.
Antonio Locatelli - Rappresentante Coldiretti
Sperandio Colombo - Rappresentante Coldiretti
COMMISSIONI
Avifauna tipica alpina - Ungulati
Lepre - Capanno
Stanziale ripopolabile - Territorio Ambiente
SEDE
Piazza Brembana (BG) - Piazzetta Alpini - tel./fax 034582565
e-mail comprensorio: [email protected]
e-mail redazione: [email protected]
Segretaria: Alba Rossi
Orari di apertura: Merc. – Giov. – Ven.: 9/12.30 - 14/17.30 - Sabato: 9/12.30
***************************************************************
Assessorato Provincia
Via San Giorgio - tel. 035387700
Assessore Sett. Caccia e Pesca - Dott. Luigi Pisoni
Ufficio Tecnico Caccia e Pesca
Dirigente - Franco Casari
Collaboratori - Giacomo Moroni - Alberto Testa
Servizio di Vigilanza Provinciale
Responsabile - Gian Battista Albani Rocchetti
Collaboratori - Bruno Boffelli, Cristiano Baroni, Gerardo Cattaneo.
SERVIZI DI PUBBLICA UTILITÀ
Pronto Soccorso Sanitario- Ospedale Civile S. Giovanni B.: Tel. 034527111
Soccorso Alpino CAI - Elisoccorso: Clusone, Tel. 034623123
Pronto Soccorso Veterinario - BG - Via Corridoni 91: Tel. 035362919
Corpo Polizia Provinciale: numero verde 800350035
Emergenza Sanitaria: Tel. 118
Vigili del fuoco: Tel. 115
E. Traini
COMPRENSORIO VENATOTRIO ALPINO VALLE BREMBANA
SAN GIOVANNI BIANCO
20 - 21 - 22 - 23 - 24 AGOSTO 2003