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Marco Gaetani 323 ALEX R. FALZON NEGATIVE INDICATIVE: PHILIP LARKIN IN THE FORTIES. A STUDY IN TRANSFORMATION Pisa: Edizioni ETS, 2000. s.i.p. a preoccupante leggerezza con cui sempre più spesso la critica letteraria perlomeno quel poco aureo filone interpretativo tutto teso a privilegiare un idea di letteratura come luogo della subordinazione del vissuto ad una sua sublimazione profondamente e sconsideratamente acritica, luogo dai contorni vaghi, incerti, drammaticamente misticheggianti ed a-storici liquida in modo sbrigativo l opera di autori che devono la propria importanza storica anche e soprattutto alla particolare attenzione concessa verso la vicenda biografica in quanto fonte di fratture stilistiche fortemente determinanti lo statuto stesso dell opus in questione tale leggerezza getta luce sull odierna pochezza di certa critica letteraria, se ancora è lecito o rilevante soffermarsi sugli splendori e le miserie di tale disciplina. Alla inquietante diffusione di questo fenomeno non sfugge evidentemente neanche lo studio dell opera di Philip Larkin se Alex R. Falzon, nel suo recente lavoro Negative Indicative: Philip Larkin in the Forties, ha ritenuto necessario rivederne la sistemazione storiografica. L indagine di Falzon parte dalla produzione poetica giovanile del poeta inglese quella confluita principalmente nella raccolta The North Ship (1945) per concludersi con un accenno alla fase mediana , rappresentata da The Less Deceived (1955). La tesi dell autore è che la critica larkiniana ha esacerbato il pur evidente divario stilistico e tematico tra la prima raccolta, unanimemente considerata ancora immatura e in un certo senso gratuita , e la seconda pubblicata percepita, quest ultima, come punto di svolta e di raccordo tra il Larkin manierato degli anni 40 e quello della produzione più tarda (che trova espressione nel libro, edito nel 1964, The Whitsun Weddings). Il rilevamento della presupposta inferiorità qualitativa delle prime prove poetiche dello scrittore è storicamente rintracciato da Falzon nell influenza tuttaltro che benefica, in quanto soffocante le innegabili capacità compositive di Larkin esercitata sull autore da parte dell opera di W. B. Yeats. Non tanto lo Yeats mistico , quanto quello maggiormente musicale attrae infatti il verso larkiniano, il quale però non permeato dalla forza e dalla coerenza derivanti all autore di The Wild Swans at Coole da una complessa rete di conoscenze esoterico-filosofiche finisce per degenerare in un tipo di imagery estremamente astratta ed esteticizzata, slegata dall autentica esperienza personale e quindi a-storica. Appunto la negation of history cui approdano nella sostanza queste composizioni non permette allo stile di Marco Gaetani 324 Larkin di distanziarsi dalla poetica dell anti-syntax propugnata dal Modernismo e dall autore stesso in seguito teoricamente respinta: paradigma stilistico di questa concezione artistica di cui Yeats è, secondo Falzon, vistoso rappresentante è un uso altamente personale dei simboli, intesi come espressione del sistema poetico privato dell artista, inteso quest ultimo come figura autarchica ed autosufficiente. Partendo dalla distinzione proposta da J. Lotman dei due modi contrastanti in cui un opera d arte può relazionarsi alle realtà extra-testuali: il primo, in cui un testo simula un intero universo e che può essere detto mitologico , quello favolistico , che rappresenta solo uno specifico episodio estrapolato dalla realtà; Falzon sostiene che in The North Ship Larkin operi un uso improprio dei simboli della poetica modernista (assimilati superficialmente dai testi di Yeats), in quanto essi non sarebbero sostenuti da una specifica Weltanschauung mitologico -universale risultando dunque non tanto privati , quanto impenetrabili. La svolta stilistica riscontrabile nella raccolta The Less Deceived risulta vistosamente radicale solamente non tenendo conto sottolinea Falzon nella parte centrale del suo lavoro della particolare vicenda esistenziale dell autore alla fine degli anni 40: la conversione alla visione poetica realistica di Hardy (databile al 46 ed unanimamente riconosciuta dalla critica come fondamentale per l economia poetica del nostro), le difficoltà nella pubblicazione della raccolta In the Grip of Light nel 48 e l improvvisa morte del padre Sydney sono i grandi eventi che segnano questo periodo della vita di Larkin, periodo caratterizzato da una profonda crisi personale e creativa. È proprio questo evidenzia Falzon il momento in cui avviene il breaking of style che condurrà lo scrittore ad abbracciare un nuovo tono ed una nuova scrittura, vòlta a celebrare la semplicità del vissuto mediante la trasparenza di un linguaggio diretto, alieno da altisonanze dogmaticoretoriche. La raccolta XX Poems (pubblicata a Belfast nel 1951 in edizione limitata), primo frutto di questa ritrovata efficacia compositiva, è paradigmatica di quello che sarà lo stile del Larkin maturo caratterizzato dal rifiuto della deliberata oscurità di gran parte del verso modernista, nonché della sua solipsistica negazione della realtà con il conseguente ritiro nell'àmbito separato del mito; e dalla riconsiderazione, dunque, del referente esterno in favore di un tono minore unito ad una particolare attitudine scettica , la quale impedisce anche alle composizioni più dark di scivolare nell autocommiserazione. La liberazione di un linguaggio che dunque, per usare le parole dello stesso Falzon, would in time displace it [his poetry] from the metaphoric mode towards that metonymic pole which would later become a typical trait in his more mature work (corsivi nostri). Falzon sembrerebbe dunque presupporre sulla scorta di evidenti, per Negative Indicative: Philip Larkin In The Forties 325 quanto implicite, suggestioni bloomiane che il conseguimento di un linguaggio poetico originale (di un idioletto) debba necessariamente passare, sempre, attraverso la liberazione da un codice letterario forte elaborato da altrui, dapprima ingenuamente assunto come inevitabile medium di valore estetico. Nel caso specifico, Larkin troverebbe la sua propria voce soltanto affrancandosi da una koinè di tipo mitico-metaforico (quella propria, secondo Falzon, del Modernismo e del suo precursore Yeats) e optando per un linguaggio trasparente-metonimico. Indipendentemente da ciò, pare che l Autore limiti la pertinenza del simbolico al primo dei due poli sopra individuati, quello mitico-metaforico riconoscendo con ciò una riuscita estetica soltanto alla produzione asimbolica di Larkin. Circostanza, questa, che segnala la concezione riduttiva che Falzon forte di una tradizione teorico-critica senza dubbio consolidata possiede del simbolico stesso. Resterebbe infatti quanto meno da indagare lo spessore simbolico insito proprio in quella fase della produzione larkiniana che meno dovrebbe, stando a Falzon, col simbolo avere a che fare (rilievo questo condivisibile soltanto finché si intende il termine simbolo nell accezione ristretta sopra rilevata). La secolarizzazione della poesia di Larkin conseguita attraverso la lezione del realismo hardyano e l adozione di un linguaggio maggiormente referenziale non genera testi meno simbolici di quelli, in effetti troppo manierati, della fase precedente al 1945; in linea di principio, il metonimico non è meno simbolico del metaforico, il realistico non lo è meno del mitico. Si tratta di forme diverse di simbolicità, cioè di letterarietà modi differenti ed altrettanto legittimi di attribuire un senso alla realtà e all esperienza, e di renderlo partecipabile. I meriti del lavoro di Falzon alla luce di simili considerazioni non riguardano dunque soltanto quelle parti in cui vengono accuratamente affrontate problematiche di tipo filologico-testuale, e in cui magari le salienze dello stile vengono ricondotte alle circostanze storico-biografiche; ma concernono, tali meriti, anche gli spunti di discussione teorica alcuni dei quali abbiamo potuto in questa sede soltanto accennare che a partire dalle sue pagine possono indubbiamente prender corpo. MARCO GAETANI Università degli Studi di Siena