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Marco Gaetani
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ALEX R. FALZON
NEGATIVE INDICATIVE: PHILIP LARKIN IN THE FORTIES.
A STUDY IN TRANSFORMATION
Pisa: Edizioni ETS, 2000. s.i.p.
a preoccupante leggerezza con cui sempre più spesso la critica
letteraria perlomeno quel poco aureo filone interpretativo tutto teso
a privilegiare un idea di letteratura come luogo della subordinazione
del vissuto ad una sua sublimazione profondamente e
sconsideratamente acritica, luogo dai contorni vaghi, incerti,
drammaticamente misticheggianti ed a-storici liquida in modo sbrigativo
l opera di autori che devono la propria importanza storica anche e soprattutto
alla particolare attenzione concessa verso la vicenda biografica in quanto
fonte di fratture stilistiche fortemente determinanti lo statuto stesso dell opus
in questione tale leggerezza getta luce sull odierna pochezza di certa critica
letteraria, se ancora è lecito o rilevante soffermarsi sugli splendori e le
miserie di tale disciplina.
Alla inquietante diffusione di questo fenomeno non sfugge evidentemente
neanche lo studio dell opera di Philip Larkin se Alex R. Falzon, nel suo
recente lavoro Negative Indicative: Philip Larkin in the Forties, ha ritenuto
necessario rivederne la sistemazione storiografica. L indagine di Falzon parte
dalla produzione poetica giovanile del poeta inglese
quella confluita
principalmente nella raccolta The North Ship (1945) per concludersi con un
accenno alla fase mediana , rappresentata da The Less Deceived (1955). La
tesi dell autore è che la critica larkiniana ha esacerbato il pur evidente divario
stilistico e tematico tra la prima raccolta, unanimemente considerata ancora
immatura e
in un certo senso
gratuita , e la seconda pubblicata
percepita, quest ultima, come punto di svolta e di raccordo tra il Larkin
manierato degli anni 40 e quello della produzione più tarda (che trova
espressione nel libro, edito nel 1964, The Whitsun Weddings).
Il rilevamento della presupposta inferiorità qualitativa delle prime prove
poetiche dello scrittore è storicamente rintracciato da Falzon nell influenza
tuttaltro che benefica, in quanto soffocante le innegabili capacità compositive
di Larkin esercitata sull autore da parte dell opera di W. B. Yeats. Non
tanto lo Yeats mistico , quanto quello maggiormente musicale attrae infatti
il verso larkiniano, il quale però non permeato dalla forza e dalla coerenza
derivanti all autore di The Wild Swans at Coole da una complessa rete di
conoscenze esoterico-filosofiche
finisce per degenerare in un tipo di
imagery estremamente astratta ed esteticizzata, slegata dall autentica
esperienza personale e quindi a-storica. Appunto la negation of history cui
approdano nella sostanza queste composizioni non permette allo stile di
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Larkin di distanziarsi dalla poetica dell anti-syntax propugnata dal
Modernismo e dall autore stesso in seguito teoricamente respinta: paradigma
stilistico di questa concezione artistica di cui Yeats è, secondo Falzon,
vistoso rappresentante è un uso altamente personale dei simboli, intesi
come espressione del sistema poetico privato dell artista, inteso
quest ultimo come figura autarchica ed autosufficiente. Partendo dalla
distinzione
proposta da J. Lotman
dei due modi contrastanti in cui
un opera d arte può relazionarsi alle realtà extra-testuali: il primo, in cui un
testo simula un intero universo e che può essere detto mitologico , quello
favolistico , che rappresenta solo uno specifico episodio estrapolato dalla
realtà; Falzon sostiene che in The North Ship Larkin operi un uso improprio
dei simboli della poetica modernista (assimilati superficialmente dai testi di
Yeats), in quanto essi non sarebbero sostenuti da una specifica
Weltanschauung mitologico -universale
risultando dunque non tanto
privati , quanto impenetrabili.
La svolta stilistica riscontrabile nella raccolta The Less Deceived risulta
vistosamente radicale solamente non tenendo conto sottolinea Falzon nella
parte centrale del suo lavoro
della particolare vicenda esistenziale
dell autore alla fine degli anni 40: la conversione alla visione poetica
realistica di Hardy (databile al 46 ed unanimamente riconosciuta dalla
critica come fondamentale per l economia poetica del nostro), le difficoltà
nella pubblicazione della raccolta In the Grip of Light nel 48 e l improvvisa
morte del padre Sydney sono i grandi eventi che segnano questo periodo
della vita di Larkin, periodo caratterizzato da una profonda crisi personale e
creativa. È proprio questo evidenzia Falzon il momento in cui avviene il
breaking of style che condurrà lo scrittore ad abbracciare un nuovo tono
ed una nuova scrittura, vòlta a celebrare la semplicità del vissuto mediante la
trasparenza di un linguaggio diretto, alieno da altisonanze dogmaticoretoriche. La raccolta XX Poems (pubblicata a Belfast nel 1951 in edizione
limitata), primo frutto di questa ritrovata efficacia compositiva, è
paradigmatica di quello che sarà lo stile del Larkin maturo caratterizzato
dal rifiuto della deliberata oscurità di gran parte del verso modernista, nonché
della sua solipsistica negazione della realtà con il conseguente ritiro
nell'àmbito separato del mito; e dalla riconsiderazione, dunque, del referente
esterno in favore di un tono minore unito ad una particolare attitudine
scettica , la quale impedisce anche alle composizioni più dark di scivolare
nell autocommiserazione. La liberazione di un linguaggio che dunque, per
usare le parole dello stesso Falzon, would in time displace it [his poetry]
from the metaphoric mode towards that metonymic pole which would later
become a typical trait in his more mature work (corsivi nostri).
Falzon sembrerebbe dunque presupporre
sulla scorta di evidenti, per
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quanto implicite, suggestioni bloomiane
che il conseguimento di un
linguaggio poetico originale (di un idioletto) debba necessariamente passare,
sempre, attraverso la liberazione da un codice letterario forte elaborato da
altrui, dapprima ingenuamente assunto come inevitabile medium di valore
estetico. Nel caso specifico, Larkin troverebbe la sua propria voce soltanto
affrancandosi da una koinè di tipo mitico-metaforico (quella propria, secondo
Falzon, del Modernismo e del suo precursore Yeats) e optando per un
linguaggio trasparente-metonimico.
Indipendentemente da ciò, pare che l Autore limiti la pertinenza del
simbolico al primo dei due poli sopra individuati, quello mitico-metaforico
riconoscendo con ciò una riuscita estetica soltanto alla produzione asimbolica di Larkin. Circostanza, questa, che segnala la concezione riduttiva
che Falzon forte di una tradizione teorico-critica senza dubbio consolidata
possiede del simbolico stesso. Resterebbe infatti quanto meno da indagare
lo spessore simbolico insito proprio in quella fase della produzione larkiniana
che meno dovrebbe, stando a Falzon, col simbolo avere a che fare (rilievo
questo condivisibile soltanto finché si intende il termine simbolo
nell accezione ristretta sopra rilevata). La secolarizzazione della poesia di
Larkin conseguita attraverso la lezione del realismo hardyano e l adozione
di un linguaggio maggiormente referenziale
non genera testi meno
simbolici di quelli, in effetti troppo manierati, della fase precedente al 1945;
in linea di principio, il metonimico non è meno simbolico del metaforico, il
realistico non lo è meno del mitico. Si tratta di forme diverse di simbolicità,
cioè di letterarietà modi differenti ed altrettanto legittimi di attribuire un
senso alla realtà e all esperienza, e di renderlo partecipabile.
I meriti del lavoro di Falzon alla luce di simili considerazioni non
riguardano dunque soltanto quelle parti in cui vengono accuratamente
affrontate problematiche di tipo filologico-testuale, e in cui magari le
salienze dello stile vengono ricondotte alle circostanze storico-biografiche;
ma concernono, tali meriti, anche gli spunti di discussione teorica alcuni
dei quali abbiamo potuto in questa sede soltanto accennare che a partire
dalle sue pagine possono indubbiamente prender corpo.
MARCO GAETANI
Università degli Studi di Siena