Violazioni dei diritti umani - amnesty :: Rapporto annuale

Transcript

Violazioni dei diritti umani - amnesty :: Rapporto annuale
ACQUISTA
ACQUISTA ONLINE
ONLINE >>
Medio Oriente e Africa del Nord
12
DUEMILA
Egitto
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 609
MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato il Bahrein per condurre ricerche e per
incontrare le autorità di governo a febbraio, aprile e novembre. Un esperto medico ha
preso parte alla visita di febbraio e un esperto di ordine pubblico ha partecipato alla
visita di aprile. A novembre, delegati di Amnesty International hanno assistito alla presentazione del rapporto della Bici al re.
Crackdown in Bahrain: Human rights at the crossroads (MDE 11/001/2011)
Bloodied but unbowed: Unwarranted state violence against Bahraini protesters (MDE
11/009/2011)
Bahrain: A human rights crisis (MDE 11/019/2011)
Bahrain: Protecting human rights after the protests – Amnesty International submission
to the UN Universal Periodic Review, May-June 2012 (MDE 11/066/2011)
EGITTO
REPUBBLICA ARABA D’EGITTO
Capo di stato: Mohamed Hussein Tantawi
(subentrato a Muhammad Hosni Mubarak a febbraio)
Capo del governo: Kamal Ganzouri
(subentrato a Essam Sharaf a dicembre,
succeduto a sua volta ad Ahmed Shafik a marzo,
subentrato ad Ahmed Nazif a gennaio)
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 82,5 milioni
Aspettativa di vita: 73,2 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 21‰
Alfabetizzazione adulti: 66,4%
Almeno 840 persone sono state uccise e 6000 sono rimaste ferite, in maggioranza per
mano della polizia e di altre forze di sicurezza, durante la cosiddetta “rivoluzione del
25 gennaio”, che a febbraio ha costretto il presidente Hosni Mubarak a lasciare il potere. Il Consiglio supremo delle forze armate (Supreme Council of the Armed Forces –
Scaf), presieduto da Mohamed Hussein Tantawi, è subentrato a Hosni Mubarak, messo
sotto processo assieme ai suoi figli e ad altri funzionari. Tuttavia, le proteste sono continuate; l’esercito e la polizia hanno risposto in alcuni casi con l’uso eccessivo della
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
609
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 610
RAPPORTO 2012
forza. Lo Scaf ha rilasciato prigionieri politici e ha concesso la registrazione di partiti
politici e sindacati indipendenti, in precedenza non autorizzati, ma ha mantenuto il
trentennale stato d’emergenza, criminalizzato gli scioperi, rafforzato le restrizioni sui
mezzi d’informazione e utilizzato i tribunali militari per processare e condannare più di
12.000 civili, molti dei quali arrestati in relazione alle continue proteste contro la lentezza delle riforme. Il famigerato corpo di polizia di Hosni Mubarak, il servizio investigazioni della sicurezza di stato (State Security Investigations – Ssi), è stato smobilitato,
ma la tortura dei detenuti è rimasta prassi comune e diffusa e ha assunto una nuova
forma scioccante, quando alcune donne sono state costrette dall’esercito a sottoporsi a
“test di verginità” durante la detenzione. L’esercito ha sgomberato con la forza gli abitanti di insediamenti informali (baraccopoli) al Cairo e in altre località, così come occupanti non autorizzati che cercavano riparo in alloggi pubblici vuoti. Le donne hanno
partecipato in gran numero alle proteste ma hanno continuato a essere vittime di discriminazioni nella legge e nella prassi. È persistita la discriminazione nei confronti
delle minoranze religiose, in particolare i cristiani copti. Sono state comminate almeno
123 condanne alla pena capitale ed è stata messa a morte almeno una persona. Le
guardie di frontiera hanno continuato a sparare a migranti, rifugiati e richiedenti asilo
che cercavano di varcare il confine egiziano del Sinai, per entrare in Israele. Fonti hanno
riferito che durante l’anno ne erano stati uccisi 20, anche al confine con il Sudan; altri
sono stati perseguiti penalmente o sono stati rimpatriati con la forza, in paesi dove
erano a rischio di gravi violazioni dei diritti umani. Secondo le notizie ricevute, alcuni
sono stati vittime della tratta di esseri umani.
CONTESTO
Il presidente Mubarak si è dimesso l’11 febbraio dopo 30 anni di potere, a seguito di 18
giorni di proteste di massa, per lo più pacifiche, in tutto l’Egitto, alle quali le forze di sicurezza hanno risposto con un uso letale ed eccessivo della forza. Secondo fonti ufficiali,
almeno 840 persone sono state uccise o sono morte in relazione alle proteste e più di
6000 sono rimaste ferite. A migliaia sono state detenute; molte sono state torturate o
vittime di abusi. I militari hanno assunto il potere, attraverso lo Scaf, ma hanno nominato
primi ministri e ministri di governo civili ad interim, in attesa delle elezioni parlamentari
che sono iniziate a novembre e che sarebbero state completate all’inizio del 2012. Le
elezioni presidenziali sono state promesse per giugno 2012.
Nel periodo immediatamente successivo alla caduta di Hosni Mubarak, lo Scaf ha sospeso la costituzione del 1971, sciolto il parlamento ed emanato una dichiarazione costituzionale che ha garantito alcuni diritti. Lo Scaf ha inoltre rilasciato centinaia di
detenuti per reati amministrativi. A marzo ha concesso all’organizzazione dei Fratelli musulmani, da lungo tempo messa al bando, e ad altre organizzazioni vietate la registrazione
e la possibilità di operare legalmente. Queste hanno in seguito contestato le elezioni parlamentari. Il partito politico legato ai Fratelli musulmani, Partito della libertà e della giu610
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 611
MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD
stizia, è emerso come il partito con più consenso nei primi risultati delle elezioni. Il Partito nazionaldemocratico di Hosni Mubarak è stato sciolto ad aprile.
A marzo, il ministero dell’Interno ha ceduto dopo settimane di pressioni da parte dei
manifestanti e ha sciolto l’Ssi, il famigerato corpo dell’intelligence, noto per le torture e
altri abusi. Prima del suo scioglimento, alcuni attivisti erano entrati nella sede centrale
dell’Ssi ad Alessandria e al Cairo, dopo che si era diffusa la notizia che i suoi funzionari
stavano distruggendo le prove delle violazioni dei diritti umani commesse. L’Ssi è stato
sostituito dall’agenzia per la sicurezza nazionale; non è chiaro se sia stato stabilito un
qualche meccanismo di controllo per impedire il reclutamento o il trasferimento di funzionari dell’Ssi implicati in tortura o altre violazioni dei diritti umani. Il capo dell’Ssi è
stato tuttavia incriminato in relazione alle uccisioni dei manifestanti, avvenute tra gennaio e febbraio.
Lo Scaf ha mantenuto lo stato d’emergenza nazionale e a settembre ha esteso la legislazione d’emergenza al fine di rendere reati azioni come i blocchi stradali, la diffusione di
notizie non confermate e azioni ritenute un “attacco alla libertà di lavorare”. Emendamenti al codice penale hanno inasprito le sanzioni per “teppismo”, rapimento e stupro,
fino alla pena di morte, ed è stata emanata la Legge 34 del 2011, che rende reato gli
scioperi e qualsiasi forma di protesta ritenuta “ostacolare il lavoro”. Dopo le violenze di
ottobre, in cui sono state uccise 28 persone, in maggioranza copti, lo Scaf ha proibito
la discriminazione sulla base del genere, dell’origine, della lingua, della religione o del
credo.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
Nonostante lo scioglimento dell’Ssi, i cui funzionari avevano commesso torture nell’impunità, sono pervenute continue denunce di tortura e altri maltrattamenti da parte della
polizia e delle forze armate e alcuni detenuti sono morti in custodia in circostanze sospette. A giugno, il pubblico ministero ha creato un comitato formato da tre giudici, per
esaminare le denunce di tortura. Mentre alcune delle accuse di tortura a carico della polizia sono state oggetto d’inchiesta, nessuna di quelle avanzate nei confronti delle forze
armate è stata adeguatamente indagata o ha portato a un procedimento penale.
Mostafa Gouda Abdel Aal è stato arrestato a piazza Tahrir, al Cairo, il 9 marzo, da soldati che lo hanno
picchiato e trascinato nel vicino Museo egizio. Lì, l’hanno bendato, gli hanno legato le mani dietro la
schiena e l’hanno gettato sul pavimento; dopo averlo inzuppato di acqua gli hanno inflitto scosse elettriche
sul pene e sulle natiche; l’hanno poi percosso sulla schiena con un cavo. È stato tenuto per una notte in
un furgone assieme ad altri, prima di essere portato nel carcere militare di Heikstep, dove i detenuti sono
stati picchiati e scherniti da giudici militari che li interrogavano. I funzionari non hanno fatto domande
sulle ferite, che erano visibili, o sul perché i loro indumenti fossero macchiati di sangue. Sono stati colpiti
con manganelli a scarica elettrica prima di essere processati davanti a un tribunale militare, riunitosi
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
611
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 612
RAPPORTO 2012
nella mensa del carcere. Al termine di processi gravemente iniqui, sono stati condannati da uno a sette
anni di reclusione e trasferiti nella prigione di Tora. Sono stati rilasciati il 23 maggio, a seguito di un provvedimento di clemenza dello Scaf; Mostafa Gouda Abdel Aal mostrava ancora i segni delle ferite causate
dalla tortura.
Il 26 ottobre, due agenti di polizia sono stati condannati a sette anni di carcere da un tribunale di Alessandria per l’omicidio colposo di Khaled Said, morto nel giugno 2010 dopo essere stato brutalmente percosso in pubblico dalla polizia. Il suo caso era divenuto emblematico durante le proteste contro Mubarak.
Il tribunale non ha tenuto conto dei risultati di un’altra autopsia, secondo cui era deceduto dopo che gli
era stato ficcato in gola un tubetto di plastica di farmaci. A dicembre, la pubblica accusa ha presentato
ricorso contro la sentenza.
PROCESSI INIQUI
A partire dal 28 gennaio, quando è stato schierato l’esercito con compiti di ordine pubblico per gestire la manifestazione, dopo che era stata ritirata la polizia dalle strade, le
persone accusate di reati collegati alle proteste e di violenza sono state processate davanti
a tribunali militari, piuttosto che da tribunali penali ordinari, anche se gli accusati erano
civili. I tribunali militari non erano indipendenti né imparziali. Ad agosto, stando ai dati
forniti dalla magistratura militare, 12.000 persone erano state processate davanti a tribunali militari, per accuse come “teppismo”, violazione del coprifuoco, danneggiamento
di proprietà, “oltraggio all’esercito” od “ostacolo al lavoro”. Molte sono state rilasciate a
seguito della sospensione della loro sentenza di carcerazione o di un provvedimento di
clemenza, ma a fine anno erano migliaia quelle ancora in detenzione.
Amr Abdallah Al-Beheiry è stato condannato a cinque anni di carcere a febbraio, dopo che un tribunale
militare lo aveva ritenuto colpevole per aver violato il coprifuoco e aggredito un pubblico ufficiale. Era
stato inizialmente arrestato il 26 febbraio, quando i soldati e la polizia militare avevano disperso con la
forza i manifestanti radunatisi davanti all’edificio che ospita il parlamento, al Cairo; molti degli arrestati
erano stati picchiati e sottoposti a scosse elettriche prima di essere rilasciati. Amr Abdallah Al-Beheiry è
stato nuovamente arrestato, a quanto pare, perché le ferite che aveva riportato erano state filmate. Il giudice militare che ha presieduto il suo processo, caratterizzato da procedure gravemente inique, non ha
consentito che fosse difeso da un avvocato designato dalla sua famiglia, insistendo sulla nomina di un
legale d’ufficio. È stato dapprima mandato nel carcere di Wadi Guedid dove, stando alle notizie, è stato
aggredito assieme ad altri prigionieri dai secondini e dove poteva uscire dalla cella soltanto una volta al
giorno per usare i servizi igienici. È stato poi trasferito nel carcere di Wadi Natroun, dove si trovava ancora
a fine anno, in attesa che fosse fissata la data dell’udienza d’appello.
Cinque lavoratori che avevano messo in atto un sit-in di protesta davanti al ministero del Petrolio, dopo
essere stati licenziati dall’Egyptian General Petroleum Corporation, sono stati arrestati, incriminati ai sensi
della Legge 34 del 2011, processati e giudicati colpevoli da un tribunale militare a giugno e condannati
al carcere con sospensione della pena.
612
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 613
MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD
USO ECCESSIVO DELLA FORZA
Le forze di sicurezza hanno fatto uso di forza letale ed eccessiva contro manifestanti
prima della caduta di Hosni Mubarak. Le guardie carcerarie hanno inoltre sparato e ucciso alcuni prigionieri già condannati. In seguito, l’esercito, la polizia militare e le forze
centrali di sicurezza hanno continuato a ricorrere alla forza, compresa forza eccessiva,
per disperdere le rinnovate proteste dei manifestanti, arrabbiati e frustrati a causa della
lentezza dell’avanzamento delle riforme in ambito politico e dei diritti umani. In alcune
occasioni, i manifestanti sono stati attaccati e si sono scontrati con i così detti “teppisti”,
ovvero uomini armati in borghese ritenuti legati alla polizia o sostenitori dell’ex partito
di governo. In molti casi, le forze di sicurezza hanno sparato in maniera sconsiderata sui
manifestanti gas lacrimogeni, pallottole da caccia e proiettili di gomma; hanno inoltre
sparato munizioni e in almeno un’occasione hanno guidato mezzi corazzati contro i dimostranti, travolgendoli.
Il 9 ottobre, una manifestazione tenuta in maggioranza da copti, davanti alla sede della televisione di stato
Maspero, al Cairo, è stata interrotta con metodi estremi dalle forze di sicurezza, le quali hanno sostenuto
che gruppi di uomini armati in borghese erano responsabili di aver innescato la violenza. Ventotto persone,
in maggioranza manifestanti ma anche un soldato, sono state uccise e altre sono rimaste ferite, molte
colpite da munizioni o travolte ad alta velocità da soldati alla guida di mezzi corazzati. Lo Scaf ha disposto
un’inchiesta e, a seguito di ulteriori proteste e al ritorno dei manifestanti a piazza Tahrir, al Cairo, ha inviato
il fascicolo al pubblico ministero, il quale ha poi nominato un giudice inquirente incaricato di esaminare il
caso. Il processo a carico di tre soldati accusati dell’omicidio colposo dei 14 manifestanti davanti a Maspero
si è aperto a dicembre, prima che il giudice inquirente presentasse il proprio resoconto.
A novembre, le forze di sicurezza hanno impiegato gas lacrimogeni, fucili da caccia e munizioni contro i manifestanti in cinque giorni di scontri, vicino all’edificio del ministero dell’Interno, al Cairo, dopo che l’esercito
e le forze centrali di sicurezza avevano disperso a piazza Tahrir i dimostranti e le famiglie delle vittime della
“rivoluzione del 25 gennaio”. Circa 51 persone sono morte e più di 3000 sono rimaste ferite, mentre altre
sono state arrestate e dovevano rispondere di accuse come raduno illegale, attacco ai manifestanti con fucili
da caccia, blocco del traffico, distruzione di proprietà e aggressione a pubblici ufficiali.
A dicembre, la polizia militare e altre forze di sicurezza hanno fatto uso eccessivo e sproporzionato della
forza e sparato munizioni per disperdere i manifestanti vicino all’edificio del gabinetto ministeriale. Almeno
17 persone sono rimaste uccise, la maggior parte per ferite d’arma da fuoco, e un centinaio sono state
ferite o arrestate. Diverse donne hanno dichiarato di essere state brutalmente picchiate e minacciate di
aggressione sessuale, mentre erano in stato di arresto.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E ASSOCIAZIONE
Prima della caduta di Hosni Mubarak, le autorità hanno cercato di ostacolare i tentativi
dei manifestanti di organizzarsi, ordinando l’interruzione delle linee telefoniche e l’accesso a Internet. Su disposizione dello Scaf sono state imposte nuove restrizioni sui
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
613
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 614
RAPPORTO 2012
mezzi d’informazione; le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nelle sedi di canali televisivi e minacciato di mandare in carcere giornalisti e blogger. Lo Scaf ha inoltre intrapreso azioni contro Ngo per i diritti umani.
Il blogger Maikel Nabil Sanad è stato condannato a tre anni di carcere ad aprile, a seguito di un processo
iniquo davanti a un tribunale militare, per aver “insultato” lo Scaf, criticato il ricorso eccessivo da parte
di quest’ultimo alla forza contro i manifestanti a piazza Tahrir e per obiezione al servizio militare. Maikel
Nabil Sanad ha iniziato uno sciopero della fame ad agosto ed è rimasto in detenzione, nonostante, a ottobre, un tribunale militare d’appello avesse ordinato un nuovo processo a suo carico. È stato trasferito
in un ospedale psichiatrico su richiesta di un avvocato dopo un procedimento al quale né lui né i suoi
avvocati erano presenti. La sentenza nei suoi confronti è stata ridotta a due anni, in seguito a un nuovo
processo da parte di un tribunale militare. Considerato prigioniero di coscienza, a fine anno si trovava
ancora trattenuto e gli era negato l’accesso a cure mediche adeguate. Il 31 dicembre ha interrotto lo
sciopero della fame.
Le autorità hanno affermato che stavano esaminando la registrazione legale e il finanziamento di circa 37 organizzazioni per i diritti umani e che la pubblica accusa della suprema
sicurezza di stato stava considerando se incriminare formalmente per “tradimento” o “cospirazione” quelle che erano ritenute operare senza registrazione, aver ricevuto finanziamenti dall’estero senza il consenso delle autorità o essersi impegnate in attività politiche
“non autorizzate”. La banca centrale ha ordinato a tutti gli istituti di credito di fornire
dettagli delle transazioni finanziarie delle Ngo e dei singoli attivisti al ministero della Solidarietà e della giustizia sociale. A dicembre, le forze di sicurezza hanno fatto irruzione
in circa 17 sedi di Ngo per i diritti umani e confiscato computer e documenti.
DIRITTI DELLE DONNE
Le donne hanno continuato a subire discriminazioni nella legge e nella prassi ma hanno
comunque svolto un ruolo di primo piano nelle proteste, sia prima che dopo la caduta di
Hosni Mubarak. Alcune attiviste e giornaliste sono state vittime di abusi sessuali e di
altro tipo.
Tutte tranne una delle 18 donne detenute dopo che il 9 marzo l’esercito aveva sgomberato con la forza i
manifestanti da piazza Tahrir, al Cairo, sono state sottoposte a perquisizioni intime e sette di loro a “test
di verginità”, una forma di tortura, presso il carcere militare di Heikstep. Sono state inoltre minacciate di
accuse di prostituzione se ritenute “non vergini”. Tutte e 18 sono state inizialmente portate assieme ad
altri detenuti all’interno del Museo egizio, dove sono state ammanettate, percosse con bastoni e tubi di
gomma, sottoposte a scosse elettriche al torace e alle gambe e insultate dai soldati. L’11 marzo, 17 di
loro sono state portate davanti a un tribunale militare, benché fossero civili, e rilasciate due giorni dopo.
Molte sono state giudicate colpevoli di reati come condotta disdicevole e blocco del traffico e condannate
al carcere con sospensione della pena. A dicembre, un tribunale amministrativo ha stabilito che i suddetti
test erano illegali e ha ordinato ai militari di interromperli.
614
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 615
MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD
La giornalista Mona Eltahawy è stata arrestata e detenuta per 12 ore dalle forze di sicurezza, il 24 novembre, mentre proseguivano gli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti. La giornalista ha affermato
di essere stata aggredita sessualmente da funzionari di sicurezza e percossa, riportando fratture alla
mano sinistra e al braccio destro.
Lo Scaf ha posto fine al sistema delle quote previsto dalla legge elettorale, che in precedenza riservava alle donne 64 seggi parlamentari (il 12 per cento); al contrario, ha
stabilito che ogni partito politico includesse almeno una donna nelle proprie liste dei
candidati alle elezioni ma senza imporre che questa fosse ai primi posti della lista.
DISCRIMINAZIONE – COPTI
C’è stato un aumento della violenza tra le comunità dei musulmani e dei cristiani copti,
i quali hanno continuato a subire discriminazione, sentendosi inadeguatamente protetti
dalle autorità. Gli attacchi di matrice settaria contro i copti e le loro chiese, da parte
di presunti islamisti, sono parsi in aumento dopo che lo Scaf aveva assunto il potere;
e le uccisioni di copti alla manifestazione di ottobre a Maspero hanno esacerbato le
tensioni.
Scontri sono scoppiati a Imbaba, una zona operaia di Giza, il 7 maggio, quando presunti islamisti hanno
attaccato una chiesa, a quanto pare perché convinti che dentro fosse trattenuta contro la sua volontà una
donna convertitasi all’Islam. Quindici tra copti e musulmani sono rimasti uccisi e molti altri feriti. Le abitazioni e i negozi dei copti sono stati danneggiati e un’altra chiesa locale è stata bruciata. Secondo quanto
riferito, inizialmente l’esercito non è intervenuto ma in seguito ha aperto il fuoco, uccidendo diverse persone.
Molti abitanti di Imbaba, comprese persone ferite, sono stati arrestati; la maggior parte è stata rilasciata
il 26 maggio ma era ancora in corso il processo a carico di 48 persone, musulmani e copti, davanti a un
tribunale supremo (d’emergenza) per la sicurezza di stato, al Cairo.
IMPUNITÀ E ACCERTAMENTO DELLE RESPONSABILITÀ
Le autorità hanno perseguito alcuni dei presunti responsabili delle uccisioni di gennaio
e febbraio ma non hanno garantito la giustizia per i familiari delle vittime e per le persone
ferite durante la “rivoluzione del 25 gennaio”. Poliziotti e altri membri delle forze di sicurezza accusati o implicati nelle uccisioni o nei ferimenti dei manifestanti sono rimasti
in servizio o sono stati trasferiti in posizioni amministrative presso il ministero dell’Interno; secondo le notizie ricevute, molti hanno cercato di esercitare pressioni o di indurre
i familiari e i testimoni a ritirare le loro denunce. Elementi delle forze armate e della polizia hanno commesso impunemente violazioni dei diritti umani, comprese torture e uccisioni illegali.
Ad aprile, è iniziato il processo nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Habib Ibrahim El Adly e di altri sei
suoi ex assistenti, per accuse legate all’uccisione dei manifestanti. Il caso è stato unito a quello di Hosni
Mubarak e dei suoi due figli; tutti sono stati quindi processati ad agosto, con l’accusa di omicidio premeRapporto annuale 2012 - Amnesty International
615
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 616
RAPPORTO 2012
ditato e tentato omicidio. Il procedimento penale, le cui due prime udienze sono state trasmesse alla televisione nazionale, a fine anno era ancora in corso.
DIRITTO ALL’ALLOGGIO – SGOMBERI FORZATI
Migliaia di persone continuavano a vivere all’interno di insediamenti informali al Cairo e
in altre località ufficialmente definite come “zone insicure”, inadatte alla residenza a
causa di frane rocciose e altri pericoli. Gli abitanti erano anche a rischio di sgombero
forzato. L’esercito ha sgomberato con la forza i residenti da alcune di queste “zone insicure” e ha inoltre sgomberato occupanti non autorizzati, che cercavano riparo in edifici
pubblici vuoti; le persone sgomberate non sono state consultate né è stato dato loro un
preavviso ragionevole e spesso sono state lasciate senzatetto.
I governatorati hanno pianificato progetti ufficiali per reinsediare i residenti delle “zone
insicure”, in collaborazione con la Struttura per lo sviluppo degli insediamenti informali
(Informal Settlements Development Facility – Isdf), un fondo istituito nel 2008, ma gli
abitanti interessati non erano stati consultati né avevano avuto informazioni dettagliate
sui progetti. Il piano Cairo 2050 non è stato reso pubblico o presentato per una completa
consultazione con le comunità residenti negli insediamenti informali che saranno probabilmente le più colpite, sebbene ad agosto il ministero dell’Alloggio abbia affermato
che il piano non avrebbe causato sgomberi forzati.
Sulla scia della “rivoluzione del 25 gennaio”, c’è stato un brusco aumento di occupazioni
degli edifici governativi vuoti. Le autorità locali hanno risposto chiamando l’esercito e la
polizia antisommossa che hanno sgomberato con la forza gli occupanti, senza dare loro
un preavviso.
A Zerzara, una delle cosiddette “zone insicure” di Port Said, agli inizi di luglio l’esercito ha demolito le baracche
di oltre 200 famiglie, lasciando senzatetto 70 nuclei familiari. Le persone colpite hanno avuto soltanto un giorno
di preavviso e non sono state consultate. Molte delle famiglie rimaste senzatetto avevano donne come capofamiglia. Settimane prima, il governatorato locale aveva annunciato piani per fornire 3500 nuove unità abitative
ai residenti per giugno 2012, in parte attraverso la costruzione di edifici per ricollocare sul posto i residenti. Le
demolizioni hanno portato altre famiglie a temere di essere sgomberate con la forza, malgrado le lettere ufficiali
che promettevano un alloggio alternativo, nel momento in cui questo fosse stato disponibile.
A luglio, circa 200 famiglie sono state lasciate senzatetto dopo essere state sgomberate con la forza senza
preavviso da 20 edifici a Manshiyet Nasser, al Cairo, dove si erano insediate. Con l’aiuto del locale Comitato
popolare della comunità, creato dai giovani durante la rivolta, queste persone sono state reinsediate nella
remota Città 6 ottobre, a sud-ovest di Giza.
RIFUGIATI E MIGRANTI
Le forze di sicurezza hanno continuato a sparare a migranti stranieri, rifugiati e richie616
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 617
MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD
denti asilo che cercavano di attraversare il confine egiziano del Sinai per entrare in
Israele, uccidendo almeno 10 persone. Hanno inoltre ucciso 10 eritrei che cercavano di
entrare in Egitto dal Sudan. Molti altri sono stati uccisi dagli spari e feriti, alcuni in modo
grave, o arrestati e processati davanti a tribunali militari per “ingresso illegale” e poi
condannati a pene detentive. Almeno 83 tra rifugiati e richiedenti asilo sono stati espulsi
verso paesi dove rischiavano gravi violazioni dei diritti umani; molti di loro erano eritrei.
Oltre 100 tra rifugiati e richiedenti asilo a fine anno rimanevano a rischio di rimpatrio
forzato.
Secondo le notizie ricevute, trafficanti di esseri umani hanno sottoposto a estorsione,
stupro, tortura e hanno ucciso rifugiati, richiedenti asilo e migranti che attraversavano
la penisola del Sinai per entrare in Israele, oltre ad asportarne gli organi per venderli sul
mercato nero.
PENA DI MORTE
Sono state condannate alla pena capitale almeno 123 persone, comprese almeno 17 al
termine di processi iniqui davanti a tribunali militari. Almeno una persona è stata messa
a morte.
Mohamed Ahmed Hussein, giudicato colpevole dell’omicidio in un incidente stradale di fedeli cristiani
copti che uscivano dalla chiesa nell’Alto Egitto, il 6 gennaio 2010, è stato impiccato il 10 ottobre.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato l’Egitto da gennaio a marzo, a maggio
e giugno e da agosto a dicembre.
“We are not dirt”: Forced evictions in Egypt’s informal settlements (MDE 12/001/2011)
Human rights activists detained in Egypt (MDE 12/008/2011)
Egypt: Human rights agenda for change (MDE 12/015/2011)
Egypt: Constitution proposals faltering first step to reform (MDE 12/023/2011)
Egypt rises: Killings, detentions and torture in the “25 January Revolution” (MDE
12/027/2011)
Time for justice: Egypt’s corrosive system of detention (MDE 12/029/2011)
10 steps for human rights: Amnesty International’s human rights manifesto for Egypt
(MDE 12/046/2011)
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International
617
6_MEDIORIENTE & AFRICA DEL NORD_amnesty 2012 10/05/12 14.28 Pagina 618
RAPPORTO 2012
Women demand equality in shaping new Egypt (MDE 12/050/2011)
Broken promises: Egypt’s military rulers erode human rights (MDE 12/053/2011)
Arms transfers to the Middle East and North Africa: Lessons for an effective Arms Trade
Treaty (ACT 30/117/2011)
EMIRATI ARABI UNITI
EMIRATI ARABI UNITI
Capo di stato: sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan
Capo del governo:
sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 7,9 milioni
Aspettativa di vita: 76,5 anni
Mortalità infantile sotto i cinque anni: 7,4‰
Alfabetizzazione adulti: 90%
Cinque uomini sono stati detenuti arbitrariamente e in seguito condannati a pene detentive per aver espresso critiche nei confronti del governo e per aver invocato riforme;
sono stati rilasciati a seguito di un provvedimento di grazia presidenziale. Le autorità
hanno sostituito i consigli direttivi di quattro Ngo, che si erano unite per chiedere elezioni dirette. Le donne hanno continuato a essere discriminate nella legge e nella prassi.
I lavoratori migranti stranieri, in particolare le lavoratrici domestiche, non sono stati
adeguatamente tutelati contro lo sfruttamento e gli abusi da parte dei loro datori di lavoro. Il governo si è rifiutato di cooperare con gli organismi delle Nazioni Unite sui diritti
umani. Sono state comminate nuove condanne a morte e c’è stata almeno un’esecuzione.
CONTESTO
Il governo si è attivato per evitare eventuali proteste ispirate alle insurrezioni verificatesi
nella regione, impegnandosi ad assicurare “condizioni di vita dignitose” e annunciando
sostanziali aumenti delle pensioni per gli ex membri delle forze armate, oltre che sussidi
alimentari, tra cui riso e pane. A febbraio, il governo ha aumentato il numero delle persone aventi diritto di voto in previsione delle seconde elezioni nazionali, indette per eleggere 20 dei 40 seggi del consiglio nazionale federale; i rimanenti 20 seggi sono designati
con nomina diretta. A marzo, oltre 130 persone hanno sottoscritto una petizione indirizzata al presidente e al consiglio governativo, per chiedere libere elezioni a suffragio uni618
Rapporto annuale 2012 - Amnesty International