gioia delle palme - Custodia di Terra Santa

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gioia delle palme - Custodia di Terra Santa
G i o i a d e l l e pa l m e
frati della corda
aprile 2010
frati della corda
aprile 2010
Da l l a S a n ta S e d e
L’amore vede dove la ragione non vede più: catechesi del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
questa mattina, continuando la riflessione di mercoledì scorso, vorrei approfondire con voi altri
aspetti della dottrina di san Bonaventura da Bagnoregio. Egli è un eminente teologo, che merita di
essere messo accanto ad un altro grandissimo pensatore, suo contemporaneo, san Tommaso d’Aquino.
Entrambi hanno scrutato i misteri della Rivelazione, valorizzando le risorse della ragione umana, in
quel fecondo dialogo tra fede e ragione che caratterizza il Medioevo cristiano, facendone un’epoca di
grande vivacità intellettuale, oltre che di fede e di rinnovamento ecclesiale, spesso non sufficientemente
evidenziata. Altre analogie li accomunano: sia Bonaventura, francescano, sia Tommaso, domenicano,
appartenevano agli Ordini Mendicanti che, con la loro freschezza spirituale, come ho ricordato in precedenti catechesi, rinnovarono, nel secolo XIII, la Chiesa intera e attirarono tanti seguaci. Tutti e due
servirono la Chiesa con diligenza, con passione e con amore, al punto che furono invitati a partecipare
al Concilio Ecumenico di Lione nel 1274, lo stesso anno in cui morirono: Tommaso mentre si recava
a Lione, Bonaventura durante lo svolgimento del medesimo Concilio. Anche in piazza San Pietro le
statue dei due Santi sono parallele, collocate proprio all’inizio del colonnato partendo dalla facciata
della Basilica Vaticana: una nel braccio di sinistra e l’altra nel braccio di destra. Nonostante tutti questi
aspetti, possiamo cogliere nei due grandi Santi due diversi approcci alla ricerca filosofica e teologica,
che mostrano l’originalità e la profondità di pensiero dell’uno e dell’altro. Vorrei accennare ad alcune
di queste differenze.
Una prima differenza concerne il concetto di teologia. Ambedue i dottori si chiedono se la teologia
sia una scienza pratica o una scienza teorica, speculativa. San Tommaso riflette su due possibili risposte
contrastanti. La prima dice: la teologia è riflessione sulla fede e scopo della fede è che l’uomo diventi
buono, viva secondo la volontà di Dio. Quindi, lo scopo della teologia dovrebbe essere quello di guidare
sulla via giusta, buona; di conseguenza essa, in fondo, è una scienza pratica. L’altra posizione dice: la
teologia cerca di conoscere Dio. Noi siamo opera di Dio; Dio sta al di sopra del nostro fare. Dio opera
in noi l’agire giusto. Quindi si tratta sostanzialmente non del nostro fare, ma del conoscere Dio, non del
nostro operare. La conclusione di san Tommaso è: la teologia implica ambedue gli aspetti: è teorica,
cerca di conoscere Dio sempre di più, ed è pratica: cerca di orientare la nostra vita al bene. Ma c’è un
primato della conoscenza: dobbiamo soprattutto conoscere Dio, poi segue l’agire secondo Dio (Summa
Theologiæ Ia, q. 1, art. 4). Questo primato della conoscenza in confronto con la prassi è significativo
per l’orientamento fondamentale di san Tommaso.
La risposta di san Bonaventura è molto simile, ma gli accenti sono diversi. San Bonaventura conosce
gli stessi argomenti nell’una e nell’altra direzione, come san Tommaso, ma per rispondere alla domanda
se la teologia sia una scienza pratica o teorica, san Bonaventura fa una triplice distinzione - allarga,
quindi, l’alternativa tra teorico (primato della conoscenza) e pratico (primato della prassi), aggiungendo
un terzo atteggiamento, che chiama sapienziale e affermando che la sapienza abbraccia ambedue gli
aspetti. E poi continua: la sapienza cerca la contemplazione (come la più alta forma della conoscenza) e
ha come intenzione ut boni fiamus - che diventiamo buoni, soprattutto questo: divenire buoni (cfr Breviloquium, Prologus, 5). Poi aggiunge: La fede è nell’intelletto, in modo tale che provoca l’affetto. Ad
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esempio: conoscere che Cristo è morto per noi non rimane conoscenza, ma diventa necessariamente
affetto, amore (Prœmium in I Sent., q. 3).
Nella stessa linea si muove la sua difesa della teologia, cioè della riflessione razionale e metodica
della fede. San Bonaventura elenca alcuni argomenti contro il fare teologia, forse diffusi anche in una
parte dei frati francescani e presenti anche nel nostro tempo: la ragione svuoterebbe la fede, sarebbe un
atteggiamento violento nei confronti della parola di Dio, dobbiamo ascoltare e non analizzare la parola
di Dio (cfr Lettera di san Francesco d’Assisi a sant’Antonio di Padova). A questi argomenti contro
la teologia, che dimostrano i pericoli esistenti nella teologia stessa, il Santo risponde: è vero che c’è
un modo arrogante di fare teologia, una superbia della ragione, che si pone al di sopra della parola di
Dio. Ma la vera teologia, il lavoro razionale della vera e della buona teologia ha un’altra origine, non la
superbia della ragione. Chi ama vuol conoscere sempre meglio e sempre più l’amato; la vera teologia
non impegna la ragione e la sua ricerca motivata dalla superbia, sed propter amorem eius cui assentit
- motivata dall’amore di Colui, al quale ha dato il suo consenso (Prœmium in I Sent., q. 2), e vuol
meglio conoscere l’amato: questa è l’intenzione fondamentale della teologia. Per san Bonaventura è
quindi determinante alla fine il primato dell’amore.
Di conseguenza, san Tommaso e san Bonaventura definiscono in modo diverso la destinazione ultima
dell’uomo, la sua piena felicità: per san Tommaso il fine supremo, al quale si dirige il nostro desiderio
è: vedere Dio. In questo semplice atto del vedere Dio trovano soluzione tutti i problemi: siamo felici,
nient’altro è necessario.
Per san Bonaventura il destino ultimo dell’uomo è invece: amare Dio, l’incontrarsi ed unirsi del suo
e del nostro amore. Questa è per lui la definizione più adeguata della nostra felicità.
In tale linea, potremmo anche dire che la categoria più alta per san Tommaso è il vero, mentre per
san Bonaventura è il bene. Sarebbe sbagliato vedere in queste due risposte una contraddizione. Per
ambedue il vero è anche il bene, ed il bene è anche il vero; vedere Dio è amare ed amare è vedere. Si
tratta quindi di accenti diversi di una visione fondamentalmente comune. Ambedue gli accenti hanno
formato tradizioni diverse e spiritualità diverse e così hanno mostrato la fecondità della fede, una nella
diversità delle sue espressioni.
Ritorniamo a san Bonaventura. È evidente che l’accento specifico della sua teologia, del quale ho dato
solo un esempio, si spiega a partire dal carisma francescano: il Poverello di Assisi, al di là dei dibattiti
intellettuali del suo tempo, aveva mostrato con tutta la sua vita il primato dell’amore; era un’icona vivente e innamorata di Cristo e così ha reso presente, nel suo tempo, la figura del Signore - ha convinto i
suoi contemporanei non con le parole, ma con la sua vita. In tutte le opere di san Bonaventura, proprio
anche le opere scientifiche, di scuola, si vede e si trova questa ispirazione francescana; si nota, cioè, che
egli pensa partendo dall’incontro col Poverello d’Assisi. Ma per capire l’elaborazione concreta del tema
primato dell’amore, dobbiamo tenere presente ancora un’altra fonte: gli scritti del cosiddetto PseudoDionigi, un teologo siriaco del VI secolo, che si è nascosto sotto lo pseudonimo di Dionigi l’Areopagita,
accennando, con questo nome, ad una figura degli Atti degli Apostoli (cfr 17,34). Questo teologo aveva
creato una teologia liturgica e una teologia mistica, ed aveva ampiamente parlato dei diversi ordini degli
angeli. I suoi scritti furono tradotti in latino nel IX secolo; al tempo di san Bonaventura - siamo nel
XIII secolo - appariva una nuova tradizione, che provocò l’interesse del Santo e degli altri teologi del
suo secolo. Due cose attiravano in modo particolare l’attenzione di san Bonaventura:
1. Lo Pseudo-Dionigi parla di nove ordini degli angeli, i cui nomi aveva trovato nella Scrittura e poi
aveva sistemato a suo modo, dagli angeli semplici fino ai serafini. San Bonaventura interpreta questi
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ordini degli angeli come gradini nell’avvicinamento della creatura a Dio. Così essi possono rappresentare
il cammino umano, la salita verso la comunione con Dio. Per san Bonaventura non c’è alcun dubbio:
san Francesco d’Assisi apparteneva all’ordine serafico, al supremo ordine, al coro dei serafini, cioè: era
puro fuoco di amore. E così avrebbero dovuto essere i francescani. Ma san Bonaventura sapeva bene
che questo ultimo grado di avvicinamento a Dio non può essere inserito in un ordinamento giuridico,
ma è sempre un dono particolare di Dio. Per questo la struttura dell’Ordine francescano è più modesta,
più realista, ma deve, però, aiutare i membri ad avvicinarsi sempre più ad un’esistenza serafica di puro
amore. Mercoledì scorso ho parlato su questa sintesi tra realismo sobrio e radicalità evangelica nel
pensiero e nell’agire di san Bonaventura.
2. San Bonaventura, però, ha trovato negli scritti dello Preuso-Dionigi un altro elemento, per lui
ancora più importante. Mentre per sant’Agostino l’intellectus, il vedere con la ragione ed il cuore, è
l’ultima categoria della conoscenza, lo Pseudo-Dionigi fa ancora un altro passo: nella salita verso Dio
si può arrivare ad un punto in cui la ragione non vede più. Ma nella notte dell’intelletto l’amore vede
ancora - vede quanto rimane inaccessibile per la ragione. L’amore si estende oltre la ragione, vede di
più, entra più profondamente nel mistero di Dio. San Bonaventura fu affascinato da questa visione, che
s’incontrava con la sua spiritualità francescana. Proprio nella notte oscura della Croce appare tutta la
grandezza dell’amore divino; dove la ragione non vede più, vede l’amore. Le parole conclusive del suo
Itinerario della mente in Dio, ad una lettura superficiale, possono apparire come espressione esagerata
di una devozione senza contenuto; lette, invece, alla luce della teologia della Croce di san Bonaventura,
esse sono un’espressione limpida e realistica della spiritualità francescana: Se ora brami sapere come
ciò avvenga (cioè la salita verso Dio), interroga la grazia, non la dottrina; il desiderio, non l’intelletto;
il gemito della preghiera, non lo studio della lettera; ... non la luce, ma il fuoco che tutto infiamma e
trasporta in Dio (VII, 6). Tutto questo non è anti-intellettuale e non è anti-razionale: suppone il cammino
della ragione, ma lo trascende nell’amore del Cristo crocifisso. Con questa trasformazione della mistica
dello Pseudo-Dionigi, san Bonaventura si pone agli inizi di una grande corrente mistica, che ha molto
elevato e purificato la mente umana: è un vertice nella storia dello spirito umano.
Questa teologia della Croce, nata dall’incontro tra la teologia dello Pseudo-Dionigi e la spiritualità
francescana, non ci deve far dimenticare che san Bonaventura condivide con san Francesco d’Assisi
anche l’amore per il creato, la gioia per la bellezza della creazione di Dio. Cito su questo punto una
frase del primo capitolo dell’Itinerario: Colui... che non vede gli splendori innumerevoli delle creature,
è cieco; colui che non si sveglia per le tante voci, è sordo; colui che per tutte queste meraviglie non
loda Dio, è muto; colui che da tanti segni non si innalza al primo principio, è stolto (I, 15). Tutta la
creazione parla ad alta voce di Dio, del Dio buono e bello; del suo amore.
Tutta la nostra vita è quindi per san Bonaventura un itinerario, un pellegrinaggio - una salita verso
Dio. Ma con le nostre sole forze non possiamo salire verso l’altezza di Dio. Dio stesso deve aiutarci,
deve tirarci in alto. Perciò è necessaria la preghiera. La preghiera - così dice il Santo - è la madre e
l’origine della elevazione - sursum actio, azione che ci porta in alto - dice Bonaventura. Concludo perciò
con la preghiera, con la quale comincia il suo Itinerario: Preghiamo dunque e diciamo al Signore Dio
nostro: ‘Conducimi, Signore, nella tua via e io camminerò nella tua verità. Si rallegri il mio cuore nel
temere il tuo nome’ (I, 1).
Roma, piazza San Pietro; Udienza Generale, mercoledì 17 marzo 2010
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Il martirio dei cristiani d’Oriente nell’indifferenza generale:
Intervista di S.E. Mons Leonardo Sandri
I cristiani in Medio Oriente stanno subendo discriminazioni, con conseguenze anche sulla
ripresa sociale ed economica di quelle terre. La violenza nei confronti di chi crede nel Vangelo
mortifica l’azione pastorale della Chiesa e provoca condizioni di martirio. Tutto quanto avviene
nell’indifferenza generalizzata dell’Occidente. Non si possono lasciare i cristiani di quelle terre
soli e in balia del terrore e dei soprusi. La verità dei fatti deve essere riconosciuta e non taciuta.
È la denuncia rivolta dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali, all’opinione pubblica mondiale e ai responsabili delle nazioni in quest’intervista al
nostro giornale.
Nell’imminenza della Pasqua il pensiero torna alla Terra Santa e alle innumerevoli difficoltà e
speranze dei suoi abitanti. Per quali motivi?
La Pasqua ha la capacità di condurre i discepoli di Cristo, appartenenti alle diverse Chiese e comunità ecclesiali, senza alcuna distinzione, ma anche tanti cercatori di Dio, sulle orme storiche di Gesù
di Nazareth. Il cuore rivive le sue parole e i segni che egli ha compiuto, soprattutto la sua immolazione
sulla croce, e si rafforza la speranza nella sua risurrezione. Ci si sente spiritualmente a Gerusalemme.
Si avverte la decisiva importanza del carico di profezia, di consolazione e di contraddizione di cui è
portatrice quella santa Città. Si risveglia la responsabilità di condividere la missione insita nel suo stesso
nome di città della pace.
Nella recente lettera per la colletta pro Terra Sancta, la Congregazione ha lanciato un appello ai
vescovi di tutta la Chiesa perché sostenga quella comunità. Qual è il senso di questo appello?
La lettera che la Congregazione per le Chiese Orientali, ogni anno, in occasione della Quaresima invia
a tutti i vescovi cattolici esprime la coscienza che gli eventi e i luoghi della salvezza cristiana contengono
un mistero di vita e di pace, che è un patrimonio destinato alla Chiesa universale e all’umanità. Ma può
essere percepito solo grazie alla vitalità delle comunità cristiane operanti in quella Terra, le quali hanno
bisogno dell’aiuto spirituale e materiale di tutta la Chiesa. Esse sono chiamate a confermare l’annuncio
della morte e della risurrezione di Cristo, e a tenere viva l’attesa del suo ritorno glorioso, proprio da quei
luoghi singolari che la fede e la storia bimillenaria del cristianesimo ci hanno reso familiari.
C’è un giorno specifico in cui è chiesta la preghiera e la solidarietà materiale per i cristiani della
terra di Gesù?
I Pontefici hanno più volte e fortemente raccomandato la preghiera e la carità per la Terra Santa,
dando al riguardo disposizioni ufficiali. Per attestare l’importanza di tale intenzione hanno scelto il
Venerdì Santo, la cui portata simbolica è ben comprensibile: è il giorno del silenzio di Dio, che assicura
il suo amore misericordioso e indefettibile per la Chiesa e l’umanità. In quel giorno i cristiani di Terra
Santa, partecipi anche oggi del martirio del loro Signore e delle sofferenze conosciute dalla Chiesa in
tutta la sua storia, sono nel cuore del Papa che, insieme a tutti i cattolici, li affida al cuore trafitto del
Crocifisso. Evidentemente, la colletta materiale, che è necessaria all’azione pastorale, educativa e sociale
della comunità cattolica può avvenire nelle occasioni e nei momenti più opportuni a livello locale. Ma
è un sostegno che non deve mancare: le opere ecclesiali sono di rilevante portata e ne beneficiano tutti
gli abitanti di Terra Santa. Le Chiese del mondo intero continuano a dare prova della loro generosità.
Desidero ringraziarle, ricordando a ciascuna la riconoscenza espressa costantemente dal Pontefice a
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nome delle stesse Chiese Orientali cattoliche. Il mio grazie si estende ai sacerdoti e ai seminaristi, ai
quali vorrei affidare a motivo dell’Anno sacerdotale in corso un sensibile impegno a favore dei seminari
e delle istituzioni formative alla vita consacrata.
A chi è destinata concretamente la colletta pro Terra Sancta?
All’intera comunità cattolica, secondo norme stabilite dalla Santa Sede. L’animazione dell’iniziativa
e il suo coordinamento sono affidati alla Congregazione per le Chiese Orientali, la quale per mandato
del Papa si impegna affinché la carità della Chiesa universale giunga in modo ordinato, equo e sicuro
a tutti. Intendo parlare della Custodia francescana di Terra Santa, ivi operante con circa trecento frati;
della diocesi patriarcale di Gerusalemme dei Latini, della Chiesa melchita, che è tra le più numerose,
delle altre Chiese Orientali cattoliche presenti, anche se talora modeste numericamente, e animate da
sincero spirito ecumenico e interreligioso per edificare la pace e l’unità anticipate dal Signore sulla
croce, delle innumerevoli e benemerite famiglie religiose maschili e femminili. La Terra Santa in senso
ecclesiale comprende oltre a Israele e Palestina, la Giordania, raggiunge la Siria, il Libano, l’Egitto, le
isole di Cipro e di Rodi. Ma il pensiero va anche all’Iraq, dove si trova l’antica Ur, che Abramo lasciò
obbedendo al comando di Dio. Sono Paesi che rivestono un ruolo del tutto speciale per l’area circostante,
oltre che per la comunità cristiana mondiale.
Lei ha parlato di martirio riferendosi alla situazione dei cristiani di Terra Santa. Può dirci una
parola sulle loro sofferenze?
L’evangelica immagine del seme che muore per portare frutto esalta il sacrificio di Cristo e descrive
la costante condizione di quanti egli ha chiamato a seguirlo portando la croce. Dobbiamo riconoscere con
dolore e denunciare con la mite forza del Vangelo le discriminazioni che in Medio Oriente subiscono i
cristiani. Esse hanno conosciuto livelli di massima preoccupazione, specie in Iraq. Penso a un sacerdote
siro-cattolico di Mossul, che recentemente ha perso il padre e due fratelli in uno stesso atto di violenza.
Il 24 marzo di ogni anno la Chiesa prega per i missionari martiri del nostro tempo. È una intenzione
che condividiamo ben volentieri. Ma sono veramente innumerevoli più in generale i martiri cristiani,
cattolici e fratelli e sorelle di altre Chiese cristiane, che diventano missionari autentici di Cristo con la
loro fedeltà al battesimo fino alla suprema testimonianza. Con il loro sacrificio, con il sangue versato,
anticipano il canto escatologico dell’unità dei cristiani che si compirà attorno all’Agnello immolato e
glorificato. Siamo tornati alla multitudo ingens, attestata dall’Apocalisse e ripresa dall’antica liturgia
per inneggiare ai martiri che fecondarono col loro sangue gli inizi del cristianesimo a Roma. Tanti
Paesi del mondo, soprattutto dell’Occidente, che è cristiano almeno storicamente, sembrano assistere
alla loro immolazione in una tristissima indifferenza.
Quali le conseguenze?
Le vittime innocenti, prima di tutto. Poi la condizione di insicurezza. E il blocco di ogni tentativo
di ripresa sociale ed economica per una vasta area, che priva soprattutto le giovani generazioni del presente e del futuro. L’instabilità si diffonde in strati sempre più ampi, poiché si riflette sulla consistente
diaspora orientale in ogni continente. La violenza mortifica l’azione pastorale della Chiesa, l’impegno
nelle numerose scuole, nei centri di assistenza sanitaria e caritativa, aperti sempre alla popolazione di
altre religioni. Tutto si riassume nel flusso inarrestabile di emigranti che dall’Oriente vanno in ogni
parte del mondo. Ciò colpisce fortemente le più antiche Chiese, che rischiano di estinguersi là dove sono
nate. È una tremenda ingiustizia verso l’Oriente che vede vanificarsi un’essenziale componente della sua
identità multireligiosa. È da temere che saranno sia l’Oriente sia la comunità internazionale a fare i conti
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con la storia se perderanno quella garanzia di speranza e di pace che accompagna la presenza cristiana.
Se essa svanisce, si favorisce il pericolo sempre latente dell’integralismo religioso, con possibili derive
violente e persino terroristiche.
E quali potrebbero essere i rimedi?
Dopo i tristi eventi che ho ricordato, dal Libano è partita una campagna di preghiera e di sensibilizzazione pubblica per la pace e la giustizia, animata dal nuovo Patriarca siro-cattolico, alla quale
hanno subito aderito il rappresentante pontificio e i capi delle Chiese cristiane. Sono lieto che il Libano
confermi la vocazione che Giovanni Paolo ii e Benedetto xvi gli hanno riconosciuto, quella di essere
un messaggio di convivenza antica e nuova tra cittadini di diverse religioni. Accompagno con fervido
incoraggiamento ogni tentativo in questa direzione. L’opinione pubblica e i responsabili delle nazioni
del mondo, persi talora in problemi molto più secondari, dovranno richiamare a tutti, sulla verità dei
fatti, l’urgenza del rispetto dei diritti fondamentali, e tra questi quello di una reale libertà religiosa. Essa
è come la cartina di tornasole di ogni altra libertà, perché difende l’intimo della persona, la coscienza,
dalla quale scaturisce l’irrinunciabile riferimento a Dio. Le Chiese cristiane del mondo animate da sensibilità ecumenica e interreligiosa dovranno fare la loro parte nella denuncia e nella solidarietà perché
il più possibile i cristiani rimangano in Oriente, come è loro diritto e dovere, ma anche accogliendoli
quando sono proprio costretti a cercare un’altra patria.
Quale apporto potrà offrire lo speciale Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si svolgerà a
Roma dal 10 al 24 ottobre prossimi?
Il Pontefice lo ha annunciato ai patriarchi e arcivescovi maggiori cattolici nello storico incontro a
Castel Gandolfo del 19 settembre scorso. È la prima assemblea che coinvolge direttamente la realtà
mediorientale e potrà essere nel suo insieme un’alta parola di pace in nome di Cristo. Non sarebbe un
regalo straordinario per i popoli della terra sapere che, anche grazie all’iniziativa sinodale, la comunità
delle nazioni intende riaffermare la volontà di elaborare un reale piano di pace e intende seguirlo con
tenacia e determinazione per assicurarla finalmente a tutti? Non sarà senz’altro disattesa l’opportunità
di pace che offrirà il Sinodo delle Chiese orientali e latine già vivacemente impegnate nella sua preparazione sulla base dei Lineamenta, un documento puntuale, elaborato sotto il coordinamento della
segreteria generale del Sinodo dei vescovi, che tocca gli aspetti fondamentali della vita dei cristiani
mediorientali. È crescente l’interesse da parte dell’intera comunità cattolica. Sono certo che riuscirà a
sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul problema migratorio, ad esempio, per ribadire l’assoluta
urgenza di una stabile pace su basi di diritto riconosciute a livello internazionale e che a tutti, anche
ai cristiani, offrano garanzie essenziali ma sufficienti a una dignitosa permanenza in Oriente. Il titolo
scelto dal Papa costituisce, tuttavia, il vero obiettivo sinodale: comunione e testimonianza. Sono doni
anch’essi che vengono da Dio. Vanno chiesti con la preghiera insistente. E accolti col proposito sincero
dei singoli cristiani. Comunione e testimonianza nascono nel cuore di ogni battezzato coerente e poi
si espandono irresistibilmente alla comunità ecclesiale, a quella delle religioni e a tutte le nazioni. È
questo il mio augurio pasquale per i cristiani d’Oriente, soprattutto per quelli che sono nella prova. A
loro nome ringrazio Benedetto xvi per il dono del prossimo Sinodo. Da esso trarranno forza e conforto
per le loro tribolazioni, che sembrano interminabili, ma possono costituire il terreno buono dove il seme
della fede cristiana patisce e muore per portare molto frutto.
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Domenica delle Palme a San Pietro:
nell'Omelia della messa, il pensiero del Santo Padre per la Terra santa
Il nostro pellegrinaggio alla sequela di Cristo non va verso una città terrena, ma verso la nuova
Città di Dio che cresce in mezzo a questo mondo. Il pellegrinaggio verso la Gerusalemme terrestre,
tuttavia, può essere proprio anche per noi cristiani un elemento utile per tale viaggio più grande. Io
stesso ho collegato al mio pellegrinaggio in Terra Santa dello scorso anno tre significati. Anzitutto
avevo pensato che a noi può capitare in tale occasione ciò che san Giovanni dice all’inizio della sua
Prima Lettera: quello che abbiamo udito, lo possiamo, in certo qual modo, vedere e toccare con le
nostre mani (cfr. 1Gv 1,1). La fede in Gesù Cristo non è un’invenzione leggendaria. Essa si fonda su di
una storia veramente accaduta.
Questa storia noi la possiamo, per così dire, contemplare e toccare. È commovente trovarsi a Nazareth
nel luogo dove l’Angelo apparve a Maria e le trasmise il compito di diventare la Madre del Redentore.
È commovente essere a Betlemme nel luogo dove il Verbo, fattosi carne, è venuto ad abitare fra noi;
mettere il piede sul terreno santo in cui Dio ha voluto farsi uomo e bambino. È commovente salire la
scala verso il Calvario fino al luogo in cui Gesù è morto per noi sulla Croce. E stare infine davanti al
Sepolcro vuoto; pregare là dove la sua santa salma riposò e dove il terzo giorno avvenne la risurrezione.
Seguire le vie esteriori di Gesù deve aiutarci a camminare più gioiosamente e con una nuova certezza
sulla via interiore che Egli ci ha indicato e che è Lui stesso.
Quando andiamo in Terra Santa come pellegrini, vi andiamo però anche - e questo è il secondo aspetto
- come messaggeri della pace, con la preghiera per la pace; con l’invito a tutti di fare in quel luogo, che
porta nel nome la parola pace, tutto il possibile affinché esso diventi veramente un luogo di pace.
Così questo pellegrinaggio è al tempo stesso - come terzo aspetto - un incoraggiamento per i cristiani
a rimanere nel Paese delle loro origini e ad impegnarsi intensamente in esso per la pace.
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D a l l ’ Ass e m b l e a d e g l i O r d i n a r i
d i T e r r a S a n ta
Messaggio ai Cristiani dell’ Iraq
11 mars 2010
Béatitude Eminentissime,
Excellences,
À l’issue de notre réunion plénière du 8-10 mars 2010, qui a eu lieu sur le mont des Béatitudes à la
présence de Son Excellence le Nonce Apostolique, Nous, Ordinaires Catholiques de Terre Sainte, nous
voulons exprimer notre proximité fraternelle aux chères églises d’Irak, Pasteurs et fidèles, sans distinction, pendant ces temps d’épreuves. Cueillant le message du lieu saint qui nous accueille et en pensant à
vous, les paroles de Jésus qui attirent davantage notre attention sont : Heureux les affligés, car ils seront
consolés… Heureux les persécutés pour la justice, car le Royaume des cieux est à eux, accompagnées
de l’autre béatitude complémentaire, Heureux les constructeurs de paix (Mt 5, 5.10.9)
Nos fidèles de Jordanie, de Palestine et d’Israël pensent à vous, souffrent avec vous et prient pour
vous. Vos frères, les chrétiens de Terre Sainte, unissent leurs voix pour crier Ça suffit ! et élèvent leurs
intercessions pour dire Seigneur, prend pitié ! La campagne de solidarité avec les chrétiens d’Irak et
spécialement de Mossoul et de toute la région de Ninive lancée par Télélumière, Nour-Sat, le Web
Abouna.com, le Web LPJ.org et d’autres Media sera aussi la nôtre.
Avec le prophète Jonas, nous nous tournons vers le Dieu bienveillant et compatissant, patient et
d’une immense bonté, toujours prêt à revenir sur ses menaces (Jn 4,2) pour implorer :
• de faire surgir de nouveaux sentiments et de nouvelles dispositions à la conversion tous ceux qui
habitent Mossoul, l’ancienne Ninive, et se convaincre que notre Dieu est un Dieu d’amour et non
de haine ;
• d’entretenir en nos frères chrétiens de Mossoul, insultés, persécutés et tués, l’attitude chrétienne
courageuse qui les caractérisent. Père, pardonne leur, ils ne savent pas ce qu’ils font (Lc
23,34) ;
• que nos frères chrétiens de la région de Ninive endurent leurs épreuves avec patience, sûrs que
les forces du mal ne prévaudront pas, tandis que la force de l’amour est éternelle et qu’après le
Calvaire de la croix il y a toujours la rédemption libératrice et l’aube de la résurrection.
+ Fouad Twal
Patriarche de Jérusalem des Latins - Président A.O.C.T.S.
+ Elias Chacour
Archevêque Grec Melkite Catholique de Akka - Vice-président A.O.C.T.S.
+ Michel Sabbah
Patriarche émérite de Jérusalem des Latins
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+ Pierre Muallem
Archevêque Grec Melkite Catholique émérite de Akka
+ Yaser Al-Ayyash
Archevêque Grec Melkite Catholique de Petra et Philadelphia
+ Paul Sayyah
Archevêque Maronite de Haifa et de Terre Sainte
Exarque Patriarcal Maronite de Jérusalem, des Territoires Palestiniens et de Jordanie
+ Yousef J. Zerey
Vicaire Patriarcal Grec Melkite Catholique de Jérusalem
+ Pierre Melki
Exarque Patriarcal Syro Catholique de Jérusalem, de Terre Sainte et de Jordanie
+ Sélim Sayegh
Vicaire Patriarcal Latin pour la Jordanie
+ Giacinto-Boulos Marcuzzo
Vicaire Patriarcal Latin pour Israël
+ Kamal
Bathish
Evêque Auxiliaire émérite du Patriarcat Latin
Mgr Rafael Minassian
Exarque Patriarcal Arménien Catholique de Jérusalem
P. Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode de Terre Sainte
P. Paul Colin
Vicaire Patriarcal pour les Chaldéens
P. David Neuhaus s.j.
Vicaire Patriarcal pour la communauté d’expression hébraïque
P. Pietro Felet scj
Secrétaire général
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Dalla Curia Custodiale
Dal Discretorio del 29 marzo – Gerusalemme/San Salvatore
È stato ammesso al diaconato:
• fra Roger Saad
Sono stati ammessi al presbiterato:
• fra Fadi Azar
• fra Badie Elias
• fra Oscar M. Marzo
• fra Carlos Molina
• fra Agustín Pelayo.
Vacanze
Gerusalemme, giovedì 18 marzo 2010
Prot. B-0114/10
A tutti i Frati della Custodia di Terra Santa
Loro Sedi
----------------------------Carissimi Confratelli,
un po’ in anticipo rispetto al solito, ma tenendo conto degli importanti appuntamenti che ci attendono,
vengo a parlarvi e a ricordare alcune attenzioni circa le Vacanze.
1. Chi ha diritto al periodo di vacanza, annuale o biennale, secondo quanto prescritto dagli
Statuti Speciali della Custodia (SSSS, cap. XI, art. 1-2), deve chiederne l’obbedienza in Segreteria custodiale;
2. I frati che vivono in Israele devono rivolgersi poi all’Economo custodiale, l’unico abilitato alla
prenotazione e all’acquisto del biglietto aereo, presentando l’obbedienza firmata dal Padre
Custode;
3. La programmazione del proprio periodo di vacanza deve essere concordato con il proprio
Guardiano o Superiore e compatibile all’impegno che tutti dobbiamo alla celebrazione del
Capitolo custodiale. Non si va in vacanza nei giorni del Capitolo, quindi dal 5 al 15 luglio.
Mi è anche doveroso ricordare che per vacanze si intende il recarsi in un luogo specifico (famiglia,
altro convento, amici, parenti); non è previsto ne prevedibile un tour turistico in più Paesi (cfr. SSSS,
cap. XI, art. 4).
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A tutti, nel ringraziarvi della collaborazione, un sincero augurio di buona fine Quaresima.
Pace e Bene
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Auguri a Mons. William Shomali, nuovo vescovo ausiliare per Gerusalemme
Jérusalem, mercredi 31 mars 2010
Prot. B-0132/10
Son Excellence
Mgr. William Shomali
Patriarcat Latin
Jérusalem
----------------------------Bien cher Père William et Monseigneur Shomali,
C’est avec une grande joie que nous apprenons que le Saint Père vous a élevé à la dignité épiscopale.
Cette joie nous la partageons avec le diocèse et nous la ressentons pour le diocèse.
Dans les différentes fonctions que vous avez déjà remplies au service de l’Église de Terre Sainte,
que ce soit notamment comme expert pour la catéchèse ou comme recteur du Séminaire, vous avez
toujours montré le même souci pastoral de partager votre conviction : la suite du Christ est une vocation
au bonheur, un bonheur à recevoir, un bonheur à partager.
Et, cette année, dans vos méditations de carême, vous vous exclamiez Comme l’amour du Seigneur
est merveilleux ! Pourquoi avons-nous peur de nous jeter dans ses bras?
Alors permettez-nous, Monseigneur, au nom de toute la Custodie de Terre Sainte de vous souhaiter
beaucoup de bonheur dans cette nouvelle étape de votre service à l’Église locale qui a plus que jamais
besoin de témoin de la confiance en Dieu.
Fraternellement,
frère Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode de Terre Sainte
frère Stéphane Milovitch ofm
Secrétaire de Terre Sainte
Agenda
M a r zo
1-3. Roma: incontri istituzionali
4. San Salvatore: Discretorio; funerale fra Ludovico Reali
5. Università di Betlemme: conferenza Christians and the Holy Land
6. Santo Sepolcro: 3a domenica di Quaresima
8. Sebastia: visita ai progetti ATS
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8-10. Gerusalemme: AOCTS
12. Betlemme: incontro con il noviziato
13. Santo Sepolcro: 4a domenica di Quaresima
15. Cipro: preparazione della visita del Santo Padre
16. Università ebraica di Gerusalemme: conferenza sui Cristiani e la questione i Luoghi santi
19. Nazareth: San Giuseppe
22. Abbazia della Dormizione: Solennità di San Benedetto
23-24. Napoli: visita fraterna
25-27. Roma: visita fraterna
28. Gerusalemme: Domenica delle Palme
29. San Salvatore: Discretorio
31. Gerusalemme: auguri pasquali al Patriarca e al Nunzio
Aprile
1-4. Gerusalemme: Triduo sacro
5. Emmaus: Lunedì dell’Angelo
6-8. Gerusalemme: auguri pasquali degli e agli Orientali
10. Santo Sepolcro: solenne ingresso del Sabato in albis
13. Università ebraica: conferenza sui Cristiani e Francescani in Gerusalemme oggi
14. Monte Tabor: visita alla comunità
17. Getsemani, Dominus flevit et Betfage: visita alle comunità
20. Ain Karem, visitazione: visita alle comunità
22. San Salvatore: Discretorio
24. Santo Sepolcro: visita alla comunità
27. Nazareth: visita alla comunità
29. Ain Karem, San Giovanni e San Giovanni al Deserto: visita alle comunità
Maggio
1. Betlemme: conferenza alle scuole di Terra Santa
6-7. Santo Sepolcro: Santa Croce
16-19. Roma: Incontro dei Presidenti delle Conferenze OFM
23. Gerusalemme: Pentecoste
27. San Salvatore: Discretorio
31. Ain Karem: Visitazione
Giugno
4-7. Cipro: Visita del Santo Padre
13. Gerusalemme: Sant’Antonio
24. Ain Karem: San Giovanni
29. San Salvatore: Ordinazioni
Lu g l i o
4. Getsemani: Preziosissimo Sangue
5-15. San Salvatore: Capitolo custodiale
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Sorella Morte
Fra Ludovico Reali nel ricordo di un suo novizio
Tel Aviv 31 ottobre 1963: Ci aspettava all’uscita dell’aeroporto, insieme a fra Luigi Florio e P. Patrick.
Eravamo sei studenti sui 18 anni, con destinazione Ain Karem, la patria di Giovanni il Battista, per
iniziare il Noviziato. Si scherzava e si rideva in mezzo a una folla di passeggeri provenienti da mezzo
mondo. Vestiti da miserabili, con pantaloni da zompa fuossi, giacchette con tasche scucite, camicie
senza bottoni, scarpe da campagna coperte di fango. Tutti ci guardavano con una certa compassione. Ci
credevano destinati a qualche kibbutz di frontiera, per difendere la terra dei nostri padri. Ci aspettava
invece un anno di addestramento più terribile di quello militare. La vita di convento manteneva ancora
la sua ferrea struttura disciplinare, la sua chiusura al mondo, la sua clausura.
Qui non siete venuti per pazzià, giovanotti, ci disse il Maestro il primo giorno di vita conventuale.
Era un ciociaro, di Ferentino, e cercò di metterci in carreggiata fin dal primo momento. Si chiamava P.
Ludovico Reali. Partimmo in sei, e a fine noviziato già ne mancavano due all’appello e altri seguiranno
il loro esempio. La nostra corvée giornaliera: pulizia delle celle, dei corridoi, delle scale, dei gabinetti;
aiuto in cucina. Il Maestro era sempre in prima linea: si adattava a qualsiasi tipo di lavoro. Io mi offrii
volontario a pulire il porcile e il pollaio, agli ordini di fra Atanasio, un fratello laico ceco, costretto a
scappare dalla sua terra, in mano ai comunisti. Di lui diceva il Maestro: È un frate esemplare. Imitatelo.
Un altro fratello laico, di nome Carmine o Carminuccio, come era comunemente soprannominato da
noi, ci insegnava alcuni mestieri utili al nostro domani. Fu il primo novizio che il Maestro accompagnò
fino a Nazareth, e poi al porto di Haifa, per l’imbarco immediato. La stessa sorte toccò poco dopo a
Antoine Boubajian, un armeno di Betlemme. Si fingeva ammalato quando si trattava di lavorare.
Il padre Reali per vari anni era stato Amministratore dei beni di Terra Santa in Egitto. Lo rimproveravano per le decisioni arbitrarie che prendeva, senza consultare il Consiglio di Amministrazione. Sua
fu l’iniziativa di costruire negozi lungo i muri esterni del convento del Muski, dove era Guardiano, per
poi affittarli. E con il ricavato degli affitti, il convento poteva mantenersi senza chiedere sussidi all’ABTS.
Al centro del convento del Muski c’era un giardino, o un chiostro: ne fece un circolo parrocchiale, che
è ancora in funzione. Su un terreno incolto e pietroso del vasto giardino del convento di San Giovanni
in Montana, sede del noviziato, fece costruire un campetto sportivo per volley-ball. Per le sue iniziative fu soprannominato il custodino. Per commuoverlo bastava accennargli l’Egitto. Eppure, dopo aver
terminato il mandato di Maestro di novizi, non volle più tornarci. Ricordo come il Rev.mo Custode P.
Lino Cappiello spesso veniva a trovarlo e consultarlo. Lo sapevamo dalla presenza poco discreta di fra
Guido, suo autista e accompagnatore.
Abituato a vivere in città cosmopolite, come il Cairo o Alessandria, il nostro Maestro intratteneva
buoni rapporti con tutti, sia con arabi sia con ebrei. Sia con diplomatici, sia con uomini d’affari. Parlava il dialetto egiziano, con espressioni poetiche prese dalle canzoni più celebri di Um Kalzum o di
Abdel-Halim. Il P. Reali spesso si assentava; si sapeva che andava a confessare le Suore Francescane del CIM,
o le Clarisse nella Gerusalemme ebraica. Un giorno fra Giuseppe, il sagrestano, venne a chiamarlo
durante una conferenza, dicendogli che un gruppo desiderava la spiegazione del Santuario in lingua ebraica. Poi ci spiegò che da tempo frequentava un ulpan, dove si insegnava ebraico agli adulti.
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Attraverso le sue amicizie, riuscì ad ottenere dalla Forestale Israeliana diecimila piantine di pini marittimi, che piantammo nella tenuta agricola della Custodia, chiamata Deserto di San Giovanni.
Era la meta preferita di P. Reali. Vi si recava spesso, da solo o con noi, e rimaneva ore e ore a leggere
e a meditare. Non portava con sé nessun cibo, e si accontentava di qualche tazza di tè che gli preparava
la bisbetica custode della tenuta. Dal kibbutz vicino fece collegare la corrente elettrica. Per noi era la
libera uscita della domenica pomeriggio. Era un luogo straordinariamente incantevole, tranquillo, con
una sorgente d’acqua, una fontana, dei sedili di pietra. Il pendio era a terrazze, il terreno molto pietroso.
Per piantare i pini, si facevano buche e, dopo aver tolti i sassi, si riempivano di terra rossa.
A Ain Karem come cristiani erano rimasti Ramzi e la sua famiglia, Pauline e un’altra zia del P.
Alberto Rock. Questa era la parrocchia del P. Ludovico Reali. A questi fedeli spesso si aggiungevano
studenti di medicina della vicina Hadash, ospiti della Casanova. Per le feste non mancavano ebreocristiani, provenienti dal Belgio. La Messa era tutta in canto gregoriano, compreso il credo, sotto la
direzione di fra Luigi Florio.
Nel mese di dicembre fu ucciso un giovane svizzero, studente di ebraico. Si era troppo avvicinato
al confine e un soldato giordano gli sparò addosso. Era cattolico, e il consolato svizzero chiese al P.
Reali di interessarsi delle pratiche religiose per la sepoltura. Lo seppellimmo per terra, vicino all’unico
cipresso rimasto nel cimitero di Terra Santa di Ain Karem. Dopo due giorni vennero i suoi genitori:
lo togliemmo dalla cassa ed essi se lo portarono via nottetempo. Il P. Reali rimase accanto ai genitori
fino alla loro partenza per la Svizzera.
Tra le altre cose che si raccontavano sembra che fosse anche un libero investigatore, e lavorasse
per uno Stato non ben identificato. Per qualche mese fu accettato in convento un tipo chiamato Huns.
Rifugiato politico o ex-ufficiale delle SS in missione? Non usciva mai dalla sua cella, se non a notte
fonda, avviandosi verso il campo di gioco, dove si trovava una porticina che immetteva su una strada
secondaria del villaggio. Stavano per sequestrarlo, trovarono al suo posto un ex novizio chiamato Munir,
egiziano, sposato con una ebrea marocchina: abitavano a una decina di metri dal portone principale
del convento. Fu rilasciato purché collaborasse. Fu preso al varco di frontiera tra Israele e Giordania,
mentre commerciava stoffa dentro cui nascondeva droga o armi, servendosi della macchina diplomatica
del P. Patrick con targa del Vaticano, che poi fu cambiata con quella americana. Su questa storia non ci
disse mai la verità. Anzi ci ordinò il massimo silenzio.
Nell’Epifania del 1964 venne in Terra Santa il Papa Paolo VI. Il P. Reali era incaricato di tenere
a bada lo stuolo di giornalisti che seguivano il viaggio del Papa. Era il portavoce della Custodia per
quanto riguardava la Galilea. A Nazareth, fu allestito il Centro Informazione Custodia di Terra Santa.
Per preparare tutto il materiale storico sulla Custodia e i santuari della Galilea lavorò una decina di
giorni, insieme ad altri collaboratori. Un impegno gravoso allora, se si pensa che bisognava preparare
il materiale nelle varie lingue, batterlo a macchina, ciclostilarlo; non si disponeva della tecnologia che
accompagna oggi il giornalista, in qualsiasi parte del mondo si trova. Noi novizi fummo inviati al monte
Tabor per salutare il Papa. In attesa del suo arrivo, i giornalisti erano già al lavoro: seduti per terra nella
pineta, battevano a macchina gli articoli da trasmettere alla direzione dei loro giornali.
Al Papa era sempre accanto il Custode, P. Lino Cappiello e, dietro lui, il P. Reali, con una borsetta
sotto il braccio, da dove tirava fuori le dispense secondo le richieste. Nel preparare il programma, pensò
a tutti coloro che volevano vedere il Papa. Alle Clarisse di Gerusalemme ottenne il permesso uscire dalla
Clausura e incontrare il Papa a Nazareth. Un’occasione per visitare i principali santuari della Galilea.
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Il P. Reali era di natura battagliera, focoso, soprattutto nel difendere i diritti della Terra Santa. Durante la visita del Papa a Nazareth, un giornalista francese avrebbe detto: questi francescani li trovi
dappertutto! Li hai sempre tra i piedi… P. Reali, senza proferire parola gli regalò il dossier preparato
dalla commissione. Il giornalista lo lesse e gli chiese scusa per poter avere subito un’intervista.
Rimase in giro altri giorni, prima di tornare alla dura realtà della sua obbedienza di Maestro di novizi.
Fin dalla prima conferenza che ci tenne, era chiara l’idea che si era fatta di noi: ci mancavano le basi.
Quelle di una solida formazione umana. I collegi serafici andavano soppressi perché non formavano i
ragazzi. Bisognava trovare altri sistemi. Era chiara la sfida che lanciava a Roma dove si era costruito
un grande collegio serafico proprio quando questo sistema era entrato in crisi. Il direttore del collegio
di Roma, P. Pancrazio, diede le sue dimissioni e si ritirò a Palermo, mentre il P. Reali continuò per un
altro anno e poi partì per Milano.
Aveva sempre un rimorso, per aver accettato una mansione così delicata e impegnativa come quella
di Maestro dei novizi. Dai suoi rapporti, dai suoi giudizi, dipendeva il nostro avvenire, se avevamo o
meno la stoffa per essere religiosi. Ricordo la sua stanza piena di libri di psicologia, pedagogia, sociologia, ecc. Cercava di aggiornarsi, per quanto il tempo libero glielo permettesse. Lo stesso fece riguardo
alla conoscenza del francescanesimo, la sua storia, la sua spiritualità. Un’altra lacuna che egli stesso
accusava. Certi soggetti, come lo studio della Regola, le Costituzioni, l’agiografia dei santi francescani,
un volta terminato il noviziato, erano lentamente dimenticati. Cercò di aggiornarsi anche in questo
campo, procurandosi i migliori libri che poi lasciò nella biblioteca del Noviziato. Lo aiutò inoltre la
continua richiesta da parte delle religiose di tener loro conferenze, ritiri, aggiornamenti biblici. E quindi
la necessità di essere preparato.
Era un appassionato delle lettere di San Paolo che citava in ogni circostanza. Ma ancor più era un
profondo conoscitore della Bibbia, dei Vangeli, studiati, letti e meditati nel loro contesto storico e geografico. Nei primi tempi del nostro Noviziato approfittava di quei pomeriggi primaverili per condurci
a passeggio lungo le valli e le colline sparse nei dintorni di Ain Karem. All’improvviso si fermava
sul ciglio del sentiero, e noi un po’ distanti da lui: Questo spettacolo non vi suggerisce niente? Noi ci
affanniamo per come vestirci, cosa mangeremo oggi. Osservate questi gigli, queste anemoni, queste
margheritine che nascono spontanee in mezzo ai prati. Non lavorano né filano… neppure Salomone,
in tutta la sua gloria, fu mai vestito come uno di essi. Perché affannarvi? Dio vi pensa, ha cura di voi,
come del passerotto che si vende per qualche piastra, come dei fiori, dell’erba dei campi che oggi è
verde e domani è secca e si getta nel forno… Questo era il suo Vangelo preferito, e lo ricordava nei ritiri
mensili, o dopo il Noviziato quando rispondeva alle nostre lettere. Spesso ci provocava. A refettorio si
consumavano i pasti in silenzio, leggendo libri spirituali, agiografie di Santi. Un giorno fu letto il martirio
dei protomartiri francescani nel Marocco. Durante la ricreazione chiese il nostro parere. Il discorso di
questi frati non era offensivo riguardo all’Islam? Non è assurdo cercare un martirio a tutti i costi?
Con l’estate del 1964, dopo anni di polemiche, prima con Roma e poi anche da Betlemme, dove il
maestro dello studentato, il P. Colombano, si lamentava delle medesime lacune nella nostra formazione,
iniziò un periodo di riflessione, di revisione della sua vita. Lo chiamavamo Maestro. Nessuno di noi gli
aveva mai detto: insegnaci a pregare. E prima che qualcuno di noi glielo chiedesse, dai suoi amici di
Roma e di Milano si fece procurare libri di preghiera. Cominciò a pregare leggendo. Mi diceva: quando
leggi e trovi un bel pensiero, scrivetelo subito su un quaderno. Un domani ti servirà. Quanto più breve
la frase, tanto più ti rimarrà impresso il pensiero. Segnava a matita sugli orli della pagina. Leggendo
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questi pensieri potrei tentare di riassumere tutto il suo programma di quell’anno di noviziato in queste
fasi: Prima tappa: galateo, educazione, autocontrollo, senso di responsabilità collettiva e personale, lavoro manuale, sociale e intellettuale. Formazione umana. Seconda tappa: formazione cristiana su base
evangelica. Un tema che ci fece svolgere: Chi è Gesù per te. Esempio e modello di ogni nostro agire.
Fede. Preghiera. Terza tappa: formazione religiosa. Regola, costituzioni. Vita comunitaria. Quarta tappa:
formazione planetaria. Inseriti nel mondo con tutti i suoi problemi.
Era un bel programma, leggendolo con gli occhi di oggi. Ma cadde in mezzo a rovi e spine. Erano
i giorni della contestazione, del rifiuto. Distruggendo il passato, ci diceva il Maestro, distruggete voi
stessi, tutto vi crolla addosso. Non potete vivere appoggiati al nulla. Nel lungo corridoio del Noviziato,
di notte si spegnevano tutte le luci. Rimaneva accesa solo quella fioca della cappella. La porta della
mia stanza era dirimpetto a quella della cappella, ultime due stanze in fondo al corridoio a destra delle
scale. Quando veniva a pregare, nessuno se ne accorgeva. Calzava scarpette felpate… Un giorno gli lessi
uno dei tanti pensieri scritti nel mio quaderno. Mi rispose: È troppo lungo per impararlo a memoria.
Continuai a cercare, finché trovai una sola parola seguita da un punto interrogativo. Eternità?. Siamo
quasi arrivati. Ma qui ci si perde, gli obbiettai. Mi rispose: Oltre questo confine esiste altro? Sì Maestro,
gli risposi. Resta Dio. Possiamo esprimerlo con un monogramma in una sola lettera? Si, Maestro. E
non disse più nulla.
Si è spento piano piano, lentamente, come la lampada nella cappella del Noviziato. L’olio è finito.
fra Antonio Raimondo ofm
Fra Silvano (Mario Ezio) Stefani ofm
Matino (Italia) 14 Gennaio 1927
† Milano (Italia) 11 Marzo 2010
Provincia San Carlo Borromeo (Italia)
Cari Confratelli,
ci giunge notizia della morte di fra Silvano Stefani, dal 1973 al 1982 Commissario di Terra Santa
a Milano.
Nato il 14 gennaio 1927, nel novembre del 1939 entra nel Seminario minore di Saiano - BS, e ad
agosto 1945 è novizio nel Convento dei Frati Minori di Rezzato. Professo solenne ad ottobre 1950, riceve
l’ordinazione sacerdotale il 28 giugno 1953 in Duomo a Milano, dal beato card. Ildefonso Schuster.
Tra i suoi molti incarichi e responsabilità, per nove anni svolge, in via Gherardini a Milano, il servizio
di Commissario di Terra Santa. L’organizzazione e la guida dei pellegrinaggi verrà poi da lui continuata
per gli anni che seguono, come un’amata vocazione.
Il suo lungo periodo di malattia si conclude con il ricovero presso il Fatebenefratelli di Milano: qui
sorella morte lo visita la mattina dell’11 marzo 2010, e lo conduce alla Casa del Padre.
Fra Silvano aveva 83 anni di età, 64 di professione, 57 di sacerdozio e 9 di servizio. A norma dei
nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 2 messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 2
messe. Lodevolmente, i singoli frati partecipino a 2 Via Crucis. In ogni fraternità una santa messa sia
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celebrata in comune. Preghiamo di celebrare con sollecitudine questi suffragi, perché il nostro fratello
sia ammesso presto alla presenza del Padre celeste, memori che ciò che avremo fatto agli altri, sarà
fatto anche a noi.
San Salvatore, 12 marzo 2010
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Sig. Hatem Giorges Tayem
† Ibillin (Israele) 25 marzo 2010
Riposi in Pace. Amen
Cari confratelli,
la Custodia di Terra Santa partecipa al lutto del Confratello fra Raffaele per la morte del proprio
padre, signor Hatem Tayem, ed offre le sue preghiere in suffragio del Defunto, chiedendo al Signore
di accoglierlo, in attesa della risurrezione, fra i giusti che vivono alla sua presenza.
In ogni Casa della Custodia di Terra Santa ci si unisca nella preghiera e si celebri una Santa Messa
per il Defunto.
San Salvatore, 26 marzo 2010.
fra Stéphane Milovitch ofm
segretario di Terra Santa
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Cronaca custodiale
Visita dell’Ambasciatore
degli Stati Uniti d’America alla
Delegazione di Terra Santa a Roma
Lunedì 1º marzo: S.E. il Prof. Miguel Diaz,
ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la
Santa Sede, su invito del P. Delegato, ha compiuto
una visita alla sede della Delegazione di Terra Santa
a Roma, Villa Massimo al Laterano, accompagnato
dalla Consorte, Signora Marian Diaz, e dall’Assistente, Signora Dianne D. Zalewski.
Ad accogliere l’Ambasciatore è stato il Delegato,
David-Maria A. Jaeger, che dopo aver illustrato
brevemente la plurisecolare storia di quella che da
vari decenni è la sede romana della Custodia di
Terra Santa, ha accompagnato gli Ospiti in Cappella per la recita dell’Ora Sesta.
Nelle parole di benvenuto, all’inizio del pranzo,
fra David ha evocato l’importante ruolo degli Stati
Uniti nella tutela della libertà della Chiesa in Terra
Santa, e facendo riferimento al fatto che, nella sua
vita privata, l’Ambasciatore è un fedele cattolico,
anzi un professore di teologia cattolica, ha elogiato
la generosità dei cattolici statunitensi nel sostenere
le opere della Custodia di Terra Santa e le altre
forme di presenza e di apostolato cristiano nella
patria terrena di Cristo.
Successivamente il Delegato ha consegnato
all’Ambasciatore, alla Consorte e all’Assistente,
singolarmente, le Medaglie volute dalla Custodia per commemorare il Pellegrinaggio del
Santo Padre Benedetto XVI, e il dvd sulla
Terra Santa.
Al termine del pasto, e dopo il congedo dal
Custode, gli Ospiti, accompagnati da fra David Jaeger, hanno potuto visitare i locali del pianterreno
dell’edificio seicentesco, le Stanze dei Nazareni e la
Sala delle Statue. Ne è seguito il colloquio riservato
nello studio del Delegato, nella già chiamata Sala
Pompeiana, che è durato alquanto più del solito in
analoghe occasioni, e al termine del quale, verso
le ore 15.00, fra David ha accompagnato l’Ambasciatore, con la Consorte e l’Assistente, alla loro
autovettura.
Durante il colloquio riservato, il Delegato riferisce di aver potuto - come sempre in queste occasioni - esporre alcuni aspetti principali della vita, delle
esperienze e delle speranze della Custodia di Terra
Santa, e di soffermarsi su alcune delle principali
sfide che la Custodia, assieme a tutta la Chiesa di
Terra Santa, deve affrontare al tempo presente.
Più tardi nella giornata e all’indomani, fra David ha avuto modo di ringraziare collaboratori e
confratelli dell’apporto generoso e premuroso che
hanno dato a rendere felice e memorabile anche
questa occasione e, specialmente, di esprimere
il proprio apprezzamento al Custode per la sua
presenza nella condivisione della preghiera e del
pasto con il Diplomatico.
fra David Jaeger ofm
Nel corso del pranzo, l’Ambasciatore ha
parlato grato dell’accoglienza già riservatagli
dal Commissariato di Terra Santa a Washington.
Questa è stata la terza volta che un Capo
della Missione Diplomatica degli Stati Uniti
presso la Santa Sede compie una visita alla nostra Delegazione, durante il triennio in corso.
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Pasqua: meno venti giorni!
In sacrestia regna il buon umore. I frati si
punzecchiano. Scherzano sul colore dei paramenti per la quarta domenica di Quaresima, il
rosa: un colore che questi giovani sono poco
abituati a portare. Soltanto due volte all’anno,
infatti, la liturgia si veste di rosa: la terza domenica di Avvento, detta Gaudete, e la quarta
domenica di Quaresima, detta Lætare. Sono
due domeniche poste al centro del tempo di
penitenza che prepara alla festa che segue: il
Natale o la Pasqua.
dono, a volte sembrano rivaleggiare.
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Turisti e pellegrini sono in festa, in ogni angoIl colore rosa prende il suo significato dal rosso,
simbolo dell’amore divino, e dal bianco, simbolo lo della basilica scoprono una tradizione diversa.
della saggezza divina. Esso poi fa pensare al fiore, Qualcuno rimane scioccato dalla mancanza di
la rosa, a proposito del quale l’Ordo Romanus unità, altri si rallegrano per una tale diversità.
afferma che Il suo colore è gradevole, il suo pro- Altri ancora trovano il tutto solo un po’ confuso.
fumo confortante, il suo aspetto mette allegria1. In ogni caso, lo Statu Quo gioca il suo ruolo di
San Beda il Venerabile disse che nel VII secolo regolatore, coordinando le varie celebrazioni. Se
la Tomba di Cristo era dipinta di un colore misto la celebrazione della domenica mattina all’altare di
Santa Maria Maddalena, in presenza del Patriarca
tra il bianco e il rosso2.
o di un suo rappresentante, può dare la sensazione
A venti giorni dalla Pasqua, soltanto gli altari di confusione, in quanto nello stesso momento i
dei francescani sono ricoperti di tovaglie rosa per copti celebrano davanti al loro oratorio, gli armeni
entrare nella IV domenica di Pasqua. Una liturgia di fronte all’Edicola e i siriaci nella loro cappella,
quaresimale simile a quella della Chiesa Universale ci sono tuttavia dei momenti di intensa preghiera
e allo stesso tempo singolare, in questo luogo parti- da non lasciarsi scappare.
colare in cui ogni giorno è Pasqua. Gli orientali lo
Così, nella notte, mentre l’Ufficio delle Letture
esplicitano bene: per loro, Quaresima o meno, non
si cessa di cantare l’Alleluia. I loro canti si elevano dei francescani si svolge nella cappella dell’Appainsieme a quelli dei frati. Anche quest’anno i ca- rizione della Vergine, gli ortodossi, greci, romeni
lendari dei cattolici e degli ortodossi combaciano, e russi, fanno la loro devozione alla santa Tomba,
e tutta la Chiesa di Terra Santa converge verso il la avvolgono con le loro preghiere, le loro carezSanto Sepolcro. Le voci si mescolano, si confon- ze, i molti segreti mormorati alla pietra, finché
il sacrestano ortodosso non fa loro segno di
scostarsi… Attorno all’edificio si fa il vuoto, e
per qualche minuto esso rimane immerso nel
buio e nel silenzio. La processione dei latini,
a sua volta, avvolge l’Edicola, il crescendo
dell’organo fa risuonare la gioia della Risurrezione, il Custode esce dalla Tomba esibendo il
Vangelo… Cristo è risorto! Gli ortodossi tutti
intorno non perdono un istante di questa acclamazione così estranea al loro rito, e quando i
latini tornano verso la loro cappella, anch’essi
aprile 2010
tornano alla loro devozione, mentre il suono
delle campane armene dà il ritmo a qualche
incensazione…
Mentre Gerusalemme e i Luoghi Santi
detengono il record di affluenza di turisti e pellegrini e che durante il giorno è molto difficile
raccogliersi, nelle notti tra sabato e domenica,
e in particolare nel tempo di Quaresima, il
Santo Sepolcro diviene un fervore di preghiera
e un’esperienza di Pasqua.
MAB
Il libro è scritto in arabo, e si sta preparando
la traduzione in italiano, lingua in cui si spera di
stamparlo alla fine della prossima estate. Esso tratta
delle relazioni dei francescani con i maroniti, dal
2
San Beda il Venerabile, Storia ecclesiastica 1233 fino al 1516, cioè dai primi inviati francescani della Santa Sede, fino all’inizio dell’impero
del popolo inglese, V 16
ottomano.
Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica
da San Pietro sino ai nostri giorni. Venezia 1855,
Gaetano Moroni, Ordo Romanus XIV 81.
1
In questo libro si leggono molte pagine di
gloriosa storia francescana, che evidenziano la
completa fiducia della Santa Sede e dei maroniti
nei francescani, che hanno lavorato come delegati
11 marzo. Il libro di fra Halim Noujaim e del e portavoce fra le due parti, favorendo i loro conDott. Pierre Moukarzel, è stato presentato al Fe- tatti, sia al tempo dei mamelucchi che in quello
stival di Intelias in Libano. Il Festival è organizzato dell’impero ottomano.
da un grande movimento culturale libanese e, oltre
Il libro è il primo volume di una serie dedicata
ad essere una mostra, si incarica della presentazione allo studio del tempo dei mamelucchi (1233-1516).
ufficialmente dei libri di un certo valore accademi- Essi fecero tutto il possibile per rompere qualunque
co, di recente pubblicazione.
contatto dei maroniti con la Santa Sede; infatti
I Francescani e i Maroniti è stato infatti pub- consideravano quelli che mantenevano il contatto
blicato il 28 Novembre 2009, in occasione del con la Santa Sede come traditori, e come tali meCongresso Francescano per la chiusura dell’ottavo ritevoli di morte.
“I Francescani e i Maroniti”
presentato ufficialmente
al Festival del Libro Libanese
centenario dell’Ordine dei Frati Minori.
Gli autori dimostrano come i francescani siano
riusciti a salvare capra e cavoli, facendo da
ambasciatori sia dei Maroniti che della Santa
Sede, anche a rischio della propria vita.
La Santa Sede si è appoggiata ai Francescani per risolvere i vari problemi che sorgevano
nella Chiesa Maronita, riuscendo a rimettere
la pace tra i maroniti in molte occasioni. I Maroniti sono gli unici orientali che non si sono
mai staccati dalla Chiesa romana: avevano
una speciale devozione al Sommo Pontefice,
che hanno sempre considerato Successore
frati della corda
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di Pietro e Vicario di Cristo. Essi hanno sempre
accettato le decisioni della Santa Sede con umile
sottomissione, fino ad affermare, al tempo di Leone
X: Leone ha parlato, la causa è finita. Per questo,
vari Sommi Pontefici hanno definito i Maroniti le
rose in mezzo alle spine.
Nel Libro dedichiamo un capitolo speciale al
grande apostolo dei Maroniti, il Beato Grifone,
che passò più di venticinque anni tra i maroniti
(1450-1475).
Un altro capitolo è dedicato al grande teologo,
Gabriele Ibn-Kila’i (1450-1516), che fu scrittore di
grandi opere di Teologia e Dogmatica. Le sue opere
vengono oggi esaminate da vari studiosi, e molti ne
hanno fatto soggetto delle tesi di laurea. Purtroppo
è quasi ignorato da noi francescani. Gabriele IbnKila’i ha scritto anche opere di scienze naturali e
di astronomia, e viene considerato il padre della
poesia popolare araba. Proprio scrivendo in poesia
popolare egli ha narrato la storia dei maroniti; le sue
poesie sono una ricca fonte storica, che abbraccia
vari secoli di storia maronita e libanese. È sua la
teoria secondo cui, quando i maroniti sono uniti
e soggetti alla gerarchia ecclesiastica sono forti e
nessuno li poteva vincere; al contrario quando sono
divisi diventano deboli e assoggettati ad altri.
Nazareth: San Giuseppe sempre
innamorato della sua sposa
San Giuseppe ha mai offerto fiori alla Vergine
Maria? Certamente lo ha fatto questo venerdì 19
marzo, per mezzo del Custode di Terra Santa, fra
Pierbattista Pizzaballa.
Quest’ultimo, giunto da Gerusalemme per la
sua entrata solenne a Nazareth, in occasione della
festa dello sposo della Vergine, è stato accolto dal
guardiano francescano fra Ricardo Bustos, dai
frati della comunità di Nazareth e dei vari conventi
della Galilea, da numerosi parrocchiani e da diversi
gruppi di pellegrini.
Il corteo, preceduto dagli scout, dopo esser
passato per la basilica inferiore ha attraversato il
nuovo percorso per raggiungere la chiesa dedicata
a san Giuseppe, dove il Custode ha presieduto la
messa accompagnato da una ventina di sacerdoti
tra cui il parroco, fra Amjad Sabbara. Il mondo
ha un bisogno urgente di persone che sappiano
ascoltare. Giuseppe è il modello di uomo che sa
ascoltare, e questo lo rende un modello di padre
e di sposo, ha detto fra Amjad nella sua omelia.
Soltanto colui che sa ascoltare può dare una risposta vera e oggettiva, una risposta appropriata
ha proseguito. San Giuseppe non ha parlato, ma
Questo è quanto posso anticipare su questo
ha ascoltato suo Figlio e la sua sposa, e ha saputo
grande poeta e teologo che ho iniziato a studiare
in questo modo rispondere al progetto del Signore,
per la preparazione del secondo volume di questa
in ogni tappa della vita della Santa Famiglia. La
serie e il primo che esamina a fondo l’opera di
messa, celebrata in arabo, è stata animata da bei
Gabriele Ibn-Kila’i.
canti interpretati dalla corale parrocchiale. Ma è
fra Halim Noujaim ofm anche stata in qualche modo guidata dal silenzio
di san Giuseppe, che ha condotto di nuovo tutta
l’assemblea in processione con le candele fino
alla Grotta dell’Annunciazione.
Davanti alla Grotta, il diacono ha letto il
vangelo dell’Annunciazione. Sull’altare il Custode aveva deposto l’icona di san Giuseppe:
lui, l’uomo della casa di Davide al quale è stata
data in sposa una giovane donna, una vergine
chiamata Maria.
Dopo il vangelo, il Custode della Santa
Famiglia ha condotto il Custode di Terra Santa
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del suo convento, accolti dal Guardiano fra
Antoni Szlachta.
dentro la Grotta, dove fra Pierbattista ha letto una
bella preghiera affidando al Signore l’Ordine francescano e i frati della Custodia, per intercessione
della Santa Famiglia.
Nelle prime file dell’assemblea si poteva
dunque notare la presenza dell’ambasciatrice
del Cile in Israele, signora Irene Broffman,
e dell’ambasciatore presso l’Autorità palestinese, signor Jose Miguel de la Cruz; degli
ambasciatori rappresentanti l’Argentina e il
Brasile presso l’Autorità palestinese; degli gli
ambasciatori dell’Ecuador e del Perù in Israele;
del console del Cile Francesco Carvajal e del
ministro consigliere del Cile Jorge Ossa; del
Console Generale di Spagna, e degli addetti militari
d’Argentina, del Messico e del Cile.
Nella sua omelia fra Sergio da ricordato l’importanza della natura nella spiritualità di San
Francesco. Il vangelo del giorno ci presenta un
Gesù misericordioso, che perdona ma che invita
a non peccare più. Questo gesto di Gesù possa
condurci a una vera conversione del cuore. Noi
siamo chiamati a conservare i nostri cuori puri, e
MAB a proteggere ciò che Dio ci chiede di amministrare,
cioè la creazione che è opera sua. Il pianeta soffre,
la terra soffre perché noi siamo malati, noi siamo
La famiglia sudamericana riunita
infettati da un virus che ha danneggiato la cosa
più preziosa che abbiamo: questo mondo che Dio
a San Salvatore
ha creato.
Mentre i media mondiali puntano di nuovo
Noi dobbiamo far nostro il messaggio che Dio
i proiettori sulla situazione in Medio Oriente, i
Francescani della Custodia hanno voluto ricordarsi ci indirizza attraverso questi disastri e calamità.
delle vittime dei due terremoti che hanno colpito È il momento di curare le ferite che si aggravano
ogni giorno di più a causa della nostra indifferenHaiti e il Cile.
za. Preghiamo che il Signore riscatti tutte le pene
La messa domenicale del 21 marzo è stata
che noi meritiamo per le nostre colpe.
presieduta da fra Sergio Olmedo, di nazionalità cilena, assistito da fra Raúl Fernando
Dinamarca, anche lui cileno, alla presenza di
un’assemblea a cui s’erano uniti numerosi Sudamericani. Fra Sergio, superiore del convento
di San Giovanni al Deserto, ad Ain Karem, è il
consigliere spirituale dei diplomatici di lingua
spagnola, ed ha promosso questa iniziativa con
il sostegno del Vicario custodiale, fra Artemio
Vítores. La celebrazione Eucaristica si è tenuta
nella chiesa di San Salvatore in Gerusalemme,
dove fra Sergio è giunto con amici e benefattori
San Giuseppe è sempre innamorato della sua
sposa. Nel giorno della sua festa, l’uomo giusto
si è fatto da parte ancora una volta per invitarci a
entrare nel mistero dell’Annunciazione e accogliere
a nostra volta Maria nella nostra casa, nella gioia
della Pasqua ormai prossima.
frati della corda
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Al termine della celebrazione la famiglia
sudamericana ha colto l’occasione per ritrovarsi e scambiarsi notizie, nel cortile di San
Salvatore inondato di sole.
MAB
I Francescani hanno celebrato
san Benedetto come mai prima!
A nome della comunità benedettina dell’abbazia della Dormizione sul Monte Sion,
io vi ringrazio calorosamente. Noi siamo molto
felici che voi abbiate accettato il nostro invito a
venire a celebrare solennemente il Transitus del
nostro padre san Benedetto. È con queste parole
all’inizio della concelebrazione Eucaristica che il
padre Abate, fra Benedikt Lindermann osb dà il
benvenuto al folto gruppo di Francescani venuti a
festeggiare san Benedetto. Da soli riempivano metà
della navata benedettina, e alcuni avevano posto
nel coro per la concelebrazione insieme al padre
Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, a cui il padre
Abate aveva lasciato la presidenza.
Fra Benedikt dirà poi che questa celebrazione è
la prima dell’anno giubilare del centesimo anniversario della dedicazione della chiesa. La più ufficiale
si svolgerà il 10 aprile prossimo, alla data esatta
della dedicazione, con l’Associazione Tedesca per
la Terra Santa che nel 1906 acquistò il terreno dove
ora si eleva il monastero. Altre iniziative seguiranno lungo tutto il corso del 2010, ciascuna con un
accento differente.
L’Abate sottolinea il significato specifico di
questa Eucaristia, che vede benedettini e francescani uniti nel celebrare il Transitus del Padre del
monachesimo europeo. Se la relazione tra le due
comunità non è stata esente da nubi, prosegue il
padre Abate, esse continuano ad avere in comune
la stessa cura per le popolazioni che ricorrono ad
esse, la stessa preoccupazione di essere sempre
testimoni di Cristo.
Nella sua omelia, il Custode sottolinea quanto i
Francescani devono all’esempio di san Benedetto,
e come i due fondatori - Benedetto e Francesco
- siano ambedue ancorati alla Parola di Dio. Ringrazia più volte il padre Abate per il suo invito,
permettendo così ai Francescani di celebrare in un
altro luogo santo di questa Terra Santa, aprendo la
via a una relazione più stretta tra le due comunità,
nella diversità dei loro carismi.
A conclusione della Messa, Benedettini e Francescani si ritrovarono per il pranzo, su invito della
comunità benedettina. Un’occasione, dopo aver
condiviso il banchetto divino, di ritrovarsi per altre
agapi fraterne.
MAB
Nazareth: in questa città
il Verbo si è fatto carne
Alle porte della Settimana Santa, la città
di Nazareth ha interrotto la Quaresima per
festeggiare l’Annunciazione.
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un po’ straniti dal sentir suonare la cornamusa
da scout cristiani arabi che sventolano la bandiera israeliana e che portano delle splendide
ghette bianche su ornamenti a motivo scozzese.
Quando poi si mettono a suonare un canto
folclorico russo, lo shock culturale è totale!
All’interno della basilica, la legione di
Maria fa pregare il rosario all’assemblea, che
prende posto poco a poco.
Mercoledì 24 marzo, nel primo pomeriggio, gli
scout si sono radunati nel centro parrocchiale della
città per attendere l’arrivo del Patriarca di Gerusalemme, Sua Beatitudine mons. Fouad Twal.
Partendo dal centro parrocchiale e preceduto
dagli scout, da numerosi religiosi e religiose, da
alcuni rappresentanti della Chiesa melchita, delle
Chiese ortodosse greca e copta, il corteo ha condotto il Patriarca accompagnato dai suoi vescovi
ausiliari, mons. Kamal Hanna Batish e GiacintoBoulos Marcuzzo, vescovo ausiliare e vicario
patriarcale per Israele, dal parroco di Nazareth,
fra Amjad Sabbara ofm e dai membri del consiglio
municipale e parrocchiale, ed è giunto alla basilica
dove lo attendevano il sindaco della città accanto
a fra Ricardo Bustos, guardiano della comunità
francescana della città, circondato dai suoi frati
e dai seminaristi francescani, venuti come ogni
anno da Gerusalemme per assicurare il servizio
liturgico.
Dopo l’aspersione alle porte della Basilica e
l’entrata solenne, la numerosa assemblea ha cantato
i vespri.
Sono le 10, una quarantina di sacerdoti
precede il patriarca al suo ingresso in basilica.
La messa, alla quale si aggiungono i rappresentanti
delle Chiese sorelle, tra i quali un vescovo armeno,
è raccolta e gioiosa. Al momento della recita del
Credo, il patriarca e tutto il coro si mettono in ginocchio pronunciando queste parole: Et incarnatus
est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine: et Homo
factus est. Tutto il significato della festa è contenuto
in queste poche parole.
Ma per marcare ancor più il fatto che questo mistero unico dell’Incarnazione del Verbo è avvenuto
qui, a Nazareth, nella casa di Maria sulla quale è
stata costruita la basilica, il patriarca, accompagnato dai vescovi presenti, dal guardiano, dal parroco
e da alcuni sacerdoti, hanno fatto un pellegrinaggio
al santuario situato nella basilica inferiore. E per
permettere alla numerosa folla di unirsi a questa
venerazione, il corteo ha girato intorno all’oculus
che dalla basilica superiore permette di affacciarsi
sul santuario.
Questo pellegrinaggio è stato marcato dalla
lettura di tre passi del Vangelo: il Prologo di san
Giovanni (Gv 1,1-8): In principio era il Verbo; poi,
Se l’entrata solenne, così come la messa
della festa si svolgono nella Basilica superiore, è davanti alla grotta che, nella serata
precedente, una folla composta di fedeli locali
e di pellegrini si è ritrovata per una veglia di
adorazione, alternando canti a momenti di
silenzio e raccoglimento. Giovedì 25 marzo.
All’esterno della Basilica, e già molto prima
dell’inizio della messa, gli scout assicurano lo
spettacolo per il piacere di turisti e pellegrini,
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sempre dal Vangelo di Giovanni, l’annuncio
dell’Incarnazione (Gv 1, 9-18): E il Verbo si
fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e
noi vedemmo la sua gloria; e infine dal Vangelo di Matteo (Mt 1,18-25) la doppia accettazione di Maria e di Giuseppe: Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria,
tua sposa, perché quel che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo. Questa forma liturgica è nuova, ed è infatti il terzo anno che essa
ha luogo a Nazareth. I liturgisti della Custodia
hanno pensato di dare a questi santuari recenti1
una forma liturgica legata all’antica tradizione dei
luoghi santi. Così, viene ripreso il modello della
quadrupla proclamazione del vangelo fatta attorno
alla Tomba vuota, nel giorno di Pasqua, nella basilica della Risurrezione, e che tocca i quattro punti
cardinali, e su tale modello viene concepito questo
pellegrinaggio con tre proclamazioni del vangelo,
per sottolineare l’opera trinitaria dell’Incarnazione.
Il pellegrinaggio prosegue poi con la preghiera
dell’Angelus pronunciata dal patriarca.
Da due anni, su richiesta di Sua Beatitudine
mons. Twal, la messa si conclude con la benedizione solenne che permette ai fedeli presenti, animati da vera contrizione di ricevere l’indulgenza
plenaria. La basilica, colma di gente, si svuota poco
a poco e tutta l’assemblea di ritrova sul piazzale
antistante per scambiare gli auguri di buone feste
al Patriarca e ai vescovi che lo accompagnano. Gli
scout intanto proseguono la loro parata, facendo
salire verso la città il suono della festa. Chissà se
l’anno prossimo cristiani e musulmani di Terra
Santa non seguiranno l’esempio dei loro fratelli e
sorelle libanesi, che hanno fatto di questa giornata
dedicata alla Vergine Maria una festa nazionale
comune islamo-cristiana, con l’accordo del governo libanese, il cui obiettivo è di creare dei ponti
tra le due religioni grazie alla Vergine Maria, che
detiene, presso i cattolici come presso i musulmani,
un posto d’onore.
MAB
I francescani entrarono in possesso del santuario
nel 1620, per opera del Custode di Terra Santa Tommaso
Obicini e per la benevolenza dell’emiro druso Fakr edDin, principe di Sidone. Nel 1730 poterono edificare una
piccola chiesa che durò, con qualche modifica, fino al
1954. In quell’anno fu deciso di procedere alla conduzione di scavi archeologici, condotti da fra Bellarmino
Bagatti ofm, e all’edificazione della basilica attuale
(arch. Giovanni Muzio), inaugurata nel 1969.
1
Le processioni della Domenica
delle Palme a Gerusalemme:
dalla solennità alla gioia
Domenica 28 marzo. Quest’anno tutte le
Chiese celebrano la Pasqua, e quindi la Settimana Santa, negli stessi giorni. Così questa
domenica, dalle 7 del mattino la basilica del
Santo Sepolcro si è riempita di pellegrini
mentre pressoché tutti gli uffici si svolgevano
allo stesso tempo. In questi casi il raccoglimento è questione di fede, poiché se gli spazi
appartenenti ai diversi riti sono ben delimitati,
le voci e soprattutto i canti si intrecciano e,
all’occasione, creano una sinfonia che si può
frati della corda
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aprile 2010
a quella del mattino, questa è certamente più
festosa, quasi folclorica, incontestabilmente
gioiosa, e decisamente ecumenica. Ad unirsi
alla processione ci sono infatti numerosi copti ortodossi venuti dall’Egitto, ma anche un
buon numero di protestanti delle varie Chiese
presenti a Gerusalemme, fino alla piccola comunità Mennonita che si incrocia ogni tanto
nelle vie del quartiere cristiano della Città
Vecchia.
Persino i francescani adattano il loro stile:
la solennità del gregoriano lascia il posto alla
definire se non altro… singolare.
gioia frizzante di inni più spontanei. Gli stili che
Grazie al libretto liturgico messo a disposizione
si osservano sono tanti quanti i gruppi presenti,
dei pellegrini, chiunque desideri seguire veramente
e questi sono numerosi: i fedeli delle parrocchie
e concentrarsi sulla liturgia francescana al Santo
di Ramallah, Taybeh, Nazareth, Jaffa, le varie
Sepolcro può entrare nella preghiera e vivere la
comunità religiose di Terra Santa e i molti gruppi
commemorazione del giorno: l’entrata messianica
pellegrini di passaggio. E una volta dentro i giardini
di Gesù in Gerusalemme.
di Sant’Anna, tutti sono accolti dai canti e dall’aniMa prima di ascoltare la lettura della Passione, il mazione del gruppo di musica cristiana Al Raja.
momento più bello e allo stesso tempo più solenne
All’arrivo del patriarca si diffonde il silenzio.
è quello della benedizione delle Palme, ad opera del
Sua Beatitudine ha sceso il Monte degli Ulivi acvescovo - quest’anno ha presieduto la celebrazione
compagnato dal Nunzio apostolico, mons. Antonio
mons. Kamal Hanna Batish, in rappresentanza del
Franco, da diversi vescovi, dal Custode di Terra
patriarca mons. Fouad Twal – e poi della procesSanta, fra Pierbattista Pizzaballa, preceduto da
sione attorno alla Tomba vuota.
grandi e piccoli seminaristi e seguito da alcuni
La semi-oscurità in cui è ancora immersa la ospiti tra cui il Console Generale di Francia, M.
basilica a quest’ora del mattino, il rosso dei para- Frédéric Desagneaux.
menti sacerdotali, il verde delle grandi palme porLe sue prime parole ricordano che Gesù non
tate dai seminaristi del patriarcato e dai numerosi
dovette passare dei controlli, né subire alcuna
francescani presenti, il fruscio delle palme che essi
umiliazione per recarsi a Gerusalemme. Queste
agitano, le acclamazioni di gioia dei pellegrini copti
parole sono forse un’allusione a ciò che è accaduto
egiziani ad ogni passaggio sul loro spazio: tutto
ai due parrocchiani dei Territori a cui non è stato
questo concorre a rendere i tre giri della processione attorno all’edicola allo stesso tempo bella,
solenne, impressionante ed emozionante. Sia
che si abbia la possibilità di seguirla, sia che
ci si limiti a guardarla passare.
La processione del pomeriggio è anch’essa
una celebrazione liturgica, che ha inizio nel
santuario di Betfage con una lettura, una proclamazione del vangelo e una benedizione del
patriarca, e che termina a Sant’Anna, presso i
Padri Bianchi, con un piccolo discorso del patriarca e una benedizione solenne. Ma rispetto
frati della corda
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aprile 2010
Ordinato sacerdote dal Patriarca Beltritti
nel 1972, è stato prima vicario in Giordania (a
Zarqa), per poi diventare parroco di Shatana,
sempre in Giordania. È qui che, seguendo gli
studi universitari, mons. Shomali ottiene una
licenza in letteratura inglese, lui che d’altronde è - dai tempi del seminario - un perfetto
francofono.
consentito di passare i posti di controllo, benché
avessero ottenuto il laissez-passer per le feste. Il
patriarca ha poi proseguito con un invito a seguire
Gesù e a entrare, come lui fece, nella città, nella
società, ad ascoltare le sue parole, a guardare i
suoi gesti, a comprendere l’amore che esploderà
in questa città santa e martirizzata, per creare un
mondo nuovo di uomini, donne, giovani, santi,
servitori di Dio. Lasciamoci istruire dal suo esempio, per poter anche noi sostenere coloro che sono
colpiti dalle ingiustizie, dalla mancanza di libertà
e dall’ipocrisia. La passione di Cristo è una prova
attraverso la quale il Signore si carica delle nostre
sofferenze e ci conduce verso la Risurrezione. Tutti
questi giorni di Passione di Cristo non si spiegano
se non attraverso l’amore. Il resto della settimana ci
permetterà di riscoprire fino a che punto il Signore
ha amato i suoi.
Nel 1980 mons. Shomali torna a Beit Jalla
come professore del Seminario maggiore e
direttore del Seminario minore. In seguito si
assenterà nuovamente dal paese per andare a
studiare liturgia a Roma, dove sosterrà la tesi di dottorato nel 1989, prima di rientrare nel suo paese.
Nominato rettore del Seminario nel 2005
dal patriarca Sabbah, lascia la sua funzione per
rispondere alla chiamata del patriarca Twal che
lo nomina Cancelliere del Patriarcato Latino nell’estate scorsa.
L’annuncio della sua nomina è stato trasmesso
dalla radio Vaticana, e, in attesa che siano fissati la
data e il luogo della sua consacrazione, porgiamo
a mons. William Shomali i nostri migliori auguri
per questo nuovo servizio nella Chiesa di Terra
Santa.
MAB
MAB
Una nomina vescovile per la
gioia della Terra Santa
31 marzo. Oggi Monsignor William Shomali è stato elevato alla dignità vescovile dal
Papa Benedetto XVI.
La parrocchia di Beit Sahur può dirsi fiera
di colui che ha visto nascere e crescere all’ombra del campo dei Pastori. Sua Eccellenza
mons. William Shomali è infatti nato in questa
città nel 1950. Nel 1961 egli è poi entrato nel
Seminario minore di Beit Jalla.
frati della corda
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aprile 2010
Varia
Palestinesi Cristiani di Gerusalemme:
Un’intervista con fra Ibrahim Faltas,
parroco a Gerusalemme
1. Sei parroco di quella che possiamo dire è la più antica parrocchia della nostra Chiesa. Quanti
parrocchiani ci sono oggi e come vivono?
La parrocchia conta 6000 persone nella Gerusalemme est, e qualche famiglia nella Gerusalemme
ovest. Per la gente è difficile trovare una casa a causa dell’alto costo degli affitti (da mille $ fino a 2.000
$, ma anche a 3.000 $ al mese).
2. Una volta mi hai detto che la vita a Gerusalemme è più dura che a Betlemme. Ma tu stavi in
una situazione dura a Betlemme, con l’assedio e il coprifuoco. Potresti spiegare meglio? Quali sono
i problemi principali che la gente deve affrontare?
Le persone che abitano a Gerusalemme non hanno un passaporto, ma soltanto la carta d’identità
azzurra di Gerusalemme. C’erano molti problemi, soprattutto per i giovani che, durante la seconda Intifada, stavano frequentando l’università a Betlemme o Bir Zeit. In quel tempo dovettero abbandonare
l’università. Questo rende difficile per loro, oggi, trovare un lavoro. L’assedio fu un momento molto
difficile per 30 frati, e per le persone che avevano chiesto rifugio nel convento. La situazione fu risolta
in un modo positivo. Ma sfortunatamente, otto persone morirono e ventisette furono feriti. La maggioranza di essi lasciarono la chiesa sani e salvi: 26 di loro dovettero andare a Gaza e 13 in Europa. Gli
altri ritornarono a casa.
3. Che tipo di aiuto diamo noi Francescani alla gente e alla tua parrocchia?
Noi diamo molto aiuto alla gente qui a Gerusalemme e a Betlemme. Aiutiamo 500 persone nella
Città vecchia di Gerusalemme, più 200 fuori, e abbiamo circa 300 impiegati.
4. Che tipo di aiuto possono dare i Cristiani di tutto il mondo alle persone della tua parrocchia
qui a Gerusalemme est?
I Cristiani in tutto il mondo sono benvenuti come turisti e pellegrini ai Luoghi Santi. Molti Cristiani
locali lavorano nell’industria turistica. Più pellegrini vengono e più possono trovare prosperità i Cristiani
locali. Di più, essi possono esercitare pressione sulla comunità nazionale per aiutare a risolvere i problemi di Gerusalemme est, come possono essere quelli della demolizione delle case e degli insediamenti.
Tutto questo sta rendendo la vita della nostra gente molto più difficile. Il Vaticano ha proposto l’idea di
fare di Gerusalemme est una città con statuto internazionale, aperta a tutti. Questo potrebbe essere un
contributo per la soluzione del conflitto.
5. Recentemente un sondaggio condotto da Jiries Khoury del centro Liqa, ha evidenziato un grave
problema di identità tra giovani Palestinesi in Israele. Vedi lo stesso problema nella tua parrocchia?
Si, anche qui l’identità è un problema. Diventa un problema quando un uomo di Gerusalemme est si
sposa con una donna di Betlemme. Il muro separa le famiglie. La donna che viene da Betlemme non
ha diritto di vivere a Gerusalemme.
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30
aprile 2010
6. Quali contatti mantiene la parrocchia con le altre chiese? Con la comunità Musulmana? Con
quella Ebraica?
Manteniamo buone relazioni con le altre chiese. Anche con i Musulmani e Ebrei abbiamo buone
relazioni. Noi lavoriamo insieme, le tre religioni insieme. Abbiamo contatti con l’Italia e il Giappone.
Conosciamo anche la Interfaith Exhange Association delle tre religioni monoteiste.
Vorresti dirci qualche altra cosa?
Si, che nella Città vecchia esiste un grande problema di persone che sono tossicodipendenti.
Grazie per l’intervista.
fra Louis Bohte ofm
Rodi: Fra John Luke Gregory
racconta la vita delle due parrocchie francescane dell’isola,
da Natale alla vigilia di Pasqua.
Fine 2009: per la nostra missione un momento molto importante è stato l’arrivo del Vice Ispettore
Generale, fra Jimmy ofm. La sua semplicità, comprensione ed incoraggiamento ha colpito tutti noi.
È stato accolto con un canto di benvenuto da parte dei Filippini e poi ha incontrato i bambini che si
preparavano alla rappresentazione della Natività. In seguito, ha incontrato il Consiglio parrocchiale e,
poiché fra Jimmy non parla ancora greco, ci sono state due riunioni: una in italiano e una in inglese. I
parrocchiani hanno potuto parlare con lui personalmente ed erano molto contenti di questa novità. Lo
hanno trovato un buon ascoltatore, di grande aiuto e positivo nelle sue osservazioni; li ha incoraggiati
a continuare ad avere parte attiva nel funzionamento della parrocchia. Dall’incontro è nata l’idea di
offrire ai bambini un piccolo dono natalizio. Di solito ogni anno diamo un sacchetto di cioccolatini,
ma quest’anno seguendo il consiglio di fra Jimmy, i parrocchiani hanno preparato una Stella cometa
di legno, decorata. Il dono ha avuto un grande successo con i bambini in tutte le Messe e le liturgie
durante il periodo natalizio.
La funzione ecumenica dei canti natalizi e la benedizione nella chiesa di San Francesco è stata apprezzata e la chiesa era affollata. I vari cori sono giunti preparati con molta cura. Tutti hanno apprezzato
i canti delle comunità, in varie lingue, e i fedeli si sono uniti con piacere alla festa.
La rappresentazione della Natività fatta dai bambini a Santa Maria della Vittoria è stata ugualmente
molto seguita. Le due iniziative sono state riportate dai giornali locali e dai canali televisivi di Rodi,
e questo aiuta molto la crescita della nostra presenza cattolica quotidiana. Anche se siamo una piccola
minoranza, possiamo interagire con il resto della comunità greca, divulgando la nostra comune cultura
cristiana.
A dicembre nella chiesa di San Francesco si è tenuto un concerto d’organo che è stato molto apprezzato. Un secondo concerto si è tenuto a gennaio, con un successo ancora più grande; ha cantato anche il
contralto rodiese Stamatis Pavlis che ha ricevuto molti applausi. Christos Paraskevopoulos, l’organista,
è stato presentato dal Console del Regno Unito, Rania. Il suo primo concerto ha attirato molta gente
e tanto interesse ha fatto nascere un legame con il Conservatorio con il quale speriamo di poter organizzare un corso per aspiranti organisti e quindi preparare organisti per la chiesa. Tra i vari progetti,
anche quello di un festival di musica ecumenica nel mese di luglio. Anche il nostro coro parrocchiale
eseguirà delle opere, essendo i nostri coristi parte del talento locale.
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Ci auguriamo ancora che suor Anne Elisabeth, organista del Santo Sepolcro a Gerusalemme, venga
a farci visita. Infine, i Luterani tedeschi hanno chiesto di unirsi a noi una sera a San Francesco, per
un concerto con un’orchestra di strumenti a fiato. Tutti questi impegni e queste iniziative uniscono le
persone in modo rilassante e fraterno che fa bene a tutti.
Ed eccoci giunti alla vigilia di Pasqua: la domenica della Caritas ci ha ricordato i nostri doveri di
solidarietà con i più bisognosi. Qui ci sono molti immigrati che saranno senza lavoro fino a quando
comincerà la stagione turistica. La crisi ha reso i loro bisogni ancora più grandi. Durante le messe della
domenica abbiamo iniziato la nostra raccolta quaresimale di cibo che viene distribuito alle persone e
famiglie che vivono con gravi difficoltà. Annie Kramm, una delle nostre parrocchiane austriache, fa
molto per la Caritas e rappresenta la nostra parrocchia in tutti gli incontri della Caritas in Grecia.
L’impegno della parrocchia per lo studio delle lingue: le lezioni gratuite di lingua greca e di lingua
inglese che si tengono nell’aula di Santa Clara sono state accolte molto bene. Sandie Allen, parrocchiana
scozzese ed insegnante qualificata, mette a disposizione gratuitamente il suo tempo. Le lezioni sono
rivolte a tutti: fino ad ora hanno partecipato alunni di provenienza polacca, albanese, filippina, italiana
e del Regno Unito. Chi sta imparando il greco già risponde meglio durante la messe e si unisce alle
preghiere comuni. Coloro che stanno imparando l’inglese sperano di poter comunicare meglio con i
turisti durante la stagione estiva, dato che molti lavorano negli alberghi e nei ristoranti.
Dopo un duro lavoro della nostra parrocchiana, la colombiana Diana Urrego, l’associazione ispanofona è ora legalizzata. Hanno già avuto inizio due classi per bambini di diverse età. Anche gli italiani
hanno deciso di iniziare un gruppo nell’aula di Santa Clara.
Il rendiconto economico: Angela Filippou è una delle nostre parrocchiane tedesche; è impiegata in
banca e anche nostro tesoriere. Le parole gentili ed incoraggianti di fra Dobromir, economo custodiale,
le hanno fatto molto piacere. Rispondendo all’invio del rendiconto economico, l’Economo ha scritto che
il nostro rapporto finanziario è stato preparato con cura e ben presentato. Ha incoraggiato e mostrato
interesse per il nostro progresso, qui a Rodi.
La collaborazione al servizio pastorale: Siamo stati benedetti per un paio di mesi dalla presenza di
un frate polacco, fra Piotrek Rzucidlo ofm, giunto dalla Papua Nuova Guinea per un riposo sabbatico.
Ci ha portato molta gioia ed allegria. Piaceva a tutti, e ci è dispiaciuto tanto vederlo partire. Con noi
ora c’è, per alcune settimane, fra Pawel Judah. Ha insegnato nelle scuole per una dozzina d’anni. Ha
studiato la lingua greca, e ora sa leggere molto bene durante la messa.
E non vediamo l’ora che ritorni fra Piotr Blajer, questa estate, non appena completato il suo dottorato a Washington.
A febbraio, un gruppo di dilettanti pieni di buona volontà ha tenuto una prova nel teatro francescano
Oriens che si trova accanto alla chiesa di Santa Maria della Vittoria. È stata la prima prova dal 1942!
Il gruppo teatrale inglese ha raccolto fondi per il palcoscenico che sta per essere completato. Le tende
nuove saranno offerte dall’Associazione Lassaliana ex Alunni di Rodi, mentre l’Associazione Internazionale del Dodecanneso sosterrà la spesa per le sedie. Bisogna ammettere che qui i laici hanno fatto
meraviglie!
Febbraio è stato anche il mese della morte del nostro amato Savvas Jannikis, compianto marito di
Lucia, la nostra volontaria archivista. Ringraziamo i membri dell’Associazione Lassaliana, sempre
presenti nei momenti di gioia e anche nei momenti di dolore della nostra comunità.
frati della corda
32
aprile 2010
Il catechismo degli adulti e dei bambini dà molti frutti. I nostri chierichetti sono albanesi, filippini,
vietnamiti; uno è nigeriano! Naturalmente, tutti parlano greco, essendo tutti cresciuti a Rodi. L’Arcivescovo ne è felicissimo!
La preghiera: Nessuna delle citate iniziative si sarebbe potuta realizzare senza il supporto della preghiera. Una casa fondata sulla sabbia non può durare. Dal 2004, uno dei primi impegni in agenda del
Consiglio parrocchiale è stato quello dell’Adorazione Eucaristica. Le domeniche, i martedì, nei giorni
delle feste più grandi, la gente si riunisce davanti a Gesù eucaristico nostra guida e nostra forza. Anche
la devozione alla Divina Misericordia ha portato molte benedizioni e grazie.
Continua a crescere lo studio della Bibbia, che i filippini organizzano la domenica. La Legio Mariæ
si è rinnovata.
La Via Crucis viene pregata come a Gerusalemme, con la sola differenza della lingua, che per noi
è il greco. E Venerdì Santo celebriamo la liturgia funebre del Signore, come si fa al Santo Sepolcro,
sebbene in modo più semplice. Fra Ovidio e fra Carlos Thomas ci hanno mandato una bottiglia di nardo
che contribuirà ad accrescere la bellezza di questa celebrazione. La figura di Gesù morto viene coperta
di fiori e, al termine della liturgia, ciascuno riceve un fiore che era stato posto sulla statua. È un gesto
molto commovente e che ci coinvolge tutti. Ricordo sempre con commozione la Settimana santa vissuta
a Gerusalemme.
Il Signore, che ha accompagnato il nostro cammino quaresimale, ci faccia gustare nella gioia della
fraternità la gloria della sua risurrezione. Buona Pasqua a tutti.
fra John Luke Gregory ofm
frati della corda
33
aprile 2010
FRATERNITAS
Ita. XLIII. Nr. 164 — OFM Roma — E-mail: [email protected] — 01. 04. 2010
FRATERNITAS | OFM | DOCUMENTI | ALBUM
Assemblea della Conferenza Bolivariana
D
al 24 al 27 febbraio, a Lima,
si è svolta l’assemblea della
Conferenza Bolivariana. Sono
stati presenti i ministri, i custodi ed i
responsabili per l’animazione di missioni/evangelizzazione, formazione, GPIC.
Totale: 21 persone. Il presidente, Fr.
Mauro Vallejo, ha tenuto la sua relazione sulle diverse attività dell’ultimo
anno, con un resoconto sulle spese e
la situazione economica attuale della
Conferenza. Anche i Segretari interprovinciali di missioni/
evangelizzazione, Fr. Alirio Urbina, e di
Formazione/Studi, Fr. Daniel Castillo,
hanno presentato le loro relazioni. Il
Ministro generale aveva inviato una
lettera la quale è stata letta e consegnata ad ogni partecipante. Il Definitore generale Fr. Nestor I. Schwerz ha
presentato il progetto del Definitorio
generale di animazione dell’Ordine per
il sessennio, il sussidio per il moratorium, i diversi mandati di responsabilità della Conferenza e delle Entità. Nel
dialogo e nella riflessione insieme si è
considerato che è fondamentale suscitare una buona motivazione dei frati
nel presentare il progetto di animazione ed il moratorium.
Si è condiviso sul Seminario tenutosi
ad Iquitos riguardo alla presenza francescana in Amazzonia. Infine, attraverso lavori in gruppi specifici e assemblee plenarie, sono state scelte le
proposte per il cammino del prossimo
futuro della Conferenza:
- Nella prossima assemblea della Conferenza, dal 2 al 5 marzo 2011, a Quito, si farà una revisione degli Statuti
della Conferenza, si riprenderà insieme
il tema dell’Amazzonia, si elaborerà un
piano di azione per il triennio seguente
e si faranno le elezioni del presidente
e degli altri servizi.
- In ogni Entità si farà un processo di
sensibilizzazione sul progetto Amazzonia e dal 14 al 17 febbraio 2011 si
celebrerà un incontro di sensibilizzazione sullo stesso tema, in Bolivia, a livello di Conferenza, sotto il coordinamento del Segretariato interprovinciale
Missioni e Evangelizzazione, con presenza di rappresentanti della Famiglia
Francescana e di laici.
frati della corda
- Nella Conferenza si porterà avanti,
sotto il coordinamento di Fr. Alirio Urbina, Segretario interprovinciale dell’evangelizzazione, il progetto di una pagina web con partecipazione e collaborazione di tutte le Entità.
- Dal 16 al 21 agosto 2011, a Quito, in
Ecuador, il Segretariato interprovinciale di Formazione e Studi coordinerà un
Corso per i formatori della Conferenza
centrato sui temi del Congresso continentale per i Formatori, proposto dal
SGFS per il 2011. Tale Corso nella
Conferenza prevede la condivisione di
ciò che è la pratica nelle Entità riguardo a questi temi e ne farà un approfondimento in vista della preparazione
per il Congresso continentale.
Per l’assemblea del 2011 rimangono
da prendere in considerazione due
suggerimenti: un incontro formativo
per i professi temporanei, con esperienza missionaria concreta nell’Amazzonia peruviana; un incontro formativo
con gli economi delle Entità, con possibile presenza dell’Economo generale.
Il Collegio Sant’Antonio Fraternità
“Ven. Fra Gabriele Mª Allegra OFM”
D
al 1988, tenendo conto della
specifica natura della casa, la
Fraternità del Collegio Internazionale Sant’Antonio è stata articolata in due unità: la prima, “Casa Madre”, per i frati chiamati dal Ministro
generale a servizio dell’allora Pontifico
Ateneo Antonianum (oggi Pontificia
Università Antonianum) e delle altre
attività stabilite dal Governo dell’Ordine, e l’altra, la Fraternità del Collegio
dei Frati Studenti, “Casa Filiale”, per i
frati chiamati a studiare a Roma. Quest’ultima, dopo il Capitolo Generale
OFM del 2003, è stata eretta canonicamente come fraternità indipendente
dall’attuale Ministro generale nel Congresso del Definitorio Generale del 16
luglio 2003, con il nome di Fraternità
Francescana Internazionale “Ven. Fra
Gabriele Mª Allegra OFM”.
Alcuni dati sull’anno accademico
2009-10 (FGA): 100 frati (Africa
21, America 30, Asia 12, Europa
37) e 4 studenti ospiti. Per sapere
di più visita: www.antoniano.org/fga
34
Felix Alleluia!
“
Cari fratelli e sorelle: è Pasqua,
usciamo dai nostri sepolcri e,
con la forza di Cristo risorto,
annunciamo il vangelo della vita al
mondo intero. È Pasqua, rallegriamoci e gioiamo nel Signore. È Pasqua, Cristo è risorto, alleluia, alleluia”.
(Dalla lettera del Ministro generale per
Pasqua 2010)
Qui ascoltate il suo messaggio per
Pasqua!
Agenda del
Ministro generale
Ź 01-05 aprile: Settimana Santa.
Ź 06 aprile: Partecipazione al Capitolo elettivo nella Provincia di San
Giacomo di Compostella (Spagna).
Ź 08 aprile: Partecipazione al Capitolo delle Stuoie (Francia).
Ź 10-21 aprile: Visite alle Provincie
del Cono Sud: S. Francesco Solano,
S. Michele, l’Assunzione della
B.M.V. (Argentina), e della SS. Trinità (Cile).
Ź 26-27 aprile: Partecipazione
all’Assemblea della Federazione di
Russia (S. Pietroburgo - Russia).
Ź 30 aprile: Partecipazione al Congresso di JPIC (Polonia).
aprile 2010
Regula et vita Minorum Fratrum haec est, scilicet Domini nostri Jesu Christi sanctum Evangelium observare (RB I,1)
Perù - Seminario a Iquitos
“
L a
pre-
s e n z a
Francescana nell’Amazzonia”
è stato il
tema del Seminario organizzato dall’UCLAF e svoltosi a Iquitos, in Perù,
con 36 partecipanti. Gli obiettivi del
Seminario erano una migliore conoscenza della realtà amazzonica, fare
memoria della realtà francescana
presente in Amazzonia sin dal secolo
XVI con uno sguardo al cammino
recente secondo una nuova sensibilità e, infine, trovare criteri ed elementi per il Progetto integrale di
missione francescana in Amazzonia
continentale, secondo il mandato del
Capitolo generale 2009. Dopo aver
fatto memoria del cammino recente
nell’Ordine secondo una nuova sensibilità riguardo al tema, Fr. Tomàs
Martin, missionario spagnolo da 30
anni in quella realtà, ha tenuto una
bella relazione, offrendo molti elementi di riflessione e di esperienza
personale. Una giornata è stata riservata alla visita ad alcune comunità (“Caserìos”) lungo il fiume Amazonas. C’è stata la condivisione di esperienze da parte di diversi missionari che vivono e operano nella real-
tà amazzonica. Un breve documento
finale presenta alcune delle conclusioni consensuali:
* si rende necessaria un’istanza di
sensibilizzazione e animazione al
servizio dei missionari e delle missionarie francescani già inseriti nella
realtà amazzonica e al servizio dei
fratelli, delle sorelle e delle Entità
della Famiglia Francescana di America Latina, in vista di un più vivo interesse e impegno per la missione in
Amazzonia e con la possibilità di
nuove vocazioni missionarie. Tale
iniziativa servirebbe per creare una
visione comune di presenza e attuazione nell’Amazzonia, bensì per facilitare una rete di solidarietà, di informazioni, di condivisione di esperienze, di forme di collaborazione;
* si condivide il bisogno di percorsi
formativi, sia per i missionari presenti nella regione amazzonica, sia per
le diverse Entità OFM e della Famiglia Francescana, a livello di Formazione iniziale e permanente. Per preparare una proposta formativa si
potrebbe coinvolgere l’UCLAF, il
Master in Evangelizzazione a Petropolis, in Brasile, il centro di formazione missionaria a Cochabamba, in
Bolivia e altre Istituzioni;
* si è concordi nel voler creare una o
più nuove Fraternità nella regione
amazzonica, con le caratteristiche
già indicate nel I Seminario a Manaus, facendo in modo che sia
“INTER” (interprovinciale, internazionale, aperta a diverse forme di collaborazione), capace di assumere un
progetto integrale che diventi una
nuova forma di evangelizzazione,
una difesa della giustizia ambientale,
un’opzione per i popoli nativi e per i
poveri.
Spagna – Celebrazione del IV Centenario della Morte di San Francesco Solano a Montilla (Córdoba)
frati della corda
andare inter gentes e ad gentes,
annunciando a tutti che “non c’è Onnipotente se non Dio”.
Il Ministro generale ha visitato anche
i Monasteri delle Sorelle Clarisse e
delle Concezioniste Francescane di
Montilla (Córdoba), incoraggiandole
a seguire con creatività e audacia, la
forma di vita che hanno professato,
soprattutto ora che stanno per celebrare i rispettivi centenari.
Di seguito e con tutta la Famiglia
Francescana ha presieduto l’Eucaristia, durante la quale ha presentato
un breve profilo di S. Francesco Solano, ha animato i presenti ad andare come i primi discepoli inter gentes
e ad gentes, senza ostacoli ai piedi e
con l’ardore dei primi missionari dell’Ordine, per annunciare al mondo la
Buona Novella di Gesù di Nazareth.
Alla conclusione ha consegnato al
Vicario generale della diocesi, al Par-
35
roco e al Sindaco della città, la medaglia dell’ottavo Centenario della
Fondazione dell’Ordine.
aprile 2010
)5$7(51,7$6
I
l 25
febbraio
2010,
il
Ministro
generale,
accompagnato dal suo Segretario particolare,
Fr. Francisco J. Arellano Suárez, è
andato pellegrino, insieme alla Provincia francescana Bética, alla CasaChiesa dove nacque S. Francesco
Solano.
Prima di questo, aveva visitato la
cella restaurata nella quale visse il
Santo quando si preparava all’ordinazione sacerdotale e all’apostolato,
nel Convento di Ns. Sig.ra di Loreto
in Sevilla. Lì, alla presenza di tutta
fraternità, ha benedetto la cella e ha
esortato tutti i fratelli a continuare
ad accendere l’ardore missionario
che spinse S. Francesco Solano ad
Regula et vita Minorum Fratrum haec est, scilicet Domini nostri Jesu Christi sanctum Evangelium observare (RB I,1)
Nuovo vescovo francescano
C
González
ittà
del
Vaticano, 27
febbraio
2010 – Benedetto XVI
ha nominato
Fr.
José
de Jesús
Hernández, Rettore e
Parroco della chiesa Cattedrale di Inhambane in Mozambico della Provincia
dei SS. Francesco e Giacomo in Messico, Vescovo Prelato di Jesús María in
Messico (superficie: 25.000; popolazione: 146.000; cattolici: 134.000;
sacerdoti: 27; religiosi: 72; diaconi
permanenti: 1). Il Vescovo eletto è
nato il 25 dicembre 1964 a Etzatlán
(Messico), ha emesso la professione
solenne nel 1992 e nel 1994 ha ricevuto l'ordinazione presbiterale.
Assemblea della Conferenza Brasiliana
D
frati della corda
facendo. La gente apprezza la presenza francescana. Si pensa di investire
nell’animazione vocazionale e aprire la
possibilità di collaborazione con i laici.
Per il mese di settembre prossimo sarà
aperta una nuova Fraternità nella periferia di Manaus, una grande città. Si
tratterà di un’altra Fraternità interprovinciale, missionaria nell’Amazzonia,
pensata dalla Conferenza come segno
per l’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine. Alcune Entità, come la
Provincia “S. Antonio”, la Custodia
“ S e t e A l e g r i a s ” e P r o v i n c ia
“Imaculada” hanno dei frati inseriti in
progetti all’interno della regione amazzonica, oltre alla Custodia “S. Benedito” che è interamente inserita in quella
realtà. Nella Conferenza c’è un particolare interesse per lo sviluppo del progetto integrale di presenza francescana nell’Amazzonia a livello di UCLAF e
di Ordine.
b. SU ALTRI MANDATI si è riflettuto
insieme su ogni mandato che spetta
alla Conferenza (formazione per i guardiani e gli economi, una Fraternità terapeutica per i frati in difficoltà, un appoggio deciso per il Master in Evangelizzazione, progetti di collaborazione
interprovinciale nella missione locale…)
e sono stati programmati tappe ed iniziative per la loro esecuzione, con un
coinvolgimento delle Entità e della Conferenza.
Nell’ambito della Formazione, la Conferenza porta avanti: a) un percorso
formativo, chiamato “Rivivere il dono
della Vocazione”, per i Frati che hanno
circa 25 anni di Vita Religiosa, con
esperienza di contatto con i luoghi
francescani in Italia e con la Terra
Santa; b) un itinerario formativo con
esperienze missionarie per Frati dai 7
ai 10 anni di professione solenne; c)
esercizi spirituali per i Frati di profes-
36
N
ei giorni 7-14 febbraio 2010,
il Ministro generale ha visitato, con Fr. Julio Cesar Bunader, Definitore generale, la Provincia
francescana di “Nuestra Señora de
Guadalupe” in Centro America e Panama, presente in Guatemala, Salvador, Nicaragua, Costarica, Honduras,
Panama e Haiti. Il Ministro Provinciale, Fr. Saul Flores Interiano, ha dato
il benvenuto insieme ai Definitori
provinciali e ai frati della fraternità
“San Buenaventura” della città di
Guatemala.
Per facilitare l’incontro dei frati con il
Ministro generale, sono stati organizzati due Capitoli delle Stuoie dei professi solenni, uno in Guatemala e
l’altro in Nicaragua; un terzo incontro è stato con l’Assemblea dei formatori e dei formandi nella città di
Guatemala. In un clima fraterno sono stati affrontati i temi centrali per
la vita e la missione dei Frati minori. Partendo dal Documento finale del
Capitolo 2009, Portatori del dono del
Vangelo, è stata condivisa la realtà
delle diverse regioni della Provincia,
con particolare attenzione alla realtà
di Haiti. Un momento speciale è stato la visita e la preghiera con i fratelli
dell’infermeria provinciale e con gli
ammalati ospedalizzati nelle “Obras
sociales del Santo Hermano Pedro”.
Particolare è stata anche la visita del
Ministro generale ai monasteri delle
Sorelle Clarisse del Guatemala e del
Nicaragua, ai quali sono giunte anche le sorelle da altri monasteri. Un
altro spazio fraterno è stato l’incontro con la Famiglia Francescana nel
“Centro di Spiritualità” del Guatemala e con i Vescovi e con il Nunzio
Apostolico in Guatemala, Mons. Paul
Richard Gallager.
sione temporanea in preparazione alla
Professione Solenne; d) un Corso per
Formatori, Animatori vocazionali,
Guardiani e Moderatori di Formazione
Permanente.
Nell’ambito del Segretariato Missioni e
Evangelizzazione, la Conferenza si
impegna in modo particolare per la
missione in Amazzonia, cercando di
coinvolgere le diverse Entità. Sono
stati programmati incontri regionali e
nazionali per una più attiva pastorale
giovanile.
aprile 2010
)5$7(51,7$6
all’1 al 5 marzo si è svolta
l’Assemblea della Conferenza
OFM del Brasile (CFMB), con
la presenza e la partecipazione di tutti
i ministri e custodi ed i rappresentanti
dei Segretariati interprovinciali di Missioni/Evangelizzazione e Formazione/
Studi. Inoltre sono stati invitati due
frati a servizio del progetto missionario
in Amazzonia ed il Ministro nazionale
OFS. Si è dedicata un’intera giornata
allo studio del documento Portatori del
dono del Vangelo. Dopo un tempo di
riflessione sulla prima parte del documento, il Definitore generale Fr. Nestor I. Schwerz ha presentato il progetto del Definitorio generale per l’animazione dell’Ordine nel sessennio, il
sussidio per il moratorium, i mandati
che sono di responsabilità della Conferenza e quelli che competono alle Entità. Il Ministro generale aveva inviato
una lettera la quale è stata letta e distribuita ad ogni partecipante. Anche i
Segretari interprovinciali Formazione/
Studi e Missioni/evangelizzazione hanno presentato le loro relazioni, con le
iniziative concretizzate e con progetti
da proporre per il prossimo futuro. Il
Ministro nazionale OFS è intervenuto
per alcune ore, condividendo dei dati e
delle informazioni sui francescani secolari nel paese e ha dichiarato il desiderio di compiere un cammino di collaborazione nella formazione e nella missione. La sua presenza è stata molto
fraterna e molto apprezzata.
Nei giorni seguenti i ministri e custodi
hanno ripreso la riflessione sui diversi
temi e mandati.
a. AMAZZONIA: la Conferenza ha già
un progetto interprovinciale di presenza in Amazzonia, a Roraima, dal 1993.
La Fraternità attuale sta bene. Il vescovo locale è molto riconoscente per
quello che i frati hanno fatto e stanno
“Nuestra Señora de
Guadalupe” in Centro
America e Panama
Regula et vita Minorum Fratrum haec est, scilicet Domini nostri Jesu Christi sanctum Evangelium observare (RB I,1)
Grandi/piccole notizie
frati della corda
37
rante la settimana dall’8 al 12 marzo sono
state celebrate, all’Istituto Teologico di
Murcia OFM (Spagna), le XXIII Giornate di
Teologia sul tema “Scienza e Teologia”.
Queste Giornate teologiche sono un riferimento nel campo della riflessione teologica del Sud-Est spagnolo.
È da sottolineare la collaborazione tra l’Istituto Teologico OFM e l’Università di Murcia. Entrambe le istituzioni stanno collaborando da anni allo sviluppo di pubblicazioni
e di conferenze, mostrando la possibilità di
riscoprire lo spazio che la Teologia, con la
T maiuscola, deve avere nell’università
pubblica spagnola.
Con tale scopo si giunge a queste Giornate
in cui l’Istituto Teologico OFM ha cercato di
approfondire un tema sempre attuale
come quello del dialogo interdisciplinare.
In esso si mostra che la scienza e la teologia non devono rimanere separate, ma
piuttosto devono cercare spazi di comunione nei quali, senza annullarsi, ciascuna
dia un apporto, a partire dalla riflessione e
dal giudizio critico, che sia una valida opportunità per ripensare il messaggio della
salvezza.
In queste giornate sono stati presenti pro- fessori di formazione francescana come D.
Vicente Llamas, professore di fisica e grande conoscitore della metafisica del francescano Giovanni Duns Scoto, e P. Luis Oviedo, professore di antropologia teologica
presso le Pontificie Università Antonianum
e Gregoriana di Roma.
Ha partecipato la Sig.ra Fátima Masot
Conde, professoressa di fisica applicata
presso l’Università di Siviglia, che ha parlato dell’implicazione della meccanica quantica sulla visione del mondo; e la Sig.ra Anne Runehov, professoressa di Teologia
sistematica presso l’Università di Copenhagen, che ci ha presentato la sfida che gli
studi neurologici pongono alla teologia.
La conferenza inaugurale delle Giornate è
stata tenuta da José Antonio Lozano Teruel, dell’Università di Murcia, docente del
dipartimento di Biochimica, che ha affrontato il tema l’Evoluzione dell’evoluzione.
Un gran numero di professori e di alunni
hanno seguito le Giornate. In modo particolare sono stati presenti professori e studenti delle facoltà di fisica e biologia dell’Università di Murcia.
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ŹA Perugia (Italia): Incontri di Formazione su tematiche sociali: da tre
anni la Provincia Serafica OFM di Assisi
organizza, attraverso la commissione di
GPIC e in collaborazione con l’OFS e la
Gi.Fra. regionale, degli incontri di formazione su tematiche sociali. Detti incontri sono
aperti a tutti, ma in particolare vengono
pubblicizzati tramite un’intensa azione di
volantinaggio presso le varie Università di
Perugia.
Il primo anno si è presentata una panoramica su temi cari alla Dottrina Sociale della
Chiesa quali la Persona, la Famiglia, l’Economia e l’impegno politico.
L’anno seguente si è affrontato, con l’aiuto
di alcuni professori della facoltà di Economia dell’Università di Perugia, il rapporto
tra economia e persona.
Quest’anno si parlerà di immigrazione, e
l’argomento verrà trattato dal punto di
vista biblico, giuridico, sociale e politico.
Sarà proposta una tavola rotonda cui
prenderanno parte i rappresentati dei principali schieramenti politici della provincia di
Perugia. Gli incontri si svolgono presso il
Convento di Monteripido in Perugia. Per
ulteriori informazioni si può consultare il
sito www.ofsumbria.it
ŹFondazione Russia e Kazakhstan:
La Fondazione S. Francesco si prepara a
celebrare l’Assemblea annuale a S. Pietroburgo alla fine di aprile. In vista di questo
importante appuntamento, il Ministro generale ha inviato due suoi Delegati per
affiancare il Consiglio della Fondazione e
fare insieme un'analisi della situazione e
una verifica delle condizioni in cui vivono
le tre Fraternità in Russia e le altre due in
Kazakhstan. All’Assemblea parteciperà
anche il Ministro generale per dare un
nuovo impulso alla presenza dei Frati minori in quei Paesi dove si sta riorganizzando le piccole comunità cattoliche. Attualmente vivono e operano nella Fondazione
20 Frati minori che servono 7 Parrocchie,
gestiscono una scuola a Novosibirsk, un
centro per persone disabili e una clinica di
agopuntura ad Almaty, un centro per anziani e senzatetto a Ussurisk, collaborano
con un centro per ragazzi di strada a S.
Pietroburgo e con un altro piccolo centro
per disabili a Taldikurgan. Per la Implantatio Ordinis, vi sono anche tre giovani Frati
autoctoni nella Fraternità di S. Pietroburgo.
Il lavoro è ancora molto e richiede nuove
energie.
Ź Presentazione del volume: André
Vauchez, Francesco d’Assisi, Einaudi,
Torino 2010. Giovedì 15 aprile 2010 - ore
17,00. Oratorio dell’Immacolata Concezione, Basilica di Santa Maria in Aracoeli
(Roma). Per informazioni:
[email protected]
Ź 40 anni di Fonti Francescane: Incontro di studio in occasione della pubblicazione: François d’Assise. Écrits,
Vies, Témoignages. Giovedì 29 aprile,
ore 15.30. Pontificia università Antonianum
- Aula A. Per informazioni:
[email protected]
Ź Notizie da Bruxelles: Il primo marzo
2010 è iniziata la sessione di tre mesi di
formazione insieme a 4 Cappuccini missionari, uno dall’India, un altro dalla Polonia e
due dalla Repubblica Democratica del
Congo. Allo stesso tempo stiamo lavorando per rinnovare il programma secondo il
desiderio del Ministro generale e del suo
Definitorio.
Abbiamo iniziato quest’anno un ciclo di
Conferenze francescane alla Maison Notre
Dame per contribuire alla coscienza missionaria e all’evangelizzazione. La prima
conferenza è stata su Pace e Paura, tenuta da un terziario anglicano, Mark Barwick,
e la seconda sarà tenuta da Gwenolé
Jeusset sull’Islam.
Chi sono i nostri esperti francescani di Missionologia? Questo è un appello a tutte le
province a mandare i nomi dei frati che
sono esperti in missionologia e che hanno
lavorato su una teologia francescana della
missione. Per favore mandate queste informazioni a Fr. Damien Isabell al seguente indirizzo: [email protected]
Ź Percorso di Formazione permanente nella Provincia della Sacra Famiglia in Egitto: Radunati dal 1 al 4
marzo 2010 ad Alessandria, terra di ricca
tradizione nelle scienze dello spirito e particolarmente della ricerca di Dio, circa 70
frati egiziani hanno dedicato 4 giornate per
approfondire il documento del Capitolo
generale 2009 “Portatori del dono del Vangelo” e riflettere sul tema della Formazione
a l’Evangelizzazione e al Dialogo. La presentazione del Documento capitolare è
stato presentato da Fr. Vincent Zungo e
Fr. Roger Marchal, definitori generali;
mentre l’approfondimento sull’Evangelizzazione, con il tema: “Formare per la missione”, è stato guidato da Fr. Vidal Rodríguez,
Segretario generale per la Formazione e
gli Studi, e la Formazione al Dialogo da Fr.
Rubén Tierrablanca, della fraternità d’Istanbul.
L’accoglienza della Parola incarnata (cf. Mt
2, fuga in Egitto) e l’incontro di Francesco
d’Assisi con il Sultano Malik al-Kamil
(Damietta 1219) son due icone che illuminano il percorso di rinnovamento della
provincia egiziana. Si sono dati dei traguardi precisi sia nel campo dell’Evangelizzazione che nella sfida quotidiana del dialogo
con i fratelli musulmani e con la Chiesa
copta.
Ź Le XXIII Giornate di Teologia: Du-
Fraternitas - OFM - Roma
ʇRedattore:
Robert BahĀiĀ
ʇhttp://www.ofm.org/fraternitas
ʇE-mail:
[email protected]
aprile 2010

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