Guida alla visita

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Guida alla visita
VISIONI ED ESTASI - GUIDA ALLA VISITA
Diverse chiavi di lettura offre la mostra Visioni ed Estasi aperta presso la Galleria di Palazzo
Franzoni. Già l’edizione romana invitava a verificare i temi dell’estasi attraverso diversi momenti:
la chiamata, santi in preghiera in meditazione, Francesco ad esempio, nei dipinti di Annibale e
Ludovico Carracci (cat. 1,2) o dello Strozzi (cat.8) e del Vassallo (cat. 10), fino al San Luigi del
Sagrestani (9) nella I sala ; la risposta attraverso l’abbandono alla volontà di Dio espressa nei
gesti dei Santi e nell’identificazione con la Passione di Cristo: introdotta dalla Santa Caterina da
Siena di Francesco del Cairo (cat. 11) e dall’Estasi della Maddalena del Manetti (cat.12), trova
una serie di riscontri nella II sala ancora con il San Francesco stigmatizzato del Gentileschi
(12) e con la meditazione di Girolamo del Manetti (16 ) e quella di Francesco ai piedi della
Croce di Magnasco (15). Cristo con i segni della Passione che appare anche nelle visioni di
Santa Chiara da Montefalco del Conca (18), S.Rosa da Lima del Baldi (20), San Pietro d’Alcantara
del Gimignani (48), nella meditazione sul sangue di Cristo della cerchia del Bernini (29),
mentre si propone - per imitazione - nella spiritualità di Teresa, rappresentata nella trasverberazione
dello Strozzi (52). L’esperienza dell’estatico, attraverso la visione, con il venir meno della
parte corporea, fino alla consolazione di una musica del Cielo viene esemplificata nelle opere
della III sala, dalla Maddalena del Caravaggio (50) al San Carlo del Borgianni (39), alla santa
Cecilia del Cavallino (41), del Gentileschi (41) , del Saraceni (47), o al Francesco del Reni (44),
fino ai concerti angelici, del Gaulli (42,43), idee e bozzetti questi ultimi di un sovrannaturale
che si fa visibile nello spazio della chiesa, nei grandi trionfi degli spazi barocchi.
E’ così che le opere nel Salone centrale rappresentano i temi dell’estasi e della visione
così come appaiono sugli altari delle chiese, nelle grandi pale che traducono l’esperienza dei
mistici in raffigurazioni offerte al pubblico dei fedeli: un percorso che parte dalla precoce
anticipazione - alla fine del Cinquecento - della pala del Barocci, con la Vergine del Rosario e
San Domenico (26), dove, nella tipica soluzione dell’artista urbinate la visione sovrasta ad un
tempo la figura del Santo e dello spettatore, per affrontare un straordinaria galleria di Santi e di
esperienze estatiche tra XVII e XVIII secolo. Sul lato sinistro dalla rigorosa accezione
naturalistica della visione di Santa Candida del Sellitto (35), alla straordinaria forza della
raffigurazione di Grechetto con San Bernardo che abbraccia il Cristo e beve il sangue dal suo
costato (28), fino al Gaulli con San Luigi Bertrand (88) e all’ interpretazione tardo settecentesca
del Cades, con gli estatici voli di San Giuseppe da Copertino (59), opera presentata anche in
bozzetto (58, V sala).
Sul lato destro del Salone la pala di Domenico Piola rappresenta, intorno al 1675, uno
dei grandi mistici del secolo precedente, San Giovanni della Croce (19), mentre, sul versante
settecentesco, il Batoni illustra l’Estasi di santa Caterina (54). Di nuovo un confronto tra un
maturo Seicento e un classicismo moderato romano del secolo successivo si propone attraverso
le morti sante, di Santa Scolastica di Gregorio De Ferrari (64) e della Beata Giacinta Marescotti
di Marco Benefial (63).
Se, nella parete di fondo, la grande tela del Guercino, della metà del Seicento, si concentra
sulla figura di Santa Palazia (4), nella contrapposizione tra spazio della realtà - interno ed esterno
- in cui si trova la santa, e soprannaturale, indicato dall’eloquente gesto dell’angelo, nella tela
con Santa Teresa e i santi Francesco e Saverio di Gregorio De Ferrari (51), della fine del secolo,
la dimensione spaziale è travolta nell’incrocio di diagonali tra santi e angeli attorno alla figura di
Teresa trasverberata e staccata dal suolo, in abbandono di ogni cosa terrena.
Nelle due ultime sale (IV e V) sono ancora toccati proprio gli estremi di una esperienza
del soprannaturale, dalla meditazione nella scarna cella di Francesco nel dipinto da George de La
Tour (55) e dalla tangibile presenza del monile donato alla santa nella Visione di santa Teresa del
Procaccini (74) alle glorie celesti dei bozzetti del Gaulli (76,78,79,86,89,90), all’apertura dei
cieli in cui, nei trionfi barocchi, sono accolti i santi (75,82,84).
Naturalmente anche una lettura delle iconografie, attraverso le agiografie dei santi, può
essere proposta al visitatore: in questo le brevi didascalie accanto ai dipinti offrono una prima
linea di interpretazione. Ma è la dinamica di un farsi possibile della rappresentazione dell’invisibile,
la straordinaria capacità degli artisti di tradurre le esperienze dei mistici, proprio a partire dal
ritorno al naturale agli inizi del Seicento, a costituire la chiave storico artistica di lettura.
Un aspetto sottolineato nella Sala di ingresso, attraverso tre opere che si collocano tra il
primo e il quarto decennio del secolo. La fiducia della Chiesa nell’immagine affianca l’esperienza
degli artisti nel proporne il potere seduttivo: nella concreata evidenza della rappresentazione i
gradini accompagnano lo spettatore ad accostarsi ai teneri contatti tra Santa Francesca Romana,
La Vergine e il Bambino nella tela di Orazio Gentileschi (32), l’eloquenza dei gesti e la struttura
compositiva si fanno macchina persuasiva nella tela del Guercino con la Vergine dello scapolare
e S.Alberto (25) e infine la teatralità di una matura pittura barocca si palesa nell’opera del Cortona,
nel suo S.Alessio morente del 1638 (69).
L.M.