jovanotti. mai dentro mai fuori

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jovanotti. mai dentro mai fuori
MICHELE WAD CAPOROSSO
JOVANOTTI.
MAI DENTRO
MAI FUORI
Illustrazioni di Massimo Gurnari
A Maria Caporosso.
Che è Mia.
Cioè nostra.
Come andò che Mastro Ciliegia, falegname,
trovò un pezzo di legno,
che piangeva e rideva come un bambino
Stamattina è il 1987, in persona.
In Italia si respira con affanno, ma comunque si canta a squarciagola Si
può dare di più di Umberto Tozzi, Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri come
fosse l’inno di Mameli prima di una finale mondiale di calcio. Le casalinghe
irrisolte impazziscono per Io amo di Fausto Leali, e Al Bano e Romina Power
sono due inseparabili nomi propri di persona, e per altro sono in classifica
con il singolo Nostalgia canaglia. I più trasgressivi si spingono fino a Cocco
bello Africa dei Ricchi e Poveri, mentre Michele Zarrillo è solo un newcomer.
Fortunatamente esistono a livello internazionale gli aiuti umanitari, e Madonna ha da poco lanciato La Isla Bonita, Michael Jackson ha pubblicato il
leggendario album BAD e Whitney Houston si è mangiata la disco music
con I Wanna Dance With Somebody (Who Loves Me).
Stamattina è stato pubblicato dalla Def Jam YO! BUM RUSH THE SHOW, il
debut album dei Public Enemy, mica un disco qualsiasi di Anna Tatangelo.
Che però è nata quest’anno. Se è per questo sono nati anche Theophilus
London, eccentrico rapper di New York, Frank Ocean, il primo cantante
R’n’B dichiaratamente gay, e Afrojack, visionario produttore electro-house.
E Marco Simoncelli.
Stamattina è l’11 di aprile, non di marzo.
E a Torino è morto, cadendo misteriosamente dalle scale di casa sua, il
poeta e partigiano Primo Michele Levi. Se questo è un uomo è dentro l’immaginario di tutti, anche di coloro che non lo hanno mai letto. E che paura
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hanno avuto gli italiani qualche giorno fa, quando l’amato presidente Sandro
Pertini è stato colto da un malore durante i funerali del generale Licio Giorgieri, assassinato dalle Brigate Rosse.
Il momento storico non brucia più di tanto perché non è un legno di
lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono
nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Per esempio, questi sono gli ultimi giorni in cui Bettino Craxi può raccontare in giro che è il presidente del Consiglio italiano. È da poco uscito
SOCIALISMO E BARBARIE dei CCCP Fedeli alla Linea, disco fortemente influenzato da una certa cultura filosovietica e chiaramente dal punk.
E poi cos’altro? Ah, è morto Claudio Villa. Lo so perché lo ha annunciato
Pippo Baudo, commosso, durante la 37esima edizione del Festival di Sanremo, in cui non c’è stata orchestra e gli artisti in gara hanno cantato sulle
basi. Tipo il karaoke. Pare però che sia stata una delle edizioni più fortunate
dal punto di vista dell’Auditel: 77,5 per cento di share. Praticamente l’unanimità delle tv accese, su Rai Uno. Gli ospiti stranieri, tutti dinosauri in via
di estinzione, tipo: gli Europe, i Duran Duran, i Frankie Goes To Hollywood,
gli Spandau Ballet, Paul Simon, i Pet Shop Boys e gli Smiths prossimi allo
scioglimento. Insomma tre-quattro capitoli di storia della musica pop-rock
del Novecento.
E al cinema: Full Metal Jacket, anche se le ragazze si emozionano di più
con Dirty Dancing, mentre gli adolescenti con la coscienza inquieta stravedono
per Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders. Good Morning Vietnam è il film
che manda tutti a casa. Robe italiane? L’ultimo imperatore di Bertolucci
(nove Oscar), I picari di Monicelli, ma la gente fa la fila per Rimini Rimini
con Jerry Calà e i suoi amici.
Stamattina non cambia niente, come la Svizzera.
Gli anni Ottanta stanno per sciogliersi nel comodo letto dei Novanta, e
si percepisce una certa pigrizia, un lassismo generale incredibile. Ma nel frattempo dalle parti di Radio Onda Rossa a Roma si stanno formando gli
Onda Rossa Posse, tra cui c’è Militant A pronto a fare gli Assalti Frontali.
Da qualche altra parte si comincia a parlare di Fresh Press Crew, pronti a
chiamarsi Radical Stuff, e cioè Dj Gruff, Soul Boy, Sean, Skizo, Top Cat e
Kaos One.
La lingua è l’inglese.
La rabbia è giovane.
Il rap in America è già molto popolare, almeno dal 1979. In Italia si sta
formando ora lo strato underground.
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Come on party people in the house
say “house”
Un disco, un singolo, che suona come uno strano cortocircuito, una scheggia
impazzita come quando stacchi la coda di una lucertola. L’equivalente di un
attore porno che tira fuori il pisello in chiesa e recita Baudelaire con le mani
giunte. Uno straniero nella sua nazione, un bicchiere d’assenzio presentato a
colazione in questa tavola italiana imbandita di cultura generale standard,
personalità bacucca e conformismo di provincia.
È solo una canzone, considerata un flop da quasi tutti, che sembra già
aver capito prima di qualsiasi sociologo che alla prima distrazione di massa
la coerenza verrà soppiantata dalla resistenza. Allo stesso tempo, sembra la
canzone di un nuovo spot delle Morositas. Ha l’aria del bluff della musica in
Italia, e per questo attira a sé parecchia attenzione, soprattutto nei club. È
una canzone ruffiana, sul modello dell’electro-funk di Afrika Bambaataa. Si
chiama Walking e rappresenta the first 6 minutes of a new era.
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Walking walking down
La canta uno scappato di casa, un pezzo di legno modellato con le sembianze
di un pupazzo colorato e sempre sorridente, che va a salti come una lepre,
facendo fracasso.
Ha scelto il nome d’arte di Pee Nocchio, ma un giorno il tipografo a cui
aveva commissionato una locandina promozionale per una serata commise
un refuso: scrisse Pinoxxxio. Lui lo trovò provvidenziale e tenne il nome.
Questo suo primo pezzo, Walking, è prodotto dal proprietario del famoso
negozio di dischi Goody Music, il cui nome è Claudio Donato, ma che per
il fatto di essere qui ora si chiamerà Mastro Ciliegia.
Mesi fa Mastro Ciliegia sentì quel pezzo, si rallegrò tutto, e dandosi una
fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce: «Questo legno
è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino».
In quel punto fu bussato alla porta.
Quello che accadde dopo è una storia da non potersi credere, e ve la racconterò in quest’altri capitoli.
Perché, amici miei, ci rivediamo tutti, più felici e sognanti, nel già memorabile 1988. Cioè nella pagina successiva.
Move your feet to the rhythm of the beat
I still have a dream
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