Esoterismo nel gioco degli scacchi

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Esoterismo nel gioco degli scacchi
Esoterismo nel gioco degli scacchi
Il gioco degli scacchi ha origini antichissime. La sua provenienza non è certa ma di sicuro
un gioco simile affonda le radici in Persia, dove intorno all’anno Mille il poeta Abdul
Qazim Hassan narra di questo intrattenimento nel “Libro dei Re”. Il gioco era diffuso
anche in India e se ne hanno tracce nella cultura araba
nella parola “Shat-mat” (scacco matto) che significa “il re
è morto” (Shat è una parola di origine persiana, mat di
origine araba). In Egitto se ne trova testimonianza sulla
tomba di Nefertari, moglie di Ramses II, dove in
bassorilievo la regina è raffigurata mentre si impegna nel
gioco.
Per lungo tempo gli scacchi sono stati ritenuti una
simulazione bellica, dunque un’attività che affina la
strategia. Il loro significato tuttavia può spingersi oltre,
fino a una dimensione esoterica.
Partiamo dalla scacchiera. Il numero delle caselle (64) è il risultato di otto elevato al
quadrato oppure di 4 elevato al cubo. Quattro sono gli elementi Terra, Aria, Acqua e
Fuoco. Sedici, ovvero il numero di elementi su cui ogni giocatore si muove, è il risultato di
4 elevato al quadrato. Nella tradizione orientale, l’elevazione a potenza dei numeri indica
lo sviluppo dei loro significati a livello del macrocosmo. Le caselle sono alternate bianche e
nere, così come bianchi e neri sono i colori che contrassegnano i due contendenti. Non si
tratta solo di ripetere l’infinita lotta tra il bene e il male. C’è di più. I movimenti dei pezzi
sulla scacchiera sono la traduzione di un ragionamento che il giocatore opera in silenzio
(potrebbe ricondursi alla fase massonica dell’apprendistato), al fine di operare una
valutazione su pro e contro della sua mossa. Ogni sua manovra apre un ventaglio
amplissimo di contromosse possibili, indicando con ciò l’attitudine del bravo massone di
approfondire tutti gli argomenti che si accinge a studiare.
Il pavimento a scacchi è un elemento distintivo del tempio massonico. Le caselle bianche e
nere sono posizionate al centro del quadrilungo e durante i lavori rituali i massoni
deambulano nel tempio delimitando questa area. Ha una vastissima rete di significati
simbolici, tra cui il dualismo che ricorda i concetti di morte/rinascita e la lotta tra
bene/male.
Tutti i pezzi della scacchiera sono disposti con ordine, ognuno di essi può muoversi soltanto
seguendo determinate regole. Il fine è dichiarare scacco matto al re, imprigionarlo senza
dargli via di scampo.
La figura più potente nel gioco degli scacchi è la Regina. E’ libera di potersi muovere
senza particolari vincoli. Da lei dipende la sicurezza del Re, deve quindi associare tale
libertà alla saggezza nella scelta della casella da occupare.
Gli Alfieri, simbolo dei guerrieri che proteggono il forte, possono muoversi soltanto
diagonalmente. Delineano i confini della terra ed esotericamente rappresentano lo spirito.
Il Cavallo possiede la capacità di saltare i nemici, potendosi muovere lungo più caselle.
Tuttavia il suo movimento è limitato. Rappresenta la prudenza, la temperanza.
La Torre è un simbolo di forza, presente pure nelle carte dei tarocchi. E’ la figura che
esprime fermezza, la linea dritta che segue rappresenta la rettitudine del comportamento
umano. Può rivelarsi decisiva per la salvezza del Re con la speciale mossa dell’arrocco.
Il Pedone è la figura più piccola ma esotericamente significativa perché pur nella sua
piccolezza fa il primo passo (non può retrocedere)e si butta in battaglia senza timore. E’ il
bianco a fare la prima mossa, simbolicamente la Luce avanza e affronta l’oscurità (nero). Il
pedone è l’iniziato che guarda sempre avanti e non si tira mai indietro.
Infine, la figura del Re può essere vista come l’Io interiore. Il Re è il pezzo da salvare.
Il giocatore-iniziato è nello stesso tempo pedina bianca e pedina nera. La lotta che si
realizza sulla scacchiera altro non simboleggia che il continuo dualismo che l’uomo
affronta con se stesso. Il gioco porta all’affinamento dell’intelletto con l’adozione della
strategia giusta. A prescindere da come si conclude la singola competizione, ci sarà sempre
la possibilità di fare un’altra partita nel gioco continuo della vita.
Ogni iniziato è nello stesso tempo colui che si mette in gioco, disponendo i pezzi sulla
scacchiera e scegliendo le mosse da fare, e nello stesso tempo pedina. Il massone deve
contenere in sé tutte le qualità delle figure del gioco degli scacchi, fare le mosse giuste
significa sapere contemperare le virtù e condurre un buon gioco. Imprigionare il Re
equivale a mettere all’angolo le proprie passioni e affermare l’elemento positivo del
proprio Io. La vittoria è questa: raggiungere la sublimazione dell’intelletto e della
coscienza. Non basta una sola partita per riuscirvi. Il gioco si ripete ogni qualvolta si
arriva a un certo stadio di conoscenza e riprende con un livello di difficoltà superiore.
Vincere la nuova battaglia porterà al raggiungimento di un gradino ancora più alto e così
via all’infinito nell’infinita partita della nostra esistenza.