Famiglia Cristiana 16.7.13 - intervista RiccardoIII Ranieri

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Famiglia Cristiana 16.7.13 - intervista RiccardoIII Ranieri
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RANIERI: "RICCARDO III? E' COME LA
POLITICA DI OGGI"
L'attore, che porta per la prima volta in scena a Verona il dramma
shakesperiano, con le musiche di Morricone, ripercorre la sua carriera, anticipa i
suoi progetti futuri e parla della sua città: "Anche se da tanti anni vivo a Roma,
continuo a pensare in napoletano".
16/07/2013
Albarosa Camaldo
Il poliedrico Massimo Ranieri affronta un’altra sfida,
confrontandosi con il personaggio storico, ricreato da
Shakespeare, di Riccardo III, debuttando il 17 luglio al 65°
Festival Shakespeariano nel Teatro Romano di Verona. Da
tempo Ranieri voleva interpretarlo, incuriosito
dalla sua misteriosa personalità, e ora, con le
musiche di Ennio Morricone, e con la sua regia, lo
mette in scenaaffermando: «Riccardo III, ultimo monarca
della casa di York, è l’incarnazione del male, è un re crudele e
ambizioso che, per la sete di potere e di rivincita, colpisce i
suoi congiunti, anche se poi viene sconfitto dai Tudor. Un
personaggio così affascina chi fa l’attore, interpretare “un
buono” è semplice poiché la bontà è innata nell’uomo,
almeno nella maggior parte, però si è attratti da personaggi
come Riccardo, come Macbeth, malvagi per il loro
tornaconto. Riccardo, tuttavia, è costretto a comportarsi da
malvagio per difendere la sua dinastia, ma vive un momento
di riscatto, un attimo di debolezza in cui è implicato il cuore
quando dice “ho paura”. Questa affermazione mi ha risollevato perché essere così
malvagio dall’inizio alla fine dello spettacolo è dura anche per un attore, poiché
scopre, recitando, un lato negativo dell’anima, quindi per me è uno sforzo intellettuale
notevole.». Ranieri, come regista dello spettacolo, ha voluto farne «un dramma sociale,
politico, poiché nel testo di Shakespeare ho intravisto, fin dalla prima lettura, al di là del
dramma in se stesso, un groviglio di situazioni politiche, così l’ho riferito ai giorni d’oggi come
un odierno intrigo politico, considerando i tempi che viviamo…».
Oltre al costante successo come cantante, confermato anche dallo show dei record Canto perché
non so nuotare che dal 2007 ha avuto oltre 700 repliche con il tutto esaurito e dal nuovo
recital Sogno e son desto, Massimo si è avvicinato al teatro da ragazzo grazie alla guida
di grandi registi che ricorda con stima e gratitudine: «Se io recito ora, lo devo a loro,
soprattutto a colui che mi ha voluto in teatro per la prima volta, che mi ha fatto capire che non
ero solo un cantante, Peppino Patroni Griffi, chiamandomi per Napoli chi resta e chi parte
dell’autore napoletano Raffaele Viviani. Poco dopo ho recitato con Romolo Valli e Giorgio De
Lullo, che mi dicevano sempre che avrei dovuto lavorare con il più grande uomo di teatro:
Giorgio Strehler. Infatti poco dopo, quando Strehler mi ha diretto in L’anima buona del
Sezuan di Brecht e L’isola degli schiavi di Marivaux, è stato un punto di arrivo per la mia carriera
di attore teatrale.Anche altri spettacoli sono stati per me importanti:Hollywood, sempre di
Patroni Griffi, dedicato a John Gilbert, grande attore del cinema muto, amico di Greta
Garbo. Rinaldo in campo, una vicenda ispirata alla spedizione dei Mille, mi ha riempito di gioia
perché, dopo l’interpretazione di Domenico Modugno, un maestro del musical come Pietro
Garinei lo ha affidato a me; lo spettacolo non raggiungerà più quel livello di bellezza messo in
scena con così tanto amore da Garinei.».
Ranieri è anche paladino del teatro italiano all’estero, insieme a un altro regista fondamentale
nella sua carriera, Maurizio Scaparro che si adopera sempre per portare anche fuori d’Italia le
compagnie teatrali italiane, come quando ha diretto il Théâtre des Italiens a Parigi per cui
Massimo è stato interprete di Pulcinella, la tradizionale maschera napoletana. «Sono legato a
Maurizio da una fraterna amicizia, lui è il mio mentore, quando ho dei dubbi, e ne ho spesso,
lui mi aiuta nelle mie scelte professionali, con la sua sensibilità e la sua maestria; nella
prossima stagione porteremo il nostro Viviani varietà, dedicato al drammaturgo
napoletano, a Parigi oltre che riprenderlo in una tournèe italiana.»
Ranieri si è anche battuto per riportare il grande teatro in televisione: hanno incontrato il
favore del pubblico i testi di Eduardo De Filippo Filumena Marturano, Napoli milionaria, Questi
fantasmi e Sabato, domenica e lunedì da lui diretti e interpretati insieme a grandi attrici come
Mariangela Melato, Barbara De Rossi, Donatella Finocchiaro, Monica Guerritore. Napoli, la
città in cui Ranieri è nato e ha trascorso la sua infanzia è sempre nel suo cuore; infatti dice: «il
legame è forte, viscerale come è giusto che sia, anche se adesso vivo a Roma, non riesco a non
essere napoletano, anche se faccio Shakespeare io penso in napoletano, è il mio modo di
essere. Rispetto a quando ero “scugnizzo”, Napoli è cambiata come sono cambiate altre città
italiane e europee, ma rimane sempre quella poesia napoletana che non trovo in altri luoghi,
ha un suo fascino, è una città speciale, nel bene e nel male, ha un suo carisma che si porta
dentro sempre.».
Tra i ricordi legati alla sua città d’origine, quando era Giovanni Calone, prima di
prendere il nome d’arte di Massimo Ranieri, ci sono anche i suoi genitori di cui
parla anche nel libro autobiografico Mia madre non voleva (edito da Rizzoli): «Mio padre
era operaio all’Italsider di Bagnoli e si alzava all’alba e tornava alla sera, aveva avuto
un’infanzia molto difficile, orfano di guerra, era cresciuto in orfanotrofio dove si distraeva
suonando una trombetta, dimostrando interesse per la musica e infatti, per questa sua
inclinazione mi incoraggiò fin dall’inizio a dedicarmi al canto e ha sempre gioito dei miei
successi. Mia madre era casalinga e, poiché eravamo otto fratelli, avrebbe voluto vedermi
impiegato in comune, con uno stipendio fisso, mentre il mio è il mestiere meno sicuro del
mondo, ma quando ha visto che è diventato la mia vita, il mio unico scopo, mi ha sostenuto,
volendo però che rimanessi sempre con i pieni per terra. Anche i miei amici d’infanzia del
rione Santa Lucia mi incoraggiavano, ero il loro idolo, l’amichetto che diventava famoso e
ricco, l’esempio di colui che con passione e costanza ce l’ha fatta a lasciarsi alle spalle la
povertà. Ogni tanto ripenso a quando da bambino cantavo su uno scoglio sul mare di Castel
dell’Ovo, a Napoli, per i clienti di un ristorante, con mio fratello che mi incitava a continuare a
cantare, minacciando me, che non sapevo nuotare, di buttarmi in mare. Ora tutti i miei fratelli,
i miei nipoti e pronipoti sono entusiasti del mio successo!».E ogni volta che si esibisce sia come
cantante sia come attore il pubblico lo festeggia e lo sostiene infatti conclude: «il rapporto con
il mio pubblico è passionale, è vero amore, un rapporto meraviglioso.»