sigmund freud: “ecce homo”
Transcript
sigmund freud: “ecce homo”
SIGMUND FREUD: “ECCE HOMO” Omaggio a Sigmund Freud a 70 anni della sua morte Ho cominciato come neurologo per portare sollievo ai miei pazienti nevroti-ci, ed ho scoperto dei nuovi e importanti fattori che agiscono sull’inconscio e sul ruolo delle urgenze istintive. Da quelle scoperte è nata una nuova scienza: la psicoanalisi, una branca della psicologia, un nuovo metodo per la terapia della nevrosi. Ho dovuto pagare caro questo colpo di fortuna: la gente non credeva nelle mie scoperte e pensava che le mie teorie fossero offensive. Anche se la resistenza è stata forte ed inesorabile, alla fine ho avuto ragione. Ma la battaglia ancora non è finita. Sigmund Freud Un secolo e mezzo fa nasceva il padre della psicoanalisi, il Cristoforo Colombo dell’Inconscio, la sua geniale intuizione e il suo coraggio hanno segnato la storia contemporanea in tutti i campi del sapere, dell’arte e della cultura. Un percorso sulla sua vita per ricordare e comprendere il prestigio di quest’uomo. Sigmund Freud inaugura una nuova forma di pensiero e ancora è molto difficile di tollerare che non siamo patroni di noi stessi, c’è un’altra istanza che ci comanda, l’inconscio. Freud ha anche fatto vedere come ci sono parole che ci ammalano, non solo lo spirito… ma anche il corpo, e che allora, anche con la parola si può trovare una cura. La “Tolking Cure” inaugurata tra Freud e la paziente Anna O., ha fatto storia. SIGMUND FREUD: “ECCE HOMO”1 “Qui avete l’uomo!” Il responsabile, lucidissimo conquistatore, colui che ebbe il coraggio di scalare quel territorio proibito fino allora, irraggiungibile. Quel luogo che è necessario che sia unico e che esista geograficamente, come scrive Renè Daumal nel libro che in spagnolo si intitola “ El Monte Anàlogo”: La porta verso l’invisibile deve essere visibile. Un giorno, Freud, scrive al suo amico Fliess: Non sono un uomo di 1 Federich Nietzsche, “Ecce homo”. Come si arriva a essere quello che si è. scienza, per temperamento sono un conquistatore. Uno scopritore, un conquistatore di un territorio fino a ora mai capito. Fin da piccolo, nei giochi e nelle liti infantili, ha bisogno di coraggio perché sperimenta la discriminazione. Gioca e diventa Annibale, un eroe della storia che gli viene incontro cavalcando; forse già allora sospettava che sarebbe diventato una stella guerriera. E sappiamo come le identificazioni segnano una storia… Racconta lo stesso Freud che Annibale è un guerriero semitico. Ha un’immagine fiera che il piccolo Sigismondo fa sua, in un mondo dove il pregiudizio antisemita è costante, Freud-Annibale entra nel mondo lottando. Così giunsero anche Mosè, Massena, Cristoforo Colombo, Guglielmo il Conquistatore, Heinrich Schliemann, lo scopritore della città di Troia… beh, cosa importano i tempi, se c’è un presente che li riunisce? La Partenza Ma quale è stata l’insensata avventura che questo uomo, chiamato Sigmund Freud, ha intrapreso? Il suo spirito avventuriero lo portò alla scoperta che al di là del “saputo”, c’è un immenso territorio formato da resti oscuri, preistorici, che ci influenzano costantemente, senza che noi possiamo fare nulla, salvo cominciare ad ascoltare i lapsus, i sogni, gli atti mancati o le fantasie, per poter così fare un profondo lavoro di esumazione. Da questo avventuriero ascoltiamo direttamente la sua presentazione: Sono nato il 6 di maggio del 1856 in Freiberg, in seguito chiamata Pribor, in Moravia, un piccolo paese dell’attuale Cecoslovacchia. I miei genitori erano ebrei ed io continuo a esserlo. All’età di 4 anni sono arrivato a Vienna, dove ho svolto tutti i miei studi. Al “Gymnasium” sono stato il primo della classe per 7 anni; ero così bravo che non mi fecero mai fare un esame. È una storia piena di migrazioni quella della famiglia Freud. Nel “piccolo paese” non c’era lavoro, le cose ogni giorno costavano sempre di più, ed è arrivata anche la guerra. Allora papà Jacob parte per Galizia e di là raggiunge Vienna, mentre il figlio maggiore, Emanuel, prosegue per Manchester. Il piccolo Sigismondo farà un ideale di questa radice inglese. Al punto tale, che decide di chiamarsi Sigmund. Rimasero in Freud tracce significanti per i tanti “trapianti” in città e culture diverse. Dal suo primo matrimonio, il padre di Freud, aveva avuto due figli: Emanuel e Philip, dopo la morte della prima moglie si risposa. Amalia Nathanson, venti anni più giovane di lui, è stata la seconda compagna, con lei ebbe otto figli, cinque femmine e tre maschi. Appena nato, Sigmund era già zio. Emanuel si era sposato diventando papà. Amalia nutre, verso il suo piccolo figlio, il più tenero degli affetti, al punto che, Freud all’età di 61 anni, in un saggio su Goethe confessa: Quando sei stato, senza alcun dubbio, il figlio preferito di tua madre, conservi per sempre questo sentimento trionfante e la fede nel successo tanto che dopo, nella realtà, si finisce quasi sempre per arrivare dove si vuole. Come tutti i bambini, motivato da una vecchia curiosità, il piccolo Freud, in un’occasione, entrò nella stanza da letto dei suoi genitori e li sorprese in atteggiamenti amorosi. Si rende conto che accanto a sua madre, di fatto, c’è un anziano, e pensa che sarebbe più adatta come compagna d’Emanuel. Come risposta alla scena che ha finito di vedere, il bambino rompe un oggetto che era molto caro al padre. Quando questi si alza, molto arrabbiato, il piccolo supplica: Non, ti arrabbiare papino te ne comprerò un altro in città, uno rosso, nuovo. I genitori osservano con molta tenerezza tutto quello che fa e dice il bimbo. “Non promette niente di buono questo ragazzo”, commenta Jacob ad alcuni amici, e la moglie gli risponde: “Lui ha messo al mondo un grande uomo”. Sigmund aiutava i fratelli a fare i compiti, gli spiegava quello che succedeva in politica e nel mondo, guardava e controllava i libri che leggevano. Se li trovava a vagabondare aveva un atteggiamento molto severo nei loro confronti. Cosa studia con tanto interesse, in quegli anni, Freud? Le sue delizie in gioventù fanno riferimento a una materia: le lingue. Parla fluidamente qualsiasi lingua che studia. Per Shakespeare mostra un particolare affetto, lo legge quando ha soltanto otto anni, dopo passa a “Don Chisciotte” per imparare lo spagnolo, a parte il greco e il latino, parla il tedesco, l’inglese, il francese e l’italiano, e sulla base di questa corposa cultura germanica, la sua brillante carriera scolastica prosegue all’università. Il Viaggio Universitario Nel 1872 Freud, nell’esame finale ottiene un “ottimo”. In seguito decide di diventare medico influenzato dal saggio su Goethe: “La Natura”. All’università di Vienna, nei suoi primi lavori medici, mostra un raro talento, affermandosi nella sua vocazione di ricercatore e clinico. Appena passati i 20 anni, già è considerato un esperto neurologo e la massima autorità europea in paralisi infantile. L’attività teorica, come sempre, non basta per mangiare, allora il giovane medico comincia a lavorare presso l’Ospedale Generale, come assistente clinico. Già aveva apportato efficaci risultati allo studio del neurone. Ha un forte desiderio di scoprire. Vuole diventare conosciuto e quasi ci riesce prima con il “neurone”, dopo con l’anestesia locale, alla cui scoperta contribuì fortemente. Fermiamoci, per qualche istante, in quest’epoca dove lo spirito ricercatore-conquistatore, quasi lo porta verso altre terre. C’è una storia che racconta lui stesso nella sua autobiografia che spiega che: Per colpa della mia fidanzata, non arrivai alla fama già negli anni della mia gioventù. In questa epoca ricerca e spiega le derivazioni fisiologiche prodotte dalla cocaina. Mentre lavora coglie l’opportunità per andare a trovare la fidanzata. Finisce la ricerca con la fretta di un innamorato e al suo ritorno scopre che un amico, Carl Koller, lo aveva preceduto nella pubblicazione della scoperta dell’anestesia locale. Ma non nutro alcun rancore verso la mia fidanzata, per l’interruzione di allora. Il coraggio per proseguire non gli mancò. Una frustrazione ha l’effetto di un trampolino per ricominciare. Amava così tanto Martha che durante il fidanzamento, dal 1882 al 1886, le scriveva quasi tutti i giorni, anche due o tre volt al giorno. A chi se non, alla mia più profonda amata e ardentemente idolatrata Martha, potrei io raccontare…?. “Scopriamo” in queste lettere un Freud poco conosciuto. Alla domanda se ti lascio pattinare, ti rispondo rotondamente, no. Sono troppo geloso per permettere una cosa simile, allora toglitelo dalla testa. Non stava molto attento a ciò che voleva ottenere? Dove vuole arrivare? Il Conquistatore Ho culminato uno dei miei propositi, del quale si lamenteranno un certo numero di sventurate persone che ancora devono nascere. Dovrò pensare tutto un’altra volta. Riguardo ai miei biografi, il problema è loro. Perché dargli tutto fatto? Loro diranno certezze nel dare la loro opinione su la vita del grande uomo e già mi fa ridere il pensare agli errori. L’immagino seduto alla sua scrivania, lavorando con tanta tenacia, con una tale energia che si trasforma nel vento che fa suonare le campane della chiesa vicina…mentre lui continua a scrivere. Soltanto un forte coraggio e un amore senza limiti per la verità, hanno potuto sostenere questo uomo che ha voluto affrontare l’avventura, rischiosa, di viaggiare prima di tutto in sé stesso, svegliando l’inconscio. Era un uomo austero, di forti principi morali, penso che avrebbe dovuto spaventarsi come Dante nell’Inferno per le sue scoperte. Le angosce e le difficoltà non hanno frenato il suo lavoro per arrivare alla verità. Non importa quante volte ha dovuto ricominciare. Soleva dire: Gli spiriti mediocri esigono dalla scienza un genere di certezza che questa non può dare, una specie di soddisfazione religiosa. Soltanto le reali, rare, vere mentalità scientifiche, sanno sopportare il dubbio, compagno inseparabile di tutte le nostre conoscenze. Invidio sempre i fisici e i matematici, perché loro camminano sulla terra ferma. Io mi sento volare, per dirla così, nell’aria…. Diceva inoltre che riguardo al denaro e al sesso, gli uomini erano ipocriti. Nei due campi negano la confessione delle vere necessità. Lavorava circondato dalla sua incredibile collezione di statuette egiziane ed etrusche, trofei esumati da un mondo che era scomparso da molto tempo. Queste sculture sono un simbolo. Freud ci offre parola dopo parola, la sua storia, che è stata dissotterrata, come quei trofei, dalle ceneri dei secoli. E’ stato l’uomo che ha liberato un sapere che era rimasto, per molto tempo nascosto. Ha portato in superficie preziosi ritrovamenti, della cui esistenza nessuno aveva osato nemmeno sospettare: Il sapere inconscio. L’uomo, la famiglia e gli amici Dal matrimonio con Martha Bernays nascono sei figli. Nel 1887 Matilde. Nel 1889 Jean Martin, in onore del suo ammirato maestro Charcot. Chiama il suo terzo figlio Oliver (1891) per Cromwell, il quarto Ernest, nel 1892, per Bruicke. L’anno dopo nasce Sofia. E per ultima, nel 1895, Anna, che dei suoi figli è l’unica che proseguirà i suoi passi come psicoanalista. In quegli anni, molto prolifici, sia in famiglia che nel lavoro, è passato dalla suggestione del trattamento ipnotico al metodo curativo per le associazioni libere. Pubblica diversi lavori e i suoi primi “Studi sull’Isteria”. Già la psicoanalisi comincia a circolare. L’anno 1903 segnala l’arrivo dei primi discepoli. Freud comincia a formarli e inaugurano “La Società dei Mercoledì”. La Psicoanalisi prende forza ma oggi abbiamo deciso di parlare più dell’uomo Freud. Quando ha iniziato la sua attività, con le tasche vuote, come qualsiasi principiante, non ha mai tralasciato di presentarsi come un gran signore borghese. Nella Vienna Imperiale era possibile transitare in carrozze economiche, portate da un solo cavallo. Il Dottor Freud andava a visitare i suoi pazienti viaggiando invece in una carrozza trainata da due cavalli, non importavano le difficoltà economiche, era già considerato con rispetto nell’ambito medico, e tutto sembrava indicare che un brillante scienziato si stava affermando. Freud permetteva che i suoi figli avessero e perseguissero le loro idee, così come lui stesso faceva, non importa dove queste li avrebbero condotti. Lavorava dalle 16 alle 18 ore al giorno. Era un instancabile camminatore! Racconta, anche, suo figlio Martin, che camminava ad una “velocità spaventosa”, in fretta come i famosi bersaglieri italiani. Un giorno, in uno dei suoi viaggi in Italia, aveva visto correre i soldati, e “ho pensato che marciavano come Sigmund Freud”, conclude il figlio. Nelle vacanze estive, c’era il grande incontro familiare. Di solito andavano in montagna. Freud “organizzava” passeggiate esplorative insieme “al piccolo distaccamento dei suoi discendenti”, la sua forza di spedizione lo portava ad organizzare interessanti escursioni. Sfruttando ognuno dei suoi figli, il padre della Psicoanalisi scrive a un amico: La piccola Anna è abbellita dalla disubbidienza. I ragazzi già sono membri civilizzati della società e possono apprezzare le cose. Nell’estate del ‘99 c’è stata una vacanza singolare. Freud nello scrivere la sua “Interpretazione dei sogni”, ha coinvolto tutta la famiglia e ognuno dei figli partecipava con i “propri sogni” all’opera del padre con gioia e passione. Martin Freud racconta un altro aneddoto: “nel ricordare mi sento pieno di rispetto per l’energia di mio padre, che aveva già cinquant’anni”. Finite le vacanze familiari, padre e figlio arrivano in treno da Caldonazzo a Trento, dopo aver percorso 30 miglia a piedi. Giunti all’Hotel lasciano gli zaini ed escono, Martin scrive: “io ero troppo eccitato per essere stanco, ma in quanto a papà, evidentemente, non si stancava mai. Dopo cena ritornammo al Duomo, dove mi spiegò l’architettura e lo sviluppo dello stile che potevamo vedere nel magnifico edificio. Era un maestro meraviglioso; dubito che ci sia stato uno migliore di lui nel nostro secolo”. Era un profondo conoscitore di quasi tutte le scienze. Possedeva un’amplia formazione archeologica e storica. Era un appassionato di biografie e letteratura. Ammirava R. Rolland, Stefan Zweig, Goethe, Shakespeare, Dostoievsky, Platone, Nietzsche e Schopenhauer, perché non solo percepiva che i loro pensieri erano all’avanguardia, ma si rendeva conto della loro vicinanza alle verità fondamentali della psicoanalisi. S’interessava alle scoperte più attuali, come il cinema, divertendosi con le geniali pantomime di Charles Chaplin. Scriveva continuamente ai suoi amici, si preoccupava per la loro vita, raccontava loro le proprie ricerche e scoperte, donava il meglio di se. Così scrive a Lou Andreas-Salomè, amica e discepola. Distinta Signora: Voglio prendere la sua lettera come pretesto per passare un’ora gioiosa (…) Lei già sa: il mio sforzo è nello studio del particolare, e spero che il generale si stacchi da esso (…) una specie di sintesi delle mie scoperte anteriori incomplete, così come tutto quello che faccio, ma non carente di qualche nuovo senso. Con molto piacere vorrei dirle di persona quanto desidero che lei si trovi bene. Il suo vecchio. Freud. “Qui avete l’uomo!” A volte domandarono a Freud com’era riuscito a tollerare l’ostilità del mondo intero per tanti anni, senza arrabbiarsi o amareggiarsi, egli rispose: Io ho preferito lasciare che il tempo decidesse a mio favore. E aggiunge: Anche ai miei nemici sarebbe piaciuto che io manifestassi sentimenti amari. I suoi nemici! Possiamo ricordare come si burlarono del giovane medico, i “sapienti dottori” della Società Medica di Vienna, quando gli parlò dell’isteria nell’uomo. - “Però, collega, come può Lei dire tali stravaganze? Isteron (Sic!) significa utero! - “Come può essere isterico un maschio?”. Non ritornò mai più. La Partenza Nel 1920 muore sua figlia Sofia. Si manifesta in Freud, l’anno seguente, una proliferazione di cancro nel palato e due anni dopo deve sottoporsi alla prima delle trentatre operazioni subite. Dopo l’invasione dell’Austria da parte dei tedeschi, Freud si prepara a partire, il 4 giugno 1938. Il giorno dopo da Londra scrive a Eitingon: Il mio mondo è un’altra volta quello di prima: una piccola isola flottante di dolore, in mezzo a un mare d’indifferenza. Ma noi possiamo domandarci, quali e quante impronte ha lasciato il suo lavoro? Ogni praticante della psicoanalisi può rendere conto di questo e nel contempo elargire i Principi Fondamentali della Pratica Analitica a tutti coloro che vogliono avvalersi di lei. Con la profonda lucidità che sempre lo caratterizzò, l’iniziatore della psicoanalisi, scrive alla fine della sua autobiografia: Così, dando uno sguardo retrospettivo all’opera della mia vita, posso dire che sono stato l’iniziatore di molte cose e ho prodigato numerose incitazioni dalle quali qualcosa si potrà sviluppare in futuro. Io stesso non posso sapere se, sarà molto o poco. Però ho il diritto di formulare la speranza di aver aperto il cammino a un importante progresso nella nostra conoscenza. Freud, l’uomo che era destinato a scoprire qualcosa che non può soddisfare, diceva, infatti, che: Sta nella natura dei veri saggi mostrare le verità, che non piacciono, al resto degli uomini. Non si dava tregua e il suo credo era: La ricerca deve lavorare senza pregiudizi. Non era sorpreso dalla brutalità e cieca crudeltà istintiva del regime nazista. Mentre parlava con un discepolo dei pregiudizi razziali, sorridendo diceva: Guardate quanto è povera in realtà l’immaginazione dei poeti. Shakespeare, nel “Sogno di una notte di mezza estate”, presenta una donna che s’innamora di un asino, e il pubblico rimane sorpreso. Ed adesso penso che una nazione di 65 milioni di abitanti ha... completò la frase con un colpo delle mani. Fine ed elegante umorismo, seppe approfittarne per esprimere i suoi sentimenti più amari, come quando seppe che a Berlino, nel 1933, i suoi libri erano stati bruciati assieme a quelli di Heine, Wasermann, Schnitzler, ecc. disse: Almeno mi brucio con la migliore delle compagnie. Dopo una perquisizione fatta dai nazisti, in Vergasse 19, la moglie lo informa su quanti soldi avevano portato via, lui risponde: Cara, mai mi sono fatto pagare tanto per una visita. Così si vanno sgranando gli ultimi giorni a Vienna, quando una squadra della SS è arrivata per chiedergli se era stato trattato bene dalle autorità. Senza dubbio scrisse: Posso raccomandare molto la Gestapo, per tutti. L’umorismo un’altra volta, adesso, come satira pubblicitaria. Quattro sorelle di Freud muoiono, molto probabilmente, ad Auschwitz. Personaggi da tutto il mondo, tra i cui, Roosvelt e Mussolini, sono intervenuti personalmente per fare in modo che Freud potesse lasciare l’Austria. Nella lettera che scrive a suo figlio Ernest, prima della partenza da Vienna, ritroviamo il viaggiatore, rintracciando anche alla fine il suo destino di conquistatore: Due prospettive si presentano in questi turbolenti tempi: vederli tutti insieme un’altra volta e morire in libertà. Tante volte mi vedo come un Jacobo portato dai suoi figli in Egitto quando era molto vecchio. Siamo fiduciosi che non sarà un esodo dall’Egitto. E’ tempo che Ahasvero riposi in qualche luogo. L’Inghilterra riceve l’anziano, e un mare di fotografi, arrampicati tra la folla, l’aspetta per dargli il benvenuto, orgogliosi perché un uomo con il prestigio che lui possedeva, avesse scelto Londra come residenza. Jones e suo figlio Martin hanno dovuto utilizzare tutte le loro arguzie per evitare che la moltitudine saltasse sopra il vecchio lottatore. Viaggiando verso Londra, sogna Guglielmo I di Normandia, c’è un ritorno, forza che il movimento significante porta, forza insistente che nessun soggetto può evitare. Al raccontare il sogno a suo figlio sa quello che gli sta dicendo, sa che Guglielmo I era volgarmente chiamato: “Il Conquistatore” o “Il Bastardo”. C’è una teoria sessuale infantile che lui tanto genialmente ci ha insegnato, dove ogni bimbo “inventa” il suo arrivo al mondo. Lui stesso non si vedeva meglio, abbiamo ricordato all’inizio, come figlio del suo fratellastro Emanuel? non era stata questa la sua partenza? Ricorda le fantasie quando da giovane, conquistatore, mano nella mano con Annibale arriva trionfante, e come tutti i passeggeri di quel treno, sa che sta arrivando alla stazione Vittoria. Tempo e spazio, topologie che si coniugano per la forza dei significanti. Sigmund Freud muore nella sua casa a Londra, il 23 settembre 1939, quando mancava poco alla mezzanotte. Eva Gerace Reggio Calabria, 23 settembre 2009