Simulazione 11 - Learning Live

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Simulazione 11 - Learning Live
ALLEGATO 1 - TESTI E GRIGLIA SIMULAZIONI TERZA PROVA
PRIMA SIMULAZIONE 29 03 2015
MATERIA: INGLESE
The importance of prevention
Working on assembly lines in factories is not easy at all, so assembly line workers have to be so careful
about many things. Some times it can be extremely dangerous work an there are so many risks of all kinds
of accidents, so they must not get distracted easily and must always concentrate on what they're doing. There
are some particular cases when this employees absolutely must wear certain protective clothing as when they
deal with poisons. In addiction, for some types of assembly line work they must not wear any jewellery at
all and that means no rings or earrings and so on. They should certainly pay attention to the many safety
warnings that are visible all over the place and everyone should know something about basic first aid. In all
work places at least some workers must learn how to use a fire extinguisher to deal with unexpected fires.
Finally, everyone in the workplace should be aware of all the risks and the importance of prevention.
1. If you were working on an assembly line, what would you have to do?
2.
What is the importance of prevention in workplaces?
3.
Employees who work on an assembly line...
Mustn' t know everything.
Must be very careful.
Mustn' t extinguish fire.
Mustn' t speak.
4.
Factory workers........avoid getting distracted.
Shouldn' t
Mustn' t
Should
Must
5.
Workers........use fire extinguisher only in fire emergencies.
Mustn' t
Must
Shouldn' t
Should
6.
All factory workers.........know some basic safety rules.
Mustn' t
Shouldn' t
Should
Must
27
7.
8.
9.
MATERIA: GESTIONE di PROGETTO
Spiegare la differenza fra efficacia ed efficienza nell’ambito delle strutture funzionali
Descrivere i pericoli per la salute del lavoratore derivanti dal contatto elettrico con circuiti
in tensione
Il versamento Iva periodico si calcola
Come differenza fra imponibile Iva acquisti e imponibile Iva vendite
Come differenza fra Iva acquisti e Iva vendite
Come differenza fra Iva vendite e Iva acquisti
Come differenza fra imponibile Iva vendite e imponibile Iva acquisti
10.
La matrice compiti-responsabilità
Associa un costo ad ogni work package
Associa un responsabile ad ogni elemento della WBS
Associa un responsabile ad ogni elemento della RBS
Associa un costo ad ogni elemento della CBS
11.
Le ritenute previdenziali rispetto allo stipendio lordo sono circa
10% a carico dell’azienda e 30% a carico del dipendente
10% a carico del dipendente e 30% a carico dell’azienda
10% a carico dell’azienda e 10% a carico del dipendente
30% a carico dell’azienda e 30% a carico del dipendente
12.
I costi indiretti
Sono i costi derivanti da WP non gestiti direttamente dal program manager
Sono i costi derivanti da attività aziendali non gestite direttamente dal program
manager
Sono i costi derivanti da WP che non utilizzano risorse interne
Sono i costi derivanti da attività aziendali che non utilizzano costi fissi
28
13.
MATERIA: SISTEMI E RETI
Sia tramite le VLAN che il subnetting è possibile dividere una rete in più reti.
Descrivere brevemente la principale differenza tra le due tecniche.
14.
Quando si ricorre alla crittografia ibrida?
15.
La netmask serve per
nascondere l’indirizzo di rete di un host
modificare l’indirizzo di una rete
definire l’ampiezza dei campi Net-ID e Host-ID in un indirizzo IP
nascondere l’indirizzo di una rete
16.
Quale delle seguenti affermazioni è errata per l’indirizzo di gateway:
è un indirizzo composto da 6 byte
è un indirizzo composto da 4 byte
deve appartenere alla stessa sottorete dell’host
se il gateway è assente, nella rete la comunicazione è limitata alla sola subnet in
questione
17.
Con la crittografia asimmetrica si risolve il problema della autenticità del
mittente
criptando il messaggio con la chiave privata del destinatario
criptando il messaggio con la chiave privata del mittente
criptando la chiave privata del mittente con la chiave pubblica del destinatario
criptando la chiave privata del destinatario con la chiave pubblica del mittente
18.
Nell’algoritmo RSA qual dei seguenti numeri può essere reso pubblico?
il fattore q del modulo n
il fattore p del modulo n
il numero di Eulero φ(n)
il modulo n (utilizzato ad esempio per codificare il messaggio tramite la chiave privata)
29
19.
MATERIA: SCIENZE MOTORIE
Quali sono e come puoi definire i “fondamentali individuali” del gioco del calcio
20.
Quali sono i fattori che mettono in crisi il mondo dello sport:
21.
Il periostio svolge un ruolo particolare:
Riveste la cavità delle ossa lunghe in cui si trova il midollo
Riempie i piccoli spazi posti tra le trabecole dell’osso spugnoso
Separa e protegge l’osso dai tessuti circostanti
E’ attivo nella crescita e nella riparazione dell’osso quando si frattura
22.
L’assimilazione dei prerequisiti viene stimolata attraverso l’uso degli schemi
motori di base, cioè di quei movimenti:
Spontanei e naturali dell’uomo, come il camminare, il correre ed altri
Degli arti superiori ed, come flettere, slanciare ed altri
Prassici cioè svolti con il minimo sforzo ed il massimo rendimento
Complessi, coordinati tra le varie parti del proprio corpo
23.
Le capacità condizionali comprendono:
Forza, resistenza e velocità
Forza, resistenza, velocità e mobilità
Forza, resistenza, velocità ed equilibrio
Forza, resistenza, velocità e coordinazione
24.
Lo sviluppo della forza massimale può essere intrapreso
Solo dopo l’inizio della pubertà
Solo prima dell’inizio della pubertà
Indifferentemente a ogni età
Nel periodo tra i 12 ed i 15 anni
30
25.
MATERIA: STORIA
Che cosa è il Patto di Londra e cosa prevedeva?
26.
Che sono i Fasci di combattimento?
27.
L'esercito italiano ottenne la definitiva vittoria sugli Austriaci
A Vittorio Veneto, il 3 marzo 1918
Sull'altopiano di Asiago, l'11 novembre 1917
Sul Piave, il 24 maggio 1918
A Vittorio Veneto, il 24 ottobre 1918
28.
Fra le condizioni di pace imposte alla Germania a Versailles vi fu:
Il pagamento di un forte indennizzo per i danni di guerra al solo Belgio e la cessione
delle colonie all’ Inghilterra
La cessione dei territori dell'Alsazia e della Lorena alla Francia
La riduzione dell'esercito a 200.000 uomini, e il mantenimento della flotta militare.
Il pagamento di un forte indennizzo per i danni di guerra al solo Belgio
29.
Cosa approvò Giolitti nel 1912 in una importante Riforma elettorale?
Il suffragio universale maschile;
Il diritto al voto di tutti i cittadini italiani emigrati all'estero;
Il diritto al voto delle donne appartenenti alla borghesia.
Il suffragio universale maschile e femminile;
30.
Le leggi di Norimberga, emanate nell’anno 1935, sancivano che gli ebrei non
potevano:
occupare impieghi pubblici, esercitare libere professioni, avere diritto alla cittadinanza
tedesca, contrarre matrimonio con ariani
candidarsi alle elezioni del 1935
occupare impieghi pubblici, esercitare libere professioni, avere diritto alla cittadinanza
tedesca
professare liberamente la loro religione
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SECONDA SIMULAZIONE TERZA PROVA 11 04 2015
MATERIA: INGLESE
Cloud computing
The expression “cloud computing” has become a very common slogan in recent years, especially in the
world of business. The “cloud” is just another word to refer to the Internet. Cloud computing essentially
means moving software, both programs and data, out of the computer on the desk and into websites on the
Internet cloud. In reality, we already use cloud computing every day. When you type a question into Google,
it is not really your computer which searches for the answer ; the query goes up into the cloud where it is
answered by a vast network of google computers. Web based e-mail services like Hotmail store people’s
mail up in the cloud so that they can have access to it wherever they are. Now cloud computing is expanding
into new services like Google Documents which does everything on line. It enables users to create
documents and spreadsheets using programs which are not running on their PC but instead in a computer up
in the cloud. Cloud computing services are growing rapidly and are being offered by major firms in the IT
world. Google has been a pioneer in this field but now Microsoft too is creating 21 software designed to be
used on the cloud. Cloud computing offers advantages to individual users but, especially to businesses which
invest large sums of money in information technology
1.
What exactly is cloud computing?
2.
Can you give an example of how it works?
3.
Cloud is just another word for...
Slogan
Business
the computer
the internet
4.
Queries are answered by ....
the mail provider
your computer
a vast network of computers
Microsoft
5.
Cloud computing lets you....
create documents
create document and spreadsheet
create only spreadsheet
store documents
6.
Microsoft is creating....
more than 21 software for cloud computing
less than 21 software for cloud computing
a number of 21 software
about 20 software for cloud computing
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7.
MATERIA: GESTIONE di PROGETTO
Descrivere in che modo la certificazione ISO 9001 è collegata alla qualità del
prodotto o del servizio
8.
Da cosa è definito un Work Package
9.
In uno scontrino da 100 euro per merce al 22%
L’iva acquisti è di circa 22 euro
L’iva acquisti è di circa 18 euro
L’iva vendite è di circa 18 euro
L’iva vendite è di circa 22 euro
10.
L’imposta sul reddito di un’azienda si calcola con la formula
=0,4 * (Ʃ(imponibile vendite) – Ʃ(imponibile acquisti))
=0,4 * (Ʃ(imponibile acquisti) – Ʃ(imponibile vendite))
=40 * (Ʃ(imponibile vendite) – Ʃ(imponibile acquisti))
=40 * (Ʃ(imponibile acquisti) – Ʃ(imponibile vendite))
11.
Il responsabile che compare nello schema RBS
Indica la persona che si dovrà occupare del collaudo
Indica la persona che dovrà assicurare le risorse
Indica i costi indiretti relativi al responsabile che segue il WP
Indica il costo orario relativo al responsabile che segue il WP
12.
Una fattura di un’azienda
È individuata univocamente dalla merce venduta
È individuata univocamente dalla partita iva dell’azienda
È individuata univocamente dal numero progressivo e dalla data
È individuata univocamente dalla partita iva del cliente
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13.
MATERIA: SISTEMI E RETI
Descrivi brevemente il certificato digitale:
14.
Le reti IP private:
15.
La firma digitale si basa su un sistema di codifica a chiavi asimmetriche che
consente:
(scegliere la risposta migliore)
la sottoscrizione di un documento informatico
la verifica, da parte dei destinatari, dell’identità del soggetto sottoscrittore
la verifica, da parte del mittente, dell’avvenuta consegna al destinatario
la certezza che l’informazione contenuta nel documento non sia stata alterata
16.
Una impronta digitale (digest) di un messaggio gode di tre importanti proprietà:
(indicare quella errata)
è sempre facile calcolare il valore di hash di un messaggio
è generata da una chiave privata
è impossibile risalire al messaggio partendo da un dato valore di hash
è poco probabile che due messaggi diversi abbiano la stessa sintesi
17.
Con quale classe o quali classi di indirizzi può essere utilizzata la Net-mask
255.255.192.0?:
Classe C
Classe A e classe B
Classe B e classe C
Classe D
18.
Quale standard definisce le virtual LAN?
lo standard 802.1L
lo standard 802.1P
lo standard 802.1Q
lo standard 802.1V
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19.
MATERIA: SCIENZE MOTORIE
Definisci i tre modi con i quali è possibile definire una contrazione muscolare
20.
Quali sono le capacità condizionali
21.
Le capacità coordinative sono capacità che:
Permettono di organizzare e regolare il movimento
Utilizzano i meccanismi energetici del movimento
Mettono oil soggetto in relazione con l’ambiente
Rallentano il movimento
22.
Il movimento articolare dipende strettamente:
Dalla capacità dei muscoli di contrasti velocemente
Dall’efficienza del sistema cardiorespiratorio
Dalla grandezza delle articolazioni
Dalle articolazioni e dalla capacità dei loro tendini di estendersi
23.
Per velocità di frequenza si intende la capacità di:
Spostare velocemente il proprio corpo
Raggiungere la massima velocità in breve tempo
Esprimere la velocità con un numero massimo di ripetizioni nell’unità di tempio
Rispondere velocemente a uno stimolo
24.
La capacità di anticipazione motoria permette al soggetto di:
Di esprimere un determinato ritmo nelle azioni
Dare un ordine spaziale e temporale ai movimenti
Collegare forme di movimento diverse
Prevedere l’andamento e la successione di un’azione per adeguare i movovimenti
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25.
MATERIA: STORIA
Quali furono le cause dello scoppio della prima Guerra mondiale?
26. Che sono furono i Patti Lateranensi e cosa prevedevano?
27.
L’incendio del Reichstag del 27 febbraio 1933, fornì a Hitler l’occasione per
scatenare la lotta contro i comunisti e sospendere le garanzie costituzionali
rinnovare il suo ossequio verso le istituzioni democratiche
ricostruire il Parlamento in una sede più accogliente e moderna
A rafforzare i controlli delle forze dell’ordine intorno a tutti gli edifici pubblici
28.
Il regime fascista creò un efficace apparato propagandistico utilizzando
il volantinaggio porta a porta, l’affissione di manifesti e le riunioni familiari
moderni mezzi come la radio, il cinema, le adunate e una rigorosa censura
sull’informazione
la stampa periodica, aperta solo alla critica costruttiva
la capillare presenza delle associazioni religiose sia cattoliche sia protestanti
29.
Il 1 settembre 1939 è ricordato per:
lo scoppio della II G.M.
l'ascesa di Hitler l'ascesa di Hitler
la presa di Addis Abeba
l’asse Roma -Berlino
30.
Nel 1923 Mussolini decise di legalizzare le squadre d’azione fasciste e creò
l’Opera di Vigilanza per la Repressione Antifascista
la Guardia Rossa
il Tribunale speciale per la difesa dello Stato
la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
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ALLEGATO 2
I SIMULAZIONE PRIMA PROVA ESAME DI STATO
Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte. La prova ha la durata di 5 ore.
È consentito solamente l’uso del Dizionario della Lingua Italiana
TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO
Il brano è tratto dal secondo capitolo del romanzo di G. Verga I Malavoglia (1881) e descrive un dialogo
d’amore da una finestra ad un ballatoio.
Maruzza udendo suonare un'ora di notte era rientrata in casa lesta lesta, per stendere la tovaglia sul deschetto;
le comari a poco a poco si erano diradate, e come il paese stesso andava addormentandosi, si udiva il mare
che russava lì vicino, in fondo alla straduccia, e ogni tanto sbuffava, come uno che si volti e rivolti pel letto.
Soltanto laggiù all'osteria, dove si vedeva il lumicino rosso, continuava il baccano, e si udiva il vociare di
Rocco Spatu il quale faceva festa tutti i giorni. - Compare Rocco ha il cuore contento, disse dopo un
pezzetto dalla sua finestra Alfio Mosca, che pareva non ci fosse più nessuno. - Oh siete ancora là, compare
Alfio! rispose Mena, la quale era rimasta sul ballatoio ad aspettare il nonno. - Sì, sono qua, comare Mena;
sto qua a mangiarmi la minestra, perché quando vi vedo tutti a tavola, col lume, mi pare di non esser tanto
solo, che va via anche l'appetito. - Non ce l'avete il cuore contento voi? - Eh! ci vogliono tante cose per
avere il cuore contento! Mena non rispose nulla, e dopo un altro po' di silenzio compare Alfio soggiunse: Domani vado alla città per un carico di sale. - Che ci andate poi per i Morti? domandò Mena. - Dio lo sa,
quest'anno quelle quattro noci son tutte fradicie. - Compare Alfio ci va per cercarsi la moglie alla città,
rispose la Nunziata dall'uscio dirimpetto. - Che è vero? domandò Mena. - Eh, comare Mena, se non dovessi
far altro, al mio paese ce n'è delle ragazze come dico io, senza andare a cercarle lontano. - Guardate quante
stelle che ammiccano lassù! rispose Mena dopo un pezzetto. Ei dicono che sono le anime del Purgatorio che
se ne vanno in Paradiso. - Sentite, le disse Alfio dopo che ebbe guardate le stelle anche lui; voi che siete
Sant'Agata, se vi sognate un terno buono, ditelo a me, che ci giuocherò la camicia, e allora potrò pensarci a
prender moglie... - Buona sera! rispose Mena. Le stelle ammiccavano più forte, quasi s'accendessero, e i Tre
Re scintillavano sui fariglioni colle braccia in croce, come Sant'Andrea. Il mare russava in fondo alla
stradicciuola, adagio adagio, e a lunghi intervalli si udiva il rumore di qualche carro che passava nel buio,
sobbalzando sui sassi, e andava pel mondo il quale è tanto grande che se uno potesse camminare e
camminare sempre, giorno e notte, non arriverebbe mai, e c'era pure della gente che andava pel mondo a
quell'ora, e non sapeva nulla di compar Alfio, né della Provvidenza che era in mare, né della festa dei Morti;
- così pensava Mena sul ballatoio aspettando il nonno. Il nonno s'affacciò ancora due o tre volte sul
ballatoio, prima di chiudere l'uscio, a guardare le stelle che luccicavano più del dovere, e poi borbottò: «Mare amaro!». Rocco Spatu si sgolava sulla porta dell'osteria davanti al lumicino. - «Chi ha il cuor contento
sempre canta» conchiuse padron 'Ntoni.
1
Le stelle centrali della costellazione dell’Orione, la cui disposizione a forma di x ricorda la croce su cui fu
martirizzato S. Andrea.
1. Comprensione del testo
1.1 Dopo la lettura riassumi il contenuto informativo in non più di dieci righe.
2. Analisi del testo
2.1 Come inizia, si svolge e si chiude il dialogo?
2.2 Come e perché interviene un terzo personaggio?
2.3 Quali sono i silenzi, quali sottintesi dei due dialoganti?
2.4 Molto frequenti nel testo sono i “che”. Chiariscine il senso e la funzione.
2.5 Individua nel testo le tecniche narrative usate dall’autore?
3. Interpretazione complessiva e approfondimenti.
3.1 Inserisci il brano nell’opera di Verga e, più in generale, nel contesto del Verismo italiano.
3.2 La storia dei Malavoglia rappresenta una realtà molto diffusa nell’Italia Meridionale post-unitaria:
esponi brevemente alcuni dei problemi sociali più evidenti del tempo.
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TIPOLOGIA B - Redazione di un saggio breve o di un articolo di giornale
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l'argomento scelto in forma di "saggio breve" utilizzando i documenti e i dati che lo corredano.
Interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base svolgi, argomentandola, la tua trattazione
anche se con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Dà al saggio un titolo
coerente con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo
scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro). Se lo ritieni organizza la
trattazione suddividendola in paragrafi, cui potrai dare eventualmente uno specifico titolo. Se scegli la
forme dell'articolo di giornale, individua nei documenti e nei dati forniti uno o più elementi che ti sembrano
rilevanti e costruisci su di essi il tuo "pezzo". Per questa forma di scrittura non superare le 4-5 colonne di
metà foglio protocollo.
1. AMBITO ARTISTICO-LETTERARIO
ARGOMENTO: Naturalismo e Verismo nella rappresentazione di artisti e letterati nella seconda metà
dell'Ottocento.
DOCUMENTI
Oggi che il Romanzo si allarga e ingrandisce, e comincia ad essere la grande forma seria, appassionata, viva,
dello studio letterario e della ricerca sociale, oggi che esso diventa, attraverso l'analisi e la ricerca
psicologica, la Storia morale contemporanea, oggi che il Romanzo s'è imposto gli studi e i compiti della
scienza, può rivendicarne la libertà e l'indipendenza. Ricerchi dunque l'Arte e la Verità; mostri miserie tali da
imprimersi nella memoria dei benestanti di Parigi; faccia vedere alla gente della buona società quello che le
dame di carità hanno il coraggio di vedere, quello che una volta le regine facevano sfiorare appena con gli
occhi, negli ospizi, ai loro figli: la sofferenza umana, presente e viva, che insegna la carità; il Romanzo abbia
quella religione, che il secolo scorso chiamava con il nome largo e vasto di Umanità; basterà questa
coscienza: ecco il suo diritto.
E.e J.De Goncourt (1822-1896 e 1830-1870)
Da "La Prefazione a Germinie Lacerteux" (1864)
E ciò costituisce il romanzo sperimentale: possedere il meccanismo dei fenomeni umani, mettere in luce gli
ingranaggi delle manifestazioni passionali ed intellettuali quali li spiegherà la fisiologia, sotto le influenze
dell'ereditarietà e delle circostanze ambientali, per mostrare l'uomo mentre vive nell'ambiente sociale che lui
stesso ha prodotto, che quotidianamente modifica ed in seno al quale subisce a sua volta una continua
trasformazione. Perciò dunque basiamo il nostro lavoro sulla fisiologia, prendendo, dalle mani del fisiologo,
l'uomo isolato, per contribuire alla soluzione del problema e risolvere su basi scientifiche l'interrogativo circa
i comportamenti degli uomini non appena vivono in società…
E. Zola (1840-1902)
Da " Il romanzo sperimentale" (1880)
Naturalista è chi vuol riuscire naturale, cioè chi più cerca di dare alla finzione artistica i caratteri del vero. .
Ora non tutti gli oggetti veri sono egualmente caratteristici, notevoli e riconoscibili. E' quindi evidente che lo
scrittore naturalista darà la preferenza a quelli che, per avere tratti più salienti, gli forniscono il mezzo di
conseguire meglio l'intento. Ora la virtù e la salute sono più uniformi, più semplici, più monotone del vizio e
della malattia, che offrono maggiore varietà e particolarità di manifestazioni; e lo scrittore naturalista in
traccia di fatti significativi, ne trova, negli ambienti corrotti, nei tipi degenerati, nei casi patologici, una più
ricca messe. Questa è la pura ragione perché spesso il mondo dei naturalisti è quello della povera gente.
Federico de Roberto (1861-1927)
(da "Documenti umani" 1888)
[…] Ho in mente un lavoro che mi sembra bello e grande, una specie di fantasmagoria della lotta per la
vita, che si estende dal cenciaiuolo al ministro e all'artista, e assume tutte le forme, dalla ambizione
all'avidità di guadagno, e si presta a mille rappresentazioni del grottesco umano; lotta provvidenziale che
guida l'umanità, per mezzo e attraverso tutti gli appetiti alti e bassi, alla conquista della verità. Insomma
cogliere il lato drammatico, o ridicolo, o comico di tutte le fisionomie sociali, ognuna colla sua
caratteristica, negli sforzi che fanno per andare avanti in mezzo a quest'onda immensa che è spinta dai
bisogni più volgari o dall'avidità della scienza ad andare avanti, incessantemente, pena la caduta e la vita,
pei deboli e i maldestri.
G. Verga (1840-1922)
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Da " Lettera a Salvatore Paolo Verdura" (1878)
“Caro Farina, eccoti non un racconto, ma l'abbozzo di un racconto. Esso avrà il merito di essere
brevissimo, e di esser storico- un documento umano, come dicono oggi- interessante forse per te e per tutti
coloro che studiano nel gran libro del cuore. Io te l'ho ripeterò così come l'ho raccolto pei viottoli dei campi,
press'a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare e tu veramente
preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto senza stare a cercarlo fra le linee del libro,
attraverso la lente dello scrittore. ...Il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano,
maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo, nel loro andirivieni che spesso sembrano
contraddittori, costituirà per lungo tempo ancora la possente attrattiva di quel fenomeno psicologico che
forma l'argomento di un racconto e che l'analisi moderna si studia di seguire con scrupolo scientifico[...]
Quando nel romanzo l'affinità e la coesione di ogni sua parte sarà così completa che il processo della
creazione rimarrà un mistero, come lo svolgersi delle passioni umane, e l'armonia delle sue forme sarà così
perfetta, la sincerità della sua realtà così evidente, il suo modo e la sua ragione di essere così necessarie ,
che la mano dell'artista rimarrà assolutamente invisibile, allora avrà l'impronta dell'avvenimento reale,
l'opera d'arte sembrerà essersi fatta da sé, aver maturato ed esser sorta spontanea come un fatto naturale,
senza serbare alcun punto di contatto col suo autore, alcuna macchia del peccato d'origine.
G. Verga (1840-1922)
Da " Prefazione a L'amante di Gramigna"(1897)
2. AMBITO SOCIO – ECONOMICO
ARGOMENTO: La ricerca della felicità.
DOCUMENTI
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di
tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
Articolo 3 della Costituzione
della Repubblica Italiana
«Noi riteniamo che sono per sé stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi
sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il
perseguimento della Felicità.» Dichiarazione di indipendenza dei Tredici Stati Uniti d’America, 4 luglio
1776
«La nostra vita è un’opera d’arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l’arte
della vita dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte – porci delle sfide difficili (almeno nel
momento in cui ce le poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano
(almeno nel momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza irritanti per il
loro modo ostinato di stare (almeno per quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo
fare o che avremmo la capacità di fare. Dobbiamo tentare l’impossibile. E possiamo solo sperare – senza
poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe – di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e
lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all’altezza della
sfida. L’incertezza è l’habitat naturale della vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore
delle attività umane. Sfuggire all’incertezza è un ingrediente fondamentale, o almeno il tacito presupposto, di
qualsiasi immagine composita della felicità. È per questo che una felicità «autentica, adeguata e totale»
sembra rimanere costantemente a una certa distanza da noi: come un orizzonte che, come tutti gli orizzonti,
si allontana ogni volta che cerchiamo di avvicinarci a esso.» Zygmunt BAUMAN, L’arte della vita, Bari
2009
«Nonostante le molte oscillazioni, la soddisfazione media riportata dagli europei era, nel 1992, praticamente
allo stesso livello di 20 anni prima, a fronte di un considerevole aumento del reddito pro capite nello stesso
periodo. Risultati molto simili si ottengono anche per gli Stati Uniti. Questi dati sollevano naturalmente molti
dubbi sulla loro qualità e tuttavia, senza entrare nel dettaglio, numerosi studi provenienti da altre discipline
come la psicologia e la neurologia ne supportano l’attendibilità. Citiamo solo la critica che a noi pare più
comune e che si potrebbe formulare come segue: in realtà ognuno si dichiara soddisfatto in relazione a ciò
che può realisticamente ottenere, di conseguenza oggi siamo effettivamente più felici di 20 anni fa ma non ci
riteniamo tali perché le nostre aspettative sono cambiate, migliorate, e desideriamo sempre di più. Esistono
diverse risposte a questa critica. In primo luogo, se così fosse, almeno persone nate negli stessi anni
dovrebbero mostrare una crescita nel tempo della felicità riportata soggettivamente. I dati mostrano invece
che, anche suddividendo il campione per coorti di nascita, la felicità riportata non cresce significativamente
nel tempo. Inoltre, misure meno soggettive del benessere, come la percentuale di persone affette da
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depressione o il numero di suicidi, seguono andamenti molto simili alle risposte soggettive sulla felicità e
sulla soddisfazione. Ma allora cosa ci rende felici?»
Mauro MAGGIONI e Michele PELLIZZARI, Alti e
bassi dell’economia della felicità, «La Stampa», 12 maggio 2003
«Il tradimento dell’individualismo sta tutto qui: nel far creder che per essere felici basti aumentare le utilità.
Mentre sappiamo che si può essere dei perfetti massimizzatori di utilità anche in solitudine, per essere felici
occorre essere almeno in due. La riduzione della categoria della felicità a quella della utilità è all’origine
della credenza secondo cui l’avaro sarebbe, dopotutto, un soggetto razionale. Eppure un gran numero di
interazioni sociali acquistano significato unicamente grazie all’assenza di strumentalità. Il senso di un’azione
cortese o generosa verso un amico, un figlio, un collega sta proprio nel suo essere gratuita. Se venissimo a
sapere che quell’azione scaturisce da una logica di tipo utilitaristico e manipolatorio, essa acquisterebbe un
senso totalmente diverso, con il che verrebbero a mutare i modi di risposta da parte dei destinatari
dell’azione. Il Chicago man – come Daniel McFadden ha recentemente chiamato la versione più aggiornata
dell’homo oeconomicus – è un isolato, un solitario e dunque un infelice, tanto più egli si preoccupa degli
altri, dal momento che questa sollecitudine altro non è che un’idiosincrasia delle sue preferenze. [...] Adesso
finalmente comprendiamo perché l’avaro non riesce ad essere felice: perché è tirchio prima di tutto con se
stesso; perché nega a se stesso quel valore di legame che la messa in pratica del principio di reciprocità
potrebbe assicuragli.» Stefano ZAMAGNI, Avarizia. La passione dell’avere, Bologna 2009
3. AMBITO STORICO - POLITICO
ARGOMENTO: Giovanni Giolitti: metodi di governo e programmi politici
DOCUMENTI
"La via della reazione sarebbe fatale alle nostre istituzioni, appunto perché le porrebbe al servizio degli
interessi di una esigua minoranza e spingerebbe contro di esse le forze più vive e irresistibili della società
moderna, cioè l’interesse delle classi più numerose e il sentimento degli uomini più colti. Esclusa la
convenienza, anzi la possibilità, di un programma reazionario, resta come unica via, per scongiurare i
pericoli della situazione attuale, il programma liberale che si propone di togliere, per quanto è possibile, le
cause del malcontento con un profondo e radicale mutamento di indirizzo tanto nei metodi di governo,
quanto nella legislazione. I metodi di governo hanno capitale importanza perché a poco giovano le ottime
leggi se sono male applicate. […] Nel campo politico poi vi è un punto essenziale e di vera attualità nel quale
i metodi di governo hanno urgente bisogno di essere mutati. Da noi si confonde la forza del governo con la
violenza, e si considera governo forte quello che al primo stormire di fronda proclama lo stato d’assedio,
sospende la giustizia ordinaria, istituisce tribunali militari e calpesta tutte le franchigie costituzionali. Questa
invece non è la forza, ma è debolezza della peggiore specie, debolezza giunta a tal punto da far perdere la
visione esatta delle cose."
G. GIOLITTI, Discorso agli elettori del collegio di Dronero, Busca, 20 ottobre
1899.
(in: Giolitti, Discorsi extraparlamentari, Torino, 1952)
"[La] importante e svariata opera legislativa, amministrativa e associativa [di Giolitti] era resa possibile
dalla fioritura economica che si osservava dappertutto nel paese e che, quantunque rispondesse a un periodo
di generale prosperità dell’economia mondiale e fosse aiutata dall’afflusso degli esuberanti capitali stranieri
in Italia, aveva, dentro questo quadro, un particolare rilievo perché, come i tecnici notavano, nessun altro
paese di Europa compiva, in quel tempo, progressi tanto rapidi ed estesi quanto l’Italia." B. CROCE, Storia
d’Italia dal 1871 al 1915, Laterza, Bari, 1939.
"La tattica dell’onorevole Giolitti è stata sempre quella di far l politica conservatrice per mezzo dei
condottieri dei partiti democratici: sia lusingandoli e addomesticandoli per via di attenzioni individuali
(siamo arrivati già alle nomine senatoriali) sia quando si tratti di uomini personalmente disinteressati, come
Turati e Bissolati, conquistandoli con riforme le quali non intacchino seriamente gli interessi economici e
politici dei gruppi dominanti nel governo. […]
Giolitti migliorò o peggiorò i costumi elettorali in
Italia? La risposta non è dubbia per chi voglia giudicare senza le traveggole dell’amicizia. Li trovò e li lasciò
nell’Italia settentrionale quali si andavano via via migliorando. Li trovò cattivi e li lasciò peggiori nell’Italia
meridionale."
G. SALVEMINI, Il ministro della malavita e altri scritti sull’Italia giolittiana, Feltrinelli, Milano, 1962.
"Giolitti affermò che le questioni sociali erano ora più importanti di quelle politiche e che sarebbero state
esse in avvenire a differenziare i vari gruppi politici gli uni dagli altri. […] Egli avanzò pure la teoria del
tutto nuova che i sindacati dovevano essere benvenuti come una valvola di sicurezza contro le agitazioni
sociali in quanto le forze organizzate erano meno pericolose di quelle disorganizzate." D. MACK SMITH,
Storia d’Italia da 1861 al 1958, Laterza, Bari, 1969.
"La politica giolittiana, soprattutto dal 1900 in poi, appare tutta costruita sulla richiesta della collaborazione
governativa con il partito della classe operaia e con i suoi uomini più rappresentativi. […] Assurdo
pretendere che Giovanni Giolitti, uomo politico uscito dalla vecchia classe dirigente borghese e
conservatrice, fosse l’araldo del rinnovamento della società italiana; non si può però negare che tra gli
uomini politici della sua epoca egli appaia oggi quello che più degli altri aveva compreso qual era la
40
direzione in cui la società italiana avrebbe dovuto muoversi per uscire dai contrasti del suo tempo." P.
TOGLIATTI, Momenti della storia d’Italia, Editori Riuniti, Roma, 1963.
“Da buon politico egli [Giolitti] aveva avvertito che i tempi erano ormai maturi perché si addivenisse a una
convivenza nella tolleranza con la Chiesa di Roma, aveva compreso che l’anticlericarismo era ormai una
inutile frangia che si portavano i governi […]. Quando egli passò a realizzare la politica delle due parallele
[Stato e Chiesa autonomi nei loro ambiti] nello stesso tempo denunciò, di fatto, la fine di un certo tipo di
anticlericarismo, provocò lo svuotamento di tutte le illusioni che la monarchia a Roma avrebbe ucciso il
papato, che il liberalismo avrebbe dovuto disintegrare il cattolicesimo. G. DE ROSA, La crisi dello stato
liberale in Italia, Studium, Roma, 1955.
4. AMBITO TECNICO – SCIENTIFICO
ARGOMENTO: Siamo soli?
DOCUMENTI
«Alla fine del Novecento la ricerca dell’origine della vita sulla Terra era pronta a riprendere il cammino, ora
pienamente integrata fra gli obiettivi dell’esobiologia [= Studio della comparsa e dell’evoluzione della vita
fuori del nostro pianeta], con un piccolo gruppo di biologi che continuavano a perseguire entusiasticamente
la ricerca dell’universalità e uno status di pari dignità con le scienze fisiche che una biologia universale
avrebbe portato con sé. In questa ricerca, però, essi si sarebbero dovuti scontrare con i biologi evoluzionisti,
molto pessimisti sulla morfologia, se non sulla stessa esistenza degli extraterrestri, che smorzavano, quindi,
le aspirazioni di chi cercava di estendere i principi della biologia terrestre, con tanta fatica conquistati,
all’universo nel suo complesso o di incorporare tali principi in una biologia più generale.»
Steven J. DICK, Vita nel cosmo. Esistono gli extraterrestri?, Milano 2002 (ed. originale 1998)
«Gli UFO: visitatori non invitati? In conseguenza delle pressioni dell’opinione pubblica, negli anni passati,
furono condotte diverse indagini sugli UFO soprattutto da parte dell’aeronautica americana, per appurare la
natura del fenomeno. [...] La percentuale, tra i presunti avvistamenti dei casi per i quali non è stato possibile
addivenire a una spiegazione, allo stato attuale delle nostre conoscenze, è molto bassa, esattamente intorno al
1,5 - 2%. Questa piccola percentuale potrebbe essere attribuita in gran parte a suggestioni o visioni, che
certamente esistono. [...] Sono numerose le ipotesi che possono spiegare la natura degli UFO. Si potrebbe,
per esempio, pensare che all’origine di un certo numero di avvistamenti vi siano, in realtà, fenomeni geofisici
ancora poco conosciuti, oppure velivoli sperimentali segreti, senza tuttavia escludere del tutto la natura
extraterrestre. La verità è che noi non possiamo spiegare tutto con la razionalità e le conoscenze. [...] A
quanto sembra, logica e metodo scientifico non sembrano efficaci nello studio degli UFO per i quali qualsiasi
spiegazione è insoddisfacente e/o troppo azzardata.»
Pippo BATTAGLIA -Walter FERRERI, C’è vita nell’Universo? La scienza e la ricerca di altre civiltà,
Torino 2008
«Se fosse possibile assodare la questione mediante una qualche esperienza, io sarei pronto a scommettere
tutti i miei averi, che almeno in uno dei pianeti che noi vediamo vi siano degli abitanti. Secondo me, perciò,
il fatto che anche in altri mondi vi siano abitanti non è semplicemente oggetto di opinione, bensì di una salda
fede (sull’esattezza di tale credenza, io arrischierei infatti molti vantaggi della vita).»
Immanuel KANT, Critica della ragione pura, Riga 1787 (1a ed. 1781)
«Come si spiega dunque la mancanza di visitatori extraterrestri? È possibile che là, tra le stelle, vi sia una
specie progredita che sa che esistiamo, ma ci lascia cuocere nel nostro brodo primitivo. Però è difficile che
abbia tanti riguardi verso una forma di vita inferiore: forse che noi ci preoccupiamo di quanti insetti o
lombrichi schiacciamo sotto i piedi? Una spiegazione più plausibile è che vi siano scarsissime probabilità che
la vita si sviluppi su altri pianeti o che, sviluppatasi, diventi intelligente. Poiché ci definiamo intelligenti,
anche se forse con motivi poco fondati, noi tentiamo di considerare l’intelligenza una conseguenza
inevitabile dell’evoluzione, invece è discutibile che sia così. I batteri se la cavano benissimo senza e ci
sopravviveranno se la nostra cosiddetta intelligenza ci indurrà ad
autodistruggerci in una guerra nucleare. [...] Lo scenario futuro non somiglierà a quello consolante definito
da STAR TRECK, di un universo popolato da molte specie di umanoidi, con una scienza ed una tecnologia
avanzate ma fondamentalmente statiche. Credo che invece saremo soli e che incrementeremo molto, e molto
in fretta, la complessità biologica ed elettronica.»
Stephen HAWKING, L’universo in un guscio di noce, Milano 2010 (ed. originale 2001)
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«La coscienza, lungi dall’essere un incidente insignificante, è un tratto fondamentale dell’universo, un
prodotto naturale del funzionamento delle leggi della natura, alle quali è collegata in modo profondo e ancora
misterioso. Ci tengo a ripeterlo: non sto dicendo che l’Homo sapiens in quanto specie sia inscritto nelle leggi
della natura; il mondo non è stato creato per noi, non siamo al centro del creato, né ne siamo la cosa più
significativa. Ma questo non vuol dire neanche che siamo completamente privi di significato! Una delle cose
più deprimenti degli ultimi tre secoli di scienza è il modo in cui si è cercato di emarginare, rendere
insignificanti, gli esseri umani, e quindi alienarli dall’universo in cui vivono. Io sono convinto che abbiamo
un posto nell’universo, non un posto centrale, ma comunque una posizione significativa. […] Se questo
modo di vedere le cose è giusto, se la coscienza è un fenomeno basilare che fa parte del funzionamento delle
leggi dell’universo, possiamo supporre che sia emersa anche altrove. La ricerca di esseri alieni può dunque
essere vista come un modo per mettere alla prova l’ipotesi che viviamo in un universo che non solo è in
evoluzione, come dimostra l’emergere della vita e della coscienza dal caos primordiale, ma in cui la mente
svolge un ruolo fondamentale. A mio avviso la conseguenza più importante della scoperta di forme di vita
extraterrestri sarebbe quella di restituire agli esseri umani un po’ di quella dignità di cui la scienza li ha
derubati.»
Paul C.W. DAVIES, Siamo soli? Implicazioni filosofiche della scoperta della vita extraterrestre, Roma-Bari
1998 (1a ed. 1994)
TIPOLOGIA C - TEMA DI CARATTERE STORICO
Delinea lo scenario politico, i problemi economici, il clima sociale nell’Italia all’indomani della prima guerra
mondiale.
TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, approvata il 10 dicembre 1948 dalle Nazioni Unite,
proclama solennemente il valore e la dignità della persona umana e sancisce al tempo stesso la inalienabilità
degli universali diritti etico-civili. La storia dell'ultimo cinquantennio è tuttavia segnata da non poche
violazioni di questi principi rimaste impunite.
Quali, a tuo avviso, le ragioni?
Affronta criticamente l'argomento, soffermandoti anche sulla creazione del primo Tribunale Internazionale
dei crimini contro l'umanità ed esprimendo la tua opinione sulla possibilità che questo organismo
internazionale possa rappresentare una nuova garanzia in favore di un mondo più giusto.
42
II SIMULAZIONE PRIMA PROVA ESAME DI STATO
Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte. La prova ha la durata di 5 ore.
È consentito solamente l’uso del Dizionario della Lingua Italiana
TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO
Giovanni Pascoli – NEBBIA
Pubblicata sulla rivista “Flegrea” nel 1899, la poesia compare nella edizione del 1903 dei Canti di
Castelvecchio.
Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,1
su l'alba,
da' lampi notturni e da' crolli,
d'aeree frane!2
Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch'è morto!
Ch'io veda soltanto la siepe
dell'orto,
la mura3 ch'ha piene le crepe
di valerïane.4
Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch'io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che danno i soavi lor mieli5
pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane
Che vogliono ch'ami e che vada!
Ch'io veda là solo quel bianco
di strada,6
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...7
Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo8
del cuore! Ch'io veda il cipresso
là, solo,
qui, quest'orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.
_______________________________________________________________________________________
1. Comprensione del testo
Dopo una prima lettura, riassumi il contenuto informativo del testo in non più di cinque righe.
2. Analisi del testo
2.1 Analizza le espressioni con cui il poeta descrive le cose vicine e quelle lontane. Quale valore
simbolico assumono questi elementi nel testo? Ritrovi altri elementi del paesaggio che si prestano ad
una interpretazione simbolica?
2.2 Commenta lo schema sintattico e metrico del testo
2.3 Quali particolari situazioni e stati d’animo evocano le immagini chiave del testo?
1
rampolli: scaturisci, sgorghi
crolli d’aeree frane: metafora, probabilmente riferita ai tuoni notturni
3
la mura: il muro di cinta, si tratta di una forma arcaica e romagnola del termine
4
valeriane: pianta erbacea con leggero potere sedativo, utilizzata per proteggere il muro di cinta
2
5
mieli: frutti
6
quel bianco di strada: la strada bianca che conduce al cimitero
7
stanco don don di campane: sono le campane che suonano a morto il giorno del funerale
8
involale al volo del cuore: rubale, nascondile ai miei sentimenti che vorrebbero volare via con esse. Figura
etimologica, nella quale le due parole accostate per vicinanza etimologica formano una allitterazione
43
3. Interpretazione complessiva ed approfondimenti
Proponi una tua interpretazione complessiva del brano e approfondiscila confrontando questa lirica con altre
di Pascoli o con testi di autori diversi che presentano una significativa rappresentazione della dialettica tra
determinato e indeterminato.
TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o
in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti.
Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue
conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.
Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi
che l’articolo debba essere pubblicato. Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di
metà di foglio protocollo.
1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO
ARGOMENTO: Il dono
ORATORIO
DI
SAN Jacques-Louis DAVID
SILVESTRO - Roma Donazione Antioco e Stratonice, 1774
di Costantino, 1248
PARMIGIANINO
Adorazione dei Magi, 1529 circa
«La madre aveva steso una tovaglia di lino, per terra, su una stuoia di giunco, e altre stuoie attorno. E,
secondo l‟uso antico, aveva messo fuori, sotto la tettoia del cortile, un piatto di carne e un vaso di vino cotto
dove galleggiavano fette di buccia d‟arancio, perché l‟anima del marito, se mai tornava in questo mondo,
avesse da sfamarsi. Felle andò a vedere: collocò il piatto ed il vaso più in alto, sopra un‟asse della tettoia,
perché i cani randagi non li toccassero; poi guardò ancora verso la casa dei vicini. Si vedeva sempre luce alla
finestra, ma tutto era silenzio; il padre non doveva essere ancora tornato col suo regalo misterioso. Felle
rientrò in casa, e prese parte attiva alla cena. In mezzo alla mensa sorgeva una piccola torre di focacce tonde
e lucide che parevano d‟avorio: ciascuno dei commensali ogni tanto si sporgeva in avanti e ne tirava una a
sé: anche l‟arrosto, tagliato a grosse fette, stava in certi larghi vassoi di legno e di creta: e ognuno si serviva
da sé, a sua volontà. […] Ma quando fu sazio e sentì bisogno di muoversi, ripensò ai suoi vicini di casa: che
mai accadeva da loro? E il padre era tornato col dono? Una curiosità invincibile lo spinse ad uscire ancora
nel cortile, ad avvicinarsi e spiare. Del resto la porticina era socchiusa: dentro la cucina le bambine stavano
ancora intorno al focolare ed il padre, arrivato tardi ma sempre in tempo, arrostiva allo spiedo la coscia del
porchetto donato dai vicini di casa. Ma il regalo comprato da lui, dal padre, dov‟era? – Vieni avanti, e va su
a vedere – gli disse l‟uomo, indovinando il pensiero di lui. Felle entrò, salì la scaletta di legno, e nella
cameretta su, vide la madre di Lia assopita nel letto di legno, e Lia inginocchiata davanti ad un canestro. E
dentro il canestro, fra pannolini caldi, stava un bambino appena nato, un bel bambino rosso, con due riccioli
sulle tempie e gli occhi già aperti. – È il nostro primo fratellino – mormorò Lia. – Mio padre l‟ha comprato a
mezzanotte precisa, mentre le campane suonavano il “Gloria”. Le sue ossa, quindi, non si disgiungeranno
mai, ed egli le ritroverà intatte, il giorno del Giudizio Universale. Ecco il dono che Gesù ci ha fatto questa
notte.»
Grazia DELEDDA, Il dono di Natale, 1930, in G. D., Le novelle, 4, La Biblioteca dell‟identità de L‟Unione
Sarda, Cagliari 2012
«Gli uomini disapprendono l‟arte del dono. C‟è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del
principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse
che un trucco per vendere loro spazzole o sapone. In compenso si esercita la charity, la beneficenza
amministrata, che tampona programmaticamente le ferite visibili della società. Nel suo esercizio organizzato
l‟impulso umano non ha più il minimo posto: anzi la donazione è necessariamente congiunta
all‟umiliazione, attraverso la distribuzione, il calcolo esatto dei bisogni, in cui il beneficato viene trattato
44
come un oggetto. Anche il dono privato è sceso al livello di una funzione sociale, a cui si destina una certa
somma del proprio bilancio, e che si adempie di mala voglia, con una scettica
valutazione dell‟altro e con la minor fatica possibile. La vera felicità del dono è tutta nell‟immaginazione
della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare
l‟altro come un soggetto: il contrario della smemoratezza. Di tutto ciò quasi nessuno è più capace. Nel
migliore dei casi uno regala ciò che desidererebbe per sé, ma di qualità leggermente inferiore. La decadenza
del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si
sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo. Queste merci sono irrelate come
i loro acquirenti: fondi di magazzino fin dal primo giorno.» Theodor W. ADORNO, Minima moralia.
Meditazioni della vita offesa, trad. it., Einaudi, Torino 1994 (ed. or.nale 1951)
«La Rete di certo promuove la diffusione di una nuova cultura del dono, dello scambio reciproco (o quasi).
Possiamo percorrere strade aperte, sconfinate, che offrono nuove possibilità di stabilire contatti e anche di
dare vita a forme di aggregazione fondate sostanzialmente sul dono, ma che rimangono racchiuse in piccole
nicchie, microcosmi con cui giocare o dove si può apprendere, nei quali ci si mostra, si costruiscono e si
modificano identità, si condividono interessi, si elaborano linguaggi. Un dono costretto quindi dentro piccole
mura fatte di specchi, trasparenti, che riflettono e amplificano la luce e i legami, ma che non sempre riescono
a sopravvivere alle intemperie, agli improvvisi venti del mondo contemporaneo. E quando si spezzano, non
si può fare altro che costruire qualcosa di simile, un po‟ più in là. Una delle caratteristiche della Rete è quella
di dare vita a comunità immaginate, che non sempre necessitano di relazioni tra gli individui.»
Marco
AIME e Anna COSSETTA, Il dono al tempo di Internet, Einaudi, Torino 2010
«Difficilmente si diventa una persona generosa da soli: la generosità è una cosa che si impara. […] Quando
un dono s‟inserisce in una catena di reciprocità generalizzata, si lascia meno facilmente interpretare come un
fenomeno puramente individualistico e interessato. Nel caso di una reciprocità diretta, invece, la tentazione è
forte di assimilare lo scambio di doni a una variante dello scambio mercantile. […] È così che, in un
mercoledì del mese di luglio 2007, Barbara Bunnell diventa la prima paziente nella storia a ricevere un rene
all‟interno di una catena di reciprocità generalizzata. Dopo che il primo donatore regala il suo rene a Barb,
Ron Bunnell, il marito di Barb, darà un suo rene ad Angela Heckman; poi la madre di Angela darà un suo
rene a qualcun altro ancora, e così via, in una catena continua che aiuterà altre sette persone. All‟inizio di
questa catena c‟è un giovane uomo, Matt Jones, che accetta di donare un rene “senza perché”; cioè non per
salvare dalla dialisi una persona cara, ma solo per la gioia di aiutare sconosciuti.»
Mark ANSPACH, Cosa significa ricambiare? Dono e reciprocità, in AA.VV., Cosa significa donare?,
Guida, Napoli 2011
«Da una lettura sommaria e superficiale si può concludere che oggi non c‟è più posto per il dono ma solo per
il mercato, lo scambio utilitaristico, addirittura possiamo dire che il dono è solo un modo per simulare
gratuità e disinteresse là dove regna invece la legge del tornaconto. In un‟epoca di abbondanza e di opulenza
si può addirittura praticare l‟atto del dono per comprare l‟altro, per neutralizzarlo e togliergli la sua piena
libertà. Si può perfino usare il dono - pensate agli «aiuti umanitari» - per nascondere il male operante in una
realtà che è la guerra. […] Ma c‟è pure una forte banalizzazione del dono che viene depotenziato e stravolto
anche se lo si chiama «carità»: oggi si «dona» con un sms una briciola a quelli che i mass media ci indicano
come soggetti - lontani! - per i quali vale la pena provare emozioni... Dei rischi e delle possibili perversioni
del dono noi siamo avvertiti: il dono può essere rifiutato con atteggiamenti di violenza o nell‟indifferenza
distratta; il dono può essere ricevuto senza destare gratitudine; il dono può essere sperperato: donare, infatti,
è azione che richiede di assumere un rischio. Ma il dono può anche essere pervertito, può diventare uno
strumento di pressione che incide sul destinatario, può trasformarsi in strumento di controllo, può incatenare
la libertà dell‟altro invece di suscitarla. I cristiani sanno come nella storia perfino il dono di Dio, la grazia,
abbia potuto e possa essere presentato come una cattura dell‟uomo, un‟azione di un Dio perverso, crudele,
che incute paura e infonde sensi di colpa. Situazione dunque disperata, la nostra oggi? No! Donare è un‟arte
che è sempre stata difficile: l‟essere umano ne è capace perché è capace di rapporto con l‟altro, ma resta
vero che questo «donare se stessi» - perché di questo si tratta, non solo di dare ciò che si ha, ciò che si
possiede, ma di dare ciò che si è - richiede una convinzione profonda nei confronti dell‟altro. Donare
significa per definizione consegnare un bene nelle mani di un altro senza ricevere in cambio alcunché.
Bastano queste poche parole per distinguere il «donare» dal «dare», perché nel dare c‟è la vendita, lo
scambio, il prestito. Nel donare c‟è un soggetto, il donatore, che nella libertà, non costretto, e per generosità,
per amore, fa un dono all‟altro, indipendentemente dalla risposta di questo. Potrà darsi che il destinatario
risponda al donatore e si inneschi un rapporto reciproco, ma può anche darsi che il dono non sia accolto o
non susciti alcuna reazione di gratitudine. Donare appare dunque un movimento asimmetrico che nasce da
spontaneità e libertà.»
45
Enzo BIANCHI, Dono. Senza reciprocità – Festival filosofia – Carpi, 16/09/2012 – http://www.vita.it/nonprofit/volontariato
2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO
ARGOMENTO: Le nuove responsabilità.
DOCUMENTI
«Tanto la storiografia quanto la climatologia hanno tratto un grande impulso dall‟atterraggio sulla Luna del
1969. Fu allora, infatti, che la fragilità della terra divenne visibile. Da quel momento la protezione della
natura e dell‟ambiente ha acquistato un‟importanza sempre maggiore, assumendo anzi il carattere di una
vera e propria industria. Le associazioni e le istituzioni ambientaliste lavorano sulla base di campagne di
sensibilizzazione che, quanto a professionalità, non sono seconde a quelle delle multinazionali. In
particolare, a partire dagli anni novanta il timore del Riscaldamento globale ha rimpiazzato i precedenti,
come quello per la Moria dei boschi o quello per il Buco nell’ozono. Ora, per la prima volta, alla sbarra non è
più solo l‟industria, ma ogni consumatore finale. In pratica ogni abitante della Terra è colpevole: il
boscimano sudafricano, che incendia la savana per cacciare o per guadagnare terreno coltivabile, e il
fazendero argentino, i cui manzi producono metano, il coltivatore di riso a Bali e il banchiere cinese, che fa i
suoi affari in uno studio dotato di aria condizionata.»
Wolfgang BEHRINGER, Storia culturale del clima, Bollati Boringhieri, Torino 2013 (prima ed. originale
2007) «Crescita demografica e scelta coercitiva.
Anche se le paure maltusiane di lungo periodo per la produzione alimentare sono infondate, o almeno
premature, ci sono però buone ragioni per preoccuparsi, in generale, per il tasso di crescita della popolazione
mondiale. Non si può dubitare che, nell‟ultimo secolo, questo tasso abbia notevolmente accelerato: la
popolazione mondiale ha impiegato milioni di anni per raggiungere il primo miliardo, poi in 123 è arrivata al
secondo, al terzo in 33, al quarto in 14, al quinto in 13, e secondo le proiezioni delle Nazioni Unite il sesto
promette di arrivare in altri 11. Il numero degli abitanti del pianeta è cresciuto di 923 milioni solo nel
decennio 1980-90, e questo aumento corrisponde quasi alla popolazione complessiva di tutto il mondo
all‟epoca di Malthus. Quanto agli anni Novanta, al loro termine pare non abbiano registrato un‟espansione
molto inferiore. Se un simile andamento proseguisse, la terra, sicuramente, sarebbe sovraffollata in modo
spaventoso prima ancora della fine del ventunesimo secolo. Molti segni indicano in modo chiaro, tuttavia,
che il tasso di crescita della popolazione mondiale sta cominciando a rallentare, per cui dobbiamo chiederci:
si rafforzeranno le ragioni della frenata? E, in caso affermativo, a quale ritmo? E non meno importante è
un‟altra domanda: è necessario un intervento pubblico per agevolare il rallentamento?»
Amartya SEN, Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia, Mondadori, Milano 2012
(ed. originale 1999)
«L‟apprendistato della coesistenza con l‟altro, l‟escluso dalla costruzione della nostra tradizione, ci inizia a
una coesistenza mondiale che corrisponde a una delle sfide della nostra epoca. Aprire uno spazio all‟altro, a
un mondo differente dal nostro, all‟interno stesso della nostra propria tradizione, è il primo, e il più difficile,
gesto multiculturale. Incontrare lo straniero fuori dalle nostre frontiere è relativamente facile, e soddisfa
anche le nostre aspirazioni, finché possiamo rientrare da noi e appropriarci fra noi ciò che abbiamo così
scoperto. Essere costretti a restringere e modificare questo «da noi», il nostro modo di essere «a casa», è
molto più difficile, soprattutto senza che ciò provochi un‟infedeltà a noi stessi. […] Finché l‟altro non sarà
riconosciuto e rispettato come ponte fra natura e cultura, com‟è, prima, il caso per l‟altro genere, ogni
tentativo di mondializzazione democratica resterà un imperativo morale senza realizzazione concreta. Finché
l‟universale non sarà considerato essere due, e l‟umanità un luogo di coesistenza culturalmente feconda fra
due generi irriducibilmente differenti, sempre una cultura vorrà imporre il suo colore ed i suoi valori
all‟altro, anche mediante la sua morale e la sua religione.»
Luce IRIGARAY, Condividere il mondo, Bollati Boringhieri, Torino 2009 (ed. originale 2008)
«Ogni essere umano deve disporre di una “cittadinanza mondiale”. Nessuno deve essere più “apolide”.
Ciascuno deve sentirsi a casa propria sulla terra. Chiunque deve avere il diritto di lasciare il proprio paese
d‟origine e di essere accolto, almeno temporaneamente, in qualsiasi altro luogo. […] Reciprocamente, ogni
essere umano ha dei doveri nei confronti degli altri essere umani, delle generazioni che verranno, delle altre
specie viventi e del pianeta. L‟umanità ha in particolare il dovere di mostrare empatia verso le generazioni
future e verso le altre specie necessarie alla sua sopravvivenza. Deve quindi considerare come suo dovere
creare le condizioni perché le prossime generazioni e le altre specie possano esercitare i loro diritti. Deve
disporre di un accesso a tutte le sue risorse e, in particolare, alla ricchezza accumulata.»
Jacques ATTALI, Domani, chi governerà il mondo?, Fazi Editore, Roma 2012 (ed. originale 2011)
3. AMBITO STORICO - POLITICO
ARGOMENTO: Violenza e non-violenza: due volti del Novecento.
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DOCUMENTI
«Successivamente alla prima guerra mondiale, il Mito dell‟Esperienza della Guerra aveva dato al conflitto
una nuova dimensione come strumento di rigenerazione nazionale e personale. Il prolungarsi degli
atteggiamenti degli anni di guerra in tempo di pace incoraggiò una certa brutalizzazione della politica,
un‟accentuata indifferenza per la vita umana. Non erano soltanto la perdurante visibilità e lo status elevato
dell‟istituzione militare in paesi come la Germania a stimolare una certa spietatezza. Si trattava soprattutto di
un atteggiamento mentale derivato dalla guerra, e dall‟accettazione della guerra stessa. L‟effetto del
processo di brutalizzazione sviluppatosi nel periodo tra le due guerre fu di eccitare gli uomini, di spingerli
all‟azione contro il nemico politico, oppure di ottundere la sensibilità di uomini e donne di fronte allo
spettacolo della crudeltà umana e alla morte. […] Dopo il 1918, nessuna nazione poté sfuggire
completamente al processo di brutalizzazione; in buona parte dell‟Europa, gli anni dell‟immediato
dopoguerra videro una crescita della criminalità e dell‟attivismo politico. Da un capo all‟altro dell‟Europa,
parve a molti che la Grande Guerra non fosse mai finita, ma si fosse prolungata nel periodo tra il primo e il
secondo conflitto mondiale. Il vocabolario della battaglia politica, il desiderio di distruggere totalmente il
nemico politico, e il modo in cui questi avversari venivano dipinti: tutto sembrò continuare la prima guerra
mondiale, anche se stavolta perlopiù contro nemici diversi (e interni).»
George L. MOSSE, Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti, trad. it., Roma-Bari 1990
«Per quale funzione la violenza possa, a ragione, apparire così minacciosa per il diritto e possa essere tanto
temuta da esso, si mostrerà con esattezza proprio là dove le è ancora permesso di manifestarsi secondo
l‟attuale ordinamento giuridico. È questo il caso della lotta di classe nella forma del diritto di sciopero
garantito ai lavoratori. I lavoratori organizzati sono oggi, accanto agli Stati, il solo soggetto di diritto cui
spetti un diritto alla violenza. Contro questo modo di vedere si può certamente obiettare che l‟omissione di
azioni, un non-agire, come in fin dei conti è lo sciopero, non dovrebbe affatto essere definita come violenza.
Questa considerazione ha certamente facilitato al potere statale la concessione del diritto di sciopero, quando
ormai non si poteva più evitare. Ma poiché non è incondizionata, essa non vale illimitatamente.»
Walter BENJAMIN, Per la critica della violenza, 1921, trad. it., Alegre, Roma 2010
«Molto tempo prima che Konrad Lorenz scoprisse la funzione di stimolo vitale dell‟aggressività nel regno
animale, la violenza era esaltata come una manifestazione della forza della vita e segnatamente della sua
creatività. Sorel, ispirato dall‟élan vital di Bergson, mirava a una filosofia della creatività destinata ai
«produttori» e polemicamente rivolta contro la società dei consumi e i suoi intellettuali; tutti e due, a suo
avviso, gruppi parassitari. […] Nel bene e nel male – e credo che non manchino ragioni per essere
preoccupati come per nutrire speranze – la classe veramente nuova e potenzialmente rivoluzionaria della
società sarà composta di intellettuali, e il loro potere virtuale, non ancora materializzato, è molto grande,
forse troppo grande per il bene dell‟umanità. Ma queste sono considerazioni che lasciano il tempo che
trovano. Comunque sia, in questo contesto ci interessa soprattutto lo strano revival delle filosofie vitalistiche
di Bergson e di Nietzsche nella loro versione soreliana. Tutti sappiamo fino a che punto questa combinazione
di violenza, vita e creatività sia presente nell‟inquieta situazione mentale della generazione odierna. Non c‟è
dubbio che l‟accento posto sulla pura fattualità del vivere, e quindi sul fare l‟amore inteso come la più
gloriosa manifestazione della vita, sia una reazione alla possibilità reale che venga costruita una macchina
infernale capace di mettere fine alla vita sulla terra. Ma le categorie in cui i nuovi glorificatori della vita
riconoscono se stessi non sono nuove. Vedere la produttività della società nell‟immagine della „creatività‟
della vita è cosa vecchia almeno quanto Marx, credere nella violenza come forza vitale è cosa vecchia
almeno quanto Bergson.»
Hannah ARENDT, Sulla violenza, trad. it., Guanda, Parma 1996 (ed. originale 1969)
«Non sono un visionario. Affermo di essere un idealista pratico. La religione della non violenza non è fatta
solo per i Rishi [saggi] e i santi. È fatta anche per la gente comune. La non violenza è la legge della nostra
specie, come la violenza è la legge dei bruti. Lo spirito resta dormiente nel bruto, ed egli non conosce altra
legge che quella della forza fisica. La dignità dell‟uomo esige ubbidienza a una legge più alta, alla forza
dello spirito. […] Nella sua condizione dinamica, non violenza significa sofferenza consapevole. Non vuol
dire sottomettersi docilmente alla volontà del malvagio, ma opporsi con tutta l‟anima alla volontà del
tiranno. Agendo secondo questa legge del nostro essere, è possibile al singolo individuo sfidare tutta la
potenza di un impero ingiusto per salvare il proprio
onore, la religione, l‟anima, e porre le basi della caduta di questo impero o della sua rigenerazione. E così
non propugno che l‟India pratichi la non violenza perché è debole. Voglio che pratichi la non violenza
essendo consapevole della propria forza e del proprio potere. […] La mia missione è di convertire ogni
indiano, ogni inglese e infine il mondo alla non violenza nel regolare i reciproci rapporti, siano essi politici,
47
economici, sociali o religiosi. Se mi si accusa di essere troppo ambizioso, mi confesserò colpevole. Se mi si
dice che il mio sogno non potrà mai attuarsi, risponderò che “è possibile” e proseguirò per la mia strada.»
Mohandas K. GANDHI, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunità, Milano 1975
«Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà
nella storia del nostro paese. […] Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all‟America
l‟urgenza appassionata dell‟adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si
raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse
della democrazia; questo è il momento di levarsi dall‟oscura e desolata valle della segregazione al sentiero
radioso della giustizia; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell‟ingiustizia
razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di
Dio. […] Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro
diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a
quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia. Ma c‟è qualcosa che debbo dire alla mia gente che
si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la
giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste. Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà
bevendo alla coppa dell‟odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto
della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza
fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza
dell‟anima.»
Martin Luther KING - http://www.repubblica.it/esteri/2013/08/28/news/martin_luther-king-discorso65443575/
4. AMBITO TECNICO - SCIENTIFICO
ARGOMENTO: Tecnologia pervasiva.
DOCUMENTI
«Anche la Silicon Valley ha la sua religione. E potrebbe presto diventare il paradigma dominante tra i vertici
e gli addetti ai lavori della culla dell‟innovazione contemporanea. È il «transumanismo» e si può definire,
scrive il saggista Roberto Manzocco in “Esseri Umani 2.0” (Springer, pp. 354), come «un sistema coerente
di fantasie razionali parascientifiche», su cui la scienza cioè non può ancora pronunciarsi, «che fungono da
risposta laica alle aspirazioni escatologiche delle religioni tradizionali». Per convincersene basta scorrerne i
capisaldi: il potenziamento delle nostre capacità fisiche e psichiche; l‟eliminazione di ogni forma di
sofferenza; la sconfitta dell‟invecchiamento e della morte. Ciò che piace ai geek della Valley è che questi
grandiosi progetti di superamento dell‟umano nel “post-umano” si devono, e possono, realizzare tramite la
tecnologia. E tecniche, la cui fattibilità è ancora tutta da scoprire, come il “mind uploading”, ossia il
trasferimento della coscienza su supporti non biologici, e le “nanomacchine”, robot grandi come virus in
grado di riparare le cellule cancerose o i danni da malattia degenerativa direttamente a livello molecolare.»
Fabio CHIUSI, TRANS UMANO la trionferà, “l‟Espresso” – 6 febbraio 2014
«Lord Martin Rees, docente di Astrofisica all‟Università di Cambridge e astronomo della Regina, la vede un
po‟ diversamente: i robot sono utili per lavorare in ambienti proibitivi per l‟uomo – piattaforme petrolifere
in fiamme, miniere semidistrutte da un crollo, centrali in avaria che perdono sostanze radioattive – oltre che
per svolgere mestieri ripetitivi. Ma devono restare al livello di «utili idioti: la loro intelligenza artificiale va
limitata, non devono poter svolgere mestieri intellettuali complessi». L‟astronomo della Corte d‟Inghilterra,
occhi rivolti più alle glorie del passato che alle speranze e alle incognite di un futuro comunque
problematico, propone una ricetta che sa di luddismo. Una ricetta anacronistica ed estrema che si spiega con
l‟angoscia che prende molti di noi davanti alla rapidità con la quale la civiltà dei robot – della quale abbiamo
favoleggiato per decenni e che sembrava destinata a restare nei libri di fantascienza – sta entrando nelle
nostre vite. Che i robot stiano uscendo dalle fabbriche lo sappiamo da tempo: il bancomat è un bancario
trasformato in macchina, in servizio notte e giorno. In molti supermercati il cassiere non c‟è più, sostituito da
sensori, lettori di codici a barre, sistemi di pagamento automatizzati. In Giappone e Francia si moltiplicano
treni e metropolitane guidate da un computer (è così la nuova Linea 5 della metropolitana di Milano), così
come tutti i convogli che si muovono all‟interno dei grandi aeroporti del mondo sono, ormai, senza
conducente.»
Massimo GAGGI, E il robot prepara cocktail e fa la guerra, “Corriere della Sera. la Lettura” – 26 gennaio
2014
«Per molto tempo al centro dell‟attenzione sono state le tecnologie e gli interrogativi che si portano dietro:
«Meglio i tablet o i netbook?», «Android, iOs o Windows?», seguiti da domande sempre più dettagliate
«Quanto costano, come si usano, quali app…». Intanto i docenti hanno visto le classi invase da Lim,
proiettori interattivi, pc, registri elettronici o tablet, senza riuscire a comprendere quale ruolo avrebbero
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dovuto assumere, soprattutto di fronte a ragazzi tecnologicamente avanzati che li guardavano con grandi
speranze e aspettative. Per gli studenti si apre una grande opportunità: finalmente nessuno proibisce più di
andare in internet, di comunicare tramite chat, di prendere appunti in quaderni digitali o leggere libri
elettronici.»
Dianora BARDI, La tecnologia da sola non fa scuola, “Il Sole 24 ORE. nòva” – 12 gennaio 2014
«Passando dal tempo che ritorna al tempo che invecchia, dal tempo ciclico della natura regolato dal sigillo
della necessità al tempo progettuale della tecnica percorso dal desiderio e dall‟intenzione dell‟uomo, la
storia subisce un sussulto. Non più decadenza da una mitica età dell‟oro, ma progresso verso un avvenire
senza meta. La progettualità tecnica, infatti, dice avanzamento ma non senso della storia. La contrazione tra
“recente passato” e “immediato futuro”, in cui si raccoglie il suo operare, non concede di scorgere fini ultimi,
ma solo progressi nell‟ordine del proprio potenziamento. Null‟altro, infatti, vuole la tecnica se non la
propria crescita, un semplice “sì” a se stessa. L‟orizzonte si spoglia dei suoi confini. Inizio e fine non si
congiungono più come nel ciclo del tempo, e neppure si dilatano come nel senso del tempo. Le mitologie
perdono la loro forza persuasiva. Tecnica vuol dire, da subito, congedo dagli dèi.»
Umberto GALIMBERTI, Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Feltrinelli, Milano 2002
TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO
L‟Europa del 1914 e l‟Europa del 2014: quali le differenze?
Il candidato esamini la questione sotto almeno tre dei seguenti profili: forme istituzionali degli Stati
principali; stratificazione sociale; rapporti fra cittadini e istituzioni; sistemi di alleanze; rapporti fra gli Stati
europei; rapporti fra l‟Europa e il resto del mondo.
TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE
«Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono
fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma
sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l‟energia umana e quella che lasceremo
in eredità ai nostri figli. C‟è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. […] Le
periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d‟accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma
ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. […] Spesso alla parola “periferia” si associa
il termine degrado. Mi chiedo: questo vogliamo lasciare in eredità? Le periferie sono la grande scommessa
urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città?»
Renzo PIANO, Il rammendo delle periferie, “Il Sole 24 ORE” del 26 gennaio 2014
Rifletti criticamente su questa posizione di Renzo Piano, articolando in modo motivato le tue considerazioni
e convinzioni al riguardo.
___________________________
Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l‟uso del dizionario italiano.
È consentito l‟uso del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di
madrelingua non italiana.
Non è consentito lasciare l‟Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.
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III SIMULAZIONE PRIMA PROVA ESAME DI STATO
Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte. La prova ha la durata di 5 ore.
È consentito solamente l’uso del Dizionario della Lingua Italiana
TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO
Nell’albergo è morto un tale di Luigi Pirandello
[testo parzialmente adattato da Luigi Pirandello,
Novelle per un anno, Mondatori]
Un uomo muore, da solo, in una stanza d’albergo. Ma la sua morte non si vede: si capisce solo da un paio di
scarpe che l’uomo ha lasciato davanti alla porta della sua camera. E che non ritirerà mai più.
Cento cinquanta camere, in tre piani, nel punto più popoloso della città. Tre ordini di finestre tutte uguali, le
ringhierine davanzali, le vetrate e le persiane grigie, chiuse, aperte, semiaperte, accostate. La facciata è
brutta e poco promettente. Ma se non ci fosse, chi sa che effetto curioso farebbero queste cento cinquanta
scatole 1, cinquanta per cinquanta le une sulle altre, e la gente che vi si muove dentro; a guardarla da fuori.
L’albergo, tuttavia, è decente e molto comodo: ascensore, numerosi camerieri, svelti e ben disciplinati, buoni
letti, buon trattamento nella sala da pranzo, servizio d’automobile. Qualche avventore2 (più d’uno) si lamenta
di pagar troppo; tutti però alla fine riconoscono che in altri alberghi, se si spende meno, si sta peggio e non si
ha il vantaggio, che si vuole, d’alloggiare nel centro della città. Delle lagnanze sui prezzi il proprietario può
dunque non curarsi e rispondere ai malcontenti che vadano pure altrove. L’albergo è sempre pieno
d’avventori e parecchi, all’arrivo del piroscafo3 ogni mattina e dei treni durante il giorno, veramente se ne
vanno altrove, non perché vogliano, ma perché non vi trovano posto. Sono per la maggior parte commessi
viaggiatori, uomini d’affari, gente della provincia che viene a sbrigare in città qualche faccenda, o per liti
giudiziarie o per consulto in caso di malattia : avventori di passaggio, insomma, che non durano di più di tre
o quattro giorni; moltissimi arrivano la sera per ripartire il giorno dopo. Molte valige; pochi bauli. Un gran
traffico, un continuo andirivieni, dunque, dalla mattina alle quattro fin dopo la mezzanotte. Il maggiordomo
ci perde la testa. In un momento, tutto pieno; un momento dopo, tre, quattro, cinque camere vuote: parte il
numero 15 del primo piano, il numero 32 del secondo, il 2, il 20; e intanto due nuovi avventori si sono or ora
rimandati4 (…) Nella prima luce [del mattino], soffusa dal finestrone in fondo allo squallido corridoio, si
vedono due lunghe file di scarpe, di qua e di là. Innanzi a ogni uscio, un pajo5. Si vedono di tratto in tratto
crescere sempre più i vuoti nelle due file; si vede più d’un braccio stendersi fuori di questo o di quell’uscio a
ritirare il pajo di scarpe che vi sta davanti. Ora tutte le paja sono state ritirate. Solo quelle di quell’uomo che
ha passato l’Oceano, (…) eccole ancora lì. Le nove. Sono passate le nove; sono passate le nove e mezzo;
sono passate le dieci: quelle scarpe, ancora lì, sempre lì. Sole, l’unico pajo rimasto in tutto il corridoio, dietro
quell’uscio solo (…), ancora chiuso. Tanto rumore s’è fatto per quel corridoio, tanta gente è passata,
camerieri, cameriere, facchini; tutti o quasi tutti i forestieri6 sono usciti dalle loro stanze; tanti vi sono
rientrati (…), e non cessa un momento il sordo ronzio dell’ascensore, su e giù, da questo a quel piano, al
pianterreno; chi va, chi viene; e quel signore non si sveglia ancora. Sono già vicine le undici: quel pajo di
scarpe è ancora lì, davanti all’uscio. Lì. - Ma come? Dorme ancora? - Eh, - fa il cameriere, alzando le spalle,
- si vede che sarà stanco… Ha viaggiato tanto! E se ne va.
1 cento cinquanta scatole: qui parla delle camere dell’albergo (che sembrano tante scatole); 2 qualche
avventore:
qualche
cliente
dell’albergo;
3 il piròscafo: è una nave (a vapore) ; 4 si sono or ora rimandati: hanno appena detto che arriveranno più
tardi; 5 innanzi a ogni uscio, un pajo: davanti ad ogni porta (uscio) delle stanze dell’albergo, c’è un paio di
scarpe. I clienti lasciavano le loro scarpe davanti alla porta, per farsele pulire dai camerieri la mattina presto;
6 i forestieri: gli stranieri; in questo caso, intende i clienti dell’albergo
Comprensione del testo
1.1. Fai un breve riassunto della lettura (massimo 100 parole).
Analisi del testo
1.Questo passo, che introduce la novella Nell’albergo è morto un tale, parla di un hotel in una grande città.
2.Quali informazioni ci dà il testo, su questa città?
3.Chi sono, in genere, i clienti di questo albergo e che cosa sappiamo del cliente che fino alle undici ha
lasciato le proprie scarpe davanti alla porta della sua camera?
Interpretazione complessiva ed approfondimenti
3.1Avvalendoti della tua conoscenza di Pirandello romanziere, trova qualche relazione tra il personaggio di
(il protagonista di questa lettura) e altri personaggi pirandelliani. Cerca di caratterizzare brevemente il mondo
in cui tali personaggi vivono e le problematiche che esprimono.
.
3.2 Puoi affermare che anche in questa novella Pirandello adotta una prospettiva umoristica? Motiva la tua
risposta con opportuni riferimenti testuali.
50
TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», interpretando e
confrontando
i documenti e i dati forniti.
Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue
conoscenze ed esperienze di studio.
Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.
Se scegli la forma dell'«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi
che
l’articolo debba essere pubblicato.
Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.
1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO
ARGOMENTO: Innamoramento e amore.
DOCUMENTI
R. Magritte, Gli amanti (1928)
M. Chagall, La passeggiata (1917-18)
A. Canova, Amore e
Psiche (1788-93)
«L’innamoramento introduce in questa opacità una luce accecante. L’innamoramento libera il nostro
desiderio e ci mette al centro di ogni cosa. Noi desideriamo, vogliamo assolutamente qualcosa per noi. Tutto
ciò che facciamo per la persona amata non è far qualcosa d’altro e per qualcun altro, è farlo per noi, per
essere felici. Tutta la nostra vita è rivolta verso una meta il cui premio è la felicità. I nostri desideri e quelli
dell’amato si incontrano. L’innamoramento ci trasporta in una sfera di vita superiore dove si ottiene tutto o si
perde tutto. La vita quotidiana è caratterizzata dal dover fare sempre qualcosa d’altro, dal dover scegliere fra
cose che interessano ad altri, scelta fra un disappunto più grande ed un disappunto più lieve.
Nell’innamoramento, la scelta è fra il tutto e il nulla. […] La polarità della vita quotidiana è fra la tranquillità
ed il disappunto; quella dell’innamoramento fra l’estasi e il tormento. La vita quotidiana è un eterno
purgatorio. Nell’innamoramento c’è solo il paradiso o l’inferno; o siamo salvi o siamo dannati.»
F. ALBERONI, Innamoramento e amore, Milano 2009
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non so, ma sento che questo mi accade: è la mia croce.
CATULLO, I sec. a.C. (trad. F. Della Corte)
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
felicità,
Caina attende chi a vita ci spense.
Tu m’hai amato. Nei begli occhi fermi
luceva una blandizie femminina;
tu civettavi con sottili schermi,
tu volevi piacermi, Signorina;
e più d’ogni conquista cittadina
mi lusingò quel tuo voler piacermi!
Unire la mia sorte alla tua sorte
per sempre, nella casa centenaria!
Ah! Con te, forse, piccola consorte
vivace, trasparente come l’aria,
rinnegherei la fede letteraria
che fa la vita simile alla morte…
G. GOZZANO, La signorina Felicita ovvero la
VI, vv. 290-301, da I colloqui, 1911
DANTE, Inferno, V, vv. 97-107
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Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
altre il mondo non ha, non han le stelle.
Nasce dall’uno il bene,
nasce il piacer maggiore
che per lo mar dell’essere si trova;
l’altra ogni gran dolore,
ogni gran male annulla.
Bellissima fanciulla,
dolce a veder, non quale
la si dipinge la codarda gente,
gode il fanciullo Amore
accompagnar sovente;
e sorvolano insiem la via mortale,
primi conforti d’ogni saggio core.
G. LEOPARDI, Amore e morte, vv. 1-16, 1832
Io ti sento tacere da lontano.
Odo nel mio silenzio il tuo silenzio.
Di giorno in giorno assisto
all’opera che il tempo,
complice mio solerte, va compiendo.
E già quello che ieri era presente
divien passato e quel che ci pareva
incredibile accade.
Io e te ci separiamo.
Tu che fosti per me più che una sposa!
Tu che volevi entrare
nella mia vita, impavida,
come in inferno un angelo
e ne fosti scacciata.
Ora che t’ho lasciata,
la vita mi rimane
quale un’indegna, un’inutile soma,
da non poterne avere più alcun bene.
V. CARDARELLI, Distacco da Po
2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO
ARGOMENTO: 2009: anno della creatività e dell’innovazione.
DOCUMENTI
«Unione creativa. L’intenzione è chiara: sensibilizzare l’opinione pubblica, stimolare la ricerca ed il dibattito
politico sull’importanza della creatività e della capacità di innovazione, quali competenze chiave per tutti in
una società culturalmente diversificata e basata sulla conoscenza. […] Tra i testimonial, il Nobel italiano per
la medicina Rita Levi Montalcini e Karlheinz Brandenburg, l’ingegnere che ha rivoluzionato il mondo della
musica contribuendo alla compressione audio del formato Mpeg Audio Layer 3, meglio noto come mp3.»
G. DE PAOLA, L’Europa al servizio della conoscenza, Nòva, 15 gennaio 2009
«La creatività è una dote umana che si palesa in molti ambiti e contesti, ad esempio nell’arte, nel design e
nell’artigianato, nelle scoperte scientifiche e nell’imprenditorialità, anche sul piano sociale. Il carattere
sfaccettato della creatività implica che la conoscenza in una vasta gamma di settori - sia tecnologici che non
tecnologici - possa essere alla base della creatività e dell’innovazione. L’innovazione è la riuscita
realizzazione di nuove idee; la creatività è la condizione sine qua non dell’innovazione. Nuovi prodotti,
servizi e processi, o nuove strategie e organizzazioni presuppongono nuove idee e associazioni tra queste.
Possedere competenze quali il pensiero creativo o la capacità proattiva di risolvere problemi è pertanto un
prerequisito tanto nel campo socioeconomico quanto in quello artistico. Gli ambienti creativi e innovativi –
le arti, da un lato, e la tecnologia e l’impresa, dall’altro - sono spesso alquanto distanziati. L’Anno europeo
contribuirà in larga misura a collegare questi due mondi, dimostrando con esempi concreti l’importanza di
equiparare i concetti di creatività e di innovazione anche in contesti diversi, quali la scuola, l’università, le
organizzazioni pubbliche e private.»
Dalla “Proposta di decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa all’Anno europeo
della creatività e dell’innovazione (2009)”
«Restituire senso alla parola “creatività”. Non è creativo ciò che è strano, o trasgressivo o stravagante o
diverso e basta. Gli italiani, specie i più giovani - ce lo dicono le ricerche - hanno idee piuttosto confuse in
proposito. […] Bisognerebbe restituire alla parola creatività la sua dimensione progettuale ed etica: creativa
è la nuova, efficace soluzione di un problema. È la nuova visione che illumina fenomeni oscuri. È la scoperta
che apre prospettive fertili. È l’intuizione felice dell’imprenditore che intercetta un bisogno o un’opportunità,
o l’illuminazione dell’artista che racconta aspetti sconosciuti del mondo e di noi. In sostanza, creatività è il
nuovo che produce qualcosa di buono per una comunità.
E che, essendo tale, ci riempie di meraviglia e gratitudine. […] Creatività è un atteggiamento mentale. Una
maniera di
osservare il mondo cogliendo dettagli rilevanti e facendosi domande non ovvie. Uno stile di pensiero che
unisce capacità logiche e analogiche ed è orientato a capire, interpretare, produrre risultati positivi. In questa
vocazione pragmatica e progettuale sta la differenza tra creatività, fantasia e fantasticheria da un lato, arte di
arrangiarsi dall’altro.»
A. TESTA, Sette suggestioni per il 2009, www.nuovoeutile.it
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«Essenziale è comprendere il ruolo che le due forme di conoscenza, le due facce della conoscenza “utile”,
possono
svolgere: la prima è la conoscenza sul “cosa”, la conoscenza di proposizioni sui fenomeni naturali e sulle
regolarità; la
seconda è la conoscenza sul “come”, la conoscenza prescrittiva, le tecniche. […] Illudersi insomma che
l’innovazione
nasca in fabbrica è pericoloso. A una società che voglia davvero cogliere le opportunità dell’economia della
conoscenza servono un sistema di ricerca diffuso e frequenti contatti tra il mondo accademico e scientifico e
quello della produzione: “la conoscenza deve scorrere da quelli che sanno cose a quelli che fanno cose”.»
S. CARRUBBA, Contro le lobby anti-innovazione, in «Il Sole 24 ORE», 18 maggio 2003
«La capacità di fare grandi salti col pensiero è una dote comune a coloro che concepiscono per primi idee
destinate al
successo. Per solito questa dote si accompagna a una vasta cultura, mentalità multidisciplinare e a un ampio
spettro di
esperienze. Influenze familiari, modelli da imitare, viaggi e conoscenza di ambienti diversi sono elementi
senza dubbio positivi, come lo sono i sistemi educativi e il modo in cui le diverse civiltà considerano la
gioventù e la prospettiva futura. In quanto società, possiamo agire su alcuni di questi fattori; su altri, no. Il
segreto per fare sì che questo flusso di grandi idee non si inaridisca consiste nell’accettare queste disordinate
verità sull’origine delle idee e continuare a premiare l’innovazione e a lodare le tecnologie emergenti.»
N. NEGROPONTE, capo MIT, Technology Review: Articoli
3. AMBITO STORICO - POLITICO
ARGOMENTO: Origine e sviluppi della cultura giovanile.
DOCUMENTI
«Gli stili della gioventù americana si diffusero direttamente o attraverso l’amplificazione dei loro segnali
mediante la
cultura inglese, che faceva da raccordo tra America ed Europa, per una specie di osmosi spontanea. La
cultura giovanile americana si diffuse attraverso i dischi e le cassette, il cui più importante strumento
promozionale, allora come prima e dopo, fu la vecchia radio. Si diffuse attraverso la distribuzione mondiale
delle immagini; attraverso i contatti personali del turismo giovanile internazionale che portava in giro per il
mondo gruppi ancora piccoli, ma sempre più folti e influenti, di ragazzi e ragazze in blue jeans; si diffuse
attraverso la rete mondiale delle università, la cui capacità di rapida comunicazione internazionale divenne
evidente negli anni ’60. Infine si diffuse attraverso il potere condizionante della moda nella società dei
consumi, una moda che raggiungeva le masse e che veniva amplificata dalla spinta a uniformarsi propria dei
gruppi giovanili. Era sorta una cultura giovanile mondiale.»
E.J. HOBSBAWM, Il secolo breve, trad. it., Milano 1997
«La cultura giovanile negli ultimi quattro decenni s’è mossa lungo strade nuove, affascinanti, ma al tempo
stesso, anche pericolose. I diversi percorsi culturali che i giovani hanno affrontato dagli anni cinquanta ad
oggi sono stati ispirati soprattutto dai desideri e dalle fantasie dell’adolescenza; anche i rapporti spesso
conflittuali con gli adulti e l’esperienza culturale delle generazioni precedenti, tuttavia, hanno profondamente
influenzato la loro ricerca. Essi sono andati fino ai limiti estremi della propria fisicità, hanno esplorato nuove
dimensioni della mente e della realtà virtuale, hanno ridisegnato la geografia dei rapporti sessuali, affettivi e
sociali, hanno scoperto, infine, nuove forme espressive e comunicative. [...] Le strategie sperimentate dai
giovani, in sostanza, propongono tre differenti soluzioni. La prima, di marca infantile, è fondata sulla
regressione e sulla fuga dalla realtà per affrontare il dolore ed il disagio della crescita. Essa, quindi,
suggerisce di recuperare il piacere ed il benessere nell’ambito della fantasia e dell’illusione. L’esperienza
eccitatoria della musica techno e d’alcune situazioni di rischio, il grande spazio onirico aperto dalle droghe e
dalla realtà virtuale, la dimensione del gioco e del consumo, sono i luoghi privilegiati in cui si realizza
concretamente questo tipo di ricerca. [...] La seconda strategia utilizza la trasgressione e la provocazione per
richiamare l’adulto alle sue responsabilità e per elaborare le difficoltà dell’adolescenza. [...] La terza
strategia, infine, la più creativa, prefigura un modo nuovo di guardare al futuro, più carico d’affettività, pace
e socialità. Essa s’appoggia sulle capacità intuitive ed artistiche dei giovani, e lascia intravedere più
chiaramente una realtà futura in cui potranno aprirsi nuovi spazi espressivi e comunicativi.»
D.MISCIOSCIA, Miti affettivi e cultura giovanile, Milano
«Oggi il termine “cultura giovanile”, quindi, non ha più il significato del passato, non indica più ribellione,
astensionismo o rifiuto del sistema sociale. Non significa più nemmeno sperimentazione diretta dei modi di
vivere, alternativi o marginali rispetto ad un dato sistema sociale. Cultura giovanile sta ad indicare
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l’intrinseca capacità che i giovani hanno di autodefinirsi nei loro comportamenti valoriali all’interno della
società della quale sono parte.»
L. TOMASI, Introduzione. L’elaborazione della cultura giovanile nell’incerto contesto europeo, in L.
TOMASI (a cura di), La cultura dei giovani europei alle soglie del 2000, Milano 1998
4. AMBITO TECNICO - SCIENTIFICO
ARGOMENTO: Social Network, Internet, New Media.
«Immagino che qualcuno potrebbe dire: “Perché non mi lasciate da solo? Non voglio far parte della vostra
Internet, della vostra civiltà tecnologica, o della vostra società in rete! Voglio solo vivere la mia vita!” Bene,
se questa è la vostra posizione, ho delle brutte notizie per voi. Se non vi occuperete delle reti, in ogni caso
saranno le reti ad occuparsi di voi. Se avete intenzione di vivere nella società, in questa epoca e in questo
posto, dovrete fare i conti con la società in rete. Perché viviamo nella Galassia Internet.»
M. CASTELLS¸ Galassia Internet, trad. it., Milano 20072
«C’è una mutazione in atto ed ha a che fare con la componente “partecipativa” che passa attraverso i media.
Quelli nuovi caratterizzati dai linguaggi dell’interattività, da dinamiche immersive e grammatiche connettive.
[...] Questa mutazione sta mettendo in discussione i rapporti consolidati tra produzione e consumo, con
ricadute quindi sulle forme e i linguaggi dell’abitare il nostro tempo. Questo processo incide infatti non solo
sulle produzioni culturali, ma anche sulle forme della politica, sulle dinamiche di mercato, sui processi
educativi, ecc. [...] D’altra parte la crescita esponenziale di adesione al social network ha consentito di
sperimentare le forme partecipative attorno a condivisione di informazioni e pratiche di intrattenimento,
moltiplicando ed innovando le occasioni di produzione e riproduzione del capitale sociale.»
G. BOCCIA ARTIERI, Le culture partecipative dei media. Una introduzione a Henry Jenkins, Prefazione a
H. JENKINS, Fan, Blogger e Videogamers. L’emergere delle culture partecipative nell’era digitale, Milano
2008
«Ciò che conosciamo, il modo in cui conosciamo, quello che pensiamo del mondo e il modo in cui riusciamo
a immaginarlo sono cruciali per la libertà individuale e la partecipazione politica. Il fatto che oggi così tanta
gente possa parlare, e che si stia raggruppando in reti di citazione reciproca, come la blogosfera, fa sì che per
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ogni individuo sia più facile farsi ascoltare ed entrare in una vera conversazione pubblica. Al contempo, sulla
Rete ci sono un sacco di
sciocchezze. Ma incontrare queste assurdità è positivo. Ci insegna a essere scettici, a cercare riferimenti
incrociati e più in generale a trovare da soli ciò che ci serve. La ricerca di fonti differenti è un’attività molto
più coinvolgente e autonoma rispetto alla ricerca della risposta da parte di un’autorità.»
Y. BENKLER, Intervista del 10 maggio 2007, in omniacommunia.org
«Siamo in uno stato di connessione permanente e questo è terribilmente interessante e affascinante. È una
specie di
riedizione del mito di Zeus Panopticon che sapeva in ogni momento dove era nel mondo, ma ha insito in sé
un grande
problema che cela un grave pericolo: dove inizia il nostro potere di connessione inizia il pericolo sulla nostra
libertà
individuale. Oggi con la tecnologia cellulare è possibile controllare chiunque, sapere con chi parla, dove si
trova, come si sposta. Mi viene in mente Victor Hugo che chiamava tomba l’occhio di Dio da cui Caino il
grande peccatore non poteva fuggire. Ecco questo è il grande pericolo insito nella tecnologia, quello di creare
un grande occhio che seppellisca l’uomo e la sua creatività sotto il suo controllo. [...] Come Zeus disse a
Narciso “guardati da te stesso!” questa frase suona bene in questa fase della storia dell’uomo.»
D. DE KERCKHOVE, Alla ricerca dell’intelligenza connettiva, Intervento tenuto nel Convegno
Internazionale “Professione Giornalista: Nuovi Media, Nuova Informazione” – Novembre 2001
«Agli anziani le banche non sono mai piaciute un granché. Le hanno sempre guardate col cipiglio di chi
pensa che invece che aumentare, in banca i risparmi si dissolvono e poi quando vai a chiederli non ci sono
più. [...] È per una curiosa forma di contrappasso che ora sono proprio gli anziani, e non i loro risparmi, a
finire dentro una banca, archiviati come conti correnti. Si chiama “banca della memoria” ed è un sito internet
[...] che archivia esperienze di vita raccontate nel formato della videointervista da donne e uomini nati prima
del 1940. [...] È una sorta di “YouTube” della terza età.»
A.
BAJANI,
«YouTube» della terza età, in “Il Sole 24 ORE”, 7 dicembre
«Una rivoluzione non nasce dall’introduzione di una nuova tecnologia, ma dalla conseguente adozione di
nuovi comportamenti. La trasparenza radicale conterà come forza di mercato solo se riuscirà a diventare un
fenomeno di massa; è necessario che un alto numero di consumatori prendano una quantità enorme di
piccole decisioni basate su questo genere di informazioni. […] Grazie al social networking, anche la reazione
di un singolo consumatore a un prodotto si trasforma in una forza che potrebbe innescare un boicottaggio
oppure avviare affari d’oro per nuove imprese. [...] I più giovani sono sempre in contatto, attraverso Internet,
come non è mai accaduto prima d’ora e si scambiano informazioni affidabili, prendendosi gioco, al
contempo, di quelle fonti su cui si basavano le generazioni precedenti. Non appena i consumatori –
specialmente quelli delle ultime generazioni – si sentono compiaciuti o irritati per la cascata di rivelazioni
che la trasparenza offre sui prodotti, diffondono istantaneamente le notizie.»
D. GOLEMAN, Un brusio in rapida crescita, in Intelligenza ecologica, Milano 2009
TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO
Nel 2011 si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia. La storia dello Stato nazionale italiano si caratterizza
per la successione di tre tipi di regime: liberale monarchico, fascista e democratico repubblicano.
Il candidato si soffermi sulle fasi di passaggio dal regime liberale monarchico a quello fascista e dal regime
fascista a quello democratico repubblicano. Evidenzi, inoltre, le caratteristiche fondamentali dei tre tipi di
regime.
TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE
Con legge n. 61 del 15 aprile 2005, il 9 novembre è stato dichiarato «Giorno della libertà», “quale ricorrenza
dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di
democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo”.
A vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, il candidato rifletta sul valore simbolico di quell’evento ed
esprima la propria opinione sul significato di “libertà” e di “democrazia”.
Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito soltanto l’uso del dizionario italiano.
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.
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GRIGLIA VALUTAZIONE PRIMA PROVA
PROVE: TIP. A (ANALISI DI UN TESTO)
TIP. B (SAGGIO BREVE)
Indicatori
Descrittori
Padronanza
della lingua,
competenze
linguistiche
(grammaticali,
sintattiche,
lessicali)
-
Conoscenza
specifica degli
argomenti
richiesti
-
TIP. C (TEMA STORICO)
TIP. D (TEMA DI ORDINE GENERALE)
ordine grafico (chiarezza, leggibilità,
scorrevolezza ecc)
uso consapevole della punteggiatura
correttezza ortografica
padronanza delle strutture morfosintattiche
ricchezza lessicale
uso del registro linguistico adeguato
alla tipologia testuale
Qualità dei contenuti e aderenza alla
traccia.
Conoscenza del contesto storicoculturale in cui il testo è prodotto.
Competenza
testuale
(organizzazione
del testo)
- Rispetto delle consegne
-Correttezza e pertinenza uso dei
materiali, dei riferimenti e citazioni.
-Coerenza e coesione nella struttura del
discorso (idea centrale, collegamenti
logici delle idee ecc).
-Sinteticità del linguaggio (saggio breve)
Competenza
ideativa
(capacità di
elaborazione
critica e
originalità)
- Scelta di argomenti pertinenti alla
traccia.
- Consistenza e precisione di
informazioni e dati.
-Contestualizzazione.
-Rielaborazione delle informazioni
attraverso commenti adeguati e
valutazioni personali.
Livelli di
valutazione
Insufficiente
Punti
1
Scarso/Mediocre
Sufficiente
Discreto
Buono/Ottimo
2
3
3,50
4
Insufficiente
Scarso/Mediocre
Sufficiente
Discreto
Buono/Ottimo
Insufficiente
Scarso/Mediocre
Sufficiente
Discreto
Buono/Ottimo
0
1
2
3
4
1
2
3
3,50
4
Insufficiente
Scarso/Mediocre
0
1
Sufficiente
Buono/Ottimo
2
3
Punteggio
attribuito
Punteggio attribuito: ________________
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ALLEGATO N° 3 testo e griglia di valutazione II prova scritta
M070 – ESAME DI STATO DI ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE
CORSO DI ORDINAMENTO
Indirizzo: INFORMATICA
Tema di: INFORMATICA GENERALE E APPLICAZIONI TECNICO SCIENTIFICHE
(Testo valevole per i corsi di ordinamento e per i corsi sperimentali del Progetto “Sirio” – Informatica)
In occasioni delle Olimpiadi Internazionali di Informatica 2008, la società organizzatrice desidera
realizzare un sistema informatico per la gestione delle gare e degli “atleti”.
La base di dati deve consentire la memorizzazione delle informazioni
• degli atleti, che possono partecipare alle gare sia singolarmente sia raggruppati in squadre
• delle gare nelle varie fasi
• delle sedi di gara
Le Olimpiadi prevedono una fase scolastica (in ciascun istituto scolastico partecipante), una fase regionale,
una finale nazionale e la gara internazionale che designerà il vincitore e la squadra vincitrice.
Il candidato, fatte le opportune ipotesi aggiuntive, realizzi:
1. un’analisi della realtà di riferimento individuando le possibili soluzioni e scelga quella che a suo motivato
giudizio è la più idonea a rispondere alle specifiche indicate
2. uno schema concettuale della base di dati
3. uno schema logico della base di dati
4. la definizione delle relazioni della base di dati in linguaggio SQL
5. le seguenti interrogazioni espresse in linguaggio SQL:
• stampare l’elenco degli atleti raggruppati per squadre per ogni singola fase
• dato il nome di un atleta stampare i risultati ottenuti nelle diverse gare alle quali ha partecipato
• stampare il calendario delle gare
• stampare una scheda informativa (cognome, nome, istituto scolastico di provenienza, nazionalità) del
vincitore e della squadra vincitrice
• stampare la classifica per ciascuna gara (a parità di punteggio vengono privilegiati gli atleti più
giovani)
• aggiornare, per ciascuna fase (scolastica-regionale-nazionale-internazionale) gli eventuali punteggi
record
• calcolare il punteggio medio ottenuto durante la prima selezione, per ciascun istituto scolastico
• stampare per ciascuna squadra il numero di “atleti” partecipanti e l’età media
6. l’interfaccia utente che il candidato intende proporre per interagire con la base di dati e codificare in un
linguaggio di programmazione a scelta un segmento significativo del progetto realizzato.
7. un sito Internet che presenti al pubblico le classifiche delle diverse gare.
___________________________
Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito soltanto l’uso di manuali tecnici e di calcolatrici non programmabili.
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.
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