2 Guida per l`insegnante

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2 Guida per l`insegnante
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l materiale e i testi presenti nel modulo Boccaccio e la novella danno l’opportunità di organizzare alcune Unità Didattiche che possano
rientrare nei limiti temporali delle 16-20 ore di tempo-scuola e risultino mirate a un obiettivo preciso.
Diamo al proposito qualche suggerimento, indicando alcuni possibili «titoli» di Unità Didattiche per evidenziare le tipologie nelle quali possono essere fatte rientrare. Ci limitiamo a segnalare i
testi di riferimento, perché solo in relazione alle
capacità, conoscenze e interessi della classe l’insegnante deciderà quali parti dei paragrafi introduttivi utilizzare e in quale modo.
chesco, oltre che come arricchimento e apertura di
nuovi orizzonti, va considerata anche come elemento che rompe certi equilibri. A tale proposito
potranno essere utili le seguenti letture:
a) dal Ninfale fiesolano
L’amore di Africo e Mensola;
(Testo in cui la tradizione toscana viene rivitalizzata dalla forza narrativa del Boccaccio che affronta il tema della «bella favola» con forti immissioni di «realismo».)
b) dal De casibus virorum illustrium
L’ideale umanistico di Boccaccio;
c) dalle Epistole
Unità Didattica 1
Incontro con l’autore
L’opera di Boccaccio, come è noto, è di importanza
cruciale nella storia della letteratura europea, in
particolare per tutta l’area – che si può definire delle «modalità narrative» – che l’autore esplorò e
sperimentò fin dalle opere giovanili. Tuttavia questo discorso potrebbe essere affrontato avendo a
disposizione un tempo assai maggiore di quanto
non sia quello di un’Unità Didattica e, soprattutto,
andrebbe corroborato con letture e confronti relativi a tutta la letteratura europea medievale. Accogliendo quindi una prospettiva più limitata, che
viene spontanea data la preminenza assoluta che
in ogni caso ha il Decameron, si può centrare il discorso sulla convivenza in Boccaccio della tradizione (sempre e comunque assunta e interiorizzata in forme personali) e della ricerca innovativa,
nella quale l’«irruzione» dell’umanesimo petrar-
Boccaccio difende l’eredità di Petrarca;
d) dal Decameron
1. Federigo degli Alberighi e il falcone;
2. La novella di Cisti fornaio;
3. La predica di frate Cipolla.
(La scelta di queste novelle è puramente indicativa: si tratta di scegliere testi adatti a ricostruire,
per sommi capi, l’«ideologia» boccacciana).
Unità Didattica 2
Incontro con l’opera
Il Decameron è un’opera di cui la critica ha mostrato la molteplice complessità e che permette tantissimi modi di lettura e un’infinità di percorsi: si potrebbe paragonarlo a un «ipertesto» che affascina
per la quantità eccezionale di possibilità di inter-
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rogarlo. La scelta antologica è ovviamente limitata
per ragioni di tempo e di spazio: si sono inseriti testi «canonici» avendo come obiettivo quello di fornire agli studenti un assaggio della narrativa boccacciana fatto di novelle che «vanno comunque
lette» e, nello stesso tempo, quello di dare alcuni
esempi di tipologie dominanti all’interno dell’opera. In particolare si possono leggere:
a) L’avventura napoletana di Andreuccio da Perugia
(permette di mettere a fuoco la figura del mercante, i concetti di virtù e di fortuna, ecc.);
b) La muta follia di Lisabetta da Messina
(mostra il volto «tragico» della novella, la capacità del Boccaccio di rielaborare l’eterno tema di
amore e morte);
c) Federigo degli Alberighi e il falcone
(presenta la possibilità di approfondire il discorso sulla mutazione degli ideali feudali-cavallereschi nell’ambito della società urbana e mercantile);
d) La novella di Cisti fornaio
(da leggere in parallelo con la precedente per le
implicazioni sociologiche, oltre che come esempio
di intelligenza: fondamentale rimane, all’inizio del
testo, il ragionamento su virtù e fortuna);
e) La gru di Chichibio
(esempio di «motto» fra i più famosi del Decameron, arricchito da una trama di considerazioni morali: si ricordi il tema dell’«ira giusta» del padrone
nei confronti del servo);
f) La «leggerezza pensosa» di Guido Cavalcanti
(altro motto, questa volta giocato non sul comico, ma in relazione ai concetti di intelligenza e nobiltà d’animo);
g) La predica di frate Cipolla
(uno degli esempi più famosi di novella incentrata sul tema della «beffa», occasione di intelligenza e prontezza di spirito).
andate trasformandosi nei vari contesti culturali.
Perciò proponiamo diversi percorsi che possono
essere raggruppati e sviluppati a seconda delle intenzioni.
Un primo percorso potrebbe essere limitato a
chiarire la portata dell’opera di Boccaccio nello sviluppo del genere, mettendo a confronto alcuni dei
testi precedenti della tradizione italiana con novelle del Decameron. In questa ottica si leggeranno:
a) La monaca e il diavolo (Conti morali);
b) Storia di Narciso (Novellino);
c) Boccaccio, L’avventura napoletana di Andreuccio
da Perugia;
d) Boccaccio, La gru di Chichibio;
e) Boccaccio, La predica di frate Cipolla.
Un secondo percorso tende a mettere in evidenza le mutazioni del racconto tragico, in particolare
quello che ha come tema l’amore tragico; si tratta
di un campo in cui emergono con grande chiarezza i mutamenti di carattere culturale delle varie
epoche. Si possono tener presenti:
a) Storia di Narciso (Novellino);
b) Boccaccio, La muta follia di Lisabetta da Messina;
c) Boccaccio, Federigo degli Alberighi e il falcone;
d) Bandello, L’innamoramento di Romeo e Giulietta;
e) Verga, La Lupa.
Anche i temi del motto e della beffa sono rimasti nei secoli, adattati ai costumi e ai caratteri sociali
e culturali; lo si può vedere confrontando:
a) Boccaccio, La novella di Cisti fornaio;
b) Boccaccio, La gru di Chichibio;
c) Boccaccio, La predica di frate Cipolla;
d) Maupassant, Quel porco di Morin;
e) Marotta, Gente nel vicolo.
Approfondimenti
Unità Didattica 3
Evoluzione della novella
Lo spazio proprio di un’Unità Didattica non permette certo di affrontare la storia di un genere fra i
più diffusi e longevi. Qui si tratta piuttosto di accostare testi, anche cronologicamente distanti, per
cogliere come certe modalità narrative proprie della novella (il motto, la beffa, il tragico, ecc.) siano
Alle decisioni dell’insegnante spetta la possibilità
di ampliare e integrare le Unità Didattiche proposte, anche utilizzando, almeno in parte, il tempo
previsto per l’Area di Approfondimento.
Un primo suggerimento consiste nell’ampliare
alcune delle Unità Didattiche proposte, inserendo
nelle letture altre novelle del Decameron che non
compaiono fra i testi qui antologizzati. Evidentemente i limiti di tempo e spazio hanno fatto sì che
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alcuni dei temi fondamentali dell’opera rimanessero assenti o solo accennati e le integrazioni sono
possibili e auspicabili.
Una direzione non banale su cui indirizzare il lavoro degli studenti è nel focalizzare l’attenzione su
come il Boccaccio realizzi la descrizione della città e
della campagna. Indagine che può essere corroborata da una parallela analisi di opere pittoriche del
Trecento. La rappresentazione dei luoghi della vita è un’opportunità assai efficace per scoprire le
prese di posizione ideologiche degli artisti e degli
scrittori, anche perché spesso le indicazioni che essi forniscono sono «involontarie», cioè visibili là
dove esse sono specchio di una mentalità e non
tanto di un giudizio critico.
Si può inoltre proporre la visione del Decameron
(1971) di Pier Paolo Pasolini: la pellicola è attualmente pubblicizzata col divieto per i minori di 14
anni e contiene alcune scene di nudo; tuttavia si segnala anche per l’interessantissima operazione
compiuta da Pasolini nella trasposizione poetica di
alcune novelle, di cui si propone un’ambientazione meridionale. È un’opportunità che va valutata
anche in relazione al grado di maturità della classe.
Una riflessione sulla lingua e sullo stile del Decameron può essere fatta anche mettendo a confronto
il testo di una o più novelle con una «traduzione»
moderna; allo scopo può essere utilizzata quella recente fatta da Aldo Busi per la Mondadori. Si tratta
in particolare di centrare l’attenzione sul fatto che
una riscrittura in chiave moderna deve agire in particolare sulla sintassi, sulla sostituzione dell’ipotassi con la paratassi, mentre assai meno rilevanti
sono gli interventi sul lessico.
Un tema di grande rilievo culturale e letterario
è quello del realismo boccacciano: si tratta di far
comprendere allo studente che il concetto di «realismo» non è da mettere in relazione con la cru-
dezza della rappresentazione o, addirittura, con
l’osceno, quanto piuttosto con un atteggiamento
culturale che determina un rapporto particolare
con la realtà da descrivere, senza che necessariamente vengano meno le esigenze del racconto fantastico, della «favola», ecc. Sotto questo aspetto diventano determinanti le eventuali schedature delle
novelle lette per cercare di definire le dimensioni
spaziali e temporali del racconto, la definizione
«storicizzata» dei personaggi e degli avvenimenti.
Un confronto utile a questo fine può esperirsi con i
testi di Verga e Maupassant, proprio per cercare di
identificare la differente natura del realismo boccacciano rispetto a quella ottocentesca, di carattere
naturalistico e veristico.
Un ampliamento assai interessante, che l’insegnante può programmare alla fine del percorso
prescelto, consiste nel far leggere alcune parti della
«cornice» (l’inizio del Decameron) e le pagine conclusive dell’opera.
Prove conclusive
Di seguito vengono fornite due Prove conclusive:
la prima relativa al Decameron e al Boccaccio, la seconda ai percorsi e ai testi presenti nell’antologia.
L’insegnante potrà usarle come «compiti in classe»
al termine del lavoro, con la possibilità di modificarle, eliminando le domande relative ai testi non
trattati con gli alunni.
Anche l’attribuzione dei punteggi rimane a carico dell’insegnante, in quanto lui solo può correttamente valutare la difficoltà dei quesiti in base al
lavoro compiuto in classe e al livello di preparazione degli studenti.
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Prove
conclusive
Parte A
Giovanni Boccaccio
1. Quando venne scritto il Decameron?
a alla fine del Duecento
b nei primi decenni del Trecento
c attorno alla metà del Trecento
d nella seconda metà del Trecento
e tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento
Si colloca quindi:
a al termine dell’alto Medioevo
c nell’«autunno» del Medioevo
b all’inizio del basso Medioevo
d in pieno Umanesimo
quando (non limitarti a un’unica scelta):
a nelle città cominciano a delinearsi le prime istituzioni comunali
b sono tramontate le monarchie feudali e cominciano ad affermarsi le monarchie nazionali
c i Comuni italiani vedono il trionfo del «popolo
grasso» o si evolvono nelle Signorie
d la campagna è il centro delle attività economiche più importanti
e la nobiltà feudale è la classe egemone sul piano
economico e culturale
f trionfa la concezione universalistica del potere
papale e di quello imperiale
g l’economia europea è dominata dall’intraprendenza della borghesia
h in Italia si affermano gli Stati regionali e i Principati
i tramonta definitivamente la concezione universalistica del potere
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2. Cosa significa il titolo dell’opera maggiore del Boccaccio?
3. Le cento novelle della raccolta sono introdotte e collegate da una storia principale, più ampia; come viene denominata?
Questa novella-quadro a quale evento storico si lega? (Parlane brevemente, precisando inoltre quanti sono i novellatori, a quale classe sociale appartengono e dove si riuniscono.)
4. Quali ceti sono rappresentati nel Decameron? Rispondi citando opportunamente i personaggi (e le corrispondenti novelle) che conosci:
a
b
c
d
5. Anche il clero è presente nella raccolta; quale ritratto ne dà il Boccaccio? (Anche qui rispondi con precisi riferimenti alle novelle lette.)
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6. Da quali aspetti e situazioni delle novelle emerge la nuova mentalità mercantile-borghese? Quali sono
le caratteristiche positive e quali le negative di questo ceto sul piano economico, su quello morale e su
quello caratteriale-psicologico? (Esemplifica il tuo discorso riferendoti ai personaggi delle novelle che conosci.)
7. Nell’opera emergono anche i valori e i costumi del mondo cavalleresco-cortese; riferiti a quali personaggi? Quali di questi valori Boccaccio mostra di ammirare particolarmente?
8. Quando viene scritto il Decameron il ceto feudale, portatore degli ideali cavallereschi:
a è in ascesa e sta conquistando l’egemonia in
ogni settore
b si trova all’apogeo della propria potenza
c rappresenta un mondo ormai al tramonto
d non ha più l’egemonia economica, ma conserva ancora quella culturale e morale
Fra i due modelli, quello mercantile e quello cortese, quale si incarna quindi in personaggi contemporanei a Boccaccio? Quale in personaggi del passato?
personaggi contemporanei a Boccaccio (modello
personaggi del passato (modello
)
)
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Quale personaggio può essere considerato come un «ponte» fra i due mondi e i due sistemi di valori, quello borghese e quello cortese? Perché?
9. Qual è il nuovo tipo di nobiltà che viene apprezzato nel Decameron?
Quale ceto ne è portatore?
a il ceto che può vantare anche un’aristocrazia di
sangue
b qualunque ceto, anche quello popolare
c il nuovo ceto borghese
d il mondo contadino
Motiva la tua risposta riferendoti a un personaggio a tua scelta:
10. Nel Decameron una delle molle fondamentali dell’agire umano è l’amore; compila lo schema seguente, facendo riferimento a due fra le novelle che hai letto:
titolo della novella
personaggi e (se sono deducibili dal testo)
loro caratteristiche fisiche e psicologiche
titolo della novella
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tipo di amore (erotico, cortese,
platonico, ecc.)
esito della
vicenda
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11. Leggi il brano seguente, tratto dalla prima novella della IV giornata, in cui si racconta la storia di Ghismonda, figlia del principe Tancredi; la ragazza si innamora – ricambiata – di Guiscardo, un valletto del
proprio padre; scoperta da Tancredi, risponde così ai suoi rimproveri:
«È il vero che io ho amato e amo Guiscardo (...) ma a questo non m’indusse1 tanto la mia feminile fragilità, quanto
la tua poca sollecitudine del maritarmi e la virtù di lui. Esser ti dovea, Tancredi, manifesto, essendo tu di carne, aver
generata figliuola di carne e non di pietra o di ferro; e ricordarti dovevi e dei2, quantunque tu ora sia vecchio, chenti e quali3 e con che forza vengano4 le leggi della giovanezza (...). Sono adunque, sì come da te generata, di carne, e
sì poco vivuta5, che ancora son giovane; e per l’una cosa e per l’altra piena di concupiscibile disidero6, al quale meravigliosissime7 forze hanno date l’aver già, per esser stata maritata, conosciuto qual piacere sia a così fatto disidero dar compimento8. Alle quali forze non potendo io resistere, a seguir quello a che elle mi tiravano, sì come giovane e femina, mi disposi9 e innamora’mi10. (...)
Guiscardo non per accidente tolsi11, come molte fanno, ma con diliberato consiglio12 elessi innanzi ad ogn’altro13,
e con avveduto pensiero a me lo ’ntrodussi14, e con savia perseveranza di me e di lui lungamente goduta sono del
mio disio15...»
1. a questo non m’indusse: non mi ha portata a questo.
2. dovevi e dei: dovevi e devi.
3. chenti e quali: di quale tipo siano.
4. vengano: si facciano sentire.
5. e sì poco vivuta: e ho vissuto così pochi
anni.
6. concupiscibile disidero: desideri amorosi.
7. meravigliosissime: straordinarie.
8. a così... compimento: soddisfare questo
desiderio.
9. Alle quali... mi disposi: non potendo resistere a forze così potenti, decisi di assecondarle. – sì come: essendo io.
10. innamora’mi: mi innamorai.
11. Guiscardo... tolsi: non scelsi Guiscardo
per caso.
12. con diliberato consiglio: con lunga riflessione.
13. elessi... ogn’altro: scelsi fra tutti gli altri,
preferii a tutti gli altri.
14. a me lo ’ntrodussi: lo avvicinai.
15. lungamente... mio disio: ho soddisfatto a
lungo il mio desiderio.
Quale concezione dell’amore emerge dal brano? Quale rapporto si evidenzia fra sentimento, sessualità e
razionalità?
A tuo parere, perché i critici letterari considerano straordinariamente moderno il discorso di Ghismonda?
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12. Leggi ora altri due passi tratti dal Decameron (III, 1; IV, Introduzione):
Assai sono di quegli uomini e di quelle femine che sì sono stolti, che credono (...) che, come a una giovane è sopra il
capo posta la benda bianca e indosso messole la nera cocolla1, che ella più non sia femina né più senta de’ feminili
appetiti se non come2 se di pietra l’avesse fatta divenire il farla monaca; e se forse alcuna cosa contra questa lor credenza n’odono, così si turbano come se contra natura un grandissimo e scelerato male fosse stato commesso.
2. se non come: come se.
1. la nera cocolla: la sopravveste nera, tipica di molti ordini religiosi.
Alle (...) leggi (...) della natura, voler contrastare troppo gran forze bisognano, e spesse volte non solamente invano,
ma con grandissimo danno.
A quale aspetto dell’amore si riferisce Boccaccio?
Lo descrive come:
a grave peccato che contravviene a fondamentali insegnamenti religiosi
c istinto incoercibile, desiderio e bisogno primario di ogni essere umano
b colpevole infrazione di precise regole sociali e
comportamentali
d impulso fortissimo, che l’essere umano deve però soffocare e reprimere
Per Boccaccio l’amore obbedisce quindi alle leggi:
a della Natura
b delle convenzioni sociali
c della morale
d della religione
Si tratta di un’ottica tipicamente medievale, a tuo parere? Perché?
13. Data l’importanza attribuita alla tematica amorosa, il Decameron è ricco di personaggi femminili; questi sono:
a figure prevalentemente idealizzate e sublimate
b passivi oggetti del desiderio maschile
c strumenti di peccato e dannazione eterna per
l’uomo
d donne reali, in cui anche l’eventuale nobiltà d’animo non è disgiunta dalla dimensione fisica e
sensuale
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Ti sembra che questa caratteristica sia in linea con la letteratura del basso Medioevo incentrata sulla donna
e sull’amore? Perché? (Se ne hai letto qualche esempio, puoi utilizzare per un eventuale confronto la lirica
stilnovista e quella petrarchesca.)
14. Nel complesso, quali aspetti della condizione femminile del Trecento emergono dal Decameron? Quale stile di vita e quali comportamenti sono, a tuo parere, tipici della donna medievale? Quali ti sembrano
invece più moderni? (Rispondi con precisi riferimenti ai testi letti, compreso il passo tratto dalla vicenda
di Ghismonda: IV, 1.)
15. Leggi il breve passo che segue, tratto dal De amore, un’opera in latino che ebbe grande diffusione nelle corti feudali, soprattutto in Francia: è un trattato sull’amore scritto nella seconda metà del XII secolo da
Andrea Cappellano.
È quasi impossibile che i lavoratori della terra si comportino come veri seguaci d’amore1: essi si accoppiano come
le bestie. (...) Ma se qualche volta, benché ciò possa accadere assai di rado, come eccezione alla loro natura essi sentissero amore, non sarebbe opportuno insegnar loro la dottrina d’amore2: infatti, se essi si dedicassero agli atti amorosi, i campi e le vigne non potrebbero dare frutti per mancanza di chi li lavora.
1. si comportino... d’amore: provando il sentimento d’amore e corteggiando una don-
na con dedizione e costanza.
2. la dottrina d’amore: le regole del corteg-
giamento amoroso (in questo caso le regole dell’amor cortese).
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Confronta ora il pensiero di Andrea Cappellano con quello di Boccaccio (III, 1; IV, 1).
Sono ancora di quegli assai che credono troppo bene che la zappa e la vanga e le grosse vivande1 e i disagi tolgan
del tutto a’ lavoratori della terra i concupiscibili appetiti e rendan loro d’intelletto e d’avedimento grossissimi2.
1. le grosse vivande: il cibo non raffinato,
grossolano.
2. rendan loro... grossissimi: li rendano ottusi e grossolani.
Tu, più la volgare oppinione che la verità seguitando1, con più amaritudine mi riprenda2, dicendo (...) che io con
uom di bassa condizione mi son posta: in che non ti accorgi che non il mio peccato ma quello della fortuna riprendi, la quale assai sovente li non degni ad alto eleva, abbasso lasciando i dignissimi (...) ma la povertà non toglie gentilezza ad alcuno, ma sì avere3. Molti re, molti gran principi furon già poveri, e molti di quegli che la terra zappano
e guardan le pecore già ricchissimi4 furono e sonne5.
1. più la volgare... seguitando: seguendo più
l’opinione comune che non la verità.
2. con più amaritudine mi riprenda: (mi pare)
che mi rimproveri con maggiore asprezza.
3. ma la povertà... ma sì avere: ma la povertà
non toglie a nessuno la sua nobiltà d’animo, solo i beni materiali.
4. poveri... ricchissimi: si allude alla nobiltà
d’animo.
5. e sonne: e lo sono tuttora.
Quale diversa concezione emerge dal confronto? A tuo parere, perché i critici hanno parlato di «democrazia del cuore umano» a proposito del Decameron?
16. Questo orientamento «egualitario» caratterizza Boccaccio anche per quel che riguarda l’assetto sociale? Rispondi riferendoti in particolare alla figura del fornaio Cisti e al suo rapportarsi con la classe dominante da un lato e, dall’altro, con i servi:
17. Per molti personaggi del Decameron la natura e la fortuna hanno un ruolo determinante; queste due
forze dominano la vita di ognuno (Boccaccio le definisce «ministre del mondo»); secondo te, cosa indica
lo scrittore col termine natura?
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Cosa col termine fortuna?
a un assetto del mondo riconducibile a un disegno provvidenziale
b il caso, con la sua imprevedibilità e i suoi rivolgimenti, a volte favorevoli e a volte avversi
c una volontà superiore e imperscrutabile, che
premia e castiga l’uomo in base ai suoi meriti e
alle sue colpe
d il destino avverso, che finisce sempre per vanificare i sogni e le speranze dell’uomo
Il concetto di fortuna si collega quindi a una visione del mondo (non effettuare un’unica scelta):
a pessimista
e critica
i lucida
b religiosa
f realistica
l disincantata
c prevedibile
g scettica
m mutevole
d laica
h statica
Fra le novelle che conosci, in quale ti sembra che la fortuna assuma un ruolo particolarmente rilevante? Perché?
18. Grazie a quale fondamentale risorsa gli uomini possono tentare di volgere a proprio favore le situazioni avverse?
a la fede religiosa
d la forza fisica
b il potere economico
e la capacità di sopraffazione
c il rango sociale
f l’intelligenza
Motiva la tua scelta, cercando di chiarire i diversi aspetti nei quali questa risorsa può manifestarsi. (Rispondi
con puntuali riferimenti alle novelle che conosci.)
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Questa risorsa è patrimonio di un unico ceto?
Questa risorsa, in tutti i suoi molteplici aspetti, viene apprezzata da Boccaccio in base:
a a parametri morali
c a parametri sociali
b a considerazioni religiose
d alla sua efficacia
19. Date queste premesse, secondo quale ottica Boccaccio descrive la beffa? Secondo l’ottica:
a del severo moralista, fustigatore di costumi
c dell’uomo di fede
b di un lucido osservatore della realtà
d dell’intellettuale che ha assunto il ruolo di coscienza critica della società
Motiva la tua risposta, rifacendoti a un personaggio a tua scelta:
20. Quali sono, in definitiva, le qualità positive esaltate nel Decameron?
Quali le negative?
Emerge quindi dal Decameron l’idea di un uomo che:
a fa leva unicamente sui valori che trascendono
la vita terrena
b cerca di armonizzarli con valori nuovi, laici e
terreni
c rivendica il diritto-dovere di realizzarsi pienamente nella vita terrena, in una prospettiva totalmente laica
d è in aperta polemica coi valori della religione e
della morale
21. Quale ruolo e quale importanza ha la comicità nella raccolta? Riguarda un tema specifico? Un ambiente particolare?
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22. A tuo parere, perché il Decameron è stato definito commedia umana, in contrapposizione alla Commedia
divina di Dante?
23. Leggi il passo seguente, scritto da Alberto Moravia; spiegalo poi con parole tue e con esempi tratti dalle novelle che hai letto:
Il moralista ha bisogno di credere che esiste un assetto sociale stabile, interessi e passioni che non possono sottrarsi al giudizio. (...) Il gioco, l’avventura, il caso sono esclusi da questo mondo; e se vi sono, vengono inflessibilmente
ricondotti nel quadro del giudizio morale. Tal personaggio leggiadro e avventuroso del Boccaccio, per un moralista diventa un imbroglione, un criminale; l’avventura un errore, un peccato, una truffa, un delitto. (...)
[Il Boccaccio] aveva bisogno (...) prima di tutto di non essere appesantito e intralciato da alcun grave e severo
concetto morale; di non dovere continuamente stabilire rapporti di giudizio morale tra sé e i personaggi, tra sé e il
mondo. (...)
Il Boccaccio aveva bisogno puramente e semplicemente di azione. Di una azione purchessia, visto che l’azione
valeva in quanto era azione e non in quanto era buona o cattiva, triste o allegra, fantastica o reale. (...) Doveva sembrargli un gran peccato scegliere in questa varietà e ricchezza un cantuccio in cui porre radici profonde, sacrificare
tante possibilità a quella sola che gli spettava.
A. Moravia, L’uomo come fine e altri saggi, Bompiani, Milano 1980, pp. 67-68
24. A quale pubblico era prevalentemente rivolto il Decameron, secondo te?
Che rapporto c’era, quindi, fra destinatario dell’opera e buona parte dei personaggi delle novelle?
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25. Le scelte tematiche del Decameron e l’ottica con la quale Boccaccio le sviluppa in quale rapporto si pongono, a tuo parere, con il contesto storico, economico, sociale e culturale in cui l’opera vide la luce?
Parte B
Testi e momenti
della scrittura novellistica
1. Le origini della novella a quale tradizione si collegano?
2. Nella nascita del «genere novella» ebbero notevole importanza gli exempla; cosa si indica con questo
termine?
A quale pubblico si rivolgevano? A un pubblico:
a di bambini e adolescenti
c composito, in cui rientravano molte persone del
popolo
b di uomini della Chiesa
d di dotti letterati
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Si trattava prevalentemente di un pubblico:
a di ascoltatori
b di lettori
Dove venivano infatti inseriti gli exempla? Da chi? Con quali finalità?
3. In quale periodo del Medioevo cominciarono a diffondersi raccolte di brevi racconti e novellette?
a nel IX secolo
c nel XIII secolo
b nell’XI-XII secolo
d nel XIV secolo
Quali caratteristiche avevano?
Tutte queste raccolte sono anonime; perché?
a erano compilate da amanuensi, che non erano
soliti tramandare il proprio nome
c i nomi degli autori, che originariamente erano
specificati, sono andati perduti nel corso dei secoli
b erano compilate da dotti, che preferivano legare il proprio nome a opere considerate più importanti
d erano ritenute di così scarsa importanza sul piano letterario, che il nome dell’autore era irrilevante
4. Quale fondamentale intento si proponevano? (Puoi riferirti all’exemplum intitolato La monaca e il diavolo.)
a intrattenere e divertire i lettori
c dimostrare qualche tesi filosofica
b edificarli moralmente
d migliorare la preparazione culturale dei lettori
Questo tipo di narrazione era quindi, per lo più:
a un’allegoria
d una facezia
b una fiaba
e un fatto esemplare
c un apologo
f una parabola
5. Cos’è il Novellino?
Si proponeva la stessa finalità delle precedenti raccolte? Perché?
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Quali diversi caratteri ne derivano?
6. Come si è soliti suddividere la produzione «minore» del Boccaccio precedente il Decameron? Fanne
una breve illustrazione:
7. Al centro delle opere «minori» sta comunque:
a il tema epico
c l’ispirazione didattico-allegorica
b la riflessione morale
d l’argomento amoroso
In esse compaiono:
a costanti riferimenti alla situazione politica del
tempo
c spunti polemici contro l’indirizzo poetico dominante
b ripetuti spunti autobiografici
d numerosi richiami alle opere classiche
Motiva, esemplificando:
8. Quando inizia l’interessamento di Boccaccio nei confronti delle opere classiche e degli studi sull’antichità? Chi lo influenzerà in tal senso?
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Ciò determinerà nella sua produzione una svolta:
a in senso erudito
c in senso popolare
b in senso morale
d in senso pedagogico
Da cosa è attestato ulteriormente questo nuovo orientamento?
latina
a dal ricorso più frequente a richiami mitologici
b dall’imitazione più rigida dei modelli classici
d dalla tendenza a rivestire di un senso allegorico la narrazione
c dal ricorso più frequente all’uso della lingua
Rispetto a questa tendenza una sola opera fa eccezione: quale e perché?
Quest’opera si stacca dall’usuale produzione boccacciana anche per un altro aspetto: quale tra i seguenti?
a per il carattere di violenta invettiva
c perché indirizzata contro le donne
b perché scritta in latino
d perché sviluppa una moderna tematica animalista
Motiva la tua risposta con opportune argomentazioni:
Di quale evoluzione o involuzione della personalità di Boccaccio come uomo e come letterato essa è testimonianza?
9. Ben diverso appare l’atteggiamento di Boccaccio all’inizio del Decameron, dove la dedica è rivolta:
a alle donne
b agli eruditi
c agli ecclesiastici
d a tutti coloro che amano
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10. Quando Boccaccio scrive il Decameron, la novella è un genere già codificato da regole? Ciò si traduce
in un vantaggio o in uno svantaggio? Perché?
11. Per quali motivi il Decameron rappresenta un salto di qualità nella storia della novella?
sul piano dei contenuti
sul piano delle scelte stilistiche
sul piano delle finalità dell’autore
12. Nel Decameron è presente un unico narratore? Perché?
Ciò conferisce:
a un punto di vista univoco
b una pluralità di punti di vista
Con quali risultati sul piano narrativo?
Si tratta, a tuo parere, di una caratteristica nuova o derivante dalla tradizione?
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13. La novellistica precedente era solita dare una dimensione astratta e simbolica ai personaggi. Come
modifica questa tendenza il Boccaccio?
14. Per il Decameron si è parlato di «realismo»; ciò deriva anche dalla capacità di Boccaccio di dare un’ambientazione storica, cioè di storicizzare fatti e personaggi. Sai sviluppare questo concetto, tenendo conto
di alcune delle novelle da te lette?
15. Con quali elementi della cultura e dell’esperienza di Boccaccio va posto in relazione il suo «realismo»?
16. A parte l’ovvia differenza che esiste tra la narrazione in versi e quella in prosa, quali caratteri particolari noti nel modo di narrare nel passo L’amore di Africo e Mensola tratto dal Ninfale fiesolano? C’è qualche
novella del Decameron fra quelle che hai letto che può avvicinarsi e assomigliare a questo episodio per
quanto riguarda la tecnica narrativa e la tematica amorosa?
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17. Nel passo della novella di Bandello che ha come protagonisti Romeo e Giulietta hai riscontrato un modo di presentare e descrivere i personaggi diverso da quello usato dal Boccaccio? Rispondi motivando e
facendo le tue considerazioni:
18. Nella novella di Maupassant Quel porco di Morin quali temi si incontrano già presenti in Boccaccio e
nella tradizione del genere?
a il motto di spirito
d l’amore giocoso
b la beffa
e l’esaltazione dell’intelligenza
c l’amore tragico
f la sottolineatura del ruolo della fortuna
Motiva la tua risposta:
19. Facendo un confronto fra una novella del Boccaccio e quella di Maupassant, sai dire che cosa cambia?
nella descrizione dei luoghi
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nella caratterizzazione della psicologia dei personaggi
nella «storicizzazione» della vicenda
20. La Lupa di Verga è una novella incentrata sul tema tragico di «amore e morte», del quale vi sono moltissimi esempi nel Boccaccio e in tutta la novellistica precedente. Eppure Boccaccio non avrebbe mai affrontato un tema come quello raccontato da Verga. Secondo te, per quali motivi?
21. Metti a confronto le figure femminili della Lupa di Verga (anche quella della figlia della protagonista)
con alcune delle novelle di Boccaccio:
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22. La novella Gente nel vicolo di Marotta può essere definita «boccaccesca»: c’è la storia di un marito beffato, c’è una situazione critica che viene risolta con uno scatto dell’intelligenza e della fantasia. Tuttavia è
un testo chiaramente novecentesco, lontano dal modo di raccontare di Boccaccio. Sapresti indicare le più
evidenti differenze?
Il personaggio del quale il narratore assume più spesso il punto di vista è:
a la moglie
Motiva la tua risposta:
b il marito
c la gente del vicolo