Comincia il libro chiamato «DECAMERON
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Comincia il libro chiamato «DECAMERON
Comincia il libro chiamato «DECAMERON» cognominato prencipe galeotto nel quale si contengono cento novelle, in diece dì dette da sette donne e da tre giovani uomini La peste a Firenze osservata dal Boccaccio nelle pagine del Decameron • Fine dell’età dei comuni Età delle Signorie e degli Stati regionali • Marginalità dell’Impero • Il Papato ad Avignone • Crisi economica, commerciale e finanziaria dalle Fiandre alla Germania dalla Francia all’Italia • Malumori Disordini sociali Rivolte contadine Sommosse operaie • 1348 la peste in Europa La crisi del Trecento: i segni Carestie ricorrenti ed epidemie (dal secondo decennio del Trecento) Calo demografico Rallenta il ritmo del dissodamento del terreno e degli insediamenti Abbandono di zone abitate delle campagne Depressione dell’agricoltura: i prezzi calano La crisi del Trecento: i segni Le guerre interrompono alcune strade commerciali, soprattutto verso l’Oriente Diminuisce la produzione manifatturiera Ristagna la circolazione monetaria Cresce la tensione sociale (insurrezioni urbane e contadine) Instabilità politica In questa situazione nel 1348 scoppia la peste La peste colpisce la popolazione denutrita: in certe città ci vollero anche due, tre secoli per recuperare il livello demografico di prima del 1348 Firenze, Bologna, Perugia non usciranno dalle mura trecentesche se non alla fine dell’Ottocento Mancano braccia: i terreni coltivati arretrano Abbandono dei villaggi rurali dopo la peste… Aumento della richiesta di generi di lusso da parte dei sopravvissuti (frenesia di vivere): improvvisa ricchezza Sensibile aumento dei salari. Ristrutturazione dell’artigianato, crisi del commercio internazionale Esasperazione del tema (religioso) della morte Si insiste per una riforma evangelica della Chiesa e delle gerarchie ecclesiastiche MA LA CRISI DEL TRECENTO NON LIBERO’ IN ITALIA LE POTENZIALITA’ RINNOVATRICI Presunto ritratto di Giovanni Boccaccio La casa di Boccaccio a Certaldo La struttura Scritto tra il 1348 (1349) e il 1353 L’allegra brigata + un re quotidiano che fissa il tema ai narratori (eccetto Dioneo) Dieci giorni di racconti (esclusi il sabato e la domenica) Tuttavia I e IX giornata: tema libero Ogni giornata ha precisi rituali raccontati nella Cornice Tra le novelle: commenti degli uditori Ogni giornata ha una conclusione in cui è inserita Anonimo del Trecento: «El cor ai un’alegranza» una ballata Il «Proemio» Boccaccio giustifica la propria opera. 2. Finalità: giovare a chi è afflitto da pene d’amore 3. È rivolto in particolare alle donne (che amano). 4. Letteratura di intrattenimento per un pubblico raffinato ma non di letterati. 5. Scritto per rimediare al peccato della Fortuna nei confronti delle donne. 6. Importanza del motivo amoroso nell’opera. 7. «Introduzione alla IV giornata» e «conclusione» dell’opera: difesa dalle accuse di licenziosità. 8. Letteratura libera da moralismi. 9. Concezione naturalistica dell’eros. 10. Letteratura del tutto laica. 1. la «Cornice» 1. 2. 3. 4. 5. La peste: esperienza diretta dell’autore. Disgusto ed angoscia per il disgregarsi delle norme sociali. Nel palazzo fuori Firenze la «brigata» ricompone la socialità sconvolta dalla peste. Si celebra la forza dell’intelligenza dell’uomo che sa opporsi al flagello Contrapposizione tra l’armonia contemplativa della «Cornice» (idealizzazione) e la realtà dinamica delle novelle (concretezza) che Boccaccio guarda dall’alto. L’argomento Protagonista è la vita stessa nei suoi aspetti comici, tragici, grotteschi, eroici dovuti al caso ed alla natura degli uomini. Dalla mescolanza di queste componenti si sviluppano l’avventura, l’intrigo, la beffa, gli equivoci in cui restano coinvolti personaggi indimenticabili. Boccaccio sceglie dunque di rappresentare la realtà con tutto il suo carico di virtù, vizi ed egoismi. I temi delle novelle L’elogio dell’intelligenza e l’esaltazione della parola. La virtù vista come mezzo capace di condurre l’uomo al successo ed alla vittoria sulle difficoltà della vita. L’esaltazione della furbizia e dell’astuzia, la consapevolezza che la fortuna colpisce gli uomini in modo cieco ed imprevedibile. È esaltata l’intraprendenza del nuovo ceto borghese, in una visione laica del mondo. L’amore visto sia come amor cortese, devozione cavalleresca verso la donna amata, tramite di salvezza spirituale, sia come passione gioiosa ed appagante. I protagonisti La narrazione è calata in un contesto storico‐ sociale ben definito, la Firenze del Trecento, quando il mondo cavalleresco stava ormai tramontando ed il nuovo ceto borghese, intraprendente e vitale, andava acquisendo il monopolio delle attività mercantili e finanziarie Accanto a sovrani e signori , rappresentanti del vecchio ordine , vive il gruppo, ben più folto, degli esponenti della società urbana: banchieri, notai, artigiani, popolani e contadini inurbati, che formavano la borghesia fiorentina. I protagonisti sono uomini e donne mossi dall’intelligenza e da un forte amore per la vita . Essi obbediscono ad una nuova legge morale tipica della borghesia del Trecento che, con l’industria ha saputo costruirsi una grande fortuna e rendere bella la città in cui vive. Signori e sudditi, ricchi mercanti e popolani, arguti uomini di chiesa, mariti egoisti e mogli astute, fanciulle virtuose e donne volgari, imbroglioni, sciocchi , ipocriti.. Le novelle forniscono informazioni precise sulla struttura dell’ambiente urbano e del contado fiorentino. Il genere della novella boccaccesca Origini: exemplum, romanzo cavalleresco, fabliaux… Finalità: intrattenimento, evasione Pubblico: non letterati alla ricerca di una occupazione dilettevole Boccaccio usa la novella perché si dimostra lo strumento espressivo più duttile per riprodurre l’esperienza della realtà vasta e duttile La novella boccaccesca: tipologie narrative Racconto: puro scorrere dei fatti Romanzo: percorre l’intera storia di un personaggio Novella: si concentra solo su un episodio della vita del personaggio Contrasto: due individui, due mondi valoriali a confronto Commedia: dialogo teatrale Mimo: il personaggio è colto nella rapidità dei suoi gesti. La novella boccaccesca: il narratore L’uso dei dieci giovani come narratori (che non dimostrano caratteristiche proprie, se non Dioneo), permette a Boccaccio di staccarsi dalla storia. Primi accenni alla focalizzazione interna. Fabula e intreccio normalmente coincidono Vario è invece il rapporto tra il tempo della storia e il tempo del racconto. La lingua e lo stile Il discorso dell’autore e dei narratori è caratterizzato da uno stile alto e sostenuto, con periodi molto lunghi, con subordinate organicamente disposte attorno alla principale (modello della prosa latina). Questo per mettere in evidenza nella principale ciò che è essenziale, nelle subordinate ciò che accessorio, gli antefatti, le circostanze concomitanti Dal punto di vista lessicale è ricca di componenti e di registri (dal fiorentino illustre ai motti popolareschi) I discorsi dei personaggi hanno linguaggi multiformi. Boccaccio è sempre attento alla parola dei personaggi riproducendola con fedeltà. La struttura dell’opera PROEMIO dedicato alle donne, interlocutrici privilegiate ; INTRODUZIONE GENERALE dove vengono descritte la peste, l’incontro e la decisione del gruppo di ritirarsi in una villa alle porte della città; INTERVENTI DELL’AUTORE all’inizio della quarta giornata ed alla fine dell’opera in difesa del Decameron e delle critiche che gli erano state mosse; DIECI CORNICI PARTICOLARI che descrivono le ambientazioni di ogni giornata; 100 NOVELLE (dieci per ogni giornata) e dieci ballate, una alla fine di ogni giornata. CONCLUSIONE GENERALE. Argomenti delle dieci giornate I giornata (Regina Pampinea) a tema libero; II giornata (Filomena): le avventure a lieto fine; III giornata (Neifile): avventure audaci e burlesche. IV giornata (Filostrato) sugli amori a fine tragico; V giornata (Fiammetta) sugli amori a lieto fine; VI giornata (Elissa): motti di spirito e risposte argute; VII giornata (Dioneo) le beffe delle donne contro i mariti; VIII giornata (Lauretta) sulle burle reciproche. IX giornata (Emilia) a tema libero. X giornata (Panfilo) sulla cortesia. Simmetrie interne al Decameron Molteplicità e tendenza all’unità Cornice Volontà di Boccaccio di ordinare la realtà secondo uno schema armonico. I giornata: si parla di vizi Nov I,1 Giornate dedicate all’amore Giornate dedicate all’intelligenza umana e alla beffa Giornata Giornata Giornata Giornata Giornata VI IV V VII VIII Ser Ciappelletto Il peggior uomo mai vissuto Centro dell’opera celebrazione dell’arte della parola X giornata: si parla di virtù Nov X,10 Le sovrumane virtù di Griselda Rapporti chiaroscurali spesso anche tra novelle contigue Il proemio e la cornice Proemio: dichiarazioni di poetica dell’autore La peste simbolo della disgregazione sociale La cornice come ricomposizione della socialità – Protagonisti: l’uomo e la sua intelligenza La cornice: – – – – Equilibrio Armonia contemplativa Rituali fissi Ordine e norma Le novelle: – Realtà dinamica – Energia La cornice è il luogo per Boccaccio da dove guardare il mondo e la realtà umana con distaccata contemplazione → bisogno di dominare intellettualmente il molteplice «Umana cosa è aver compassione degli afflitti … nella qual noia tanto refrigerio già mi porsero i piacevoli ragionamenti d’alcun amico e le sue laudevoli consolazioni, che io porto fermissima opinione per quelle essere avvenuto che io non sia morto». Conclusioni sul «Decameron» La realtà rappresentata: il mondo mercantile cittadino e la cortesia Ambientazione storica riconoscibile Spesso è la realtà cittadina, borghese e mercantile contemporanea o di un recente passato Talvolta mondo barbarico o feudale Grande importanza alla descrizione della mercatura e delle sue dinamiche Ma nei confronti del mercante da parte di Boccaccio non vi è più il disprezzo moralistico tipico di Dante Landolfo Rufolo e Andreuccio da Perugia il mondo mercantile cittadino e la cortesia Tema dell’industria, l’umana iniziativa che sa superare le avversità opposte dalla Fortuna e dagli uomini. Capacità di saper dominare la realtà oggettiva piegandola ai propri fini. Ma il mondo della mercatura ha anche dei limiti, che possono condurre a gesti di estrema crudeltà [Lisabetta da Messina]. Celebrazione dei valori borghesi dell’industria integrati dalle virtù della generosità, liberalità, magnanimità = nostalgia del mondo cavalleresco La nuova realtà del denaro può conservare il gusto della cortesia e del vivere splendido [Federigo degli Alberighi], attraverso la virtù borghese della «masserizia». il mondo mercantile cittadino e la cortesia Visione statica della struttura sociale in una concezione dinamica della realtà. Virtù magnanime possono stare in individui di ceti inferiori [Cisti fornaio], ma ciò non implica la mescolanza dei ceti e la possibilità di cambiamento di classe sociale. La virtù di saper stare al proprio posto Le forze che muovono il mondo del Decameron: la FORTUNA e l’AMORE La realtà è dominata da una forza capricciosa ed imprevedibile: la Fortuna Essa è un complesso accidentale di forze, non più regolato dalla Provvidenza (visione laica, che non esclude la presenza di Dio). La fortuna si manifesta attraverso fenomeni naturali, oppure attraverso combinazioni impreviste di azioni umane [Landolfo Rufolo o Andreuccio da Perugia] Può essere avversa o favorevole all’uomo ed è l’antagonista dell’industria la FORTUNA e l’AMORE Anche l’Amore è visto in una prospettiva laica e terrena: concezione naturalistica dell’amore È una forza sana e positiva che scaturisce dalla natura e che è assurdo frenarla o reprimerla: soffocarla è una colpa [Lisabetta e Nastagio degli Onesti] Raggiungere il fine amoroso è cosa positiva per Boccaccio Ma la forza dell’eros deve essere regolata dalla ragione Contrapposizione tra Medioevo mistico e ascetico e Rinascimento laico e naturalistico Amore come fonte di ingentilimento, come mezzo per innalzare alla nobiltà di sentire [Nastagio degli Onesti], come occasione di beffa e di adulterio Botticelli: Nastagio degli Onesti Gli oggetti e l’azione umana Gli oggetti hanno rilievo solo in quanto funzionali all’azione umana. Anche gli ambienti e i paesaggi sono richiamati solo quel tanto che servono allo svolgimento dell’azione narrativa; il più delle volte gli ambienti di sfondo non sono descritti. Al centro dell’azione secondo Boccaccio vi è l’agire dell’uomo, la fiducia nella sua capacità di dominare la realtà. Anche i profili dei personaggi si delineano man mano che si svolge l’azione e il racconto. È estraneo al Boccaccio il gusto della minuta analisi psicologica. La molteplicità del reale nel Decameron Totale aderenza al reale. Tutte le azioni della vita sono compiute dai personaggi. Tutti gli aspetti della natura e della società sono descritti nelle novelle. Volontà di esplorare sistematicamente tutte le possibilità del reale. Tutti gli strati sociali sono rappresentati, ma in particolare i ceti della società urbana del tempo. Tutti i luoghi e i fenomeni naturali sono registrati, come ogni tempo ed ora del giorno. Il reale Particolare presenza del mare, il mondo dei mercanti, metafora della fortuna. Predilezione per l’ambiente cittadino, lo spazio aperto e disponibile a tutte le esperienze, simbolo del gioco mutevole della Fortuna. Geografia precisa e concreta; Tempo storico preciso e concreto, ma … Il presente non è passibile di alcuna idealizzazione e rappresenta gli aspetti più «comici del reale»; Il passato, anche recente, è vagheggiato come il tempo della cortesia e della magnanimità. Conclusioni sul Boccaccio Che intellettuale è? Come per Petrarca falliscono gli studi giuridici → non sono fondamentali per l’attività letteraria Diversamente da Dante, ma come Petrarca, la politica non è al centro degli interessi di Boccaccio Viene meno definitivamente il forte coinvolgimento personale dell’intellettuale con una città Il letterato Boccaccio legge e scrive (più che essere un dotto), ma non raggiunge i vertici di Petrarca [Boccaccio è di origine mercantile, Petrarca è figlio di un notaio] Boccaccio esce da sé e descrive il mondo Petrarca è troppo chiuso nel suo io inquieto Che immagine vuole lasciare di sé? Formazione poetica da autodidatta Piena accettazione della vita terrena con le sue pulsioni naturali (no ascesi) È un LAICO [non ha parametri religiosi] che racconta la REALTA’ (commedia) TERRENA Non ha la fede di Dante, ma non ha nemmeno il dissidio interiore di Petrarca È un uomo che vive sulla terra, soggetto alle leggi naturali ed è stupido opporsi ad esse È un uomo riconciliato con la terra e l’umanità → concezione naturalistica dell’uomo La lussuria non è peccato terribile, ma naturale desiderio per tutti (preti compresi!) Rinuncia all’ascetismo senza essere pornografico Egli esalta la dignità del piacere terreno e descrive i mezzi astuti per arrivarci Immorale e libertino? No. La sua religione più che contemplare il Dio dell’Empireo, ammira le sue manifestazioni terrene Esalta l’intelligenza umana che sa raggiungere il suo obiettivo (Dante metteva costoro all’inferno – vedi Ulisse e non solo) In Boccaccio certi vizi diventano ingegno Senza dimenticare che Boccaccio fu il primo ammiratore di Dante Quale pubblico? Gli intellettuali accolsero con un certo distacco il Decameron. Ma in classi non propriamente intellettuali diventò una lettura per divertimento di grande successo. Perché? – Per le tematiche (la beffa, la dissacrazione, l’amore in tutti gli aspetti) Scrive per dilettare un piacevole pubblico femminile: un novo modo di rapportarsi con la letteratura È un’opera narrativa che non descrive direttamente le opinioni dell’autore ma – Dà una visione della società – Descrive i costumi sociali – Tocca tematiche «forti» (come i comportamenti sessuali e le credenze religiose – Fa circolare idee attraverso i personaggi Ma non dobbiamo pensare che sia un’opera facile. Dietro c’è una ricca rielaborazione retorica e dottrinale (come in Dante e Petrarca) DANTE BOCCACCIO L’unità della Commedia è situata nella dimensione trascendente. Nel Decameron è assente la dimensione del sovrannaturale. Visione verticale. È un mondo interamente umano: visione orizzontale. Nella Commedia «divina» domina un procedimento simbolico. La «commedia umana» è attenta al reale preso in sé. La tomba di Giovanni Boccaccio Ritratto di Boccaccio di Andrea del Castagno