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[email protected] 1 scheda tecnica durata: 110 minuti nazionalità: USA anno: 2004 regia: MICHAEL MOORE soggetto: MICHAEL MOORE sceneggiatura: MICHAEL MOORE produzione: MICHAEL MOORE PER DOG EAT DOG PRODUCTION E MIRAMAX FILMS distribuzione: BIM DISTRIBUZIONE fotografia: MIKE DESJARLAIS montaggio: KURT ENGFEHR, T. WOODY RICHMAN, CHRISTOPHER SEWARD musiche: JEFF GIBBS MICHAEL MOORE Biografia Nasce il 23/4/1954 a FLINT, Michigan (USA). Destinato ad un futuro da impiegato nella General Motors, a 22 anni decide di tentare la via del giornalismo e fonda il 'Flint Voice', un quotidiano locale che dirige per dieci anni. Alla fine degli anni '80 inizia l'attività di documentarista con Roger and Me (una curiosità: per trovare i fondi per la realizzazione della pellicola organizza a casa sua delle giocate a Bingo) un film assai apprezzato dall'opinione pubblica americana, con il quale il regista lancia un feroce atto d'accusa nei confronti del presidente della General Motors, Roger Smith, e ritrae il disagio sociale dei numerosi operai espulsi dal mercato del lavoro in seguito alla chiusura di una fabbrica della società nel Michigan. Il successo commerciale gli permette di fondare la 'Dog Eat Dog', una casa di produzione con cui realizza le serie televisive al vetriolo TV Nation (1994/95) e The Awful Truth (1999), da lui anche condotte. Nel 1995 dirige il primo lungometraggio a soggetto, Operazione Canadian Bacon (uscito postumo, è l'ultima apparizione sul grande schermo dell'attore John Candy). Il successo internazionale arriva nel 2002 con il pluripremiato Bowling a Columbine vincitore, tra gli altri, dell'Oscar 2002 come miglior film documentario. Durante la cerimonia della consegna dei premi, non ha smentito la sua fama di 'personaggio scomodo' e nel suo discorso di ringraziamento ha duramente attaccato il presidente degli Stati Uniti George W. Bush dichiarando: "A nome anche di tutti gli altri candidati a questo premio, vorrei dire che purtroppo viviamo in tempi fittizi, in momenti in cui c'è un presidente fittizio, un uomo che ci manda e ci porta in guerra per ragioni fittizie. Se la realtà è fittizia, noi siamo contrari a questa guerra. Vergogna, vergogna, anche il Papa è contro, Bush sei finito!". Al suo attivo ha anche i libri Downsize This! Random Threats from an Unarmed American, Adventures in a Tv Nation scritto insieme alla produttrice Kathleen Glynn e Stupid White Man...and Other Sorry Excuses for the State of the Nation. Filmografia ROGER AND ME - regia, soggetto, sceneggiatura e attore –1989 CHIEDIAMOLO AGLI ESPERTI - regia –1992 BESTIOLE DA COCCOLE O DA MACELLO: IL RITORNO DI FLINT - regia, sceneggiatura – 1992 OPERAZIONE CANADIAN BACON FLINT regia, soggetto, sceneggiatura –1995 THE AWFUL TRUTH - regia e attore –1999 MAGIC NUMBERS - attore –2000 BOWLING A COLUMBINE - regia, soggetto, sceneggiatura e attore –2002 FAHRENHEIT 9/11 - regia, soggetto, sceneggiatura e attore –2004 [email protected] 2 Fahrenheit 9/11. Storia del documentario più visto di tutti i tempi da www.feltrinelli.it Prima della guerra in Iraq pensavo di fare un film sui rapporti tra Bush e bin Laden, poi con la guerra anche il mio film è cambiato e posso anticipare che almeno metà è sul conflitto, hadi chi ar at oMi chaelMoor eec osì ,daf i l m nat operdi most r ar el ’ i l l egal i t àdelmandat o Bush e sconfessare le bugie raccontate dal "presidente fittizio", Fahrenheit 9/11 è diventato una denuncia esplicita della scellerata guerra in Iraq. Al centro del film è infatti il contrasto tra il dolore reale provato dalle persone che vivono la guerra sulla propria pelle e il sorriso patinato dei politici che adducono scuse inesistenti per giustificare una guerra combattuta solo per difendere interessi corporativi. Per questo non meraviglia che un film del genere abbia incontrato numerosi ostacoli nel corso della sua realizzazione. Il documentario, la cui veridicità è stata controllata da èquipe specializzate, è stato prodotto dalla Disney che ha versato regolarmente le cifre pattuite a Moore, salvo poi dichiarare che non avrebbe distribuito il film, obbligando la Miramax, società consociata, a fare altrettanto. A detta di Michael Eisner, amministratore delegato delcol ossodel l ’ ent er t ai nment ,al l abasedelr i f i ut o ci sarebbero le eccessive implicazioni pol i t i chedelf i l m el ’ i nconci l i abi l i t àconi lr est odeipr odot t idel l asoc i et à,pensat iperun pubblico di famiglie. Moore ritiene, invece, che Eisner temesse di perdere quelle agevolazioni fiscali garantite ai parchi Disney di Orlando dal governatore della Florida, Jeb Bush (fratello di George W.), che nel film viene accusato di aver manipolato il conteggio dei voti nel suo stato. E così, senza un distributore negli Stati Uniti, il documentario di Moore è approdato al festival di Cannes, accolto da una standing ovation di venti minuti. La pellicola ha entusiasmato da subito e ha convinto la giuria, guidata dal regista Quentin Tar ant i no e compost a permet à da c i neas t ist at uni t ens i ,a conf er i r gl il a Pal ma d’ or o. L’ aut ore di Pulp Fiction ha difeso strenuamente la sua scelta nella conferenza stampa – indetta per la prima volta dopo la consegna del premio –dichiarando: Di Fahrenheit 9/11 abbi amopr emi at ol af or z asat i r i ca,it empi ,l aconf ez i one.Lapol i t i canonc’ ent r a[ …] .I l ci nemanonhabi sognodibel l ei mmagi ni .Dev’ esser epr of ondo,t occant e,devet ur bar e.La scena in cui il soldato americano mette il braccio intorno al collo del prigioniero iracheno incappucciato mi ha sconvolto, è un pezzo di cinema memorabile. Sul l ’ ondadelsuccesso,if r at el l iWei nst ei ndel l aMi r amaxhannoacqui st at oidi r i t t idelf i l m dalla Disney e creato la Fellowship Adventures, una cordata di distributori "temerari" composta da loro stessi, dai Lions Gate Films e dal gruppo Ifc Entertainments. Questa soc i et àcr eat aadhochaper mes sol ’ usc i t anel l esal edegl iUsaaddi r i t t ur apr i madel4 l ugl i o( gi or nodel l af est ad’ i ndi pendenz aamer i cana) ,dat aauspi cat adaMoor e.Lepr i me delf i l m hannoav ut ol uogol ’ 8ei l16gi ugnoaLosAngel eseNew Yor ke hanno visto l ’ i nt er v ent o dinumer osest arche hanno accol t oi nmodo ent usi ast i col apel l i c ol a.Mai commenti che sicuramente rallegrano di più il regista sono quelli che piovono sul suo sito da parte di "repubblicani pentiti" che, dopo la visione del film, dichiarano che non voteranno più per Bush. Nelle sale il film è uscito il 25 giugno e nel giro di un mese ha r aggi unt ol aquot adicent omi l i onid’ i ncasso.Fi nor anessundocument ar i oer ar i usc i t oa ottenere simili risultati. Ha battuto tutti i record e inaugurato un nuovo modo di fare cinema. Michael scatenato: colloquio con Michael Moore di Javier del Pino, tratto da "L'espresso", n.31 2004 Michael Moore è enorme. Nella stanza in cui mi riceve, la poltrona su cui siede sembra sul punto di cedere e la distanza tra le quattro pareti appare ridotta dal volume della sua massa corporea. Beve Coca-Cola. È vestito da perfetto americano, "di quelli che vanno in giro per il mondo parlando ad alta voce e dicendo sciocchezze", sostiene senza mai [email protected] 3 togliersi il berretto da baseball che lui trasforma in una dichiarazione di principio. 'Made in Canada', si legge a grandi lettere. Faccia a faccia, bisogna avere del coraggio per dichiararsi nemici di un uomo di tale stazza. Faccia a faccia, nessuno lo fa. Nessuno vuole discutere con lui. Il suo dominio del populismo e la convinzione di essere nel giusto trasformano Moore in un fenomeno cinematografico, mediatico e letterario singolare. Tutti fuggono da Moore: i suoi nemici, per puro disprezzo, e i suoi amici per paura di contaminarsi con le posizione estreme del cineasta. "È stato solo un sogno?", chiede Moore agli spettatori nella sequenza che apre il suo ultimo film, Fahrenheit 9/11. Le immagini, scelte con precisione da stratega politico, mostrano lo svolgimento di una festa che sembra davvero tratta da un sogno trasformatosi in incubo: Al Gore celebra su un palcoscenico la sua vittoria elettorale in Florida. Il mondo intero, compreso Al Gore, aveva ricevuto la notizia della vittoria democratica in quello Stato durante le ultime elezioni presidenziali. Le televisioni avevano appena detto al mondo intero e ad Al Gore che George W. Bush aveva perso le elezioni. Il sogno durò pochi minuti, prima che alcuni mezzi di comunicazione riconoscessero di aver commesso uno degli errori più vergognosi in una storia che ne contava già tanti. Fahrenheit 9/11 era nato come denuncia contro il riconteggio dei voti della Florida (che Moore riteneva fraudolento) e contro la decisione della Corte Suprema (arbitraria e illegale, secondo il regista) di dichiarare vincitore Bush. L'11 settembre ha cambiato il senso del film. Dell'idea iniziale, rimane solo la prima sequenza. Questo è un film pieno di errori, alcuni riportati nelle immagini e altri, secondo quanto dicono quelli che odiano Moore, commessi apposta dal regista stesso. Moore, infatti, è molto odiato nel suo paese, tanto che il suo cognome figura al primo posto nella lista degli American-haters, i cittadini che commettono il peccato sacrilego di criticare il loro paese (e per di più in tempo di guerra!), come ricorda insistentemente il governo di Bush. Ora la sinistra ha la sua 'Passione di Cristo', un prodotto cinematografico verso il quale gli elettori democratici mettono in atto un pellegrinaggio di massa. Non sappiamo se i repubblicani si affaccino nelle sale a vedere un film che, in definitiva, dimostra la loro stupidità come elettori per aver votato questo presidente. Si esce dal cinema obbligatoriamente indignati, alcuni per ciò che si dice, e altri per come si dice. Il metodo cinematografico di Moore è apertamente demagogico, quasi manipolatore, ma reclama il suo diritto a raccontare la storia attraverso la sua visione ideologica. E la dice lunga il fatto che i suoi critici dedichino più tempo a scovare le bugie di Moore di quanto ne dedicarono a indagare sulle altre bugie, quelle di cui il film ci parla. Attualmente, Michael Moore è un animale pubblicitario tutto preso da una missione che lui stesso si è assegnato: fare il possibile perché Bush perda le prossime elezioni. Nessuno avrebbe potuto usare con più abilità una successione di immagini che erano per lo più già a disposizione di chi avesse voluto metterle in sequenza. Ma lui, da una parte taglia, dall'altra aggiunge, si infiltra, fa ridere e fa piangere: tutto è ben confezionato in modo che Bush, alla fine del film, sia ritratto come Moore ritiene che sia: un perfetto imbecille. È solo un sogno? Aveva mai sognato di apparire sulla copertina di 'Time'? Mai. Non ci avevo mai pensato. Sono ancora in uno stato confusionale. A Cannes sembrava sincero. Che davvero non si aspettasse di vincere la Palma d'Oro. Non solo non me lo aspettavo: mi avevano riferito che non me l'avrebbero data. Quelli della Miramax mi avevano perfino detto che me ne potevo andare. [email protected] 4 E così, se ne è andato. Sì. Sono andato alla cerimonia di laurea di mia figlia. E proprio mentre stavo lì con lei, suona il telefono e mi dicono: 'Devi tornare. Ti daranno un premio'. Ma mi spiegarono che era uno dei premi minori, non la Palma d'Oro. Nemmeno quando è arrivato ha scoperto che sarebbe stata la Palma d'Oro? Assolutamente no. Quando mi dissero che mi avrebbero dato la Palma d'Oro mi ricordai che due anni fa, quando ero lì con Bowling for Columbine, chiamarono Ken Louch dicendogli di tornare di corsa perché gli avrebbero dato la Palma d'Oro. Poi non gliela diedero e lui rimase lì seduto. Così, pensai: Dio mio, sarò come Ken Louch (ride). E quando Tarantino ha detto: Fahrenheit 9/11, ho dovuto ripeterlo varie volte nella mia testa e chiedermi: sei sicuro che abbia detto Fahrenheit 9/11? Non è possibile". Che discorso ha preparato per quando le daranno l'Oscar, l'anno prossimo? Lei crede davvero che mi faranno salire di nuovo su quel palcoscenico?. Beh, lei ha dato spettacolo l'anno scorso... Non credo che sia il tipo di spettacolo che gli piace (e ride). Dopo quel discorso contro Bush e la guerra in Iraq trasmesso in diretta televisiva, ha più potuto passeggiare per strada e tornare alla vita di sempre? No. Tutti i giorni, assolutamente tutti, mi insultavano per strada. Mi dicevano di tutto. La gente, per strada, mi sputava addosso. Quando parlo con gente del partito repubblicano o di quello democratico o con uomini dello staff della campagna elettorale di Bush e Kerry, nessuno vuole darmi un'opinione sul suo film. È chiaro che i repubblicani vogliono ignorarlo e che i democratici non vogliono trovarsi vincolati a Fahrenheit 9/11 forse perché lo considerano troppo estremista. Lei ha ragione, ma mi permetta di dirle che tanto i repubblicani che i democratici sbagliano a comportarsi così. La Casa Bianca non avrebbe dovuto ignorare questo film perché adesso è diventato una valanga di neve che scende dalla montagna e che non possono più fermare. Avrebbero dovuto preparare una riposta invece di pensare che l'effetto di questo film svanirà con il tempo. Questo non avverrà. E i democratici? Non si sente deluso dal fatto che non tentino nemmeno di approfittare dello strumento politico che lei gli ha regalato? Non sono deluso, ma nemmeno sorpreso. È quello che fa sempre il partito democratico: non prende mai una posizione concreta su una cosa. Non ha il coraggio né la forza per reagire. Non fu nemmeno capace di lottare per rivendicare il risultato delle elezioni che aveva vinto. Il partito democratico è così, è patetico. Non mi dirà che con questo film non gli fa un favore. Credo che questo film può servire per salvare il partito democratico dai suoi difetti. Come vede, io sto facendo il lavoro che toccava a loro in questi tre anni e mezzo. Per loro, questo film deve essere imbarazzante. Che diranno adesso? (Fa la voce da scemo) Eeeeh. mi sembra che forse non avremmo dovuto votare a favore di quella guerra. Eeeeh. mi sembra che forse non avremmo dovuto votare a favore del Patriot Act (le leggi che limitano la privacy dei cittadini, ndr). [email protected] 5 Ma al suo debutto a Washington era circondato da uomini del Congresso e senatori democratici. La metà dei senatori democratici è venuta alla prima e alla fine del film tutti si sono alzati ad applaudirlo. Anche Tom Daschle, che nel film fa una pessima figura per aver appoggiato Bush nella guerra. Anche Tom Daschle. E non solo è venuto alla prima, ma poi mi ha anche abbracciato. In fondo, è una brava persona, ma ha bisogno... Che qualcuno gli dia una spinta? Esatto. Ha bisogno di una spinta. Anche John Kerry? John Kerry è una brava persona. L'ho sempre ammirato fin dai tempi del suo attivismo contro la guerra del Vietnam. Ma succede anche a lui quello che succede agli altri democratici: è nervoso e ha paura. Per questo ha votato a favore della guerra e del Patriot Act. Come può difendere adesso un film che dimostra che quel voto fu un errore? Ma non mi importa. Glielo dico sinceramente. Quando cominciai a lavorare a questo film, John Kerry non esisteva. Non è un film contro Bush e pro Kerry. Parla di cose più importanti: il nostro paese, il resto del mondo.... Fece bene Al Gore ad accettare la sconfitta elettorale quando la Corte Suprema si espresse a favore di Bush? Assolutamente no. Avrebbe dovuto chiedere agli americani di scendere in strada a manifestare senza violenza. Avrebbe dovuto bloccare il paese finché il governo non fosse stato restituito alla maggioranza. E la maggioranza non ha votato per George W. Bush. Crede che gli elettori abbiano imparato la lezione che tutti i voti contano? Spero che tutti abbiano capito che il proprio voto non è solo un voto in più, ma un voto che conta molto (nel 2000 Moore votò per il 'verde' Ralph Nader, ndr). Ci sono pagine e pagine, e immagino anche libri stampati, che cercano di dimostrare che alcuni dei fatti che lei dà per certi sono falsi. Chi l'aiuterà a dimostrare il contrario? Ho assunto tre équipe di documentazione e ricerca e tre avvocati. E ho assunto gli archivisti della rivista 'New Yorker', che ha il dipartimento di documentazione più rispettato degli Stati Uniti. Li ha assunti prima o dopo l'uscita del film? Prima, prima. E quando finii di montarlo, dissi loro : 'Fatelo a pezzi. Trovatemi qualcosa che sia falso'. E, in molti casi, quello che i miei aiutanti hanno fatto è stato di darmi ulteriori informazioni di cui non ero a conoscenza sui fatti raccontati dal film. Tutto quello che dico nel mio film è irrefutabile. Ci sono, però, dei suggerimenti scorretti. Ci sono cose che lei non dice, ma insinua e lì sta il trucco. Mi dica che cosa. [email protected] 6 Lei suggerisce che a un gruppo di potenti cittadini dell'Arabia Saudita, tra cui vari membri della famiglia Bin Laden, fu permesso di lasciare gli Stati Uniti quando lo spazio aereo era ancora chiuso. Questo non è vero, partirono quando lo spazio aereo era stato riaperto. No. Il 13 settembre si organizzò un volo privato da Tampa a Lexington. Il quotidiano 'St. Pettersburg Times' lo ha scritto. Di fatto, la Commissione sull'11 settembre ha riaperto le sue indagini quando ha saputo che questo aereo volò con il permesso della Casa Bianca nonostante lo spazio aereo fosse chiuso. Ma così come lei lo racconta nel suo film sembra che i 142 cittadini sauditi uscirono dagli Stati Uniti quando lo spazio aereo era chiuso, mentre si trattò solo di un aereo privato e di un volo nazionale. Sì, ma quando cominciò a riaprirsi lo spazio aereo permisero subito ai sauditi di spostarsi in aerei privati per tutto il paese. E quando venne finalmente aperto ai voli internazionali, erano i primi in fila. I primi avrebbero dovuto essere gli stranieri che erano qui da nove giorni con i loro biglietti in mano senza poter partire. I sauditi e i Bin Laden non avevano biglietti. Vivevano qui. Andavano a scuola e lavoravano in questo paese. Perché li fecero passare per primi? È legittimo chiedersi perché i sauditi e i Bin Laden vennero messi al primo posto quando erano stati i sauditi e i Bin Laden ad uccidere 3 mila persone. Ha cercato la versione del governo saudita? Non dicono niente. Che devono dire? Che non hanno dato 1.400 milioni di dollari alla famiglia Bush in investimenti industriali, ai Bush e ai loro amici, nel corso degli ultimi trent'anni? Possiamo dimostrare che hanno dato fino all'ultimo centesimo di questa somma, fino all'ultimo centesimo. Mentre avanzavano i preparativi della guerra contro l'Iraq, lei crede che si sarebbe potuta evitare l'invasione? Oh, era inevitabile. Quella decisione era stata presa ancor prima di vincere le elezioni. Ah, scusi, non vinsero le elezioni, gliele regalò la Corte Suprema. La guerra in Iraq era pianificata da molto tempo. Per questo, l'11 settembre, Bush dice a Richard Clark, il capo dell'antiterrorismo della Casa Bianca: 'Che facciamo con l'Iraq? Andiamo a prenderci l'Iraq!'. E gli dissero: 'Ma che c'entra l'Iraq con tutto questo?'. E Bush: 'Che me ne importa. Andiamo a prenderci l'Iraq!'. Avevano una scusa e in quel momento l'opinione pubblica glielo avrebbe lasciato fare. Quando cominciò la guerra, i mezzi di comunicazione degli Stati Uniti adottarono una posizione tanto asettica nelle immagini e tanto patriottica nella narrazione che era difficile sapere davvero ciò che stava succedendo. Erano a favore della guerra anche loro? I media fanno parte del mondo imprenditoriale. E il loro compito è esaltare chi comanda. Il loro compito è anche quello di informare gli elettori o gli spettatori sul numero di vittime civili nelle guerre. E dove sono queste informazioni? Non sono mai state pubblicate. Per questo la gente piange durante il mio film quando vede bambini iracheni morti, quando vede quella donna anziana che piange tra le rovine della sua casa bombardata. La gente negli Stati Uniti rabbrividisce quando vede queste cose perché non le ha mai viste. Dove poteva vederle? Quando si accusa il mio film di scorrettezza, mi dica che cosa c'è di corretto rispetto a quella donna tra le rovine della sua casa. Mi sto forse inventando qualcosa? Ma non si azzardano a venire da me per dirmi che cosa c'è [email protected] 7 che non va nel mio film, perché se lo facessero perderebbero, perderebbero lo scontro morale. Per questo non vogliono discutere. Dicono solo: 'I sauditi non se ne sono andati prima che riaprisse lo spazio aereo'. Questo è tutto quello che fanno; criticano qualcosa che non si dice nel film e fuggono dal vero dibattito. La sua fama è enormemente cresciuta dopo 'Bowling for Columbine' e il suo discorso alla cerimonia degli Oscar. Questo le ha facilitato o le ha complicato il lavoro in questo film? È stato tutto più difficile. Ho dovuto cercare altri modi per ottenere le immagini. Pagando? A volte pagando. Come si ottiene un video in cui il numero due del Pentagono, Paul Wolfowitz, lecca un pettine per tenersi la frangetta e poi si aggiusta la pettinatura con la saliva? Lo aveva una delle grandi reti americane e me l'hanno dato. C'è tanta brava gente nei network, gente delusa dal lavoro che fa in quelle reti o dal lavoro che non si fa. Sa che molti la chiamano 'il comico Michael Moore'? Lei fa della commedia? Non sono mai stato un comico, anche se a scuola mi diedero il premio come alunno più comico. Immagino di avere un buon senso dello humour date le mie origini irlandesi. Ma non è la mia specialità. Spesso l'accusano di essere egocentrico. Lei si fa vedere molto nei suoi film, anche se in Fahrenheit 9/11 appare di meno. Il fatto è che Bush è insuperabile come commediante. Bush appare molto più di me perché è molto più divertente. Si nota un certo sarcasmo. Infatti lo dico con sarcasmo. Fino a che punto ha pensato agli spettatori europei o stranieri quando ha cominciato a scrivere questo film? Con un film come questo, penso e spero che gli europei capiscano che gli Stati Uniti non sono completamente impazziti, che ci sono milioni di persone che pensano e credono nelle cose in cui credo io. E, come dimostrano le cifre del mio film, negli Stati Uniti ci sono milioni di persone che vogliono vedere e sapere la verità. Non vogliono accettare le stesse stronzate che il governo Bush propina con i mezzi di comunicazione ogni sera. Spero che quando gli europei vedranno il film capiranno che c'è una piccola speranza, che forse alcuni americani metteranno fine a tutto ciò nelle urne. Ha deciso quale sarà il suo prossimo film? Ancora non ne sono sicuro. Ho riflettuto un po' su alcune idee: il sistema sanitario del mio paese, il conflitto tra israeliani e palestinesi, il fatto che sta finendo il petrolio. Chi glielo produrrà? Grazie ai milioni di americani che sono andati a vedere Fahrenheit 9/11 non dovrò più preoccuparmi di chi mi finanzierà. [email protected] 8 Ha guadagnato tanto da poter pagare di tasca sua? Sì, se necessario adesso posso farlo. E non la preoccupa il fatto che questa posizione economica la possa allontanare dalla società? No. I soldi mi danno la libertà di fare quello che voglio. È quello che ho fatto sempre, ma adesso non devo andare in giro a mendicare. Fahrenheit 9/11 - Intervista a Michael Moore di Samuel Douhaire, Libération traduzione di Lucia Cervone per Nuovi Mondi Media Spero di incitare la gente, e in modo particolare gli americani, a riflettere su questo: perché, dopo il formidabile slancio di simpatia del mondo nei confronti degli Stati Uni t ii nsegui t oal l ’ 11set t embr e,oggis i amoconsi der at icomei lpopol opi ùcr udel e della terra? Fi nal ment e,dopo due or e dir i t ar do,Mi chaelMoor e appar e.Vest i t oc ome l ’ amer icano medio che rivendica di essere (pantaloncini, sandali e berretto), ma circondato come un capo di Stato: tre guardie del corpo, due rappresentanti del suo produttore Miramax e anchedue“ cons i gl i er ii nc omuni caz i onepol i t i c a” ,i nc ar i cat idi“ f ar ei lr esoc ont o”deisuoi i ncont r iconigi or nal i st i .Comunquel ’ i nt er v i st al af ac ci amof ac ci aaf ac ci asulsuonuov o documentario in gara, Fahrenheit 9/11,che v i ene pr esent at o come “ una cronaca dei quattro anni di presidenza di George W. Bush” :dal l asuael ez i one“ r ubat a”al l aguer r ai n I r ak,passando pergl iat t ent at idel l ’ 11Set t embr e eil egamit or bi diconl af ami gl i a Bi n Laden. Perché nei suoi film, che trattano di temi piuttosto gravi, utilizza elementi comici? Perché voglio raggiungere il maggior numero possibile di spettatori. Buona parte del l as i ni st r aamer i canahaper soi ls ensodel l ’ umor i s moehadi ment i cat oquant o questo sia importante per convincere le masse. Ha forse rinunciato a conquistare l'elettorato? Fahrenheit 9/11 è destinato a ostacolare la rielezione di George W. Bush? Non mi dispiacerebbe se questo film potesse fare in modo che il nostro Paese possa essere di nuovo in mano al popolo. Ma se avessi voluto solamente promuovere un discorso politico, mi sarei candidato alle elezioni. Faccio un film perché amo il cinema, per divertire gli spettatori e, se possibile, provocare dei dibattiti. Spero di incitare la gente, e in modo particolare gli americani, a riflettere su questo: durante questi ultimi quattro anni qualcuno ha mentito al popolo americano. E perché, dopo il formidabile slancio di simpatia del mondo nei confronti degli Stati Uni t ii nsegui t oal l ’ 11set t embr e,oggis i amoconsi der at icomei lpopol opi ùcr udel e della terra? Come tutto ciò è potuto avvenire così in fretta? Lei appare molto meno sullo schermo in questo film rispetto a Bowling for Colombine. Dio sia lodato! Perché questa discrezione? Le immagini degli archivi, per la maggior parte mai diffuse sulle grandi reti televisive americane, devono restare al centro del film. Ma sentirete sempre la mia voce, nel [email protected] 9 senso fisico e spirituale del termine (ride). Ho sempre voluto realizzare un film in cui io sarei rimasto dietro la telecamera. Le persone che mi conoscono sanno bene che sono un timidone. Non mi piace vedermi su uno schermo. Ma per una giusta causa sonodi spost of ar l o,vi st ochel agent el ocons i der aunpo’comei lmi omar chi odi fabbrica. Perché non mostra gli aerei che si schiantano sul World Trade Center? Anche se il cinema è considerato come un medium visivo, credo che in un film il suonosi api ùi mpor t ant edel l ’ i mmagi ne.Sonos i cur ochel agent es ias pet t avache Michael Moore mostrasse dei corpi cadere. Perché non fare il contrario? Confrontarsi con uno schermo nero per un minuto e dieci secondi, è molto strano, o meglio inedito in un film americano: volevo che gli spettatori utilizzassero la loro i mmagi naz i one perr i cost r ui r e quel l o che er a suc ces so l ’ 11 set t embr e a par t i r e esclusivamente dal suono dei due scontri. E in un certo modo è ancora più terrificante, visto che, a forza di averle viste e riviste, siamo forse stati “ desensi bi l i z z at i ”al l ei mmagi nidegl i at t ent at i . Lei ridicolizza la coalizione condotta dagli Stati Uniti in Irak spiegando che essa include soprattutto dei micro-St at i .Di ment i cal ’ I t al i ael aSpagna… Cr edet echel agent esappi achequest i Paes inef annopar t e?D’ acc or do,c’ èl ’ I t al i a, l aSpagna,i lGi appone,l ’ Aust r al i a,mai lr est o,è…l ’ Et i opi a! Nella stessa sequenza, Lei illustra i Paesi della coalizione attraverso delle immagini caricaturali: un vampi r operl aRomani a,unf umat or edispi nel l iperiPaes iBass i …Quest i cliché non sono semplicistici come il discorso pro-Bush dei media, che Lei combatte? È umor i s mo!Capovol go icl i ché perpar odi ar el er et id’ i nf or maz i one come Fox News. Utilizzo le loro stesse armi, ma contro di loro. Lei filma il dolore della madre di una famiglia patriota che perde suo figlio in Irak. La sequenz aès conv ol gent emapes ant eperl asual unghez z a… Tut t avi a,nelmont aggi o,hot agl i at ol ’ 80% deisuoipi ant i .Mavol evoc hei l pubblico americano vedesse la sofferenza delle famiglie dei soldati morti per niente in Irak, poi chéquest odol or enonl ’ hannov i st oi nTV. I nt ut t iiv ost r if i l m Leir i t or nanel l as uac i t t ànat al e,Fl i nt … Vivo ancora nel Michigan. È una parte essenzialedel l ami avi t a.Maal l ’ i ni z i o,non avevo previsto di ritornare a Flint per Bowling for Colombine: ci sono andato per chéc’ er ast at oquel l ’ or r i bi l ef at t odicr onaca( unr agaz z i nodi6annicheaveva ucciso una compagna di classe). Per quanto riguarda Fahrenheit 9/11, ho scoperto che un numero incredibilmente elevato di soldati morti in Irak era originaria di Flint. In Roger & Me,i lsuopr i mof i l m,PatBoonec ant av a:“ Iam pr oudt obeanAmer i can. ” Dopo quattro anni di presidenza Bush, è ancora fiero di essere americano? Non amo la parola fierezza: assomiglia a uno slogan che puzza di fascismo. Sono molto contento di essere un americano, amo i miei cari compatrioti. Ma in fondo ho veramente la possibilità di scegliere? Lei ha gli occhi scuri. Ne è fiero? Non si è mai post ol adomanda…I osonoamer i cano,ècosì . [email protected] 10 Michael Moore: Vive la France! da kataweb.it Sul palco del 'Palais des festivals', accanto a Charlize Theron (che gli ha consegnato la Palma d'Oro per il documentario anti-Bush Fahrenheit 9/11) era commosso. Ha dedicato il premio alla figlia, Nathalie Rose, ai ragazzi in America e in Iraq e a tutti quelli che soffrono per le azioni degli Stati Uniti. In conferenza stampa, asciugate le lacrime, Michael Moore è andato a ruota libera, parlando a lungo del film e delle convinzioni che lo hanno fatto nascere. E, subito, si è sentito in dovere di difendere la Francia che lo ha premiato: il regista non vuole che si parli di una Palma condizionata dal presunto anti-americanismo degli europei e dei francesi in particolare. Questa giuria è composta da nove membri di cui uno solo è francese mentre quattro su nove, quindi la metà, sono di origine americana. Spero che i giornalisti americani riportino questo, perché non è un premio solo francese. La sala, durante la prima proiezione, era piena di spettatori americani. Sono stanco e annoiato da persone che criticano i francesi e propagano un atteggiamento bigotto i francesi sono nostri amici, senza di loro non esisterebbero neppure gli Stati Uniti, ci hanno aiutato nella nostra rivoluzione e ci hanno regalato la Statua della Libertà come dono per celebrare la ritrovata indipendenza. Lo scorso anno - ha precisato Moore - i francesi, ma anche i canadesi, gli irlandesi, i tedeschi, si sono comportati da veri amici, dicendoci in faccia la verità: che avevamo imboccato una pessima direzione. Ma noi americani non li abbiamo ascoltati. Quindi una domanda su Bush: cosa avrà pensato del suo premio? Ma se non sa neanche cos'è la Palma d'Oro! Che ore sono ora a Washington? Le tre del pomeriggio... Cosa fa al sabato? Probabilmente è a Camp David e si sta ciucciando un salatino - ha scherzato il regista, riferendosi al famoso episodio del 'pretzel' che due anni fa andò di traverso al presidente e rischiò di soffocarlo - Spero che nessuno gli dica che ho vinto questo premio mentre ha un salatino in bocca! Ma come è nata l'idea di 'Fahrenheit 9/11'? Ho iniziato il documentario con una domanda: perché otto settimane dopo l'11 settembre la Casa Bianca ha autorizzato alcuni voli per la famiglia di Bin Laden? Era un paragrafo che avevo letto sul 'New Yorker', l'ho trovato molto strano e ho voluto indagare". Quindi l'affondo del cinesta militante: Quando abbiamo lasciato rubare le elezioni a Bush, prendere qualcosa che non gli spettava, la sua squadra ha pensato che potevano fare qualunque cosa. Alla domanda 'Cosa possiamo fare dell'Iraq?', qualcuno ha risposto: 'ma l'Iraq non ha niente a che fare con l'11 settembre'. 'Beh, bombardiamolo lo stesso'. Noi americani siamo tutti responsabili per averglielo lasciato fare". E' la prima volta che Cannes premia un documentario. Se l'aspettava il riconoscimento supremo? No, non avrei mai immaginato di vincere la Palma d'Oro semplicemente perché avevamo fatto un documentario e lo presentavamo ad un festival che per tradizione premia i film di fiction. Siamo arrivati senza aspettative. Siamo stati onorati due anni fa di essere invitati con Bowling a columbine, il primo documentario in concorso in [email protected] 11 40 anni di festival. Siamo stati molto felici di essere invitati nuovamente quest' anno. Poi rivela un retroscena: Quando è venuto sul palco, Quentin Tarantino mi ha sussurato all'orecchio: vogliamo che tu sappia che gli elementi politici del tuo film non hanno nulla a che vedere con il premio. In questa giuria abbiamo diverse opinioni politiche ma tu hai ricevuto il premio perché hai fatto un grande film. Vogliamo che tu lo sappia... da regista a regista. E se gliel'ha detto il presidente Quentin... I lRappor t odel l aCommi ssi oned’ i nchi est asul l ’ 11set t embr econf er mai fatti chiave di Fahrenheit 9/11 da www.michaelmoore.com Nel l e 567 pagi ne delRappor t of i nal e del l a Commi ss i one d’ i nc hi est a sul l ’ 11 set t embr e trovano conferma alcuni fatti fondamentali mostrati in Fahrenheit 9/11. Ecco alcuni passaggi estratti dal film, seguiti dalle conclusioni cui è giunta la Commissione: 1. Le istruzioni di Ashcroft Fahrenheit 9/11: "Uno dei primi atti di John Ashcroft, in qualità di ministro della Giustizia, è stato quello di dire al direttore ad i nt er i m del l ’ Fbi ,ThomasPi ckar d,chenonav r ebbev ol ut o sapere più niente delle minacce terroristiche". Rapporto della Commissione, p. 2651: Pickard ha riferito alla Commissione che, dopo due briefing sulla questione delle minacce terroristiche (a maggio e al l ’ i ni z i o digi ugno) , "Ashcroft gli ha detto che non avrebbe voluto sapere più niente di quelle minacce". Il Rapporto afferma anche che Ashcroft ha negato questa accusa e che Pickard ha detto ad Ashcroft di "non potergli assicurare che non ci sarebbero stati attacchi negli Stati Uniti, benché le minacce riportate fossero riferite a obiettivi stranieri. Ashcroft ha replicato che pr esumev achel ’ Fbist es sepr endendol emi s ur eneces sar i e.Apost er i or i ,har i conos ci ut o che si trattava di una supposizione az z ar dat a.Non ha chi est o al l ’ Fbicome s ist es se comportando in risposta alle minacce, né ha dato istruzioni in merito a una precisa azione da i nt r apr ender e. Così come non ha i mpar t i t o di r et t i v e al l ’ I ns [ I mmi gr at i on and Naturalization Service], che allora faceva ancora capo al dipartimento di Giustizia. In breve: gli enti governativi non si sono mai mobilitati in risposta alle minacce. Mancavano di direttive e di un piano da attuare. 2.Bushi nunascuol ael ement ar edel l aFl or i dal amat t i nadel l ’ 11set t embr e 2001 Fahrenheit 9/11: " Ment r ev eni v asf er r at ol ’ at t ac co,i lsi gnorBushst av ar aggi ungendouna scuola elementare in Florida. Informato dello schianto del primo aereo contro il World Trade Center, già colpito da un attentato terroristico otto anni prima, il signor Bush decise chenonpot ev ar i nunci ar eal l ’ oc cas i onedipos ar eperqual chef ot o.Quandoi lsecondo aer eocol pìl ’ al t r at or r e,i lcapodel l ost af fpr es i denz i al eent r ònel l acl asseedi s seals i gnor Bush che la nazione era stata attaccata. Non sapendo cosa fare, e non essendoci nessuno a suggerirglielo, né i servizi segreti pronti a precipitarsi per portarlo al sicuro, il signor Bush restò lì seduto a leggere il racconto La mia capretta con i bambini. Passarono quasi sette minuti senza che nessuno facesse niente". [email protected] 12 Rapporto della Commissione, p. 35: "Il capo dello staff della Casa Bianca, Andrew Card, ci ha detto che si trovava fuori della classe insieme a Bush quando il consigliere personale del presidente, Karl Rove, li informò la prima volta che un piccolo bimotore si era andato a schi ant ar econt r oi lWor l dTr adeCent er .I lpr esi dent er eagìcomment andochel ’ i nci dent e doveva essere stato causato da un errore del pilota. Alle 8.55, prima di entrare nella classe, il presidente parlò con il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleeza Rice, ches it r ov av aal l aCasaBi anca.Quest ’ ul t i mar i cor dadiav er gl idet t oi nunpr i mot empo che a colpire il World Trade Center era stato un aereo bimotore –solo in seguito parlò di un aereo di linea –, aggiungendo:‘ Èt ut t o quel l o che s appi amo almoment o,s i gnor pr esi dent e’ . " . Rapporto della Commissione, pp. 38-39:" I lpr esi dent eer asedut oal l ’ i nt er nodel l acl as se quando,al l e9. 05,Andr ew Car dgl isus sur r òal l ’ or ec chi o:‘ Unsecondoaer eohacol pi t o l ’ al t r at or r e.L’ Amer i caèsot t oat t acco…’ .I lpr esi dent er est ònel l ac l as seperal t r ici nqueo sette minuti, mentre i bambini continuavano a leggere". 3.Busht r ascur òl anecessi t àdiuni ncont r oconi lcapodel l ’ ant i t er r or i smonel2001 Fahrenheit 9/11: "Mentre Bush si tratteneva nella scuola della Florida, si stava chiedendo se forse avrebbe fatto meglio a presentarsi al lavoro più spesso? E se non fosse stato il caso di indire almeno una riunione –da quando era entrato in carica –con il capo del l ’ ant i t er r or i s mo [Richard Clarke] per discutere della minaccia terroristica?". Rapporto della Commissione, p. 201: "Nei giorni immediatamente successivi al l ’ i ns edi ament o diBush al l a Casa Bi anca,Cl ar ke av v i ci nò l a Ri ce nelt ent at i v o di convincere lei e il neopresidente a dare la massima priorità alla questione del terrorismo e asegui r el ’ agendadal uipr opost aconi ns i st enz adur ant egl iul t i mimesidel l apr ecedent e amministrazione. Quando la Rice chiese ai membri principali dello staff presidenziale di indicare le questioni sulle quali ritenevano più opportuno discutere o intervenire, il 25 gennaio 2001 Clarke presentò un accurato memorandum, cui allegò il suo Delenda Plan del1998el ar el az i onedeldi cembr e2000sul l ast r at egi adaadot t ar e.‘ Èneces sar i ochei l Principals Committee [gabinetto di guerra] prenda urgentemente in esame il problema posto dalla rete di al Qida [sic], scrisse Clarke. Non ci fu alcuna replica diretta del consigliere per la Sicurezza al memorandum di Clarke, e il Principals Committee non fu convocato per discutere di al Qaeda fino al 4 settembre 2001 (benché si fosse riunito più volte per altre questioni, quali il processo di pace in Medio Oriente, la Russia e il Golfo Persico)". 4. Nessuna reazione di Bush al briefing sulla sicurezza Fahrenheit 9/11: "Probabilmente bastava che il presidente Bush leggesse la relazione sulla sicurezza consegnatagli il 6 agosto 2001, secondo la quale Osama bin Laden stava pr oget t andounat t accoal l ’ Amer i cat r ami t ei ldi r ot t ament odiaer eidil i nea.Maf or senons i preoccupò della minaccia terroristica perché il titolo della relazione era troppo vago". Rapporto della Commissione, pp. 260-262:" Bushdi cec heal l ’ epocaconsi der ò‘ dinat ur a st or i c i st i ca’l ar el az i onepr esent at adal l aCi aalbr i ef i ngdel6agost o,i nt itolata Bin Laden det er mi nat oacol pi r enegl iSt at iUni t i .Alcont r ar i o,i‘ dueanal i st idel l aCi ai ncar i cat idi r edi ger el ’ ar t i col ol or i t enev anoun’ oc cas i oneperf arcapi r echel ami nac ci adiunat t accodi bin Laden negli Stati Uniti era ancora attuale e ser i a’ .Bush‘ nonr i c or dasepar l òomeno [email protected] 13 delr appor t odel6agost oconi lmi ni st r odel l aGi ust i z i a,nésel of eceCondol eez z aRi ce… Il Seib [Senior Executive Intelligence Briefing] del giorno seguente ripeteva il titolo di quella r el az i one… Qual chet empodopo,nel l ost es somese,un’ agenz i ast r ani er ar i f er ìcheAbu Zubay dah st av a pensando dior gani z z ar e at t acchit er r or i st i c inegl iSt at iUni t i … Non c i r i sul t anoul t er i or idi scuss i oni ,pr i madel l ’ 11set t embr e,t r ai lpr esi dent eeisuoimas si mi consiglieri sul l apossi bi l i t àdiunami nac ci adiat t ac coagl i St at iUni t idapar t edialQaeda… [Il direttore della Cia] Tenet non ricorda altri colloqui con il presidente a proposito di tale minaccia tra il 17 agosto – data della visita di Tenet a Bush, a Crawford – e il 10 settembre". 5. La tempistica dei voli sauditi Fahrenheit 9/11: "Almeno sei jet privati e circa una ventina di aerei commerciali portarono via dagli Stati Uniti i sauditi e i bin Laden dopo il 13 settembre. In tutto, 142 sauditi, compresi 24 membri della famiglia bin Laden, furono autorizzati a lasciare il paese". Rapporto della Commissione, p. 556, n. 25: "Dopo la riapertura dello spazio aereo, nove voli privati, per un totale di 160 passeggeri, prevalentemente di nazionalità saudita, partirono dagli Stati Uniti tra il 14 e il 24 settembre". 6.I nt er r ogat or idel l ’ Fbiaisaudi t ieaibi nLadenchel asci ar onoi lpaese Fahrenheit 9/11:" L’ Fbicondus se‘ unbr ev ei nt er r ogat or i o,cont r ol l òi lpass apor t o’ " . Confermato dal Rapporto della Commissione a p. 557, n. 28: "Il volo dei bin Laden e altri voli da noi presi in esame furono controllati in conformità con procedure stabilite dalla di r ez i onedel l ’ Fbiecoor di nat ial i v el l ooper at i v ot r ami t el ’ i nt er v ent ocongi unt odidi v er sient i gov er nat i v i … Lamaggi orpar t edeipas segger inonf usot t opost aai nt er r ogat or idal l ’ Fbi ; t ut t av i a,22dei26pass egger idelv ol odeibi nLadenv enner oi nt er r ogat i … Dueper sone i mbar cat esisuquelv ol oer anost at epr ecedent ement ei ndagat edal l ’ Fbi ,maent r ambii casi erano stati chiusi, rispettivamente nel 1999 e nel marzo 2001, per mancanza di el ement i asost egnodel l ’ ac cus adi l egami conl ’ at t i v i t àt er r or i st i ca" . 7. La Casa Bianca approvò i voli Fahrenheit 9/11: "La Casa Bianca approvò il fatto che alcuni aerei prendessero a bordo i bi nLadenemol t ial t r i saudi t i " .[ I lf i l m most r aancheunacopi adel l ’ ar t i col odiEr i cLi cht bl au, apparso sul "New York Times" il 3 settembre 2003, intitolato La Casa Bianca approvò la par t enz adisaudi t idopol ’ 11s et t embr e,di ceunexconsi gl i er e. In esso si afferma che "alti f unz i onar idel l aCasaBi ancaappr ov ar onoper sonal ment el ’ ev acuaz i onedagl iSt at iUni t idi decine di sauditi influenti, inclusi alcuni parenti di Osama bin Laden, nei giorni successivi agl iat t acc hidel l ’ 11 s et t embr e 2001,quando alla maggior parte degli aerei era ancora impedito il decollo. È quanto ha dichiarato oggi un ex consigliere della Casa Bianca, Ri char dCl ar ke,chedi r es sel ’ uni t àdicr i sidopogl iat t acchi ,machedaal l or ahal as ci at o l ’ ammi ni st r az i oneBush.Egl iaf ferma di aver acconsentito al piano straordinario perché l ’ Fbigl iav ev a assi cur at o che isaudi t ii n par t enz a non av ev ano al cun l egame con i l terrorismo".] Rapporto della Commissione, p. 329: "Richard Clarke approvò questi voli". [email protected] 14 nb Le indicazioni dei numer idipagi nas ir i f er i s conoal l ’ edi z i oneor i gi nal edelFi nalRepor t of the National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States of America, il r appor t of i nal edel l acosi ddet t a" Commi ssi ones ul l ’ 11set t embr e" ,commi s si oned’ i nchi es t a indipendente, istituita alla fine del 2002 su mandato del Congresso degli Usa e composta da dieci membri, cinque democratici e cinque repubblicani. Recensioni FilmChips (27/8/2004) - Iolanda Siracusano Un film da Pulitzer. Partiamo dal presupposto che quanto viene raccontato e abilmente montato sia vero, come si fa a dare la Palma d'Oro a Cannes senza dargli come minimo il premio giornalistico più ambito del Pianeta? Sì, perché, sempre partendo dal presupposto che la sceneggiatura di Fahrenheit 9/11 si sia sc r i t t adasol aechel ’ i r r i v er ent er egi st a,Mi chael Moor e,abbi asol or i pr esoi momenti più salienti della presidenza Bush e dato un tocco di sana ironia agli eventi pre e post 11 settembre, Fahrenheit 9/11,diciamocelo pure, non è un film. E' un'inchiesta appassionata che incastra senza indugio e senza temere le conseguenze, l'uomo più potente del mondo. E non solo. Incastra anche quel manipolo di uomini che la storia la scrivono ogni giorno, e non perché eroi. La fanno perché decidono di farla, per non soccombere. Per non rinunciare a status e privilegi che solo soldi e potere possono assicurare. Uomini e donne che per non perdere ciò che tranquillamente sprecano perché in eccesso, non disdegnano di sacrificare vite umane, i figli degli altri, ragazzi anche adolescenti reclutati tra studenti e disoccupati in famiglie che non hanno nulla da perdere. Perché? Perché non hanno nulla. Il conflitto diventa così un'occasione da non perdere, una via d'uscita dallo squallore e dalla miseria delle periferie. La guerra diventa un gioco dove ci si esalta non appena si avvista il nemico. Basta spararsi musica a tutto volume nelle orecchie e sparare, sparare, sparare, come in un videogame. Basta poco insomma per trasformare perfetti sconosciuti innocenti nel peggior nemico. Basta poco, un fucile, una canzone. E poi, dato che la statistica non è un'opinione, qualcuno di questi eroi bambini ci rimane. Così che quel brano che ha incitato all'odio diventa anche la colonna sonora della propria morte. L'odio, d'altronde, non può che portare lì, alla morte. Una pellicola insomma che definire coraggiosa e incosciente è poco. Un atto di accusa contro un uomo, l'attuale presidente degli Stati Uniti, che in realtà è un sistema, ineliminabile perché invisibile. E l'invisibile si sa è inesistente. Grazie Michael Moore. Grazie per il pugno nello stomaco. Per una che quando al Tg danno i servizi di guerra cambia canale è stata dura resistere tutta la proiezione. Ma ne valeva la pena. Non ne vale la pena quando i servizi sono confezionati con aggettivi studiati appositamente per risultare strazianti e fare audience senza spessore. Fahrenheit 9/11 apre gli occhi su una realtà difficile da immaginare e da digerire, fa entrare nel ruolo non solo della vittima ma anche del connivente. Concludiamo ricordando che tutti noi siamo vittime di persone senza ideali e senza idee. C'è una cosa però che possiamo fare ed è informarci. Un modo è leggere. L'altro è andare al cinema per ascoltare una voce fuori dal coro: quella di Michael Moore. (Iolanda Siracusano e Valeria Venturin) l'Unità (26/8/2004) - Silvia Colombo Spero che nessuno rida guardando Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, nonostante il susseguirsi di gag, di battute, di trovate apparentemente comiche in questo film che non lascia neppure un fot ogr ammasenz aunanet t ai nt enz i onepol i t i ca.L’ i nt enz i oneèunai mpl acabi l eaccusacont r oi l presidente americano George Bush, una arringa senza pause e senza tregua. Ma né la frequente scoss adicomi ci t ànél af or z adel l ’ accusasonoi l v er of i l ocondut t ore del film. Contro le apparenze, contro le involontarie risate che farete guardandolo, Fahrenheit è un film tragico, percorso da una profonda tristezza e da un filo, appena un filo di speranza. Quello che vedete vi sembrerà una presa in giro di George Bush, un uomo disorientato e incapace - ma sostenuto da amici potenti che v i nce l e el ez i onicolt r ucco e di chi ar a con l ’ i nganno una guer r a per i col osa,dal l ’ esi t o paurosamente incerto («10 anni per uscirne», ha annunciato nei giorni scorsi il quotidiano amer i cano«UsaToday ») .L’ uomochev edet e,v er opr ot agoni st adel f i l m,v iappar i r àqual cunoche [email protected] 15 non è intelligente, non è spiritoso, non ha alcun carisma, non è in grado di richiamare attenzione, raramente completa (se non legge) una frase, raramente pronuncia giusto un nome o una parola che nongl isi ano consuet i ,e spessoappar ei ncer t oi nat t esa diuncopi one.D’ accor do,coni montaggi si fanno miracoli e questo film di Michael Moore è un capolavoro di montaggio. Ma non c’ èmont aggi oi nunpunt ochi av e del l ast or i a.I lgi or noè l ’ 11set t embr e,i ll uogoèunascuol a el ement ar edel l aFl or i da,l ’ or a,sov r ai mpr essaal l ascenaf i ndalmoment oi ncuiquel l asequenz aè st at ar i pr esa,i ndi cachesonol e9delmat t i no.At t enz i one,l e9delmat t i nodel l ’ 11set t embr e.Sono passati 15 minuti dal momento in cui il primo aereo dirottato è andato a esplodere contro la prima delle due torri gemelle, quella più a nord-est .Nel l ’ i nquadr at ur asiv edechequal cunocomuni ca qualcosa al presidente, che guarda nel vuoto e poi comincia a leggere per i bambini da un libro di f i abe.Sono passat i11mi nut idal l ’ i mpat t o mor t al e diunal t r oaer eodi r ot t at ocont r ol aseconda torre, quella di sud-ovest. Infatti vediamo che il presidente degli Stati Uniti viene avvertito con la frase «signor presidente, il Paese è sotto attacco». Sono le 9,06, le 9,07, le 9,10 (leggiamo lo scandire dei minuti in basso a sinistra) e Bush - che ha smesso di leggere la fiaba - non si muove e guarda in modo interrogativo verso la camera. Quel viaggio per visitare bambini e scuole in uno Stato governato dal fratello Jeb evidentemente non prevedeva la presenza di un consigliere capacedii nt er v eni r eedeci der e.C’ èscr i t t o9, 15sul l oscher mo,quandosiv ede qual cunoche viene a prendere Bush. «Non mi convince, nessuno è così stupido», ha detto Norman Mailer, lo scrittore americano, intervistato dal figlio sul «New York Magazine» del 9 agosto. Nessuno ha smentito Moore. Il film di Michael Moore non è stato investito o fermato in alcuna smentita. Non nella parte iniziale, in cui si racconta (e si vedono alcune scene esemplari) che il neo eletto George Bush ha speso il 42% del suo primo anno di presidenza in vacanze nel suo ranch. Non nei giorni che pr ecedono l ’ ecci di o diManhat t an,i n cuisi a Bush che Rumsf el d che Col i n Powell che Condoleeza Rice negano recisamente che Saddam Hussein sia un pericolo. Non nella evidenza visiva dei riguardi usati verso la potente famiglia saudita Bin Laden (la famiglia a cui appartiene il terrorista Osama) a cui viene messo a disposizione l ’ uni coaer eochedecol l adagl iSt at iUni t idue gi or nidopol ’ at t accoal l et or r i .Anchei lmont aggi odel l af asei ncuiscat t al adeci si onedif ar edi Saddam Hussei ni lnemi coèesempl ar e:unaf r asedopol ’ al t r a,t ut t ef i l mat e,t ut t ei nsequenz a, tutte non smentibili, mostrano come si fa a far salire la febbre, a costruire, colpo su colpo, l ’ i mmagi nedelnemi co,spi ngendosempr epi ùgent eacr eder enel l ear mididi st r uz i onedimassa, nelle armi chimiche, nervine, infettive, atomiche. Mostrano una immensa e riuscita mobilitazione dei media, che stanno al gioco in perfetta sintonia. È il gioco sanguinoso del patriottismo cieco, uno slancio di fede che esime dal discutere e chiede di ubbidire. Questa è la prima parte, logica e lucida, di un appassionato argomento di opposizione tanto più efficace quanto più implacabilmente pr ov at o.Maqual cosadicupoedit r agi coav v ol geal l ’ i mpr ov v i sogl ispet t at or inel l esequenz edi guerra. Una ragione è che di questa guerra non si è visto quasi niente, quasi solo militari che si spost anoedespl osi onidal ont ano,equest asor t adiembar gohaf unz i onat osi aperl ’ Eur opache perl ’ Amer i ca.Mal ’ al t r ar agi oneèchel ospet t at or edel f i l m diMi chael Moor eèi ngr adodir ender si conto, mentre vede i corpi straziati, mentre la camera entra e sosta in retrovie colme di sangue, di donne e bambini che nessuno aveva mai mostrato prima, che il sangue vero è il frutto di una enorme messa in scena, di una folle rappresentazione artificiale e finta, per combattere niente, per infliggere colpi immensamente potenti nel vuoto. Abbiamo assistito a una vasta operazione pubblicitaria che ha piegato evidenza, consapevolezza, conoscenza, esperienza, buon senso. E dove di vero, spaventosamente vero, ci sono solo i cadaveri. Qui il montaggio è cambiato, è lento, con lunghe sequenze che non risparmiano nulla. Qui la voce si fa più rada e benché il commento (la voce di Michael Moore) continui a essere fattuale (luoghi, dati, cifre) nella tradizione americana, l av ocet igui dadov el ’ opi ni onepubbl i cad’ Eur opaed’ Amer i canoner anof i nor aar r i v at e.I l punt oi n cui la falsa propaganda diventa morte. Il disagio che provi è nella disturbante somiglianza di questo film-verità con la pura invenzione cinematografica. E, anzi, con richiami fortissimi a celebri denunce (fotografie, disegni, tavole illustrate, tremende caricature) della prima guerra mondiale. Il disagio che provi è nel sapere che è tutto vero, ai nostri giorni, in piena epoca di presunto progresso e civiltà. Ma il viaggio di Michael Moore continua con la sua desolata esplorazione nel territorio delle vittime e dei soldati, ovvero sul versante del terribile prezzo americano. Siamo sui carri armati in cui i soldati si chiudono prima di correre lungo strade devastate e ostili riempiendosi le orecchie di musi ca r ockche r i cev ono i n cuf f i a,sot t ol ’ el met t o,i nv ece dior di ni .Si amo nei quar t i er idesol at id’ Amer i ca,dov eimar i nesv annoi ncer c adir ecl ut est anat edal l adi soccupaz i one, [email protected] 16 dalla povertà, dalla noia, dal vuoto. Siamo nei cimiteri americani dove arrivano i corpi dei soldati ucci siognigi or no,con l ’ or di ne che nessuno dev e saper l o,nessuno dev ef i l mar l i .Deimor t ii n guerra non si deve parlare. E la camera di Moore può solo fermarsi sulla solitudine immensa di padri e di madri per la morte dei figli di cui nessuno deve sapere, in un isolamento da fantascienza in cui ogni morte è una sola morte, legata a nulla, seguita da nulla, dolore e silenzio. Siamo in un Paese che Bush ha isolato dal mondo, che porta il peso sanguinoso di una guerra che non finisce, un Paese che venera la verità ed è spinto a combattere da una catena di bugie, che ama se stesso e vede la sua immagine deformata dal mare di ostilità che lo circonda, che è orgoglioso della sua l i ber t àesit r ov adif r ont el ’ i ncubodiAbuGr ahi bediGuant anamo.Èl ’ Amer i cadiBush,chequest o film racconta in un intervallo di profonda tristezza e di stordimento, come i soldati che corrono fra le strade distrutte da Kirkuk e Najaf con la musica rock che martella dentro il casco, e il rischio continuo del l ’ aut obomba.I lf i l odisper anz aèchequest of i l m si ast at of at t o,cheabbi ar i empi t ol e sal edit ut t al ’ Amer i ca,chesi ast at ov i st odami l i onidiper sonenel l ’ annodel l eel ez i onipr esi denz i al i Corriere della Sera (18 maggio 2004) - Tullio Kezich, Di fronte a 'Fahrenheit 9/11', che imposta una tematica esorbitante dai confini della critica cinematografica, vorrei limitarmi a giudicarlo come film. Si tratta di un pamphlet mirato senza mezzi termini a silurare la rielezione di Bush. Due ore traboccanti di scoperte, denunce e magari colpi bassi. Il povero George è presentato come un figlio di papà dal dubbio passato militare, socio in sfortunate imprese petrolifere con la famiglia di Bin Laden, eletto grazie a un broglio in Florida, insediato fra i fischi, sempre in ferie nei primi tempi della presidenza e dopo l'11 settembre creatore e propagatore di un culto della paura per giustificare il suo attacco in forze contro l'Iraq accusato senza prove di preparare armi letali. Moore denuncia che il cosiddetto Patriot Act, limitativo delle libertà individuali, è stato votato dal Senato senza leggerlo, deplora che la carne da cannone per la guerra Oltremare provenga dalla circonvenzione della povera gente, provoca i senatori chiedendogli di mandare in guerra i loro figli e ci fa sapere che, mentre i reduci e i mutilati sono trattati malissimo, intorno al conflitto si è creata una grossa rete di affari. 'Spero che quel cretino non venga più eletto' si legge nell'ultima lettera di un caduto. In un film così ci sono aggressività e demagogia, ma ci sono parecchie cose su cui riflettere; e c'è, soprattutto, un uso sapiente della macchina cinema. Per cui si potrebbe dire, rovesciando Machiavelli, che per Michael Moore il mezzo giustifica il fine. Il Messaggero (18 maggio 2004) - Il Messaggero La posta è immensa, le accuse gravissime. C'è da provare che Bush e il suo staff sapevano o potevano sapere molte cose ben prima dell'11 settembre; che la guerra in Iraq è stata pianificata a freddo; che l'America vive nel terrore per un calcolo politico. Ideologia, dietrologia, diranno i detrattori. Ma Moore, da vero bulldozer, fa nomi e cifre, collega fatti, intervista testimoni chiave. E se non ottiene prove giudiziarie, assesta all'immagine del presidente-affarista un colpo mortale. Trovando perfino il modo di strappare risate. (...) Naturalmente, l'autore di 'Bowling a Columbine' è sempre lui, e accanto all'inchiesta imbastisce una serie di provocazioni esilaranti malgrado lo sfondo tragico. Come quando spigola fra gli spot dei prodotti lanciati sul mercato Usa dopo l'11 settembre. Oppure gira per Washington col megafono per diffondere il famigerato Patriot Act , visto che i politici lo hanno approvato ma non letto. E per finire chiede ai deputati che vanno al lavoro perché non mandano i figli a difendere la patria in Iraq, distribuendo anche dépliant dei marines. L'ultima parte del film, che comprende anche una puntata in Iraq, è la più scivolosa e già datata. Ma non dimenticheremo facilmente quei carristi-ragazzini che raccontano come scelgono le canzoni da mettere in cuffia prima di andare all'attacco. Né l'ultima raffica di cifre, i soldati reclutati nelle zone più povere degli Usa, gli autisti della 'Halliburton' di stanza in Iraq (la ditta già di Dick Cheney) che guadagnano il triplo dei militari, Bush che come ciliegina tenta di tagliare stipendi e sussidi ai soldati e alle loro famiglie. 'God Bless America' insomma, Dio benedica l'America. Ne ha proprio bisogno. [email protected] 17