[nazionale - 1] stampa/urc/01 29/06/04
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*** LA STAMPA MARTEDÌ 29 GIUGNO 2004. ANNO 138. N. 178. € 0,90 R NA PM AO SV IM IN ITALIA [PREZZI TANDEM ED ESTERO IN ULTIMA] ɀ SPED. ABB. POST. - D. L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/04 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB - TO www.lastampa.it IL PREMIER RIENTRA DA ISTANBUL PRIMA DEL PREVISTO ANTICIPATO IL PASSAGGIO DEI POTERI. UN BIGLIETTO DI CONDOLEEZZA RICE AVVISA BUSH: IL PAESE E’ SOVRANO Tensioni con Lega e Udc Follini per il proporzionale Maroni minaccia la crisi, i centristi disertano il vertice. Berlusconi: solo io tengo unito il Polo Il biglietto di Condoleezza a Bush: «Signor Presidente, l’Iraq è sovrano. La lettera è stata consegnata da Bremer alle 10,26, ora dell’Iraq». Bush ha annotato sullo stesso foglio: «Che regni la libertà!» ROMA. La Lega minaccia il voto anticipato, l’Udc non andrà al vertice. E Follini chiede una legge elettorale più proporzionale per «arginare» i leghisti. Berlusconi: «Solo io tengo unito il Polo». Battista, Beria di Argentine, Cerruti, La Mattina, La Rocca, Minzolini, Padovani, Poletti e Rampino DA PAGINA 6 A PAGINA 10 VINCERE NON E’ GOVERNARE Ferruccio de Bortoli E’ giustificata la soddisfazione del centrosinistra per i ballottaggi di domenica. Un po' meno l'euforia. Ed è palpabile il disorientamento delle forze di governo: i veleni e i sospetti nei rapporti tra gli alleati sono più abbondanti dei voti. Il sentiero delle scelte di politica economica, già accidentato, si fa ancora più stretto. La settimana è decisiva per tagli alle spese e futuribili riduzioni fiscali. E per il giudizio dell'Europa. Un primo e sostanziale segnale, anche ai mercati, potrebbe essere la riconferma del commissario Mario Monti che lo stesso Berlusconi nominò nel '94. Quel posto sarebbe meglio lasciarlo fuori dalla verifica e dall'eventuale rimpasto. Una regola di buon governo (la formula di Urbani con la quale nacque Forza Italia) suggerisce pragmatismo e trasparenza sui conti. Promettere non rende più. Ma una regola di buona opposizione consiglia anche al centrosinistra un bagno di umiltà progettuale. Se è vero, come dice Fassino, che ormai questo schieramento rappresenta la maggioranza del Paese, allora non può esimersi dal dire come affronterebbe la congiuntura attuale. Ipotizziamo per un attimo che Berlusconi dia ragione a chi gli chiede di «trarre le dovute conseguenze» (è una simulazione, Cavaliere, stia tranquillo), che cosa farebbe l'Ulivo al governo? Che cosa scriverebbe nel Dpef, nel Documento di programmazione economica e finanziaria? L'elettorato moderato deluso dalla Casa delle Libertà e molti di quelli che astenendosi hanno ritirato la delega in bianco a Forza Italia, vogliono sapere come si comporterebbe un centrosinistra di governo. E, forse, anche coloro che votando per l'Ulivo si chiedono quale prezzo occorra pagare per un accordo programmatico nel 2006 con Bertinotti. Un Dpef ombra può essere un'ottima prova generale del rapporto di forza, sul terreno delle scelte concrete, fra la sinistra moderata e quella antagonista. Nelle amministrative vincere insieme a Rifondazione costa poco. I grandi temi non si decidono né in Comune né in Provincia. Nelle politiche invece costa molto. E si è visto nel '98. OVERNI ombra e ministri ombra non appartengono alla nostra tradizione politica. Violante ha ragione quando chiede che si rinunci al voto di fiducia su pensioni e ordinamento giudiziario, ma quale sarebbe la posizione di un governo dell'Ulivo più Rifondazione sulla previdenza? La proposta di Rutelli (età pensionabile aumentata di due anni), pur buona, è già finita in un cassetto. Come il programma di Amato. Le tasse non si possono tagliare, sembra di capire, ma l'ipotesi di sgravi alle famiglie, sul modello francese o su quello tedesco, che piace ai cattolici dei due schieramenti, è tutt'altro che peregrina. La spesa va tagliata, di molto e subito, ma se non vogliamo ridurre i trasferimenti alle imprese, comprimere le disponibilità degli enti locali e tanto meno penalizzare pensioni e stipendi, dove intervenire? Come affrontare una spesa sanitaria delle Regioni in parte fuori controllo anche per gli effetti della demagogica abolizione del ticket sulle ricette nel 2001 (governo Amato)? E ancora: i condoni sono pessimi, ma le cartolarizzazioni non sono tutte da demonizzare. In attesa di un accordo programmatico con Rifondazione, molte risposte non ci sono. Ma cullarsi sull'onda delle amministrative, assaporare la fine del vento del Nord, assistere alle liti avversarie può far bene al morale dell'opposizione ma non basta a costruire né un programma né un'alternativa seria. L'embrione di partito riformista rischia di scomparire prematuramente. E in tema di fecondazione la divisione nel centrosinistra è un dato geneticamente acquisito. G Giura il governo, nato il nuovo Iraq Bush: giorno di grande speranza, molto resta da fare BAGHDAD. Con due giorni di anticipo è arrivato il passaggio dei poteri in Iraq. Ieri il governo iracheno ha giurato formalmente, con uno scambio di documenti tra il primo ministro iracheno Allawi e il capo dell'amministrazione provvisoria di occupazione, l'americano Paul Bremer. «Oggi abbiamo riconquistato la nostra sovranità», ha commentato Allawi. «E' un giorno di grande speranza per il popolo iracheno. Un giorno che i nemici della libertà non avrebbero mai voluto vedere», ha detto il presidente George W. Bush, commentando il passaggio dei poteri a Baghdad. Mastrolilli, Zaccaria, Tosatti DA PAGINA 2 A PAGINA 5 I SERVIZI TALABANI: I MILITARI ITALIANI DEVONO RESTARE Il leader curdo: è interesse nostro e della sinistra che non ci siano solo truppe Usa e britanniche dei poteri in Iraq uAL JAZEERA: «GIUSTIZIATO OSTAGGIO AMERICANO» L Aè transizione un successo per la Casa Bianca ma anche una svolta ad In un video l’esecuzione, con un colpo alla nuca, del soldato Keith Maupin rapito ad aprile Claudia Ferrero A PAGINA 4 uHERZL, UN SOGNO CHIAMATO ISRAELE Paul Bremer lascia l’Iraq Cento anni fa moriva il giornalista che inventò lo Stato degli ebrei combattendo da solo Avraham B. Yehoshua A PAGINA 28 CONSULTA CAROVITA Rifiuti, tolti i blocchi riaperta la ferrovia IDENTIFICATO L’ULTIMO CLIENTE DEL TAXISTA ASSASSINATO Una guardia giurata malato terminale di cancro «Non sono stato io» Paolo Lingua A PAGINA 14 Maurizio Molinari INTERVISTA DI Emanuele Novazio A PAGINA 2 DOPO L’APPELLO DI CIAMPI: PROTESTE ESTREME INACCETTABILI ALESSANDRIA LA PARTE DIFFICILE COMINCIA ADESSO MONTECORVINO. Il passaggio di un «Eurostar» ha sancito la fine della protesta contro la discarica che per tre giorni ha diviso l’Italia. A convincere i ribelli a lasciare i binari prima dell’intervento di carabinieri e polizia è stata Rosetta Sproviero, leader della rivolta. In mattinata appello del presidente Ciampi per la fine del blocco: «Queste proteste estreme sono inaccettabili». Cirillo, Galeazzi, Milone, Passarini E UN INTERVENTO DI Franco Debenedetti ALLE PAG. 12 E 13 VA CAMBIATA LA LEGGE SUL CONDONO EDILIZIO INFLAZIONE AL 2,5% TORINO CITTA’ PIU’ CARA «Più poteri alle Regioni» Slitta il termine del 31 luglio In arrivo nuovi aumenti per l’energia elettrica Alessandro Barbera A PAGINA 19 SERVIZIO A PAGINA 21 I milanesi sanno comandare? L A doppia sconfitta azzurra di giugno - Italia e Forza Italia - richiama alla mente il pensiero di Alessandro Manzoni sui milanesi, la cui vocazione sarebbe «né obbedire né comandare». Trapattoni e Berlusconi sono assolutamente milanesi: estroversi, simpatici, ammaliatori. Ma altrettanto assolutamente hanno perso Europei ed Europee perché incapaci di imporsi sui sottoposti, pur avendo avuto entrambi, almeno all'inizio, il sostegno della maggioranza degli italiani. Il Trap non è riuscito a mettere in riga un pugno di primedonne viziate. Così è diventato loro ostaggio, nonché capro espiatorio dei burocrati romani che per sopravvivere lo hanno dapprima usato e poi scaricato. Molto simile il destino di Berlusconi, punito dai suoi elettori non per aver comandato troppo, ma troppo poco, senza aver avviato in tre anni neanche una delle riforme liberali che i suoi modelli Thatcher e Reagan vararono nei primissimi mesi. Governare l'Italia (quella che gioca in mutande, e quell'altra, che in mutande ci si sente da un po') è un’impresa possibile solo a chi non la ritenga del tutto inutile. Mentre i milanesi sono troppo italiani per non essere scettici verso uno Stato che non hanno creato e alle cui leggi si sono sempre inchinati con scarso entusiasmo. Se si vuol riuscire a farsi obbedire dagli italiani, bisogna amarli molto e conoscerli poco, come Cavour e Vittorio Pozzo, De Gasperi e Bearzot: tutta gente di confine, mica per caso. alto rischio per l'intero Medio Oriente. Il presidente americano George Bush può dire di aver «mantenuto la promessa» fatta agli iracheni con la deposizione di Saddam Hussein mentre la sovranità di Baghdad, unita al governo di Hamid Karzai a Kabul al posto dei taleban, inizia a descrivere il profilo di un nuovo Medio Oriente dove a perdere terreno sono le dittature. A meno di tre anni dagli attacchi dell'11 settembre la risposta strategica della Casa Bianca alla sfida di terrorismo e fondamentalismo coglie a Baghdad un risultato politico - rafforzato dal consenso trovato in sede Onu, G-8, Ue e Nato - sul quale Bush conta per convincere gli americani a rieleggerlo. Ma la sorte dei piani del presidente per il Medio Oriente è legata adesso alla capacità del governo ad interim iracheno di arrivare alle elezioni sopravvivendo alla sfida terroristica. La presenza sul terreno di 160 mila uomini della coalizione non garantisce agli Stati Uniti, ed ai loro alleati, il successo della scommessa sul premier Iyad Allawi. Teste mozzate dagli incappucciati della Jihad, kamikaze di Al Qaeda, stragi di civili ed agguati della guerriglia lasciano intendere che chi si oppone alla transizione giocherà in breve tempo ogni carta possibile per travolgere Allawi e, con lui, il nuovo «Grande Medio Oriente» di Bush e Tony Blair. Le decapitazioni servono ai terroristi fondamentalisti non solo per inorridire gli occidentali sperando che ritirino le truppe ma soprattutto per dimostrare alla popolazione irachena che sono loro i più feroci e quindi i più forti, destinati alla fine a prevalere. Spettatore interessato oltre lo Shatt el-Arab, l'Iran sente odore di resa dei conti ed alza la voce, facendo trapelare una crescente irritazione: intima all'Alleanza Atlantica di non avvicinarsi perché «indesiderata», infiltra in Iraq miliziani e 007, sequestra militari della coalizione ed avverte che non rispetterà le richieste dell' Agenzia atomica sul disarmo nucleare. La partita per la stabilità dell'Iraq passa anche per Teheran, molto abile nei giochi pericolosi.