Mercato immobiliare Calano le compravendite, ma aumentano
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Mercato immobiliare Calano le compravendite, ma aumentano
Mercato immobiliare: compravendite Decreto sviluppo: misure per l'edilizia L'Aquila: le donne di “Terre mutate” 15 - 2011 Mercato immobiliare Federcasa: abitare sociale Bollettino Urbact Calano le compravendite, ma aumentano i mutui L'ISTAT, nel Rapporto sul mercato immobiliare, registra a fine 2010 una diminuzione delle compravendite dello 0,5%, mentre i mutui sono aumentati dell'1,8%. Nel calo delle compravendite, soprattutto per gli immobili ad uso abitativo, non va letto un contestuale calo della necessità di nuove abitazioni, ma l'oggettiva e insormontabile difficoltà di fronte al problema della casa, oggi reso ancora più grave a seguito delle crescenti difficoltà economiche delle famiglie legate agli effetti della crisi. Vanno rivendicate politiche in grado di fornire una risposta “sociale” con un'offerta di abitazioni adeguata e con soluzioni che riescano a regolare con trasparenza il mercato. Politiche alternative a quelle che hanno caratterizzato gli ultimi decenni del nostro Paese volte esclusivamente ad incentivare l'acquisto in proprietà come unica soluzione al problema casa e che continuano anche nei provvedimenti più recenti. Infatti, nonostante le difficoltà economiche, le famiglie continuano a contrarre mutui spesso al limite della compatibilità economica e a comprare abitazioni, anche se poi entrano in difficoltà per i pagamenti e si registrano sempre più morosità nei confronti degli istituti bancari. Una situazione che è sempre più difficile per le famiglie italiane. Ciò soprattutto a causa di un mercato immobiliare che nel nostro paese è “caratterizzato da extraprofitti” per cui, anche a fronte di periodi di crisi del mercato stesso, gli operatori possono mantenere gli immobili in loro possesso, anche per lunghi periodi, aspettando fasi di ripresa, ed è per questo che le compravendite flettono, ma i prezzi rimangono sostanzialmente stabili. In questo modo, c'è sempre più difficoltà nell'acquistare una casa, per quella che è vista come l'unica soluzione per rispondere al problema abitativo Alcuni dati: nel quarto trimestre 2010 le convenzioni relative a compravendite di unità immobiliari sono risultate pari a 231.162, in calo del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nello specifico, il 92,6% delle convenzioni effettuate nel quarto trimestre 2010 riguarda immobili ad uso abitazione ed accessori, con una diminuzione tendenziale, nel terzo trimestre, pari al 3,1%, dopo la fase di crescita che aveva caratterizzato il primo semestre dell'anno; il 6,6% (15.204) delle convenzioni riguarda le unità immobiliari ad uso economico, che segnano un calo del 4,2% rispetto al quarto trimestre 2009. Un andamento che è risultato negativo in tutti i trimestri del 2010, anno in cui, complessivamente gli scambi sul residenziale risultano diminuiti dello 0,1% rispetto all'anno precedente e quelli concernenti le unità immobiliari adibite ad uso economico del 6,1%. Le percentuali crescono se si analizza il volume delle transazioni realizzate nel 2010 in rapporto a quello del 2006, ultimo anno prima della fase di discesa. Dal rapporto emerge un calo del 26,5% per il totale delle compravendite e del 26,2% per quelle di abitazioni Decreto sviluppo Novità per l'edilizia Il 21 giugno è stato approvato con voto di fiducia alla Camera il maxiemendamento sostitutivo del ddl di conversione del Decreto Sviluppo che passa ora al Senato. Nel testo approvato permangono misure non condivisibili che hanno l'intento di rilanciare il “Piano Casa” varato dal presidente del Consiglio nel 2009, già dimostrate inefficaci e solo in parte recepite dalle Regioni. Con il Decreto Sviluppo si tenta questa volta di aggirare i vincoli delle Regioni, indicate come le maggiori responsabili del mancato decollo del provvedimento precedente. Questa chiara volontà di sostituzione centrale rispetto alle competenze oggi demandate alle Regioni in materia di urbanistica e di ovviare a lungaggini burocratiche o ostruzionismi di governi locali, è solo in parte mascherato dalla disposizione che rinvia l’operatività di 120 giorni, in attesa di provvedimenti legislativi regionali ad hoc, qualora le Regioni non condividano l’applicazione di tale provvedimento sul loro territorio. Le regioni hanno in realtà 60 giorni di tempo per adeguarsi, ma caduto il termine più ampio di 120 giorni, le disposizioni saranno immediatamente operative. Il “rilancio” è sia da un punto di vista amministrativo e burocratico, con l'introduzione del cosiddetto «silenzio-assenso» per ottenere il permesso di costruire e con la sostituzione della Dia (dichiarazione di inizio attività) con la Scia (segnalazione certificata di inizio attività), sia da un punto di vista dello sviluppo dell'edilizia privata, imponendo alle Regioni di approvare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge sviluppo leggi regionali per incentivare la ristrutturazione del patrimonio edilizio e la riqualificazione delle aree urbane degradate. Nel decreto sono previsti specifici incentivi: per rilanciare le aree degradate, i proprietari di immobili residenziali potranno aumentare la volumetria fino al 20%. Nel caso di immobili destinati ad altri usi il premio si riduce al 10%; è prevista la delocalizzazione delle volumetrie anche in aree diverse e il cambio di destinazione d'uso. Gli incentivi riguardano anche gli immobili regolarizzati con condoni ed escludono quelli abusivi. Permane la forte contrarietà rispetto ad un provvedimento contenente misure che permettendo di costruire molto più facilmente, a spregio delle restrizioni imposte dai Piani comunali con il rischio che questo produca ulteriore aggressione del territorio senza dare risposta ai problemi abitativi del Paese: le misure di incentivazione volumetrica sono infatti a favore sia di residenze che delle altre funzioni insediative, produttive e commerciali. Gli incentivi si riferiscono ad aree urbane degradate ed è deprecabile tentare di intervenire in aree così critiche delle città aggirando le competenze regionali e riducendo gli interventi alla presenza di “destinazioni tra loro compatibili” e di modifiche alla sagoma degli edifici per una “armonizzazione architettonica con gli organismi edilizi esistenti”. In sintesi: : EDILIZIA PRIVATA: è previsto il silenzio-assenso per ottenere il permesso di costruire. Inoltre la Dia (dichiarazione di inizio attività) può essere sostituita dalla Scia (segnalazione certificata di inizio attività). PIANO CASA - le Regioni devono approvare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge sviluppo proprie leggi per incentivare la ristrutturazione del patrimonio edilizio e la riqualificazione delle aree urbane degradate. Gli incentivi sono: la possibilità di ampliamenti volumetrici rispetto a quelli preesistenti, la delocalizzazione delle volumetrie anche in aree diverse, il cambio di destinazione d'uso. Sono esclusi da questi interventi gli immobili abusivi ma sono compresi quelli regolarizzati con condoni. Qualora entro 120 giorni dalla data di approvazione della legge le Regioni non abbiano provveduto ad emanare proprie leggi, viene automaticamente riconosciuta la possibilità di ampliare del 20% il volume dell'immobile destinato ad uso abitativo e di ampliare del 10% la superficie coperta nel caso di edifici adibiti ad uso diverso. Riteniamo indispensabile promuovere una cultura che sostituisca l'idea del semplice “risanamento”, seppure con condivisibili obiettivi di sostegno agli interventi di demolizione e ricostruzione, con quella più complessiva del “progetto” legato alle specificità territoriali, e nessun modo possibile con norme dettate centralmente. Mutui da rinegoziare: Per i mutui a tasso variabile stipulati per l'acqusto o la ristrutturazione della prima casa, sono rinegoziabili i finanziamenti con un importo fino a 200mila euro (il limite è stato innalzato rispetto alla prima versione del decreto che prevedeva 150mila euro), purché il titolare abbia un reddito Isee non superiore a 35mila euro (precedentemente la soglia era di 30mila euro). : Le donne di Terre Mutate: incontro nazionale a l'Aquila Quando è nato, il 10 ottobre 2010, il Comitato: "Donne terre-mutate per l'incontro nazionale del 7 e 8 maggio 2011" le donne delle organizzazioni promotrici avevamo poche cose chiare in mente e un percorso tutto da inventare. "Cosa possiamo fare per L'Aquila e le aquilane?" avevano chiesto alcune esponenti della Libreria delle donne di Bologna in occasione della presentazione di "Terre-mutate", il numero 81 della rivista Leggendaria Libri Letture Linguaggi che aveva raccontato il terremoto attraverso lo sguardo delle donne che lo avevano vissuto. Perché la terra tremando, oltre a portare distruzione e morte, aveva cambiato profondamente le persone e tutta la vita nella zona del cratere. La risposta alla domanda chiedeva un obiettivo riconoscibile, per le aquilane le abruzzesi e le italiane con le quali creare una rete solidale. Questo obiettivo lo avevano le donne del CAV-l'Aquila (Centro Antiviolenza per le donne), che non avevano smesso di operare, neppure sotto le tendopoli, e le donne della Biblioteca le Melusine: costruire una casa delle donne. Una casa comune per le donne di oggi e di domani che vuole anche essere, insieme ad altre, impresa "levatrice" di ricostruzione. Altre donne, altre associazioni aquilane, tra cui le Din (Donne in nero), Genitori si diventa, il circolo Arci Querencia, il comitato Vittime Casa dello studente e poi le giovani donne intorno al "Comitato 3e32" si sono aggiunte, ciascuna portando la ricchezza delle proprie relazioni. Le donne d'Italia e d'Abruzzo hanno risposto, prima attraverso una casella di posta elettronica e poi, da gennaio, attraverso un sito dedicato. Infine il 7 e 8 maggio, diverse centinaia di donne sono venute ad animare le vie del centro storico e incontrare le aquilane in risposta all’appello “Vediamoci a L’Aquila - Le donne terre-mutate chiamano”. E per due giorni le strade del centro storico del capoluogo abruzzese, su cui affacciano palazzi vuoti, portici transennati e inviolabili, hanno risuonato di accenti dalle provenienze più varie. L’idea era quella di portare le donne a visitare la città “com’è”, quella distrutta nella zona rossa e quella disgregata dei nuovi complessi residenziali, perché gli occhi delle donne si riappropriassero di ciò che un'informazione malata ha nascosto; ragionare, elaborare e confrontarsi per trovare insieme nuove modalità di ricostruzione sia all'Aquila che dovunque il territorio sia minacciato ed usurpato; animare le piazze del centro storico con teatro, poesia, musica e danza, per vivere tutte insieme un momento di festa da condividere con l'intera cittadinanza: spettacoli, mostre, proiezioni, performance, incontri tematici che sono nati dalle relazioni e dalle connessioni che ne sono derivate. Sappiamo, dunque, che il primo nucleo di una rete solidale è nato. Come auspicio per tornare ad abitare e vivere la città, sono state chiamate “stanze” i luoghi di riunione delle donne, messi a disposizione dai gestori di bar, hotel, punti di ristoro che con grande fatica hanno riaperto i battenti nel centro storico. Le giornate aquilane si sono chiuse con un momento di ideale staffetta tra passato e presente: tra i canti del gruppo Resistenza musicale permanente, Giovanna Marturano, partigiana quasi centenaria, e Giulia Fabbri, giovanissima aquilana del comitato Terre Mutate, hanno salutato e commosso tutte e tutti, regalando uno sguardo che viene dal passato ma va verso il futuro. Da: A L’Aquila donne da tutta Italia per incontrare le terre-mutate Luciana Di Mauro per il Comitato Donne terre-mutate Abitare sociale, dai comuni soluzioni per nuovi problemi idee e Separati, giovani coppie, migranti sono le categorie che stanno vivendo le conseguenze più dure della crisi del settore abitativo. La fascia di domanda abitativa da parte dei più deboli è aumentata sia perché una fetta di quelli che trovava risposta in acquisti a basso costo non riesce più ad acquistare casa sia perché si verifica l’emergere di nuove problematiche, come quella dei separati, che con l’attuale fragilità lavorativa non riesce più a reggere la scissione familiare. Chi perde la casa si trova davvero in una situazione di difficoltà perché non ci sono più soluzioni abitative a basso costo. Il dato sia quantitativo che qualitativo della domanda abitativa è cambiato, con varie tipologie di disagio, dalle giovani coppie agli anziani che hanno sempre più difficoltà a pagare spese e affitti, fino ai lavoratori che non hanno più la sicurezza del posto di lavoro . In che modo la crisi ha modificato in Italia la domanda abitativa, soprattutto nelle fasce più povere della società Si avverte il bisogno di tipologie abitative più flessibili. C’è maggiore richiesta di case di cui sia possibile modificare l’utilizzo nel corso del tempo. Rispetto al passato c’è una cambiamento nella composizione dei nuclei familiari anche con l’aumento delle famiglie immigrate. Dalle monocamere agli alloggi più grandi, sono numerose le nuove formule richieste dagli inquilini che domandano maggiore flessibilità anche per poterne modificare l’utilizzo con l’evolversi della domanda. Effetti sulla tipologia di alloggi richiesti Nuove tipologie C'è bisogno di trovare nuove forme di convivenza, come le case-albergo per giovani e di condivisione abitativa lavoratori senza nuclei familiari o il co-housing, che sembrano modelli teorici ma possono fornire soluzioni efficaci al problema abitativo, specie se accompagnati da nuovi modelli sociali e dal cambiamento delle forme di assegnazione dell’edilizia pubblica. E' necessario però un cambiamento culturale che passa anche attraverso i Comuni. Alcuni stanno sperimentando delle iniziative specifiche ma c’è un quadro normativo molto rigido in materia che comporta ogni volta delle forzature (a Trento è stata avviata una forma di sperimentazione di co-housing lavorando sulle modalità di assegnazione: alle famiglie è stato chiesto il loro curriculum sociale e sono state privilegiate persone che avevano già avuto esperienze di carattere sociale o di volontariato; a Reggio Emilia hanno messo a punto una griglia di assegnazione che evita la concentrazione di casi troppo critici in una stessa zona per assicurare un minimo di convivenza sociale). Incidenza degli interventi In questo momento si incide poco sul piano quantitativo. Ogni anno vengono realizzati locali e nazionali circa seimila nuovi alloggi ma il ritmo di vendita è superiore e soprattutto con l’assenza di un ricambio si sta perdendo buona parte del patrimonio abitativo esistente, con problemi soprattutto nelle grandi città. A Roma, Milano, Napoli, Torino e Palermo c’è una forte pressione della domanda a cui non si riesce più a rispondere: a fronte di 30mila domande a Roma e 12mila a Torino, la produzione di nuovi alloggi è insufficiente.. Su quali categorie La categoria nuova è questa dei separati, che fino a qualche anno fa non era emersa questo tipo di emergenza come problematica particolare ma oggi rappresenta un problema perché la precarietà sta facendo sentire del lavoro e gli affitti alti pone forti problemi di sopravvivenza per chi abbandona la i suoi effetti più forti casa, soprattutto in una grande città. E' una categoria non considerata neanche nelle graduatorie: degli oltre 80mila divorzi registrati all’anno solo metà riesce a trovare una soluzione efficace sul piano abitativo. È un’emergenza sommersa, che alimenta un disagio. Poi c’è il problema dei migranti che non esplode perché esistono forme di sfruttamento sommerse che impediscono l’emergere di questo fenomeno. Ci si adatta a stare in tanti negli alloggi: a Roma ci sono a volte immigrati di generazioni precedenti che a loro volta affittano ad altri immigrati. Anche questa è un’emergenza che non sta nelle 600mila domande stimate. A questo tipo di problema bisogna fornire risposte articolate. Il tema dell’housing sociale non di edilizia pubblica non può rappresentare l'unica soluzione in quanto distorce risorse dalla domanda più urgente. Il problema sta nel trovare a livello locale un punto di equilibrio fra i diversi livelli di offerta che il pubblico può realizzare. Se ci sono terreni pubblici bisogna dar vita ad un’offerta articolata per le varie fasce: se si dà risposta solo alle fasce intermedie si finisce per scaricare le problematiche sulle fasce più deboli. Il fenomeno che rischia di verificarsi sull’housing sociale è che se non si offrono case per i più poveri, questi ultimi cercheranno di sostenere un affitto che non possono pagare magari se perdono il lavoro. A livello locale bisogna capire bene la domanda e basare l l’intervento su queste due leve. Di che tipo di risposte ci sarebbe bisogno Da: intervista Cittalia al direttore dell’Area tecnica di Federcasa Anna Pozzo Anteprima sulle conclusioni di tre progetti URBACT: SUITE, NeT-TOPIC e FIN-URB-ACT sono i primi di 20 progetti URBACT che hanno portato a compimento il loro programma di scambio e di formazione avviato a partire da luglio 2010. I partner del progetto hanno lavorato alla ricerca di soluzioni condivise, efficaci e sostenibili per affrontare le grandi sfide urbane, evidenziando soluzioni che si sono dimostrate efficaci nel fornire un valido supporto per responsabili politici ed operatori coinvolti in queste sfide. Promuovere un alloggio decente sostenibile per tutti : SUITE Una delle principali sfide che le città si trovano ad affrontare oggi, riguarda l’offerta di alloggio adeguato alle esigenze delle persone con bassi redditi o delle popolazioni socialmente escluse. Per due anni, le nove città che fanno parte del progetto SUITE, hanno Città partners: sperimentato politiche urbane che hanno consentito di aumentare Medway (Regno Unito) l’offerta di alloggi che non fossero solo accessibili e in grado di Cracovia (Polonia) Tallinn (Estonia), garantire l’inserimento sociale, ma anche di buona qualità e sostenibili. Santiago de Compostela (Spagna) “Anche se fin dall’inizio si deve affrontare la questione con una Newcastle (Regno Unito) prospettiva integrata, non sempre è possibile conferire lo stesso livello Nantes (Francia), di priorità a ciascuno dei tre aspetti della bioedilizia (controllo dei costi, Amburgo (Germania) questioni sociali, ambiente). Per cominciare, è sempre preferibile Rennes (Francia) concentrarsi prima su un obiettivo e di trovare un modo per soddisfare Iasi, (Romania). le esigenze degli altri in seguito. Per esempio, un edificio di alta qualità ambientale è, a priori, incompatibile con i costi di costruzione a prezzi accessibili e prezzo di vendita. Tuttavia, se l’edificio produce più energia di quanta ne consuma, nel lungo periodo affittuari e proprietari di casa ne trarranno beneficio”(Heidrun Feigelfeld, per il progetto SUITE). Sulla base delle iniziative della rete locale, è stato evidenziata anche la necessità di agire in maniera totale ed in collaborazione con tutti i livelli della politica abitativa. “La prevenzione, in particolare in materia di occupazione e di azioni sociali, è essenziale per mantenere l’inclusione sociale e per evitare gli sfratti. Per promuovere l’inclusione sociale, la sfida comporta far accettare l’edilizia sociale agli abitanti” Dare sostegno alle PMI per finanziare il loro sviluppo: FIN-URB-ACT. Le piccole e medie imprese, in particolare le start-up, sono centrali per l’economia di molte città europee, eppure troppo spesso si trovano ad affrontare le difficoltà di finanziamento dei loro progetti. Per due anni e mezzo, le undici città partner del progetto URB-FINCittà partners: ACT hanno focalizzato l‘attenzione sullo sviluppo di strategie locali e Gijon (Spagna) strumenti a sostegno delle PMI attraverso partnership con diversi Gliwicw (Polonia) Galati (Romania) soggetti pubblici e privati. “L’esperienza ci ha mostrato che le banche Maribor (Slovenia) non sono interessate a questo tipo di progetto, in particolare nel Edinburgo (Regno Unito) contesto di una crisi finanziaria. Come le Autorità di Gestione sono la Leipzig (Germania), Association for Housing (Germania) principale fonte di finanziamento, il partenariato tra le città e le loro Autorità di Gestione è stata la chiave di questo progetto. La Linz (Austria), cooperazione è stata tutt’altro che naturale in un certo numero di città. Reims (Francia) Roma (Italia) Uno degli insegnamenti del progetto è stato il contributo della Aveiro (Portogallo) metodologia URBACT II e la prova della sua efficacia. Le Città e le Autorità di Gestione giocano un ruolo complementare: le prime mettono insieme i progetti e le seconde li finanziano. Le città hanno compreso che non c’era bisogno di avere le capacità finanziarie o fare da intermediari, ma che, d’altra parte, l’aspetto fondamentale è la loro capacità di federare e coordinare gli attori locali intorno ad un progetto integrato” (Patrick Fouguette, per il progetto URB-FIN- ACT). Per le diverse città della rete, questa partnership ha già assunto la forma di finanziamento per i progetti a sostegno delle PMI. Aveiro (Portogallo) ha raccolto 1M€ in fondi strutturali. Edimburgo (Gran Bretagna) ha creato un fondo di prestiti condiviso da altre nove contee nella sua regione. Come parte del suo fondo comunale di micro-credito, Lipsia (Germania), ha quadruplicato il suo capitale grazie alla partecipazione di un gruppo di finanza pubblica. Progettazione di nuovi modelli urbani per le città intermedie nelle aree metropolitane: NeT-Topic. I Comuni delle aree metropolitane hanno a lungo vissuto all’ombra di una grande città, confinati ad ospitare funzioni industriali o residenziali. Oggi le città intermedie si trovano ad affrontare questioni sociali Città partners: rilevanti ed obsolete strutture economiche e la necessità di ripensare il L'Hospitalet de Llobregat (Spagna) loro modello urbano. “Anche se il loro destino rimane legato a quello Kladno (Repubblica Ceca) Sacele (Romania) della grande città e la loro trasformazione è stata spesso una posta in Sesto San Giovanni (Italia) gioco politica, vi è un margine per l’auto- determinazione. Questo è ciò Barakaldo (Spagna) che la rete NET-TOPIC ha tentato di delineare con i piani d’azione Haidari (Grecia) locale delle otto città partner. Considerando la complessità urbana ed Salford (Inghilterra) economica delle città intermedie, nuovi stili di vita e modi di lavoro e le Nanterre (Francia). sfide della mobilità, il contesto non è mai stato più favorevole per la loro strategia di trasformazione” (Fernando Barreiro). Creare partenariati pubblico-privato per trasformare aree industriali dismesse in cluster urbani dinamici è una delle lezioni chiave del progetto Net- TOPIC. “Questi partenariati pubblico-privati richiedono la ricerca di un accordo in modo che i soggetti privati non impongano un modello di sviluppo che contraddice la strategia urbana a lungo termine”. E 'stata sottolineata l’importanza di creare un quadro di governance metropolitana. “Questa fase nella costruzione di un nuovo modello urbano deve consentire di trovare complementarietà a livello metropolitano e di integrare la strategia di diversificazione necessaria nel quadro complessivo”. Per saperne di più: • SUITE - URBACT website • NeT-TOPIC - URBACT website • FIN-URB-ACT - URBACT website Dipartimento Ambiente e territorio – Casa e insediamenti urbani