PROSPERA Relazione di filiera ORTOFRUTTA

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PROSPERA Relazione di filiera ORTOFRUTTA
PROSPERA
Osservatorio Agroalimentare del Piemonte
Relazione di filiera
ORTOFRUTTA
Aprile 2012
Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
presentazione
Le moderne politiche di sviluppo rurale sono piuttosto complesse e richiedono alle Regioni di
dotarsi di adeguati strumenti conoscitivi. La Regione Piemonte e l’IRES Piemonte, pertanto, hanno
sottoscritto una convenzione pluriennale sulla base della quale l’Istituto assicura un’ampia gamma
di attività volte a supportare le diverse fasi (programmazione, attuazione e valutazione) delle
politiche rurali.
Questo insieme di attività è stato denominato con l’acronimo PROSPERA (Progetto Supporto alle
Politiche Rurali e Agroalimentari). Rientrano nel progetto interventi di consulenza alle strutture
regionali responsabili delle politiche in oggetto, l’esecuzione di studi e l’implementazione
dell’Osservatorio Agroalimentare del Piemonte.
L’attività dell’Osservatorio è finalizzata, in primo luogo, a fornire elementi utili allo sviluppo delle
politiche di settore, senza trascurare tuttavia le possibili ricadute più generali in termini di
contributo conoscitivo rivolto a diverse tipologie di utenti (dalle organizzazioni di categoria agli
enti locali, dal settore della comunicazione a quello della formazione).
L’attività dell’Osservatorio Agroalimentare del Piemonte opera in modo continuativo ed è
strutturata per fornire i seguenti servizi:

realizzazione di analisi congiunturali annuali sull’andamento del settore agricolo e
agroalimentare, elaborate in diversi step di avanzamento in relazione alla disponibilità di
dati aggiornati;

realizzazione e aggiornamento periodico delle Relazioni di filiera, per ciascuna delle
principali filiere agro-industriali operanti in Piemonte;

elaborazione di studi monografici e analisi di scenario.
Le Relazioni di filiera nascono in occasione dell’istituzione dei Tavoli di Filiera, uno dei momenti
concertativi voluti dalla Regione Piemonte nell’ambito della definizione delle politiche rurali. In tale
occasione (2006) fu redatta dall’IRES una prima serie di report creati per supportare l’attività dei
Tavoli, utilizzando anche il prezioso contributo dei soggetti partecipanti. Le attuali Relazioni di
filiera attingono a questo patrimonio informativo e lo aggiornano periodicamente, in modo da
fornire un panorama articolato e completo sulle dinamiche in atto nel settore.
La presente versione della Relazione si riferisce all’annata 2011 ed è stata elaborata nei primi mesi
del 2012. Pertanto, a causa della nota lentezza del rilascio dei dati statistici ufficiali, potrebbe
presentare alcune informazioni incomplete o non aggiornate.
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INDICE
1 - LE DIMENSIONI DELLA FILIERA E GLI ANDAMENTI RECENTI …………………………………4
1.1 - UNO SGUARDO AL MONDO E ALL’EUROPA ............................................................. 4
1.2 - LA PRODUZIONE IN ITALIA ...................................................................................... 7
1.2.1 – ORTICOLE ..........................................................................................................7
1.2.2 – FRUTTA .............................................................................................................7
1.3 - LA PRODUZIONE IN PIEMONTE ...............................................................................10
1.3.1 – ORTICOLE .........................................................................................................9
1.3.2 – FRUTTA ...........................................................................................................11
2 – POLITICHE E ASPETTI NORMATIVI ..............................................................................5
3 – CONCLUSIONI E ANALISI SWOT .................................................................................19
FONTI CONSULTATE ......................................................................................................22
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1. Le dimensioni della filiera e gli
andamenti recenti
1.1 UNO SGUARDO AL MONDO E ALL’EUROPA
Il mercato ortofrutticolo internazionale si caratterizza per un’altissima frammentarietà di
produzioni che operano su scala regionale mentre solo una parte ridotta viene scambiata a livello
mondiale,
assumendo
in
alcuni
casi
le
caratteristiche
di
una
commodity.
Il
carattere
prevalentemente stagionale delle produzioni, unito all’elevata diversità dei climi e delle
caratteristiche morfologiche presenti nelle varie aree del globo, provoca una minor dipendenza di
queste produzioni da fattori globali come, invece, succede per le principali commodity agricole.
Il settore si può scomporre in tre sottofiliere:



produzione orticola;
produzione di frutta fresca;
produzione di frutta a guscio.
Per quanto riguarda le produzioni orticole, si tratta di produzioni scambiate prevalentemente su
scala regionale. Se si fa eccezione per alcune produzioni provenienti dall’area mediterranea, la
maggior parte del mercato orticolo regionale è costituito da produzioni locali. Sono soprattutto le
produzioni con periodi di media-lunga conservazione come tuberi, cipolle, leguminose, ad avere
mercati di più ampio raggio come, ad esempio, il bacino del mediterraneo. Inoltre emergono per
importanza alcuni prodotti destinati alle industrie di trasformazione, su tutti il pomodoro. La
coltivazione del pomodoro a tale scopo è molto diffusa nel’area mediterranea, in particolare in
Egitto, Turchia, Spagna ed Italia.
Nel comparto della frutta fresca, le produzioni che hanno periodi di conservazione medio-lunghi
come mele e kiwi, vengono commerciate su mercati di più ampio raggio, in alcuni casi anche
intercontinentali, mentre sono più brevi i percorsi effettuati dalle produzioni con minori tempi di
conservazione (i nostri frutti estivi: pesche, albicocche, ciliegie). E’ in grossa evoluzione il mercato
dei kiwi che recentemente ha superato la quota dei due terzi di prodotto scambiato
internazionalmente raddoppiando i volumi in circa un decennio. Questo prodotto può contare su
tre grossi poli produttivi nel mondo: il Cile e la Nuova Zelanda nell’emisfero Sud e l’Italia
nell’emisfero Nord. Grazie a questa diversificazione i principali importatori e consumatori di kiwi
(su tutti Giappone, Usa e i paesi dell’Europa continentale) riescono ad acquistare il frutto per tutto
l’anno con volumi sostenuti. Andamento simile si registra per il mercato delle mele dove, però,
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non vi sono paesi che monopolizzano il mercato. I principali esportatori di mele sono Usa, Cina,
Italia e Francia. Si segnala, inoltre, la presenza di alcune aree particolarmente vocate alla
produzione melicola come la zona più settentrionale del Medio Oriente (Iran, Turchia), le zone
temperate dell’emisfero australe (Cile, Sud Africa, Nuova Zelanda) e la Polonia. Nel corso degli
ultimi anni la produzione mondiale di mele è sostanzialmente in aumento con alcune aree che
rafforzano maggiormente questa tendenza. Tra il 2007 e il 2011 si registrano aumenti del 27% in
Cina, del 28% in Brasile e del 25% in Turchia mentre sono sostanzialmente stabili le produzioni in
USA, Canada, Nuova Zelanda e Giappone. In Europa emerge il dato di Belgio e Olanda che pur non
figurando tra i principali produttori per la ridotta superficie a disposizione, si segnalano tra i
principali esportatori dedicando a questa attività oltre il 90% della propria produzione.
Un discorso a parte meritano quelle produzioni che, per problemi climatici, non possono essere
prodotte nelle aree in cui il clima è più rigido, come ad esempio gli agrumi. Il principale produttore
è il Brasile mentre tra le aree di maggior produzione di questi frutti troviamo l’intera area
mediterranea e il Medio Oriente. Tra i principali importatori si trovano i paesi del Nord e Centro
Europa (Germania, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito) e Russia.
Il comparto della frutta a guscio si configura come marginale nei confronti delle produzioni citate
in precedenza, tuttavia la produzione di alcuni di questi frutti può rivestire una discreta
importanza in alcuni contesti produttivi non di primo piano sul mercato internazionale. Il nocciolo,
ad esempio, viene coltivato in limitate aree nel mondo ma con un’elevata specializzazione a causa
delle condizioni geografiche e climatiche di cui necessita per una crescita ottimale. Prima tra tutte
le nazioni produttrici è la Turchia nella quale si produce più del 70% del prodotto mondiale a cui,
nelle vicinanze, si sommano le produzioni di Iran, Georgia e Azerbaijan che portano l’area
caucasica a produrre più dell’80% della produzione mondiale. Tra gli altri segnaliamo la
produzione italiana con poco più del 10% e a seguire la Spagna e gli USA con circa il 3% della
produzione mondiale. In queste aree, seppur con una minor specializzazione e diffusione, vi è la
coltivazione del mandorlo, di cui i principali produttori sono Spagna e USA che insieme superano il
50% del totale . Tra le aree a maggior vocazione spicca il bacino del mediterraneo (oltre alla
Spagna troviamo Marocco, Italia e Portogallo) e il Medio Oriente (su tutti Iran, Siria e Turchia). Di
diversa diffusione, invece, è la produzione di noci, concentrata soprattutto in Cina (un quarto del
totale mondiale) e USA.
Il settore ortofrutticolo si stima produca circa il 10% del valore aggiunto prodotto dall’agricoltura
europea ed è tra i più omogenei se si considera l’incidenza della superficie in reazione agli altri
settori agricoli. Poche aree ricavano da questo settore più del 40% del loro valore aggiunto
agricolo, pochissime ne ricavano meno del 5%. Uno studio pubblicato da Eurostat sulla
composizione del valore prodotto dall’agricoltura nelle diverse regioni europee (NUTS 2) , ci
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mostra tra le aree a maggiore vocazione ortofrutticola il Benelux, la costa sud-orientale della Gran
Bretagna e l’intero bacino del Mediterraneo (Spagna, Portogallo, Francia meridionale, Italia e
Grecia), favorito da un clima più mite che permette una più larga varietà di produzioni. Per lo
stesso motivo, le uniche aree in cui queste produzioni sono praticamente assenti sono le zone più
settentrionali della penisola scandinava e alcune zone montuose nel centro Europa.
La produzione principale, in termini di produzione, è il pomodoro, molto usato dalle industrie di
trasformazione . Oltre a Spagna e Italia, il pomodoro si produce in grandi quantità anche in Grecia
e Portogallo. Tra la frutta la più coltivata è la mela, l’unica ad avere una diffusione omogenea,
mentre le altre principali produzioni (soprattutto pesche e agrumi) sono concentrate nell’area
meridionale del continente. La produzione europea supera di poco i 10 milioni di tonnellate annue
con una tendenza in leggero aumento a discapito delle importazioni che, secondo i dati dell’USDA,
negli ultimi 5 anni sono calate del 30%. Il livello di domanda interna è stabile, intorno agli 8 milioni
di tonnellate. Nella tabella sottostante vi è uno schema riassuntivo delle produzioni di mele
nell’Unione Europea.
Tabella 1 - Produzione di mele nell’Unione Europea (UE27) tra il 2007 e il 2011
(.000 t)
Produzione
Import
Export
Consumi
2006/07
11.134
889
960
7.690
2007/08
10.295
883
750
7.997
2008/09
12.655
780
1.203
8.296
2009/10
12.021
594
1.217
8.071
2010/11
10.889
614
1.090
7.663
Fonte: USDA, Foreign Agricultural Service
Nell’ultima annata l’orticoltura europea è stata messa in crisi dalla diffusione di un batterio della
specie Escherichia Coli che ha causato una trentina di morti in Germania. Nei giorni della massima
allerta, all’inizio dell’estate scorsa, le perdite per il settore sono state enormi, la Russia ha chiuso il
mercato in entrata ai prodotti provenienti da tutta l’UE causando danni ingenti anche agli Stati che
non erano stati contaminati, come l’Italia, ed un calo vistoso dei prezzi nel periodo giugno – luglio
2011.
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1.2 LA PRODUZIONE IN ITALIA
1.2.1 Orticole
Il settore orticolo nazionale si contraddistingue per l’enorme differenziazione delle colture e per la
presenza su tutto il territorio nazionale delle coltivazioni. Esso costituisce circa il 15% del valore
prodotto dall’agricoltura nazionale con quasi 7 milioni di euro prodotti su circa 480.000 ettari. La
coltura più presente è il pomodoro, utilizzato sia per la vendita al dettaglio che per la
trasformazione. Esso rappresenta circa un quinto della produzione orticola nazionale ed è
presente in tutte le regioni ad eccezione delle regioni esclusivamente montane. Le regioni in cui è
più coltivato sono l’Emilia Romagna e la Puglia con una prevalenza di prodotto destinato
all’industria mentre per la vendita al dettaglio la prima regione è la Sicilia. In generale nella
pianura padana vi è il cuore della produzione industriale così come numerosi stabilimenti di
trasformazione, mentre nel Sud, ad eccezione della Puglia, la ripartizione è più equilibrata. Il
Pomodoro da industria, inoltre, ha un suo distretto riconosciuto a livello nazionale, il Distretto del
Pomodoro da Industria Nord Italia. L’area di produzione è quella dell’intero Nord ma le province
più attive sono le province di Alessandria, Piacenza, Parma, Ferrara, Ravenna, Mantova, Lodi e
Cremona. Al suo interno vi sono 61 associati tra OP, organizzazioni di categoria, enti locali,
industrie e istituti di ricerca. In questo distretto si produce circa il 54% del prodotto nazionale, il
restante è prodotto al Sud.
Tra le altre coltivazioni molte hanno carattere locale con un’alta produzione di prodotti tipici, il
clima mediterraneo, caldo e temperato favorisce una coltura ottimale di un’ampia gamma di
coltivazioni, sia estive che invernali. A sottolineare la ricchezza del nostro territorio segnaliamo le
addirittura 37 produzioni tutelate (DOP e IGP) del
settore, composte da 30 ortaggi e 7
leguminose. Altri 9 sono attualmente in fase transitoria. Di notevole importanza è anche il
comparto della cosiddetta IV gamma, i prodotti trasformati pronti per il consumo. Gran parte di
queste aziende trasformatrici sono nel Nord, in particolare in Lombardia. Tuttavia le aziende
agricole che lavorano per queste industrie sono distribuite su tutto il territorio nazionale, con una
quota rilevante proveniente da Puglia e Campania. A livello di consumo, la domanda è ancora
debole in Italia ma in crescita come nel resto d’Europa dove costituisce una fetta di mercato già
considerevole .
L’annata 2011 dal punto di vista climatico è stata una delle più calde degli ultimi decenni, tuttavia
non sono mancati fenomeni meteorologici che hanno causato danni all’agricoltura italiana. Le
precipitazioni sono diminuite rispetto all’anno precedente ma la variabilità tra le diverse aree del
paese è stata molto alta. Negli ultimi mesi del 2010, va detto, vi erano stati allagamenti ed
esondazioni in Veneto che hanno influito negativamente sulle produzioni invernali. In queste zone
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e, in generale nella pianura padana vi sono poi state alcune gelate a gennaio. Fenomeni alluvionali
hanno danneggiato il Centro-Sud nei mesi di marzo e aprile mentre, nello stesso periodo, un
caldo anomalo favoriva alcune maturazioni anticipate nel Nord. La primavera si è poi conclusa con
abbondanti piogge che hanno danneggiato soprattutto le produzioni lombarde e piemontesi .
L’indice generale dei prezzi del settore mostra un andamento molto altalenante, a causa della
stagionalità delle produzioni e di fattori congiunturali di breve periodo. Tuttavia, la dinamica dei
prezzi dei mezzi di produzione non segue gli stessi andamenti, essendo principalmente
condizionata da fattori esterni e legata agli indici internazionali delle materie prime. La tendenza
nel medio periodo è, infatti, quella di un costante seppur leggero innalzamento dei costi di
produzione (Figura 1).
Figura 1 – Confronto degli andamenti dei prezzi agricoli e dei costi di produzione dei
prodotti orticoli (Indice Ismea con base gennaio ’08 = 100)
150
prezzi
125
agricoli
ortaggi e
legumi
100
costi
ortaggi e
75
legumi
50
Fonte: elaborazioni Ires su dati Ismea
Considerando i dati sulle esportazioni, l’annata 2011 per il settore orticolo italiano è stata
negativa sulla scia di un calo dell’intero export agroalimentare nazionale. Ortaggi e legumi sono
calati del 10,6% in volumi e dell’8,1% in valore nei primi 10 mesi del 2011 a fronte di una
diminuzione del prodotto importato del 4,8% e di un aumento del valore importato del 3% .
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1.2.2 Frutta
Il settore frutticolo nazionale si caratterizza per una ricca varietà di produzioni diffusa su tutto il
territorio nazionale. La diversità di climi e caratteristiche geografiche tra le diverse regioni ha
portato ad una differenziazione abbastanza netta tra le coltivazioni. In Trentino Alto Adige, in
particolare nella provincia di Bolzano, vi è il distretto melicolo più produttivo, l’unico in Italia ad
avere una propensione all’export. La produzione di mele, il frutto più coltivato se si escludono gli
agrumi, è comunque ben presente anche in altre zone del Nord Italia come in Piemonte (nel
saluzzese), Veneto (Verona) ed Emilia Romagna (Ferrara e Ravenna). Nel Sud questa coltivazione
non è assente ma la produzione è spesso indirizzata al mercato locale; tra le più importanti
segnaliamo le coltivazioni delle province di Caserta e Catania.
La produzione di pere è anch’essa diffusa molto di più nel Nord ma la regione capofila in questo
caso è l’Emilia Romagna con le province di Ferrara, Bologna e Modena. Buoni volumi sono prodotti
anche in Veneto nelle province di Rovigo e Verona, sulla sponda settentrionale del Po. La
produzione di pesche e nettarine per una crescita ottimale necessita di temperature più elevate,
per questo motivo essa viene prodotta, con uno scostamento di alcune settimane, in egual misura
nel Nord e nel Sud del paese. La prima regione è l’Emilia Romagna seguita dalla Campania con una
differenza: in Emilia si producono più nettarine, in Campania più pesche. In queste due aree,
particolarmente vocate alla produzione frutticola, si concentrano le principali produzioni anche di
altri frutti come albicocche, susine e altri piccoli frutti.
L’actinidia (kiwi), pianta originaria della Cina, è stata importata nel nostro continente solamente
all’inizio del secolo scorso e la sua coltivazione su larga scala si è diffusa ampiamente soltanto
negli ultimi decenni. Nonostante ciò l’Italia oggi ne è il principale produttore e la sua diffusione sul
territorio nazionale è abbastanza omogenea venendo coltivata principalmente in Piemonte,
Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Campania.
Un discorso a parte meritano gli agrumi, coltivati quasi interamente nel Sud, in particolare in
Sicilia. Le arance sono il frutto che registra i volumi maggiori di tutto il comparto frutticolo
nazionale con quasi 25 milioni di quintali prodotti, dei quali circa la metà in Sicilia. Degli altri
agrumi la Sicilia rappresenta sempre almeno il 50% della produzione nazionale (per i limoni la
percentuale sale all’85%) ad eccezione delle clementine che sono prodotte in maggior numero in
Calabria (68%).
Nella tabella sottostante troviamo le principali produzioni frutticole del 2011 in alcune regioni
italiane.
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Tabella 2 – Produzione di frutta fresca nelle principali regioni italiane (.000 q)
Mele
Piemonte
Lombardia
Veneto
Trentino A. A.
Emilia Romagna
Toscana
Lazio
Pesche/
Nettarine
Pere
Kiwi
1.392
217
1.481
Arance
Clementine
844
0
0
508
172
103
85
0
0
1.773
948
637
687
0
0
14.923
11
1
13
0
0
1.422
6.465
4.947
790
0
0
282
143
284
13
0
0
92
29
419
1.177
31
7
707
175
3.943
271
262
82
Puglia
40
56
970
16
1.574
1.141
Basilicata
72
46
712
148
1.232
312
Campania
Calabria
69
67
882
177
8.743
4.898
Sicilia
175
605
1.069
5
12.322
649
Altre regioni
644
239
921
53
627
93
22.099
9.173
16.369
4.279
24.791
7.182
Totale
Fonte: Istat
Per quanto riguarda la frutta a guscio si segnala la presenza di produzioni concentrate in poche
aree del territorio nazionale con elevata specializzazione. Più dei due terzi della produzione di
nocciole arriva da Lazio e Campania, in particolare dalle province di Viterbo e Avellino, mentre nel
Nord spicca la provincia di Cuneo con circa il 15% della produzione nazionale. La produzione delle
mandorle è invece diffusa soltanto nel Sud, in sole due regioni, Sicilia (70%) e Puglia (30%).
L’andamento dei prezzi nell’annata 2011 è stato tra i peggiori degli ultimi 10 anni, in alcuni
momenti addirittura i valori erano dimezzati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e
quindi ben al di sotto dei costi di produzione (Figura 2). La natura frammentata delle produzioni
frutticole non permette un’analisi esaustiva semplicemente osservando gli indici di settore ma è
necessario prendere in considerazione molti fattori, sia climatici che di mercato, che sono stati in
grado di determinare queste quotazioni. Il caldo anticipato di aprile, per esempio, ha portato le
produzioni di pesche del Nord ad andare sul mercato in contemporanea con le produzioni
spagnole e delle regioni meridionali, creando una sovrapproduzione che ha causato il crollo dei
prezzi. Va segnalato, inoltre, che l’effetto negativo derivato dalla diffusione del batterio E.Coli ha
avuto riflessi negativi anche per il comparto frutticolo compromettendo l’export nei mesi estivi e
causando un calo delle quotazioni. Difficoltà si sono avute anche per le quotazioni dei kiwi, alle
prese con la batteriosi, e delle pere che hanno sofferto un eccesso di produzione, soprattutto per
la varietà Abate Fetel (+60%).
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In controtendenza l’andamento della frutta a guscio, settore che negli ultimi dieci anni ha vissuto
una vera e propria ristrutturazione. In particolare il 2011 è stata un’ottima annata di mercato per
le nocciole che ha beneficiato di un’annata scarsa della Turchia, il maggiore produttore mondiale,
colpita da ondate di maltempo che ne hanno limitato i volumi. A favorire la buona produzione
nazionale è stato anche il clima caldo di fine estate che ha portato a pezzature maggiori e ad una
produzione abbondante ma non eccessiva.
Figura 2 – Confronto degli andamenti dei prezzi agricoli e dei costi di produzione
della frutta fresca (Indice Ismea con base gennaio ’08 = 100)
150
prezzi
agricoli
125
frutta
fresca
100
costi di
produzion
75
e frutta
fresca
50
Fonte: elaborazioni Ires su dati Ismea
1.3 LA PRODUZIONE IN PIEMONTE
1.3.1 Orticole
Il settore orticolo piemontese si può suddividere in alcune aree specializzate aventi tipologie di
produzione e di mercato diverse tra loro. L’alessandrino è sicuramente l’area in cui l’orticoltura
riveste un ruolo centrale nell’attività agricola della zona. In quest’area vi sono le principali aziende
di trasformazione e l’unico distretto del comparto presente in regione. La Giunta Regionale nel
giugno 2007 ha individuato il territorio del “Distretto Agroalimentare di Qualità del Settore
Orticolo” nella provincia di Alessandria. La Provincia di Alessandria è infatti un’area che ha fatto
della qualità un obiettivo strategico e che valorizza i prodotti tradizionali, innovando tecniche e
metodologie produttive. Nel 2009 sono state licenziate le istruzioni attuative per la piena
applicazione della legge sui distretti. Il territorio interessato comprende la quasi totalità della
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provincia di Alessandria ad eccezione della parte appenninica. Si stimano circa 500 aziende
orticole in provincia di Alessandria divise in 4 aree:




180 nella Pianura del Tanaro Alessandrino e del Bormida
170 nella Pianura Padana e Bassa Valle Scrivia
80 nelle Colline dell’Alto Monferrato e Val Cerrina
70 nella Pianura di Casale Monferrato
Come produzione orticola si tratta dell’unica area ad avere dimensioni e organizzazione in grado
di lavorare per l’industria o per mercati di larga scala e si caratterizza per una pluralità di
produzioni:




per il consumo fresco su scala locale (ortaggi vari);
per il consumo a medio o lungo termine (patate, cipolle…);
industriali (preparati, IV gamma, conserve ecc.);
pomodoro da industria.
Il Pomodoro da industria, inoltre, ha un suo distretto riconosciuto a livello nazionale, il Distretto
del Pomodoro da Industria Nord Italia in cui sono presenti 2 soci piemontesi, la provincia di
Alessandria e la Tomato Farm, il principale trasformatore presente in Regione. Va segnalato che il
pomodoro da industria in Piemonte è una coltivazione abbastanza recente che ha conosciuto una
larga diffusione solo nell’ultimo decennio fino ad arrivare ad essere la prima coltivazione del
settore per superficie. Inoltre la presenza di questo trasformatore e la collocazione in un’area
distrettuale garantisce una buona collocazione del prodotto. L’area di maggiore concentrazione è
quella a nord-est del capoluogo, nella zona di Castelnuovo Scrivia, mentre l’azienda citata si trova
a Pozzolo Formigaro, poco più a sud, nell’area di Novi Ligure, zona di interscambio sull’asse
Milano – Genova. Sempre in provincia di Alessandria, a Castelnuovo Scrivia, è presente l’unica
Associazione di produttori esclusivamente orticola, l’Aspropat (Associazione produttori patate),
che conta circa 180 soci produttori di patate
Tra le altre zone con coltivazioni in pieno campo si ricordano anche la zona del Cuneese intorno a
Fossano, specializzata nella produzione di cavolfiori, pomodori, zucchine, fagioli, ortaggi a foglia;
anche l’area di Borgo d’Ale mostra una specializzazione verso zucchine, cavoli e cavolfiori, ma con
un approccio più tradizionale. Il Braidese, dove si stanno sviluppando diverse realtà cooperative, è
invece un’area di notevole interesse per le produzioni in serra. Nel Torinese, si segnala la zona di
Santena, Poirino e Carmagnola, dove la produzione, fortemente frammentata, si rivolge
principalmente al capoluogo regionale. Nel caso delle orticole, il mercato fresco è essenzialmente
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locale o regionale, mentre i prodotti per la trasformazione sono conferiti per lo più a gruppi
extraregionali. Un’importante innovazione che nell’ultimo decennio ha modificato il sistema di
distribuzione del prodotto piemontese è stata la creazione del CAAT (Centro Agro Alimentare
Torino) nel 2002. Il CAAT, situato a pochi km dal capoluogo piemontese e in posizione comoda
per i principali assi viari regionali è il centro servizi in cui si svolgono le principali contrattazioni ed
è stato trasferito in posizione più strategica garantendo una migliore accessibilità per i produttori
provenienti da fuori città.
La
struttura
delle
aziende
risulta
particolarmente
frammentata,
essendo
composta
prevalentemente da piccole imprese a conduzione familiare. L’ISTAT stima la presenza di oltre
4.500 aziende orticole, per la maggior parte con processi in piena aria, e di 1.800 aziende con
patate; quasi due terzi delle imprese hanno una superficie inferiore ai 5 ettari. L’Anagrafe Unica
della Regione Piemonte riporta anche in questo caso dati non del tutto allineati. Secondo tale
fonte, in termini di OTE, le imprese specializzate in orti in piena aria risultano circa 810, con 500
addetti, quelle in orti sotto vetro sono una novantina, con un centinaio di addetti, quelle
combinate sono quasi una ottantina, con 70 addetti.
L’annata 2011 dal punto di vista produttivo è stata nel complesso positiva con le piogge
primaverili e una fine estate calda che hanno favorito una buona maturazione dei prodotti
autunnali. Verso fine anno alcune perturbazioni hanno, invece, causato esondazioni soprattutto
nel Canavese e nell’area di Ovada e Novi Ligure in cui molte produzioni autunnali sono state
compromesse.
1.3.2 Frutta
La coltivazione di frutta fresca ha conosciuto negli ultimi anni una considerevole evoluzione sia in
termini quantitativi che territoriali. Dalla tradizionale collocazione collinare, la frutticoltura
intensiva si è diffusa progressivamente verso la pianura, dove riesce a ottenere superiori rese
quantitative. Si rilevano due aree particolarmente vocate nella coltivazione di frutta fresca: il
Saluzzese e il Cavourese. Nella prima area si concentrano i 2/3 delle superfici regionali, distribuite
in aziende specializzate, con una particolare concentrazione di operatori della fase commerciale e
la presenza locale di un indotto specifico (mezzi tecnici, servizi). In questa area sono insediate,
inoltre, le tre Organizzazioni di Produttori ortofrutticole della regione, l’Ortofruit Italia, l’Asprofrut
e la Lagnasco Group. La seconda area, il Cavourese, risulta più piccola e frammentata e si
caratterizza nella specializzazione melicola, con una ricca presenza di cultivar tradizionali.
Esistono inoltre altre piccole aree produttive specializzate, quali ad esempio Volpedo, S.Marzano
Oliveto, Borgo d’Ale e il Roero. Il Piemonte, per effetto della sua posizione geografica, colloca le
proprie produzioni nella fase tardiva del ciclo di raccolta rispetto alle maggiori regioni
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
ortofrutticole italiane e si offre, quindi, come area di integrazione di gamma. Le produzioni del
Saluzzese mostrano una maggiore vocazione all’export, mentre quelle del Cavourese sono
principalmente orientate al mercato locale dell’area metropolitana torinese. Il comparto
piemontese evidenzia una specifica specializzazione verso le mele, in particolare il gruppo rosse.
La filiera della frutta a guscio interessa in Piemonte due produzioni principali: il nocciolo e il
castagno da frutto. Anche le noci sono riconducibili a questo gruppo di prodotti, ma tuttavia
risultano di limitato interesse in regione.
L’areale di coltivazione della frutta da guscio è sostanzialmente rimasta nel tempo quello
tradizionale, nelle fasce di collina e bassa montagna ma la coltivazione di nocciole sta conoscendo
una significativa evoluzione in termini quantitativi e territoriali diffondendosi recentemente verso
altitudini inferiori, fino a giungere verso la pianura. La zona di coltivazione resta tipicamente l’Alta
Langa, area collinare di altitudine superiore ai 400-500 metri, nella provincia di Cuneo e nella
parte confinante di quella di Asti. Quasi tutta la produzione regionale di nocciolo appartiene ad
una sola varietà, considerata di alto valore qualitativo: la Tonda Gentile delle Langhe. Il castagno
pare meno interessato da fenomeni di allargamento, la maggior parte dei castagneti si trova in
provincia di Cuneo nelle aree di bassa e media montagna. In provincia di Torino si segnala l’area
emergente della Val di Susa. Entrambi gli areali di coltivazione stanno avviando iniziative di
valorizzazione del prodotto locale.
Al momento il Piemonte ha solo due denominazioni d’origine definitive ovvero la Nocciola
Piemonte (IGP)
e la Castagna Cuneo (IGP) mentre sono cinque le denominazioni in regime di
protezione transitoria (Marrone della Val di Susa, Fragola Cuneo, Piccoli Frutti Cuneo, Mela Rossa
Cuneo e Peperone di Carmagnola) e tre sono i prodotti per i quali è stato chiesto il riconoscimento
IGP (Albicocca Tonda di Costigliole, Fagiolo di Cuneo e Pera Madernassa del Cuneese). La frutta
piemontese è in larga prevalenza destinata al consumo fresco, mentre solo una quantità modesta
è avviata ai processi di trasformazione. La filiera comprende prevalentemente aziende che si
occupano del condizionamento e della distribuzione del prodotto fresco. Emerge lo storico ruologuida di alcune imprese commerciali, che rappresentano il tramite tra la produzione locale ed i
canali distributivi, con forte proiezione verso l’estero (ad esempio, l’80% del kiwi prodotto in
regione è esportato). Le nocciole possono essere utilizzate per il consumo diretto ma ben più
importanti (90%) sono le destinazioni industriali dolciarie.
L’annata frutticola 2011 è stata, a livello di mercato, fortemente negativa per il comparto
piemontese. Il kiwi dopo una serie di annate positive ha fatto segnare una battuta d’arresto a
causa della batteriosi, una patologia diffusasi molto velocemente ed in maniera aggressiva che ha
costretto molti frutticoltori all’estirpazione. Questo problema ha spinto il settore verso la ricerca di
nuove cultivar ma anche verso soluzioni diverse per i terreni colpiti. La qualità della produzione
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
rimanente è comunque buona e anche la campagna commerciale 2011-2012 sembra restituire il
sorriso ai produttori. Simile l’andamento per le mele che stanno dando buoni risultati sui mercati
esteri dopo una produzione abbondante e di buona qualità segnata in negativo soltanto da un
eccessivo calore agostano che ha causato qualche scottatura.
Il caldo anticipato di aprile aveva invece provocato una maturazione anticipata delle pesche e della
frutta estiva in generale facendola maturare in contemporanea con le produzioni del bacino
mediterraneo che, tradizionalmente, invadono il mercato con due o tre settimane di anticipo. A
questo fattore negativo si è aggiunta una crisi generalizzata dei consumi che ha di fatto segnato
una delle peggiori campagne per questo tipo di frutta.
Per le nocciole si è osservata un’annata di ottima qualità ma segnata da una produzione limitata
rispetto all’anno precedente. In regione la varietà dominante, la Tonda Gentile delle Langhe, ha
avuto circa il 20% di prodotto in meno ma le condizioni climatiche di primavera ed estate ne hanno
favorito un’ottima essiccazione. Fortemente negativa, invece, l’annata della castagna, la cui
produzione è stata quasi dimezzata dall’elevata siccità del mese di settembre e dalla diffusione di
un batterio che ne debilita la pianta compromettendone la produzione.
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
2. Politiche e aspetti normativi
Le principali normative comunitarie che influiscono sul comparto ortofrutticolo riguardano
principalmente l’Organizzazione Comune di Mercato (OCM) e i regolamenti inerenti i pagamenti
diretti e il Programma di Sviluppo Rurale. Assume notevole importanza, in quest’ottica, la Riforma
in corso della Politica Agricola Comune (PAC) che entrerà in vigore nel 2014.
L’OCM relativa al settore ortofrutticolo è stata riformata nel 2007 con l’emanazione del
Regolamento (CE) n. 1580/2007
che ha confermato sostanzialmente i principali aspetti della
precedente alla luce però della necessità di uniformarsi alla nuova PAC tramite la proposta del
disaccoppiamento totale. Gli obiettivi della nuova OCM sono:





maggiore competitività e orientamento al mercato dei prodotti ortofrutticoli
ridurre le fluttuazioni dei redditi dei produttori
aumentare i consumi dei prodotti ortofrutticoli
migliorare la conservazione e la tutela dell’ambiente
semplificare l’onere amministrativo per gli interessati
Viene riconosciuta la centralità delle Organizzazioni dei Produttori (OP) a cui sono assegnati alcuni
compiti:




assicurare la programmazione e l’adeguamento alla domanda
concentrare l‘offerta e migliorare la commercializzazione
ottimizzare i costi di produzione e stabilizzare i prezzi alla produzione
promuovere la sostenibilità delle colture e delle tecniche di smaltimento dei rifiuti
Il disaccoppiamento è totale dal 2008 solo per i prodotti freschi mentre per i prodotti trasformati
c’è un periodo di transizione. L’Italia ha optato per l’accoppiamento di pomodori, pere e pesche
fino al 2011/12; per il 2011 resta accoppiato il premio per le prugne da trasformazione. Il settore
della frutta in guscio è interessato da un regime di sostegno accoppiato che ha visto nel 2011 la
sua ultima annata, essendo previsto dal 2012 il passaggio ad un sistema completamente
disaccoppiato.
In merito all’attivazione del Programma di Sviluppo Rurale 2007-13, il settore risulta
particolarmente interessato ad alcune azioni inserite sia nell’asse I (Competitività) sia nell’Asse II
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
(Agroambiente). Di seguito si riportano in modo sintetico le principali indicazioni per la misura
214, ovvero i pagamenti agro ambientali, una tra le misure più rilevanti per il comparto. La Misura
214, infatti, favorisce l’adozione di metodi produttivi compatibili con la salvaguardia e il
miglioramento dell’ambiente e dello spazio naturale ed è molto articolata. Prevede 8 linee di
azione decisamente separate tra loro ma gli interventi più rilevanti per il settore ortofrutticolo
riguardano le azioni 214.1 e 214.2 che, a seconda del tipo di coltura si suddividono come segue:
214.1 - Applicazione di tecniche di produzione integrata
Per le orticole estensive il premio base varia tra i 225 euro/ha (prima fascia >3,5 ettari ) e i 203
(seconda fascia) per l’introduzione, tra 203 e 183 euro/ha per il mantenimento; mentre i premi per
gli impegni aggiuntivi sono di 120 euro/ha la pacciamatura con materiale biodegradabile.
Per le orticole intensive il premio base varia tra i 370 euro/ha (prima fascia < 2 ettari ) e i 332
(seconda fascia) per l’introduzione, tra 332 e 328 euro/ha per il mantenimento; mentre i premi per
gli impegni aggiuntivi sono di 120 euro/ha la pacciamatura con materiale biodegradabile.
Per le orticole in coltura protetta il premio base varia tra i 405 euro/ha (prima fascia < 0,5 ettari) e
i 365 (seconda fascia) per l’introduzione, tra 365 e 329 euro/ha per il mantenimento; mentre i
premi per gli impegni aggiuntivi sono di 120 euro/ha la pacciamatura con materiale
biodegradabile.
Per la frutta a minore impegno (ciliegio, albicocco, actinidia, piccoli frutti, nocciolo, ecc.): il premio
base varia tra i 405 euro/ha (prima fascia < 5 ettari) e i 365 (seconda fascia) per l’introduzione, tra
365 e 329 euro/ha per il mantenimento; mentre i premi per gli impegni aggiuntivi sono di 100
euro/ha per l’inerbimento (distinto se fatto in pianura o collina) e di 55 per i nidi artificiali.
Per altra frutta (melo, pero, susino, ecc.): il premio base varia tra i 450 euro/ha (prima fascia < 5
ettari) e i 405 (seconda fascia) per l’introduzione, tra 405 e 365 euro/ha per il mantenimento;
mentre i premi per gli impegni aggiuntivi sono di 100 euro/ha per l’inerbimento (distinto se fatto
in pianura o collina) e di 55 per i nidi artificiali.
Per noce e castagno il premio base varia tra i 153 euro/ha (prima fascia ) e i 138 (seconda fascia)
per l’introduzione, tra 138 e 124 euro/ha per il mantenimento; mentre i premi per gli impegni
aggiuntivi sono di 100 euro/ha per l’inerbimento e di 55 per i nidi artificiali.
214.2 - Applicazione di tecniche di produzione biologica
Per le orticole estensive il premio base varia tra i 320 euro/ha (prima fascia < 3,5 ha) e i 291
(seconda fascia) per l’introduzione, tra 306 e 275 euro/ha per il mantenimento; mentre i premi
per gli impegni aggiuntivi sono di 120 euro/ha la pacciamatura con materiale biodegradabile.
Per le orticole intensive il premio base varia
tra i 450 euro/ha (prima fascia < 2 ha) e i 405
(seconda fascia) per l’introduzione, tra 405 e 365 euro/ha per il mantenimento; mentre i premi per
gli impegni aggiuntivi sono di 120 euro/ha la pacciamatura con materiale biodegradabile.
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
Per le orticole in coltura protetta il premio base varia tra i 495 euro/ha (prima fascia < 0,5 ha) e i
445 (seconda fascia) per l’introduzione, tra 445 e 400 euro/ha per il mantenimento; mentre i
premi per gli impegni aggiuntivi sono di 120 euro/ha la pacciamatura con materiale
biodegradabile.
Per la frutta il premio base varia tra i 645 euro/ha (prima fascia < 5 ha) e i 580 (seconda fascia)
per l’introduzione, tra 630 e 567 euro/ha per il mantenimento; mentre i premi per gli impegni
aggiuntivi sono di 100 euro/ha per l’inerbimento (distinto se fatto in pianura o collina) e di 55 per
i nidi artificiali.
Per noce e castagno il premio base varia tra i 370 euro/ha (prima fascia < 5 ha) e i 332 (seconda
fascia) per l’introduzione, tra 360 e 324 euro/ha per il mantenimento; mentre i premi per gli
impegni aggiuntivi sono di 100 euro/ha per l’inerbimento e di 55 per i nidi artificiali.
Restano tuttavia aperti alcuni quesiti nei rapporti tra le politiche del primo e del secondo pilastro,
specialmente in termini di demarcazione, specialmente in merito alle misure agro ambientali; per
quelle strutturali l’introduzione di una soglia di finanziamento sembra offrire una soluzione
condivisibile. Sotto un determinato valore dell’intervento si utilizza il primo pilastro; sopra il PSR.
A questo proposito, il PSR della Regione Piemonte presenta una analisi molto analitica dei casi di
sovrapposizione possibile tra i due pilastri, in merito agli investimenti nel settore ortofrutticolo dei
quali si richiede l’eccezione a norma dell’articolo 5, paragrafo 6, del regolamento (CE)
n.1698/2005 del Consiglio e dei quali si prevede il sostegno da parte del PSR.
Nel novembre 2010 la Commissione Europea ha presentato all’Europarlamento la Comunicazione
che riguarda il futuro della PAC dopo il 2013, riforma che si pone come obiettivo una politica
agricola europea più verde, più attenta al territorio, alle risorse naturali, alle piccole aziende. Il
commissario Ue all’Agricoltura, il rumeno Dacian Ciolos, ha proposto l’abbandono dei riferimenti
storici per i pagamenti diretti da sostituire con criteri che sono in corso di definizione sulla base di
studi di impatto. Il principio che sembra destinato a passare, per attuare il riequilibrio tra i Paesi
della UE nella distribuzione dei pagamenti diretti, è quello della superficie. Una parte importante,
la proposta parla del 30%, sarà destinata al cosiddetto greening, ovvero alla pratica di alcune
attività giudicate sostenibili dalla Commissione come, ad esempio, la diversificazione delle
produzioni, la messa a riposo dei terreni o la creazioni di corridoi ecologici. Oltre a queste due
grandi rivoluzioni agli Stati Membri sarà concessa l’applicazione di alcuni correttivi per bilanciare i
possibili squilibri derivati dalla riforma. Ci sarà un pagamento compensativo per le aree
svantaggiate, una formula semplificata per le piccole aziende mentre una parte sarà destinata al
mantenimento di particolari produzioni che attraversano momenti di crisi o che costituiscono
elementi di fondamentale importanza per una determinata area. La determinazione dei tetti
massimi da poter destinare a questi correttivi sarà fondamentale per il destino di un settore che
verrà sicuramente penalizzato da una suddivisione che segua esclusivamente criteri di superficie.
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
Uno studio dell’Ires Piemonte all’indomani della pubblicazione delle bozze di regolamento del 12
ottobre 2011 ha stimato l’impatto della riforma sui vari settori dell’agricoltura piemontese.
Prendendo le aziende piemontesi e suddividendole per OTE (Orientamento Tecnico Prevalente)
sulla base al pagamento ricevuto nel 2009 e delle proposte della Commissione in merito alla
nuova struttura dei pagamenti diretti, si è ipotizzato l’impatto della Riforma al netto delle decisioni
che prenderanno i singoli Stati Membri. Il settore ortofrutticolo, a causa della suddivisione in OTE,
non è tuttavia riassumibile in un’unica voce. La parte orticola si associa alla floricoltura nella
categoria “ortofloricoltura” mentre la frutticoltura si associa alla viticoltura nella categoria
“coltivazioni permanenti”.
Di seguito il quadro di confronto tra il valore titoli del regime di pagamento unico (titolo III) ed uno
scenario di regime di pagamento di base per le aziende piemontesi ripartite per OTE.
Ote generale
Regime di
pagamento di
base totale
Regime di
pagamento di
base ad
ettaro di SAU
Titoli ordinari
per ettaro di
SAU
Δ% titoli
ordinari regime di
pagamento di
base
Ortofloricoltura
2.054.187
208,3
306,0
-31,9
Coltivazioni permanenti
3.424.438
38,2
48,8
-21,7
10.331.576
178,9
237,8
-24,8
201.481.837
208,4
294,0
-29,1
Policoltura
Totale Piemonte
Fonte: elaborazione IRES Piemonte su dati CSI
La distribuzione ipotizzata è, naturalmente, da considerarsi puramente teorica in quanto la fase di
codecisione in cui il Parlamento Europeo può intervenire nel modificare i Regolamenti è tuttora in
atto e, inoltre, non siamo ancora a conoscenza di come i singoli Stati utilizzeranno i correttivi citati
in precedenza.
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
3. Conclusioni e analisi SWOT
Gli scenari del comparto sono piuttosto differenti per la filiera orticola e per quella frutticola e per
quella della frutta a guscio, ma si differenziano anche da zona a zona. Restano però alcuni
sostanziali elementi comuni.
Per la frutta, dopo alcune annate in cui le difficoltà non erano legate alla produzione ma a fattori
esterni come ad esempio la crisi dei consumi, è arrivata un’annata in cui anche la fase produttiva,
in particolare ad inizio estate ha avuto un andamento negativo. Altro elemento di forte criticità è
quello degli elevati costi di produzione, a fronte della bassa retribuzione ottenuta dalla
componente agricola nei confronti della fase distributiva che comanda sempre più le dinamiche di
mercato. Lo scenario attuale è caratterizzato da un aumento degli ettari investiti, un aumento dei
costi di coltivazione, un intasamento del mercato e una richiesta di riduzione del prezzo alla
produzione da parte della distribuzione.
Secondo diversi osservatori ci sarebbe la necessità di cambiare strategia, intervenendo sulla
diversificazione dell'indirizzo produttivo, inserendo altre specie o tipologie di frutto al posto di
quelle più tradizionali e storiche. Bisognerebbe inoltre creare una maggiore aggregazione della
filiera e dell'offerta, come peraltro previsto dai documenti di indirizzo dell’Organizzazione
Comune di Mercato. In caso di una buona capacità di programmazione risulterebbe utile ridurre la
coltivazione di alcune specie spesso sovrabbondanti, come ad esempio le pesche (o più
recentemente le pere), per investire su altre più ricercate. Si sta facendo largo la cosiddetta
“politica di club” intorno alle varietà, ovvero investire sull’acquisto di diritti di proprietà legati ad
una singola varietà di frutto e portarne avanti coltivazione e ricerca per averne i benefici esclusivi
derivati dalla sua commercializzazione. Si tratta di una strada percorsa da qualche grande gruppo.
Sul lato dell’aggregazione, invece, si segnalano alcuni accordi positivi tra gruppi di produttori (OP
ma non solo) e la grande o media distribuzione che hanno dato buoni riscontri e saranno estesi a
nuove produzioni.
I prezzi medi al consumatore, che mostra oramai un costante calo nell’acquisto, sono aumentati,
incrementando la forbice tra il prezzo al dettaglio e il prezzo corrisposto ai produttori agricoli. In
alcuni casi il prezzo percepito dall'agricoltore risulta al di sotto dei costi reali sostenuti. Risulta
difficile oggi fare frutticoltura senza un approccio di filiera e la fase primaria non dovrebbe più
produrre senza conoscere le reali possibilità di collocamento. E’ necessario coinvolgere la grande
distribuzione in questi accordi ma non sempre è possibile senza la mediazione delle grandi
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
organizzazioni o degli enti pubblici. In alcuni casi, laddove si è riuscito a fare, si è dimostrato che i
vantaggi commerciali, grazie anche ad una buona comunicazione, sono da entrambe le parti.
Nell’ambito del settore orticolo, restano rilevanti i punti di sempre: l’aggregazione dell’offerta,
l’ampliamento dei canali distributivi e di commercializzazione (GDO da un lato e catene brevi
dall’altro), le garanzie di qualità e quantità di prodotti. Dal punto di vista territoriale, si
confermano particolarmente attive l’area alessandrina, con realtà di carattere distrettuale, e l’area
del braidese, dove invece si notano interessanti segnali di organizzazione spontanea dei
produttori. Analizzando le produzioni, se si esclude la produzione di pomodoro da industria
emerge un’alta frammentarietà che da un lato rende più competitiva la filiera sul mercato locale
poiché riesce a soddisfare le esigenze di qualità e tipicità del consumatore piemontese disposto
anche a pagare qualcosa in più, ma dall’altro indebolisce il settore nel suo complesso di fronte al
confronto quotidiano con il settore distributivo.
In questo quadro, restano fondamentali, quindi, per tutte e tre le sub filiere (compresa la frutta a
guscio) le strategie volte a incrementare ulteriormente l’aggregazione dell’offerta. Un altro aspetto
da considerare è il carattere specifico di ogni domanda, dalla trasformazione al consumatore, che
è tornata a guardare con attenzione al prezzo come fattore di scelta. Gli scenari futuri, infine,
dovranno tenere conto dei cambiamenti avvenuti soprattutto nei consumi, da un lato, e nel quadro
della PAC, dall’altro. In sintesi nella tabella seguente una matrice Swot (analisi dei punti di forza,
punti di debolezza, minacce e opportunità) del settore ortofrutticolo.
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Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
Minacce
Opportunità
Punti di forza
Punti di debolezza
Settore frutticolo



Ulteriore aumento
della forza della GDO
Crisi dei consumi
Quadro di supporto e

Debole ruolo dei
mercati all’ingrosso
Crisi da
Norme che non
Diffusione di modelli


Evoluzione dei
proteggono le
Qualità e sicurezza

Diffusione della

Consolidate

Elevata

Alcune consolidate
rapporti di filiera sulla
Sviluppo del canale
breve
Domanda qualificata
espressa
dall’industria dolciaria


alimentari salutistici
base della nuova OCM
sovrapproduzione e
difficoltà di reazione


governance troppo
poco stabile


delle produzioni locali
produzione integrata
produzioni tipiche
specializzazione
strutture cooperative
e O.P.
Valorizzazione della
gestione del territorio
(frutta a guscio)

produzioni locali
Presenza della IGP
Nocciola Piemonte

Frammentazione

Costi di produzione

Carenze di

Scarsa presenza della

Andamento recente

Batteriosi del kiwi

Frammentazione

Costi di produzione

Carenze di

Scarsa presenza di
dell’offerta
elevati
standardizzazione
trasformazione
dei consumi
Settore orticolo




Ulteriore aumento
della forza della GDO
Contrazione dei
consumi
Quadro politico, di
supporto e
governance, troppo
poco stabile


Diffusione di modelli
alimentari salutistici

(pomodoro)


Diffusione di

breve

Sviluppo di particolari

Vicinanza a snodi
importanti per
Presenza centri di
ricerca

standardizzazione
industria conserviera
che utilizzi prodotti
locali
Buona organizzazione
e carattere
distrettuale (AL)
22
elevati
specializzazione e
produzioni tipiche
canali e promozione
dell’offerta
Elevata
presenza di
Approccio a nuovi
dei consumi
biologico e lotta
logistica e consumo
Sviluppo del canale
destinazioni
delle produzioni
integrata
rapporti di filiera sulla
industriali
Evoluzione PAC
Qualità e sicurezza
Evoluzione dei
base della nuova OCM



Scarsa capacità di
programmazione
Report di filiera - Ortofrutta – Aprile 2012
Fonti consultate
TESTI
BRIAMONTE L., (a cura di), Il comparto della frutta a guscio in Italia, INEA, Roma, 2007
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2013, Luglio 2007
CARBONE A., HENKE R., La posizione dell’Italia nel mercato internazionale del kiwi, in
AgriRegioniEuropa, n. 21, Giugno 2010
CORERAS, Analisi degli scambi commerciali delle principali produzioni agricole tra i Paesi dell’area
di libero scambio Euro-Mediterranea, Regione Sicilia, 2006.
EUROSTAT, Agriculture and Fishery Statistic. Main results of 2009-2010, European Union, 2011
REGIONE PIEMONTE, Programma di Sviluppo Rurale PSR 2007-2013, Testo adottato con DGR n. 29977 del 5 novembre 2008 (modifiche anno 2008) e integrato con modifiche Health Check al 10
dicembre 2009. Scaricabile al sito:
http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/dwd/documentazione/2009/testointegrato.pdf
RASSEGNA STAMPA
Per il presente rapporto sono state consultate le seguenti testate:
 AGRISOLE
 IL SOLE24ORE – NORDOVEST
 LARGOCONSUMO
 L’INFORMATORE AGRARIO
 TERRA E VITA
SITI
ANAGRAFE AGRICOLA UNICA – www.sistemapiemonte.it/anau
AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) – www.agea.gov.it
AGRICOLTURA24 – www.agricoltura24.com
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AGRICOLTURA ITALIANA ON LINE (MIPAAF) - http://aiol.palomarsviluppo.com/
AGRICOLTURA ON WEB – www.agricolturaonweb.info
AGRIREGIONIEUROPA – www.agriregionieuropa.it
AGRONOTIZIE – http://agronotizie.imagelinenetwork.com
AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) – www.aiab.it
ASPROPAT – www.aspropat.com
ASSOMELA – www.assomela.it
CAAT – www.caat.it
CAMERA DI COMMERCIO DI CUNEO (agroalimentare) – www.cuneo.agroitaly.it
COLDIRETTI PIEMONTE – www.piemonte.coldiretti.it
IL CORRIERE DI SALUZZO – www.corrieredisaluzzo.it
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO http://www.corriereortofrutticolo.it/
EUROPARLAMENTO24 - http://www.europarlamento24.eu
EUROSTAT - http://epp.eurostat.ec.europa.eu
FAO (Food and Agriculture Organization), servizio statistico - faostat.fao.org
FRESH PLAZA -
www.freshplaza.it
GAZZETTA D’ALBA – www.gazzettadalba.it
INDEX MUNDI – www.indexmundi.com
INEA – www.inea.it
ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) – www.ismea.it
ISTAT – www.istat.it
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE – www.politicheagricole.it
ORTOFRUITITALIA – www.ortofruititalia.it
REGIONE PIEMONTE (Direzione Agricoltura) - www.regione.piemonte.it/agri
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SISTEMA PIEMONTE – www.sistemapiemonte.it
SLOW FOOD – www.slowfood.it
TARGATOCN – www.targatocn.it
TERRANUOVA - http://www.aamterranuova.it/
USDA (United States Department of Agriculture) - http://www.usda.gov
USDA, Foreign Agricultural Service - http://www.fas.usda.gov
VENETO AGRICOLTURA – http://venetoagricoltura.regione.veneto.it
VITERBONEWS24 – www.viterbonews24.it
WIKIPEDIA – it.wikipedia.org
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