Prezzi al consumo e prezzi alla produzione: un

Transcript

Prezzi al consumo e prezzi alla produzione: un
Prezzi al consumo e prezzi alla produzione: un rapporto che diventa difficile
Confrontare i prezzi al consumo e quelli alla produzione può aiutare a capire da dove prende origine il processo inflazionistico che le famiglie italiane
stanno sperimentando (e subendo) in questi anni. Perché questo esercizio possa contribuire a diradare, almeno in parte, la nebbia che avvolge le
sorgenti dell’aumento dei prezzi, è importante ricordare che i prezzi alla produzione non sono altro che prezzi di prima commercializzazione ai quali tutti i
componenti della filiera aggiungono margini commerciali e costi reali per arrivare ai prezzi al dettaglio o al consumo. In un sistema distributivo e
commerciale perfettamente concorrenziale ed efficiente le variazioni dei prezzi al consumo dovrebbero “stare intorno” a quelle dei prezzi alla
produzione. La concorrenza, infatti non permetterebbe agli operatori di adottare per lunghi periodi di tempo prezzi “troppo distanti” da quelli praticati dai
propri fornitori. Ogni allargamento della forbice fra prezzi alla produzione e prezzi al consumo costituisce un segnale della presenza di rendite e
diseconomie all’interno della filiera distributiva e, quindi dovrebbe essere presa in seria considerazione da parte delle autorità di governo al livello
centrale e locale.
Passando all’analisi dell’evoluzione dei prezzi vediamo che, a partire dall’introduzione dell’euro, prezzi al consumo e prezzi alla produzione hanno preso
strade diverse con una forte riduzione di questi ultimi a fronte di una crescita dei primi. Questo fenomeno può essere osservato mettendo a confronto la
variazione tendenziale, ossia sullo stesso mese dell’anno precedente, dei due indici dei prezzi nel periodo compreso fra gennaio 2001 e dicembre 2003.
Come è possibile osservare dal grafico 1, nei mesi centrali del 2002 si verificata una riduzione dell’inflazione misurata alla produzione e alla quale ha
corrisposto un aumento dei prezzi al consumo. Si può dire che a partire dal 2002 sono venute meno le condizioni economiche che avrebbero potuto
giustificare l’aumento dei
prezzi al consumo degli ultimi due anni. Sembra più plausibile pensare a una sorta di “effetto segnale” dell’introduzione dell’euro per un aumento
simultaneo dei prezzi all’interno della filiera distributiva effetto che ha finito per ripercuotersi inevitabilmente sui prezzi al consumo. Sarebbe scorretto, ,
attribuire tutta la differenza fra prezzi alla produzione e prezzi al consumo alla sola fase del dettaglio in quanto fra la produzione e il consumo vi è anche
la fase delle vendite all’ingrosso che può aver contribuito a far divergere prezzi alla produzione e prezzi al consumo. In Italia manca, però, una serie
statistica dell’andamento dei prezzi all’ingrosso essendo disponibile solo il dato riferito alla fase iniziale e a quella finale della commercializzazione.
Prendendo in considerazione gli indici dei prezzi in luogo delle variazioni è possibile calcolare di quanto divergono prezzi al consumo e prezzi alla
produzione in un determinato periodo. Nel settore dei beni al consumo presi nell’insieme la differenza fra prezzi alla produzione e al consumo che si è
cumulata nel periodo 2001 – 2003 è di oltre il 3%. Il grafico mostra che “il divorzio” fra i due indicatori è iniziato proprio con il passaggio dalla lira all’euro
nel gennaio 2002. I grafici da 3 a 5 riguardano rispettivamente gli indici dei prezzi al consumo di alimentari, abbigliamento e, infine, calzature. In questi
settori il divario cumulato è superiore alla media con una differenza di 4 punti fra prezzi alla produzione e al consumo. Si tratta di beni che rappresentano
un’ampia quota del paniere di consumo delle famiglie le quali sicuramente beneficerebbero di una razionalizzazione della filiera distributiva del nostro
Paese.