Leggi l`intero reportage dell`incontro

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Sul set del documentario “Aspettando il maestro…” Da una conversazione tra il regista Rachid Benhadj e i ragazzi di Monte San Savino, Castiglion Fiorentino, Civitella Val di Chiana, Foiano
della Chiana, IC Monte San Savino, 25 marzo 2014 Rachid, ci puoi dire qualcosa del film, dell'idea che hai avuto e di quello che state
facendo, in modo che i ragazzi possano orientare le loro domande? Qui c'è una
delegazione di quasi cento ragazzi. Alcuni sono di Monte San Savino ma altri sono
venuti con gli scuolabus anche da Castiglion Fiorentino, Civitella e Foiano. Tutti
hanno una gran voglia di chiedere, di sapere…e poi racconteranno agli altri loro
compagni… Ci puoi dire brevemente com' è questo film, come è la storia che hai
intenzione di raccontare, come ti è venuta in mente? (Giovanna Barzanò, ispettrice
MIUR, Roma) Rachid (regista): All'inizio sono venuto qui in Val di Chiana per ragioni che non
riguardavano il film che stiamo girando adesso. In novembre sono andato a
Foiano, per discutere con i ragazzi che avevano visto il mio film “Il pane
nudo”. Mi avevano invitato l'ispettrice Giovanna Barzanò del MIUR e i
dirigenti scolastici, nell'ambito di due progetti internazionali a cui partecipano
queste scuole1 . Infatti ero già andato anche alla scuola Settembrini di Roma, a
offrire il mio contributo nel giorno della celebrazione della pace. Visto che ero
da queste parti…sono andato anche alla scuola di Monte San Savino. La
Barzanò mi aveva detto che lì c'era una band di allievi che fa un lavoro di
musica molto particolare e la sera siamo andati ad assistere alle prove. È così
che ho scoperto gli “Acchiappanote”. . A Foiano, poi, ho trovato intrigante il modo con cui questi giovani avevano
interpretato il mio film, secondo un'ottica più occidentale della mia. Ho
ricevuto anche parecchie domande che non mi aspettavo, data la loro età. Insomma, mi è sembrato di capire che quella di poter lavorare con questi
ragazzi e con questi professori poteva essere un'esperienza molto significativa.
Nel frattempo mi ha colpito molto venire a conoscenza del fatto che un
grande maestro d'orchestra come Daniele Agiman sarebbe venuto fino a qua,
per dirigere un'orchestra di una scuola non diversa da tante altre...eh…ecco
che mi è balzata all'improvviso in mente la trama! Sono venuto qui con tante difficoltà, perché per fare un film servono tante
cose concrete. Fortunatamente però tutto il paese si è impegnato, sono stati
trovati sponsor e in tanti hanno dato una mano: perché credono in questo
Le scuole di Castiglion Fiorentino, Civitella Val di Chiana, Foiano della Chiana e Monte
San Savino appartengono a Rete Dialogues, una rete di 30 scuole di tutt'Italia sostenuta dal
Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Tutte le scuole di Rete Dialogues partecipano al
progetto Face to Faith della Tony Blair Faith Foundation sul dialogo tra religioni. Inoltre Rete
Dialogues partecipa al progetto europeo EPNoSL (European Policy Network on School Leadership),
che è una grande rete finanziata dalla UE e composta di istituzioni impegnate a sviluppare il
tema della leadership educativa e in particolare della prospettiva di “leadership distribuita”. La
rete EPNoSL cioè è molto interessata a tutte quelle scuole dove la leadership non è solo una
questione che riguarda il preside, ma contano veramente le azioni e le parole di tutti: gli
insegnanti, i genitori, tutto il personale, e soprattutto gli studenti. 1
film, hanno avuto fiducia. Ma comunque 'film' non è la parola più giusta: non mi sono comportato
come se scrivessi il copione di un film. In questo paese avevo la scuola e la
band a disposizione, avevo il direttore d'orchestra e la storia che li vede
incontrarsi, ma tutto questo non mi è bastato. Chiaramente non avevo il
tempo di venire qui e cominciare a far domande per capire l'essenza di questa
realtà e scrivere la sceneggiatura, come farei per altri progetti cinematografici.
In questo caso sono i ragazzi che mi hanno semplicemente ispirato, sono loro
che mi hanno spinto a voler raccontare e mi hanno fatto proprio venire
voglia. Quindi mi si è posto davanti un bivio: mi servivano gli strumenti
musicali e i ragazzi. Per sceglierli abbiamo fatto un provino in poco tempo. Sono stati Leila e
Karim, i miei collaboratori, a farlo. Senza la sinergia che abbiamo con la
scuola, con il preside, con l'ispettrice e con tutti quanti, realizzare tutto questo
non sarebbe possibile. Abbiamo scelto cinque ragazzi, a ciascuno dei quali corrisponde uno
strumento e abbiamo deciso di sviluppare ognuna delle cinque storie. Il momento in cui questi ragazzi fanno le prove a scuola con il loro prof, è il
momento che li unisce, il momento nel quale suonano in armonia. Sono tutti
insieme, a dispetto delle loro vite esterne, radicalmente differenti. Nel documentario poi voglio raccontare della loro scuola, quella che
permette ai ragazzi di impiegare al meglio tutta questa energia viva che
hanno. Il film dipende dalle persone che ho scelto, io stesso dipendo da loro:
racconto la loro vita, la loro realtà. E' davvero un film in costruzione continua.
Ancora non è finito, ma ogni volta che mi trovo dietro la cinepresa scopro
cose nuove e mi dico: “Cavolo! Mi piacerebbe sviluppare questo elemento
oppure quest'altro”, ma non si può sviluppare ogni idea, purtroppo. Il film sarà visto in tutto il mondo…far vedere la vostra zona, mostrerà la
vostra energia, e i vostri insegnanti che fanno il possibile per voi ragazzi…è
questa la mia ambizione! Quando stava girando, ha trovato il rapporto giusto con i ragazzi scelti e con quelli
della band? (Zaira, interprete del film, Monte San Savino, origini marocchine) Rachid (regista): Il feeling è importante, ma non lo è solo quello con i ragazzi protagonisti
della storia...è importante ci sia in generale una bella energia. La sincronia
dipende dallo stato d'animo dei ragazzi, e questo spesso dipende dalla famiglia
che i giovani hanno alle spalle. Quando sono venuto a casa tua, per esempio,
tua madre ha preparato il cous-cous per tutti ed è nata tra noi una certa
intimità, una certa atmosfera...del tutto eterea... Il film parla di ragazzi che si trovano di fronte a tanti bivi, sono alla ricerca
di qualcosa di positivo. I ragazzi che interpretano i personaggi principali sono
proprio così…di attriti non ce ne sono stati. Poi ovviamente siamo esseri
umani, i rapporti diventano di conseguenza, molto umani! Volevo chiederle la ragione per la quale “Aspettando il maestro” è un titolo
provvisorio e se quello definitivo sarà proposto dagli alunni o sarà scelto dal
regista...(Alessia, Castiglion Fiorentino) Rachid (regista): Il titolo è necessario: quando si comincia un lavoro si deve dargli un nome,
come succede con i personaggi di fiction. Il titolo “Aspettando il maestro”
ricorda innanzitutto “Aspettando Godot”, un famosissimo testo teatrale : nella
vita aspettiamo sempre qualcuno che ci venga a salvare. Senza contare che
nella nostra cultura il maestro è un caposaldo; è il vostro insegnante. Poi
passiamo continuamente da un maestro ad un altro maestro: incrociamo
maestri diversi, viviamo con dei maestri, e non siamo mai saturi di
conoscenza. Il tempo passa e aspettiamo sempre un qualcuno che ci faccia
scoprire cose nuove. Nel documentario vediamo una band che aspetta il
maestro, ma in un certo senso è concettualmente secondario questo maestro... Vi faccio un esempio: abbiamo fatto una scena con il vostro compagno
Nicola Orlacchio. Il suo nonno suona la tromba esattamente come Nicola, e in
quella situazione quindi il nonno è anche un maestro. Dobbiamo prendere il
maestro nel senso più ampio possibile: maestro non è solo il direttore
d'orchestra. Fino alla morte aspetteremo sempre il maestro, cercheremo sempre
qualcuno che ci stimoli e ci dia energia; qualcuno che ci cambi la vita...! Quindi i ragazzi attraverso i maestri che incontrano nel loro cammino, diventano
maestri di loro stessi? (Leonardo, Monte San Savino) Rachid (regista): In un certo senso sì... a scuola ho cominciato a disegnare perché c'era una
maestra a cui io volevo bene, che amava il disegno. A casa vivevano con me
dieci fratelli con caratteri ed idee diverse. Io sono diventato un miscuglio di
tutte queste persone, belle e brutte, ed ho insegnato a me stesso le cose belle e
brutte che ho appreso dai rapporti avuti con loro. Il maestro è, quindi, anche
un cammino. Perché nel titolo non ha usato la parola musica, come “La musica arriva a scuola”,
ma ha usato invece la parola maestro? (Francesco, Castiglion Fiorentino) Rachid (regista): Perché la parola musica così da sola è riduttiva. La musica siete voi, sono
questi ragazzi. La musica permette di uscire dalla solitudine. La musica è un
pretesto e anche la band è un pretesto. È qualcosa che unisce e dà energia.
Questa band è un modo per unirvi, che vi insegna a vivere insieme, a suonare
insieme, e questa unione è bella. La band è un pretesto più per parlare di voi,
che andate a scuola, che cercate il vostro futuro. Per questo la parola musica
sarebbe riduttiva. Qual è la ragione profonda che l'ha spinta a girare un film in una scuola della
Valdichiana? (Camilla, Castiglion Fiorentino) Rachid (regista): La vita è fatta spesso di incontri. Sono venuto, come ho detto prima, per
discutere la proiezione de “Il pane nudo”, e ho fatto un dibattito con i ragazzi.
Poi ho partecipato a successivi altri incontri in zona, con insegnanti che fanno
un lavoro straordinario e però anche quotidiano, che non risalta come un
film, non trova festival che gli sono dedicati. Per questo volevo mettere in risalto il lavoro svolto in questo istituto,
perché qui si cerca sempre di raggiungere il meglio. Ho voluto dare risalto alle
persone che si danno da fare in questa realtà, che non vanno in televisione,
ma che compiono azioni, a mio avviso assolutamente poetiche. Secondo lei, solo le persone possono essere maestri o anche le esperienze della vita
possono esserlo? (Laura, Foiano della Chiana) Rachid (regista): Vi racconto una storia. Avevo diciannove anni e stavo facendo un viaggio in un'isola sperduta in
Grecia, assieme ad un'amica. In quel posto non c'era proprio niente.
Trovammo un vecchio signore che abitava in una rientranza nella roccia e
aveva delle scatole di sardine. Gli chiedemmo se poteva darci da mangiare
qualcosa. Ci rispose che se volevamo poteva prepararci una minestra. Ma era
agosto! Potete immaginarvi che caldo ci fosse e che poca voglia avessimo di
una minestra... Comunque ci fece sedere sotto un albero, nei pressi del quale
si trovava una fontana, e vicino a questa era stato sistemato una specie di
tavolo. Mentre parlavo con la mia amica il vecchio mi versò dell'acqua. Io nel
frattempo bevevo e continuavo a parlare. Ogni volta che bevevo qualche
sorso, il vecchio versava l'acqua dal mio bicchiere e lo riempiva nuovamente
alla fontana. Dopo averlo fatto per ben cinque volte, la mia amica gli chiese il
perché di quello strano gesto.Lui rispose quasi spaventato: voleva darmi
dell'acqua fresca ogni volta che volevo bere. Non possedeva niente, ma voleva
darmi almeno dell'acqua fresca: per lui era importante! A volte, non c'è nemmeno bisogno di un'esperienza, ma anche solo un
piccolo gesto diventa un maestro. Nella vita non contano i beni materiali, ma
contano le persone. Quell'anziano aveva i vestiti stracciati, era povero, eppure
è rimasto dentro di me... con un gesto. Quale è stata la scena più impegnativa da girare? (Melissa e Anna, Castiglion
Fiorentino): Rachid (regista): Non sono arrivato con un copione, visto che non conoscevo i ragazzi. Per
cui giro le scene andando ad intuizione e ad incontro. Mi vengono raccontate
delle cose e cerco di capire come poterne trarre l'idea per costruire delle belle
scene. Quando lavori con più persone, ognuna ti da qualcosa di bello, qualcosa di
diverso. Stai lì come un pescatore e aspetti che qualcosa abbocchi. Quindi
aspetti che qualcuno abbia una bella idea per rispondergli istintivamente:
“Questa cosa mi interessa, perché non la sviluppiamo un po' di più?” Riprendendo il discorso di prima: all'inizio io non sapevo che il nonno di
Nicola suonasse la tromba. Ma a un certo punto Nicola per caso mi ha detto:
“Io suono la tromba perché mio nonno la suonava”. E io subito “Ma allora
perché non giriamo una scena mentre suoni con tuo nonno?”. Così non solo hanno suonato insieme, ma il nonno ha regalato a Nicola la
sua tromba che non aveva mai fatto toccare a nessuno, proprio l'oggetto che
considerava il suo bene più prezioso. Come si fa a riconoscere i maestri cattivi da quelli buoni? (Jacopo, Foiano della
Chiana) Rachid (regista): Alla vostra età è tutto bianco o tutto è nero. Poi cominciate a mettere un po'
di grigio in mezzo, attraverso la maturazione, e scoprite che in ogni persona
c'è del buono e del cattivo. Per me non esiste una persona ideale, e
contemporaneamente ognuno di noi ha dentro delle cose straordinarie. I
vostri maestri tirano fuori il meglio di voi, con tutte le difficoltà che possono
incontrare, ma voi dovete essere aperti, non chiudetevi dentro di voi! In quale modo la vita della scuola e la vita della comunità si intrecciano grazie alle
vicende dei cinque protagonisti? (Angela, Castiglion Fiorentino) Rachid (regista): Penso che il ruolo dei tuoi genitori sia di educarti e di darti tutto quello che
possono, ma quanto tempo passiamo a scuola? Tantissimo. Quando ero
piccolo conoscevo meglio alcuni insegnanti dei miei genitori. I maestri
diventano più importanti a volte, perché passiamo molto tempo con loro. Ma
uno, naturalmente, non esclude l'altro: una maestra o maestro non è un
genitore. I genitori hanno la funzione di educarvi, ma un maestro ha un suo
ruolo, complementare, per questo la scuola è molto importante. Io per esempio a dodici anni ho scoperto che mio padre fosse analfabeta:
non sapeva leggere, non sapeva scrivere... Ma prendeva in mano un libro e mi
faceva leggere e poi mi diceva che ancora non sapevo leggere bene e tutto
questo solo per spingermi a fare meglio! Se avesse scelto attori professionisti il risultato sarebbe stato lo stesso? (Roberto,
Castiglion Fiorentino) Rachid (regista): Per questo lavoro sarebbe assurdo contattare attori professionisti. Anche se
gli attori sono in grado di simulare una spontaneità e una bellezza tecnica di
alto livello, questo lavoro non è una fiction che costruisco, al contrario mi
metto a disposizione della realtà. Anche io mi stupisco! La realtà è talmente bella e complessa e straordinaria che non è possibile da
ingabbiare. Ognuno di voi ha bellezze nascoste e basta andarle a prendere per
tirare fuori che voilà...siete tutti attori! Nel film, che lezione imparano i cinque alunni protagonisti? (Chiara, Castiglion
Fiorentino) Rachid (regista): Sarebbe una bella domanda da fare a Zaira, visto che è presente. Zaira (interprete, Monte San Savino, origini marocchine): La lezione che imparo è che devo essere più unita coi miei amici, con la
band e con la musica e soprattutto che devo rispettare le volontà e i desideri
dei miei genitori. Durante la litigata con mia madre che avviene nel film mi
sono sentita molto coinvolta. Mi sono sentita ferma lì e ho scoperto che mia
mamma sa recitare, cosa che io non lo sapevo. Io e mamma siamo molto
unite, ma questo non lo sentivo prima e questo film me lo ha fatto capire
meglio...! Lei si rispecchia nella personalità dei protagonisti? (Luca, Castiglion Fiorentino) Rachid (regista): Io vengo da un altra realtà, sono nato e cresciuto ad Algeri, ma mi vedo in
loro, certo che mi vedo anche in voi! Quando siamo ragazzi piccoli così non ci
sono frontiere, siamo uguali, aspettiamo le stesse cose, pretendiamo le stesse
cose. Le indicazioni che vengono dal film possono ispirare i nostri insegnanti? Come
possiamo stimolare i nostri insegnanti ad essere maestri? (Sara e Chiara, Castiglion
Fiorentino) Rachid (regista): Io penso di sì, perché un documentario fa riflettere tutte le persone
intelligenti. Una reazione ci sarà. Come lo sto vivendo io: vedo una tale
energia in voi e mi sento vecchio, anche nel modo di raccontarvi. Così i vostri
insegnanti, vedranno l'energia che emanate e le vostre aspettative. Comunque non dovete aspettare tutto dalle altre persone! Dovete essere
anche voi a stimolare gli insegnanti, non aspettare tutto dal maestro. Anche
voi dovete andare a cercare le cose insieme al maestro, e se lui vede che voi
reagite, che non state solo ad ascoltare passivamente le loro cose, per loro è
uno stimolo. Così capita anche a me quando faccio l'insegnante. Se voi date il
minimo, loro vi daranno il minimo. Ma se voi li scuotete, avverrà il contrario! Vi è piaciuta l'accoglienza dei genitori e dei parenti dei cinque ragazzi? (Zaira,
interprete del film, Monte San Savino, origini marocchine) Rachid (regista): Attraverso i ragazzi puoi immaginare come è la loro famiglia. Se avessimo
girato questo lungometraggio a Roma o Milano, o comunque in una città più
grande di questa, non avremmo avuto la stessa accoglienza. Qui si conoscono
davvero le persone. Nel palazzo dove abito non conosco il vicino, ci
incrociamo tutte le mattina ma non ci scambiamo una sola parola. Volevamo chiederle se avete un maestro e cosa vi ha lasciato queste maestro. L'altra:
E lei si sente maestro? (Martina e Carlotta, Foiano della Chiana) Rachid (regista): Il maestro lo troverete in classe ma anche nelle vostre case, tutto dipende da
come ponete il vostro sguardo; quante persone incontriamo? Ognuna di esse
può essere il nostro maestro, anche solo per un attimo! Leila (assistente del regista): Bella quella storia del maestro che hai incontrato nel deserto…. Rachid (regista): Sì…Volevo costruire una casa di rose del deserto per un film. Mi
raccontarono che solo una persona le sapeva costruire. Non è facile infatti,
perché nel deserto le cose non sono ferme come pensiamo: nella notte le dune
si spostano. Certi oggetti di lavoro di notte venivano addirittura ricoperti dalla
sabbia e la mattina non riuscivamo a trovarli! La persona che sapeva costruire
queste case, ad ogni modo, era un vecchio. Mi recai allora presso il paese nel
quale viveva per cercarlo; lo trovai seduto per terra e aveva una teiera e
beveva il suo tè. Arrivato davanti a lui, con capelli lunghi e jeans, ho
cominciato subito a vomitargli addosso la mia preoccupazione, senza pensare
agli usi o ai costumi. Credo che mi abbia visto come se fossi stato un
marziano. Mi versò allora del tè. Io lo bevvi tutto in un sorso e ricominciai a
parlare. Continuava a versarmi tè e ancora tè…fino a quando la mia lingua
non iniziò a rallentare. A un certo punto mi sono trovato accasciato e me ne sono stato in silenzio:
mi ero persino dimenticato perché mi trovavo là. Mentre parlava, il vecchio
mi mise davanti una borsa che conteneva oltre duecento denti! Era il dentista,
era solito spostarsi di paese in paese per fare il suo lavoro. Ciò che fece mi
ricorda “Le mille e una notte” perché quel signore prese un dente alla volta e
per ognuno di essi cominciò a raccontarmi una storia…quasi come se
rivedesse i volti delle persone alle quali appartenevano quei denti…e potesse
così ricordarsi ogni particolare. Insomma quei denti erano come un libro per
lui! Sono rimasto lì tre o quattro ore e alla fine mi ha detto che ci saremmo visti
un altro giorno. Ero totalmente confuso che mi sono alzato con la mente
offuscata e ho cominciato ad allontanarmi. Ma ritrovata un po' di lucidità mi
sono voltato e ho chiesto come avremmo fatto a rivederci. Mi ha risposto che
lui stesso mi avrebbe trovato. Dopo qualche giorno infatti me lo son visto
arrivare sul set…e mi ha costruito la casa di cui avevo bisogno! Sono maestri questi uomini che incontri e che vengono a far parte di te. Come mai ha ripreso il carnevale di Foiano? (Antonio, Foiano della Chiana) Rachid (regista): Bella domanda. Quando sono venuto in questa zona mi hanno detto che c'è
un carnevale bellissimo. Ho pensato di filmarlo e poi di trovare un modo per
inserirlo nella trama. Non voglio svelare altro però, voglio che lo scopriate
guardandolo! L'allievo che supera il maestro è un fatto positivo o negativo? (Leonardo, Castiglion
Fiorentino) Rachid (regista): Si deve imparare a prendere il massimo dal proprio maestro. Tu puoi
cambiare, ma ciò non vuol dire che diventi migliore del maestro. Quel
maestro ha una parte di te e tu hai una parte di lui. Non è un rapporto di
competizione, dobbiamo ringraziarlo, perché già se lo riconosciamo come
maestro ci ha dato qualcosa, e quello è un valore in sé. Se cresco sarò meglio
di lui? No, sarò diverso. Rimane il mio maestro, anche se diverso più
importante. Ho incontrato un mio vecchio insegnante. Mi ha detto che era molto fiero
del fatto che sono diventato regista. Ma io lo guardavo come quando ero
piccolo: rimane il mio maestro. Se non lo avessi incontrato, non sarei
diventato quello che sono. Il mio maestro era felice, perché c'era una parte di
sé in me, come se anche lui fosse diventato regista! Lei, che è così ottimista, ha ereditato la positività dalla sua cultura...o dove l'ha
trovata per quanto riguarda le soddisfazioni della vita? (Federica, Civitella Val di
Chiana) Rachid (regista): Non credo che l'ottimismo derivi da una cultura particolare. Visito spesso
vari posti in Francia, in Algeria…lì mi capita di avere contatti con ragazzi della
vostra età che hanno la stessa voglia di vivere. Incontrando queste persone mi
sono detto che è importante l'ottimismo: se non fossi stato ottimista, non sarei
qui a fare un film. Tra due mesi ne devo fare uno più importante, ma questo
non toglie per niente valore a questa esperienza di Monte San Savino. L'ottimismo comincia da dentro, se sei pessimista invece tutto si spegne
dentro di te. La realizzazione del film servirà a rafforzare nell'opinione pubblica, l'immagine e
l'importanza del ruolo educativo che ha la scuola? (Luca, Civitella Val di Chiana) Rachid (regista): Penso sì, ed è anche lo scopo del mio lavoro. Pochi documentari si sono
interessati a quello che fa la scuola in tutto il mondo ed in Italia ancora peggio!
Per questo vedo i presidi che si massacrano per poter trovare un minimo di
soldi per i progetti scolastici come questo. Mi sento responsabile come regista
di far vedere cosa viene fatto in una scuola come questa. A pochi interessa
documentarsi e documentare circa la situazione della scuola in Italia, a me
personalmente interessa moltissimo. Che ruolo ha per lei la musica che ha deciso di introdurre nel suo film? (Maria,
Castiglion Fiorentino) Rachid (regista): La musica è importante perché in questo documentario parlo della band. La
musica è un dialogo che tutti capiscono, più delle lingue. La musica può unire
tutti i ragazzi fra di loro, nonostante le possibili differenze. Cerchiamo
armonia nella musica, cerchiamo armonia nella vita! La musica la possiamo
sentire la prima volta che ci baciamo, la sentiamo quando ci sposiamo...! Iacopo Maccioni (Dirigente Scolastico dell'IC di Monte San Savino): Bene, io credo che possiamo concludere; avete passato una mattinata
interessante e anche molto impegnativa. Ma sulla base delle domande e delle
risposte io proporrei un'immagine conclusiva. Quanti sono i punti cardinali? Quattro? Eppure i Maya sostenevano che i
punti cardinali non fossero quattro ma cinque.Quale potrebbe essere il
quinto?...Il centro. Se quel centro non fosse l'uomo, non esisterebbe nessuno
dei punti cardinali. I punti cardinali esistono perché esiste l'uomo! La figura
del maestro è l'uomo, nella sua globalità. Siamo maestri gli uni degli altri. Voi
siete maestri nel momento in cui noi cerchiamo di esservi maestri. È l'uomo nella sua esistenza che crea l'esistenza delle cose, nelle nostre
interazioni. Siamo noi che cerchiamo di essere il centro, insieme agli altri. Trascrizione di Jacopo Bucciantini