Una conversazione tra il regista Rachid Benhadj e i ragazzi

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Una conversazione tra il regista Rachid Benhadj e i ragazzi
Dal set del documentario “Aspettando il maestro…”
Una conversazione tra il regista Rachid Benhadj e i ragazzi
di Monte San Savino, Castiglion Fiorentino, Civitella Val di Chiana, Foiano della Chiana,
IC Monte San Savino, 25 marzo 2014
Domanda di Giovanna Barzanò (ispettrice MIUR, Roma):
Rachid, ci puoi dire qualcosa del film, dell'idea che hai avuto e di quello che state facendo, in
modo che i ragazzi possano orientare le loro domande? Qui c'è una delegazione di quasi cento
ragazzi. Alcuni sono di Monte San Savino ma altri sono venuti con gli scuolabus anche da
Castiglion Fiorentino, Civitella e Foiano. Tutti hanno una gran voglia di chiedere, di sapere…e
poi racconteranno agli altri loro compagni… Ci puoi dire brevemente com' è questo film, come è
la storia che hai intenzione di raccontare, come ti è venuta in mente?
Rachid (regista):
All'inizio sono venuto qui in Val di Chiana per ragioni che non riguardavano il film che stiamo
girando adesso. In novembre sono andato a Foiano, per discutere con i ragazzi che avevano visto il
mio film “Il pane nudo”. Mi avevano invitato l'ispettrice Giovanna Barzanò del MIUR e i dirigenti
scolastici, nell'ambito di due progetti internazionali a cui partecipano queste scuole 1. Infatti ero già
andato anche alla scuola Settembrini di Roma, a offrire il mio contributo nel giorno della
celebrazione della pace. Visto che ero da queste parti…sono andato anche alla scuola di Monte San
Savino. La Barzanò mi aveva detto che lì c'era una band di allievi che fa un lavoro di musica molto
particolare e la sera siamo andati ad assistere alle prove. È così che ho scoperto gli
“Acchiappanote”.
. A Foiano, poi, ho trovato intrigante il modo con cui questi giovani avevano interpretato il mio
film, secondo un'ottica più occidentale della mia. Ho ricevuto anche parecchie domande che non mi
aspettavo, data la loro età.
Insomma, mi è sembrato di capire che quella di poter lavorare con questi ragazzi e con questi
professori poteva essere un'esperienza molto significativa. Nel frattempo mi ha colpito molto venire
a conoscenza del fatto che un grande maestro d'orchestra come Daniele Agiman sarebbe venuto fino
a qua, per dirigere un'orchestra di una scuola non diversa da tante altre...eh…ecco che mi è balzata
all'improvviso in mente la trama!
Sono venuto qui con tante difficoltà, perché per fare un film servono tante cose concrete.
Fortunatamente però tutto il paese si è impegnato, sono stati trovati sponsor e in tanti hanno dato
una mano: perché credono in questo film, hanno avuto fiducia.
Ma comunque 'film' non è la parola più giusta: non mi sono comportato come se scrivessi il
copione di un film. In questo paese avevo la scuola e la band a disposizione, avevo il direttore
d'orchestra e la storia che li vede incontrarsi, ma tutto questo non mi è bastato. Chiaramente non
avevo il tempo di venire qui e cominciare a far domande per capire l'essenza di questa realtà e
scrivere la sceneggiatura, come farei per altri progetti cinematografici. In questo caso sono i ragazzi
che mi hanno semplicemente ispirato, sono loro che mi hanno spinto a voler raccontare e mi hanno
fatto proprio venire voglia. Quindi mi si è posto davanti un bivio: mi servivano gli strumenti
musicali e i ragazzi.
Per sceglierli abbiamo fatto un provino in poco tempo. Sono stati Leila e Karim, i miei
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Le scuole di Castiglion Fiorentino, Civitella Val di Chiana, Foiano della Chiana e Monte San Savino
appartengono a Rete Dialogues, una rete di 30 scuole di tutt'Italia sostenuta dal Ministero dell'Istruzione, Università e
Ricerca. Tutte le scuole di Rete Dialogues partecipano al progetto Face to Faith della Tony Blair Faith Foundation sul
dialogo tra religioni. Inoltre Rete Dialogues partecipa al progetto europeo EPNoSL (European Policy Network on
School Leadership), che è una grande rete finanziata dalla UE e composta di istituzioni impegnate a sviluppare il tema
della leadership educativa e in particolare della prospettiva di “leadership distribuita”. La rete EPNoSL cioè è molto
interessata a tutte quelle scuole dove la leadership non è solo una questione che riguarda il preside, ma contano
veramente le azioni e le parole di tutti: gli insegnanti, i genitori, tutto il personale, e soprattutto gli studenti.
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collaboratori, a farlo. Senza la sinergia che abbiamo con la scuola, con il preside, con l'ispettrice e
con tutti quanti, realizzare tutto questo non sarebbe possibile.
Abbiamo scelto cinque ragazzi, a ciascuno dei quali corrisponde uno strumento e abbiamo deciso
di sviluppare ognuna delle cinque storie.
Il momento in cui questi ragazzi fanno le prove a scuola con il loro prof, è il momento che li
unisce, il momento nel quale suonano in armonia. Sono tutti insieme, a dispetto delle loro vite
esterne, radicalmente differenti.
Nel documentario poi voglio raccontare della loro scuola, quella che permette ai ragazzi di
impiegare al meglio tutta questa energia viva che hanno. Il film dipende dalle persone che ho scelto,
io stesso dipendo da loro: racconto la loro vita, la loro realtà. E' davvero un film in costruzione
continua. Ancora non è finito, ma ogni volta che mi trovo dietro la cinepresa scopro cose nuove e
mi dico: “Cavolo! Mi piacerebbe sviluppare questo elemento oppure quest'altro”, ma non si può
sviluppare ogni idea, purtroppo.
Il film sarà visto in tutto il mondo…far vedere la vostra zona, mostrerà la vostra energia, e i
vostri insegnanti che fanno il possibile per voi ragazzi…è questa la mia ambizione!
Domanda di Zaira (interprete, Monte San Savino, origini marocchine):
Quando stava girando, ha trovato il rapporto giusto con i ragazzi scelti e con quelli della
band?
Rachid (regista):
Il feeling è importante, ma non lo è solo quello con i ragazzi protagonisti della storia...è
importante ci sia in generale una bella energia. La sincronia dipende dallo stato d'animo dei ragazzi,
e questo spesso dipende dalla famiglia che i giovani hanno alle spalle. Quando sono venuto a casa
tua, per esempio, tua madre ha preparato il cous-cous per tutti ed è nata tra noi una certa intimità,
una certa atmosfera...del tutto eterea...
Il film parla di ragazzi che si trovano di fronte a tanti bivi, sono alla ricerca di qualcosa di
positivo. I ragazzi che interpretano i personaggi principali sono proprio così…di attriti non ce ne
sono stati. Poi ovviamente siamo esseri umani, i rapporti diventano di conseguenza, molto umani!
Domanda di Alessia (Castiglion Fiorentino):
Volevo chiederle la ragione per la quale “Aspettando il maestro” è un titolo provvisorio e se
quello definitivo sarà proposto dagli alunni o sarà scelto dal regista.
Rachid (regista):
Il titolo è necessario: quando si comincia un lavoro si deve dargli un nome, come succede con i
personaggi di fiction. Il titolo “Aspettando il maestro” ricorda innanzitutto “Aspettando Godot”, un
famosissimo testo teatrale : nella vita aspettiamo sempre qualcuno che ci venga a salvare. Senza
contare che nella nostra cultura il maestro è un caposaldo; è il vostro insegnante. Poi passiamo
continuamente da un maestro ad un altro maestro: incrociamo maestri diversi, viviamo con dei
maestri, e non siamo mai saturi di conoscenza. Il tempo passa e aspettiamo sempre un qualcuno che
ci faccia scoprire cose nuove. Nel documentario vediamo una band che aspetta il maestro, ma in un
certo senso è concettualmente secondario questo maestro...
Vi faccio un esempio: abbiamo fatto una scena con il vostro compagno Nicola Orlacchio. Il suo
nonno suona la tromba esattamente come Nicola, e in quella situazione quindi il nonno è anche un
maestro. Dobbiamo prendere il maestro nel senso più ampio possibile: maestro non è solo il
direttore d'orchestra.
Fino alla morte aspetteremo sempre il maestro, cercheremo sempre qualcuno che ci stimoli e ci
dia energia; qualcuno che ci cambi la vita...!
Domanda di Leonardo (Monte San Savino):
Quindi i ragazzi attraverso i maestri che incontrano nel loro cammino, diventano maestri di
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loro stessi?
Rachid (regista):
In un certo senso sì... a scuola ho cominciato a disegnare perché c'era una maestra a cui io volevo
bene, che amava il disegno. A casa vivevano con me dieci fratelli con caratteri ed idee diverse. Io
sono diventato un miscuglio di tutte queste persone, belle e brutte, ed ho insegnato a me stesso le
cose belle e brutte che ho appreso dai rapporti avuti con loro. Il maestro è, quindi, anche un
cammino.
Domanda di Francesco (Castiglion Fiorentino):
Perché nel titolo non ha usato la parola musica, come “La musica arriva a scuola”, ma ha
usato invece la parola maestro?
Rachid (regista):
Perché la parola musica così da sola è riduttiva. La musica siete voi, sono questi ragazzi. La
musica permette di uscire dalla solitudine. La musica è un pretesto e anche la band è un pretesto. È
qualcosa che unisce e dà energia. Questa band è un modo per unirvi, che vi insegna a vivere
insieme, a suonare insieme, e questa unione è bella. La band è un pretesto più per parlare di voi, che
andate a scuola, che cercate il vostro futuro. Per questo la parola musica sarebbe riduttiva.
Domanda di Camilla (Castiglion Fiorentino):
Qual è la ragione profonda che l'ha spinta a girare un film in una scuola della Valdichiana?
Rachid (regista):
La vita è fatta spesso di incontri. Sono venuto, come ho detto prima, per discutere la proiezione
de “Il pane nudo”, e ho fatto un dibattito con i ragazzi. Poi ho partecipato a successivi altri incontri
in zona, con insegnanti che fanno un lavoro straordinario e però anche quotidiano, che non risalta
come un film, non trova festival che gli sono dedicati.
Per questo volevo mettere in risalto il lavoro svolto in questo istituto, perché qui si cerca sempre
di raggiungere il meglio. Ho voluto dare risalto alle persone che si danno da fare in questa realtà,
che non vanno in televisione, ma che compiono azioni, a mio avviso assolutamente poetiche.
Domanda di Laura (Foiano della Chiana):
Secondo lei, solo le persone possono essere maestri o anche le esperienze della vita possono
esserlo?
Rachid (regista):
Vi racconto una storia.
Avevo diciannove anni e stavo facendo un viaggio in un'isola sperduta in Grecia, assieme ad
un'amica. In quel posto non c'era proprio niente. Trovammo un vecchio signore che abitava in una
rientranza nella roccia e aveva delle scatole di sardine. Gli chiedemmo se poteva darci da mangiare
qualcosa. Ci rispose che se volevamo poteva prepararci una minestra. Ma era agosto! Potete
immaginarvi che caldo ci fosse e che poca voglia avessimo di una minestra... Comunque ci fece
sedere sotto un albero, nei pressi del quale si trovava una fontana, e vicino a questa era stato
sistemato una specie di tavolo. Mentre parlavo con la mia amica il vecchio mi versò dell'acqua. Io
nel frattempo bevevo e continuavo a parlare. Ogni volta che bevevo qualche sorso, il vecchio
versava l'acqua dal mio bicchiere e lo riempiva nuovamente alla fontana. Dopo averlo fatto per ben
cinque volte, la mia amica gli chiese il perché di quello strano gesto.Lui rispose quasi spaventato:
voleva darmi dell'acqua fresca ogni volta che volevo bere. Non possedeva niente, ma voleva darmi
almeno dell'acqua fresca: per lui era importante!
A volte, non c'è nemmeno bisogno di un'esperienza, ma anche solo un piccolo gesto diventa un
maestro. Nella vita non contano i beni materiali, ma contano le persone. Quell'anziano aveva i
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vestiti stracciati, era povero, eppure è rimasto dentro di me... con un gesto.
Domanda di Melissa e Anna, (Castiglion Fiorentino):
Quale è stata la scena più impegnativa da girare?
Rachid (regista):
Non sono arrivato con un copione, visto che non conoscevo i ragazzi. Per cui giro le scene
andando ad intuizione e ad incontro. Mi vengono raccontate delle cose e cerco di capire come
poterne trarre l'idea per costruire delle belle scene.
Quando lavori con più persone, ognuna ti da qualcosa di bello, qualcosa di diverso. Stai lì come
un pescatore e aspetti che qualcosa abbocchi. Quindi aspetti che qualcuno abbia una bella idea per
rispondergli istintivamente: “Questa cosa mi interessa, perché non la sviluppiamo un po' di più?”
Riprendendo il discorso di prima: all'inizio io non sapevo che il nonno di Nicola suonasse la
tromba. Ma a un certo punto Nicola per caso mi ha detto: “Io suono la tromba perché mio nonno la
suonava”. E io subito “Ma allora perché non giriamo una scena mentre suoni con tuo nonno?”.
Così non solo hanno suonato insieme, ma il nonno ha regalato a Nicola la sua tromba che non
aveva mai fatto toccare a nessuno, proprio l'oggetto che considerava il suo bene più prezioso.
Domanda di Jacopo (Foiano della Chiana):
Come si fa a riconoscere i maestri cattivi da quelli buoni?
Rachid (regista):
Alla vostra età è tutto bianco o tutto è nero. Poi cominciate a mettere un po' di grigio in mezzo,
attraverso la maturazione, e scoprite che in ogni persona c'è del buono e del cattivo. Per me non
esiste una persona ideale, e contemporaneamente ognuno di noi ha dentro delle cose straordinarie. I
vostri maestri tirano fuori il meglio di voi, con tutte le difficoltà che possono incontrare, ma voi
dovete essere aperti, non chiudetevi dentro di voi!
Domanda di Angela (Castiglion Fiorentino):
In quale modo la vita della scuola e la vita della comunità si intrecciano grazie alle vicende dei
cinque protagonisti?
Rachid (regista):
Penso che il ruolo dei tuoi genitori sia di educarti e di darti tutto quello che possono, ma quanto
tempo passiamo a scuola? Tantissimo. Quando ero piccolo conoscevo meglio alcuni insegnanti dei
miei genitori. I maestri diventano più importanti a volte, perché passiamo molto tempo con loro. Ma
uno, naturalmente, non esclude l'altro: una maestra o maestro non è un genitore. I genitori hanno la
funzione di educarvi, ma un maestro ha un suo ruolo, complementare, per questo la scuola è molto
importante.
Io per esempio a dodici anni ho scoperto che mio padre fosse analfabeta: non sapeva leggere,
non sapeva scrivere... Ma prendeva in mano un libro e mi faceva leggere e poi mi diceva che ancora
non sapevo leggere bene e tutto questo solo per spingermi a fare meglio!
Domanda di Roberto (Castiglion Fiorentino):
Se avesse scelto attori professionisti il risultato sarebbe stato lo stesso?
Rachid (regista):
Per questo lavoro sarebbe assurdo contattare attori professionisti. Anche se gli attori sono in
grado di simulare una spontaneità e una bellezza tecnica di alto livello, questo lavoro non è una
fiction che costruisco, al contrario mi metto a disposizione della realtà. Anche io mi stupisco!
La realtà è talmente bella e complessa e straordinaria che non è possibile da ingabbiare. Ognuno
di voi ha bellezze nascoste e basta andarle a prendere per tirare fuori che voilà...siete tutti attori!
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Domanda di Chiara (Castiglion Fiorentino):
Nel film, che lezione imparano i cinque alunni protagonisti?
Rachid (regista):
Sarebbe una bella domanda da fare a Zaira, visto che è presente.
Zaira (interprete, Monte San Savino, origini marocchine):
La lezione che imparo è che devo essere più unita coi miei amici, con la band e con la musica e
soprattutto che devo rispettare le volontà e i desideri dei miei genitori. Durante la litigata con mia
madre che avviene nel film mi sono sentita molto coinvolta. Mi sono sentita ferma lì e ho scoperto
che mia mamma sa recitare, cosa che io non lo sapevo. Io e mamma siamo molto unite, ma questo
non lo sentivo prima e questo film me lo ha fatto capire meglio...!
Domanda di Luca (Castiglion Fiorentino):
Lei si rispecchia nella personalità dei protagonisti?
Rachid (regista):
Io vengo da un altra realtà, sono nato e cresciuto ad Algeri, ma mi vedo in loro, certo che mi
vedo anche in voi! Quando siamo ragazzi piccoli così non ci sono frontiere, siamo uguali,
aspettiamo le stesse cose, pretendiamo le stesse cose.
Domanda di Sara e Chiara (Castiglion Fiorentino):
Le indicazioni che vengono dal film possono ispirare i nostri insegnanti? Come possiamo
stimolare i nostri insegnanti ad essere maestri?
Rachid (regista):
Io penso di sì, perché un documentario fa riflettere tutte le persone intelligenti. Una reazione ci
sarà. Come lo sto vivendo io: vedo una tale energia in voi e mi sento vecchio, anche nel modo di
raccontarvi. Così i vostri insegnanti, vedranno l'energia che emanate e le vostre aspettative.
Comunque non dovete aspettare tutto dalle altre persone! Dovete essere anche voi a stimolare gli
insegnanti, non aspettare tutto dal maestro. Anche voi dovete andare a cercare le cose insieme al
maestro, e se lui vede che voi reagite, che non state solo ad ascoltare passivamente le loro cose, per
loro è uno stimolo. Così capita anche a me quando faccio l'insegnante. Se voi date il minimo, loro vi
daranno il minimo. Ma se voi li scuotete, avverrà il contrario!
Domanda di Zaira (interprete, Monte San Savino, origini marocchine):
Vi è piaciuta l'accoglienza dei genitori e dei parenti dei cinque ragazzi?
Rachid (regista):
Attraverso i ragazzi puoi immaginare come è la loro famiglia. Se avessimo girato questo
lungometraggio a Roma o Milano, o comunque in una città più grande di questa, non avremmo
avuto la stessa accoglienza. Qui si conoscono davvero le persone. Nel palazzo dove abito non
conosco il vicino, ci incrociamo tutte le mattina ma non ci scambiamo una sola parola.
Domanda di Martina e Carlotta (Foiano della Chiana):
Volevo chiederle se avete un maestro e cosa vi ha lasciato queste maestro. L'altra: E lei si
sente maestro?
Rachid (regista):
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Il maestro lo troverete in classe ma anche nelle vostre case, tutto dipende da come ponete il
vostro sguardo; quante persone incontriamo? Ognuna di esse può essere il nostro maestro, anche
solo per un attimo!
Leila (assistente del regista):
Bella quella storia del maestro che hai incontrato nel deserto….
Rachid (regista):
Sì…Volevo costruire una casa di rose del deserto per un film. Mi raccontarono che solo una
persona le sapeva costruire. Non è facile infatti, perché nel deserto le cose non sono ferme come
pensiamo: nella notte le dune si spostano. Certi oggetti di lavoro di notte venivano addirittura
ricoperti dalla sabbia e la mattina non riuscivamo a trovarli! La persona che sapeva costruire queste
case, ad ogni modo, era un vecchio. Mi recai allora presso il paese nel quale viveva per cercarlo; lo
trovai seduto per terra e aveva una teiera e beveva il suo tè. Arrivato davanti a lui, con capelli lunghi
e jeans, ho cominciato subito a vomitargli addosso la mia preoccupazione, senza pensare agli usi o
ai costumi. Credo che mi abbia visto come se fossi stato un marziano. Mi versò allora del tè. Io lo
bevvi tutto in un sorso e ricominciai a parlare. Continuava a versarmi tè e ancora tè…fino a quando
la mia lingua non iniziò a rallentare.
A un certo punto mi sono trovato accasciato e me ne sono stato in silenzio: mi ero persino
dimenticato perché mi trovavo là. Mentre parlava, il vecchio mi mise davanti una borsa che
conteneva oltre duecento denti! Era il dentista, era solito spostarsi di paese in paese per fare il suo
lavoro. Ciò che fece mi ricorda “Le mille e una notte” perché quel signore prese un dente alla volta
e per ognuno di essi cominciò a raccontarmi una storia…quasi come se rivedesse i volti delle
persone alle quali appartenevano quei denti…e potesse così ricordarsi ogni particolare. Insomma
quei denti erano come un libro per lui!
Sono rimasto lì tre o quattro ore e alla fine mi ha detto che ci saremmo visti un altro giorno. Ero
totalmente confuso che mi sono alzato con la mente offuscata e ho cominciato ad allontanarmi. Ma
ritrovata un po' di lucidità mi sono voltato e ho chiesto come avremmo fatto a rivederci. Mi ha
risposto che lui stesso mi avrebbe trovato. Dopo qualche giorno infatti me lo son visto arrivare sul
set…e mi ha costruito la casa di cui avevo bisogno!
Sono maestri questi uomini che incontri e che vengono a far parte di te.
Domanda di Antonio (Foiano della Chiana):
Come mai ha ripreso il carnevale di Foiano?
Rachid (regista):
Bella domanda. Quando sono venuto in questa zona mi hanno detto che c'è un carnevale
bellissimo. Ho pensato di filmarlo e poi di trovare un modo per inserirlo nella trama. Non voglio
svelare altro però, voglio che lo scopriate guardandolo!
Domanda di Leonardo (Castiglion Fiorentino):
L'allievo che supera il maestro è un fatto positivo o negativo?
Rachid (regista):
Si deve imparare a prendere il massimo dal proprio maestro. Tu puoi cambiare, ma ciò non vuol
dire che diventi migliore del maestro. Quel maestro ha una parte di te e tu hai una parte di lui. Non è
un rapporto di competizione, dobbiamo ringraziarlo, perché già se lo riconosciamo come maestro ci
ha dato qualcosa, e quello è un valore in sé. Se cresco sarò meglio di lui? No, sarò diverso. Rimane
il mio maestro, anche se diverso più importante.
Ho incontrato un mio vecchio insegnante. Mi ha detto che era molto fiero del fatto che sono
diventato regista. Ma io lo guardavo come quando ero piccolo: rimane il mio maestro. Se non lo
avessi incontrato, non sarei diventato quello che sono. Il mio maestro era felice, perché c'era una
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parte di sé in me, come se anche lui fosse diventato regista!
Domanda di Federica (Civitella Val di Chiana):
Lei, che è così ottimista, ha ereditato la positività dalla sua cultura...o dove l'ha trovata per
quanto riguarda le soddisfazioni della vita?
Rachid (regista):
Non credo che l'ottimismo derivi da una cultura particolare. Visito spesso vari posti in Francia, in
Algeria…lì mi capita di avere contatti con ragazzi della vostra età che hanno la stessa voglia di
vivere. Incontrando queste persone mi sono detto che è importante l'ottimismo: se non fossi stato
ottimista, non sarei qui a fare un film. Tra due mesi ne devo fare uno più importante, ma questo non
toglie per niente valore a questa esperienza di Monte San Savino.
L'ottimismo comincia da dentro, se sei pessimista invece tutto si spegne dentro di te.
Domanda di Luca (Civitella Val di Chiana):
La realizzazione del film servirà a rafforzare nell'opinione pubblica, l'immagine e
l'importanza del ruolo educativo che ha la scuola?
Rachid (regista):
Penso sì, ed è anche lo scopo del mio lavoro. Pochi documentari si sono interessati a quello che
fa la scuola in tutto il mondo ed in Italia ancora peggio! Per questo vedo i presidi che si massacrano
per poter trovare un minimo di soldi per i progetti scolastici come questo. Mi sento responsabile
come regista di far vedere cosa viene fatto in una scuola come questa. A pochi interessa
documentarsi e documentare circa la situazione della scuola in Italia, a me personalmente interessa
moltissimo.
Domanda di Maria (Castiglion Fiorentino):
Che ruolo ha per lei la musica che ha deciso di introdurre nel suo film?
Rachid (regista):
La musica è importante perché in questo documentario parlo della band. La musica è un dialogo
che tutti capiscono, più delle lingue. La musica può unire tutti i ragazzi fra di loro, nonostante le
possibili differenze. Cerchiamo armonia nella musica, cerchiamo armonia nella vita! La musica la
possiamo sentire la prima volta che ci baciamo, la sentiamo quando ci sposiamo...!
Iacopo Maccioni (Dirigente Scolastico dell'IC di Monte San Savino):
Bene, io credo che possiamo concludere; avete passato una mattinata interessante e anche molto
impegnativa. Ma sulla base delle domande e delle risposte io proporrei un'immagine conclusiva.
Quanti sono i punti cardinali? Quattro? Eppure i Maya sostenevano che i punti cardinali non
fossero quattro ma cinque.Quale potrebbe essere il quinto?...Il centro. Se quel centro non fosse
l'uomo, non esisterebbe nessuno dei punti cardinali. I punti cardinali esistono perché esiste l'uomo!
La figura del maestro è l'uomo, nella sua globalità. Siamo maestri gli uni degli altri. Voi siete
maestri nel momento in cui noi cerchiamo di esservi maestri.
È l'uomo nella sua esistenza che crea l'esistenza delle cose, nelle nostre interazioni. Siamo noi
che cerchiamo di essere il centro, insieme agli altri.
Trascrizione di Jacopo Bucciantini
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