E - Diocesi di Como

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E - Diocesi di Como
DELLA
ANNO XXXV
3 LUGLIO 2010
E 1,20
26
DIOCESI
DI
COMO
CONTIENE INSERTO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
Buona
estate
a tutti!
INIZIATIVE ALLE PAGINE 28 - 29
don GIGI ZUFFELLATO,
incaricato per la Pastorale del Turismo, Sport e Tempo libero
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
I
n questo numero de Il Settimanale della diocesi di
Como trovate allegato il Messaggio del Vescovo ai
turisti per l’estate 2010, un’iniziativa certo non nuova,
ma in fase di studio e di rilancio nella nostra Diocesi.
Interpretando l’intento pastorale del Vescovo ad intercettare il più possibile il vissuto della gente, essendo la nostra
Diocesi una realtà a vocazione turistica, abbiamo pensato
di rilanciare questa tradizione, cioè il messaggio di saluto e
di benvenuto del Vescovo ai villeggianti. Proposto in 6
lingue, contiene anche le essenziali informazioni del nostro
territorio e i riferimenti degli enti che collaborano con la
Diocesi per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico
e spirituale. Ovviamente bisogna far sì che i nostri canali
informativi siano sempre aggiornati, ad esempio per gli
orari delle Messe e per le varie celebrazioni o appuntamenti. Sarebbe bello per gli anni prossimi essere ancora più
espliciti nel valorizzare anche la programmazione dei
santuari, le cappellanie di alta montagna in cui si celebrano feste particolari durante l’estate, e le chiese che già
dispongono di itinerari guidati. Il depliant attuale è ancora
sin troppo semplificato ma può crescere anche con l’aiuto di
tutti, specialmente delle parrocchie che sono interessate a
far conoscere le proprie iniziative ai turisti. Si conosce
ancora poco fra noi sacerdoti, e spesso tra le parrocchie
stesse, la ricchezza di iniziative e eventi, che invece potrebbero avere una condivisione ben più larga. Il depliant
quest’anno è stato stampato in 15.000 copie come progettopilota, distribuito solo in alcune zone della Diocesi, scelte
per un primo monitoraggio (Como: Cattedrale e S.Fedele;
chiese artistiche del medio e alto Lario; Bormio); a fine
estate ne valuteremo l’utilizzo e il riscontro dei parroci.
Piccoli passi per una azione pastorale che vuole mettersi
“in rete”. Buona Estate a tutti.
Nella foto AC- Il Settimanale: la punta di Balbianello vista dalle pendici del Monte San Primo
PASTORALE
LAVORO
LA PARROCCHIA
VIVE NEL TERRITORIO
A PAGINA 12
COMO
PIAZZA MARTINELLI,
UN NUOVO SPAZIO
A MISURA
DI BAMBINO
FINO M.
SINDROME
DI ANGELMANN:
CONOSCERLA PER
AFFRONTARLA
COMO
L’UNIONE CIECHI
E IPOVEDENTI TRA
PASSATO, PRESENTE
E FUTURO
CUNARDO
IL SALUTO A
DON LUDOVICO
A PAGINA 17
CHIESA
«IL FONDO DI
SOLIDARIETÀ MI HA
RIDATO SPERANZA»
A PAGINA 13
COMO
CAMMINARE,
UN REGALO
ALLA SALUTE
U
na proposta dell’Asl di
Como che coinvolge le
diverse amministrazioni del territorio.
Filo conduttore: il movimento alla radice del benessere psico-fisico. L’iniziativa già
partita nei comuni di Faloppio,
Carbonate, Merone, Cavallasca,
Cucciago.
A PAGINA 16
A PAGINA 19
GREST2010
FESTA AL
SINIGAGLIA
A PAGINA 25
A PAGINA 31
SONDRIO
TEMPO DI BILANCI
PER IL PROGETTO
ALZHEIMER CAFÈ
A PAGINA 32
ALLE PAGINE 2O E 21
ORIENTAMENTI
PASTORALI
IN DIOCESI
DI COMO
LA SESSANTESIMA
SETTIMANA DI
AGGIORNAMENTO
ALLE PAGINE 7,8,9
VALTELLINA
PROGETTI PER LE
INFRASTRUTTURE
A PAGINA 36
ECUMENISMO
VIAGGIO
IN SVIZZERA
A PAGINA 10
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
UN SAGGIO DI LUCA FRIGERIO
NOVITÀ IN LIBRERIA
CARAVAGGIO:
LA LUCE
E LE TENEBRE
S
e è vero che ‘la guerra è
cosa troppo importante
da lasciare ai soli generali’, forse anche l’arte
non va lasciata ai soli
storici - soprattutto quando,
come nel caso di Caravaggio, si
tratta di un’arte attuale e realista, impegnata e coinvolgente. E
allora ecco il giornalista: concreto e esatto, ben documentato ma
con anche un senso drammatico,
un linguaggio mediatico, un fiuto per curiose affinità e significative incongruenze. Ecco l’autore
del presente volume, Luca
Frigerio, redattore dei media per
l’Arcidiocesi di Milano, il cui stile sarebbe piaciuto allo stesso
Michelangelo Merisi.
Perché? Cronista credente,
Frigerio affronta la ‘scandalosa’
Morte della Vergine del Louvre
come se fosse un giallo psicologico—uno di quelli inscenati dalla
RAI negli anni Sessanta in bianco e nero, anche se, fedele al
Caravaggio, Frigerio gioca molto
sui colori. Un drappo rosso pende
dall’alto, incomincia; e poi: La sua
presenza è così evidente, così manifesta, ingombrante quasi, che il
nostro sguardo vi si appiglia, anche senza volerlo. Fruga nelle ombre, indugia nelle morbide pieghe.
Si tratta di un tendaggio, certo, eppure intuiamo subito che questa
cortina non è lì soltanto per uno
scopo pratico. E che forse, più che
a nascondere, serve a svelare.
A un tratto però il cronista si
smaschera e scopriamo il mistico
dall’indole sensuale. Parlando
sempre del drappo della Morte
della Vergine, Frigerio continua:
È come un vessillo, una bandiera
che garrisce al vento. Al soffio dello Spirito. Quel rosso, soprattutto,
ci inquieta. Il rosso del fuoco, il rosso del sangue, il rosso della vita. Di
vermiglio è vestita anche la donna
che è distesa lì sotto. Dello stesso
rosso del drappo, ma ancora più
intenso, ancora più luminoso.
SACRA SCRITTURA
LUCA
FRIGERIO,
Caravaggio.
La luce e le
tenebre,
Ancora,
pagine 288,
euro 29,00
L’uno richiama l’altro, l’uno rimanda all’altro. Attorno c’è gente
che piange. C’è chi si lamenta, chi
si guarda attorno perchè ancora
non sa. E chi sa si chiude in un
muto dolore. Maria, la madre di
Gesù, la beatissima Vergine, non è
più tra noi. È morta. Ecco dunque
cos’è quella tenda: un telo che scende sul corpo privo di vita della Madonna, come un sudario. La sua
avventura terrena è finita, e non
resta che il silenzio, i ricordi, fors’anche i rimpianti, di chi ha vissuto insieme con lei. Il sipario è
calato. Eppure... Eppure il volto
dell’Immacolata è sereno, disteso
in un tenue, incancellabile sorriso.
E’ magistrale, questo testo, proprio nel modo in cui Caravaggio si
proponeva magister - ardito, assoluto, senza esitazioni, senza scuse.
L’autore, sensibile agli elementi
scenici dell’arte caravaggesca, è
lui stesso teatrale nel modo di preLe opere di Caravaggio
analizzate nel volume:
La Vocazione di san Matteo Il Riposo durante la fuga in
Egitto - La Conversione di
Saulo - La Deposizione di Cristo - La Cattura di Cristo nell’orto - L’Incredulità di san
Tommaso - La Madonna dei
pellegrini (o di Loreto) - La
Madonna dei palafrenieri (o
del serpe) - La Morte della Vergine - La Cena in Emmaus Il Martirio di sant’Orsola.
a cura di AGOSTINO CLERICI
sentare il suo pittore. L’inconsueto stile è fedele però non solo a
Caravaggio ma anche al mondo
cattolico in cui il giovane pittore
lombardo era riuscito a inserirsi:
al Discorso intorno alle immagini
sacre e profane curato dal Cardinale Gabriele Paleotti, Vescovo di
Bologna, nel 1582 ad esempio, che
insisteva che l’immagine sacra
debba commuovere il credente: la
frase esatta è “compungere le viscere”.
Paleotti suggeriva agli artisti
due regole per formare la coscienza e smuovere l’affettività del pubblico: quelle della chiarezza e della credibilità - le regole seguite,
pochi anni dopo, da Caravaggio. A
dire il vero, il Cardinale usava
ancora l’approccio negativo collaudato dal Concilio, condannando come ‘errori’ l’oscurità formale
e narrativa tipica del manierismo
e dell’estremo idealismo dell’alto
Rinascimento; ma lo scopo dei
suoi anatemi era di tracciare in
modo positivo un programma
contenutistico e stilistico a servizio della Chiesa - un programma
inteso appunto a comunicare le
verità della fede in linguaggio visivo plausibile, che convince cioè
per la conformità al probabile
aspetto storico del personaggio od
evento raffigurato. (...)
dalla Prefazione
di mons. TIMOTHY VERDON
(Direttore Ufficio Arte Sacra
e dei Beni Culturali Ecclesiastici,
Arcidiocesi di Firenze)
La cooperazione nell’opera del vangelo ha sempre visto insieme uomini e donne, impegnati
in una fatica comune, nella fedeltà al Signore.
In questo volume don Damiano Marzotto compie una ricerca nei vangeli sinottici, nel quarto vangelo e negli Atti degli apostoli proprio per
mostrare la collaborazione della donna e dell’uomo nell’evangelizzazione delle origini. L’apostolo Pietro e la discepola Maria di Magdala assurgono ad archetipi di stili differenti di evangelizzazione. DAMIANO MARZOTTO, Pietro e Maddalena. Il vangelo corre a due voci, Ancora, pagine 96, euro 11,00.
Le Beatitudini di Gesù non sono una novità
per la Bibbia, ma si inseriscono in una tradizione già presente negli scritti profetici e nei
Salmi. Le Beatitudini sono affermazioni paradossali che capovolgono i valori mondani secondo la scala dei valori di Dio, promesse che
anticipano un uomo nuovo. Riguardano sì i tempi ultimi, ma chi osserva le cose con lo sguardo di
Dio può farne esperienza sin d’ora. Sulla scia dei
due precedenti volumi sulle Opere di misericordia e sui Comandamenti, l’autore offre agili e profonde riflessioni che toccano problematiche e necessità dell’uomo di oggi. AIMONE GELARDI,
Beati voi. Una rivisitazione delle Beatitudini, EDB, pagine 92, euro 7,90.
Il libro dei Re ha una importanza tutta particolare nella storiografia anticotestamentaria,
sia da un punto di vista quantitativo sia da
quello qualitativo. Rispetto al primo, comprende una narrazione ampia della storia antica
d’Israele (dal secolo X al VI a.C.). Dal punto di
vista qualitativo, invece, 1-2Re dà un felice quadro narrativo che va dalla creazione del mondo
(Genesi) al racconto della fine della monarchia
d’Israele. Nella pregevole collana de “I libri
biblici” è ora disponibile il volumne curato da Marco Nobile, che
si caratterizza per la precisione dell’esegesi e per la documentata contestualizzazione. MARCO NOBILE (a cura di), 1-2 Re,
Paoline, pagine 582, euro 38,00.
La ‘fonte Q’ - da Quelle, fonte in tedesco - è un
ipotetico documento, probabilmente il più antico testo cristiano, che si suppone sia stato
utilizzato nella composizione dei Vangeli
sinottici e la cui esistenza è ancora oggetto di
studio e dibattito tra gli studiosi, essendo sostenibile solo per deduzione. Dallo stile lineare e chiaro, lo studio di don Luigi Schiavo risponde a numerose questioni relative alla fonte Q, del cui testo propone, in appendice, un’ipotesi di ricostruzione, e costituisce anche per i
non specialisti un valido strumento di introduzione alle problematiche del cristianesimo primitivo. LUIGI SCHIAVO, Il Vangelo perduto e ritrovato, EDB, pagine 168, euro 15,50.
Questa nuova edizione del Vocabolario, completamente riveduta, è composta di tre parti: il
Vocabolario (con un totale di 6068 lemmi), il
Lessico analitico dei verbi (con tutte le forme
verbali che vi si riferiscono), gli Indici e i Sussidi (che raggruppano la sinossi dei termini greci,
l’indice degli hapax e l’indice generale dei termini italiani tradotti). GIULIANO VIGINI,
Vocabolario del Nuovo Testamento grecoitaliano, Paoline, pagine 840, euro 45,00.
QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Parola
FRA
noi
IS 66,10-14
SAL 65
GAL 6,14-18
LC 10,1-12.17-20
La buona notizia
va portata
da famiglia a famiglia
di ANGELO SCEPPACERCA
SECONDA SETTIMANA
del Salterio
TUTTI NOI, VENUTI DOPO I DODICI...
U
n altro mondo. È quello
in cui vivono i santi, rispetto al nostro che crediamo il solo possibile.
Quello ha Dio come signore e padre e tutti semplicemente fratelli; il nostro, invece, si
mostra sempre meno come il
giardino dell’inizio, mentre la lotta a sopraffarsi pare una tara
ereditaria. I santi sono semplicemente i discepoli-operai della vigna del Signore, donne e uomini
di ogni tempo e luogo, così come
li ha voluti il Maestro: non si presentano come single, ma come
piccole comunità vive, vere famiglie “dove due o tre”; somigliano
agli agnelli, piuttosto che ai lupi;
non li riconosci dalla borsa (sono
portavoce, non portaborse), ma
dai piedi impolverati e dalle
mani callose di servizio; lì dove
mettono piede e cuore, portano e
lasciano la pace che prima hanno ricevuto; condividono il pane
e il vino della mensa che li accoglie.
“Quelli di Cristo”, i cristiani,
trovano case che li accolgono e
case che non li accolgono; in conto hanno messo anche il disprezzo. Sono tutti missionari: settanta-due sta per moltitudine, dice
la missione evangelica in proporzione universale, al di là dei confini di Israele; perciò la messe è
sterminata, ben più ampia delle
folle dinanzi a Gesù. I discepoli,
soprattutto, si riconoscono perché guariscono i malati, di dentro
e di fuori, e cacciano i demoni,
senza rimanerne avvelenati.
Tutta la paga dei discepoli è nella gioia di esserlo e di appartenere non tanto a questo, quanto a
un altro mondo, appunto.
Essere come agnelli in mezzo
ai lupi non è una dolorosa eventualità, ma la descrizione della
fisionomia ordinaria dell’essere
cristiani. Essere piccoli e deboli,
poveri di mezzi e di protezioni,
non è un buon consiglio spirituale; è la manifestazione di Cristo
e della sua croce che salva e cambia il mondo perché cambia il
nostro cuore.
La buona notizia va portata di
casa in casa, da famiglia a famiglia, per questo la prima parola è
“pace” e chi la pronuncia ne è figlio. Annunciare la pace è anche
giudizio, perché segna chi l’accoglie e chi la rifiuta; il discepolo si
scuote la polvere dai sandali perché neanche un granello di odio
è sopportabile al Vangelo.
I discepoli son felici per un
dono ricevuto, non per il merito
dell’impresa. Ora sanno che il
loro nome è scritto in cielo, si sentono prediletti del Padre che li
pone accanto a sé e questa è la
ragione della loro potenza nei
confronti del mistero del male. Il
primato è sempre di Dio e della
sua grazia.
I settantadue siamo tutti noi
venuti dopo i Dodici.
SOCIETÀ
PRIMOPIANO
P A G I N A
3
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
BELGIO - LA PERQUISIZIONE IN CATTEDRALE E NELLA SEDE DEI VESCOVI
QUESTA NON È GIUSTIZIA!
L
La vicenda è gravissima e ha dell’incredibile: immediata è stata
la protesta diplomatica della Santa Sede,
cui è seguito un fermo messaggio del Papa al presidente della Conferenza episcopale belga, mons. André-Joseph Léonard. Di fronte al “sequestro”
dei vescovi riuniti in assemblea plenaria, alla perquisizione con conseguente confisca
dei computer e addirittura alla
profanazione delle tombe, ordinata dalla procura e realizzata dalla polizia belga nei
confronti dell’episcopato, a caldo, giustamente, il segretario
di Stato, card. Tarcisio Bertone, non aveva usato mezzi termini: “Non vi sono precedenti
– aveva detto ai giornalisti –
nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza”.
È lecito dubitare dell’efficacia
nel merito, cioè a tutela degli
abusati, delle iniziative così
clamorose messe in atto contro i vertici della Chiesa in
Belgio, che invece hanno un’indubbia portata propagandistica. L’occasione dell’emergere
di abusi, infatti, è troppo ghiotta perché non sia colta da quelle forze che da sempre combattono la Chiesa, con una pervicacia che appunto viene da
prima dell’affermazione del comunismo reale, e dalle sue iniziative di persecuzione delle
Chiese cristiane.
Il passaggio è delicato: la Chiesa non vuole né richiede privilegi, ha imboccato con grande
chiarezza la linea della
purificazione ma, nello stesso
tempo, non si possono tollerare strumentalizzazioni né
scorciatoie ideologiche o propagandistiche, come pure
generalizzazioni arbitrarie.
Proprio in questo quadro il
Papa è intervenuto con un
messaggio di grande sostanza.
Non è in discussione, ha ribadito Benedetto XVI, l’impegno
della Chiesa nella lotta contro
gli abusi di minori da parte di
sacerdoti e vescovi: “Tali gravi fatti – ribadisce il Papa –
vanno trattati dall’ordinamento civile e da quello canonico,
nel rispetto della reciproca
specificità e autonomia”. È
quindi confermato l’indirizzo
che con chiarezza era stato formulato dallo stesso Benedetto XVI, a partire dalla vicenda irlandese. La giustizia con
tutta evidenza deve fare il suo
corso, “a garanzia dei diritti
fondamentali delle persone e
delle istituzioni, nel rispetto
delle vittime, nel riconoscimento senza pregiudiziali di
quanti si impegnano a collaborare con essa”. Ma senza
strumentalizzazioni o forzature, cioè, come dice il Papa, “nel
rifiuto di tutto quanto oscura
i nobili compiti ad essa assegnati”: non si può confondere
la giustizia con la politica o
l’ideologia. La posizione della
Chiesa insomma è ferma in
tutte le direzioni. Serve coraggio, serve equilibrio, serve un
convergente impegno.
Stigmatizzando “le sorprendenti e deplorevoli modalità”
dell’iniziativa giudiziaria nella cattedrale di Malines e più
in generale nei confronti
dell’episcopato belga, Benedetto XVI chiede rispetto, ribadendo la piena disponibilità a
rendere giustizia. È la strada
di una rinnovata testimonianza di bene, che sta cominciando a dare nuovi frutti.
FRANCESCO BONINI
L’Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles,
monsignor André-Mutien Léonard, ha considerato il lavoro della Giustizia - pur esprimendo il proprio rispetto nei
suoi confronti - “un po’ esagerato nelle modalità della perquisizione”. “Qui in Belgio, il nostro sentimento è moderato
dal fatto che qui la giustizia può fare una tale perquisizione,
senza limiti. In Italia creerebbe uno scandalo il fatto di aver
perquisito anche nella cripta della cattedrale, perforato delle tombe per trovarvi dei documenti segreti - ha aggiunto -.
In Belgio invece non creerà tanto stupore”. In una conferenza stampa concessa a Bruxelles, monsignor Léonard ha affermato scherzando che la perquisizione “è stata degna del
Codice da Vinci”. Nel suo incontro con la stampa, monsignor
Léonard ha definito “ottima” la nomina a Vescovo di Bruges
di monsignor Jozef De Kesel, finora Vescovo ausiliare di
Malines-Bruxelles. Il presule sostituisce monsignor Roger
Joseph Vanghe-luwe, che in passato aveva abusato sessualmente di un giovane e la cui rinuncia è stata accettata
dal Papa poco più di due mesi fa. L’Arcivescovo di Malines-Bruxelles ha espresso la propria riconoscenza al Papa per la
nomina, definendo monsignor De Kesel
“un uomo molto capace” e sottolineando
che “potrà dare nuova speranza e fiducia ai fedeli della Diocesi di Bruges”.
T
utto è successo giovedì
24 giugno mentre i vescovi del Belgio erano
riuniti per la riunione
mensile. Verso le 10.30
le autorità giudiziarie e le forze di polizia sono entrate e hanno detto che ci sarebbe stata
una perquisizione dell’arcivescovado di Malines-Bruxelles,
in seguito a delle denunce per
abuso sessuale nel territorio
dell’arcidiocesi. Non è stata data nessun’altra spiegazione, ma
tutti i documenti e i telefoni
portatili sono stati confiscati ed
è stato detto che nessuno poteva lasciare l’edificio. Questo stato di fatto è durato fino alle
19.30 circa. Tutti sono stati interrogati, sia i membri della
Conferenza episcopale, sia i
membri del personale. “Non è
stata un’esperienza piacevole –
ha poi detto Eric de Beukelaer, portavoce della Conferenza episcopale belga – ma tutto
si è svolto in modo corretto”.
LE PAROLE DEL PAPA
Benedetto XVI ha voluto
esprimere la sua “particolare vicinanza e solidarietà” ai vescovi del Belgio, rivolgendo un
messaggio a mons. André Joseph Léonard, arcivescovo di
Malines-Bruxelles e presidente
della Conferenza episcopale. Il
Papa definisce “sorprendenti e
deplorevoli” le modalità con cui
“sono state condotte le perquisizioni nella cattedrale di
Malines e nella sede dove era
riunito l’episcopato belga in una
Sessione plenaria che, tra l’altro – aggiunge – avrebbe dovuto trattare anche aspetti legati
all’abuso di minori da parte di
membri del clero”. “Più volte –
prosegue il Santo Padre – io
stesso ho ribadito che tali gravi fatti vanno trattati dall’ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia.
In tal senso, auspico che la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali
delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime, nel
riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a
collaborare con essa e nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati”.
LA REAZIONE
DEI VESCOVI BELGI
I vescovi del Belgio in una
dichiarazione, rilasciata il giorno dopo dalla Santa Sede, esprimono la loro massima “fiducia
nella giustizia e nel suo lavoro”
come d’altronde hanno sempre
fatto negli ultimi mesi. “La presente perquisizione – spiega il
portavoce della Conferenza
episcopale – viene accolta con
la stessa fiducia e perciò, per il
momento, essi si astengono dal
fare ulteriori commenti. Al contrario, assieme al professor
Peter Adriaensses, presidente
della Commissione per il trattamento degli abusi sessuali
nel quadro di una relazione pastorale, si rammaricano del fatto che, durante un’altra perqui-
sizione, tutti i dossier della
Commissione sono stati sequestrati”. Ciò “va contro il diritto
alla riservatezza di cui devono
beneficiare le vittime che hanno scelto di indirizzarsi a questa Commissione. Tale azione
lede dunque gravemente il necessario ed eccellente lavoro di
questa Commissione”.
LA REAZIONE
DELLA COMMISSIONE
Dopo le prime indiscrezioni
apparse sulla stampa arriva la
conferma ufficiale della Conferenza episcopale in cui si annuncia con una nota che il presidente Peter Adriaenssens e
i membri della “Commissione
per il trattamento delle denunce di abuso sessuale” si dimettono in seguito alla perquisizione subita giovedì scorso. “In
primo luogo perché – si legge
nella nota – la Commissione si
trova nella impossibilità materiale di lavorare in quanto tutti i dossier e i documenti di lavoro sono stati sequestrati giovedì 24 giugno. Inoltre, e cosa
più importante, la Commissione ritiene che la base per il suo
funzionamento non esiste più,
e cioè la fiducia indispensabile
fra la giustizia e la Commissione, necessarie per salvaguardare la fiducia tra le vittime e la
Commissione”. Ed aggiungono:
“475 cittadini non avrebbero
mai affidato i loro dati senza
fiducia a questa Commissione”.
Nella nota si fa sapere che i
presidente e i membri della
Commissione daranno ufficialmente le loro dimissioni giovedì 1° luglio a mons. Guy Harpigny, vescovo di Tournai e referente per la Commissione.
“Spetta ora ai vescovi prendersi cura delle vittime e assicurare il prosieguo delle loro denunce”.
LE REAZIONI
DEL VATICANO
A prendere per prima la parola è stata la Segreteria di
Stato, in una nota pubblicata
subito dopo la perquisizione
dell’arcivescovado di MalinesBruxelles. La Segreteria di Stato esprime “vivo stupore per le
modalità in cui sono avvenute
alcune perquisizioni condotte
dalle Autorità giudiziarie belghe e il suo sdegno per il fatto
che ci sia stata addirittura la
violazione delle tombe dei cardinali Jozef-Ernest Van Roey e
Léon-Joseph Suenens, defunti
arcivescovi di Malines-Bruxelles. Allo sgomento per tali azioni, si aggiunge il rammarico per
alcune infrazioni della confidenzialità, a cui hanno diritto
proprio quelle vittime per le
quali sono state condotte le perquisizioni”. Parlando ai giornalisti il segretario di Stato
vaticano, card. Tarcisio Bertone, ha usato parole molto forti: “Non ci sono precedenti, neanche nei regimi comunisti di
antica esperienza”. È stato “un
sequestro, un fatto inaudito e
grave”.
(fonte: SIR)
P A G I N A
4
IL PAPA
A SULMONA
CREDERE
NEL DOMANI
«
a diocesi di Sulmona
ha fatto un lungo
cammino di preparazione per accogliere il
Santo Padre. Sono
stati organizzati incontri di preghiera e di evangelizzazione in
tutte le parrocchie, convegni,
momenti di testimonianza di carità”. Queste le parole di mons.
Angelo Spina, vescovo della
diocesi di Sulmona-Valva, che
spiega al SIR in che modo la città abruzzese si sta preparando
per la visita di Benedetto XVI
(domenica 4 luglio). “La popolazione ha risposto positivamente ad ogni iniziativa proposta dalla diocesi; in questi mesi
– racconta il vescovo –, tutti gli
appuntamenti organizzati hanno visto una grande partecipazione dei fedeli. Inoltre io stesso ho scritto un libro, ‘Aspettando Papa Benedetto: 30 catechesi
per la comunità’, con l’intento
di preparare il territorio ad un
evento così importante”. In occasione dell’anno giubilare
celestiniano, a 800 anni dalla
nascita di san Pietro Celestino,
il Pontefice visiterà la città di
Sulmona (Aq) che, come spiega
mons. Spina, “è molto legata
alla figura di Celestino, perché
proprio mentre il Santo si trovava nell’eremo di S.Onofrio sul
Morrone, ricevette la notizia di
essere stato eletto Papa”.
Lo speciale anno giubilare si era
aperto il 28 agosto 2009 con la
celebrazione della Perdonanza
Celestiniana nella basilica di
Collemaggio a L’Aquila e l’apertura della Porta Santa da parte
del card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. Le celebrazioni si chiuderanno il
prossimo 29 agosto nella stessa
basilica. Attraverso quest’anno
giubilare, la Chiesa ha voluto offrire ai fedeli delle undici diocesi dell’Abruzzo e del Molise, e
di quanti desiderano viverlo
provenendo da altri luoghi,
un’occasione per riscoprire la
vocazione universale alla santità approfondendo la ricerca di
Dio e percorrendo la via del silenzio, dell’ascolto della Parola,
della contemplazione.
Secondo il programma, Benedetto XVI dopo aver sorvolato
l’eremo e l’abbazia di Santo Spirito percorrerà via Mazzini e
corso Ovidio per giungere in
piazza Garibaldi; qui presiederà la Santa Messa a cui seguirà
la preghiera dell’Angelus. Il
Santo Padre si recherà poi presso il centro pastorale per benedire la nuova struttura, a lui
dedicata, che accoglierà sacerdoti anziani e malati. “Nel pomeriggio il Papa incontrerà una
rappresentanza di detenuti del
carcere di Sulmona presso i locali della curia vescovile – dice
mons. Spina –, e subito dopo si
recherà nella cattedrale di san
Panfilo per un momento di preghiera con i giovani della diocesi, l’adorazione del Santissimo Sacramento e la venerazione delle reliquie di san Pietro
Celestino”. Si stima che il giorno dell’arrivo del Papa a Sulmona saranno presenti in città
da un minimo di 30 mila ad un
massimo di 70 mila persone; circa 10 mila, tramite pass gratuito rilasciato dalla Curia, potranno accedere a piazza Garibaldi.
Le altre persone saranno dislocate lungo il percorso e in altri
punti della città dove sarà possibile assistere alla giornata
sulmonese del Papa su dei maxi
schermi.
L
SOCIETÀ
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
IRAQ PARLA IL LORO ARCIVESCOVO MONS. EMIL SHIMOUN NONA
Cristiani a Mosul: il nemico invisibile
R
isale al 2 maggio l’ultimo grave attacco
contro la comunità
cristiana di Mosul.
Quel giorno un convoglio di bus che trasportava studenti cristiani dal villaggio di
Qaraqosh all’università di
Mosul fu oggetto di un attentato terroristico che provocò diversi morti e oltre 150 feriti.
Nonostante siano passati circa
due mesi senza particolari violenze non si può certo dire che
la comunità cristiana di Mosul
viva giorni tranquilli almeno a
sentire le parole dell’arcivescovo caldeo della città, mons. Emil Shimoun Nona, che il SIR
ha intervistato. “Ogni giorno –
dice – dobbiamo fronteggiare
quel nemico invisibile che è la
paura”.
Mons. Nona, si può parlare di situazione migliorata
per i cristiani di Mosul?
“La situazione negli ultimi
due mesi si è un po’ calmata,
non registriamo particolari episodi di violenza contro i cristiani. Tuttavia la sensazione è
sempre quella di essere nel mirino di qualcuno, non sappiamo
di chi e perché, che vuole farci
del male. La paura di essere
colpiti in ogni momento resta
elevata”.
Come reagisce la comunità cristiana locale a questa
pressione che di fatto la
blocca in ogni iniziativa e
attività anche quotidiana?
“La paura continua è un ne-
mico invisibile con cui siamo
costretti a convivere. Essa
instilla il dubbio verso tutti e
tutto, verso ogni persona che
incontriamo al punto da temere che ci possa far male da un
momento all’altro. Passerà molto tempo prima che questa paura cessi del tutto”.
Avete supporto e protezione dalla Polizia e dall’Esercito?
“I luoghi frequentati dai cristiani, come le chiese, sono controllate e protette. Ora più che
in passato proprio per il fatto
che la situazione è un po’ più
calma e per non rischiare di
ripiombare nella violenza. Rischio che non è mai cessato del
tutto”.
Questa calma relativa sta
spingendo le famiglie cristiane fuggite per la violenza da Mosul a fare rientro
in città?
“Difficile fare stime, certamente molte famiglie sono tornate. Tuttavia c’è anche chi non
fa più rientro preferendo emi-
grare direttamente all’estero e
sono quelli che hanno maggiori
possibilità economiche o maggiore istruzione come medici,
professionisti e professori. A
restare sono le famiglie più povere quelle che hanno maggiormente bisogno di aiuto e sostegno. Questo pone delle difficoltà anche sul piano pastorale
avendo una comunità sempre
più piccola e a tratti scoraggiata. Oggi a Mosul città ci sono
circa 1.000 famiglie cristiane
per un totale di poco meno di
5.000 fedeli. Nella diocesi intera le famiglie salgono a circa
3.500 per arrivare a circa 10
mila cristiani. Prima eravamo
più del doppio”.
Ad alimentare questa situazione è anche l’assenza
di un nuovo governo a circa 4 mesi dal voto del 7 marzo?
“Il vuoto di potere certamente non aiuta la popolazione e
non solo quella cristiana. L’Iraq
ha estremo bisogno di stabilità. Il vuoto si riflette anche nelle varie province che non hanno la forza di governare, di garantire la sicurezza e i servizi
di base necessari alla vita di
tutti i giorni, come l’erogazione
dell’elettricità, per esempio”.
È di questi giorni la notizia che il premier al-Maliki
ha accettato le dimissioni
del ministro dell’Elettricità,
nell’occhio del ciclone per le
interruzioni di corrente che
privano gli iracheni del-
l’aria condizionata e dell’acqua durante l’afa estiva…
“Quello dell’elettricità è un
problema grave per gli iracheni.
In questa stagione c’è un caldo
opprimente che tocca anche i
45°. L’elettricità viene erogata
solo per 6-8 ore nell’arco della
giornata quindi le famiglie sono
costrette a ricorrere a dei generatori o ad acquistare energia
elettrica da chi ne possiede con
molte speculazioni sul costo
della corrente. Il che è incredibile se pensiamo che l’Iraq è un
Paese ricco di risorse e di petrolio i cui proventi potrebbero
garantire benessere a tutti”.
Da pastore come vive e
affronta questa realtà così
difficile?
“Incoraggiando i miei fedeli a
mantenere la fede e la speranza. Per due anni sono stati senza vescovo, a causa della morte
avvenuta durante il suo rapimento di mons. Paulos Farahj
Raho, ed hanno vissuto un periodo molto duro. Ho scelto di
vivere in città con loro e questa
presenza è motivo di coraggio e
di speranza”.
Eccellenza, ha paura per
se stesso, usufruisce di una
scorta?
“No, non ho paura. Vivo nella
curia e mi muovo quando c’è da
andare per qualche evento o
incontro. Non ho una scorta ma
adotto delle precauzioni, quando esco cerco di dare il meno
possibile nell’occhio affidandomi a Dio”.
NOTA ECONOMICA
C’è ancora chi non capisce la crisi
C
onfermo quanto scritto
in precedenti articoli: la
manovra presentata
dal governo è ragionieristica, ovvero è finalizzata al mero contenimento della spesa nell’immediato, senza
tener conto che all’oggi segue il
domani e così via. E’ di “veduta corta “, è la via dei tagli alla
spesa, non quella dello sviluppo collocato nell’ambito dell’economia globalizzata. Quest’ultima produce molteplici effetti
positivi e si è, da tempo, affermata sui mercati mondiali e
negli equilibri geoeconomici
planetari. Detti nuovi equilibri
sono nati dal declino dell’Occidente e dall’uscita dal sottosviluppo e dal servaggio coloniale
di molti paesi dell’Asia, del
Sudamerica e dell’Africa. Ciò
premesso vado a riflettere sullo sciopero generale, indetto
dalla CGIL, contro la manovra
del governo, giudicata “iniqua
e che scarica tutti i costi sulle
Regioni e sui comuni, che non
saranno più in grado di garantire i servizi” necessari ai loro
cittadini. Tutti hanno il diritto
di pensarla come meglio credono, quindi anch’io. La proposta
riconfermata a Bologna dalla
vice segretaria della CGIL, Susanna Camusso, “aumentare il
prelievo fiscale sulle rendite finanziarie e introdurre un addizionale per due anni sui redditi superiori a 150mila euro”,
non ha senso, perché fuori sta-
gione. Avrebbe avuto logica in
un periodo di boom, in un momento di sviluppo economico, o
nel corso di una crisi ciclica.
Non siamo in presenza di una
classica crisi ciclica dell’economia capitalistico/industriale,
bensì della morte di un epoca e
della nascita di nuovi equilibri
planetari, dettati dalle nazioni
emergenti: Cina, India, Brasile. Ci siamo dimenticati che lo
sviluppo e l’arricchimento dell’Occidente è stato reso possibile dallo sfruttamento di interi continenti. In altre parole, gli
eserciti degli Stati europei, con
la forza delle armi, nel corso dei
secoli hanno sottomesso, pertanto reso possibile la colonizzazione e lo sfruttamento politico, culturale e commerciale di
interi continenti. Lo scenario,
con la decolonizzazione è cambiato. India, Cina, Brasile e così
via, hanno consolidato, nel tempo, strutture economico/finanziarie, in grado di competere e
sovente surclassare, quelle del
vecchio e debosciato Occidente.
Gli scenari, economici mondiali, si sono modificati profondamente. L’evento non è stato colto dalla sinistra e ancor meno
dalle Organizzazioni sindacali,
che perseverano in forme di lotta da tempo superate, sventolando bandiere ideologiche
obsolete, quando non da suicidio. In poche parole, sotto il profili politico, culturale e sindacale, la CGIL e la Fiom in par-
ticolare, si sono dimostrate in
ritardo sull’orologio della storia.
La staticità culturale, la sterilizzazione della creatività e la
cloroformizzazione del pensiero non appartengono tuttavia,
solo alla richiamata organizzazione sindacale, ma anche all’opposizione politica, culturale,
parlamentare, alla classe imprenditoriale, al mondo accademico e intellettuale, nonché ad
una parte considerevole del
mondo cattolico.
La situazione del mondo occidentale è grave, ma non priva di vie d’uscita. Gli Stati europei potrebbero perseguire la
ripresa economica e il rilancio
del ruolo politico internazionale, favorendo la nascita di un
nuovo soggetto politico: la Confederazione degli Stati europei.
Gli Stati del G8, ora assurto a
G20, potrebbero tracciare nuove vie di sviluppo, compatibili
con le giuste richieste dei Paesi
emergenti, ricercare e definire,
lungimiranti forme di governo
mondiale dell’economia, nonché
adottare regole chiare nelle
quali costringere il sistema finanziario planetario. L’Italia,
ma anche l’Europa, con intelligenza ed equilibrio, dovrebbe
scegliere, o mediare, fra le esigenze del riequilibrio dei conti
pubblici e l’urgenza di sostenere il riavvio dell’economia reale, ovvero dell’economia produttiva. Nel caso dette opzioni non
si dovessero effettuare, in tem-
pi brevi, l’Europa si troverà a
dover affrontare situazioni pericolose, che andrebbero a colpire, non solo i sistemi economici, ma anche gli equilibri sociali e le istituzioni politico/democratiche.
Il nostro Paese si trova in una
posizione di estrema debolezza,
perché gli uomini politici della
cosiddetta seconda repubblica
sono la copia peggiorata di quelli della prima, e le figure dei
giovani arrivati sulla scena politica, per rinnovarla, paiono
non possedere doti da statista,
da riformista, da modernizzatore, da economista lungimirante. Denotano piuttosto quelle del decadimento morale e culturale, nonché tendenze alla cupidigia che pare far loro dire,
siamo entrati nella stanza dei
bottoni, ora facciamoci gli affari nostri. Nell’ambito delle relazioni industriali la situazione non è migliore. Permane
l’atavica cultura marxista/leninista, della contrapposizione
tra padroni e classe operaia, ma
ciò che maggiormente preoccupa è che gli imprenditori continuano a delocalizzare e a rifiutare i fini sociali dell’impresa,
mentre i sindacalisti, a volte
analfabeti di economia e politica mondiale, non si interrogano sulle ragioni per le quali nonostante che i salari siano i più
bassi d’Europa, non conviene
produrre in Italia.
GIANNI MUNARINI
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
BENEDETTO XVI UN NUOVO PONTIFICIO CONSIGLIO
La sfida del Vangelo
«
L
a Chiesa è giovane,
aperta al futuro”,
anzi “la Chiesa è nel
mondo un’immensa
forza rinnovatrice,
non certo per le sue forze, ma
per la forza del Vangelo, in cui
soffia lo Spirito Santo di Dio, il
Dio creatore e redentore del
mondo”. Lo ha sostenuto lunedì sera Benedetto XVI, nei primi vespri della festa dei santi
Pietro e Paolo, nella basilica di
San Paolo fuori le mura. “Le sfide dell’epoca attuale – ha ammesso - sono certamente al di
sopra delle capacità umane: lo
sono le sfide storiche e sociali,
e a maggior ragione quelle spirituali. Sembra a volte a noi
Pastori della Chiesa di rivivere
l’esperienza degli apostoli, quando migliaia di persone bisognose seguivano Gesù, ed Egli domandava: che cosa possiamo
fare per tutta questa gente? Essi
allora sperimentavano la loro
impotenza”. Ma, ha aggiunto,
“proprio Gesù aveva loro dimostrato che con la fede in Dio nulla è impossibile, e che pochi pani
e pesci, benedetti e condivisi,
potevano sfamare tutti. Ma non
c’era – e non c’è – solo la fame di
cibo materiale”. Oggi “c’è una
fame più profonda, che solo Dio
può saziare”. In realtà, “anche
l’uomo del terzo millennio desidera una vita autentica e piena,
ha bisogno di verità, di libertà
profonda, di amore gratuito. Anche nei deserti del mondo
secolarizzato, l’anima dell’uomo
ha sete di Dio, del Dio vivente”.
“Vi sono regioni del mondo –
ha ricordato il Papa - che ancora attendono una prima evangelizzazione; altre che l’hanno
ricevuta, ma necessitano di un
lavoro più approfondito; altre
ancora in cui il Vangelo ha messo da lungo tempo radici, dando luogo ad una vera tradizione
cristiana, ma dove negli ultimi
secoli – con dinamiche complesse – il processo di secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana
e dell’appartenenza alla Chiesa”.
In questa prospettiva, ha annunciato Benedetto XVI, “ho deciso
di creare un nuovo organismo,
nella forma di ‘Pontificio Consiglio’, con il compito precipuo di
promuovere una rinnovata
evange-lizzazione nei Paesi dove
è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti
Chiese di antica fondazione, ma
che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di ‘eclissi del senso di Dio’, che costituiscono una
sfida a trovare mezzi adeguati
per riproporre la perenne verità
del Vangelo di Cristo”.
“La sfida della nuova evangelizzazione interpella la Chiesa
universale, e ci chiede anche di
proseguire con impegno la ricerca della piena unità tra i cristiani. Un eloquente segno di speranza in tal senso – ha evidenziato il Pontefice - è la consuetudine delle visite reciproche tra
la Chiesa di Roma e quella di
Costantinopoli in occasione delle feste dei rispettivi santi patroni”. Per questo, ha aggiunto
il Papa, “accogliamo oggi con rinnovata gioia e riconoscenza la
delegazione inviata dal patriarca Bartolomeo I, al quale indirizziamo il saluto più cordiale”.
“L’intercessione dei santi Pietro
e Paolo ottenga alla Chiesa intera fede ardente e coraggio apostolico, per annunciare al mondo la verità di cui tutti abbiamo
bisogno, la verità che è Dio, origine e fine dell’universo e della
storia, Padre misericordioso e fedele, speranza di vita eterna”, ha
concluso il Santo Padre.
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
BEVO...
MI UBRIACO
E SON FELICE
«Bevo, bevo... Mi ubriaco
e son felice, anche se poi
vomito». Non me la sono dimenticata la filastrocca che
sabato notte una compagnia di giovani cantava a
squarciagola, quasi compiendo un rito liberatorio.
Che avessero bevuto è cosa
certa, nutro qualche dubbio
circa il fatto che fossero davvero felici, non mi pronuncio sulla terza parte...
È fin troppo facile cadere
nei soliti giudizi, che vanno
in due direzioni tra loro opposte: o la filippica contro la
gioventù bruciata o la difesa ad oltranza di un’età a
cui la società non sa offrire
nulla di meglio. Leggevo un po’ schifato, lo ammetto,
perché non se ne può più l’ultima polemica locale inscenata sul giornale circa il
divieto di prendere il sole
nei giardini a lago. «Ma dove possiamo stare? Dobbiamo stare sempre al bar?»,
domanda un giovane. E il
solito sensibile alla finanza
sentenzia: «Se fanno scappare i turisti, poi non torna-
no più». Insomma: concediamo spiaggia selvaggia ovunque, come «nella stragrande
maggioranza delle città europee» - ma siamo davvero
sicuri? provate a prendere
il sole nelle aiuole sul lungolago di Lugano... - e vietiamo di vietare qualunque
cosa, in una sorta di deregulation affidata all’esercizio
di quel magico «buon senso»
che, quando è gestito in regime di individualismo, è
tutto tranne che buono. Il
Qoelet biblico avrebbe sentenziato, con un pizzico di
saggezza antica e sempre
nuova, che c’è un luogo per
prendere il sole e un luogo
in cui è vietato, c’è un tempo per divertirsi e un tempo per annoiarsi. Insomma:
ci sono delle regole, e funzionano se ciascuno le coltiva dentro di sé, nutrendo
un senso (questo sì veramente buono) di rispetto per
il decoro dell’ambiente, senza bisogno di vigili e di multe. Naturalmente, se il «dentro» continua ad essere incolto e libertario, bisognerà anche che fiocchino le multe...
La filastrocca da saturday
night fever mi ha richiamato una pagina del sesto libro delle Confessioni, in cui
sant’Agostino ricorda come
«nel percorrere un vicolo milanese scorsi un povero
mendicante, che, credo, oramai saturo di vino, scherzava allegramente». È l’occasione per una riflessione proposta al gruppo di amici
altolocati che a lui s’accompagnava: «Tutti i nostri sforzi a che altro miravano, se
non al traguardo di una gioia sicura, ove quel povero
mendico ci aveva già preceduti e noi, forse, non saremmo mai arrivati? Egli non
possedeva, evidentemente,
la vera gioia; ma anch’io con
le mie ambizioni ne cercavo
una più fallace ancora, e ad
ogni modo egli era allegro, io
angosciato, egli sicuro, io ansioso... Inoltre il mendico avrebbe smaltito la sua ebbrezza nel giro della notte
seguente; io con la mia mi ero
addormentato e destato, mi
sarei addormentato e destato guarda quanti giorni!».
Ubriacarsi di vino non dà
la felicità, semmai il vomito, e questo lo intuivano forse anche i giovani che ho incrociato l’altra notte. Ma le
ebbrezze più dure da smaltire sono altre. E per venirne fuori bisogna mendicare
un tocco dall’Alto.
Informazione
tra storia e retorica
L
a stampa non gode di
“buona stampa”. Uno
studioso dei media,
Giovanni Bechelloni,
afferma: “Su un punto
fondamentale le differenze del
modello italiano, rispetto a
quello americano, restano rilevanti: nella retorica e nella
prassi giornalistica italiana
resta tuttora pressoché assente il riferimento all’obiettività. Non fa parte delle tradizione italiana del giornalismo
pensare che i giornali debbano essere obiettivi, tanto è
vero che raramente se ne parla e quasi sempre con fastidio”.
E’ negli anni 60 che, non pochi, teorizzavano che l’obiettività poteva essere solo un
mito; un alibi, cioè, per “nascondere altro”. Il giornalismo
–in modo particolare negli
anni del ’68- viene accusato di
essere la voce dei padroni: l’alternativa diventa il “giornalismo democratico”, cioè il “giornalismo militante”. Due correnti di pensiero e di azione si
trovano a confronto tanto nella teoria quanto nella pratica.
Da una parte, chi sostiene che
il giornale deve avere una sua
credibilità: il lettore sa che in
esso trova il racconto di fatti,
seppure da una punto di vista;
dall’altra, chi afferma che l’informazione deve, invece, avere il compito di convincere, di
influenzare, di educare il pubblico.
* * *
Nel dibattito che seguirà, al
tema della obiettività (o, più
correttamente, della oggettività) subentra il tema del duplice dovere di verifica: quella del
fatto, quando è possibile; e –
quella della fonte: chi parla?;
perché parla ora?; le notizie
che oggi racconta le conosceva
già?. Il dibattito incrocia ancora il tema del “giornalismo
militante” e si misura con le
denunce che una grande firma, come Giampaolo Pansa,
faceva ricorrendo a due slogan. Gli anni 70 sono sotto il
segno dello slogan “comprati
e venduti”; gli anni 80 sotto il
segno di “giornalisti dimezzati”: si sottolinea così la rinnovata e forte dipendenza dal
potere politico-partitico. Il dibattito torna al punto nevralgico: il rapporto tra la notizia
e la sua trasmissione. L’oggettività di una notizia presuppone una fonte: il soggetto che
possiede “dei dati” su di un
evento e che li mette a disposizione dei media.
* * *
Ma una fonte non è mai imparziale: esprime un proprio
punto di vista o una
propria visione dell’accaduto.
Il giornalista è chiamato a dialogare con
le sue fonti
costantemente, sia
nell’accoglierle come
nel verificarle. E’ evidente,
a
questo punto, che nel
contatto quotidiano con le fonti il giornalista corre il rischio
di trasformarsi in semplice “postino” delle varie fonti. Con le
ovvie conseguenze.
* * *
Entrano allora in gioco due
aspetti irrinunciabili: la professionalità e il senso critico. La
riflessione più avveduta, infatti, fa notare come il dialogo
debba esercitare una rigorosa
decodificazione di quanto si
apprende perché nella notizia
si insinua, mimetizzandosi, la
disinformazione. Oltre alla verifica del fatto, non potrà più
essere trascurata l’attenta
disanima delle fonti. Il lavoro
giornalistico è chiamato ad assumere l’onere di un attento e
minuzioso lavoro di controllo
perché proprio nella controllabilità delle informazioni ricevute si persegue l’oggettività, ovvero l’avvicinamento al
vero, seppure in modo parziale. Comincia a delinearsi la differenza tra obiettività e oggettività. L’obiettività chiama in
causa la correttezza morale di
chi informa; l’oggettività rimanda al contenuto della notizia: una notizia non è oggettiva perché definitiva e non
contestabile, ma perché controllabile e, dunque, smentibile. E l’oggettività attesta
sempre la parzialità di un fatto narrato: noi non possiamo
conoscere nella sua totalità neppure il più piccolo pezzo di
mondo. La diversità di racconto di un episodio arricchisce la
conoscenza perché mette a disposizione più aspetti di un
fatto. Nella consapevolezza che
tutti gli aspetti di quel fatto non
possono essere colti dalla mente umana: la conoscenza della
totalità non appartiene alla
conoscenza umana. Di qui la
diffidenza dovuta verso chi pretende di raccontare i fatti come
sono accaduti. La problematica
merita di essere ripresa.
FUORI
dal
CORO
ARCANGELO BAGNI
CALANO LE TASSE NELL’UE, MA SUPERANO DI
OLTRE UN TERZO QUELLE DI USA E GIAPPONE
Il carico fiscale in Europa tende a diminuire dal 2000 al 2008 (ultimi dati omogenei disponibili), ma la situazione è differenziata
da paese a paese. L’analisi proviene da Eurostat, che afferma in
un rapporto diffuso lunedì a Bruxelles: “Le tasse raggiungono il
39,3% del Prodotto interno lordo nella zona euro nel 2008, primo
anno della crisi”. L’anno precedente il dato, sempre riferito ai 16
paesi della moneta unica, era al 39,7%, mentre era del 40,6% all’inizio del millennio. Per l’Ue27 i numeri sono i seguenti: carico
fiscale al 2008 pari al 39,7%; nel 2007 era del 40,4 e nel 2000 del
41,2%. “In rapporto al resto del mondo – osservano gli esperti di
Eurostat – il peso fiscale resta generalmente elevato nell’Unione
europea, superando di oltre un terzo quello degli Stati Uniti e del
Giappone”. Le tasse variano però “significativamente” da uno Stato all’altro: in Romania, Lettonia, Slovacchia, Irlanda è inferiore
al 30%, mentre raggiunge il massimo in Danimarca (48,2%) e in
Svezia (47,1%). I dati di Eurostat non fanno però riferimento alla
differenza dei servizi erogati dai diversi Stati e finanziati mediante le tasse. Nel rapporto si legge inoltre che tra il 2000 e il 2008 “le
più forti diminuzioni del tasso delle imposte sul Pil si sono registrate in Slovacchia (dal 34,1% al 29,1%), in Svezia e Finlandia”,
mentre gli aumenti più consistenti si sono avuti a Cipro e Malta.
P A G I N A
6
SOCIETÀ
EUROP
A
EUROPA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
LE DICHIARAZIONI DI CHIESE CATTOLICHE E ORTODOSSE EUROPEE
CROCIFISSO:
QUESTIONE DI LIBERTÀ
L
a Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha fissato per il 30
giugno l’udienza delle
parti, durante la quale
la Grande Chambre prenderà
in considerazione anche i ricorsi presentati contro la sentenza di una Camera della stessa
Corte (3 novembre 2009), contraria all’esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche italiane. Nel frattempo, ad oggi 25
giugno, sono ventidue le Conferenze episcopali europee che si
sono espresse sull’argomento
attraverso note, dichiarazioni,
o appelli inviati direttamente
all’assise di Strasburgo. Anche
le Chiese ortodosse di Bulgaria
e Ucraina si sono unite a questo coro. Presentiamo alcuni
passaggi degli ultimi documenti pervenuti in redazione. (Per
altre informazioni vedi www.
agensir.it nella sezione Europa)
SPAGNA: “RIFLETTE
IL SENTIMENTO
RELIGIOSO”
“Grazie al cristianesimo l’Europa ha saputo affermare l’autonomia dei campi spirituale e
temporale e aprirsi al principio
della libertà religiosa, rispettando tanto i diritti dei credenti quanto quelli dei non credenti”. È quanto si legge in una
nota della Commissione episcopale permanente dei vescovi
spagnoli. Per i presuli “la presenza di simboli religiosi cristiani negli ambiti pubblici, in
particolare la presenza della
croce, riflette il sentimento religioso dei cristiani di tutte le
confessioni e non pretende di
escludere nessuno”. Secondo i
vescovi la presenza dei simboli
religiosi, in particolare la croce, è anzi “espressione di una
tradizione alla quale tutti riconoscono un gran valore e una
grande funzione catalizzatrice
nel dialogo tra le persone di
buona volontà e come sostegno
per chi soffre e i bisognosi, senza distinzione di fede, razza o
nazione” e “senza imporre niente a nessuno”. Perciò “le società
di tradizione cristiana non dovrebbero opporsi all’esposizione pubblica dei loro simboli religiosi, in particolare nei luoghi
nei quali si educano i bambini”.
Altrimenti, “difficilmente queste società potranno trasmettere alle generazioni future la
propria identità e i propri valori”.
REPUBBLICA CECA:
“ELEMENTO POSITIVO”
In vista dell’udienza mons.
Dominik Duka, presidente dei
vescovi cechi, ha inviato una
lettera a mons. Aldo Giordano,
Osservatore permanente della
Santa Sede presso il Consiglio
d’Europa. “Il Cristianesimo,
nella forma di cultura giudaicocristiana, è stato presente alla
nascita e alla formazione della
civiltà europea e americana e
finora, questi valori sono gli
unici in grado di mantenere
l’Europa viva e forte. Questi
valori sono gli stessi applicati
per la formazione dell’Ue. Per
continuare a trasmettere la
propria identità e i propri valori alle generazioni future, le
nostre società di tradizione cristiana non devono rifiutarsi di
mostrare pubblicamente i propri simboli religiosi”. “Nei Paesi di tradizione cristiana, la
Cristianità ha contribuito alla
formazione della cultura nazionale. In questo contesto, la croce specie nelle scuole non è solo
tollerabile e giustificata ma costituisce anche un elemento
positivo. Il diritto alla libertà di
religione esiste in tutti i Paesi
europei e si estende, consentendo altri simboli religiosi”, ha
osservato l’arcivescovo. “Riteniamo che non sia compito della Corte europea prendere decisioni in materia di religione e
su questioni di moralità”, ha
concluso mons. Duka per il quale “il ruolo della Corte è operare all’interno della cornice di
moralità trasmessa ai nostri
tempi dalla civiltà greco-romana e cristiana”.
INGHILTERRA:
“INACCETTABILE
SECOLARISMO”
Sarebbe “chiaramente inopportuno e inaccettabile”, che la
Corte europea dei diritti umani, che il 30 giugno ascolterà le
parti sull’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, “invece di proteggere la libertà dei
cittadini dall’imposizione di
una particolare religione di Stato richiedesse a tutti i Paesi
europei di conformarsi a un
modello di secolarismo che è
contrario ad ogni manifestazione della religione nella sfera
pubblica”. Lo afferma l’arcivescovo inglese mons. Peter
Smith in una dichiarazione
rilanciata il 23 giugno dalla
Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. Secondo l’arcivescovo, per “religione di Stato” si deve intendere proprio
questa tendenza a richiedere
che “tutti i Paesi europei si conformino ad un modello di secolarismo che è contrario ad ogni
manifestazione della religione
nella sfera pubblica”. Ed aggiunge, che ciò “non sarebbe
coerente con l’approccio dimostrato in passato dalla stessa
Corte, né rifletterebbe il principio della libertà di religione
che la Convenzione protegge”.
CARD. HERRANZ:
“MANIFESTAZIONE
DI INCIVILTÀ”
“Voler estromettere questo
segno dai luoghi e dalle istituzioni pubbliche in nome di una
presunta neutralità religiosa,
sarebbe una manifestazione
non soltanto di cristofobia più
o meno larvata ma soprattutto
di inciviltà”. Lo ha detto il card.
Julian Herranz, presidente
emerito del Pontificio Collegio
per i testi legislativi, intervenendo il 23 giugno ad una tavola rotonda a Roma.
Chiese europee
Spagna verso la Gmg2011
CAPITALE
DEI GIOVANI
“Madrid sarà la capitale dei
giovani di tutto il mondo”.
Con queste parole l’arcivescovo di Madrid, il card. Antonio Maria Rouco Varela, ha
commentato la sigla, avvenuta il 22 giugno, di un accordo
di cooperazione tra il Comitato organizzatore della Gmg
e la Comunità autonoma della città, rappresentata da
Esperanza Aguirre. “L’accordo agevolerà la preparazione e lo svolgimento della
Gmg che siamo certi sarà un
successo”, ha dichiarato il
cardinale spiegando che questo prevede la collaborazione tra i due enti firmatari in
materia di sicurezza, sanità,
trasporti e alloggio. La Comunità autonoma di Madrid,
secondo l’accordo, metterà a
disposizione tra l’altro, ostelli, scuole e istituti pubblici
per la sistemazione dei pellegrini e darà “particolare attenzione” alle aree del trasporto, sicurezza e sanità
“per fare fronte agli imprevisti che potrebbero verificarsi”. Alla realizzazione della Gmg collabora, con il Comitato organizzatore e la
Comunità di Madrid, anche
il Governo
IL CAMMINO
DI SANTIAGO
Una lettera per invitare i giovani galiziani al pellegrinaggio a Santiago de Compostela nell’agosto 2010 e alla
Gmg di Madrid del 2011. A
scriverla sono i vescovi della
Galizia. “Si tratta - afferma
il vescovo di Lugo, mons.
Alfonso Carrasco, responsabile della pastorale giovanile della regione - di due grandi opportunità per sperimentare in prima persona l’appartenenza alla Chiesa e testimoniare la propria fede
grazie anche alla presenza di
tanti altri vostri coetanei”. Il
pellegrinaggio dei giovani a
Compostela sarà dal 5all’8
agosto 2010. “Nel 2011 - continua poi la lettera - la Gmg
ci darà l’opportunità di incontrare a Madrid Benedetto XVI”. In attesa di questi
appuntamenti
le diocesi galiziane
(Santiago,
Lugo,
T u i Vigo,
Orense
e MondonedoFerrol) accoglieranno tra il
10 luglio e l’8 agosto la Croce, simbolo delle Gmg.
INIZIATIVE VARIE
Un itinerario mensile di
catechesi per accompagnare
i giovani verso Madrid 2011.
L’iniziativa è della diocesi di
Alcalà. Le catechesi propongono temi collegati dal filo
rosso della storia della salvezza, annunciati anche da
video disponibili su You
Tube. Le catechesi permettono un cammino comune per
tutte le parrocchie, i movimenti e le associazioni ecclesiali. I contenuti sono scaricabili dal sito www.parami
l av i d a e s c r i s t o. e s / f o r m a
cion.html. Anche le opere
salesiane di Madrid si stanno preparando ad accogliere
le migliaia di giovani che
parteciperanno all’incontro
con il Papa nell’agosto 2011.
Un’équipe formata dai responsabili della pastorale dei
Salesiani e della Figlie di
Maria Ausiliatrice sta preparando le infrastrutture logistiche per ospitare i giovani.
La pastorale salesiana del
prossimo anno negli istituti,
parrocchie e centri giovanili
sarà correlata alla Gmg. Si
prevedono temi di riflessione inerenti il motto e le
catechesi della Gmg, per “incentivare i giovani a sentirsi membri della Chiesa e perché abbiano consapevolezza
della loro vocazione cristiana”, affermano i responsabili della pastorale salesiana.
Valori come l’ecclesialità, la
comunione e l’internazionalità saranno parte delle celebrazioni, delle campagne e
dei materiali della pastorale
lungo tutto il prossimo anno.
PARLAMENTO EUROPEO: L'ULTIMA SESSIONE PLENARIA DAL 14 AL 17 GIUGNO
L'EUROPA DEI VENTISETTE TRA CRISI, SVILUPPO E BILANCIO
L
a sessione plenaria dell’Europarlamento svoltasi dal 14 al 17 giugno
ha trattato numerosi argomenti: alcuni di rilevanza “pratica” (sicurezza stradale, etichette prodotti alimentari, caccia alla balena e pesca
del tonno rosso, prevenzione
catastrofi naturali e alluvioni),
altri di interesse eminentemente “interno” (struttura del bilancio comunitario), altri legati
alla politica dell’Unione sulla
scena internazionale.
Il Parlamento europeo ha
quindi indicato all’Ue un maggiore sforzo per perseguire gli
Obiettivi di sviluppo del millennio. Anche in tal caso una posizione comune ai 27 è stata rag-
giunta al vertice dei leder dei
Paesi membri. L’emiciclo ha
approvato una risoluzione secondo cui gli Stati membri dovrebbero destinare a tali otto
obiettivi i fondi a suo tempo
promessi: infatti “l’Ue è sotto
l’obiettivo intermedio dello
0,56% sul Pil fissato per il 2010
ed è reale il rischio che non siano rispettati”, da parte europea,
gli impegni verso gli Osm (riduzione della fame, istruzione
primaria, lotta alle disparità fra
donne e uomini, cura della salute…). Il relatore, Michael
Cashman, ha ricordato fra l’altro la questione dei cambiamenti climatici, “la riduzione
dell’onere del debito per i Paesi” poveri, il “nodo dei paradisi
fiscali”. Il testo (la cui approvazione ha diviso l’aula: 353 sì,
206 contrari, 75 astensioni), afferma però che “le politiche in
materia di pianificazione familiare volontaria, aborto sicuro,
trattamento delle malattie
sessualmente trasmissibili e
fornitura di materiale sanitario
per la riproduzione costituito da
medicinali salvavita e contraccettivi, inclusi i preservativi”
dovrebbero essere sostenute
dagli Stati membri e dalla Commissione.
L’assemblea plenaria ha
quindi istituito una commissione speciale “con il compito di
pianificare il futuro quadro finanziario a lungo termine dell’Unione europea”. L’organismo,
che comincerà a riunirsi a luglio, dovrà definire le priorità
del Parlamento e proporre le
modalità di finanziamento del
futuro bilancio Ue. In gioco c’è
la gestione dei fondi comunitari e delle voci di bilancio cui indirizzare i finanziamenti soprattutto per il periodo dal 2014
in avanti (le attuali “prospettive finanziarie” riguardano gli
anni 2007-2013). La nuova
commissione temporanea dovrà
così affrontare “le sfide politiche e le risorse di bilancio per
una Ue sostenibile dopo il 2013”
attraverso alcuni compiti principali: definire le priorità politiche del Parlamento sia in termini legislativi che di bilancio;
valutare le risorse finanziarie
necessarie all’Unione per conseguire i suoi obiettivi; definire
la durata del prossimo Quadro
finanziario (sinora era strutturato per una durata di sette
anni, ma non si esclude di portarlo a cinque anni per farlo
corrispondere ai mandati del
Parlamento e della Commissione); verificare la “rubriche” delle spese pagate mediante il bilancio. La commissione parlamentare “illustrerà i risultati
del suo lavoro in una relazione
che dovrà essere approvata dal
Parlamento entro luglio 2011,
prima che la Commissione europea presenti la sua proposta
per il prossimo quadro finanziario pluriennale”.
CHIESA
P A G I N A
7
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
IL VESCOVO DIEGO AL COP
AGENDA
del
VESCOVO
FINO AL 2 LUGLIO
A Tignale (Bs), esercizi
spirituali con i vescovi della Lombardia.
DAL 3
AL 9 LUGLIO
Pellegrinaggio diocesano a
Lisieux.
DALLA
Curia
NOMINE E
PROVVEDIMENTI
• don Bruno Rocca,
parroco di Cepina (So);
•
don Gianfranco Ciaponi, cappellano all’Ospedale “Eugenio Morelli” di Sondalo (So)
Alla riscoperta delle
relazioni vere tra persone
D
al 21 al 24 giugno la
nostra diocesi, presso la “Casa incontri
cristiani” di Capiago,
ha ospitato la sessantesima settimana nazionale di
aggiornamento promossa dal
Centro di Orientamento Pastorale (Cop). Il tema era Nuove forme di comunità cristiana – Le relazioni pastorali tra clero, religiosi, laici e territorio. La scorsa settimana abbiamo relazionato
sui primi giorni del convegno.
In questa, e nelle due pagine
successive, tracciamo il bilancio e i contenuti conclusivi del
convegno, a partire, soprattutto, dagli stimoli che arrivano
per il lavoro nella nostra Chiesa locale. Qui di seguito il testo dell’omelia pronunciata
dal vescovo Diego Coletti nella Santa Messa di mercoledì
23 giugno. In basso la lettera
diffusa dai responsabili del
Cop a chiusura della settimana di aggiornamento.
«Il tema del convegno, tut-
to centrato intorno alle vie attraverso le quali rinnovare e
rilanciare la relazione pastorale tra persone e comunità,
non avrebbe potuto trovare letture migliori di quelle che la
liturgia ci offre, in questa solennità della natività di san Giovanni Battista, indicandoci, in
modi diversi ma convergenti,
qual è l’importanza della relazione tra le persone nella
vita della nuova ed eterna alleanza, nella vita cristiana.
(Prima Lettura: Ger 1, 4-10;
Salmo 70; Seconda Lettura: 1
Pt 1,8-12; Vangelo: Lc 1,5-17).
La vita del Battista è tutta
programmata per un servizio
e una missione – come quella
di Geremia nella Prima Lettura – che hanno come scopo
quello di ricucire le relazioni
più importanti e più intime.
Ricondurre i cuori dei padri
verso i figli, riportare coloro
che hanno fatto della ribellione uno stile di vita alla saggezza dei giusti e, come elemen-
LA LETTERA FINALE DEL COP
«AI PARROCCHIANI RIMASTI SENZA PRETE»
«
C
arissimi, siete rimasti senza prete.
Ve ne siete accorti
subito, anche se da
una vita non andavate in chiesa, perché in casa
c’è sempre una nonna che,
ogni mattina, lascia tutto e va
a messa finché le gambe la
reggono, oppure perché il paese è piccolo e si sa sempre
tutto di tutti, anche se non
v’interessa più di tanto. Il governo taglia di tutto: insegnanti, ufficio postale, servizi
di trasporto… e la chiesa taglia sui preti. Cercheremo di
sopravvivere; vorrà dire che
come dobbiamo andare a fondo valle al supermercato ci andremo anche a fare qualche
festa in qualche chiesa.
Alcuni di voi, però, hanno
ancora un filino di fede, e sono
dispiaciuti perché il prete era
sempre una presenza che indicava la strada per incontrare Dio, che ogni giorno garantiva che l’amore di Dio è vero
perché imbandiva il suo Corpo e il suo Sangue e diceva:
dato e versato per voi e per
tutti per togliere il male che
abbiamo nel cuore e nel mondo. Di una cosa però tutti voi
dovete essere certi: Dio non
vi abbandona mai, non si
assenta dalle vostre vite.
Anche quando c’era il prete
v’incontravate con lui per parlare dei vostri figli, di un po’
di catechismo, della prima comunione, di come fare la festa del Santo Patrono. L’ultima volta avete dovuto battere cassa presso tutte le famiglie perché il tetto della chiesa faceva acqua e siete riusciti a svegliare generosità che
non immaginavate.
Non vi serve un sosia del
prete o un sacrista. Ora tocca
a voi papà e mamme, nonni e
nonne, ragazzi e giovani tenere viva la vostra chiesa, per
tenere viva la vostra fede.
Non ci può più essere nessuna mamma o papà che non
Fotoservizio William
insegna ai suoi figli ad amare
Dio e lodarlo con le preghiere, non ci deve essere più nessun malato che resta solo, senza il conforto della santa comunione. Sarà vostra cura
tenere viva la preghiera per
tutti, aprire la chiesetta per
trovarvi a lodare il Signore, a
invocarlo su tutta la vostra
piccola comunità e a supplicarlo che perdoni tutto il male
che si fa nel mondo, a far risuonare nella vostra vita la
sua Parola, ad ascoltarla per
calarla nel vostro cuore. I vostri poveri, le vostre famiglie
rimaste senza nessuno che
lavora, devono poter contare
ancora sulla vostra solidarietà, come facevate prima quando era il prete a chiedervelo.
Avete risorse da vendere, perché siete battezzati, costituiti
sacerdoti re e profeti.
Certo, dovete lasciar perdere tutte quelle piccole beghe
cui spesso vi lasciavate andare, i rancori mantenuti troppo a lungo, i risentimenti e gli
arroccamenti nelle vostre solitudini. Dovete fare rifornimento di conoscenze e competenze, aggregarvi e collegarvi con le altre parrocchie che
hanno di più. Non potete adattarvi a fare senza Dio, fuori
dal mondo, in un posto tranquillo, magari protestando
perché suonano le campane,
gelosi di una pace che assomi-
glia di più a quella del cimitero. Questa non è pace, ma solitudine e povertà.
Dio facendovi mancare il
prete vi ha voluto far capire
che la fede è una cosa seria e
che merita che voi ne diventiate i primi cercatori e i primi annunciatori a chi tra di
voi lo sta abbandonando.
La Chiesa c’è ancora, fate
parte di una diocesi che ha un
suo vescovo. Se lì da voi c’è
ancora l’Azione Cattolica, sapete che vi potete concretamente sentire uniti a tante
altre persone per la vostra
crescita e la vostra formazione. Il vostro vescovo ha sicuramente trovato uomini e
donne e preti che lì vicino hanno deciso di non farvi mancare il loro aiuto, soprattutto la
presenza del Sacramento dell’Eucaristia, ma la vostra comunità resterà viva solo se
voi lo vorrete, se con tutti loro
stabilirete piccoli o grandi progetti per mantenere viva la
vostra fede. Andrà a finire
che, proprio perché siete senza prete e lo apprezzate ora di
più, Dio vi donerà la gioia di
sentirvelo ancora più vicino.
Vi siamo vicini e siamo sicuri che la vostra piccola comunità sarà in grado di insegnare anche a noi come si vive
oggi la fede e come si può
amare e servire sempre Nostro Signore».
to di fondo, ricondurre il popolo di Israele al suo Signore.
Questa missione, che era
intravista da lontano da tanti
altri profeti, questa realtà,
questo scopo della missione
nel quale persino gli angeli
desiderano fissare lo sguardo,
è messo nelle mani del Battista. L’unico che può indicare
con la propria mano: «Ecco
l’Agnello!». E si tratta di un
incontro, dunque, di una relazione. Come quella che la
Seconda Lettura ci ha ricordato nelle parole dell’apostolo Pietro: voi amate Gesù Cristo, anche se non siete, come
noi apostoli, quelli che l’hanno visto con i loro occhi, quelli che lo hanno indicato come
l’ultimo dei profeti con la sua
mano. Però lo amate, ed è per
questo che godete di una gioia indescrivibile, indicibile e
gloriosa. E imparate che non
per voi stessi, ma per coloro
che aspettano da voi la testimonianza di questa relazione
di amore rinnovata, voi vivete, faticate, lavorate, servite.
«Non per voi stessi». Questo è il fondamento ultimo, la
realtà centrale della vita cristiana. Quella realtà indicata
dal comandamento di Gesù,
che non abolisce il grande, il
sommo comandamento dell’Antica Alleanza – ama il prossimo tuo come te stesso – non
lo abolisce ma lo supera, perché diventa «amatevi gli uni
gli altri come io ho amato voi».
Gli uni gli altri. Si tratta di
relazioni personali. Non di linee di principio generali. E si
tratta di amare così come il
nostro Signore, il nostro sposo, il nostro amico, il nostro
salvatore, il nostro maestro
ama personalmente ciascuno
di noi.
E tutto questo avviene nel
calore dell’amore sponsale di
Zaccaria e di Elisabetta. Come
avverrà l’incarnazione del Verbo nel calore dell’amore sponsale di Giuseppe e di Maria.
Un amore sponsale che diventa il segno, l’archetipo – a sua
immagine e somiglianza li
creò, maschio e femmina li
creò – di questa rinnovata relazione di dono sponsale di
amore, di dono reciproco che
è la cifra nella quale comprendere e raccogliere il centro
della rivelazione della Nuova
Alleanza, della scoperta di un
Dio che è relazione fra tre
persone che si amano. Questa
è la novità della Salvezza.
Ecco, possiamo raccogliere
da questi brevi cenni sulla
sconfinata ricchezza della Parola che abbiamo ascoltato
qualche indicazione preziosa
per la vita delle nostre comunità. Tante volte e troppo
spesso affannate alla ricerca
di funzionalismi e di operatività fatte anche di cose belle,
buone e lodevoli, ma che rischiano di diventare fini a se
stesse. Che rischiano, cioè, di
non essere finalizzati a questa costruzione di nuove relazioni fondate sull’amore secondo lo stile di Gesù.
Lasciamoci, dunque, indicare dalla mano del Battista l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, essendo il
peccato del mondo nella sua
radice la diffidenza, la contrapposizione, la ribellione a Dio
e, di conseguenza, la divisione, l’isolamento tra gli uomini, anche tra i fratelli. Rinunciamo, quindi, all’uomo vecchio, lasciamo indicare dalla
mano del Battista l’Agnello di
Dio che ci porta a rinnovare
nella nostra esperienza cristiana e ad offrire a tutti quelli
che ci incontrano nella nostra
testimonianza il miracolo dell’amore di Dio che in Cristo si
è incarnato e ha camminato e
continua a camminare in mezzo a noi».
P A G I N A
8
CHIESA
SPECIALECOP
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
A CAPIAGO L’AGGIORNAMENTO DEL CENTRO DI ORIENTAMENTO PASTORALE
UN IMPEGNO CORRESPONSABILE
PER TENERE VIVA LA CHIESA E LA FEDE
DON PIERINO RIVA
ARCIPRETE DI FINO MORNASCO,
PARROCO DI SOCCO,
AMMINISTRATORE PARROCCHIALE DI BERNATE
Fotoservizio William
«
C
arissimi, (…) non
vi serve un sosia
del prete o un sacrista. Ora tocca a
voi papà e mamme, nonni e nonne, ragazzi e
giovani tenere viva la vostra Chiesa, per tenere
viva la vostra fede. Non ci
può più essere nessuna mamma o papà che non insegna ai
suoi figli ad amare Dio e lodarlo con le preghiere, non ci
deve essere più nessun malato che resta solo, senza il conforto della santa comunione.
Sarà vostra cura tenere viva
la preghiera per tutti, aprire
la chiesetta per trovarvi a lodare il Signore, a invocarlo su
tutta la vostra piccola comunità e a supplicarlo che perdoni tutto il male che si fa nel
mondo, a far risuonare nella
vostra vita la sua Parola, ad
ascoltarla per calarla nel vostro cuore. I vostri poveri, le
vostre famiglie rimaste senza
nessuno che lavora, devono
poter contare ancora sulla vostra solidarietà, come facevate prima quando era il prete a
chiedervelo. Avete risorse da
vendere, perché siete battezzati, costituiti sacerdoti re e
profeti».
La settimana nazionale di aggiornamento
promossa dal Centro di Orientamento Pastorale
ha visto la partecipazione di oltre duecento
persone: insieme si sono confrontati
per analizzare le tendenze in atto nelle comunità
cristiane e capire da dove ripartire per lavorare
nella corresponsabilità per il bene di tutti
pagine a cura di ENRICA LATTANZI e MICHELE LUPPI
È il passaggio centrale della
“Lettera ai parrocchiani rimasti senza prete” diffusa a conclusione della 60° Settimana
nazionale di aggiornamento pastorale, che si è chiusa
lo scorso 24 giugno presso la
“Casa incontri cristiani” di
Capiago. Nuove forme di comunità cristiana. Le relazioni pastorali tra clero,
religiosi, laici e territorio il
tema dell’evento, organizzato
dal Centro di orientamento pastorale (Cop – www.cen
troorientamentopastorale.org),
e al quale hanno partecipato
oltre 220 persone, tra cui
cinque vescovi, sette vicari
generali, circa centodieci sacerdoti, un’ottantina di laici.
«Non è nella quantità, nel
numero dei sacerdoti, che si
realizza la Chiesa ma nell’adesione di tutti alla vocazione a
spendersi per il prossimo».
Così ribadisce monsignor
Domenico Sigalini, vescovo
di Palestrina, presidente del
Cop, responsabile della Commissione per il Laicato della
Conferenza Episcopale italiana. «Stiamo assistendo a
un’evoluzione della struttura
di base della parrocchia – sottolinea ancora il Vescovo –. La
Chiesa è presente in modo
capillare sul territorio, che,
però, non coincide più con
l’estensione della comunità
cristiana e c’è il rischio che la
parrocchia diventi un’isola
sempre meno frequentata». I
mutamenti dello spazio geografico, il pendolarismo, l’immigrazione, il confronto con i
lontani sono le sfide immediate ed evidenti. «Da almeno
trent’anni – riprende Sigalini
– le parrocchie, che restano
comunque luogo irrinunciabi-
LAURA BELLANDI
AZIONE CATTOLICA ZONA PREALPI
Alla settimana del Centro di Orientamento Pastorale di Capiago erano presenti anche
alcuni laici della nostra diocesi. Tra loro Laura Bellandi, membro dell’Azione Cattolica
della zona Prealpi. “La sensazione più bella – racconta al termine dell’ultima giornata di
lavori – è quella di aver visto una Chiesa in cammino. Come hanno più volte sottolineato i
vari relatori nei loro interventi, la scelta di andare verso la formazione di unità pastorali
non può e non deve essere ricondotta ad una mera risposta alla carenza di sacerdoti. Nasce, invece, come l’opportunità di riscoprire il volto di una Chiesa missionaria e sinodale
che riscopri alcuni dei suoi tratti delle origini”. Un cammino che sta attraversando anche la
Chiesa di Como tra “fatiche e ricchezze”, in cui, secondo Laura Bellandi, “le realtà ecclesiali
come l’Azione Cattolica possono giocare un ruolo importante di mediazione, aiutando i laici
a mettere al servizio della comunità i propri carismi, all’interno di una pastorale che metta
al centro le relazioni e assuma sempre più un modello famigliare. Perché più le nostre
comunità avranno la famiglia come soggetto della pastorale, più avremo realtà attente
all’accoglienza e alla valorizzazione dei carismi di ciascuno”. Una valorizzazione che rappresenta “un segno di speranza per la Chiesa di Como”. “In questa nuova fase – continua
Laura Bellandi – i laici devono dimostrare di saper cogliere i segnali di apertura con determinazione ma senza fretta, sapendo attendere i tempi di Dio”. Dalla settimana del Cop è
emersa anche l’esigenza di fare tesoro delle esperienze maturate in altre diocesi italiane.
“Infine – ha concludo Laura Bellandi – è stato bello poter condividere le esperienza maturate nelle varie diocesi italiane. Dalla diocesi di Padova arriva, ad esempio, l’invito a una
maggior formazione per quanto riguarda i membri dei consigli pastorali non solo in termini
di preparazione personale ma concentrandosi anche sulle dinamiche relazionali che si sviluppano all’interno”.
Cosa ne pensi dei contenuti emersi nel corso della
settimana di aggiornamento del Centro di Orientamento Pastorale e quali stimoli se ne possono ricavare per la nostra Chiesa locale?
«Il bilancio di queste giornate, per quanto mi riguarda, è
in positivo: sono state lasciate aperte molte domande, importanti anche per il cammino della nostra diocesi. Ritengo positivo il metodo con il quale stiamo lavorando e il
pensiero, lo stile, che si sta affermando: se si arriva alle
comunità pastorali non è perché vengono a mancare i preti ma perché si sente la necessità di attuare una comunione all’interno della Chiesa e del laicato. A questo punto,
quello che a me sembra che dovremmo approfondire di
più è l’aspetto della formazione. Recuperare senz’altro l’Azione cattolica. E, nello stesso tempo, operare sulla formazione dei laici perché siano “corresponsabili”. La tendenza è ancora a “collaborare”: bisogna cambiare e arrivare alla “corresponsabilità”. È chiaro che ci vuole un’adeguata formazione di coscienze in questo senso. E credo
che sarà il lavoro del futuro: è soprattutto questo lo stimolo che mi è venuto dal convegno Cop».
I tempi sono maturi? Come stanno le nostre comunità, il nostro laicato? Ci sono ancora un po’ di
paure quando viene a mancare il prete: qual è il salto di qualità richiesto?
«La paura, lo smarrimento nel momento in cui il sacerdote manca è un dato di fatto nella realtà in cui siamo.
Penso, però, che i tempi siano maturi. Non dobbiamo aspettare quando ci sono solo le necessità. Questa è una stimolazione che viene dal Concilio: una Chiesa ministeriale,
che va nel mondo e coglie le potenzialità del territorio – a
partire da quelle laicali – perché i laici questi siano poi
attivi all’interno delle varie comunità. Così che si valorizzano le capacità e le competenze di ciascuno: il prete nei
suoi ambiti, il laico nei suoi».
Insomma, camminiamo…
«Camminiamo e, a mio parere, alcune comunità, nella
nostra diocesi, sono pronte per attuare questo cammino.
La nostra Chiesa è vasta, complessa: ma è una proposta di
fede che viene dallo Spirito – perché il Concilio è un frutto
dello Spirito –. Bisogna arrivare a mettere in atto questi
molti stimoli e, ribadisco, partire dalla formazione delle
coscienze».
le per la pastorale, stanno cercando di ristrutturarsi, per
rispondere a cambiamenti ed
evoluzioni dello scenario sociale. C’è la necessità di far
convergere le esperienze pastorali del territorio verso una
progettualità comune, come
avviene con la costituzione
delle unità/comunità pastorali». Questo si deve realizzare
nel «coinvolgimento corresponsabile di sacerdoti, religiosi e laici – aggiunge il vescovo –. Il punto di partenza è
la riscoperta delle relazioni:
altrimenti la parrocchia diventa un’agenzia di servizi. I battezzati, invece, sono portatori di grazia e verità per il bene
di tutti».
«Negli ultimi 10 anni le unità/comunità pastorali sono
cresciute, diventando non più
un fenomeno solo del Nord»:
a ricordarlo è don Giovanni
Villata, responsabile del centro studi e documentazione
dell’arcidiocesi di Torino. Pur
restando una netta prevalenza al Nord, nel Centro Italia
le diocesi con unità pastorali
sono passate da 22 a 37 e al
Sud da 13 a 27, «dato interessante perché nel Mezzogiorno
non si registra ancora una crisi nel numero dei sacerdoti».
Dare vita alle unità pastorali
per ovviare alla mancanza di
preti, infatti, pur essendo talora una necessità «non è il
ragionamento corretto, poi-
ché si tratta d’inventare un
nuovo modo di progettazione
pastorale, e non supplire a
una carenza». Importante segnalare che «nel 65% delle diocesi le unità pastorali sono
animate da equipe, che comprendono sacerdoti e laici: un
dato significativo, perché così
si fa crescere la comunione e
la ministerialità».
Nei lavori di gruppo sono
stati approfonditi tre argomenti centrali: le relazioni
parroci-fedeli; le nuove comunità e gli organismi di partecipazione; la liturgia, la
catechesi e la solidarietà in un
territorio più ampio della parrocchia. La tavola rotonda di
mercoledì su “Formarsi insieme per lavorare insieme”, introdotta da Antonio Mastantuono, docente alla Facoltà
teologica dell’Italia meridionale, ha visto gli interventi di
Renato Marangoni, vicario
per la pastorale di Padova;
Ottavio Pirovano, vicepresidente dell’associazione “Aquila e Priscilla” di Milano; Laura Salvo, psicologa, referente
del “Progetto villaggio” della
diocesi di Palestrina. La
centralità della formazione,
per il clero e per i laici, è emersa come urgenza primaria,
nella valorizzazione dell’umanità e delle peculiarità di ciascuno. Tanti anche gli spunti
offerti dalla riflessione del
nostro Vescovo.
P A G I N A
CHIESA
SPECIALECOP
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
9
A CAPIAGO L’AGGIORNAMENTO DEL CENTRO DI ORIENTAMENTO PASTORALE
LA PECULIARITÀ DI UNA STAGIONE ECCLESIALE
NELLA QUALE RISCOPRIRE L’APOSTOLATO DEI LAICI
«La parrocchia –confida
don Piercarlo Contini, referente comasco del Cop e assiduo partecipante delle settimane di aggiornamento fin
dal 1969 – può diventare luogo privilegiato di condivisione». Don Piercarlo ci ricorda
come l’esperienza del Cop lo
abbia aiutato, negli anni ’70,
a costituire ex novo il tessuto
parrocchiale di Sagnino: «una
realtà eterogenea e con forte
immigrazione dal Sud Italia.
Vivevamo il clima fecondo e
rinnovato del Concilio… La
parrocchia che stava nascendo, in quel contesto, ha giocato un ruolo fondamentale, soprattutto di aggregazione, diventando un vero e proprio
laboratorio di convivenza e
dialogo… E già allora veninva
messa in evidenza l’importanza di coinvolgere i laici nella
progettazione pastorale».
«L’affermarsi delle nuove
forme di comunità cristiana –
è l’osservazione di Sigalini –
deve favorire l’attestarsi di
uno stile di progettualità
sinodale: non può limitarsi a
essere una risposta alla diminuzione del clero. E i laici, pur
chiamati a un impegno nella
comunità, non devono rinunciare al loro compito di testimonianza nel quotidiano».
Giovedì 24 giugno i lavori
della giornata conclusiva sono
stati aperti dalla relazione del
segretario generale della
Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano
Crociata, che ha invitato a riconoscere «la peculiarità di
questa stagione ecclesiale,
ancora evolutivamente sospesa tra cattolicesimo popolare
e processi di disaffezione e
distanziamento dal cristianesimo e dalla Chiesa. Raccogliere la sfida del tempo presente – ha sottolineato – significa non smettere di lavorare con il cattolicesimo di
popolo senza per questo sottovalutare il processo di erosione che esso subisce», ricordando che «il carattere popolare non è dato dai grandi numeri, ma dalla capacità di vivere in un contesto determinato, preso nella sua interezza e concretezza, la sacramentalità come incarnazione ed
espansione». Il segretario generale della Cei ha poi eviden-
ziato la necessità di «curare
con maggiore attenzione la
crescita e la maturazione di
quanti nella comunità cristiana condividono responsabilità,
dai ministri ordinati a coloro
che svolgono le più svariate
forme di collaborazione pastorale». Infine ha esortato a
«riscoprire l’apostolato dei laici: il laico può essere un collaboratore pastorale o anche
solo un consumatore religioso, ma egli è soprattutto chiamato a svolgere un apostolato,
partecipando all’apostolato
gerarchico, da spendere non
solo nelle parrocchie e nei movimenti, ma nell’impegno nei
mondi della professione, della famiglia, della società e simili. Il luogo dell’apostolato è
il mondo intero, poiché esso
consiste nell’animazione delle realtà temporali».
Porre, dunque, al centro le
relazioni – tra sacerdoti, laici, religiosi; tra “praticanti” e
cristiani “ai margini” della vita
ecclesiale – tenendo presente
che la progettazione pastorale coinvolge tutti, e tutti ne
devono essere protagonisti, è
stato il cuore delle “prospettive pastorali” delineate al termine del convegno da monsignor Domenico Sigalini:
«Dobbiamo mettere al centro
la contemplazione dell’amore
di Dio e la necessaria conversione della vita, invece della
pianificazione delle attività; la
risorsa umana, invece delle
sole strutture; il guardarsi
negli occhi, invece che guardare alle bacheche degli avvisi o in facebook; il progettare
assieme dopo essersi confrontati, invece delle risposte
privatistiche di sopravvivenza;
la stima reciproca tra diversi
carismi e ministeri, invece
dell’antagonismo pastorale; la
comunione dono da accogliere sempre da Dio, invece di
tavoli di concertazione».
DON LUCIANO LARGHI
COLLABORATORE PRESSO LA PARROCCHIA SS. VITO E MODESTO - CERMENATE
“Nuove forme di comunità cristiana”. Così recitava il titolo della settimana di aggiornamento promossa dal Cop. È stato un momento interessante. Innanzitutto abbiamo sentito
che non solo la nostra Diocesi, ma tutta la Chiesa italiana sta studiando come far evolvere
il vissuto parrocchiale della gente verso nuove modalità per rispondere non soltanto alla
scarsità del clero, ma soprattutto ad una povertà relazionale e di fede generalizzata e diffusa nei fedeli.
Ci hanno riportato alle radici del vissuto comunitario cristiano, ribadendo come fondamentale sia, per evangelizzare la vita di tutti (“praticanti e non”), il rapporto fraterno, cioè
il Vangelo dell’amore messo in pratica: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:
se avete amore gli uni per gli altri”(Gv 13,35).
Perciò è necessario ricuperare il clima che tipicamente c’è in una buona famiglia, dove
tutti sono corresponsabili, ci sono diversità di età e di sessi e di interessi, eppure per amore
ci si aiuta e ci si corregge, si comunica e si vive la propria fede, ci si sostiene e ci si conforta
nei momenti difficili.
Ciò non toglie il fatto che tali dinamiche, possibili solo in gruppi non vasti e anonimi,
vadano poi inserite in un clima di apertura: i cristiani non vivono in clubs esclusivi dove
possono venire solo quelli che mi stanno simpatici! Apertura, o missionarietà, significa che
tendo a condividere la mia fede, ad annunciarla e ad aggregare alla mia “famiglia” chi abita
vicino a me non forzatamente, ma per “contagio”. Perché attraverso il mio modo di voler
bene uno dice: “Così è bello vivere!Che bello essere cristiani!”Apertura significa poi disponibilità a lavorare per il bene di tutti e con tutti, non solo quelli del mio quartiere, non solo
quelli della mia parrocchia. In lingua cristiana “per noi” o “nostro” significa “per tutti” e “di
tutti” (vedi appunto il “Padre nostro”)!
Attraverso condivisioni di esperienze iniziate da tempo in altre diocesi abbiamo conosciuto modi diversi di affrontare l’essere cristiani oggi, in un mondo che è cambiato e che
continua a cambiare. All’esaltazione dell’individuo come metro di misura e di realizzazione, la cultura cristiana deve rispondere con l’attenzione ai singoli, con lo stile dell’ascolto e
del dialogo, ma non con la chiusura difensiva del riccio coccolando i “sopravvissuti” ad
oltranza. Dobbiamo cogliere ciò che il mondo dice oggi al nostro essere cristiani, ma anche
esser critici e scardinare ciò che nella cultura odierna va proprio contro la persona umana
e contro Dio. E alla fine? È venuto il tempo in cui nessuno può tirarsi indietro e dire: «La
fede, la Chiesa? Roba da preti… Lascia fare a loro…».
ROBERTO BERNASCONI
DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA
Parlando di corresponsabilità e del ruolo dei laici nelle
parrocchie si è più volte fatto riferimento, durante i lavori del Cop, al ruolo della Caritas. Un riferimento su cui si
è soffermato Roberto Bernasconi, direttore della Caritas
diocesana. “Dall’analisi fatta al Cop sulle nuove forme di
unità pastorale – ci ha spiegato – emerge con chiarezza
come la Caritas non debba essere vista come un cruccio di
alcuni delegati ma come un momento fondante la comunità”. Certamente, spiega il direttore della Caritas, non si
può non tener conto dei differenti carismi e delle differenti sensibilità, “per questo è importante recuperare alla vita
delle comunità gruppi e movimenti ecclesiali che rischiano di estraniarsi dalla vita comunitaria”. Con Roberto
Bernasconi abbiamo parlato anche del ruolo dei diaconi
permanenti – di cui fa parte - su cui si è discusso durante
le giornate di orientamento pastorale. “Dalla discussione
– racconta – è emerso il bisogno di riscoprire il ministero
dei diaconi permanenti. In Italia i diaconi sono usati quasi
sempre con compiti di supplenza, nelle parrocchie rimaste
senza parroco. In realtà il loro compito va al di là della
mera supplenza. I diaconi permanenti sono chiamati a vivere all’interno della Chiesa in una dimensione caritativa,
non solo verso le povertà materiali ma anche spirituali e
relazionali”. Ad oggi sono nove i diaconi permanenti che
svolgono il loro ministero nella nostra diocesi. Altre due
saranno ordinati nel mese di dicembre. “Nel complesso –
conclude il direttore della Caritas – il Cop è stata un’occasione importante per riscoprirsi Chiesa e iniziare a progettare con speranza il futuro”.
DON GIUSEPPE PAGGI
PARROCO DI SAN FEDELE DI CHIAVENNA
Per don Giuseppe Paggi, parroco di San Fedele a Chiavenna, la settimana del Cop lascia “tanti interrogativi a
cui sarà necessario lavorare per dare risposte che siano
fedeli al territorio”. “All’interno di questo nuovo cammino
pastorale – ha continuato – è impensabile che una stessa
forma possa essere calata nella stessa forma in realtà diverse, specialmente in una diocesi grande e variegata come
la nostra. Sarà, invece, necessario riflettere e lavorare
insieme perché, all’interno di comuni scelte di fondo, si
possa individuare cammini di fede adatti ad ogni realtà”.
Per quanto riguarda l’invito alla corresponsabilità dei laici, don Giuseppe Paggi, ha ricordato come “esistano già
organi di partecipazione importanti, come i Consigli Pastorali, a cui però non sempre sono affidati i compiti
che spetterebbero loro. È importante prima di tutto dare
efficienza a questi organi partendo dalla formazione dei
suoi componenti”. Centrale all’interno delle riflessione
emerse al Cop è stato anche il tema della missionarietà
delle parrocchie. “L’immagine che emerge da questa settimana – ha concluso – è quella di una parrocchia non chiusa in se stessa ma aperta all’esterno. È all’interno di questa consapevolezza che ogni realtà deve capire come mettersi al servizio delle altre realtà per sperimentare percorsi comuni”.
DON ANTONIO FRAQUELLI
PARROCO DI ALBATE
Il richiamo alla corresponsabilità dei laici. È questo secondo don Antonio Fraquelli, parroco di Albate, uno degli
aspetti più interessanti della sessantesima settimana del
Cop. “È stato importante – ha spiegato a caldo, pochi minuti dopo la chiusura del convegno - poter parlare e discutere di nuove forme di unità pastorale in un momento in
cui come diocesi ci stiamo muovendo in questa direzione.
È chiaro, però, che di fronte a così tanti spunti e riflessioni, sarà importante il lavoro di studio e approfondimento
per capire come tradurli in scelte concrete nella pastorale
delle nostre comunità”. Soffermandosi sul ruolo della corresponsabilità, don Antonio, ha ribadito la necessità della
formazione dei laici che “deve essere curata maggiormente”. In questo senso, ha precisato, “è importante che laici
e sacerdoti possano formarsi e crescere insieme, così come
era già emerso dal Convegno ecclesiale di Verona”. Tornando al tema delle unità pastorali, il parroco di Albate,
ha ricordato la necessità di “non perdere mai di vista il
rapporto personale tra i membri della comunità, con il
coinvolgimento dei sacerdoti”, senza dimenticare come la
nascita di ogni unità pastorale “non possa calare dall’alto
ma debba necessariamente nascere all’interno di un cammino condiviso da parte della comunità”.
P A G I N A
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CHIESA
ECUMENISMO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
IN SVIZZERA DAL 18 AL 20 GIUGNO
VIAGGIO ECUMENICO:
L’AZIONE CATTOLICA NELLE
TERRE DELLA RIFORMA
V
entitre soci dell’Azione cattolica diocesana hanno voluto approfondire le
meditazioni iniziate
nel giugno di due anni fa; noi,
“piccolo gregge”, siamo stati
guidati dall’assistente degli
adulti, don Ivan Salvadori,
e dal responsabile per l’ecumenismo, don Battista Rinaldi, e spiritualmente accompagnati da Lisetta Caramel, che era con noi nel 2008
in Germania e che con tanto
entusiasmo aveva progettato
anche questo viaggio. Ma chi
vive nella luce di Dio ne ha
anche lo sguardo e perciò ci è
caro pensare che per Lisetta
l’unità fra i cristiani è già attuata, nella totalità dell’appartenenza a Cristo. “Ai tuoi occhi mille anni sono come un
turno di veglia nella notte”
(Salmo 89): lo sguardo di Dio
non appiattisce la storia, ma
allarga la prospettiva, tenendo sì conto delle vicende storiche, della varietà delle tradizioni e del costume politico,
ma nello stesso tempo riportandole ad un fine provvidenziale.
La Riforma di Lutero, e
quella degli altri che ne seguirono le orme, (Calvino, Ecolampadio, Zwingli), affacciatasi 500 anni fa, fu una specie di
detonatore, che frantumò la
compattezza della cristianità,
in concomitanza con la frantumazione politica dell’Europa cristiana- istituzionalmente espressa dal Sacro Romano Impero - e con la formazione degli Stati nazionali. Comprenderne le ragioni storiche,
oltre che quelle religiose, è
La città mostra la sua fierezza libertaria e patriottica nel
grande parco dei Riformatori,
rappresentati in giganteschi
bassorilievi in pietra emergenti dal fianco di una collina, meta di turisti, di artisti e
anche di giovani dall’aria
estrosamente “bohemienne”.
Ginevra fu anche la patria d’elezione di Jean Jacques Rousseau, che fra gli illuministi fu
il meno allineato nell’esaltazione della civiltà occidentale;
certamente gli piacque la vocazione “universalistica” di Ginevra.
Il giorno successivo sostammo a Basilea, patria di Ecolampadio, città di tradizioni
culturali importanti, sede di
un’Università che risale al
1500, dove studiò Erasmo da
Rotterdam, il primo grande
umanista appassionato della
Sacra Scrittura, nella cui interpretazione introdusse per
la prima volta criteri moderni fondati sullo studio filologico. Egli non aderì alla Riforma ma la guardò con interesse, soprattutto là dove si rivendicava la libertà di tradurre i testi sacri nelle lingue
moderne; lui stesso aveva tradotto il Nuovo Testamento in
latino dal greco ed apprezzava la libertà nell’approccio alle
Sacre Scritture concessa a
Basilea. In questa città la Riforma fu molto influenzata
dall’Umanesimo, che aveva
inciso profondamente sugli
studi teologici, invitando ad
un maggior rigore critico nell’esplorazione dei testi antichi.
doveroso per l’obiettività e
serenità del giudizio, anche e
soprattutto per essere laici
consapevoli della complessità
dei fatti umani legati alla fede.
Infatti, anche di fronte ai riformatori – che diedero vita a
diverse chiese – ci rendiamo
conto degli stretti legami che
intrecciano la fede con la storia, il costume, le necessità
politiche: è la logica dell’Incarnazione, che non vuole il cristiano chiuso nell’intimismo,
ma gli comanda d’innestare il
Vangelo nella vita. In particolare per i tre riformatori svizzeri è evidente il coinvolgimento con le vicende delle
loro città, nel momento in cui
i diversi Cantoni rivendicavano la loro indipendenza dal
Sacro Romano Impero( fondato da Carlo Magno nell’800 e
quindi 700 anni prima) e mentre in Lutero le ragioni della
fede sono assolutamente prevalenti nella proposta di riforma, negli Svizzeri quest’ultime sono più”contaminate”con
le ragioni politico-sociali.
Il primo giorno, a Ginevra,
abbiamo visitato la sede del
Consiglio Ecumenico delle
Chiese e recitato una preghiera comune insieme a una rappresentante delle Chiese riformate; d’altra parte Ginevra
è la patria d’elezione di molti
organismi sovranazionali,
come la Croce Rossa Internazionale e alcuni uffici dell’Onu.
Nella cattedrale di questa
città è sepolto Erasmo, espressione di quella libertà di pensiero che solo la profondità
della cultura e la saldezza critica possono dare. Interessante e pregevole la cattedrale di
Basilea, costruita prima della
Riforma, nel secolo XIV (1300)
che unisce la solidità e la saldezza monumentale del romanico con la leggerezza aerea
degli archi a sesto acuto delle
navate; l’abside esterna, poi,
non è semicircolare, ma è sostenuta da robusti contrafforti
per ogni angolo della cattedrale, segno di forza e saldezza
nella fede. L’interno, a grandi
navate, è però spoglio di dipinti, perché la Riforma mirava
all’essenzialità e fu spesso
mossa da una specie di furia
iconoclasta: perfino il Crocefisso manca! Forse fu a que-
sto punto che il nostro rispetto per le diverse posizioni della cristianità fu offuscato da
un’ombra: la fede può vivere
senza bellezza? Poiché senza
dubbio il Crocefisso è bellezza
. Egli contiene in sé la Resurrezione! La fede dell’uomo
moderno deve essere nuda
perché priva di appoggi sociali e politici, ma può fare a
meno della bellezza, anche di
quella sensibile? Forse noi
cattolici, come gli ortodossi,
siamo stati accarezzati dalla
sovrabbondanza dell’arte sacra e quindi non possiamo farne a meno, ma soprattutto
non possiamo fare a meno del
Crocefisso, segno di dolore e
di speranza, i cardini della vita
di tutti!
L’ultimo giorno, domenica
20 giugno, a Zurigo, c’incontrammo con una comunità
evangelica di lingua italiana
ivi residente da almeno due
generazioni, e partecipammo
con interesse a una funzione
liturgica domenicale, presieduta da un giovane pastore
italiano. L’accoglienza fu molto calorosa e si protrasse anche dopo la funzione, con un
breve rinfresco; il pastore poi
ci scortò nel pomeriggio nella
visita alla città, che è molto
gradevole, anche perché
ingentilita dal lago e da un
grande fiume, affluente del
Reno. La cattedrale di Zurigo,
come quella di Basilea, fu edificata prima della Riforma e
quindi presenta le forme tipiche del romanico (nel bellissimo chiostro) e del gotico
nell’arditezza dello slancio
verso l’alto.
Ancora una volta abbiamo
potuto constatare che la cristianità, prima della frantumazione, ha fornito i luoghi
adatti per la meditazione e la
preghiera, luoghi che rimangono “testate d’angolo”, sprigionanti spiritualità e bellezza. Il Signore ci dia il discernimento nel cammino verso
l’unità, quella che sarà totale
solo nella totale appartenenza a Cristo, come ci ha insegnato don Battista nell’omelia della Messa finale nell’Abbazia di Einsiedeln.
Grazie in particolare a Paola e Germano, e poi a Sandra
e Abele, che hanno adeguato
il loro passo sicuro al mio incerto.
GIULIA GALFETTI
CHIESA
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CHIESAMONDO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
ercoledì 30 giugno
la Repubblica Democratica
del
Congo, già Stato
Libero del Congo,
Congo Belga e, infine, Zaire, ha
festeggiato i cinquant’anni di
indipendenza. Una ricorrenza
salutata da festeggiamenti e
parate solenni lungo i viali di
Kinshasa. Per l’occasione è arrivato nel Paese africano anche
il re del Belgio, Alberto II: era
dal 1985 che un re belga non
visitava l’ex colonia con cui i
rapporti sono tutt’ora contraddittori.
M
L’ANNIVERSARIO TRA CERIMONIE, BILANCI E L’APPELLO DEI VESCOVI
CONGO,
50 ANNI DI INDIPENDENZA
In occasione
dell’anniversario
dell’indipendenza
i Vescovi congolesi
tornano a chiedere
ai propri leader
politici maggior senso
di responsabilità per
risollevare il Paese
da una difficile
situazione ed
imboccare finalmente
la via dello sviluppo
“Per queste manifestazioni – ci
ha raccontato pochi giorni fa
padre Giuseppe Rizzi, missionario saveriano, originario di
Pognana Lario, per oltre
trent’anni in Congo - sono stati spesi milioni di dollari in un
Paese in cui a una fetta consistente della popolazione sono
negati i diritti fondamentali: la
pace, l’istruzione, la sanità. Al
momento della sua elezioni nel
2006 il presidente Kabila aveva promesso la realizzazione di
cinque cantieri (strade, imprese, abitazioni, scuole e ospedali, acqua ed elettricità) ma in
questi anni poco è stato fatto e
l’anno prossimo si tornerà ancora a votare. In particolare
preoccupa la situazione nell’est
del Paese dove sono attivi ancora diversi gruppi ribelli”.
A questo anniversario, però,
i politici di Kinshasa e in particolare il presidente congolese
Joseph Kabila tenevano troppo. Ai loro occhi questa doveva
essere l’occasione per presentare ai sessanta milioni di
congolesi ma, soprattutto, agli
osservatori ed investitori internazionali, il volto di un nuovo
Congo, uscito da quasi dieci
anni di guerra e capace di tornare ad attrarre investimenti
da parte di partner vecchi
(USA, Francia, GB, Italia) e
nuovi (Cina, Brasile, India).
Un’immagine del
30 giugno 1960
a Kinshasa
E non importa se in questi
cinquant’anni il Congo sia stato sconvolto da guerre intestine
– non senza la complicità e le
colpe di altri Paesi dalle potenze coloniali, ai protagonisti della Guerra Fredda, fino ai Paesi
della regione, ognuno con i propri interessi in Congo – mentre
le disuguaglianze nel Paese crescevano e le infrastrutture ereditate dall’età coloniale andavano progressivamente disgregandosi. Non da ultimo, ha rischiato di offuscare le stesse celebrazioni, l’uccisione ai primi di giugno di Floribert Chebeya, presidente dell’organizzazione,
“Voce dei senza voce”, uno dei
principali difensori dei diritti
civili del Congo. Per la sua morte è stato arrestato un alto funzionario dei servizi di sicurezza
che ha indicato come mandante dell’assassinio, John Numbi,
capo della Polizia, nonché uno
degli uomini più vicini al Presidente Kabila.
L’anniversario del Congo diventa così l’occasione per provare a fare un bilancio di questi
cinquant’anni.
Proprio per questo in occasione di quello che definiscono il
“giubileo d’oro” i Vescovi del
Congo (Cenco) hanno voluto indirizzare ai politici congolesi un
messaggio dai toni duri e precisi. “Attori politici cattolici dovete svegliarvi e rimanere svegli”, scrivono i vescovi. “Ora che
avete preso atto della vostra
parte di responsabilità nella
mediocrità generalizzata caratteristica di questi 50 anni d’indipendenza, non potete più fallire”. Un anniversario che, sottolineano i vescovi, coincide con
la preparazione delle elezioni
generali previste per l’anno
prossimo. “Siamo rattristati nel
constatare che non si è saputo
gestire il retaggio dell’indipendenza” scrivono i presuli tracciando un cupo bilancio, in cui
la corruzione dei politici locali,
per accumulo di potere e di interessi personali, mentre negli
anni si è assistito a “colpi di stato, guerre a ripetizione, finte
promesse e cattiva gestione”.
L’impegno politico “è una delle
più alte forme di carità” e il giubileo dell’indipendenza è “un’oc-
casione per chiedervi un impegno politico teso verso un ideale, quello del bene comune, piuttosto che verso egoistici interessi” scrivono ancora i vescovi,
chiedendo la valorizzazione del
merito e della competenza e la
lotta a clientelismo e nepotismo. In un documento che più
volte fa riferimento alla visibilità all’Africa data dal Sinodo
dei vescovi per il continente,
tenuto lo scorso autunno in Vaticano, la Cenco insiste: “L’uomo deve restare nel cuore delle
scelte politiche e la legge deve
a tutti i costi proteggere i più
deboli”. Come regolarmente
appare nei loro messaggi, i
presuli ricordano tra l’altro che
il Congo “non soffre per la mancanza di ricchezze, ma per la
mancanza di giustizia distributiva”. L’anno prossimo in R.D
del Congo si tornerà a votare
per le elezioni presidenziali e
politiche. La speranza è che le
parole pronunciate dalla Chiesa congolese, in questa come in
altre occasioni, possano trovare ascolto in Congo e non solo.
L’URNA DI SANTA
TERESINA DI LISIEUX
IN SUDAFRICA
Le spoglie della Santa, patrona delle missioni, continuano a girare
il mondo.
Dopo aver attraversato nel mese di marzo la
diocesi di Como, ora si
trovano in Sudafrica,
dove rimarrà per tre
mesi toccando decine di
città.
Sono arrivate in SudAfrica
il 25 giugno, le reliquie di
Santa Teresa di Lisieux nel
convento delle Carmelitane
di Benoni, a Johannesburg.
Le reliquie sono state accolte dal clero dell’ arcidiocesi,
dalle Suore Carmelitane e
dall’ Ordine cattolico dei
Cavalieri da Gama.
Il reliquiario contenente alcuni “resti mortali” della
Santa, Patrona delle missioni, è stato poi portato in
processione solenne, con la
pioggia di petali di rosa,
nella cappella del convento, dove è rimasto, venerato dai fedeli, fino al 28 giugno, quando è stato trasportato nella chiesa di
Geluksdal, la secondo tappa di un tour di tre mesi in
tutto il Sudafrica.
P. Vusi Sokhela, che ha
curato la visita delle reliquie, si augura che Santa
Teresa, che morì all’età di
soli 24 anni “sia un modello per i giovani, soprattutto perché non abbiamo santi sudafricani. Forse un
giorno, grazie a questa visita, le reliquie di un santo
sudafricano faranno un
tour in Francia”.
Durante le 12 settimane
della visita, più di 24 chiese, monasteri e altre istituzioni ospiteranno le reliquie. Tra queste vi sono la
Casa Madre Teresa, un
ospizio in Yeoville, Regina
Mundi di Soweto, dove gli
scolari saranno trasportati in autobus per una cerimonia di venerazione e la
cattedrale cattolica di
Johannesburg, dove si terrà una veglia notturna il 10
luglio, alla vigilia della finale di Coppa del Mondo.
(Agenzia Fides)
MICHELE LUPPI
PREALPI L’ATTIVITA’ DELLA COMMISSIONE MISSIONARIA ZONALE
UN ANNO IN CAMMINO
U
n anno di cammino
missionario nella
zona Prealpi…un
grande grazie al Signore per questo dono!
Tanti sono stati i momenti di
questo cammino, scandito da
incontri mensili guidati dalla
Parola, condivisa tra il
gruppetto -una decina circa- di
rappresentanti dei gruppi missionari parrocchiali, con l’impegno nel corso del mese di sperimentarci in un gesto concreto
che il brano di Vangelo ci sembrava invitare a compiere.
Molto positiva la scelta di riunioni mensili itineranti, gustando l’accoglienza ogni volta
da parte del gruppo missionario della comunità parrocchiale ospitante, per mettersi in
ascolto, incontrare e conoscere
L’estate è tempo di
bilanci anche per i
gruppi missionari
della nostra diocesi.
Vi proponiamo una
breve riflessione
sull’attività della
commissione
missionaria della
zona Prealpi.
Chi volesse seguire
il loro esempio può
inviarci il proprio
contributo
all’indirizzo
[email protected]
o a [email protected]
da vicino la realtà missionaria
locale con i suoi punti di forza,
le sue difficoltà, i volti missionari e le realtà o progetti sostenuti in questi anni.
A questo proposito ringraziamo tutti i gruppi e associazioni
missionarie incontrate e i parroci di Albiolo, Olgiate Comasco,
Maccio , Uggiate e Ronago,
Rodero, Solbiate e Valmorea che
ci hanno accolto!
Un grazie particolare a don
Roberto, delegato zonale per la
pastorale missionaria e a
p.Mario Fugazza, missionario
comboniano, nostro animatore
missionario.
Con l’augurio nel cuore di crescere sempre più nell’amore e
nel servizio al Signore in unità
e spirito di collaborazione a partire dalla nostra Chiesa locale,
Uno degli incontri della
Commissione missionaria
della zona Prealpi
cercando di essere quel “sassolino” – figura che più volte ci è
stata con enfasi ripetuta- che
con rispetto e delicatezza ri-
chiami e inviti alla Missione.
Perché la missione è di tutti!
COMMISSIONE MISSIONARIA
ZONA PREALPI
CHIESA
del
PASTORALE
LA
VORO
ASTORALELA
LAVORO
P A G I N A
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
SOBRIETÀ, GIUSTIZIA, FRATERNITÀ
LA PARROCCHIA
VIVE NEL
TERRITORIO
Un sussidio per aiutare
le comunità parrocchiali ad
essere quel luogo di confluenza
delle variegate esperienze di
lavoro per verificare se esse
siano veramente occasione
di realizzazione della persona,
come riverbero
dell’immagine di Dio
pagina a cura
dell’UFFICIO DIOCESANO
DELLA PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO
P
apa Giovanni XXIII
aveva paragonato la
parrocchia alla fontana
del paese. Generalmente era situata in posizione centrale, ad essa confluivano tutti gli abitanti e il loro
convenire era anche un’ottima
occasione per apprendere gli
avvenimenti del paese e per
scambiasi esperienze di vita
quotidiana. Era anche un luogo di comunicazione intensa e
di solidarietà: lì si rafforzavano i rapporti tra gli abitanti.
Questa immagine si adatta
bene ancor oggi alla parrocchia,
cioè a quella aggregazione di
persone che per il loro incontrarsi con Gesù Cristo, il quale
condivise in tutto eccetto il peccato la nostra condizione umana, mettono in comune le loro
esperienze di vita quotidiana,
danno vita ad una rete di relazioni, solidarietà e fraternità,
per usare termini che ritroviamo più volte nell’enciclica
“Caritas in veritate” di Benedetto XVI.
Sicuramente una esperienza
significativa della vita quotidiana che dovrebbe confluire in
parrocchia è quella del lavoro.
Dico, “dovrebbe”, perché assai
spesso l’esperienza lavoro con
tutti i suoi annessi e connessi,
di cui parla in modo puntuale
DALLA LETTERA ENCICLICA
“CARITAS IN VERITATE”
Capire le ragioni dell’esistenza della dottrina sociale credo
che sia importante per tutti i soggetti sociali e per noi battezzati stimolo per essere veri testimoni, soprattutto nel quotidiano, del Cristo Risorto.
La religione cristiana e le altre religioni possono dare il
loro apporto allo sviluppo solo se Dio trova un posto anche
nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica.
La dottrina sociale della Chiesa è nata per rivendicare
questo «statuto di cittadinanza» della religione cristiana.
La negazione del diritto a professare pubblicamente la
propria religione e ad operare perché le verità della fede informino di sé anche la vita pubblica comporta conseguenze
negative sul vero sviluppo. L’esclusione della religione dall’ambito pubblico come, per altro verso, il fondamentalismo
religioso, impediscono l’incontro tra le persone e la loro collaborazione per il progresso dell’umanità. La vita pubblica
si impoverisce di motivazioni e la politica assume un volto
opprimente e aggressivo. I diritti umani rischiano di non
essere rispettati o perché vengono privati del loro fondamento
trascendente o perché non viene riconosciuta la libertà personale. Nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo e di una proficua collaborazione tra la ragione e la fede religiosa. La ragione ha sempre
bisogno di essere purificata dalla fede, e questo vale anche
per la ragione politica, che non deve credersi onnipotente. A
sua volta, la religione ha sempre bisogno di venire purificata
dalla ragione per mostrare il suo autentico volto umano.
La rottura di questo dialogo comporta un costo molto gravoso per lo sviluppo dell’umanità.
Il dialogo fecondo tra fede e ragione non può che rendere
più efficace l’opera della carità nel sociale e costituisce la
cornice più appropriata per incentivare la collaborazione fraterna tra credenti e non credenti nella condivisa prospettiva
di lavorare per la giustizia e la pace (per il bene comune)
dell’umanità.
(Caritas in Veritate 56/57)
Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica “Laborem Exercens”, viene trascurata.
In occasione della veglia del
lavoro del 30 aprile (“Lo sviluppo umano ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso
DIO nel gesto della preghiera”.
- CV79) è stato presentato un
agile sussidio “La parrocchia
vive nel territorio”.
Questo sussidio serve per aiutare le comunità parrocchiali ad
essere quel luogo di confluenza
delle variegate esperienze di
lavoro per verificare, alla luce
della Parola di Dio e della Dottrina sociale della Chiesa, se
esse siano veramente occasione di realizzazione della persona, come riverbero dell’immagine di Dio, e strumento per uno
sviluppo autenticamente
umano che permetta alle famiglie di poter trarre un sostentamento per una vita dignitosa.
Il sussidio propone un percorso pastorale che ha come asse
portante la parrocchia; prende
spunto dal fatto che la parrocchia è il luogo dove si raduna
QUALE FUTURO PER IL DOPO
“FONDO FAMIGLIA”?
visibilmente il Popolo di Dio e
nel quale si alimenta il sacerdozio comune. Questo è il fondamento da cui prende avvio il
cammino di fede per la testimonianza e il servizio nel mondo
del lavoro. Infatti ogni cristiano vive e testimonia la sua fede
nei luoghi di vita quotidiana,
sviluppando così la sua vocazione personale e in lui quella di
tutto il popolo di Dio.
La parrocchia, quindi, educando alla fede, alla speranza e
alla carità, alimenta nel credente quello spirito adulto indispensabile per l’evangelizzazione del mondo del lavoro e
della società. Si tratta in altre
parole di educare ad una assimilazione sempre più profonda
dei criteri di vita tipici di Gesù
Cristo che trovano nelle beatitudini la loro sintesi e si manifestano nei cristiani facendo
assumere loro stili di vita caratterizzati da valori di sobrietà, di giustizia e di fraternità.
NOTIZIE DAL MONDO DEL LA
VORO
LAVORO
QUALCHE TIMIDO SEGNALE DI RIPRESA
Bisogna avere attenzione nei confronti del lavoro, e suscitare un’attenzione al lavoro non
è poca cosa, perché siamo in un contesto sociale (qualche volta anche ecclesiale) che è sostanzialmente disattento nei confronti del lavoro. Ci si ricorda del lavoro solo in termini di
emergenza, infatti la “cultura diffusa” pone altri problemi e vive altri sogni.
In questo anno di “Fondo Famiglia”, 300 famiglie della nostra diocesi hanno potuto usufruire di un aiuto temporaneo, in danaro, che gli ha permesso di sperare in tempi migliori,
che purtroppo non si intravedono ancora.
È realistico porci la domanda: quale futuro quando il “Fondo Famiglia” concluderà la sua
esperienza?
Le comunità cristiane non possono dimenticare il mondo del lavoro: anzi si debbono
riproporre come ambito privilegiato per proclamare con chiarezza e con puntualità i giudizi
di valore propri della quotidianità, là dove rischiano di essere contraddetti.
In particolare la comunità cristiana non può rinunciare alla funzione stimolante di orientamento nel lavoro e nelle aziende, riproponendo la consapevolezza che l’attività umana
oggi ha in sé non solo la ragione economica, ma il valore delle relazioni interpersonali e
sociali. In tal modo si genera una coscienza comune degli uomini del lavoro, la loro responsabilità, l’assunzione del rischio e il servizio all’altro con lo stile della gratuità.
C’è bisogno di cristiani adulti che facciano sintesi tra fede e vita quotidiana.
Le comunità parrocchiali sono quindi chiamate a diventare luoghi aperti alla
corresponsabilità dove i problemi di ogni membro divengono problema di tutti; devono
riscoprire una solidarietà basata sulla relazione autentica, sull’informazione e sullo scambio reciproco, non solo di danaro, ma anche di tempo, lavoro, attenzioni fraterne; sollecitano
momenti di preghiera e riflessione per maturare nelle coscienze cristiane una più viva e
costante sensibilità al bene comune.
L’iniziativa del “Fondo Famiglia” ha posto un segno, ha dato il via ad uno stile e ad una
prospettiva di solidarietà da ritradurre in educazione alla carità nelle nostre parrocchie e
sul nostro territorio. Ci è chiesto di fare una riflessione seria sulla crisi, sia economica che di
coscienza: perché siamo arrivati qui? Quali i modelli di vita e di consumo abbiamo nella
testa? Perché non porre in atto nei luoghi di lavoro situazioni di corresponsabilità, quali i
“contratti di solidarietà”, con cui ognuno rinuncia a qualcosa per un lavoro per tutti? Perché
non ripensare con le istituzioni gli ancora sconosciuti “lavori socialmente utili”, dando loro il
più ampio significato possibile?
Si tratta di lanciare una sfida educativa, rileggendo il contesto culturale che stiamo respirando. Occorre cambiare i modelli di riferimento, promuovere stili di vita basati sulla sobrietà; una sobrietà che non è fine a sé stessa, ma che è moderazione nel possesso e nel
desiderio delle cose, e che soprattutto è finalizzata al rispetto dell’uomo in quanto creatura,
capace di discernimento morale indirizzato alla autentica solidarietà.
Qualche timido segnale della ripresa della produzione industriale e l’andamento del turismo non vanno
a produrre nella nostra provincia effetti positivi sulla situazione dell’occupazione.
Lo registrano i dati dell’Osservatorio provinciale del
Mercato del Lavoro, puntualmente elaborati dal Settore politiche attive del lavoro.
Le persone che hanno cercato occupazione attraverso i Centri per l’Impiego, nei primi cinque mesi di
quest’anno, sono quantitativamente le stesse dell’anno scorso. In entrambi i casi il trend annuale è nell’ordine delle 18.500 unità: si pensi che nel 2008 erano circa 12.000, un bel po’meno.
Questi numeri, da soli, possono dare un’idea dell’incidenza della crisi sul nostro mondo del lavoro. Di
questi lavoratori senza lavoro la metà sono donne,
un venti per cento, abbastanza stabile nel tempo, è
costituito da cittadini extracomunitari.
Un fatto che desta preoccupazione riguarda la collocazione della Provincia di Como nella graduatoria
lombarda: il tasso di disoccupazione (cioè il rapporto
tra le persone in cerca di lavoro e le corrispondenti
forze di lavoro) è a Como pari nel 2009 a 5.7, peggiore
solo a quello di Varese e pari a quello di Milano. Si
pensi che nel 2008 il valore del tasso era 4.2. Infine
un dato sulla cassa integrazione: le ore autorizzate
sono diminuite, anche se in quantità non sensibile,
dal maggio 2009 al maggio 2010, da 2.530.000 a
2.430.000 e c’è stata una variazione nella tipologia
con uno spostamento delle risorse dalla cassa ordinaria a quella straordinaria e a quella in deroga, che
riguarda principalmente le piccole aziende. Stiamo
comunque parlando di circa duemilionicinquecentomila ore. E, dietro questi numeri… persone.
CHIESA
FONDOdiSOLIDARIET
A’
FONDOdiSOLIDARIETA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
V
entotto anni, napoletano, disoccupato
dal gennaio 2009,
due bambini di due
e quattro anni, la
moglie laureata, pure senza
lavoro.“Quando ho perso il lavoro”, ci racconta Guglielmo,
“ non mi sono preoccupato più
di tanto, sono giovane, so fare
tanti lavori, sono stato per due
anni operatore sulle linee
galvaniche, ho persino la patente C, D e il CQC per la guida degli autobus; ero sicuro
che avrei trovato presto un’altra occupazione. Ma mi sbagliavo, non sapevo che il mio
licenziamento era uno dei primi segnali della crisi economica che ha poi coinvolto tantissimi padri di famiglia come
me.
TESTIMONIANZE LA LETTERA DI UN GIOVANE PADRE DI FAMIGLIA
“IL FONDO DI SOLIDARIETA’
MI HA RIDATO SPERANZA”
Una semplice
lettera indirizzata alla
Caritas diocesana.
Poche righe scritte da
chi nel bisogno ha
trovato nel fondo
famiglia e lavoro ma
sopratutto nella
comunità parrocchiale,
un punto da cui
ripartire.
Non mi davo pace; di trovare lavoro neanche a parlarne;
dovunque andassi, sempre la
stessa risposta c’è la crisi. Ma
io ho due bambini piccoli da
crescere, l’affitto da pagare, le
bollette, il vitto. Come fare?
Ero venuto a Mandello da
Napoli convinto di poter dare
ai miei figli una vita migliore,
convinto che anche mia moglie con il suo diploma di operatore turistico e la sua laurea in management avrebbe
trovato una buona occupazione. Niente.
A Mandello non avevamo
nessun parente e ci siamo
quindi rivolti ai nostri genitori rimasti a Napoli i quali, pur
essendo dei semplici operai, ci
hanno aiutato come hanno
potuto. Col loro aiuto riuscivamo almeno a mangiare, facendo molta economia, evitando di comprare quello che
si poteva fare in casa, e a pagare le bollette, ma l’affitto,
purtroppo non ce la facevamo
a pagarlo ed il padrone di casa
continuava a mandarci estratti conto e solleciti che non mi
facevano dormire la notte.
Finché un giorno qualcuno
mi disse: “Vai dal Parroco, che
forse ti può aiutare. Ho sentito parlare in Chiesa di un Fondo della Diocesi proprio per i
disoccupati.”
Andai da Don Pietro che, in
un primo colloquio, si informò
dettagliatamente sulla situazione della mia famiglia e mi
illustrò gli scopi del Fondo solidarietà Diocesano e le procedure per accedere ai contributi.
Mi mandò quindi al Centro
di Ascolto Caritas di Mandello
dove trovai delle volontarie
molto comprensive che registrarono i miei dati, ascoltarono la mia storia e mi indicarono i documenti che avrei
dovuto portare a Don Pietro
per istruire la pratica.
Disperato com’ero, non mi
pesò assolutamente mostrare
i cedolini paga, il contratto di
lavoro, la lettera di licenziamento, le bollette, il contratto di affitto ecc. Completata la
pratica dal Parroco ed ottenuto l’appoggio della Referente
zonale per il Fondo, che poi
ho saputo essere la coordinatrice del Cda, la mia pratica è
andata a Como e, dopo qualche tempo, ho ricevuto la bella notizia che mi era stato
concesso un primo contributo, che fu versato direttamente al padrone di casa. Una
PERCHÉ NON SIA SOLO BENEFICIENZA
L
13
vera boccata di ossigeno!
Il mio locatore ha apprezzato il mio sforzo.
Nel frattempo, su indicazione dei Garanti del Fondo, sono
stato indirizzato all’ENAIP di
Lecco dove, dopo qualche
mese di attesa, ho potuto frequentare un corso di formazione
per
magazzinierimulettisti, terminato in questi giorni. E proprio in questi
giorni, su richiesta di Don Pietro e con l’assenso della
Referente, ho potuto ottenere ancora un contributo dal
Fondo solidarietà, forse l’ultimo, ma così il mio debito verso il padrone di casa ha potuto essere saldato almeno fino
a tutto il dicembre 2009.
“Sono ancora
disoccupato però i
contributi del Fondo
di Solidarietà e la
comprensione trovata
al Centro di Ascolto
mi hanno riacceso
un po’ la speranza,
mi hanno fatto
sentire meno solo”
A UN ANNO DALL’ISTITUZIONE DEL FONDO FAMIGLIA-LAVORO
a testimonianza che
abbiamo riportato in
apertura di questa
pagina racconta una
delle tante storie che
si celano dietro i numeri del
fondo di solidarietà famiglialavoro. Istituito dalla diocesi
di Como il 30 aprile 2009 il fondo ha permesso di erogare, ad
oggi, oltre 250 mila euro a
favore di famiglie in difficoltà
a causa della crisi economica.
Complessivamente in quest’anno sono stati raccolti quasi 600 mila euro grazie alla generosità delle comunità parrocchiali, alle offerte spontanee e al Sol.Sacer (la colletta
i cui i sacerdoti della diocesi
hanno fatto confluire, su invito del Vescovo, un mese della
loro remunerazione).
Ma più dei numeri sono storie come questa a dare il senso autentico ad un impegno
che non può e non vuole fermarsi alla sola beneficienza. A
quei soldi dati per pagare una
bolletta, la rata del mutuo o
per comprare da mangiare.
“La comunità cristiana – spiegava alcuni mesi fa il vescovo
Diego Coletti – è stata chiamata a dare segni di solidarietà e partecipazione. Non si
tratta tanto di fare gesti di
carità e di condiscendenza ma
di approfittare di questo mo-
P A G I N A
Costituito il 30 aprile
2009, il fondo
“famiglia-lavoro ha
permesso di aiutare
oltre 200 famiglie in
difficoltà a causa della
crisi economina,
toccando circa 80
camunità parrocchiali.
A giugno le atttività di
dono allargate con
l’istituzione della
prima borsa lavoro
mento di crisi per risvegliare
in noi solidarietà, fraternità,
attenzione soprattutto verso
coloro che, da questa crisi,
sono più direttamente e fortemente colpiti”. Ed è proprio
questo che si sta cercando di
fare, silenziosamente, nelle
nostre comunità parrocchiali,
invitate ad essere il centro di
un nuovo percorso di carità.
“Un modo – come ha più volte
spiegato il direttore della
Caritas, Roberto Bernasconi –
di riscoprire il significato di
stare sul territorio”. Sono,
infatti, le stesse comunità a
segnalare ai parroci o ai loro
incaricati le situazioni di difficoltà in cui vi potrebbe essere
bisogno di aiuto. E’ da queste
segnalazioni che inizia un
cammino discreto di ascolto e
accompagnamento da parte
della comunità parrocchiale.
Un sostegno che non necessariamente sfocia nell’assegnazione di un contributo economico da parte del Comitato
dei Garanti, presieduto dal vicario episcopale, mons. Battista Galli, e composto da due
membri
della
Caritas
diocesana, due membri della
Pastorale del Lavoro, due
membri dell’Azione Cattolica
e due membri delle Acli. Ma
anche chi non ha visto accolta la propria domanda non è
stato lasciato solo. Il fondo
diocesano è nato appositamente per aiutare le famiglie
in difficoltà a causa della crisi
economica. I “no”, spesso, arrivano perché non si rientra
nella tipologia prevista: in
questi casi si viene dirottati e
indirizzati agli altri servizi di
sostegno e orientamento messi in campo da Caritas e Acli.
Altri trecento mila euro sono
ancora a disposizione per nuovi interventi. Tra questi anche l’erogazione di borse lavoro. La prima è stata attivata, con la cooperativa dei
guanelliani, nel mese di giugno, per lavori di falegnameria. Il beneficiario riceve
500 euro al mese.
M.L.
Sono ancora disoccupato ed
anche mia moglie, però i contributi del Fondo Solidarietà e
la comprensione che ho trovato al Centro di Ascolto, mi
hanno riacceso un po’ la speranza, mi hanno fatto sentire
meno solo.
Un grazie di cuore a tutti.
Se qualche lettore avesse informazioni o volesse offrire un lavoro a questa persona o ad altri
nelle sue condizioni può
rivolgersi alla Caritas
diocesana al 031304330
che provederà a mettervi in contatto con il Centro di Ascolto più vicino.
Grazie.
CHIESA
P A G I N A
14
RUBRICHE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
LUGLIO 2010
LUGLIO 2010
Apostolato
della preghiera
Intenzione generale: “Perché in tutte le nazioni del mondo le elezioni dei governanti si
svolgano secondo giustizia, trasparenza ed onestà, rispettando le libere decisioni dei cittadini”.
Le attuali società democratiche, nelle quali lodevolmente tutti sono resi partecipi della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà, richiedono nuove e più
ampie forme di partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini, cristiani e non cristiani. In effetti, tutti
possono contribuire attraverso il voto all’elezione dei legislatori e dei governanti e, anche in altri modi, alla formazione degli orientamenti politici e delle scelte legislative che a loro avviso giovano maggiormente al bene comune. La vita in un sistema politico democratico non
potrebbe svolgersi proficuamente senza l’attivo, responsabile e generoso coinvolgimento da parte di tutti, «sia
pure con diversità e complementarità di forme, livelli,
compiti e responsabilità».
Mediante l’adempimento dei comuni doveri civili, «guidati dalla coscienza cristiana», in conformità ai valori che
con essa sono congruenti, i fedeli laici svolgono anche il
compito loro proprio di animare cristianamente l’ordine
temporale, rispettandone la natura e la legittima autonomia, e cooperando con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità. Conseguenza di questo fondamentale insegnamento del Concilio Vaticano II è che «i fedeli laici non possono affatto
abdicare alla partecipazione alla “politica”, ossia alla
molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa,
amministrativa e culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune», che
comprende la promozione e la difesa di beni, quali l’ordine pubblico e la pace, la libertà e l’uguaglianza, il rispetto della vita umana e dell’ambiente, la giustizia, la solidarietà, ….
(Congregazione per la dottrina della fede,
Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti
l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita
politica , 24 novembre 2002)
Intenzione missionaria: “Perché i cristiani si
impegnino a offrire dappertutto, specialmente
nei grandi centri urbani, un valido contributo
alla promozione della cultura, della giustizia,
della solidarietà e della pace”.
Il nobilissimo e impegnativo compito della pace, insito
nella vocazione dell’umanità ad essere e a riconoscersi
come famiglia, ha un suo punto di forza nel principio della destinazione universale dei beni della terra, principio
che non delegittima la proprietà privata, ma ne apre la
concezione e la gestione alla sua imprescindibile funzione sociale, a vantaggio del bene comune e specialmente
dei membri più deboli della società. Questo fondamentale principio è purtroppo ampiamente disatteso, come dimostra il persistere e l’allargarsi del divario tra un Nord
del mondo, sempre più saturo di beni e di risorse e composto da un numero crescente di anziani, e un Sud in cui
si concentra ormai la larga maggioranza delle giovani
generazioni, ancora prive di una credibile prospettiva di
sviluppo sociale, culturale ed economico.
Nessuno si illuda che la semplice assenza di guerra, pur
così auspicabile, sia sinonimo di pace duratura. Non c’è
pace vera se ad essa non si accompagnano equità, verità,
giustizia e solidarietà. Resta destinato al fallimento qualsiasi progetto che tenga separati due diritti indivisibili e
interdipendenti: quello alla pace e quello ad uno sviluppo
integrale e solidale.
(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXIII
Giornata della pace, 1 gennaio 2000, n. 13)
Intenzione dei Vescovi italiani: “Perché ogni
cristiano, fondando la propria vita sull’ascolto
della Parola di Dio, si impegni con passione
nella trasformazione delle realtà terrene, diventando testimone di pace, giustizia e amore”.
Il messaggio e il dono della pace, che Gesù ha lasciato in
eredità ai suoi discepoli, diventano sempre più necessari
in questo tempo. I cristiani ne sono consapevoli. Tutto il
messaggio dell’Antico e del Nuovo Testamento è intriso
di riferimenti alla pace con Dio e con i fratelli. Come scrive Paolo: “Egli è la nostra Pace, ha fatto un popolo solo
abbattendo il muro di separazione…per riconciliare tutti con Dio in un solo corpo per mezzo della croce… Egli è
venuto ad annunziare la pace… e per mezzo di lui possiamo presentarci gli uni e gli altri in un solo Spirito “ (cf.
Ef 2, 14-18).
Depositari del testamento di Gesù, i cristiani sono nel
mondo i custodi del dono della fraternità universale nell’unico Padre celeste e i testimoni dell’amore reciproco,
dell’amore dei nemici, fino al dono stesso della vita, secondo l’insegnamento e l’esempio del loro Maestro.
(Giornata di preghiera per la pace nel mondo,
24 gennaio 2002)
PER LE PARROCCHIE
109
L’informatore
giuridico
I
n materia di dichiarazione dei redditi da
parte di un ente ecclesiastico si pone l’accento su una novità relativa al Modello
Unico 2010 riguardante i redditi dell’anno
2009.
La Corte di Cassazione, Sezione Tributaria,
con sua sentenza n. 26343 del 16.12.2009, è
intervenuta in merito al trattamento fiscale
relativo alla determinazione del reddito degli
immobili storici, cosiddetti “strumentali”.
In particolare, il comma 2 dell’art. 11 della
Legge 30.12.1991, n. 413 (“2. In ogni caso, il
reddito degli immobili riconosciuti di interesse storico o artistico, ai sensi dell’articolo 3 della
legge 1° giugno 1939, n. 1089, e successive
modificazioni e integrazioni, è determinato
mediante l’applicazione della minore tra le tariffe d’estimo previste per le abitazioni della
zona censuaria nella quale è collocato il fabbricato.”) prevede un trattamento di favore per
gli immobili di interesse “storico-artistico”,
dando la possibilità di determinarne il reddito
utilizzando la minore tariffa d’estimo prevista
per le abitazioni.
Ora la Corte di Cassazione con la sua sentenza n. 26343/2009 ha limitato l’applicazione
di tale norma, interpretandola in senso
restrittivo, ponendo una distinzione tra gli
immobili di impresa.
Da un lato, infatti, pone gli immobili che concorrono a formare il reddito di impresa secondo le regole dei redditi fondiari (art. 90 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi), e dall’altro pone gli immobili che partecipano sotto forma di costi e ricavi (i cosiddetti beni strumentali).
Soltanto in riferimento alla prima categoria
di immobili (i cosiddetti immobili privati) la
sentenza della Corte di Cassazione riconosce
l’applicazione dell’agevolazione di cui all’art.
11, comma 2, della Legge n. 413/1991, mentre
ne esclude l’applicazione per i beni strumentali, appartenenti cioè alla seconda tipologia.
La conseguenza di una simile interpretazione giurisprudenziale, che favorisce il Fisco a
danno dei contribuenti, fa sì che i beni immobili strumentali, ovvero quelli iscritti nel Libro degli inventari, nonché nel registro dei Beni
Ammortizzabili (per quegli Enti che svolgono
pertanto un’attività di natura commerciale),
anche se riconosciuti come bene storico, con
vincolo trascritto presso la Conservatoria dei
Registri Immobiliari (l’attuale Ufficio del Territorio), non viene più riconosciuto alcun trattamento agevolato.
Pertanto, sia nel caso di utilizzo diretto, che
nel caso di locazione a terzi, l’immobile concorrerà a formare il reddito, con costi e ricavi
ad esso relativi, senza alcuna applicazione della
minore tra le tariffe d’estimo previste per le
abitazioni nella medesima zona censuaria.
Tale agevolazione rimarrà invece applicabile
per gli immobili cosiddetti privati, di proprietà dell’ente ecclesiastico.
rubrica mensile a cura di VITTORIO RUSCONI
IL PALLIO A 38 ARCIVESCOVI
Il Papa ha presieduto martedì mattina nella basilica
vaticana la messa nella Solennità dei santi Pietro e
Paolo, patroni della città di Roma. Hanno concelebrato
38 arcivescovi metropoliti, ai quali Benedetto XVI ha
imposto il pallio, simbolo della potestà vescovile esercitata in comunione con la Chiesa di Roma. Si tratta
di una stola costituita da una fascia di lana bianca su
cui spiccano sei croci di seta nera. Il pallio, ha detto il
Papa durante l’imposizione, “sia per voi simbolo di
unità e segno di comunione con la Sede Apostolica; sia
vincolo di carità e stimolo di fortezza, affinché nel giorno della venuta e della rivelazione del grande Dio e
del principe dei pastori Gesù Cristo, possiate ottenere, con il gregge a voi affidato, la veste dell’immortalità e della gloria”. Quattro gli arcivescovi italiani : mons.
Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della
Pieve, mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di
Udine, mons. Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Luigi Moretti, arcivescovo di
Salerno-Campagna-Acerno.
Parola di vita
di CHIARA LUBICH
«Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la
compra» (Mt 13, 45-46)
I
n questa brevissima parabola, Gesù colpisce fortemente l’immaginazione dei suoi ascoltatori.
Tutti sapevano il valore delle perle che, assieme all’oro, erano allora quanto di più prezioso
si conoscesse. In più, le Scritture parlavano della sapienza e cioè della conoscenza di Dio come di
qualcosa da non paragonare “neppure a una gemma inestimabile” (Sap 7,9).
Ma viene in rilievo nella parabola l’avvenimento
eccezionale, sorprendente e inatteso che rappresenta per quel commerciante l’aver adocchiato, forse
in un bazar, una perla che solo ai suoi occhi esperti
aveva un valore enorme e dalla quale perciò poteva
ricavare un ottimo profitto. Ecco perché, avendo
fatto i suoi calcoli, decide che valeva la pena di vendere tutto per comprare la perla. E chi non avrebbe
fatto lo stesso al suo posto?
Ecco dunque il significato profondo della parabola: l’incontro con Gesù, e cioè con il Regno di Dio fra
noi – ecco la perla! -, è quell’occasione unica che bisogna prendere al volo, impegnando fino in fondo
tutte le proprie energie e ciò che si possiede.
“Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in
cerca di perle preziose; trovata una perla di grande
valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”.
Non è la prima volta che i discepoli si sentono messi di fronte ad un’esigenza radicale e cioè a quel
tutto che bisogna lasciare per seguire Gesù: i beni
più preziosi quali gli affetti familiari, la sicurezza
economica, le garanzie per il futuro.
Ma la sua non è una richiesta immotivata e assurda.
Per un “tutto” che si perde c’è un “tutto” che si
trova, inestimabilmente più prezioso. Ogni volta che
Gesù domanda qualcosa, promette anche di dare
molto, molto di più, in misura sovrabbondante.
Così con questa parabola ci assicura che avremo
tra le mani un tesoro che ci farà ricchi per sempre.
E, se può sembrare un errore lasciare il certo per
l’incerto, un bene sicuro per un bene solo promesso,
pensiamo a quel mercante: egli sa che quella perla
è molto preziosa ed attende fiducioso ciò che gli procurerà trafficandola.
Così chi vuol seguire Gesù sa, vede, con gli occhi
della fede, quale immenso guadagno sarà condividere con lui l’eredità del Regno per aver tutto lasciato almeno spiritualmente.
A tutti gli uomini Dio offre nella vita un’occasione del genere perché la sappiano afferrare.
“Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in
cerca di perle preziose; trovata una perla di grande
valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”.
E’ un invito concreto a mettere da parte tutti quegli idoli che nel cuore possono prendere il posto di
Dio: carriera, matrimonio, studi, una bella casa, la
professione, lo sport, il divertimento.
E’ un invito a mettere Dio al primo posto, al vertice di ogni nostro pensiero, di ogni nostro affetto perché tutto nella vita deve convergere a lui e tutto da
lui deve discendere.
Facendo così, cercando il Regno, secondo la promessa evangelica, il resto ci sarà dato in sovrappiù
(cf Lc 12,31). Accantonando tutto per il Regno di
Dio riceviamo il centuplo in case, fratelli, sorelle,
padri e madri (cf Mt 19,29), perché il Vangelo ha
una chiara dimensione umana: Gesù è uomo-Dio e
insieme al cibo spirituale ci assicura il pane, la casa,
il vestito, la famiglia.
Forse dovremmo imparare dai “piccoli” a fidarci
di più della Provvidenza del Padre, che non fa mancare nulla a chi dà, per amore, tutto quel poco che
ha.
In Congo un gruppo di ragazzi fabbricano da alcuni mesi cartoline artistiche con la scorza di banana, vendute poi in Germania. In un primo momento trattengono tutto il ricavato (qualcuno mantiene
con ciò l’intera famiglia). Ora hanno deciso di mettere il 50% in comune e 35 giovani disoccupati hanno ricevuto un aiuto. E Dio non si lascia vincere in
generosità: due di questi ragazzi hanno dato una
tale testimonianza nel negozio ove sono impiegati,
che diversi commercianti, in cerca di personale, si
sono rivolti a quel negozio. Ben in undici hanno così
trovato un lavoro fisso.
Parola di vita, luglio 1999,
pubblicata in Città Nuova, 1999/12, p. 39.
P A G I N A
16
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
amminare è bello. Camminare
fa bene alla salute. Sulla scorta
di questo principio l’Asl di Como ha lanciato, dal dicembre scorso, sul territorio provinciale, un’iniziativa semplice ma di grande interesse. Si tratta della promozione di “Gruppi di
Cammino”, gruppi organizzati uniti dal comune
fine di camminare insieme, lungo itinerari prestabiliti, per tutto l’arco
dell’anno. Percorsi alla
portata di tutti, della lunghezza di 2-3 km.
Faloppio, Carbonate,
Merone, Cavallasca, Cucciago i comuni che hanno
già aderito a questa iniziativa attivando specifici gruppi nei rispettivi
territori. E altri ne stanno partendo nelle località di Lambrugo, Dongo,
Erba.
«L’attività fisica quotidiana - ci spiega il dott.
Biagio Santoro, responsabile del servizio medicina dello sport e della lotta al doping dell’Asl di
Como - rappresenta un
mezzo d’importanza fondamentale per migliorare
la nostra salute fisica e
mentale. La pratica di un
regolare movimento, infatti, costituisce un fattore essenziale per ridurre
il rischio di malattie cardiovascolari, di diabete, di
ipertensione, di alcune
forme di tumore, di disturbi muscolo-scheletrici e di disturbi psicologici. Nonostante ciò fin
troppe persone, oggi, hanno abbandonato l’abitudine di muoversi, con conseguenze spiacevoli sulla
propria condizione di benessere e di salute. Da
questo spunto è nata
C
SANI STILI DI VITA
Camminare,
un regalo
alla salute
Una proposta
dell’Asl di Como
che coinvolge
le diverse
amministrazioni
del territorio.
Filo conduttore:
il movimento
alla radice
del benessere
psico-fisico
di MARCO GATTI
[email protected]
l’idea di lanciare un progetto di educazione alla
salute che si proponesse
proprio di incrementare
la pratica regolare di attività fisica in tutta la
popolazione della provincia di Como attraverso la
creazione di “Gruppi di
cammino”. Il cammino,
del resto, rappresenta
un’attività di prevenzione
primaria. Di per sé non
può essere equiparato all’attività sportiva vera e
propria ed è adattabile a
qualsiasi persona che abbia possibilità di movi-
mento, senza che sia necessario ricorrere a particolari performance e attrezzature».
«Il progetto - continua
il dott. Santoro - ha il
semplice scopo di far camminare insieme gruppi di
persone regolarmente,
per due tre volte la settimana, per circa un’ora. In
questo senso i gruppi si
trovano in giorni stabiliti
in un luogo definito per
camminare lungo uno o
più percorsi concordati
all’interno del territorio
comunale. È una proposta
che, proprio in virtù delle
sue particolari caratteristiche di semplicità, è adatta a tutte le età. Ma in
special modo si rivolge a
chi è meno abituato al
movimento. Va precisato
che si tratta di un’esperienza che va vissuta con
regolarità affinché i benefici siano apprezzabili.
Prendervi parte in maniera estemporanea ne ridurrebbe, infatti, l’utilità.
Un valore aggiunto di
questa proposta si gioca
anche nella sua azione socializzante. Quattro pas-
L’IMPORTANZA DI ESSERE
WALKING LEADER
si insieme, all’aria aperta, rappresentano infatti
l’occasione per godersi il
tempo a disposizione,
scambiare quattro chiacchiere, conoscersi. Una
preziosa opportunità di
relazione, dunque, in grado di arrecare beneficio al
corpo e allo spirito. Lo
spunto per modificare il
proprio stile di vita. Investire sul movimento significa investire sulla
propria vita. Provare per
credere».
Per saperne di più chiedete al vostro comune.
Potrebbe essere l’occasione per far nascere, anche
sul vostro territorio, un
nuovo gruppo.
Un progetto semplice ma non affidato al caso.
L’iniziativa dell’Asl di Como è partita coinvolgendo direttamente le amministrazioni del territorio,
principale anello di collegamento con la popolazione. Alle amministrazioni dimostratesi interessate
l’Asl ha fornito la necessaria documentazione
modulistica e incontrato la popolazione e i responsabili dei gruppi. Essenziale, per la corretta riuscita del progetto, è infatti l’individuazione e la formazione di “walking leaders”, cioè persone disposte a guidare i gruppi, accogliere nuovi arrivati,
condurli e motivarli.
Una volta partiti i “Gruppi di cammino” non sono
abbandonati a se stessi. Il collegamento con l’Asl
è, infatti, sempre garantito grazie al contatto costante con i coordinatori dei gruppi. Collegamento
che permette di monitorare i numeri del progetto,
su scala provinciale e, in caso di necessità, fornire
indicazioni e suggerimenti adatti ad una pratica
regolare dell’attività fisica, oltre che garantire la
presenza, in alcune occasioni, durante il cammino,
di medici specializzati.
I Gruppi, ovviamente, sono sempre aperti ai nuovi
arrivati e orari e momenti di ritrovo concordati in
base alle esigenze dei suoi componenti.
QUALCHE PERCORSO PER TENERSI IN FORMA
Itinerari e benefici con due passi all’aperto
P
er chi ama camminare all’aria
aperta ed è in
buona salute l’
Asl di Como offre anche la possibilità di
qualche itinerario un po’
più impegnativo rispetto
alla proposta dei “Gruppi
di cammino”, pur non richiedendo particolari doti
atletiche.
I percorsi sono scaricabili direttamente dal
sito dell’Asl di Como,
www.asl.como.it, settore
medicina dello sport. La
lunghezza media è attorno ai 5 km. Accanto agli
itinerari, oltre alla lunghezza e al dettaglio del
percorso, viene anche abbinato il consumo calorico
stimato. Interessanti anche le indicazioni storiche
e culturali fornite rispetto ai riferimenti incontrati lungo i percorsi.
ALSERIO MONGUZZO
Percorso lungo 5 km e
980 metri per la maggior
parte pianeggiante su un
fondo misto: asfalto nella
parte iniziale e terra battuta per il rimanente tratto.
Consumo calorico stimato:
per un soggetto di 70 Kg
che percorre il tragitto
camminando a passo
svelto (5-6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di 293 Kcal ma se
lo stesso soggetto di 70 kg
effettua lo stesso tragitto
correndo(corsa leggera a
velocità di 8-9Km/ora) il
consumo energetico sarà
di 419 Kcal.
ROVELLO PORRO SARONNO
Percorso facile lungo
4,7 km completamente
pianeggiante. Fondo in
terra battuta.
Consumo calorico stimato:
per un soggetto di 70 Kg
che percorre il tragitto
camminando a passo
svelto (5- 6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di circa 231 Kcal
ma se lo stesso soggetto
di 70 kg effettua lo stesso
tragitto correndo (corsa
leggera a velocità di 89Km/ora) il consumo energetico sarà di circa
329 Kcal.
COMO DA VILLA
OLMO A VILLA
GENO
Percorso lungo 6 km e
140 metri completamente pianeggiante su un fondo misto: asfalto e ciottolato.
Consumo calorico stimato:
per un soggetto di 70 Kg
che percorre il tragitto
camminando a passo
svelto (5-6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di 300 Kcal
ma se lo stesso soggetto di 70 kg effettua lo stesso tragitto correndo (corsa leggera a velocità di 89Km/ora) il consumo energetico sarà di 430
Kcal.
ROVELLASCA BREGNANO
Percorso facile lungo 4
km e 695 metri per la
maggior parte pianeggiante su un fondo in terra battuta.
Consumo calorico stimato:
per un soggetto di 70 Kg
che percorre il tragitto
camminando a passo
svelto (5- 6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di circa 230 Kcal, ma
se lo stesso soggetto di 70
kg effettua lo stesso tragitto correndo (corsa leggera a velocità di 8-9Km/
ora) il consumo energetico
sarà di circa 328 Kcal.
DONGO GRAVEDONA
Percorso lungo 4 km e
780 metri pianeggiante
completamente su un fondo in terra battuta.
Consumo calorico stimato:
per un soggetto di 70 Kg
che percorre il tragitto
camminando a passo
svelto (5-6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di 234 Kcal ma se lo
stesso soggetto di 70 kg
effettua lo stesso tragitto
correndo (corsa leggera a
velocità di 8-9Km/ora) il
consumo energetico sarà
di 335 Kcal.
ATTIVITÀ
FISICA E SALUTE
L’attività fisica correttamente eseguita è in
grado di migliorare lo stato di salute e la capacità di prestazione dei soggetti sani di tutte le
età e di entrambi i sessi. Mantenere un buon
livello di attività fisica fa vivere meglio e più a
lungo. Infatti il movimento praticato con regolarità e continuità può apportare notevoli
benefici: Migliora l’efficienza del cuore e riduce la mortalità cardiovascolareAumenta la funzionalità respiratoriaRiduce la mortalità per il
tumore del colon e per altre neoplasieSviluppa
e tonifica i muscoliFortifica lo scheletro e rinforza le cartilaginiAiuta a dimagrire e ad eliminare i grassi cattivi dal sangueAiuta il controllo del diabete e ne riduce le complicanzeMigliora
il tono dell’umore e riduce lo stress
CRONACA
P A G I N A
17
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
I LAVORI ULTIMATI LA SCORSA SETTIMANA
Piazza Martinelli,
un nuovo spazio
a misura
di bambino
G
razie anche al
primo giovedì
sera clemente
dal punto di vista atmosferico, e delle temperature,
ha avuto un discreto successo l’apertura ufficiale
di piazza Martinelli quale nuovo spazio di animazione per bambini. La
scorsa settimana si sono
infatti conclusi i lavori di
allestimento dello spazio
ludico in questa piazza
del centro storico ricavata anni fa dalla demolizione del famoso ristorante
Fulda. Un intervento finanziato dalla Camera di
Commercio di Como con
40mila euro nell’ambito
del progetto di town
center management denominato “Shopincomo”.
Nel corso di questa estate piazza Martinelli sarà
centro di animazione il
sabato pomeriggio e la
sera dei giovedì dello
shopping estivo per tutti
i bambini grazie alle ini-
Un intervento
finanziato dalla
Camera di
Commercio
di Como con
40mila euro
nell’ambito
del progetto
di town center
management
denominato
“Shopincomo
di LUIGI CLERICI
ziative curate dalla Compagnia dei Burattini di
Dario Tognocchi. Il primo
giovedì ha visto la partecipazione di 20 ragazzini
che hanno potuto iniziare diverse attività. Infatti, in piazza Martinelli,
non sono previsti solo giochi e laboratori ma anche
visite per tutto il centro
storico alla scoperta delle bellezze della città, degli antichi mestieri e del-
le vecchie botteghe. Un
gioco interattivo che dalla piazza Martinelli, luogo incantato dove narrare le storie, continuerà
per le antiche vie di Como
e avrà come protagonisti
anche passanti, turisti e
gli stessi commercianti.
L’allestimento della piazza prevede un teatrino,
uno spazio attrezzato per
i laboratori e uno spazio
esterno con moderni materiali antiurto dove poter
giocare. L’idea è of-frire
una attività di gioco di
qualità, con contenuti culturali e pedagogici, così
da lasciare “liberi” i genitori di poter fare shopping
tra le vetrine del centro. I
bimbi saranno registrati
e assicurati. Il servizio
sarà gratuito salvo la richiesta di un piccolo contributo per la merenda.
«C’era un’assoluta necessità di far tornare a vivere questa piazza, angolo
importante della nostra
città che ora può essere
Foto William
utilizzata in diversi modi
- ha commentato in proposito l’Assessore al Commercio, Etta Sosio -. Alla
proiezione estiva di film,
infatti, oggi si aggiunge
l’area attrezzata per giochi, per laboratori e per
rappresentazioni. Uno
spazio che finalmente può
essere destinato a qualcosa di bello a 360° per tutta la città. Una piazza
che, inoltre, vivrà in occasione di “Shopping sotto
le stelle” in quanto qui
potranno divertirsi i bambini mentre i genitori possono dedicarsi ai loro acquisti». I lavori in piazza
Martinelli, che si sono
prolungati più del dovuto
a causa, appunto, delle
avverse condizioni meteorologiche, hanno comportato l’allestimento di materiale ludico senza alcuna spesa aggiuntiva sulla dotazione già in essere. Circa un metro quadrato di pavimentazione
è stato ripristinato a seguito dello spostamento
delle tre panchine in pietra perché pericolose per
le attività ludiche. In tutto sono stati allestiti 40
metri quadrati destinati
ad un unico spazio gioco
con tappeto antiurto che
è stato posizionato sulla
pavimentazione esistente
senza modificarla. I due
“box”, oggetto di continui
vandalismi e per i quali
il Comune di Como ha già
speso oltre 10mila euro di
interventi di ripristino,
come già accennato, sono
destinati ad ospitare laboratori creativi e ad un
piccolo teatrino dei burattini, con magazzino per la
custodia delle attrezzature. La sperimentazione
durerà l’intera estate e
sarà verificata per replicare lo spazio ludico all’interno del nuovo padiglione del mercato coperto
che, sempre grazie ai
finanziamenti regionali,
diventerà il centro di eccellenza del commercio al
dettaglio del distretto di
Como.
VANDALISMI
Rifiuti: già imbrattati i cestini al Porto Marina
nche in occasione del recente dibattito
relativo ad alcune esternazioni di un deputato
elvetico dell’UDC, su una
fantomatica annessione,
tra gli altri, delle province di Como e Varese alla
Confederazione Elvetica,
si sono levate comunque
opinioni in città che sottolineavano come in Svizzera le regole ci sono, e
vengono fatte rispettare,
mentre in Italia tutto è
molto più relativo. Sicura-
A
Lisetta Caramel
recentemente
scomparsa,
sarà ricordata
con una
Santa Messa
Martedì 13 luglio
alle ore 20.30
Presso la Cappella
Santissima Trinità
Centro Pastorale
Cardinal Ferrari
mente al di là del confine
c’è una cultura che dà
molta più importanza rispetto da noi al senso civico. Una dimostrazione,
infatti, di come a Como
molto (troppo?) spesso
questo non accada è data
dal fatto che a sole 48 ore
dalla posa dei nuovi contenitori per raccolta differenziata al Porto Marina
collocati dal Settore Ambiente del Comune di
Como grazie ad un
conferimento gratuito
della ditta Athena di
Cantù, questi sono stati
oggetti di insensato vandalismo e ricoperti di
scritte. “L’ennesima prova
che questo non è un Paese civile” ha commentato
con il solo animo “focoso”
in proposito l’Assessore
all’Ambiente,
Diego
Peverelli, che in più di
un’occasione ha manifestato anche in modo colorito la mancanza di senso civico che è all’origine
del ritrovamento di rifiuti, talvolta anche ingombranti o pericolosi (si pensi all’eternit) che spesso si
verifica nel territorio co-
munale. E dire che i quattro appositi contenitori,
posizionati tra i due accessi al Porto Martina per
consentire ai diportisti di
conferire i rifiuti prima o
dopo l’utilizzo della loro
imbarcazione, sono stati
collocati proprio per favorire il diffondersi di una
maggiore sensibilità all’ambiente ricordando
l’importanza della raccolta differenziata: «La posa
di questi quattro contenitori è un primo passo di
quello che vuole essere il
nostro impegno in futuro
nel contribuire a diffondere l’idea che è necessario
ricorrere alla raccolta differenziata dei rifiuti in
città, in vista anche dell’entrata in vigore del
nuovo appalto per il servizio di raccolta urbana
delle utente domestiche –
ha ribadito lo stesso assessore -. Il nostro obiettivo, in proposito, è infatti di individuare zone ad
alta concentrazione di
utenti, ma che non presentino particolare impatto dal punto di visto
storico/architettonico, al
CON MONDO TURISTICO VISITA A “RUBENS E I FIAMMINGHI”
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” organizza per
venerdì 9 luglio una visita guidata alla Mostra “Rubens e i
fiamminghi”, allestita a Como presso Villa Olmo. L’appuntamento è per le ore 19.30 davanti all’ingresso della Villa.
La visita di questa mostra è un’immersione nella
spettacolarità della vita considerata sotto tutti i suoi vari
aspetti. Le due prime sale e le ultime due sono dedicate ai
pittori fiamminghi; tutte le altre presentano splendide opere
di Rubens e del suo miglior discepolo Van Dyck.
La quota di partecipazione è di 12 euro per i soci, di 13
euro per i non soci.
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail: [email protected].
fine di posizionare questo
tipo di contenitori che,
ovviamente, contribuiscono al miglioramento delle condizioni della città e
favoriscono il diffondersi
di una cultura della
differenziazione dei rifiuti
che rappresenta la via
obbligata che bisogna seguire per il futuro. Infatti, fra circa un mese, altri
appositi contenitori saranno collocati in piazza
Boldoni”. Augurandosi
che non facciano la stessa fine in qualche ora.
L.CL.
CRONACA
P A G I N A
Como
18
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
NE FU IL FONDATORE 20 ANNI FA
L’Aiart ricorda
Giovanni
Sestini
Diede vita all’Associazione Italiana
Ascoltatori Radio Telespettatori di
Como e Lecco. Un uomo di intelligenza
acuta ed aperta e di grande energia
volitiva, sistematico e tenace
nel progettare e nel condurre in porto
le iniziative intraprese
Un’immagine
d’archivio
di Giovanni Sestini
di ABELE DELL’ORTO
L
’
L’AIART è presente, come associazione, a Como,
da poco più di
vent’anni, ed il
merito va riconosciuto per
intero al dottor Giovanni Sestini, che oggi ricordiamo a circa due mesi
dalla morte per tragica
fatalità. Il dott. Sestini,
da molti conosciuto come
ingegnere, era laureato in
filosofia, ma aveva fatto
una carriera di manager
nel campo dell’industria.
Era un uomo di intelligenza acuta ed aperta e
di grande energia volitiva, sistematico e tenace
nel progettare e nel condurre in porto le iniziative intraprese, e nello stesso tempo sensibile nel-
l’animo e amabilissimo
nell’amicizia, oltre che
saldo nelle convinzioni
morali e nella fede.
Giunto alla pensione,
alla fine degli anni Ottanta, dietro suggerimento di
amici e sacerdoti lungimiranti di Lecco, accettò
il consiglio non solo di occuparsi, grazie alla sua
esperienza imprendito-
riale, della “Casa di riposo” del suo paese, Civate,
ma anche di impegnarsi,
con spirito missionario,
nel settore della comunicazione. In questa seconda direzione partì col
“bussare alle porte” di
quella decina, o poco più,
di persone che in provincia di Como (allora Lecco
faceva parte della provincia di Como) erano iscritte individualmente all’
AIART nazionale. Chi
scrive era uno di quelli, e
ricorda benissimo il primo colloquio, durato un
paio d’ore, col dottor Sestini, che aveva idee chiare sull’importanza dei
mezzi di comunicazione,
lasciava trasparire il suo
spirito apostolico, e, nel
prospettare progetti di
educazione e formazione
da attuare in provincia di
Como, sentiva l’esigenza
di circondarsi di collaboratori attenti.
Il dottor Sestini riuscì
a coinvolgere decine e decine di persone e, nel giro
di pochi anni, ottenne
l’iscrizione all’AIART di
qualche centinaio di soci
tra Como e Lecco, e, personalmente, si meritò
tanta stima, da essere
eletto nel Consiglio nazionale dell’associazione.
Strinse, in quel di
Como, un legame forte
con mons. Carlo Calori,
direttore del “Settimanale”, assicurandosi anche
l’appoggio organizzativo
della signora Graziana, e
operativo, prima, della
professoressa Maria Elvina Boehm, e poi dell’ing.
Edgardo Mandelli.
Il dottor Sestini non solo prese contatti con
l’Università Cattolica,
convincendo molti docen-
ti ad intervenire in incontri vari, ma nel frattempo, appoggiandosi alla
scuola di formazione audiovisiva di padre Nazareno Taddei, preparò un
doppio gruppo di insegnanti, di Como e di Lecco, che andarono a svolgere corsi di “Educazione all’immagine” presso scuole elementari e medie. Da
questi corsi nacque anche
l’idea di un concorso per
gli studenti, dal titolo
“Immagini per pensare”,
che ebbe una decina di
edizioni, con premiazione,
prima a Villa Olmo, e poi
all’Elmepe di Erba.
Per gli insegnanti della
scuola primaria e secondaria Sestini organizzò,
per oltre un decennio, dei
corsi residenziali, di una
settimana, all’inizio di
settembre, seguitissimi,
su temi vari legati ai nuovi mezzi di comunicazione in rapporto all’attività didattica. Gli ultimi,
che si tenevano presso
l’Istituto “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini,
si svolsero nei primi anni
Duemila.
Con mons. Calori il
dottor Sestini organizzò,
in una domenica, per alcuni anni, quando da noi
era quasi ignorata, la celebrazione della “Giornata mondiale della comunicazione sociale”: incontro culturale e spirituale
presso il Centro Pastorale, e poi un momento di
convivialità nella vicina
pizzeria. E come dimenticare le serate di formazione per genitori, tenute, in
particolare nelle parrocchie, ma anche in biblioteche o presso scuole?
Da qualche anno il
dottor Sestini si era dovuto ritirare dall’impegno
diretto, per impellenti ragioni familiari, ma nel
suo forzato riposo continuava, con passione, a tenersi informato su tutto.
Oggi la sua eredità è
stata raccolta da amici,
sia di Como sia di Lecco,
che, in un contesto territoriale, culturale, scolastico, ed anche ecclesiastico, mutato, cercano di realizzare obiettivi meno
ampi ma pur sempre utili, per non dire necessari.
BASILICA DI S. ABBONDIO
In ricordo di mons. Riva
Cade in questi giorni
(30 giugno) il primo
anniversario della
morte di mons.
Alessandro Riva.
É l’occasione
per richiamare
alla memoria,
con ammirazione
e gratitudine, i suoi
quasi settant’anni
di ministero, vissuti
con impegno,
entusiasmo e
chiaroveggenza.
Nella basilica
di S. Abbondio
– alla quale don
Sandro si dedicò
dal 1992 al 1999
– per lui si pregherà
nella S. Messa
di domenica
prossima, 11 luglio
(ore 16.30).
CRONACA
P A G I N A
Como
19
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
A COLLOQUIO CON IL NUOVO PRESIDENTE
L’Unione ciechi
tra passato,
presente
e futuro
aniele Rigoldi
ha raccolto l’eredità di Mario
Mazzoleni alla
guida dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Como. Gli abbiamo chiesto di farsi conoscere.
Daniele, da quanto
tempo sei legato all'Unione Italiana Ciechi?
«Dal 1999, all'età di 34
anni, sono legato come
socio all'Unione Italiana
Ciechi ed Ipovedenti di
Como.
Da 10 anni sono impegnato come responsabile
nelle attività relative ai
corsi di informatica, coinvolto anche per l'accessibilità siti Web, per varie
iniziative culturali, sportive e di svago».
Che eredità hai raccolto prendendo il posto di Mario Mazzoleni?
«Una eredità ricchissima per quel che riguarda
l'esistente, cioè tutta una
serie di iniziative di varia
natura, corsi di riabilitazione nei differenti ambiti per l'autonomia personale, tutte offerte che devono essere mantenute e
semmai incrementate
come le nuove esperienze
che intendiamo introdurre relative al nuoto, alla
ginnastica in acqua, al
corso di difesa personale,
all'equitazione, alla prosecuzione del corso di lingua inglese oppure alla
creazione di uno sportello per il sostegno psicologico oltre che alle attività
teatrali e di aggregazione
D
Daniele Rigoldi ha
raccolto l’eredità
“pesante” del
dinamico Mario
Mazzoleni alla
guida dell’Uici
lariana. Grazie a
questa intervista
abbiamo modo di
conoscerlo meglio
a cura di MARCO GATTI
rivolte ai bambini ed ai
giovani».
Come hai visto cambiare l'Unione in questi anni?
«La nostra sezione ha
incrementato notevolmente l'ambito dei propri
servizi offerti ai soci e
anche ai non soci in questi ultimi anni. L'acquisizione della nuova sede
di via Raschi n. 6 ha impresso nuova vitalità offrendo ampi spazi e locali
aggiuntivi quali la cucina,
l'aula informatica, l'ampio salone».
Quanti sono, oggi, i
soci dell'Unione comasca?
«Oggi contiamo circa
260 soci. Uno dei nostri
obiettivi è quello di coinvolgere in misura maggiore i giovani e giovanissimi oltre che i soci anziani, i primi con attività teatrali e culturali, i secondi con momenti ricreativi
e di svago.
Sarà importante anche
comprendere il motivo del
mancato rinnovo del tesseramento di una ventina
di soci».
Quali sono, sulla
base della tua esperienza, i principali
problemi con i
quali oggi ha a che
fare una persona
affetta da disabilità visiva?
«Per gli studenti il
problema più pressante è quello legato
all'accesso ai libri di
testo in formato digitale e alla presenza di
educatori ed insegnanti di sostegno,
per i lavoratori la possibilità di aggiornamento
e di riqualificazione senza dimenticare la possibilità di giungere alla creazione di nuove professioni accessibili ai disabili
visivi, per gli anziani le
problematiche legate all'autonomia personale casalinga, di svago e di arricchimento culturale.
Per tutti, comunque, la
fruibilità dei mezzi pubblici insieme alla possibilità di vivere pienamente
la città e la provincia, riducendo le barriere architettoniche e proponendo
momenti di vera integrazione sociale».
Quanto l'era del web
2.0, la tecnologia, internet hanno reso più
vivibile per i minorati
della vista la società di
oggi?
«Indubbiamente le nuove tecnologie hanno fortemente contribuito a ridurre la distanza tra il normodotato ed il disabile visivo, basti pensare alla
piena accessibilità, oggigiorno, di un Pc, di un
cellulare, di un apparecchio elettronico, mediante un sintetizzatore vocale od un supporto braille.
Comunque si
rischia di continuare a
rincorrere le novità e le
nuove tecnologie, penso
alle modalità "touch
screen" che già ora sono
introdotte sul mercato ma
tra pochi anni saranno
presenti ovunque, pensiamo agli sportelli automatici di banche, poste, enti
pubblici, servizi vari, stazioni ferroviarie, eccetera.
Uno dei nostri obiettivi
è quello di sostituire le
care vecchie audiocassette (disponibili per audiolibri, riviste, letture ed informazioni provenienti
dalla sezione) con i supporti digitali creando un
gruppo di donatori di voce, per i quali chiediamo
la presenza di nuovi volontari».
Perchè, per una persona affetta da disabilità visiva, può essere
importante associarsi
all'Unione?
«E' fondamentale perchè consente, in primo
luogo, di ottenere un valido supporto ed una assistenza specifica nel
caso di presentazione di
istanze, rivolte ad enti
pubblici; in secondo luogo consente di essere tem-
pestivamente aggiornati
in materia sanitaria,
riabilitativa, elettronica
ed informatica, esiste la
possibilità di partecipare
a seminari, aggiornamenti e confronti assembleari che abbracciano
tematiche molto care ai
disabili visivi. Non dimentichiamo, infine, che
all'interno della sezione si
creano legami, contatti,
anche amicizie con persone che vivono nella
quotidianità gli stessi
problemi e che devono affrontare, o meglio, hanno
già affrontato e a volte superato difficoltà ambientali, psicologiche e di autonomia personale».
Come vedi l'Unione
italiana ciechi e ipovedenti di Como nel futuro?
«Per i prossimi anni
"vedo", e questa è una
parola grossa per noi ciechi, dicevo, "vedo" una
struttura viva e sempre
più attenta alle necessità
dei propri soci ma con una
propensione ad allacciare
contatti, amicizie, legami
con tutto il mondo che
gira intorno, mondo che
può riguardare anche altre disabilità.
Vedo un'associazione
ancora più attenta alla
sensibilizzazione ed ai
contatti esterni partendo
dai più piccoli con l'iniziativa "giochiamo al buio",
passando ai più grandi
con gli incontri organizzati dallo sportello scuola/
volontariato, a momenti
di condivisione come aperitivi, cene ed altre iniziative "al buio"».
Hai degli obbettivi,
delle ambizioni, dei desideri?
«Obiettivo primario è il
maggior coinvolgimento
degli iscritti alla vita associativa.
Farli sentire partecipi
di un movimento che abbraccia tutte le nostre esigenze, le nostre problematiche aperto anche alle
esperienze esterne.
Il desiderio principale è
quello di prestare bene il
mio servizio, insieme al
nuovo consiglio, a favore
di tante persone che vivono un disagio nei vari
ambiti della vita personale, penso, innanzitutto, ai
giovanissimi che devono
affrontare nel modo più
sereno possibile gli studi
o gli anziani che incontrano maggiori difficoltà a
causa dell'età».
CINEMA D’ESTATE
E tutti risero: ciack sulla commedia americana
E
“
tutti risero…” si presenta con
questo titolo
la rassegna
sulla commedia cinematografica americana”
organizzata dall’assessorato
alla Cultura della Provincia di Como, in collaborazione con l’Associazione “I
Lunedì del cinema” di
Como, che costituisce il
tradizionale appuntamento estivo di cinema all’aperto e che toccherà 10
comuni del territorio della provincia. Un “viaggio”
che partirà dal Lido di
Segrino, il 30 giugno, e si
concluderà a Brunate il
10 agosto. Tutti gli spet-
tacoli avranno ingresso
gratuito, con inizio alle
ore 21.30
Il primo appuntamento,
come detto, al Lido di
Segrino con “Sideways in viaggio con Jack” di
Alexander Payne. Interpreti: Paul Giamatti,
Virginia Madsen, Sandra
Oh, Marylouise Burke,
Jessica Hecht. Stati Uniti 2004.
Giovedì 15 luglio
Fino Mornasco, Parco
Comunale. “Fratello, dove
sei?” di Joel Coen, Ethan
Coen. Interpreti: George
Clooney, John Turturro,
Holly Hunter. Stati Uniti
2000.
Sabato 17 luglio
Maslianico, Centro
Sportivo. “M.A.S.H.” di
Robert Altman. Interpreti: Sally Kellerman, Donald Sutherland, Elliott
Gould, Robert Duvall.
Stati Uniti 1970.
Martedì 20 luglio
Griante, Lido di Cadenabbia. “1941 allarme a
Hollywood” di Steven
Spielberg. Interpreti: Dan
Aykroyd, John Belushi.
Stati Uniti 1979.
Mercoledì, 28 luglio
Alserio, luogo da definire. Provaci ancora,
Sam” di Herbert Ross.
Interpreti: Diane Keaton,
Woody Allen Stati Uniti
1972.
Giovedì 29 luglio
Lurate Caccivio, piazza
Sant’Ambrogio. “L’ultima
follia di Mel Brooks” di
Mel Brooks. Interpreti:
Sid Caesar, Mel Brooks,
Marty Feldman.
Martedì 3 agosto
Tremezzo, parco Comunale. “Basta che funzioni”
di Woody Allen. Interpreti: Ed Begley jr, Patricia
Clarkson, Larry David,
Conleth Hill, Michael
McKean. Stati Uniti/
Francia 2009.
Giovedì, 5 agosto
Erba, parco Mainoni.
“Tra le nuvole” di Jason
Reitman. Interpreti:
George Clooney, Melanie
Lynskey, Jason Bateman,
Anna Kendrick, Vera
Farmiga. Stati Uniti 2009
Domenica 8 Agosto
Casnate, parco Comunale. “(500) giorni insieme” di Marc Webb. Interpreti: Zooey Deschanel,
Joseph Gordon-Levitt,
Clark Gregg, Minka
Kelly, Matthew Gray
Gubler. Stati Uniti 2009
Martedì 10 agosto
Brunate, piazza Funicolare. “Victor Victoria” di
Blake Edwards. Interpre-
ti: Robert Preston, James
Garner, Julie Andrews,
Lesley Ann Warren, John
Rhys-Davies. Stati Uniti
1982
Oltre che come un omaggio rivolto ad alcuni
registi la rassegna si presenta anche quale panoramica dei volti dello star
system hollywoodiano che
hanno reso celebre nel
mondo il fascino del grande cinema americano. Insomma, una rassegna insieme colta e popolare all’insegna del ridere con
intelligenza.
L’inizio degli spettacoli
è fissato per le ore 21.30.
L’ingresso è gratuito.
P A G I N A
20
GREST2010
SOTTOSOPRA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
IL 24 GIUGNO ALLO STADIO SINIGAGLIA DI COMO LA FESTA DIOCESANA DEI GREST
«COME IN CIELO COSÌ IN TERRA»:
SEIMILA RAGAZZI CON IL VESCOVO
NEL SEGNO DELLA CONDIVISIONE
Fotoservizio William
accontare la “Festa
diocesana dei Grest”,
che si è svolta lo scorso 24 giugno a Como,
allo Stadio Sinigaglia,
si presta a un facile esercizio
di retorica. «Perché il bilancio è tutto in positivo - osserva don Emanuele Corti, responsabile diocesano dell’Ufficio pastorale dei giovani -. Le
presenze hanno superato ogni
nostra aspettativa e abbiamo
letteralmente messo “sottosopra” la città». A fine giornata la conta dei partecipanti è
arrivata a sfiorare seimila persone e oltre ottanta parrocchie: quantità equivalenti per
le province di Como e Sondrio
e numeri significativi da Valli
Varesine e Lecchese. Ragazzi, animatori, famiglie, sacerdoti, religiosi sono arrivati con
ottanta pullman, una decina i
gruppi in treno, cinque quelli
in battello e gli altri a piedi.
Le strade di Como si sono trasformate in una fiumana colorata.
R
Il raduno si è aperto al mattino, con programmi diversi
per ciascun oratorio: tanti
hanno scelto il gemellaggio
fra parrocchie. Molti hanno
conosciuto gli itinerari guanelliani della città.
Nel pomeriggio il vescovo
Diego Coletti ha raggiunto
lo stadio in elicottero (messo
a disposizione dalla Guardia di
Finanza). «Ci piaceva l’idea di
rendere visibile lo slogan del
Grest – aggiunge don Emanuele – non solo “sotto-sopra”,
ma anche l’incontro fra terra
e cielo. Il vescovo è arrivato
dal cielo alla terra e, con i palloncini lasciati liberi al termine della festa, siamo tornati
dalla terra al cielo». Sugli
spalti i ragazzi, con i giovani
dell’animazione, hanno accolto il vescovo – il quale ha dato
avvio al suo “dialogo” con i
seimila del Sinigaglia con un
vero e proprio calcio d’inizio,
come imponeva il contesto –
con canti, danze e coreografie. «W il Grest»: questo il
motto che campeggiava sulle
tribune. «Vogliamo rendere la
terra simile al cielo – ha
esordito monsignor Coletti ricordando il titolo del Grest
2010 – affinché tutti ci sentiamo figli amati e diventiamo
capaci di riconoscerci come
fratelli, che condividono la
stessa casa, pronti a costruire un mondo bello e accogliente. Dobbiamo capire che se la
terra non incontra il cielo –
ha ammonito ancora il vescovo – ciascuno tenderà a chiudersi in se stesso, guardando
con egoismo solo alle proprie
piccole comodità e pretese».
Se l’incontro, invece, si realizza «si verifica il miracolo più
grande – ha sottolineato monsignor Coletti –: non perché
si moltiplicano le cose materiali da avere o fare, ma perché si impara il senso della
condivisione, del mettersi a
disposizione, dello stare insieme per il bene di tutti». Il cri-
stiano «deve essere pronto a
farsi mettere “sotto-sopra”,
per rinnovare ogni giorno la
propria vita e scardinare chiusure e solitudini individuali.
Vi auguro un Grest splendido
– ha concluso il vescovo prima di sollecitare un minuto di
silenzio per introdurre la preghiera del Padre Nostro – che
vi aiuti a capire e a maturare,
nella convinzione che la
condivisione, anche delle piccole cose, è il senso di una vita
orientata secondo la volontà
di Dio».
Spazio anche al brevissimo
saluto di sorella Lina, per ri-
cordare che l’iniziativa di carità di quest’anno è a sostegno della “Casa dei Tigli” di
Brunate, una realtà di aiuto
per mamme e minori in difficoltà. Il progetto è stato scelto in memoria di sorella Giovanna Pedrali, a un an- no
dalla sua prematura scomparsa: lei era una delle anime
della “Casa dei Tigli” ed era
preziosa collaboratrice della
Pastorale giovanile diocesana.
Alle offerte raccolte durante
tutto il periodo estivo, si aggiunge l’offerta simbolica di
un euro per ogni partecipante lasciata in occasione della
Festa di giovedì scorso.
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GREST2010
SOTTOSOPRA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
GLI ORATORI PRESENTI
Camnago Volta; Torno; Como-Lora; Como-Monteolimpino;
Como-Muggiò; Como-Sant’Antonio; Albiolo; Bernate; zona
Bisbino; Blevio; Como-Breccia; Bregnano San Michele;
Brunate; Cadegliano-Viconago; Cagno; Borgonuovo;
Capiago; Como-Città Murata; Como-Collegio Gallio; ComoCrocifisso; Faloppio; Tovo-Mazzo In Valtellina; Parè-Drezzo;
Como-Rebbio; Como-San Giuseppe; Como-Sant’Agata;
Como-Sant’Agostino e San Giuliano; Como-San Giorgio;
Samolaco; Como-San Bartolomeo; Sondrio-Angelo Custode; Como-Albate; Chiavenna; Chiesa Valmalenco; Tirano;
Buglio in Monte; Castione Andevenno; Colico; Grosotto;
Ponte in Valtellina; Sondrio-San Rocco; Sondrio-Sacro
Cuore; Abbadia Lariana; Lipomo; Uggiate Trevano;
Albosaggia; Cosio Valtellino; Dubino; Sondrio-Mossini,
Triangia, Torre Santa Maria; Piantedo; Poggiridenti;
Gironico; Maccio; Olgiate Comasco; Gravedona-Consiglio
di Rumo; Cermenate; Dongo; Fino Mornasco; Garzeno;
Gera Lario e Vercana; Laglio; Mello; Morbegno; Musso;
Pianello del Lario; Rovellasca; Como-Sagnino; Sorico;
Stazzona; Zona Tremezzina; Verceia; Bregnano San Giorgio; Domaso; Cantù Asnago; Caslino, Cadorago, Bulgorello;
Civello; Grandate; Lomazzo; Portichetto; Berbenno; Montano Lucino.
Un saluto e un canto anche
con don Angelo Mazzucchi,
fidei donum nella missione diocesana in Cameroun (in Italia
per un periodo di riposo).
Dopo il “giro di campo” per
il congedo finale l’entusiasmo
è palpabile: «il Grest è un’esperienza ricchissima per i ragazzi – ha commentato monsignor Coletti negli “spogliatoi” – perché è un cammino
condiviso fra coetanei, un evento di vita vissuta, che lascia
segni profondi. Il Grest non è
un “parcheggio” sicuro per il
periodo estivo. È una delle
molte risposte alle domande
della “sfida educativa” su cui
tanto dibattiamo. E la festa
insieme è stata bella perché
inserita in un percorso che qui
ha portato e da qui riparte».
Dello stesso avviso don Emanuele Corti, al quale
chiediamo una valutazione di
come è stata la “Festa diocesana dei Grest” a freddo. «Prima di tutto è giusto ringraziare tutti coloro che ci hanno
aiutato nell’organizzazione,
dal Comune, al Calcio Como,
dalla Guardia di Finanza a ciascuno dei numerosissimi volontari che hanno assicurato
il servizio d’ordine e l’animazione. La “Festa” è stata anche un’occasione inestimabile di generosità e disponibilità: moltissime persone hanno
messo cuore ed energie per la
buona riuscita del raduno e
questo è un segno, una testimonianza bella che va raccolta. Ci scusiamo se qualcuno
può aver avuto dei disagi, ma
il coordinamento contemporaneo di una massa così massiccia di persone richiede la pre-
cisa collaborazione di tutti.
Per quanto riguarda lo specifico del meeting, sono sempre
stato contrario alla “pastorale dei numeri”, ma mi sembra
comunque opportuno sottolineare la partecipazione appassionata di tanti oratori, perché ci conferma che le attività estive sono una parte fondamentale dell’attività delle
nostre parrocchie e un momento di raduno diocesano era
qualcosa di atteso. Al di là degli aspetti “scenografici e
spettacolari”, che hanno catturato l’attenzione e stimolato l’entusiasmo, il significato
dell’incontro con il Vescovo –
che non è stato un “super animatore” ma, in mezzo al campo, ha espresso, con un linguaggio adatto ai ragazzi, il
suo essere guida per la diocesi – ci aiuta a costruire il senso di appartenenza a questa
nostra Chiesa: insomma, ab-
biamo voluto sottolineare
l’importanza della dimensione
ecclesiale. Inoltre avere un
tema comune – a livello diocesano e lombardo –, avere obiettivi condivisi verso cui camminare, non vuol dire tarpare la creatività dei singoli
gruppi, ma è stimolare a sapersi parte di un progetto più
ampio. Il vedersi tutti insieme, nella stesso momento, oltre a galvanizzare, a fornire
nuovi stimoli, fa cogliere in un
colpo solo la bellezza e l’ampiezza del disegno grande che
le esperienze di ogni oratorio
contribuiscono a creare».
Perché il Grest, dopo oltre vent’anni, sa ancora
coinvolgere in questo modo e con questi numeri?
«Ricordiamo che nella nostra diocesi sono circa 200 le
parrocchie che “fanno” il Grest, richiamando, fra ragazzi,
animatori, educatori, famiglie, almeno 20mila persone.
Il Grest è una delle molte proposte che i nostri oratori sanno offrire sul fronte della sfida educativa. Se è pur vero
che a volte, l’oratorio, a fine
scuola, diventa un luogo sicuro dove far andare i ragazzi,
mentre le famiglie sono impegnate nel lavoro o nelle moltissime altre attività che ad
essere competono, tuttavia
questo stare insieme, l’aggregarsi, è da una parte l’occasione per trasmettere valori ed
educazione. Dall’altra è anche
un momento di condivisione
di solidarietà. All’interno delle comunità cristiane si riconoscono dei bisogni e la comunità stessa mette in campo
energie a servizio di chi questi bisogni esprime».
Pronti al “bis” per il 2011?
«La “Festa” che abbiamo ap-
pena vissuto è stata un esperimento, accolto e vissuto con
entusiasmo e soddisfazione da
parte sia degli organizzatori
sia degli oratori. Pensiamo
possa essere una buona soluzione continuare a proporre,
ad anni alterni, raduni zonali
e raduno diocesano. La prossima volta si potrebbe andare
in provincia di Sondrio, ma al
momento siamo ancora alla
fase dell’ideazione. Senza dubbio saranno riproposti i gemellaggi fra parrocchie. Sono piaciuti molto e, soprattutto, hanno permesso di valorizzare l’aspetto delle amicizie fra realtà diverse e lontane, a causa
della geografia diocesa-na parecchio dispersiva! Spazio, insomma, alla dimensione della “relazione personale”, che
è il dono più importante che i
ragazzi possono scambiarsi».
a cura di ENRICA LATTANZI
CRONACA
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
FEDERAZIONE LAVORATORI SOMMINISTRATI AUTONOMI ATIPICI
Flessibilità
e lavoro.
Ecco la Felsa
I
l lavoro è sempre più
flessibile, anche a
Como dove tornano a
crescere, nei primi
mesi del 2010, i lavo
ratori assunti con contratti a progetto, a somministrazione, così come
il “popolo” delle partite
IVA. Una flessibilità utile alle imprese, specialmente in un periodo di
crisi come quello che stiamo attraversando, ma che
può nascondere veri e propri abusi ai danni dei lavoratori. Secondo i dati
dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Como, il 15%
degli avviamenti al lavoro dei primi cinque mesi
del 2010 ha riguardato
proprio questo tipo di contratti. Per questo la Cisl
ha deciso di rafforzare il
suo impegno a favore di
questi lavoratori costituendo, circa un anno fa,
la Federazione Lavoratori Somministrati Autonomi Atipici (FELSA), la cui
componente comasca, appena nata, è stata presentata lo scorso 25 giugno a
Como, alla presenza del
segretario nazionale, Ivan
Guizzardi. “In questi ultimi mesi – spiega il nuovo responsabile della
FELSA Como, Carlo Ma-
Il nuovo
organismo della
Cisl si è costituito
circa un anno fa.
La scorsa
settimana
la presentazione
della sua
componente
comasca
di MICHELE LUPPI
derna - stiamo assistendo ad una ripresa della
assunzioni ma quasi
elusivamente con contratti flessibili. I lavoratori a
progetto e a somministrazione erano stati i primi ad essere lasciati a
casa all’inizio della crisi
per licenziamento o, semplicemente, per il mancato rinnovo dei contratti.
Oggi, invece, con l’arrivo
delle prime commesse le
aziende hanno ripreso ad
assumere ma utilizzando
proprio queste tipologie
contrattuali”. Nel 2007
erano, infatti, 14 mila i
lavoratori assunti con
contratti flessibili nel
comasco, mentre oggi
sono 10 mila con un calo
di circa il 30% che ha portato in città alla chiusura di alcune agenzie. “In
un mondo del lavoro che
sta cambiando - ha spiegato il segretario provinciale della Cisl, Fausto
Tagliabue - diventa per
noi fondamentale poter
dare risposte anche alle
esigenze di questi lavoratori”. Secondo Tagliabue
mentre crescono mobilità
e licenziamenti, “stiamo
entrando in una seconda
fase della crisi, caratterizzata dalla crescita della
cassa integrazione in deroga”. Un discorso a parte vale, invece, per le partite Iva per cui non è facile avere dei dati precisi.
Secondo la Cisl di Como
il loro numero nel comasco dovrebbe attestarsi attorno alle 30-35 mila
persone. E’ proprio in questo settore che negli ultimi mesi si stanno registrando le più grandi anomalie tanto da far parlare in alcuni casi di veri e
propri abusi. “Non solo a
Como ma in tutto il territorio nazionale - ha spiegato Ivan Guizzardi, segretario nazionale Fesla le partite Iva stanno aumentando andando a
coinvolgere anche categorie di lavoratori che non
erano mai state interessate prima. Penso agli artigiani, ai lavoratori nel
TORNANO A SALIRE I CONTRATTI ATIPICI
Secondo i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della provincia di
Como dopo un lieve calo degli scorsi anni, negli ultimi mesi il numero di lavoratori assunti con contratti atipici è tornato a salire. Dal gennaio al maggio
2010 sono stati 4302 i contratti di lavori a progetto o a somministrazione
stipulati nel comasco. Un dato che fa presagire nel corso del 2010 un aumento
rispetto al 2009, quando il numero complessivo era stato di 9801. Dati in
linea con il 2008 quando i contratti atipici erano stati oltre 12 mila e leggermente inferiore al 2007, quando si toccò il picco di 14 mila. Guardando ai dati
relativi all’avviamento al lavoro nei primi cinque mesi del 2010 a farla da
padrone sono, però sempre i contratti a tempo determinato, 56%, seguiti dai
contratti a tempo indeterminato, il 22%, a progetto (85), somministrazione
(7%) e apprendistato (4%). Percentuali in linea con quelle del 2009. La Cisl di
Como stima in circa dieci mila i lavoratori appartenenti a queste categorie nel
comasco.
Un discorso a parte vale invece per le partite Iva per cui non è facile avere
dei dati precisi. Secondo il sindacato comasco interesserebbero circa 30 -35
mila persone.
campo dell’edilizia o del
lavoro a domicilio. Questo
perché, oltre a garantire
la massima flessibilità,
garantisce al datore di
lavoro minori imposizioni
fiscali”. Situazioni in cui
Rubens
senza
barriere
A richiesta pubblichiamo alcune immagini relative alla visita, di qualche settimana fa, alla mostra di Rubens
da parte di un gruppo di disabili in carrozzina. A promuovere l’iniziativa: l’Unitalsi sezione lombarda, in
collaborazione con la Pastorale della Salute della Diocesi di Como e l’associazione Alveare di Olgiate Comasco
si possono palesare veri e
propri casi di lavoro dipendete mascherato.
Come attestano alcune situazioni già arrivate sul
tavolo dei sindacati comaschi.
Nella foto sopra,
da sinistra:
Gianmarco Gilardoni,
Carlo Maderna
e Ivan Guizzardi
RIVISTA COMO & DINTORNI
IN EDICOLA IL NUMERO
DI LUGLIO/AGOSTO
È in edicola il numero estivo della
rivista “Como &
dintorni”, dedicato principalmente
alle proposte turistiche sul nostro
lago. In primo piano il tradizionale
Palio del Baradello, giunto quest’anno alla sua
trentesima edizione. Agli appassionati di territorio
dedichiamo uno
studio sull’antica
attività agricola di
Ponzate ed un pellegrinaggio in Brianza sulle tracce di
Sant’Agostino, nonché tutte le proposte estive della
Riserva Naturale “Lago di Piano”, che includono
passeggiate diurne e notturne e gite in barca. Un
lungo speciale è poi dedicato all’Alto Lago, paradiso
turistico tra i più amati del Lario, tra storia, arte,
montagna e sport acquatici… Si potranno anche trovare informazioni sul recente servizio navetta tra il
lago e l’aeroporto di Orio al Serio (BG), il “Lake Como
Express”, con le tariffe e gli orari delle corse.
Non mancherà, anche questo mese, lo spazio per l’arte. Verranno infatti presentati i pittori Anna Borghi, con i suoi paesaggi urbani, e Guido Tonoli, dal
gusto classico; ed una nuova associazione artistica,
la LakeArt di Dongo. Agli amanti del teatro, invece,
si consiglia la stagione del Teatro Licinuim di Erba.
A tutti buona lettura e buone vacanze!
La rivista è in vendita a 5 euro.
CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
LO SCORSO 27 GIUGNO
Tavernerio
ha salutato
don Silvio
Bernasconi
C
on grande commozione, domenica scorsa, 27 giugno, la comunità
di Tavernerio si è
stretta attorno al suo parroco, don Silvio Bernasconi, che dopo 25 anni, lascerà la parrocchia per
guidare un nuovo gregge,
in quel di Gemonio. Una
cerimonia improntata
alla massima semplicità
che ha lasciato in tutti i
numerosissimi partecipanti un forte sentimento di coinvolgimento e di
intensa commozione.
Numerosi e ricchi gli
attestati di stima conferiti al sacerdote.
“Quale rappresentante
del paese - ha dichiarato
il sindaco di Tavernerio
Giovanni Rossini - desidero esprimere a don Silvio
la gratitudine per l’opera
svolta a favore della popolazione. Il suo lavoro è
stato sì quello del sacerdote, ma ha avuto particolare attenzione alla for-
La cerimonia
improntata
alla massima
semplicità,
ha lasciato in tutti
i numerosi
presenti un forte
sentimento
di partecipazione
e intensa
commozione
mazione ed educazione
dei nostri giovani. In altre parole ha creato ambiente. Don Silvio è stato
per noi la continuità di un
progetto partito da molto
lontano concretizzato da
due importanti obiettivi:
l’uno la costruzione di un
nuovo centro pastorale indispensabile a garantire
crescita religiosa e civile
della popolazione, troppo
dispersa tra le numerose
frazioni, l’altro la trasformazione della comunità
da “chiesa che attende a
chiesa operante” coinvolgendo con intelligenza
tante persone ad esprimere nei vari campi, con la
necessaria alternanza generazionale, le diverse
personalità…Un abbraccio forte alla mamma
Angelina dalla quale ho
sempre ricevuto una calorosa accoglienza ed attenzione per la famiglia. Grazie ancora don Silvio”
“Don Silvio - il saluto di
commiato della Commissione amministrativa, a
nome di tutta la comunità - abbiamo vissuto insieme venticinque lunghi
anni: molto è stato costruito, grazie alla tua costante e precisa guida ed alla
forza che tutta la comunità ha concretamente
manifestato nei vari
gruppi, da te creati, organizzati e guidati, e con la
partecipazione assidua e
numerosa di tante persone… La nuova chiesa e le
strutture che la circondano, seppur da completare,
rappresentano l’espressione principale di un impegno concreto, fortemente voluto e realizzato. E’
la “chiesa di mattoni” intorno alla quale è cresciuta “una vera chiesa di persone”: una comunità unita, forte e sempre pronta
all’accoglienza. Oggi, concludi questa tua esperienza e noi ti auguriamo di
avere nel tuo nuovo incarico pastorale il medesimo impegno e le migliori
soddisfazioni per te e per
le comunità che dovrai
guidare…”
Toccanti anche le parole dello stesso don Silvio
che così si è congedato, al
termine della celebrazione eucaristica. «E’ arrivato il momento – ha dichiarato, tra l’altro, don Silvio
- di chiudere un lungo
tratto di strada che abbiamo percorso insieme e di
salutarci. Sono arrivato a
Tavernerio che avevo
trentacinque anni e termino il mio impegno alle
soglie dei sessanta; venticinque anni che coprono
la parte centrale di una
esistenza. Per quanto
sono stato capace, ho cercato di spenderli, questi
anni, perché la Comunità potesse cogliere, nel
mio stile di vita, una testimonianza di disponibilità, di riservatezza e di
impegno quotidiano; dimensioni per me importantissime. Le linee che
hanno sorretto, in modo
costante, il lavoro pastorale sono state tre: prima
linea: un atteggiamento
di apertura e di coinvolgimento verso un numero sempre più ampio di
persone nella vita della
comunità… Seconda linea: un atteggiamento di
grande disponibilità nell’ascoltare ciascuno di voi
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che in questi anni, con
estrema fiducia, mi avete
posto dinanzi le vostre
vite, le vostre gioie, le vostre conquiste, anche i
vostri fallimenti… Terza
linea: un atteggiamento
di intelligente attenzione
nei confronti dei ragazzi
e dei giovani. In parallelo
all’impegno pastorale mi
sono ritrovato a dover affrontare il grande problema di dare alla comunità
una struttura idonea che
permettesse un cammino
futuro in totale serenità.
Il nuovo centro parrocchiale che abbiamo realizzato, spero possa continuare ad avere importanza e spessore nella vita
della comunità... Dunque
ci salutiamo con stima e
affetto, consapevoli di
aver vissuto anni irripetibili non tanto per la
presenza di don Silvio ma
per tutta quella serie di
fattori che, come per magia, si sono allineati e
hanno preso consistenza.
Continuate ad amare la
vostra comunità, cercate
di essere persone che si
preoccupano delle cose
che realmente contano
nella vita…La vostra Comunità è questa e in questa Comunità siete chiamati a progettare il vostro
futuro senza pericolose
nostalgie o inutili sconfinamenti.
Per quanto mi riguarda
ciò che potevo fare, credo,
di averlo fatto con generosità e con criterio.
Vi ringrazio per tutto
quello che mi avete dato
in questi venticinque
anni e per il grande rispetto che avete usato nei
confronti di mia madre.
Buona fortuna a voi e
un pizzico di buona fortuna anche a me”.
DOMENICA 27 GIUGNO
Maslianico: 40 anni di sacerdozio per
don Antonio
Fossati
Domenica 27 giugno è stata una giornata di festa per la comunità della Beata Vergine del
Bisbino. In mattinata, infatti, nella chiesa di Santa Teresa a Maslianico, don Antonio Fossati, ha
festeggiato i 40 anni di sacerdozio. Alla celebrazione hanno partecipato anche tutti i sacerdoti
della Comunità pastorale comprendente le parrocchie di Maslianico, Cernobbio, Piazza Santo
Stefano, Stimianico con Casnedo e Rovenna. Originario di Tremezzo don Antonio è stato ordinato
sacerdote il 28 giugno 1970. In questi anni ha
prestato servizio con vari incarichi nelle parrocchie di Albate, in Valle D’Intelvi (a Scaria, Lanzo,
Ponna e Ramponio) e nella parrocchia della
Collegiata a Sondrio. Nel 2009 l’arrivo a Maslianico come parroco, ricevendo dal Vescovo l’invito a lavorare per la nascita della nuova unità
pastorale.
Alla gioia per i quarant’anni di sacerdozio di
don Antonio si è aggiunta quella per il saluto a
Padre Giuseppe Rizzi che lascia la comunità per
fare ritorno in Repubblica Democratica del Congo,
dove ha svolto il suo ministero per oltre trent’anni. Padre Rizzi, missionario saveriano originario
di Pognana Lario, è da anni legato alla comunità
di Maslianico dove ha trascorso parte dei suoi soggiorni in Italia. Un legame divenuto più forte in
questi ultimi dodici mesi che il missionario ha trascorso nella comunità saveriana di Desio.
Da destra padre Giuseppe Rizzi (con la barba), alle sue spalle don Andrea Della Monica, don Antonio Fossati,
don Luca Giansante e, all’estrema sinistra, don Simone Tiraboschi
CRONACA
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Como
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
350 CASI IN ITALIA OGNI ANNO
Sindrome
di Angelman
conoscerla
per saperla
affrontare
C
reare un punto
di riferimento a
quanti hanno girovagato per le
strutture sanitarie di mezza Europa in
cerca di notizie sulla Sindrome di Angelman, un
disturbo caratterizzato
da grave ritardo mentale,
crisi epilettiche, assenza
di linguaggio, movimenti
a scatti di gambe e braccia e tremore agli arti, è
l’obiettivo dell’OR.S.A.
(Organizzazione Sindrome di Angelman) che ha
la propria sede a Treviso
ma è presente anche in
provincia di Como con alcuni soci come la famiglia
di Siria, una bambina di
Fino Mornasco affetta da
questa malattia cromosomica di cui attualmente si
conoscono solo 350 casi in
Italia, un’ottantina in
Lombardia. La Sindrome
di Angelman (SA) così denominata in quanto per la
prima volta descritta dal
pediatra inglese Harry
Angelman, è una malattia genetica caratterizzata da sintomi prevalentemente neurologici, ed è
causata dal cromosoma
XV che si è spezzato, nella fase del concepimento,
e ha compromesso le funzioni del cervelletto e
dell’ippocampo. I pazienti affetti presentano un ritardo nello sviluppo psicomotorio ed intellettivo,
problemi d’equilibrio, gravi difficoltà d’espressione
verbale e frequenti crisi
epilettiche. Solitamente i
bambini con SA tendono
ad assomigliarsi molto
l’un l’altro ed avere dimensioni relativamente
piccole della testa (micro
cefalia assoluta o relativa) e in età adulta tendono facilmente a diventare obesi. L’incidenza della sindrome non è nota
con precisione anche perché si ritiene che si tratti
di una malattia fortemente sotto diagnosticata, ma
i dati attualmente disponibili parlano di un nuovo caso ogni 10 - 12000
nati.
LA SCOPERTA
“Mi sono accorta che
c’era qualcosa che non andava in mia figlia - spiega la sig.ra Valeria Mazzucchelli, mamma di Siria - già prima che nascesse. Non la sentivo muoversi ma i medici dicevano che tutto andava bene.
Poi Siria è nata ma i mu-
La vicenda
di Siria, una
bambina
di Fino Mornasco
affetta da una
grave malattia
rara
di PAOLO BORGHI
scoli del viso non si erano
sviluppati e non aveva la
capacità di succhiare il
latte per cui dovevo nutrirla goccia a goccia. Aveva problemi nell’alimentazione e nel comportamento ma nessun pediatra riusciva a darmi delle
spiegazioni. Da lì è iniziato un lungo peregrinare
tra medici e ospedali.
Dopo tantissimi esami
genetici specifici, abbiamo purtroppo avuto la
terribile diagnosi: sindrome di Angelman, una
malattia per la quale non
ci sono speranze di guarigione. La situazione si è
logicamente riversata sul
resto della famiglia, su
mio marito e anche sulla mia prima figlia, oggi
tredicenne, che ne ha inevitabilmente risentito
perché tutte le attenzioni, naturalmente, erano
tutte per Siria. Oggi mia
figlia ha 7 anni ma il suo
cervello si è fermato ai
due anni e purtroppo così
sarà per sempre. L’unica
ricerca scientifica in corso è portata avanti da uno
staff di medici in Olanda
ma attualmente non ci
sono ancora farmaci né
terapie specifiche. La ricerca è però fondamentale e proprio per questo
motivo insieme ad altre
350 famiglie abbiamo creato un’associazione con lo
scopo di sensibilizzare su
questo tema in quanto
per noi genitori è difficilissimo riuscire ad affrontare queste situazioni.
Proprio con l’obiettivo di
essere d’aiuto a chi si trova nelle mie stesse condizioni ho addirittura scritto un libro, “Questo angelo caduto tra le mie mani”
che è in vendita nella cartoleria Cartoarte di Fino
Mornasco e nella cartolibreria La Speranza di
Cantù. La decisione di
scrivere un libro l’ho maturata in seguito alle
enormi difficoltà di reperire informazioni sulla
malattia di mia figlia. Ho
cercato in tutte le librerie
testi che trattassero questa sindrome ma non ne
trovavo mai proprio per-
ché si tratta di un disturbo raro, e con il mio scritto spero di essere d’aiuto
a qualcuno che si trova
nella mia stessa condizione, dando qualche indicazione pratica ma soprattutto una parola di conforto ad altri genitori ai quali è “caduto un angelo tra
le mani”.
LE DIFFICOLTÀ
Un bambino con sindrome di Angelman ha solitamente genitori e parenti sani e, la gravidanza, il
parto e il decorso neonatale sono stati normali.
Sin dai primi mesi di
vita però può iniziare a
presentare difficoltà di
alimentazione e ritardo
nell’acquisire le prime
tappe di sviluppo neurologico (sorridere, stare
seduto da solo, fare i primi passi). Parallelamente la crescita della testa
tende ad essere più lenta
rispetto agli altri parametri (peso ed altezza) e possono comparire crisi epilettiche. Valorizzando
questi segni clinici, visitando in modo accurato il
suo tracciato elettroencefalografico, un pediatra,
un neurologo o un genetista clinico possono sospettare la diagnosi. A
questo punto esiste una
sequenza di test di laboratorio sempre più sofisticati (cariotipo ad alta risoluzione, ibridazione in
situ con sonda fluorescente o FISH, studio della
disopia uniparentale, test
di metilazione) che consentono di confermare la
diagnosi dimostrando il
difetto di base della malattia. La sopravvivenza
di un paziente con SA non
è significativamente ridotta, sono infatti noti
soggetti affetti d’età adulta. Gli sforzi terapeutici
più rilevanti sono rivolti
alla riabilitazione psicomotoria, alla ricerca e alla
stimolazione di una modalità di comunicazione alternativa al classico
linguaggio verbale (è noto
che i bambini affetti hanno capacità e necessità di
comunicare ben superiori alla loro possibilità d’
espressione verbale) e
alla terapia delle crisi
epilettiche. Sono poi noti
altri problemi di tipo
pediatrico generale (otiti
frequenti, scoliosi, reflusso gastro - esofageo) e alcune caratteristiche del
carattere e del comporta-
mento (iperattività, scarsa concentrazione, carattere allegro con parossismi di riso anche immotivato, agitazione notturna e scarsa necessità di
sonno) abbastanza frequenti in questi bambini.
Due terzi dei soggetti con
sindrome di Angelman
hanno occhi azzurri e capelli biondi, la mandibola prominente, la bocca
ampia con denti spaziati,
labbro superiore sottile,
occhi infossati, occipite
piatto. Gli studi sul difetto di base della sindrome
sono tutt’ora in corso e
forniscono di mese in
mese nuove ed importanti informazioni. Ciò che si
sa è che la maggioranza
dei pazienti presenta una
piccolissima perdita di
materiale genetico (microdelezione) a carico di
una precisa zona del cromosoma 15 che il bambino ha ricevuto dalla
mamma. Esistono anche
altri tipi d’alterazione
dell’informazione genetica di questa regione che,
comunque, finiscono sempre per far mancare al
bambino il contributo genetico materno per questa piccola regione cromosomica. Assai recentemente è stata poi identificata una singola informazione genetica localizzata nella regione suddetta (gene UBE3A) che risulterebbe alterata in alcuni dei soggetti che non
presentano la classica
microdelezione. Il bambino affetto è, infatti, solitamente l’unico soggetto
nell’ambito della sua famiglia anche se esistono
però rare eccezioni a questa regola ed è per questo
importante che ogni coppia riceva un’adeguata
consulenza genetica personalizzata dopo una diagnosi di SA in un figlio.
Non esiste attualmente
un trattamento in grado
di guarire le persone
affette dalla sindrome di
Angelman e gli sforzi
terapeutici più rilevanti
sono rivolti alla riabilitazione psicomotoria, alla
ricerca e alla stimolazione di una modalità di
comunicazione alternativa al linguaggio verbale e
alla terapia delle crisi
epilettiche. La fisioterapia è importante per la
mobilità articolare e per
prevenire l’artrosi articolare. Anche l’idroperapia
e la musicoterapia sono di
grande aiuto nella gestione di questa patologia.
IL SORRISO
DI SIRIA
“Siria - aggiunge Valeria Mazzucchelli - è una
bella bambina con un volto sorridente e molto dolce e, nonostante la malattia, ha sempre un’espressione molto serena. Attualmente frequenta l’ultimo anno di asilo e l’anno prossimo andrà a scuola cercando di vivere il più
possibile una vita uguale
agli altri bambini. Ho
chiesto al Comune di Fino
Mornasco che possa frequentare la scuola con gli
altri compagni pur continuando ad essere seguita
anche da Centri adeguati e specializzati come
l’Istituto Scientifico di
Tradate, la “Nostra Famiglia” di Bosisio Parini e il
“Centro Santa Maria alla
Rotonda - Fondazione don
Carlo Gnocchi di Inverigo,
proprio perché ritengo sia
molto importante che stia
insieme ai bambini sani
e non viva la sua condizione come in un ghetto.
Si parla sempre tantissimo di malattie già conosciute come la sindrome
di Down, ma purtroppo
esistono anche disturbi e
disabilità meno note che
devono essere conosciute
da tutti. In questo compito c’è di grande aiuto l’Organizzazione Sindrome di
Angelman che con diverse attività editoriali rivolte ai medici e alle famiglie, con riunioni tra genitori e medici, e con un
programma di sensibilizzazione attraverso gli organi d’informazione
(stampa, TV ecc.) porta a
livello nazionale la conoscenza della sindrome.
Gli obiettivi dell’associazione sono anche quelli di
creare un Centro di Riferimento Multidisciplinare per coordinare e sviluppare la riabilitazione,
elargire borse di studio, finanziare ricerche mirate,
promuovere corsi di formazione per terapisti e
creare una banca dati sulla malattia. Inoltre siamo
presenti anche su Facebook proprio con lo scopo
di far incontrare i genitori di bambini, ragazzi e
adulti con la stessa patologia, per scambiare opinioni, emozioni, consigli,
tutto quello che è bene
sapere sulla sindrome,
sulla gestione della vita
quotidiana e sulle normative di legge vigenti”.
L’O.R.S.A.
L’OR.S.A. è stata fondata nel 1996 da un gruppo
di genitori di bimbi affetti dalla sindrome di Angelman e opera senza fini
di lucro su tutto il territorio nazionale. Non accoglie tra i propri soci solo i
parenti dei malati ma
chiunque può diventarne
membro e partecipare a
tutte le sue attività. Chi
è interessato a saperne di
più sulla malattia può rivolgersi all’Organizzazione Sindrome di Angelman
che ha la propria sede a
Treviso in via Bressa 8 o
visitare il sito internet
www.sindromediangel
man.org.
CRONACA
P A G I N A
26
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
UN ARTISTA DA CONOSCERE
Enrico Pozzetti,
il “Leonardo”
finese
Enrico
Pozzetti
in una foto
d’archivio
e alcune
delle
sue opere
Conosciamo da vicino questo
scultore e cesellatore, tuttora
in attività nonostante
la veneranda età di 80 anni
E
nrico Pozzetti,
scultore e cesellatore. Giovanni Battista Scalabrini, il
vescovo dei migranti. Chi e che cosa accomuna queste due figure, le cui vite si distanziano di oltre un secolo?
Fino Mornasco, grosso
comune della bassa comasca, è, per entrambi, la
terra natale. Giovanni
Battista vi nasce nel lontano 1839. Noto il cammino compiuto, che lo porterà a ricoprire la carica di
vescovo di Piacenza e a
fondare le congregazioni
dei Missionari e delle suore di San Carlo Borromeo
(Scalabriniani). Il 9 novembre 1997 sarà proclamato beato da papa Giovanni Paolo II.
E Enrico Pozzetti?
Nato nel 1930 c’è chi lo
ha definito un “Leonardo”
dei nostri giorni. Un artista, cesellatore, tuttora in
attività, che scrive e si fir-
ma con la mano destra,
ma disegna, dipinge, lavora e crea con la sinistra.
Ed eccolo il punto di
contatto tra queste due
anime dalla “radice” finese, all’apparenza così
lontane. C’è proprio Giovanni Battista Scalabrini
in una delle tante, numerosissime, opere di Enrico Pozzetti. Un mezzo busto in rilievo che ne ritrae
la figura. Al collo la croce
di Cristo, nella mano sinistra il Pastorale, simbolo del servizio vescovile.
«Chissà che non si possa
ricavarne lo stampo per
riprodurne una copia in
bronzo» il sogno nel cassettoni Enrico. Un’occasione per rendere omaggio a chi, grazie alla sua
riconosciuta fama di pastore di anime, ha portato il nome di Fino ben ol-
tre i confini della provincia.
Un desiderio semplice,
come semplice è stata la
vita di questo artista che
non di rado, ancora oggi,
si sveglia di notte per abbozzare un’idea che gli è
balenata alla mente.
Ma chi è Enrico Pozzetti? Per raccontarne la storia ci affidiamo ad un testo che lui stesso ci ha
passato, un profilo curato dagli architetti Lissi e
Mornata e, a quanto pare,
mai pubblicato. Ne prendiamo a spunto qualche
stralcio.
Nato nel 1930 a Fino
Mornasco, Enrico sin da
giovanissimo viene avviato alla scuola di cesello
presso alcune botteghe
del paese. Durante la seconda guerra mondiale
frequenta il prof. Uboldi
A FINO MORNASCO
LE SUORE MISSIONARIE SCALABRINIANE
CELEBRANO IL COMPLEANNO
DEL LORO FONDATORE
IL BEATO GIOVANNI BATTISTA SCALABRINI
Giovedì 8 luglio, alle ore 10.30 presso la parrocchia S. Stefano, sita
in Fino Mornasco è in programma una celebrazione eucaristica in occasione della conclusione del corso di esercizi spirituali, che le suore
missionarie di S. Carlo Borromeo - Scalabriniane hanno vissuto a
Piacenza, terra in cui il conterraneo Beato Giovanni Battista Scalabrini,
ha svolto il suo episcopato.
Alla celebrazione eucaristica parteciperanno 30 religiose provenienti
da varie missioni dell’Europa, e in questa occasione sr. Jurema De
Costa celebrerà il suo 50.mo di vita religiosa, invece Meltine
Razanamahasoa, proveniente dal Madagascar, inizierà il suo cammino formativo, il postulantato, presso la comunità religiosa sita in via
Scalabrini a Fino Mornasco.
Il pellegrinaggio a Fino Mornasco per le religiose significa attingere
alle radici del loro Fondatore Scalabrini, il cui carisma è attualissimo
a servizio con i migranti
dell’Accademia di Brera,
sfollato a Fino Mornasco,
e da lui inizia ad apprendere le tecniche del disegno e della pittura.
Non ancora maggiorenne si avvicina al prof.
Salardi, frequentando , a
Como, la “Castellini”. E, a
soli 18 anni, viene chiamato ad insegnare cesello alla scuola del prof.
Grigioni.
A 23 anni apre un proprio laboratorio di Cesello a Fino Mornasco ed inizia a collaborare con numerose realtà nell’ambito dell’arte sacra e dell’argenteria. Centinaia le
opere che, da subito, inizia a produrre, rivelandosi un vero virtuoso nell’arte dello sbalzo. La sua
maestria viene premiata
con numerosi riconoscimenti a livello nazionale.
Alcune opere sono visibili ancora oggi nella chiesa di Fino Mornasco (in
particolare il battistero e
la porta del tabernacolo).
Non pago dell’esperienza maturata nei primi
dieci anni di lavoro Enrico si dedica alla ricerca di
nuovi stimoli che ne segnano il graduale abbandono del cesello a favore
della scultura e della pittura. Questa evoluzione
gli permetterà di confrontarsi, sin dalla metà degli anni ’70, con scultori
di fama nazionale, del calibro di Eli Riva, Vangi,
Borghi, Panti e altri.
La passione per le arti
lo spinge a sviluppare
opere in cui entra l’architettura, come alcune
strutture astratte, ma
anche la collaborazione
con alcune compagnie teatrali per le quali realizza scenografie
L’atelier dello scultore è
un laboratorio sempre in
evoluzione, ricco di opere
S.S. 342 BRIANTEA
VARIANTE DI OLGIATE
È stato presentato nei giorni scorsi a Villa Saporiti il progetto definitivo del primo lotto della
variante alla S.S. 342 Briantea. Il primo lotto,
denominato “Variante di Olgiate” collegherà, con
un tratto in nuova sede, la rotatoria esistente su
via Repubblica in comune di Olgiate alla S.P. 23
Lomazzo-Bizzarone, e proseguirà successivamente sulla provinciale che verrà adeguata fino all’altezza del centro commerciale Bennet per concludersi con una nuova rotatoria a sud dell’attuale intersezione con la S.S. 342 sulla quale dovrebbe innestarsi l’inizio del secondo lotto.
Il progetto sarà consegnato alla Provincia entro la metà di luglio per consentire il rapido avvio delle procedure approvative da parte degli
Enti competenti e garantire l’appalto dei lavori
con l’inizio degli stessi entro la primavera 2011.
L’intervento infatti, il cui costo complessivo ammonta a circa 4 milioni di euro, è già totalmente
finanziato.
realizzate con le tecniche
più disparate, dal bronzo
al rame, dal’acciaio al gesso, olii, acquarelli e matite. Numerosi sono i monumenti funebri realizzati
in tutta la provincia
comasca, sia all’interno
dei cimiteri, sia in piazze
pubbliche. Noto è il ritratto bronzeo di mons. Binda
nella chiesa parrocchiale
di Fino; il “Mulino” all’ingresso dell’omonimo teatro, sempre in quel di
Fino; nonché il monumento “Atleti” in acciaio a
Cadorago. Importante è
la realizzazione delle porte d’ingresso della chiesa
parrocchiale di Saleranno
(Pv), ma anche gli arredi
per la cappella della Casa
Circondariale di Como, in
cui ha realizzato la Via
Crucis, il tabernacolo, la
croce e il candelabro dell’altare.
Un artista puro dal cipiglio e dall’estro ancora
giovani. Enrico Pozzetti il
“Leonardo” finese.
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CRONACA
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
ANNIVERSARIO DELL’ORDINAZIONE SACERDOTALE
Don Quadranti,
40 anni!
omenica 20 giugno la parrocchia di Schignano ha festeggiato, nell’occasione della festa patronale
di San Giovanni Battista,
il 40° anno di sacerdozio
di don Giovanni Quadranti, attualmente parroco di San Siro ma che
per ben 23 anni esercitò
il suo ministero a
Schignano.
L’attuale prevosto don
Renzo, con il contributo di
numerosi volontari, ha
preparato con cura la cerimonia celebrando la
S.Messa nella piccola
chiesetta al centro del
paese dedicata appunto a
San Giovanni Battista
con la partecipazione dei
parrocchiani che quest’anno hanno anticipato
la festa patronale insieme
alla nostra corale che ne
ha solennizzato l’evento.
Le parole di benvenuto
di don Renzo Gabuzzi a
nome dei parrocchiani
hanno espresso con gran-
D
Festa nella
parrocchia
di Schignano
che il sacerdote
ha guidato
per 23 anni
Don Giovanni Quadranti,
a destra, con don Renzo
Gabuzzi
de sensibilità i sentimenti che molti Schignanesi
racchiudono nel loro cuore verso un parroco che
con la sua semplicità era
riuscito a creare e costruire attraverso il ministero sacerdotale.
Infatti don Giovanni
replicando a queste parole ci ha dimostrato con fierezza e bontà d’animo
come si possano superare le difficoltà e i momenti difficili con l’aiuto di
Dio, che donandogli la
fede per esercitare un
ministero qual è il sacerdozio, gli ha permesso di
percorrere in mezzo a noi
tanti anni.
Tutta la cerimonia re-
ligiosa ha dimostrato ancora una volta quanto don
Giovanni gradisse ciò che
la
tradizione
di
Schignano vuole mantenere: cioè la rituale processione serale accompagnata dalla banda musicale attraverso le vie del
paese ormai poco abitato,
ma che sicuramente ha
risvegliato in lui piacevoli ricordi, anche verso coloro non più presenti.
Don Giovanni è rimasto
per tutta la giornata in
mezzo a noi, partecipando anche al semplice ma
gustosissimo pranzo presso la sala civica polivalente, dove sono intervenuti:
il nostro sindaco Carla
Cerutti e le altre autorità locali e tutti quei parrocchiani che hanno voluto dimostrargli affetto.
Caro don Giovanni sappiamo che salendo la strada che dal lago porta a
Schignano l’aria si è rarefatta e la vista del nostro Sasso di Gordona le
avrà ridestato tanti ricordi!!
Le persone che l’hanno
aspettata e accolta fuori
dalla chiesa sono state
felici di festeggiare con lei
questi 40 anni di vita sacerdotale con l’augurio
più sincero di continuità
nel Signore.
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... e S. Siro
si prepara...
Le due comunità parrocchiali di San Siro colgono l'occasione del 40° di sacerdozio del loro
parroco, don Giovanni Quadranti, per ringraziarlo della sua presenza sacerdotale a servizio
delle comunità e per riflettere sul Dono grande,
Gesù, di cui è portatore ogni sacerdote.
CRONACA
P A G I N A
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
GUIDE TURISTICHE
Il santuario
di San Pancrazio
S
abato 3 luglio,
alle ore 15.00,
nella suggestiva
cornice del santuario di San
Pancrazio a Ramponio
Verna, sarà presentata al
pubblico la nuova guida
monografica dedicata al
Santuario stesso, edita
con il contributo dalla
Comunità Montana Lario
Intelvese, dalla Provincia
di Como, assessorato Cultura e dal Consiglio Regionale di Lombardia e il
patrocinio del Comune di
Ramponio Verna e dalla
Rete dei Cammini Francigeni. La guida è stata
prodotta dall’Associazione culturale Iubilantes.
La presentazione sarà
seguita da una visita guidata alla chiesa, a cura
dello studioso del territorio Marco Lazzati. La partecipazione è libera e gratuita. Agli intervenuti
sarà offerta in omaggio la
nuova guida.
L’opera presentata fa
parte della collana di guide monografiche trilingui
(italiano, tedesco, inglese)
“Percorsi di arte, fede e
storia”, ideata da Iubilantes per far conoscere i
piccoli grandi “gioielli” di
fede e di arte delle terre
lariane. Una collana, ricordiamo, che è stata
inaugurata nel 2002 partendo dalla zona dell’Alto Lario con S. Maria delle Grazie e l’Area Sacra a
Gravedona; è continuata
poi con S. Giacomo “vecchia” di Livo e con i Ss.
Eusebio e Vittore a Peglio
nel 2003; con S. Miro a
Sorico e S. Martino a
Montemezzo nel 2004;
con S. Martino a Pianello
La brochure, che viene presentata
sabato 3 luglio a Ramponio Verna,
fa parte della collana di guide
monografiche in tre lingue (italiano,
tedesco, inglese) “Percorsi di arte,
fede e storia”, ideata da Iubilantes per
far conoscere i piccoli grandi “gioielli”
di fede e di arte delle terre lariane
di SILVIA FASANA
e S. Fedelino a Sorico nel
2005; con S. Pietro in Costa di Gravedona e con la
Parrocchiale del S. Salvatore a Vercana nel 2006;
con S. Stefano a Dongo e i
Ss. Gusmeo e Matteo a
Gravedona nel 2007 e con
la chiesa di S. Maria in
Martinico e Palazzo Manzi a Dongo nel 2008. La
collana è stata poi estesa,
sempre nel 2008, al Centro Lario con il Santuario
della Madonna del Soccorso ad Ossuccio, ed ora
alla Valle Intelvi con questa ultima fatica editoriale dell’associazione comasca. Ma non solo: a
breve sarà presentata
anche la guida sulla chiesa romanica di S. Agata a
Moltrasio nel Basso Lario.
Un agile formato, una
grafica accattivante, un
corredo di illustrazioni
incentrato su particolari
importanti e meno noti,
uniti ad un linguaggio
semplice, non disgiunto
però dal rigore scientifico
dei contenuti, sono gli ingredienti del grande successo riscontrato non solo
tra la popolazione locale,
ma anche e soprattutto
tra i numerosi visitatori
e turisti che possono conoscere meglio le “perle
nascoste” del nostro territorio. Questi opuscoli,
VISITE A S. ALESSANDRO DI LASNIGO
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” ricorda per
domenica 4 luglio e per tutte le prime domeniche del
mese fino a ottobre, la possibilità di visite guidate gratuite alla chiesetta romanica di S. Alessandro di
Lasnigo (lungo la strada Erba-Bellagio), in collaborazione con la Parrocchia di Asso. L’appuntamento è per
le ore 15.30 sul luogo. Non è necessaria la prenotazione. Per informazioni: Mondo Turistico, tel. 3394163108; e-mail: [email protected].
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15/08 LAGO E GROTTE... sul Garda
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Per informazioni
tel. 031.8820345 - 02.96342646
messi gratuitamente a disposizione del pubblico,
nelle intenzioni di Ambra
Garancini, presidente
Iubilantes, intendono
«rendere vivi chiese e
santuari delle nostre terre, inserendoli nel tessuto delle ragioni storiche,
geografiche e devozionali
che ne hanno determinato la nascita, e di guidare
il lettore alla riscoperta
delle più antiche e sentite tradizioni». Secondo il
Presidente Comunità
Montana Lario Intelvese
Oscar Gandola e il Sindaco di Ramponio Verna
Donata Volpi, l’iniziativa
«contribuirà a creare una
maggiore consapevolezza
dei piccoli, grande “tesori” della Valle Intelvi per
ricordare, tenere vivo, e
tramandare il patrimonio
artistico e religioso della
nostra Valle e a mantenere vive e sentite le nostre
più profonde tradizioni
culturali». E il santuario
di San Pancrazio, scelto
come argomento di questa monografia, è un vero
e proprio “tesoro” intelvese. Don Remo Giorgetta, parroco di Ramponio
Verna, sottolinea la «scoperta preziosa e gioiosa»
di entrare in questo Santuario «sulle tracce degli
antichi abitanti del luogo,
sulle orme dei pellegrini
di un tempo, sui passi dell’anima», perché è un vero
e proprio «luogo del cuore», che «esercita un fascino indubbio su chiunque
DENTRO
LA GUIDA
«Il Santuario di S. Pancrazio
sorge su un piccolo pianoro a
mezza costa del monte Pinzernone, da cui si domina il lago
di Lugano e la Valsolda. Una posizione strategica fin dall’antichità che, fronteggiando il Castello di Laino, permetteva di
controllare uno dei punti di accesso alla Valle Intelvi dalla Val
Menaggio. Si raggiunge dal centro di Ramponio, proseguendo
lungo la strada che porta al cimitero.
Il nucleo più antico dell’edificio sacro (secondo una tradizione leggendaria, la cappella di un
antico castello) risale probabilmente alla prima metà del secolo XI, ed era orientato tipicamente con l’abside a levante,
verso la valle. Di questa costruzione rimangono la piccola abside semicircolare, parte della
navata, inglobate ora nella cappella laterale sinistra dedicata
a San Pancrazio. La affiancava
il robusto campanile… Presumibilmente a partire dal secolo XV venne realizzato, a più
riprese, un nuovo edificio con
l’asse ruotato di 90 gradi rispetto al vecchio oratorio. I lavori
non erano ancora terminati nel
1593, come testimoniato dagli
Atti della Visita pastorale del
Vescovo Ninguarda. Nel corso
del secolo XVII vennero aggiunte la cappella laterale dedicata a San Carlo e la sagrestia sul lato occidentale, oltre all’arioso pronao che precede la
facciata. Nel 1943, la notte del 14 dicembre un gruppo di partigiani al
comando del capitano Ugo Ricci, ospiti del parroco don Carlo Scacchi, sottoscrissero un giuramento (il “Giuramento di San Pancrazio”), con il quale
si impegnavano a usare tutte le proprie «energie morali e materiali per il
raggiungimento di uno stato di libertà e di giustizia in Italia».La chiesa di
S. Pancrazio è meta di pellegrinaggi fin dal secolo XVI; negli Atti della
Visita pastorale del vescovo Ninguarda nel 1593 si legge «è fabricata d’elemosine che le vengono fatte dalle persone che da tutta la valle vi concorrono
per devotione». I devoti provenivano non solo dalla Valle, ma anche dalla
vicina Valsolda… una devozione profonda, radicata, che, testimoniata dai
diversi ex-voto conservati nella cappella di San Pancrazio, ogni anno fa
accorrere in questa chiesa un gran numero di fedeli».
lo scorga ancora da lontano, al limite del bosco,
preceduto da una radura
erbosa che invita al silenzio e al raccoglimento».
La guida (di cui pubblichiamo con il permesso
dei coordinatori alcuni
stralci) è disponibile gratuitamente presso il Santuario di S. Pancrazio,
presso il Comune di
Ramponio Verna (tel. 031848225; e-mail rampo
[email protected]) e la
Comunità Montana Lario
Intelvese di San Fedele
Intelvi (tel. 031.830741; email info@lariointelvese.
it; sito internet www.
lariointelvese.eu).
DETENUTI AL LAVORO LUNGO LA STRADA DEL BISBINO
Con i lavori conclusi la scorsa settimana si è
chiusa la nuova esperienza di lavoro “Insieme sul
Bisbino 2” finalizzata all’impiego di un gruppo di
detenuti per l’esecuzione di lavori di pubblica
utilità, ovvero la manutenzione della strada
carrozzabile Cernobbio - Bisbino e la mulattiera
del Cucco.
Si è deciso così di riproporre la positiva esperienza vissuta nel corso dell’autunno 2007.
L’iniziativa ha avuto luogo su iniziativa dell’associazione “Amici del Bisbino” e grazie al contributo dei comuni di Cernobbio, Maslianico,
Moltrasio, della Cri Basso Lario, della Comunità
Montana Lario Intelvese, del Consorzio Forestale,
dell’Azko Nobel Spa e di un certo numero di volontari. La sensibilità del nuovo direttore del carcere del Bassone di Como, la dott.sa Maria Grazia Bregoli e del responsabile degli educatori della
Casa Circondariale dottor Mauro Imperiale hanno permesso di raggiungere l’accordo che aveva quale fine l’impiego e la sensibilizzazione di alcuni
detenuti per la cura dell’ambiente. hanno partecipato a questa iniziativa complessivamente 8 detenuti,
6 maschi e 2 femmine, con la presenza giornaliera di 5 persone.
L’esperienza, iniziata il primo giorno con uno splendido arcobaleno che, dal lago, raggiungeva il Bisbino,
si è conclusa in modo toccante all’interno della chiesetta del Bisbino con la presenza di tutti i protagonisti che, in mano l’immagine della Madonna, hanno letto la preghiera a lei dedicata. Ci si è lasciati con il
proposito di rivedersi presto.
CRONACA
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
P A G I N A
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S. FEDELE INTELVI
Un’estate
nella Caverna
Generosa
È
di nuovo visitabile
da sabato 26 giugno la Caverna
Generosa, in Comune di S. Fedele
Intelvi, uno dei siti paleontologici più interessanti dell’intera Regione
(vedi riquadro).
La stagione turistica
2010 si è aperta in concomitanza con l’inizio dell’annuale campagna di
scavo scientifico condotta
sotto la direzione dell’Università degli Studi di
Milano (prof. Andrea Tintori, dott. Fabio Bona).
Fino al 10 luglio sarà possibile visitare la grotta
tutti i giorni dalle 10.00
alle 16.00 e si avrà l’occasione unica di vedere “in
diretta” i paleontologi al
lavoro e, magari, avere la
fortuna di assistere a
qualche scoperta interessante.
La Caverna sarà poi
visitabile fino a settembre
il venerdì, il sabato e la
domenica, dalle ore 10.00
alle 16.00 e per i restanti
giorni della settimana
solo su prenotazione. La
grotta rimarrà inoltre
aperta tutti i giorni sempre dalle 10.00 alle 16.00
nella settimana di ferragosto (13 - 22 agosto).
È possibile acquistare i
biglietti di ingresso direttamente all’entrata della
Caverna: intero 6 euro /
8,5 franchi; ridotto (ragazzi dai 6 ai 16 anni): 4
euro / 5,5 franchi.
Il servizio di prenotazione e di effettuazione
delle visite guidate alla
grotta è gestito - e questa
è una importante novità
- dall’associazione “L’Armadillo”, costituita da
giovani laureati esperti
nel campo dell’educazione
ambientale e della didattica scientifica. Le visite,
È di nuovo
visitabile uno dei
siti paleontologici
più interessanti
della Regione.
Sarà possibile
farci tappa fino
a settembre
di SILVIA FASANA
in totale sicurezza, sono
infatti sempre accompagnate da guide esperte
che hanno partecipato
agli scavi in grotta e ai
lavori di analisi dei reperti fossili, rendendo la visita ancora più interessante e coinvolgente.
Nello scorso mese di
marzo “L’Armadillo”, con
i suoi rappresentanti Barbara Laurenti e Jonathan
Strada, si era proposto
per gestire la fruizione
turistica della Caverna
Generosa, in modo da
sbloccare la situazione di
disaccordo tra le parti creatasi lo scorso anno che
avrebbe inevitabilmente
impedito la riapertura
turistica della caverna
anche per la stagione in
corso. In questi mesi sono
stati condotti positivi contatti con i soggetti coinvolti (Comune di San Fedele Intelvi e Comunità
Montana Lario Intelvese,
Università degli Studi di
Milano, Ferrovie Monte
Generoso) e sono stati
anche superati gli ultimi
ostacoli di natura economica con i proprietari del
terreno su cui si apre la
grotta, grazie alla disponibilità delle Ferrovie
Monte Generoso. Grande
soddisfazione è stata
espressa dagli amministratori locali per questa
soluzione che promuove il
turismo culturale in Valle. Il sindaco di San Fede-
le Intelvi, Claudio Caprani, ha sottolineato
come la riapertura della
grotta sia di prioritaria
importanza per il territorio. La grotta rappresenta un unicum di grande
valore culturale e didattico. Non bisogna poi dimenticare che, con l’inizio
di agosto di quest’anno, il
lato italiano del Monte
San Giorgio dovrebbe essere inserito nella lista
dei siti Patrimonio Mondiale UNESCO per la Paleontologia, riconoscimento questo di eccezionale
valore e pregio che porterebbe ad una valorizzazione dell’intera area,
Monte Generoso compreso. È inoltre in corso un
progetto INTERREG per
l’istituzione del Geoparco
Insubrico che interesserà
anche il Monte Generoso
e la Caverna. È da sottolineare però come l’impegno economico preso da
parte svizzera per uscire
dalla situazione di stallo
sia valido solamente per
la stagione in corso: se
alla fine della stagione
turistica non sarà trovato un accordo ragionevole per i prossimi anni con
la proprietà, che permetta di garantire una continuità di progetto scientifico e divulgativo, il Comune di San Fedele si riserverà di procedere con
tutti gli strumenti legali
possibili per garantire la
fruizione di questo bene
comune.
Per informazioni: Barbara Laurenti, Jonathan
Strada, associazione
“L’Armadillo”, Via Lanino
6, 20144 Milano, tel.
328.8822397; e-mail: info
@cavernagenerosa.it; siti
internet: www.caver
nagenerosa.it, www.lar
madillo.it.
A TU PER TU CON IL PASSATO REMOTO
DELLA NOSTRA TERRA
Un museo paleontologico
molto particolare, che permette di “toccare con mano”
il passato remoto della nostra terra. È la Caverna Generosa, che si apre a 1450
metri sul versante italiano
del Monte Generoso e si sviluppa in senso orizzontale
per circa 70 m nelle rocce
calcaree che costituiscono
l’ossatura geologica delle
nostre montagne. La cavità
fu scoperta nel 1988 da due
speleologi ticinesi, Francesco Bianchi-Demicheli e
Sergio Vorpe, che già intuirono l’eccezionalità del loro
ritrovamento, tanto da registrare la Grotta con il nome
di Caverna Generosa, con
un sottile doppio senso: per
la localizzazione (sul Monte Generoso) e per l’abbondanza di reperti visibili
già in superficie. Dal 1991 il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano ha intrapreso numerose campagne di scavo che hanno
rivelato sempre nuovi aspetti utili per comprendere meglio i cambiamenti
del nostro territorio nei millenni. Sono state recuperate migliaia di ossa di
diverse specie animali, tra le quali l’alce, la marmotta e soprattutto l’orso
delle caverne, estintosi attorno a 18.000 - 20.000 anni fa durante l’ultima
avanzata glaciale.
Ma uno dei motivi di maggiore interesse è l’eccezionale ritrovamento di
alcune selci lavorate riconducibili all’uomo di Neanderthal e risalenti a circa 40.000 - 60.000 anni fa, nella parte superiore del Paleolitico medio, grazie a cui la Caverna Generosa può divenire il principale sito lombardo collegato a questa civiltà preistorica.
Alla Caverna Generosa si può giungere dall’Italia seguendo il “Sentiero
dell’Orso”, un percorso realizzato dalla Comunità Montana Lario Intelvese
grazie all’opera del Consorzio Forestale Lario Intelvese, che parte dalla località Alpe d’Orimento di S. Fedele Intelvi (m 1.277) e arriva alla vetta del
Monte Generoso (m 1.701), accompagnato da una serie di pannelli esplicativi sulla storia geologica, climatica e paleontologica di quest’area. In alternativa è possibile arrivare in prossimità della vetta del Monte Generoso
dalla Svizzera tramite il trenino a cremagliera delle Ferrovie Monte Generoso, con partenza da Capolago (per informazioni www.montegeneroso.ch), e
poi scendere alla grotta tramite un sentiero ben segnalato.
VIRTUOSISMI D’ORGANO A BRIENNO L’11 LUGLIO
Nell’ambito della rassegna “Virtuosismi
d’organo” appuntamento domenica 11 luglio
a Brienno, presso la chiesa parrocchiale dei
SS. Nazaro e Celso, con il seguente programma:
ore 14.30 apertura dei mercatini in paese;
ore 15 presentazione e visita guidata all’organo;
ore 16 conversazione - concerto: “La Messa...
in Opera” (Ennio Cominetti);
ore 17 concerto del duo Loredana Cardona,
flauto e Mauro Borri, organo. Musiche di:
Anonio Vivaldi, Tommso Albinoni; Alessandro Scarlatti, Johann Sebastian Bach,
Gaetano Donizzetti;
ore 18.30 presentazione delle opere d’arte
nella chiesa di Brienno;
ore 19.30 aperitivo e degustazione;
ore 21.15 concerto dell’ “Accademia dei Gioiosi”, le sonate da Chiesa di A. Corelli e W.A.
Mozart.
USCITA PRESSO
LA COLMA
DI SORMANO
CON IL GRUPPO ASTROFILI
Venerdì 2 luglio il Gruppo Astrofili
Lariani organizza un’uscita presso la
Colma di Sormano dedicata all’osservazione degli oggetti deep Sky e di Giove;
per i più nottambuli anche dello spicchio
di Luna meno conosciuto, ovvero quello
prossimo all’ultimo quarto.
Il ritrovo è fissato per le ore 21.00 presso il Centro Civico “Rosario Livatino” a
Tavernerio. La partecipazione è libera.
Per informazioni, la sede del Gruppo
Astrofili Lariani si trova in via Risorgimento 21 a Tavernerio, presso il Centro
Civico “Rosario Livatino”; tel. 3280976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle
21); e-mail: astrofili_lariani@ virgilio.it;
sito web: www.astrofililariani. org.
CRONACA
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
P A G I N A
31
CUNARDO DOPO 39 ANNI DI SERVIZIO NELLA PARROCCHIA
Il saluto a don Giossi
I
l prossimo 2,3,4
luglio la comunità
parrocchiale di
Cunardo si ritroverà a festeggiare, salutare e ringraziare don
Lodovico Giossi, che lascia
il suo ministero di parroco, per raggiunti limiti di
età, dopo 39 anni di servizio tra noi e per noi. Ci è
sembrata un’occasione
importante innanzitutto
per dire il nostro grazie al
Signore e a don Lodovico
per quanto ha fatto per
noi. Lui è stato il tramite
della grazia di Dio nei sacramenti per moltissimi
Cunardesi. Lui ha accompagnato momenti gioiosi (battesimi, matrimoni,
feste) e tristi (malattie e
morte) che hanno segnato le nostre famiglie e per
ciascuno è stato la presenza del Signore tra noi.
Ecco perché dire grazie !
E’ stato predisposto un
programma che pensiamo vedrà una partecipazione numerosa. Il momento centrale e vertice
di tutto sarà certamente
la Messa di domenica 4
luglio. Sabato sera invece vogliamo vivere un incontro di ringraziamento
da parte dei vari gruppi e
associazioni a don Lodovico. Ma desideriamo che
sia anche un momento
per rivivere insieme con
lui la nostra storia di paese e di comunità di questi ultimi 40 anni. Faremo una rivisitazione storica attraverso foto e immagini che saranno in
parte proiettate e in parte messe nella mostra che
sarà allestita in oratorio.
Altro momento di gioia il
pranzo comunitario di domenica 4 e nel pomeriggio la Festa finale del
Grest 2010 che riempirà
con l’ allegria dei bambini e dei loro animatori gli
spazi dell’oratorio tanto
caro a don Lodovico.
Siamo sicuri che queste
giornate, aiutandoci a rivivere attorno a don
Lodovico un tratto significativo della nostra storia, ci prepareranno ad
accogliere con rinnovato
entusiasmo il nuovo parroco che il Vescovo ci manderà, per compiere sotto
la sua guida un ulteriore
tratto della nostra vita
cristiana.
LA PARROCCHIA DI CUNARDO
GEMONIO
La festa di San Pietro
D
a molti anni
ormai la festa
patronale di
san Pietro a
Gemonio si intreccia con il riconoscimento del rapporto speciale della parrocchia con
qualcuno dei sacerdoti che
l’hanno conosciuta. Con
san Pietro si onora così
non solo l’antica chiesa
delle origini cristiane ma
anche chi, nel tempo, ha
in qualche modo calcato le
orme del primo apostolo,
modello per tutti, ma soprattutto per i preti, di
dedizione a Cristo e alla
sua Chiesa. Questa volta,
sulla scia dell’anno sacerdotale, la comunità ha
avuto la gioia di vedere
riuniti, sull’altare di san
Pietro, tre dei quattro preti che da Gemonio sono
usciti: don Giovanni
Valassina, don Piercarlo
Contini, don Rodolfo
Olgiati. Mancava il più
giovane, don Filippo Macchi, impegnato con il campeggio estivo di Mandello
del Lario, ma idealmente
presente con i suoi tre
“fratelli maggiori”. Già
precedentemente, cogliendo l’occasione del-
l’anno sacerdotale, la parrocchia aveva realizzato
la bella iniziativa di recitare quattro dei rosari del
mese di maggio nelle case
di origine dei quattro preti. Ora, nella festa di domenica 27 giugno, la
concelebrazione che ha
rinnovato legami mai interrotti di affetto e di ri-
conoscenza reciproca tra
la comunità cristiana
gemoniese e questi suoi
rappresentanti “in prima
linea”. La festa ha avuto
come al solito i suoi
corollari nelle sere precedenti e nella continuazione della giornata di domenica, con una attenzione
speciale all’impegno per il
restauro degli affreschi
che inizieranno nel mese
di luglio e che sono stati
illustrati nella sera di giovedì 24 giugno. Da segnalare anche il vivo apprezzamento suscitato, venerdì 25, dall’esibizione del
Coro di Santa Cecilia di
Galliate, in provincia di
Novara. Ma sicuramente
il motivo centrale di questo San Pietro 2010 resterà la presenza dei preti
gemoniesi, a cui la comunità ha donato, a ricordo
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
PRIME USCITE NEI VILLAGGI DEL KIVU
I fari della Toyota illuminano debolmente la strada sconnessa che stiamo percorrendo. Non vedo l’ora di raggiungere il villaggio dove passeremo la notte, perché è
ormai buio e non mi sento sicuro, dopo tutti i racconti
che ho sentito su imboscate dei ribelli. Sono partito stamattina per la mia prima missione sul campo, in alcuni villaggi a Nord della città di Goma. Il mio incarico
mi porterà diverse volte sul terreno, a controllare il lavoro svolto dalle squadre di agronomi e di personale
del luogo; non mi dispiace.Uscire dalla città consente
di vedere paesaggi del tutto differenti, di scoprire un
mondo ancora diverso e per me nuovo.
C’è sempre tanta gente ai lati delle strade, trasportano
di tutto sul capo e sulla schiena, ci sono biciclette cariche di sacchi enormi di carbone, che sembra impossibile possano proseguire. Moltissime sono le donne, la maggiore parte incinte e con un altro bambino piccolo legato con il foulard sulla schiena. C’è sempre tanta polvere, sollevata soprattutto dalle auto, come la nostra; mi
da fastidio questo e mi spiace dare alla gente questo
disagio ulteriore, ma a piedi non arriveremmo che in
alcuni giorni alla nostra destinazione. Rispetto alla città qui c’è ancora maggiore povertà, ma pare più ordinata e più omogenea, non so come spiegarlo, ma nei villaggi sembra che la vita scorra più lentamente e che le
persone vivano in maniera più armoniosa con l’ambiente, forse è solo una prima impressione. La strada sale
parecchio dalla città di Sake verso nord, con tornanti e
diversi passaggi nelle rientranze della montagna.
Si arriva a circa 2.300 metri, in una zona di ampi pascoli verdi. Molte mucche pascolano su questi bei prati
e finalmente posso acquistare un po’ di latte fresco, che
non si trova a Goma. Il paesaggio è davvero suggestivo,
se non fosse per tutti i problemi presenti qui, potrebbe
essere un luogo di attrazione turistica molto ambito.
Non ci sono case in muratura, la maggior parte sono
capanne di legno con il tetto di paglia o foglie di banano, alcune molto piccole, con uno spiazzo davanti all’ingresso, simile ad un cortile, dove si svolge la maggior
parte della vita quotidiana.
Luca Galbiati a Goma
La prima sosta la facciamo nel villaggio di Kachuga, dove
ascoltiamo i commenti delle persone che fanno parte del
Comitato umanitario di base, un gruppo costituito per
farsi tramite tra l’ONG e tutti i beneficiari del progetto
in corso. Un bimbo mi osserva con le braccia conserte,
con un cappellino fatto con una scatola di cartone colorato, di cui pare vada molto fiero.
Arriviamo poi fino a Kalembe, un villaggio molto bello,
attraversato da un grande torrente, molto impetuoso, è
posto in una vallata ai piedi di un circo di monti. In altre
due ore ritorniamo a sud al villaggio di Kishanga, dove
passiamo la notte in una nostra base.
E’ qui che ho la “fortuna” di gustare la mia prima cena
davvero africana, in un piccolo ristorante senza corrente, dove alla luce di una candela, mangio esclusivamente
con le mani del pesce del luogo, molto buono e del fou-fou
di manioca, che invece ho fatto fatica a mandare giù, credo per la cattiva qualità della farina; la spesa è di circa
tre dollari a testa, birra compresa.
La luce mi sveglia prima delle sei del mattino, mi alzo e
resto un po’ ad ammirare la nebbiolina che copre il villaggio, un pallido sole compare e scompare dietro quella
della giornata, due litografie di un artista di
oggi, Vincenzo Morlotti,
insieme con l’ultimo libro,
curato da Serena Contini,
su un parrocchiano molto speciale, il pittore Innocente Salvini.
La conclusione del ringraziamento che una rappresentante della comunità ha rivolto ai tre preti, per la loro presenza e
il loro esempio di vita
consacrata, è affidato alle
parole pronunciate da
don Filippo durante il rosario recitato in a casa
sua: “Non vorrei restare
l’ultimo prete gemoniese
per molto tempo”. Una
speranza – preghiera che
ben si intona con il canto
che tutti gli anni i fedeli
gemoniesi dedicano a san
Pietro e ai loro preti: “Pietro vai, fidati di me…”
E.F.
cortina fumosa. Dopo la colazione con un buon tè e del
pane si risale in jeep.
Siamo diretti al villaggio di Nyamitaba, dove dobbiamo cercare una nuova casa per installare un’altra base
di terreno, dal momento che lavoreremo anche qui.
Si scende su una strada che taglia il fianco della montagna, in una lunga vallata tra enormi alberi di
eucaliptus. Non appena scendiamo dall’auto una folla
di persone si avvicina, vogliono capire cosa dovremo
fare lì e se loro avranno qualche beneficio dalla nostra
presenza, giustamente.
Tanti bambini, nudi o con una sola maglietta logora,
giocano nella terra e girano intorno alla nostra auto
per scoprire come sia fatta. Per la prima volta da quando sono arrivato sento una forte angoscia nel constatare le condizioni di questi bambini, non sono lo sporco e
la mancanza di vestiti, ma le malattie ben visibili sulla
pelle di molti oppure i capelli bianchi che confermano
la malnutrizione.
Sono bambini molto allegri, dagli occhi grandi, scuri e
profondi. Ridono, giocano e mentre io sono voltato a parlare con gli animatori del posto, prendono coraggio e
mi sfiorano le braccia, poi scappano ridendo tantissimo. Sono io che all’inizio ho quasi paura a toccarli ed
accarezzarli… ma non ci faccio più caso, non appena
una bambina mi corre incontro e mi abbraccia, allora
la accarezzo e l’abbraccio anch’io. Capisco che la cosa di
cui hanno più bisogno, prima del sapone o di vestiti
nuovi, è amore.
Non siamo certi della casa trovata per le sue condizioni precarie e sarebbe meglio cercarne un’altra per limitare le spese di ristrutturazione, ma pare difficile.
Per ora facciamo un po’ di foto e ripartiamo per Goma,
Questo primo viaggio nel cuore del Congo mi conferma
quanto avevo già definito nelle giornate trascorse, il
fatto che a tratti, osservando tanta sofferenza e miseria, si ha la sensazione di trovarsi in un luogo simile
all’inferno, ma basta alzare gli occhi ad ammirare lo
spettacolo del lago, del verde accecante delle montagne
e l’allegria che sprigionano gli occhi limpidi dei bambini per capire che si tratta semplicemente della vita.
C’è il bene e il male, il bello e il brutto, come in tutti i
luoghi ed in tutte le persone, solo che qui la lotta tra
queste due forze ti si presenta brutalmente, senza mezzi
termini e ti disorienta.
LUCA GALBIATI
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Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
PROGETTI QUATTORDICI INCONTRI DI DUE ORE CIASCUNO PER MALATI E FAMILIARI
Bilanci Alzheimer Cafè Sondrio
on è il nome di
un bar, inventato da qualcuno
in vena di fare
dello spirito fuori luogo. Alzheimer Cafè
è un’interessante iniziativa, promossa dall’Associazione Alzheimer e Demenze della Provincia di
Sondrio, in collaborazione
con gli Amici degli Anziani e con il contributo della Fondazione Cariplo, dei
Lions e del Comune di
Sondrio. Il progetto, come
hanno illustrato la dottoressa Giuseppina Mon-
N
tecalvo e la psicologa Paola Ortelli che l’hanno
coordinato, è consistito in
14 incontri, di due ore ciascuno, tenuti il secondo e
il quarto giovedì di ogni
mese con malati di alzheimer e con i loro famigliari
e si è articolato in varie
fasi. Si è partiti anzitutto
con l’arruolamento di un
buon numero di volontari (una ventina) per i quali è stato svolto un apposito corso di preparazione
(molto partecipato) per
far conoscere le caratteristiche di questa partico-
lare malattia che colpisce
le persone in età avanzata e per insegnare i corretti modi di comportarsi
con loro. All’inizio, infatti, c’era in tutti un certo
timore nell’affrontare le
persone affette da questa
malattia, poi si è scoperto che non è così difficile.
Una volta formato il gruppo dei volontari, sono iniziati gli incontri, che hanno visto momenti distinti
per gli ammalati e per i
famigliari, conclusi ogni
volta con la partecipazione comune alla merenda
Un’iniziativa che ha visto il
coinvolgimento di moltissimi volontari,
che hanno cominciato la propria
attività cercando di conoscere
meglio la malattia; per i malati sono
stati pensati laboratori; per le famiglie
sono stati proposti soprattutto colloqui
personali basati sulla condivisione
illustrato Paola Ortelli.
Consiste nel far svolgere
ai pazienti degli esercizi,
con l’aiuto di fotografie,
per rafforzare in loro
quelle capacità di memoria che ancora permangono.
di CIRILLO RUFFONI
Sulle attività svolte dal
Cafè Alzheimer, tutti i
partecipanti (dai coordinatori, ai volontari, ai famigliari degli ammalati)
hanno espresso un giudizio molto positivo, tanto
che per il prossimo anno
si prevede di portare la
frequenza degli incontri
ad una cadenza settimanale. Ovviamente, in questo campo non ci sono dati
quantificabili con dei numeri, ma solamente
condivisione di sentimenti, sensazioni, momenti
particolari, come quando
due coniugi, separati dalla malattia che ha colpito
la mente di uno di loro,
sembrano ritrovare attimi che ricordano loro l’intimità con la quale hanno vissuto per un’intera
vita. Tutto questo naturalmente ha un valore
enorme, sia per gli ammalati, sia per i famigliari.
e a varie attività ludiche.
Per gli ammalati sono
stati organizzati laboratori di carattere artisticocreativo oppure occupazionale, di cucito, per la
realizzazione delle pigotte, le caratteristiche bambole di stoffa. Per i famigliari, invece, si sono svolti anzitutto dei colloqui
individuali, allo scopo di
conoscere la storia del
malato e della famiglia e
poi tutti hanno partecipato ad un gruppo di condivisione. È stato proprio in
quest’ultima attività, con
il racconto delle esperienze di ognuno, che si sono
avuti i risultati più concreti. In un famigliare,
infatti, soprattutto in un
coniuge, c’è sempre la difficoltà di accettare la malattia, oppure la condivisione dell’assistenza o il
ricovero di una persona
cara. Viceversa il gruppo
dei famigliari si è aiutato
molto nella condivisione
delle sofferenze e nel
prendere delle decisioni
troppo difficili per ciascuno singolarmente.
La sindrome di Alzhei-
SONDRIO PER AIUTARE LE CATEGORIE PIÙ DEBOLI E FRAGILI
Ecco l’amministratore di sostegno
N
el corso di una
conferenza
stampa presso
Palazzo Guicciardi, sede del
Centro di Servizio per il
Volontariato (CSV) Lavops, nei giorni scorsi è stato presentato il progetto
L’incontro: sostenere,
proteggere, dare voce
per la protezione giuridica delle persone fragili attraverso l’istituto dell’Amministratore di Sostegno (AdS). Il progetto, promosso da Fondazione Cariplo, Coordinamento dei CSV e Comitato di
gestione del fondo speciale per il volontariato in
Lombardia, in partnership con LEDHA (Lega
per la difesa dei diritti
delle persone con disabilità), la onlus “Oltre noi...
la vita” e la Regione Lombardia, è arrivato quindi
anche sul nostro territorio. A presentare l’iniziativa che intende garantire tutela e protezione giuridica alle persone fragili
(anziani, disabili, portatori di disagio psichico, dipendenti da sostanze come l’alcol e la droga, etc...)
e porsi a fianco delle famiglie per informare, formare e dare supporto, sono intervenuti Vanni Seletti, presidente della Fe-
derazione Associazioni
per i Disabili (FAD) della
provincia di Sondrio
capofila del progetto,
Zaccheo Moscheni,
project leader del Progetto AdS, Gino Pedrotti,
dipendente di Lavops prestato per divenire referente operativo del progetto stesso. Ricordiamo
sinteticamente che la figura dell’AdS è stata istituita per legge nel gennaio 2004 per fornire garanzie al progetto di vita delle persone con disabilità
e come risorsa per la progettazione del “dopo di
noi”, stimolando le famiglie già nel “durante noi”.
L’AdS è un tutore delle
persone dichiarate non
autonome, anziane o disabili, e, a differenza del decreto di interdizione o di
inabilitazione, la sua nomina non annulla la capacità del soggetto di agire validamente in tutti
gli atti non demandati all’AdS. A nominarlo è il
giudice tutelare, che lo
sceglie anzitutto - se possibile - nell’ambito familiare, per cui a questo ufficio possono essere nominati il coniuge (purché
non separato), il padre, la
madre, il fratello, la sorella, o comunque un parente entro il quarto grado.
Nel caso di un parente,
del coniuge o di persona
stabilmente convivente
l’incarico dura per sempre, salvo rinuncia o richiesta di revoca da parte dell’interessato, altrimenti ha durata decennale e può essere rinnovato.
Sin dal 2005 la Lavops ha
iniziato in provincia il
percorso di formazione e
di sensibilizzazione sul
tema e, oggi, per dare sviluppo alla figura dell’AdS,
è stato scelto il FAD come
capofila della cordata delle organizzazioni di
volontariato presenti sul
territorio (Caritas, Navicella, Aias, Il Gabbiano,
Acli, ecc.) che condividono il progetto di sviluppare questo strumento.
«Sarà un nuovo modo di
fare volontariato - ha
commentato Seletti - che
contribuirà a far diminuire le nomine a freddo da
parte del giudice tutelare, in particolare quelle di
tipo istituzionale come i
sindaci». Moscheni ha poi
spiegato che il progetto
dell’AdS è nato per mettere a fianco della persona fragile una persona
vera, che si occupi della
qualità della sua vita e
non solo degli aspetti
patrimoniali ed economici che la riguardano. Da
qui è derivato il progetto
triennale per responsabi-
mer sta diventando sempre più un’emergenza socio-sanitaria, come ha ricordato la dottoressa
Montecalvo. Non si conoscono terapie. È molto
importante fare una diagnosi precoce, perché ciò
permette di gestire al
meglio i primi anni della
malattia, quando ci sono
ancora capacità residue
che possono essere valorizzate per rallentare il
processo degenerativo. In
questo modo si può anche
predisporre tutto un percorso per l’ammalato e
per la famiglia, che spesso vive la patologia come
una cosa di cui vergognarsi e quindi da tenere nascosta. Alcuni vantaggi
nel rallentare la velocità
del declino si possono ottenere con la terapia della reminiscenza, come ha
DAL GRUPPO CARITAS CITTADINA
DI CHIAVENNA UN INVITO:
«DEDICA DEL TEMPO AGLI ALTRI»
Da qualche mese si è ricostituito a Chiavenna il
gruppo “Caritas cittadina” con sede in via Don
Cerfoglia, 1, presso l’oratorio San Luigi. «Come
prima cosa – spiega don Stefano Arcara – abbiamo deciso di invitare tutti a delle piccole occasioni d’impegno. Siamo così presi dai nostri impegni
di lavoro, studio, svago che spesso non ci accorgiamo che vicino a noi ci sono persone che hanno bisogno di aiuto: anziani soli, famiglie in difficoltà
per la presenza di ammalati gravi o disabili, bisognosi di aiuto economico. Fermiamo un attimo il
nostro ritmo quotidiano e riflettiamo se val la pena
spendere un po’ del nostro tempo e del nostro cuore; non voltiamoci dall’altra parte. Ogni persona è
portatrice di ricchezza, insieme possiamo crescere e migliorarci. Se scegliete di prendere una decisione, anche un po’ coraggiosa, il gruppo Caritas
di Chiavenna vi segnala delle piccole occasioni
d’impegno che ognuno potrà affrontare col proprio
entusiasmo e tempo a disposizione». L’invito a
dedicare del tempo agli altri si declina in concrete
occasioni di impegno: Arsenale: raccolta e distribuzione vestiti e mobili - il mercoledì pomeriggio dalle ore 14.00 alle ore 17.00 nella ex
chiesa di san Fedele alle pergole; Servizio di
volontariato nelle case di riposo - tutti i giorni per imboccare o fare compagnia; Assistenza
diurna e notturna in ospedale - disponibilità
di ore; Gruppo volontari Valchiavenna “Gruppo del venerdì” - il venerdì pomeriggio dalle ore
14.00 alle ore 17.00 in via Cappuccini presso l’ex
convento cappuccini. Info: rivolgersi a don Stefano telefonando allo 0343-32386.
lizzare il territorio e portare a sistema l’intuizione espressa nella legge.
Alcuni tra gli obiettivi fondamentali per sostenere
la diffusione e il consolidamento del progetto dell’AdS sono di favorire la
nascita o il rafforzamento di una rete provinciale
tra i soggetti del pubblico
e del privato sociale coinvolti nell’attuazione della
legge, di informare e formare le famiglie e gli operatori sociali pubblici e
privati, di reperire volontari disposti a diventare
AdS, di formare chi inten-
de svolgerne la funzione
(anche parenti), di attivare un coordinamento stabile delle esperienze e dei
servizi che si verranno
strutturando. Su questi
obiettivi si sono attivati
gli Uffici di Piano, l’amministrazione provinciale,
l’Associazione delle Case
di Riposo del territorio e
la Pro Valtellina con la
prospettiva di arrivare a
un albo provinciale degli
AdS, sia per valorizzarne
il ruolo, sia per dare garanzia di preparazione
adeguata.
ANGELO REPI
P A G I N A
CRONACA
33
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
NOVATE MEZZOLA FESTEGGIATO L’IMPORTANTE ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE SACERDOTALE
Don Mitta, 50 anni da prete
G
iornata di ringraziamento,
di riflessione
sul sacerdozio
e sulla comunità e di festa per il 50° di
ordinazione presbiterale
di don Giacomo Mitta
quella che si è svolta a
Novate Mezzola domenica 27 giugno. Nato a Torre Santa Maria in una famiglia di fede viva, studia
nel seminario di Como e
viene ordinato sacerdote
da mons. Felice Bonomini
il 26 giugno 1960. Trascorre cinquant’anni di
vita pastorale in Valchiavenna: vicario a Gordona
e parroco di Menarola con
Albareda dal 1960 al
1969; parroco a Campo
Mezzola con Cola dal
1969; dal 1977 prevosto di
Novate Mezzola e parroco di Codera fino al 1986
quando Codera è unita a
Novate; dal 1977 al 1994
amministratore pastorale di Campo Mezzola.
Quarant’anni e più tra
Novate e Campo hanno
lasciato il segno. Durante questo periodo è un fiorire di incontri e iniziative per scoprire le radici
della fede, la bellezza della vita cristiana, la ricchezza del concilio, lo spirito missionario (ricordiamo l’animazione del gruppo missionario itinerante
e la festa-incontro annua-
di ordinazione sacerdotale, presieduta da don Giacomo e concelebrata da
don Ernesto, attuale parroco di Novate, e da un
gruppo di sacerdoti, ministri o originari della valle e della Valmalenco. È
stata una Messa in stile
“don Giacomo” (i canti
sono stati scelti dal festeggiato), vera preghiera
corale partecipata da numerosi fedeli di Novate, di
Campo, di Gordona, di
Menarola e dei gruppi
animati da don Giacomo.
Gente che non ha voluto
perdere questa occasione
di ringraziamento e di festa. Al termine della celebrazione la presentazione di alcuni doni signifi-
IN 300 PER IL GREST
le con i famigliari dei missionari della diocesi)… e
ancora: l’accoglienza senza pregiudizi, l’amicizia,
l’amore per la musica e il
canto, l’impegno per la liturgia partecipata, la preparazione ai sacramenti,
l’attenzione per i malati,
gli anziani, le persone in
difficoltà, la catechesi dei
bambini e degli adulti, il
grest e il grin, i pellegrinaggi e i campeggi in luoghi significativi per la
fede e la pietà mariana; il
tutto per far crescere la
vita della comunità cristiana. Nel 2009 per motivi di salute rassegna le
dimissioni da parroco e si
ritira a Nuova Olonio
presso la Casa dell’Opera
don Guanella, dove non
rimane inattivo: tiene i
collegamenti del gruppo
missionario di zona della
Valchiavenna e mantiene
vivi i legami con la zona
pastorale beato Guanella.
La festa, preceduta da
un triduo di riflessione
sul dono del sacerdozio e
sul concilio, tenuto da don
Paolo Trussoni, si è svolta - com’era giusto - presso l’oratorio s. Francesco
di Novate, fortemente voluto e realizzato da don
Giacomo con grande impegno come casa per i giovani e punto di incontro
per la comunità. La giornata ha avuto inizio con
la Santa Messa per il 50°
ITALIA-SVIZZERA IMPORTANTE PROGETTO TRANSFRONTALIERO
Il progetto «Le vie del Carden»
abato 26 giugno a
Campodolcino,
nella sala conferenze del Muvis,
Museo della Via
Spluga e della Val San
Giacomo, si è tenuto l’atteso convegno “Le Vie dei
Carden. Alla scoperta di
un percorso turistico-culturale tra Italia e Svizzera per conoscere il grande patrimonio dei Carden”. La manifestazione
rientra in un progetto di
cooperazione transfrontaliera e ha come capofila
lo stesso Muvis, presieduto dallo storico Paolo Raineri e diretto da Enrica
Guanella, e come partner
la Comunità montana
della Valchiavenna, i comuni di Madesimo, Campodolcino, San Giacomo
Filippo e Piuro, Legambiente Lombardia e, in
rappresentanza del comune di Mesocco, l’Ente
turistico di San Bernardino. Scopo del progetto
Interreg è quello di ampliare l’offerta di sentieri
storici per il trekking tra
la Valchiavenna e il cantone elvetico dei Grigioni,
con un itinerario che collega la val Mesolcina alla
val Bregaglia passando
per la val San Giacomo
attraverso i passi alpini
del Baldiscio e di Sancia.
Dopo il ripristino della
Via Spluga e della Via
Bregaglia, il nuovo percorso che si intende realizzare vuole quindi arricchire le proposte turistico-culturali valchiaven-
cativi: la benedizione papale, un libro con foto e testimonianze in cui si
ripercorrono 50 anni di
vita pastorale nelle quattro parrocchie, una targa
offerta dal sindaco a
nome della comunità civile. Le offerte raccolte a
Campo- Novate e a Gordona. Dopo il pranzo comunitario servito da un
gruppo di volontari, è stato proiettato il cd del libro, in modo che tutti
hanno potuto ripercorrere questi 50 anni di sacerdozio, ricordare e ripensare a quanto hanno ricevuto e soprattutto ringraziare Dio ed esprimere a don
Giacomo affetto e riconoscenza.
S
nasche e dei Grigioni, percorrendo sentieri lungo i
quali sorgono i carden,
abitazioni in pietra e legno costruite con l’antica
tecnica ricordata da Vitruvio dell’opus cardinatum, dove le quattro pareti di travi sovrapposte
e ben squadrate sono
incardinate perpendicolarmente quasi in corrispondenza delle estremità, a differenza dei fienili
in cui, per facilitare la
ventilazione, le travi non
sono squadrate.
Dopo il saluto delle autorità il convegno si è aperto con la relazione di
Paolo Raineri, che ha parlato dell’evoluzione storica della casa in val San
Giacomo, costituta in origine da una parte in mu-
ratura detta, nel dialetto
locale, chjä da föç, cioè
casa del fuoco o cascina,
dov’era il focolare, e dal
carden vero e proprio, secondo corpo di fabbrica,
detto solé, dov’era il soggiorno. Questa tipologia
di casa si ritrova fin dall’Età del Bronzo e con il
passare dei secoli i due
corpi di fabbrica si sono
uniti o sovrapposti in un
solo edificio. Citando alcuni esempi significativi di
carden, il presidente del
Muvis ha parlato di Avero, senza tralasciare i
piccoli insediamenti presso Isola di Madesimo,
come Canto, Mottaletta e
Rasdeglia, dove sorge un
carden del Cinquecento.
Il convegno, che ha visto una grande partecipa-
zione di pubblico, è proseguito con la relazione di
Marco Giacometti, presidente dell’associazione
culturale Amici del centro
Giacometti di Stampa,
che ha intrattenuto i presenti sui sentieri dei carden in Bregaglia, soffermandosi in particolare
sul percorso principale
tra Villa di Chiavenna e
Stampa, che attraversa
l’alpeggio di Sommasascia e i paesi di Castasegna e Soglio. A seguire, il
geologo Guido Mazzoleni
ha parlato dell’importanza di un censimento dei
carden e delle caratteristiche geologiche presenti nelle varie vallate attraversate dall’itinerario,
e Gianpaolo Della Marianna della Fondazione
Fojanini di Sondrio si è
soffermato sull’aspetto
rurale e gli alpeggi della
Val San Giacomo, il cui
bestiame lattifero in questi ultimi trent’anni si è
dimezzato, a fronte di un
aumento della superficie
boschiva. Le ultime due
relazioni sono state dello
storico Antonio Codoni di
Roveredo, il quale ha descritto il paesaggio lungo
l’itinerario dei carden in
val Mesolcina, mentre la
tour operator Laura Sivilotti ha voluto sottolineare la notevole ricaduta che
avrà la realizzazione del
progetto “Le Vie dei Carden” sul turismo valchiavennasco e grigionese.
CRISTIAN COPES
Dopo l’ultima campanella scolastica è scattata l’ora
del Grest anche per gli oratori di Chiavenna. Come
sempre è stata un’esperienza dai grandi numeri: due
settimane intense che hanno visto tutte le mattine
trecento ragazzi, affiancati da novanta animatori,
riunirsi, parte al parco di via Valsecchi, a S. Fedele,
e altri all’oratorio San Luigi per poi trovarsi tutti
insieme sui vari campi da gioco. Le sfide hanno visto impegnate sei formazioni che hanno rappresentato un’occasione di divertimento e aggregazione, ma
anche di crescita umana e cristiana. Don Stefano
Arcara e i giovani collaboratori hanno scelto i nomi
puntando su babbuini, banobi, nasiche, macachi,
oranghi e scimpanzé. Una soluzione decisamente
originale, ma la spiegazione è semplice: nel 2009 si
era puntato verso il cielo, ora si torna sulla terra per
seguire gli insegnamenti raccolti lassù. Non sono
mancate le gite. Nella prima settimana c’è stata la
tradizionale trasferta a un parco acquatico, la settimana seguente la partecipazione al meeting dei
Grest a Como con tre pullman. «Solitamente questo
appuntamento si svolgeva in settembre, poco prima
del rientro a scuola - ha spiegato don Stefano -. Ora
si è scelto di promuoverlo per la fine di giugno, in
modo da favorire la partecipazione di tutti gli oratori. Un incontro gioioso vissuto con il vescovo». Sabato 26 giugno la consueta festa di fine Grest, preceduta dalla santa Messa animata dai ragazzi e dai
giovani che salutavano e ringraziavano con l’occasione don Stefano (diretto a Sondrio) per i suoi sette
anni di presenza a Chiavenna. Quanto alla sua ultima esperienza con il Grest a Chiavenna don Stefano ha commentato: «È stato un Grest ricco di soddisfazioni. Abbiamo potuto contare sulla collaborazione di un gruppo di animatori particolarmente attivi
e attenti agli aspetti educativi. In questi anni hanno dimostrato di essere cresciuti e di sapere partecipare in modo costruttivo. Anche da parte dei più piccoli c’è stato un atteggiamento positivo durante il
gioco». Una fiammante moto Garelli è stata regalata a don Stefano quale segno della riconoscenza dei
ragazzi e delle loro famiglie. Alla fine è stato distribuito un fascicolo che ricorda i momenti più significativi della presenza di don Arcara a Chiavenna.
RINATO GRAZIE ALLA MUSICA
Dopo lo spettacolo-testimonianza della sua esperienza con la tossicodipendenza e la sua uscita dal tunnel presentato a Chiavenna nell’ambito del progetto WeFree della comunità di San Patrignano, Mattia
Ciapponi è tornato a Chiavenna. E lo ha fatto per
presentarsi con quello che sa fare meglio: cantare.
Non sono mancati il pubblico e gli applausi venerdì
sera per il giovane valtellinese che con coraggio ha
deciso di raddrizzare la propria vita e inseguire un
sogno. Un sogno coltivato da bambino, visto che
Mattia fin da piccolo mieteva successi nei piccoli
concorsi canori locali. Piazza Bertacchi ha tributato
il giusto riconoscimento all’indubbio talento vocale
del giovane che si è presentato con un ricco carnet di
cover di famosi brani e qualche proposta personale.
Il tutto con l’accompagnamento di alcuni dei nomi
emergenti del panorama musicale valchiavennasco
e valteliinese. La “New Band” è formata da Andrea
Martocchi, Paolo Bevilacqua e Giovanni Curti.
«Chiavenna e Sondrio - spiega Mattia -hanno ospitato Fughe da Fermi a Marzo, format teatrale dove
ho sviscerato pezzo per pezzo tutti gli eventi, per lo
più tragici che hanno caratterizzato il mio passato.
Un racconto che ha creato forte feeling con i ragazzi
in platea. Ecco perché il ritorno proprio a Chiavenna,
per partire in questo nuovo e fantastico viaggio da
cantautore che ho voluto intraprendere, un sogno
nato insieme alle canzoni dopo la scomparsa di mio
padre neanche 2 anni fa. Per me la musica è vita, si
può dire che sono rinato anche grazie ad essa».
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CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
SONDRIO A COLLOQUIO CON MONSIGNOR VALERIO MODENESI
Il cammino della comunità
l cambio alla guida
della comunità parrocchiale di Sondrio
ha portato, com’è naturale, un po’ di fermento tra le fila dei parrocchiani. Del resto, lungo il corso del suo mandato, monsignor Valerio
ha saputo entrare nel
cuore dei sondriesi, facendo semplicemente,
secondo il suo stile, secondo il suo carattere,
quello che ogni buon pastore è chiamato a fare.
Del bene, innanzitutto,
e tanto, riuscendo ad entrare in sintonia con lo
spirito e il carattere delle persone, la porta sempre aperta a chi bussa.
Don Valerio si dice adesso pronto alla consegna
di collaboratore del nuovo arciprete, don Marco
Zubiani, al fianco del
quale rimane per volontà del vescovo Diego
Coletti. Sono trascorsi
sette anni da quando,
lasciata la chiesa di San
Fedele a Como, è approdato qui, sotto l’egida dei
santi Gervasio e Protasio. Oggi ha 71 anni e,
alle spalle, 47 di sacerdozio. “Quando sono arrivato, mi sono reso conto subito della complessità di questa arcipretura, che riunisce a sé semi di sensibilità molto
differenti”, racconta.
“Le tre comunità educative, l’oratorio di San
Il cambio alla guida delle parrocchie
cittadine ha portato un po’ di fermento;
con don Valerio tracciamo
un bilancio degli ultimi sette anni,
in attesa del passaggio
del testimone con don Marco Zubiani
I
di MILLY GUALTERONI
Rocco, quello dell’Angelo Custode, quello del
Sacro Cuore, con le decine e decine di volontari che vi ruotano attorno; i diversi gruppi di
preghiera; le numerose
associazioni e gruppi di
volontariato. Questa
complessità mi è apparsa subito come un dono,
come una grande ricchezza. Una ricchezza,
però, che andava convogliata e questo è il lavo-
ro che ho cercato di fare
nel corso degli anni: far
convergere le diversità
verso l’unità”. Un lavoro difficile, ma necessario: “La frammentazione
spesso favorisce sterili
protagonismi, diventa
spreco di energie e di
fatica e perde di vista
l’obiettivo del bene comune”. Un lavoro svolto grazie all’infaticabile
cooperazione di don
Ferruccio, don Mariano,
don Fabio, don Stefano
e don Silverio. È cambiata la città in questi anni?
“Molto. A livello sociale,
è aumentato il fenomeno delle separazioni e
dei divorzi, con il grande carico di sofferenza
che provoca in tutti coloro che sono coinvolti e
che i ragazzi nei nostri
oratori testimoniano dolorosamente. Sono aumentati gli anziani soli.
È aumentato, e aumenterà, il disagio economico, legato alla perdita dei
posti di lavoro. Una nuova povertà che colpisce
anche gli extra-comunitari, per i quali manca
un’efficace rete di protezione. Si è diffuso, poi,
in modo capillare l’abuso dell’alcol e delle droghe, che coinvolge non
solo i giovani, ma anche
insospettabili colletti
bianchi”. Problemi sociali seri, rispetto ai quali
anche la parrocchia è
diventata un fondamentale punto di riferimento per tutta la comunità, in un progetto di percorso comune in spirito
di fede e di carità. Sotto
il profilo spirituale, racconta ancora, accanto a
una solida tradizione si
è diffuso anche in Valtellina un tipo di religiosità
più superficiale. “Per
questo adesso è importante continuare il cammino ribadendo la centralità di Cristo, per una
fede che ha bisogno di
essere continuamente illuminata e custodita.
Perché la passione dilaghi, perché ciascun cri-
stiano combatta e vigili
mettendo Cristo al centro di ogni sua esperienza”. In questo senso, don
Valerio affiancherà in
modo particolare il nuovo arciprete, nel ruolo di
accompagnamento del
sacramento della confessione, del perdono, della riconciliazione. Perché questa indicazione?
Che cos’è la confessione?
“È innanzitutto una presa d’atto, un riconoscimento della propria fragilità, delle proprie scelte sbagliate, ma non di
fronte a se stessi, come
in uno specchio, ma di
fronte a Dio, come Padre che ci attende. Questo ministero è oggi più
che mai importante perché si è smarrito il senso del peccato, il senso,
appunto, delle scelte sbagliate. Il riferimento per
agire nella vita non è più
il Signore. Misuriamo le
nostre azioni sulla base
di altri criteri, quelli della società di oggi. Il successo, il denaro, lo “star
bene”, che sono causa e
frutto al tempo stesso di
una società sempre più
confusa e contraddittoria”. Così, racconta don
Valerio, tante persone
sono disturbate perché
vogliono gestire le colpe
da sole e ne vengono
schiacciate. Hanno dimenticato la relazione
con Dio. “Lasciatevi riconciliare con Dio”, dice
Paolo nella seconda lettera ai Corinzi. Il mestiere di Dio è perdonare”, continua don Valerio. In una società dila-
niata dalla conflittualità
e dalla divisione, questo
ministero diventa per
noi preti opera di consolazione. “Consolate, consolate il mio popolo.....il
popolo che io amo”, dice
il profeta Isaia. Chissà
Signore, mi chiedo nelle mie preghiere, se attraverso di me riescono
ad incontrarti. Ho ascoltato vecchi, bambini,
malati, autorità e ogni
incontro è un dono straordinario”. Non è retorica. “Nel confessionale”, afferma, “arriva una
umanità vera. Molte volte ci sono incontri in cui
persone ritrovano improvvisamente la grazia
e scoppiano in liberatori
pianti di gioia. E quanti
cammini di santità ho ritrovato nella nostra gente, persone capaci di sopportare situazioni talmente drammatiche che
mi fanno capire che il
Vangelo è incarnato,
non nell’intelletto, ma
nel loro sangue, e dona
loro la capacità di perdonare”. Perché allora
molti non si confessano
più? “Non si confessa chi
non conosce se stesso e
crede di non aver nulla
da dire. Poi, una volta
presa coscienza di sé,
scatta la paura di dirsi,
di verbalizzarsi. Ancora,
non ci si confessa perché
si è perso il rapporto con
Dio, che il peccato distrugge”. Corre l’atleta
nella staffetta e quando
raggiunge il compagno
di gara, il testimone passa da una mano all’altra.
L’immagine piace a
don Valerio perché è una
bella metafora. Il passaggio delle consegne tra lui
e il nuovo arciprete è un
passaggio “di testimone”
tra testimoni di Cristo.
E per correre e vincere
ciascuno è indispensabile all’altro.
POSTALESIO IL CALENDARIO DELLE INIZIATIVE
Estate solidale in Colina
a solidarietà comincia da qui, dall’Alpe
Colina, sopra Postalesio, e dall’impegno dei volontari
della locale proloco “Le
Piramidi” di promuovere
una serie di giornate a favore di alcune associazioni
di volontariato del territorio. Nasce così Tutti in
Colina, manifestazione
giunta alla sua terza edizione, col duplice intento di
aiutare persone che si
spendono tutto l’anno per
chi ne ha più bisogno e portare la gente nelle zone di
montagna del Comune di
Postalesio per far conoscere, strada facendo, paesaggi come le note Piramidi e
il lago di Colina. Una giornata in montagna e un
pranzo in compagnia potranno diventare così un
gesto concreto di solidarietà. Si inizia domenica 4
luglio a favore dell’associazione Chicca Raina,
onlus che si prende cura
delle persone malate gravemente di cancro al loro
domicilio per alleviarne le
L
sofferenze, non solo fisiche;
accompagna, per trovare
insieme risposte ai bisogni, anche dei familiari, e
assiste, nel distretto sociosanitario di Sondrio, con la
presenza del suo personale sanitario e dei suoi volontari ogni giorno della
settimana, 24 ore su 24, per
una qualità della vita di
ogni persona malata. Le
manifestazioni avranno
come postazione-base il
Baitone, struttura ampia
e accogliente recentemente ristrutturata dall’amministrazione comunale di
Postalesio a 1.950 metri di
quota in Alpe Colina. Lì i
volontari della Pro loco cucineranno il pranzo. E da lì
si potrà partire alla scoperta del territorio montano alpino circostante. Le
manifestazioni si terranno
anche in caso di cattivo
tempo. Questo il programma 2010 delle giornate di
solidarietà: 11 luglio giornata con i ragazzi di Postalesio; 18 luglio a favore
dell’associazione Alomar;
25 luglio “La pescata”, ga-
ra di pesca al lago di Colina; 1 agosto a favore dell’Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento di Sondrio, a tutela delle famiglie della nostra provincia con problemi alcolcorrelati; 8 agosto a favore dell’associazione Operare per… Nel mondo
dalla parte dei bambini,
che si occupa di chirurgia
pediatrica nei Paesi con limitate risorse economiche
e vede il valtellinese Simone Del Curto, anestesista,
impegnato in prima linea;
15 agosto: festa di Ferragosto. Per il pranzo è necessaria la prenotazione
presso le associazioni o la
proloco al 338-1774350 (Ilario). In occasione delle
manifestazioni, il Comune
di Postalesio emanerà
un’ordinanza di libero accesso che permetterà di
raggiungere l’Alpe Colina
in macchina attraverso la
strada agro-silvo-pastorale che sale da Postalesio
passando dalla riserva delle Piramidi. La zona è raggiungibile anche a piedi.
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
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SONDRIO INCONTRO PROMOSSO NELL’AMBITO DELLE ATTIVITÀ DEL GEMELLAGGIO SOLIDALE
Il vescovo Zanoni Demettino
Castro: racconti da Sao Mateus
Il presule
brasiliano, in Italia
per la visita ad
limina al Santo
Padre,
nel capoluogo
valtellinese ha
parlato della sua
«Chiesa in missione
permanente»
di CIRILLO RUFFONI
I
l gemellaggio tra
Sondrio e la città brasiliana di São Mateus ha vissuto un
altro momento particolarmente significativo con la visita in Valtellina del vescovo monsignor Zanoni Demettino Castro. Nell’incontro che ha avuto, prima con la stampa e poi
con l’amministrazione
comunale e i rappresentanti della parrocchia e
delle associazioni, mercoledì 23 giugno, il vescovo, che da tre anni
guida la diocesi di São
Mateus, ha prima di tutto reso omaggio al suo
predecessore monsignor Aldo Gerna, di origini valtellinesi.
«È per me un onore e
una responsabilità – ha
dichiarato – continuare
l’opera di monsignor
Gerna: una persona molto ben vista dalla popolazione brasiliana per la
sua generosità, per la
carica profetica e per la
testimonianza di fede
che ha sempre dato. Oggi
la Chiesa del Brasile, soprattutto dopo la conferenza episcopale di Aparecida del 2007, sta vivendo un momento di
grande cambiamento –
ha continuato -. Ciò non
significa negare i dogmi
o le verità rivelate, ma
vivere la fede con uno
spirito nuovo: come incontro fondamentale con
Cristo e come impegno
di vita. La Chiesa deve
essere in un perenne
stato di missione, nell’annuncio del messaggio evangelico. Purtroppo non si possono utilizzare i mezzi di comunicazione, perchè sono in
mano ai poteri politici ed
economici, che impongo-
IN VALMASINO TORNA ARRAMPICABILE
Torna martedì 6 luglio ArrampicAbile alla Casa delle Guide al Centro polifunzionale della montagna a Filorera, Valmasino. L’iniziativa, che unisce persone disabili,
studenti e volontari, rientra nel progetto di coesione sociale Fuori Porta e nel GEdAGiovani Energie di Attivazione. Il calendario dell’iniziativa vede il ritrovo alle ore
14.30; l’arrampicata dalle ore 15.00 alle 18.00 e alle ore 18.30 cena a buffet e
concerto dei Dog Day Afternoon. Info: telefonare allo 0342-200058
(Alessandra), [email protected]. Iscrizioni entro il 2 luglio. La manifestazione avrà luogo anche in caso di maltempo.
A SONDRIO STA PER NASCERE LA UILDM
Anche a Sondrio sta per aprire la sezione dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia
Muscolare (Uildm). Gli obiettivi che i collaboratori si pongono sono semplici ma
ambiziosi, in grado di dare un forte aiuto alle persone affette da questa malattia.
Dare un sostegno alle famiglie (nei modi che di volta in volta le circostanze richiederanno); favorire l’inserimento dei malati nella società a seconda delle varie tappe della vita (asilo, scuola, mondo del lavoro, etc.); favorire l’incontro tra i soci
malati e la realtà che li circonda; informare; fare in modo che i diritti dei malati
vengano rispettati da tutti e sempre; organizzare momenti di incontro e scambio di
esperienze e informazioni; raccogliere fondi da destinare a Telethon per la ricerca
sulle malattie genetiche;raccogliere fondi per auto-finanziarsi. Per realizzare questi progetti sarà possibile avvalersi della collaborazione di figure professionali
esterne e partecipare ai bandi che periodicamente i diversi enti istituzionali propongono. A breve, un obiettivo molto concreto che la sezione si darà, sarà quello di
poter acquistare un pulmino che possa favorire gli spostamenti dei malati. A lungo
termine sarebbe invece il “sogno” di poter attrezzare un centro che, anche in
Valtellina, possa seguire e aiutare concretamente i malati anche dal punto di vista
sanitario. Info: Stefano, 333-6944586; Alessia, 347-6261262; Bruna, 338-5020285.
L’ASSEMBLEA ANNUALE UNMS
Domenica 27 giugno, i soci della sezione di Sondrio dell’Unms (Unione Nazionale
Mutilati e Invalidi per causa di Servizio) si sono ritrovati a Sondrio, presso il
Grand Hotel della Posta in piazza Garibaldi, per l’assemblea ordinaria annuale.
Ospite della riunione, il vice presidente nazionale Unms Santo Meduri, il vice
presidente di Unms Lombardia Antonio Amato e l’avvocato Monica Miserotti,
esperta di problematiche inerenti le cause di servizio. Nel corso dell’assemblea il
Tenente Colonnello Ruolo d’Onore Giorgio Bertalli di Montagna è stato premiato
con la pergamena e la medaglia d’oro degli invalidi per i suoi 50 anni di associazione al sodalizio. Il rinnovo delle cariche sociali ha visto la riconferma alla presidenza dell’Unms di Sondrio, per il terzo mandato consecutivo, di Franco Speranza.
Al suo fianco, Giorgio Bertalli come vice presidente , Mauro Martinalli come segretario e Giorgio Bonetti e Lino Locatelli come consiglieri. “Per l’autunno abbiamo nuove prospettive e iniziative da portare avanti – ha dichiarato Franco
Speranza – come la richiesta o il ricorso per ottenere la quattordicesima mensilità
per i grandi invalidi per servizio o la concessione dell’indennità speciale annua a
tutti gli invalidi per servizio. Ad oggi abbiamo già ottenuto l’aumento del rimborso
per le cure climatiche che è stato portato a 37 euro al giorno per 21 giorni l’anno.
Siamo molto soddisfatti dell’impegno sociale riscontrato, anche nel 2009 abbiamo
portato a buon fine tutte le pratiche di ricorso che abbiamo seguito”. La sezione di
Sondrio dell’U.N.M.S. conta ad oggi 235 soci e simpatizzanti. La sede in Lungo
Mallero Diaz, 18, a Sondrio sarà aperta con nuovi orari il lunedì, mercoledì e sabato dalle ore 9.00 alle 11.30 e su appuntamento telefonando al 340-7173764. L’Unione
Nazionale Mutilati e Invalidi per Servizio Istituzionale raggruppa in Associazione
tutti coloro che, alle dipendenze dello Stato e degli enti locali, territoriali ed istituzionali, hanno riportato mutilazioni ed infermità in servizio e per causa di servizio
militare e civile. Lo scopo primario dell’Unms è rappresentare e tutelare gli interessi morali e materiali di mutilati e invalidi per servizio e dei familiari dei caduti.
no i loro punti di vista.
Per questo si è voluto
creare anche nella città
di São Mateus una radio
libera, che faccia sentire la voce della Chiesa…
Non sono necessari grandi progetti, ma è importante avere tante piccole iniziative concrete. In
Brasile è diffuso il detto
che gente semplice, che
fa piccole cose, in ambienti periferici, può tuttavia cambiare il mondo.
Il gemellaggio con Sondrio si pone proprio su
questa linea». Monsignor Zanoni, che ha parlato in portoghese, con
la traduzione intervallata di Francesco Racchetti, presidente dell’associazione A Dança
da Vida, ha poi ricordato di essere venuto in
Italia per la visita quinquennale che i vescovi
devono compiere a Roma (visita ad limina).
Questo ha costituito per
lui un’ottima occasione
per venire anche a Sondrio e conoscere quindi
personalmente una realtà che aveva solamente
sentito nominare. Que-
sta visita è giudicata da
lui non meno importante di quella compiuta a
Roma. La realtà della
diocesi di São Mateus è
molto complessa, ha continuato il vescovo, in
quanto comprende ben
700 comunità, che i pochi sacerdoti possono visitare solo saltuariamente: in media una
volta al mese. La vita religiosa, tuttavia, è molto intensa, perché le singole comunità si organizzano e partecipano a
momenti di preghiera
opportunamente guidati
da laici, tra i quali vi
sono molte donne. All’interno della conferenza episcopale sudamericana, inoltre, monsignor
Zanoni fa parte di una
piccola componente che
si occupa in modo particolare della pastorale
degli afro-discendenti,
che sono numerosi e che
spesso vengono criminalizzati. «Il gemellaggio
tra Sondrio e la mia città è molto importante –
ha concluso il vescovo –
perché rappresenta uno
scambio nel quale en-
trambe le parti hanno
molto da dare e da ricevere. La popolazione di
São Mateus è molto riconoscente per l’aiuto
che riceve e nello stesso
tempo può fornire agli
Europei la testimonianza di una Chiesa viva,
che ha una partecipazione religiosa molto sentita, come dimostrano le
oltre 2.000 persone che
ogni domenica affollano
la cattedrale per la Santa Messa». Il valore del
gemellaggio come scambio e arricchimento tra
due culture è stato sottolineato anche negli indirizzi di saluto che sono
stati rivolti al vescovo
dall’assessore Carlo
Ruina e dal sindaco di
Sondrio Alcide Molteni.
«L’incontro con monsignor Zanoni ci ha fatto
vivere la dimensione
universale della chiesa –
ha concluso l’arciprete
monsignor Valerio Modenesi –, auspicando
che il gemellaggio contribuisca a renderci meno provinciali e più cittadini del mondo».
PROVINCIA IMPORTANTI LE RICHIESTE PRESENTATE
La giornata per le acque
L
a giornata provinciale di mobilitazione a difesa delle acque di Valtellina e Valchiavenna, domenica 27 giugno,
ha visto una partecipazione significativa, con
presenze che hanno sfiorato le mille persone. La
giornata si è chiusa portando all’attenzione del
grande pubblico contenuti rilevanti: innanzitutto un documento, consegnato al prefetto Erminia Rosa Cesari affinché lo faccia arrivare nelle mani del presidente
della Repubblica Giorgio
Napolitano.
E poi ancora. La necessità di riscrivere il con-
tratto per l’acqua e l’opportunità di rivedere sia
la questione canoni idrici, sia la gestione delle dighe, che, secondo il
presidente della Provincia Massimo Sertori, dovrebbe essere affidata
sia alle società concessionarie sia agli enti istituzionali del territorio, per
una più equa ridistribuzione delle risorse economiche.
In provincia di Sondrio
si producono seicento
milioni di energia idroelettrica all’anno e sul territorio resta il 2-3% di
questa ricchezza. Ci sono 1533 chilometri di
corsi d’acqua in Valtellina e Valchiavenna, a co-
minciare dai 125 dell’Adda, con 105 affluenti. Nei 54 bacini artificiali, ci sono 890 milioni di
metri cubi d’acqua che
danno energia a dieci milioni di italiani. Sessant’anni fa le dighe davano lavoro a duemila
persone in provincia di
Sondrio: oggi, con le nuove tecnologie, gli occupati sono poche centinaia.
Una compartecipazione
Stato, Regione, territorio, per non disperdere
ricchezza e arrivare a un
uso consapevole del patrimonio idrico, che sappia dare risposte al territorio, nel rispetto dell’ambiente, specie per la
fauna ittica e sull’attenzione al dissesto.
PROGETTO USO CONSAPEVOLE E SICURO DELLE ACQUE
Il progetto “Uso consapevole e sicuro delle acque” promosso dall’Asl di
Sondrio, in collaborazione con Politec e Regione Lombardia, che negli ultimi anni ha interessato le sorgenti e gli acquedotti della Valmalenco, della
Valmasino e della Valchiavenna, quest’anno sarà esteso alla Valgerola ed
all’Alta Valtellina. Saranno eseguiti sopralluoghi, campionamenti di acque
e rilevazioni sulle condutture, mediante specifiche apparecchiature di misura, per verificare la presenza di dispersioni negli acquedotti dei comuni
di Rasura, Pedesina, Gerola, Sondalo, Bormio, Valdisotto, Valdidentro e
Valfurva. Il terzo anno di progetto ha l’obiettivo di proseguire quindi lo
studio delle caratteristiche quali-qualitative delle acque ad uso umano con
valutazione di igienicità delle acque potabili, censimento sullo stato e sulla
portata delle sorgenti e delle dispersioni, delle analisi modellistiche e successive indicazioni ai gestori ed ai cittadini. Anche quest’anno scopo del
progetto è dunque il miglioramento della consapevolezza, da parte dei gestori degli acquedotti e degli utenti del valore fondamentale della riscorsa
acqua, con conseguente massima cura nella sua tutela ed uso sicuro, riduzione di sprechi e dispersione. In proposito nel 2009 è stato realizzato un
manuale di esercizio e gestione degli acquedotti pubblici della provincia di
Sondrio, mentre per l’anno in corso verrà prodotto un manuale per tutti i
cittadini in tema di corretto utilizzo dell’acqua. I risultati saranno presentati pubblicamente, a fine anno, ai pubblici amministratori, ai gestori degli
acquedotti ed ai cittadini.
P A G I N A
CRONACA
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Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
SONDRIO L’INCONTRO CON L’ASSESSORE REGIONALE RAFFAELE CATTANEO
Progetti per le infrastrutture
S
i è fatto attendere dai giornalisti
quasi un’ora, ma
poi le notizie date da Raffaele
Cattaneo, assessore
alle Infrastrutture e
Mobilità della Regione
Lombardia, aprono a
qualche buona prospettiva nel futuro assai
prossimo per le infrastrutture viarie e ferroviarie nel nostro territorio. Anzitutto, la nuova
Statale 38: dopo aver
visitato i cantieri aperti
in Bassa Valle insieme
all’assessore provinciale
ai trasporti Piepaolo
Corradini e a Maurizio Del Tenno, coordinatore provinciale del
Popolo delle Libertà
(nonché membro parlamentare della VI Commissione per le Finanze,
particolare non indifferente di questi tempi), e
dopo aver incontrato nel
primissimo pomeriggio
il presidente della Provincia, Massimo Sertori,
Cattaneo ha assicurato
che le opere per realizzare il primo stralcio del
primo lotto della nuova
38 (dal Trivio di Fuentes
a Cosio Valtellino) procedono secondo i tempi
concordati con l’impresa, grazie anche ai macchinari impiegati, un
cassero mobile che permette di avanzare 125
metri a settimana su tut-
Nei giorni scorsi il sopralluogo sul
cantiere della Statale 38 in Bassa
Valtellina è stato l’occasione per parlare
della questione infrastrutturale: un
argomento sempre attuale e per il quale
imprese e cittadini chiedono impegno
di PIERANGELO MELGARA
te e quattro le corsie.
Quindi, si può ritenere
che entro settembre-ottobre del prossimo anno
questo primo tronco potrà essere inaugurato e
reso transitabile. Positivo anche il discorso a
proposito delle tangenziali di Morbegno (9,6
km da Cosio a dopo il Tartano) e di Tirano (da Villa di Tirano a Sernio).
Già oggi il progetto della tangenziale di Morbe-
gno (costo complessivo
279 milioni di euro) ha
tutti i crismi per essere
presentato a luglio al
CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) per essere finanziato. Con otto-nove mesi
di ritardo, anche il progetto della tangenziale di
Tirano potrà essere
pronto per essere portato al CIPE. «Il territorio
sta facendo già un gran-
EDILIZIA IN CRISI IN PROVINCIA DI SONDRIO
Edilizia in piena crisi in provincia di Sondrio. Se il comparto artigiano riesce a tenere, anche se teme il bilancio finale di questo 2010, le imprese
costruttrici non sono ottimiste. In provincia di Sondrio 54 grandi aziende
dell’edilizia (la quasi totalità di quelle con sede sociale in Valtellina e
Valchiavenna) e impiegano in totale 1.200 lavoratori sui 3.500 totali iscritti
nel 2009 alla Cassa edile di Sondrio. Gian Maria Castelli, presidente dell’associazione di categoria degli Industriali locali, concorda sulle linee generali con il suo omologo degli artigiani: la crisi non demorde. Gli studi
stimano per il 2009 un calo degli investimenti in costruzioni del -9,4% che
si aggiunge al -2,3% del 2008, con una previsione per il 2010 del -7,1%: in
tre anni sarà andato perso oltre il 18% degli investimenti. Nel settore
privato nel triennio 2008-2010 si perde il 30% per le nuove abitazioni e il
23% in appalti pubblici.
RIMOZIONE DELLA CARTELLONISTICA ABUSIVA
Prosegue senza sosta la rimozione della cartellonistica pubblicitaria
abusiva che reca danni sia alla circolazione stradale, sia alla bellezza del
paesaggio. L’Anas, d’intesa con la Polizia Stradale, la scorsa settimana ha rimosso cartelli e impianti pubblicitari lungo le strade statali della
provincia. Durante i lavori si è riscontrato che a Dubino, lungo la SS36,
sono stati tolti spontaneamente dalle agenzia pubblicitarie 31 cartelli e
lungo la Statale 38 ben 12, per un totale di 43 impianti. Fin’ora, quindi,
sulle strade statali 36, 37 e 38 sono stati rimossi oltre 100 cartelli pubblicitari abusivi. Il Prefetto e l’Assessore ai lavori pubblici della Provincia esprimono piena soddisfazione per l’impegno messo in opera da Polizia
stradale e Anas, nonché per l’atteggiamento cooperativo delle agenzia pubblicitarie coinvolte. L’iniziativa proseguirà anche nei prossimi giorni, secondo il programma stabilito.
PASSI AVANTI PER IL NODO STRADALE DI TIRANO
Passi avanti per il progetto del nuovo nodo stradale a Tirano. L’opera,
di circa 7 km, permetterà l’attraversamento della città evitando il
centro, favorendo quindi il traffico e migliorando sensibilmente la qualità
della vita dei residenti. Il Consiglio di Amministrazione dell’Anas, presieduto da Pietro Ciucci, ha approvato, in linea tecnica il progetto definitivo
per l’ammodernamento della SS38 nella zona di Tirano: ora, per continuare, si dovrà attendere la risposta dal Ministero. «Rispetto al progetto originario - ha affermato il presidente dell’Anas Pietro Ciucci - quello approvato
oggi prevede un primo stralcio funzionale in variante che recepisce le prescrizioni del Ministero dei Beni Culturali e riduce la lunghezza di un tratto
in galleria naturale, abbattendo i costi, senza comunque modificarne la
funzionalità». Il nuovo progetto è caratterizzato dalla presenza di una galleria naturale, di una artificiale e da due ponti sull’Adda: uno a Stazzona
e l’altro a Tirano. L’investimento richiesto per il complessivo ammodernamento dell’opera ammonta a 136 milioni di euro. «Il tracciato dell’opera
inserita tra quelle strategiche della Legge obiettivo - ha sottolineato il
presidente Ciucci - ha il consenso territoriale delle Amministrazioni competenti e verrà realizzato mediante appalto integrato». Il progetto verrà
inviato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per le successive procedure approvative e per il finanziamento.
de sforzo per mettere la
sua parte - ha osservato
Cattaneo - speriamo che
anche lo Stato, nonostante le difficoltà attuali, non manchi all’appuntamento». In questo
modo, si dovrebbe riuscire a realizzare la preventivata continuità dei cantieri perché, ultimato il
primo lotto, si procederebbe prima con la tangenziale di Morbegno,
poi con quella di Tirano,
con un indiscutibile risparmio di risorse e di
tempi. Il secondo argomento affrontato ha riguardato il servizio ferroviario in Valtellina.
Su questo, insieme a
Cattaneo, è intervenuto
anche Giuseppe Biesuz, amministratore delegato di Trenitalia-Le
Nord (TLN) per illustrare la situazione alla luce
dei tagli per il trasporto
pubblico su rotaia e su
gomma in Lombardia,
che si prospetta nell’ordine del 35%, se venisse
confermata la manovra
finanziaria del governo.
In proposito, l’assessore
ha rassicurato che il reclamo messo in atto dalla Regione col supporto
di Province, Comuni e
Comunità Montane sembra in grado di avere
successo. Quindi, Biesuz
ha ricordato che l’operazione restyling e di
miglioramento del materiale viaggiante sulla
nostra linea ha già dato
i primi frutti: da domenica 13 giugno sono state immesse trenta carrozze completamente
restaurate, in cui si è attuata la manutenzione
approfondita degli organi meccanici ed elettrici, la pulizia e il rifacimento degli arredi interni e delle toilette. Il costo complessivo per ristrutturare il materiale
si aggira attorno al milione di euro, attualmente finanziato dalla Regione per un quarto; se il
privato (le banche o altri sponsor) si impegna
a coprire il rimanente,
tutto il parco rotabile
potrebbe essere rinnovato entro settembre, in
caso contrario i tempi si
allungherebbero di molto. In contropartita, al
privato potrebbe apporre il proprio logo sulle
carrozze. In secondo luogo, Biesuz ha informato
che le richieste per un
maggior numero di
treni sulla tratta Sondrio-Tirano sono state
accolte e da settembre
ci sarà un treno ogni o-
ra, anziché ogni due. E,
mentre già negli ultimi
trenta giorni i treni tra
Tirano-Sondrio-LeccoMilano fanno registrare
ritardi contenuti in un
massimo di cinque minuti, si aprirà un tavolo
di confronto col territorio per le altre esigenze
di un collegamento più
veloce con Milano (si è
parlato di un’ora e quarantacinque minuti) e di
un metrò di valle tra Colico e Sondrio. Puntualizzato - calcoli orari alla
mano - che su una linea
a binario unico a causa
degli inevitabili incroci
le due cose sono incompatibili, Biesuz si è dichiarato disponibile ad
un approfondimento con
le realtà locali per trovare la soluzione più
soddisfacente per tutti.
Da ultimo, è intervenuto il presidente Massimo Sertori, concordando con questa linea e ponendo l’accento sul fatto che il trasporto su rotaia è fondamentale per
la provincia e che la creazione di TNL si sta dimostrando fondamentale per ascoltare le esigenze del territorio, in
particolare per il collegamento turistico con Tirano e da lì con il Trenino Rosso del Bernina.
Da qui la proposta di attuare nei fine settimana
corse speciali da Milano
a Tirano e viceversa con
offerte di pacchetti studiati per i turisti e con
biglietti dal costo nettamente superiore.
ALTA VALLE INIZIATIVA PER IL PERIODO ESTIVO
Ritorna «Chiese aperte»
I
l patrimonio culturale
dell’Alta Valtellina
conservato nelle chiese
del territorio sarà nuovamente fruibile con
l’estate 2010 grazie all’iniziativa Chiese aperte. Giunta ormai alla sua
terza edizione, tale iniziativa vede la stretta collaborazione di Comunità
Montana Alta Valtellina
e delle parrocchie del comprensorio. Nei mesi di luglio e agosto, da Sondalo
a Livigno, diciotto chiese
spalancheranno una volta
a settimana i propri portoni esclusivamente per il
piacere di ammirarne i tesori artistici. Grazie alla
disponibilità dei sempre
più numerosi volontari, i
visitatori potranno inoltre
beneficiare, a titolo gratuito, di una visita guidata
dell’edificio. Anche quest’anno chi visiterà le
“Chiese aperte” avrà l’opportunità di portare a casa
una scheda in cui vengono
illustrati gli aspetti storico-artistici dei singoli edifici inclusi nel percorso culturale, così da poter disporre, a circuito completato, di
un cofanetto descrittivo con
i luoghi sacri più interessanti del comprensorio
dell’Alta Valtellina. Queste le chiese visitabili nell’ambito dell’iniziativa per
l’estate 2010: nel comune
di Sondalo la chiesa di S.
Marta, la chiesa di S. Ma-
ria Maggiore e la chiesa di
S. Giovanni Battista (Mondadizza); a Valdisotto la
chiesa di S. Bartolomeo, la
chiesa di S. Maria Assunta (a Cepina), la chiesa di
S. Pietro e la chiesa della
Madonna del Caravaggio
(a Oga); a Valfurva la chiesa della Madonna di Misericordia di Uzza e la chiesa della SS. Trinità di
Teregua, restituita alle celebrazioni religiose e alla
popolazione dopo un restauro integrale da poco
concluso; a Valdidentro la
chiesa di S. Gallo, la chiesa di S. Cristoforo (a Premadio), la chiesa di S.
Martino a la chiesa di S.
Carlo. A Bormio saranno
invece aperte alle visite la
chiesa parrocchiale dei
santi Gervasio e Protasio,
la chiesa di S. Antonio a
Combo, la chiesa del S.
Spirito e la chiesa di S. Vitale. Le opportunità offerte da chiese aperte sono
estremamente appetitose
soprattutto perché alcuni
di questi edifici ospitano
molto raramente celebrazioni religiose; di fatto,
quindi, le possibilità di accesso sarebbero alquanto
limitate. È bene ricordare
che questi gioielli storicoartistici sono a tutt’oggi
luoghi di culto (fatta eccezione per la chiesa del
Santo Spirito). Dovere degli ospiti è quindi attenersi ad un comportamento
riguardoso e consono alla
loro sacralità nel corso della visita.
P A G I N A
37
SPORT
CALCIO SITUAZIONE INGARBUGLIATA IN VIALE SINIGAGLIA
Como, quale futuro?
Ciuccarello, dopo
tanti proclami,
non ha acquistato
gli azzurri.
Resteranno nelle
mani della coppia
Di Bari-Rivetti?
pagina a cura di LUIGI CLERICI
N
Uscito di scena Mister X Ciuccarello
toccherà ancora alla coppia Di BariRivetti (a fianco) guidare le sorti del
Calcio Como?
abbiamo avuto abbondantemente modo di far presente anche noi, su Ciuccarello, sulla sua storia e
attività, sulle sue fortune
economiche ma soprattutto sfortune, ne abbiamo
lette e sentite di tutti i colori. Venerdì scorso, a mezzanotte, è scaduto il termine e così la coppia Di Bari
(forse un po’ a malavoglia)
e Rivetti (certamente con
più entusiasmo anche se,
magari, le vicende che si
sono susseguite nell’ultimo mese ne hanno forse
intaccato il morale) resta
al timone del Como, magari con qualche nuovo
aiuto. Al di là delle solite
frasi fatte tutte comasche
(quando si tratta di parlare i grandi imprenditori
BASKET ARRIVI PER LA COMENSE
lariani lasciano il segno
nella storia del Como si
contano sulle dita coloro
che ne hanno retto le sorti essendo nati in città e
provincia), qualche aiuto
potrebbe arrivare dall’esterno. Negli ultimi
giorni è circolato un nuovo nome, l’ennesimo della serie, ovvero quello dell’imprenditore Luigi Manuali, di Gubbio. ma legato ad ambienti calcistici
quali il Novara e il Borgomanero che, si dice, potrebbe appunto dare man
forte a Di Bari. Sul fronte
dell’assemblamen-to della
nuova squadra, il compito
di recuperare giocatori
(magari a basso costo ed
alto rendimento) dovrebbe spettare all’ex Diretto-
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ella peggiore
delle ipotesi
tra una settimana Como,
per la seconda volta nel giro di un lustro, potrebbe trovarsi
nuovamente senza una
squadra professionistica e
ripartite, se si è fortunati, dai dilettanti. Nella migliore, invece, la coppia Di
Bari e Rivetti resterà alla
guida della società azzurra ma, visti i tempi (siamo
alla fine di giugno), difficilmente con una squadra
competitiva e quindi la
prossima stagione potrebbe essere nuovamente
ricca di sofferenze per il
pubblico lariano. E’ questo il bivio che attende il
Calcio Como, alle prese
con l’ennesima estate
travagliata.
Venerdì scorso, infatti,
è calato definitivamente il
sipario sulla farsa che ha
visto come protagonista
principale Raffaele Ciuccariello che, il 31 maggio
scorso, era stato presentato con tutti i crismi da Antonio Di Bari quale nuovo
“patron azzurro”. Un vero
e proprio boomerang per
Di Bari in quanto il suo “fidatevi” è diventato una
barzelletta. Nel corso di
queste settimane, come
re Sportivo del Bellinzona, Marco Degennaro.
Qualche indiscrezione
è anche trapelata sul ritiro estivo che, si vocifera,
potrebbe sbarcare in
Valtellina, a Sondalo. Intanto, come abbiamo già
avuto modo di ribadire,
Como potrebbe anche
“sparire”. Mercoledì 30
giugno, ovvero al momento di andare in stampa, la Lega di serie C chiude le iscrizioni per il prossimo campionato. Affinché il Como abbia un futuro occorre presentare
per quella data tutta una
serie di documenti insieme alla fidejussione di
400mila euro. Tante sono
le società a rischio. Speriamo non gli azzurri.
PALLANUOTO RETROCESSIONE
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
NUOTO AI CAMPIONATI ITALIANI
A Como 24 ori
Le società
comasche Osha
Asp e Briantea 84
hanno fatto incetta
di titoli agli
assoluti per
disabili di
Pugnochiuso
A
mmontano
a
ben 44 le medaglie conquistate
dalle società comasche ai campionati italiani di nuoto riservati ad atleti disabili
che si sono svolti a Pugnochiuso. Nel dettaglio l’
Osha Asp ha conquistato
13 medaglie d’oro, 8 d’argento ed altrettante di
bronzo.
Nove ori, due argenti e
quattro bronzi sono stati
invece appannaggio della
Briantea84. Si tratta di
numeri veramente significativi dato che in Puglia
si sono confrontati i migliori atleti di tutta Italia,
400, appartenenti a ben 70
società sportive.
Oltre alle numerose
medaglie si segnala anche
il fatto che il premio per la
miglior prestazione tecnica femminile classe 21 è
stato conquistato da Dalila Vignando di Luisago,
scelta tra 150 ragazze e
premiata dai tecnici della
nazionale con un trofeo
per la sua gara nei 100 misti dove si è largamente
imposta dimostrando una
grande tecnica in tutti e
quattro gli stili (da segnalare che la Vignando ha
inoltre ottenuto una medaglia d’oro nei 200 rana
ed un bronzo nei 100
rana).
Gli altri primi posti dell’
Osha Asp sono stati conquistati da Gianluigi
Franchetto nei 200 stile
libero (categoria Juniores
S 14), poi completati da
due argenti nei 100 e 50
dello stesso stile; da Federico Tiranti (tre ori, nella
classe 21 amatori, rispettivamente nei 50 e 100 stile libero, e nei 50 rana);
dalla staffetta 4x50 stile libero composta da Oscar
Pellegrini, Samuele Serino, Federico Tiranti e
Gianluigi Facchetto; da
Camilla Pogliani (senior
S14 nei 200 stile libero).
Per ciò che riguarda la
Briantea 84 tripletta di ori,
al suo debutto in competizioni, per Chiara Franza
(categoria Esordienti, nei
50 dorso, 50 rana e 100
dorso); due ori per Sabrina De Dominicis (50 rana
e 100 stile libero) ed uno
per Katia Marzorati (100
rana).
Tra gli Juniores maschili doppia affermazione
per Paolo Zaffaroni (200 e
100 rana) mentre l’ultimo
oro dei Campionati italiani è arrivato da Davide
Maniscalco nei 200 misti.
Come si può intuire una
vera e propria “messe di
medaglie” e risultati che
dimostrano la validità dell'attività sportiva delle
società comasche.
CICLISMO 90° EDIZIONE
Barbiero coach Como in serie B 3 valli esaltante
Per la compagine
nerostellata è
tempo di volti
nuovi tra
cui il tecnico
e la straniera
Cameo Hicks
È
entusiasta di far
parte della Comense. Non lo nasconde Loris Barbiero, il nuovo coach delle nerostellate presentato dalla dirigenza
della Comense ad inizio
del mese di giugno. Nella
sua prima uscita sulla panchina che fu, tra gli altri,
anche di Aldo Corno, Barbiero ha dichiarato:” Sono
molto contento, credo che
sia difficile esprimere
quanto sono contento.
Non voglio dissimulare,
non voglio mostrare più di
quello che è, ma sono
molto felice”. Barbiero,
allenatore emergente, è
pronto per questo nuovo
incarico e motivato a raggiungere importanti obiettivi. “Ho incontrato alcune delle ragazze - ha
continuato il coach - per
esempio Valentina Donvinto l’ho incontrata in
Nazionale. Adesso parlerò un po’ con tutte e piano
piano le conoscerò”.
Ma quello di Barbiero
non è stato l'unico arrivo
per la società di viale Partigiani. Tra i volti nuovi
anche quello della giocatrice straniera Cameo
Hicks, 26anni, che da parte sua ha espresso il suo
entusiasmo per questa
sua avventura con la Comense: “Sono veramente
felice di essere qui - ha
detto la guardia ala americana - è una importante
opportunità”. Tante novità, quindi, per il futuro ma
anche un gradito ritorno
tra le nerostellate. Si tratta di Viviana Ballabio che
fungerà da supporto per le
atlete più giovani del club.
Dopo 27 anni
le canottine
lariane
abbandonano
la massima serie
e riprendono
mestamente dalla
divisione cadetta
L
a sconfitta rimediata nell'ultima
partita del campionato, alla piscina di Muggiò, con
tro la Muri Antichi Catania (9-11 il risultato finale) è stata. a dir poco, storica per la Como Nuoto.
Infatti, dopo 27 anni, le
canottine lariane dovranno ricominciare la loro
storia, l'anno prossimo,
dalla serie B. Un risultato sicuramente amaro per
la gloriosa formazione
lariana di pallanuoto che
ha lasciato la serie A2
dopo lo spareggio dei playoff contro i siciliani. Già
sconfitta all’andata la
Como Nuoto è stata battuta anche nel match di
ritorno.
E' finita così, mestamente, non solo una stagione che per i comaschi
è stata tutta in salita e caratterizzata da problemi
tecnici, ma sopratutto
economici che hanno portato la squadra a lottare
fin dalle prime giornate
per cercare di restare in
serie A, ma anche un'epoca. Soltanto poco più di 10
anni fa, infatti, la Como
Nuoto era riuscita a sorprendere nel mondo della pallanuoto italiana
vantando ottimi risultati
nel campionato di serie
A1 e la conquista della
prestigiosa Coppa Comen. Da Como, inoltre,
in questo periodo sono
passati "fior di campioni",
come il portiere Gerini
oppure Lorenzo Vismara,
prima di dedicarsi esclusivamente al nuovo. Per
non tralasciare gli stranieri. Vedremo come in
viale Geno ci si attrezzerà per ripartire.
La popolare corsa
pre-mondiale
del 17 agosto
percorrerà
le strade della
diocesi di Como
U
n arrivo tutto
nuovo e in salita
che darà emozioni e incertezza
alle migliaia di
spettatori abituati ad ammirare ed acclamare i
campioni del ciclismo impegnati nell’ultimo sprint
della Tre Valli Varesina.
È una delle novità, probabilmente la più importante, annunciata in occasione della presentazione
della 90* edizione di questa classica del panorama
italiano e internazionale
del ciclismo. Il traguardo
quest’anno sarà in via
Trentini a Varese, nel rione di Casbeno. La scelta è
una sorta di omaggio all’Amministrazione pro-
vinciale che da anni sostiene la Società Binda,
organizzatrice della Tre
Valli e quest’anno di scena martedì 17 agosto.
Sarà una Tre Valli Varesine particolare perché
la gara festeggia la sua
90° edizione sul tracciato
inedito Campione d’Italia,
Luino e Varese che ha caratterizzato le ultime dieci edizioni. L’intero percorso di 200 chilometri
(solo le prove del ProTour
possono avere lunghezza
maggiore) vedrà i partecipanti percorerre anche le
strade della Valcuvia.
Mauro Santambrogio,
vincitore lo scorso anno,
dovrebbe essere al via insieme al campione del
Mondo, Cadel Evans.
Oltre alla Liquigas altre
altre quattro formazioni
del Pro Tour parteciperanno alla corsa: Lampre,
Garmin, Footon e HtcColumbia. Al via ci saranno, ovviamente, tutte le
formazioni italiane.
P A G I N A
38
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
TRA MALCOSTUME, ESAGERAZIONI ED INDIGNAZIONALE POPOLARE
E’ proprio tutto nero?
M
inistri ed ex ministri che ammettono favori particolari da parte d’imprenditori molto
discussi, cardinali indagati perché avrebbero gestito con leggerezza alcune questioni finanziarie, ex magistrati oggi leader
politici dell’opposizione sospettati d’illeciti amministrativi, nomine governative alquanto strane, invocazione dell’immunità e
del segreto istruttorio, indignazione popolare…
Sono i principali ingredienti
della marmellata mediatica che
in questi giorni propone, spesso
un po’ alla rinfusa, un’ampia copertura di alcune losche vicende
della recente storia politico-imprenditoriale dell’Italia. Tra
iscrizioni nel registro degli indagati, scampoli d’intercettazioni,
quotidiane rivelazioni e qualche
rivelazione a sorpresa che non
manca mai, le testate giornalistiche e i telegiornali cavalcano
l’onda di quella che sembra essere una nuova “tangentopoli”, sotto (nemmeno tanto) mentite
nuove spoglie.
Le notizie, a onor del vero, ci
sono. Un ministro che avrebbe
agito al di fuori delle regole, un
ex magistrato legalista che sarebbe stato lui stesso protagonista di operazioni economiche
poco chiare, un vescovo messo
sotto accusa, meritano indubbiamente l’attenzione dei giornalisti e dei cittadini tutti. Ne va
della coscienza civile collettiva,
del rispetto dei ruoli di responsabilità, dell’etica sociale, insomma di tutti quei principi di fondo
su cui si deve reggere la vita comunitaria a qualunque livello.
Una riflessione
sul mondo dei
media tra i doveri
dei giornalisti
e i diritti
(ma anche doveri)
degli ascoltatori
In discussione, ancora una volta, è il modo in cui certe vicende
vengono trattate e proposte all’attenzione popolare. Anche le
testate informative ritenute le
più indipendenti o le più istituzionali non sempre rinunciano a
scegliere punti di vista preorientati o a proporre tesi pre-costituite. Quando poi si tratta di giornali o telegiornali dichiaratamente di area, i lettori e gli
spettatori non hanno più davanti
a loro organi d’informazione ma
bollettini propagandistici, che
incentrano i loro servizi s ulla
messa sotto accusa o sulla difesa
a spada tratta di uno o dell’altro
dei personaggi alla ribalta “a prescindere”, come avrebbe detto
Totò.
Pochi sono i quotidiani e i notiziari che si prendono la briga di
entrare nel merito delle indagini,
delle accuse, dei riscontri giudiziari, forse per non violare il
segreto istruttorio, forse perché
in fondo fa più audience calcare
la mano sulle tesi dei colpevolisti
e degli innocentisti, o raccontare
sul filo della credibilità quello
che “si sarebbe verificato”, che
l’uno “avrebbe detto” all’altro, o
che “secondo alcune indiscrezioni” sarebbe successo lontano da
orecchie e occhi indiscreti.
A margine, ma nemmeno tan-
to, i costanti flash sulla Nazionale di calcio impegnata nei Mondiali in Sudafrica, argomento che
contribuisce a dare un’immagine
incerta e fragile dell’Italia e che
in qualche modo fa il paio con la
connotazione poco onorevole che
emerge
dalle
cronache
giudiziarie di cui sopra. Quel
mondo del pallone che in altri
momenti e in epoche diverse ha
permesso agli italiani di distrarsi o di consolarsi dai problemi
reali, oggi non è stato in grado di
assolvere a questa funzione.
Su certi fatti, peraltro, non ci si
può distrarre, né consolare come
struzzi che nascondono la testa
sotto terra. È doveroso per i cronisti portare alla luce e far conoscere il malaffare, è altrettanto
imprescindibile l’obbligo di fare
informazione in maniera corretta, non sensazionalistica e, soprattutto, non di parte.
Tra notizie di segno negativo,
crisi economica persistente, posti
di lavoro continuamente a rischio
e un generale sentimento d’incertezza e sfiducia, non è un buon
momento. I media possono avere
un ruolo fondamentale nell’accentuare l’una o l’altra con-notazione. Per certi versi, hanno addirittura il dovere di farlo: una corretta informazione è l’essenza di
un’effettiva democrazia. A noi
destinatari il compito di non accontentarci delle notizie gridate
e faziose, di non schierarci da una
parte o dall’altra senza cognizione di causa, di andare a cercare
possibilmente alla fonte le informazioni che non sempre i mezzi
di comunicazione sono capaci di
fornire.
MARCO DERIU
Tele
IL
comando
Domenica 4. S.Messa
da Sulmona, Rai1, 9,55.
Correva l’anno, Rai3, 13,00.
I fratelli Kennedy e M.Monroe.
Doc. Barriera invisibi-le,
La7, 15,15. Capolavoro di
E.Kazan sul razzismo, con G.
Peck. Avventura a vallechiara, R4, 15,20. Film comico con Stallio e Ollio. La
lunga ombra gialla,La7,
17,50. Film di spionaggio con
G.Peck
Geronimo, R4,
16,40. Western. Divine d’Italia, Raistoria, 21,00. Documentario Dr. House, It1,
21,10. Telefilm. Il nome della rosa, Rai3, 20,30. Film
drammatico con S.Connery
dal romanzo di Eco del quale
conserva la trama. Numbers,
Rai2, 21,05. Telefilm polizieschi. Missione natura, La7,
21,30. Documentario. Gattaca- la porta dell’universo, R4, 23,35. Buon film di
fantascienza che fa pensare.
Glob l’osceno del villaggio,
Rai3, 23,05.
Lunedì 5. Don Matteo
3, Rai1, 14,10. Fiction con T.
Hill. (Da lunedì a venerdì)
Raccontami II, Rai1, 15,05.
fiction sugli anni ’60.(Da lun a
ven.) Due per la strada, R4,
16,35. Da non perdere questo
film sentimentale di S. Donen.
Tutta la vita davanti, C5,
21,10. Film tv con S. Ferilli.
Chi l’ha visto? Rai3, 21,10. Attualità. Un medico in famiglia
6, Rai1, 21,20. Fiction. Il comandante Navarro, R4, 21,10.
Poliziesco. Bolero Rai Storia
21,00. Film. Storia del fascismo R4, 23,15. Nuova serie di
documentari diretti da Folco
Quilici. Il delitto Matteotti,
R4, 0,40. Film di D.Damiani.
Martedì 6. Serata Dan
Brown, Rai Storia 21,00. Doc.
Gaia scienza, La7, 21,10. Replica del programma divulgativo di
M.Tozzi. Magnitudo 10,5, C5,
21,10. Film tv catsstrofico. Circo di Montecarlo, Rai3, 21.10.
Spettacolo. Anni 50, R4, 21,10.
Sceneggiato. Il topolino Marty
e la fabbrica di perle, It1,
21,10. Animazione. Ricominciamo da capo, Iris 21,00. Bella commedia su un giornalista
che rivivie continuamente lo
stesso giorno.
Mercoledì 7. Insieme a
Parigi, Rai3, 21,10. Commedia
con A.Hepburn. SOS tata, La7,
21,10. Reality istruttivo. A.I.
Intelligenza artificiale, R4,
21,10. Film di fantascienza di
Spielberg. In her shoes, C5,
21,10. Film commedia con C.
Diaz. The constant gardener
Rai4, 21,10. Ottimo film drammatico. Doc3, Rai3, 23,45. Solo
andata il sogno di un tuareg.
Doc.
Giovedì 8. La vita è un mi-
il settimanale
il settimanale
racolo, Iris, 21,00. Film fantastico francese, da vedere.
“Kusturica racconta la possibilità dell’amore tra diversi
anche nel bel mezzo del caos
più totale” scrive un critico.
Superquark, Rai1, 21,20.
Alice Nevers, professione
giudice,
Rai3,
21,10.
Telefilm polizieschi. Robin
Hood, R4, 21,10. Telefilm. Il
mistero della mente,Rai
storia, 21,00. Documentario.
Traffic, R4, 23,15. Ottimo
thriller con M. Douglas.
Venerdì 9. Uccidete
Rommel, La7, 14,05. Film di
guerra. Il mistero dei templari, Rai1, 21,20. Film con
N. Cage. Gli archivi della
storia, Rai3, 21,10. La croce
e la svastica. Puntata dedicata a quei tedeschi che osarono
opporsi al nazismo. NCIS,
Rai2, 21,05. Telefilm. Scrivimi una canzone, C5, 21,10.
Commedia parzialmente riuscita con Hugh Grant.
Sabato 10. Private
practice, Rai2, 21,05. Telefilm. Il segno di Venere,
Rai3, 21,30. Film di D. Risi. .
Wallander: il falsario, Rai4,
21,10. Poliziesco svedese.
L’inspettore Barnaby, La7,
21,35. Poliziesco. Tg2 Dossier, Rai2, 23,40.
a cura di
TIZIANO RAFFAINI
Puccini
La rondine
L
a rondine è un’opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini (18581924), su libretto di
Giuseppe Adami. Originariamente concepita come
operetta, secondo un contratto
stabilito con gli impresari del
Carltheater di Vienna, il musicista, insoddisfatto dell’impianto drammatico conferito
dai librettisti Heinz Reichert e
Alfred Willner, volle trasformare La rondine in un’opera
vera e propria affidandosi al
commediografo Adami.
La scarsa convinzione dell’autore nel buon esito dell’operazione compromisero in buona
parte la gestazione del lavoro,
che si protrasse, attraverso
continui ripensamenti, fra il
1913 e il 1915. L’opera fu rappresentata in prima esecuzione, con successo, al Grand
Theatre di Montecarlo il 27
marzo 1917 con Gilda Della
Rizza e Tito Schipa nei ruoli
dei protagonisti. La prima rappresentazione italiana ebbe
luogo il 2 giugno dello stesso
anno al Teatro Comunale di
Bologna con Aureliano Pertile
e Toti Dal Monte.
L’opera ebbe successi alterni. All’originaria partitura,
Puccini portò successive revisioni. Oggi tuttavia l’ascoltiamo nella versione originale,
l’unica che è rimasta completa
nel tempo. Dopo la morte dell’autore, La rondine scomparve
dai cartelloni teatrali e solo in
tempi recenti è stata rivalutata e le è stato assegnato il giusto ruolo: non un capolavoro,
ma degna di essere conosciuta,
ascoltata e apprezzata.
E’ l’unica opera pucciniana
ad essere stata stampata per i
tipi della Sonzogno anziché Ricordi. Il linguaggio compositivo contenuto nella partitura fa comprendere l’importanza dell’esperimento drammaturgico compiuto dal Mae-
stro, che
prende le
mosse dall’esperienza di La
fanciulla
del West, A L L ' O P E R A
prende
spunto dai
colori
e
dalle sfumature ro- GRAMMA
mantiche
insite ne
La Bohème e giunge a coniugare i motivi del nuovo teatro lirico d’inizio secolo. Non mancano scale
pentatoniche, dissonanze utilizzate in totale libertà, cambi
improvvisi e repentini di tonalità, l’utilizzo del motivo ricorrente legato a più personaggi.
La creatività nell’impiego dei
motivi del valzer, dei balli americani come l’one step e lo slow
fox nonché del più tradizionale tango (tema ricorrente di
Prunier) contribuiscono a far
comprendere quanto Puccini
volesse essere moderno e contemporaneo pur restando nel
clima del Secondo Impero parigino. Nonostante la “frivolezza” del soggetto, leggerezza che
le è assegnata dalla storia languida di amori vissuti, desiderati e rinnegati (alcuni critici
la paragonano, per certi aspetti, a La Traviata di Verdi)
Puccini, con quest’opera, intese “volare” verso il teatro europeo del Novecento. Nonostante qualche discrepanza, è forse
uno dei massimi esempi di stile del suo tempo, quello comicosentimentale viennese.
GUIDA
PEN
TA
Atto I: Chi il bel sogno di
Doretta (Magda); Ore dolci e
divine (Magda).
Atto III: Dimmi che vuoi seguirmi alla mia casa
(Ruggero).
a cura di
ALBERTO CIMA
P A G I N A
39
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010
LE NOTIZIE DEL SETTIMANALE
LETTERE
AL DIRETTORE
APPUNTAMENTI CON... ANTICIPO
G
entile direttore, sono un fedele lettore
“della domenica” del
Settimanale... nel
senso che al termine
della Messa lo prelevo dalla
bacheca. Volevo segnalarle come lettore della domenica - il
fatto che nelle pagine del Settimanale spesso sono pubblicate
iniziative, convegni, recital in
prossimità dell’evento, se non
addirittura quando le iniziative
sono già “passate”.
Le domando: perchè non pubblicare questi eventi con largo
anticipo anche perchè nessuna
associazione, ente, parrocchia
programma iniziative in pochi
giorni con l’intervento di esperti, gruppi ed altre personalità, e
a chi giova pubblicarle proprio
a ridosso dell’evento?
Le scrive un catechista di
Cermenate che per i propri ragazzi - a settembre cominceranno l’avventura della scuola superiore - insieme al gruppo delle catechiste è alla ricerca di
proposte coinvolgenti come recital, incontri missionari (come
quello di settimana scorsa ad
Albate ad opera dell’associazione La Zolla, pubblicata in ... ritardo). Come ci sarebbe piaciuto, ad esempio, accompagnare
i nostri ragazzi al recital su
MadreTeresa.
Non possiamo certo ricorrere
a “investigatori” nel leggere
manifesti nelle bacheche delle
chiese della diocesi...
Penso che il pubblicare notizie con largo anticipo possa essere un vantaggio per tutti; il
pubblicare un evento ormai trascorso a me lettore dirà sicuramente la riccheza di vita della
nostra diocesi lariana, ma mi
impedisce nel contempo di parteciparvi.
Concludo: giovedì 8 luglio a
Bregnano ci sarà un concerto di
don Giosy Cento in occasione del
150° anniversario della fondazione della parrochia di San Giorgio. L’ho scoperto per caso passando con l’auto da Bregnano e
leggendo un manifesto, e già ci
siamo già organizzati per accompagnare i nostri ragazzi
con le famiglie. Ma vorrei “muovermi” più spesso in lungo e in
largo della nostra diocesi...
La ringrazio per l’attenzione.
data, quasi rassicurandoci che
«questa notizia posso aspettare a metterla anche settimana
prossima»... Ma vi sono due
«attenuanti». Talvolta le
notizie arrivano tardi in
redazione, magari con la
pressante richiesta di pubblicarle subito. E poi, tenga conto
che il nostro giornale porta la
data del sabato, ma noi
ROSA CANINA
Rosa canina
ADELIO CATTANEO
Sono d’accordo con lei
circa l’utilità del
conoscere prima alcuni
appuntamenti che possono
interessare anche al di là dei
confini di una parrocchia.
Credo che qualche volta la
negligenza sia nostra: abbiamo tante cose da scrivere e le
mettiamo in ordine secondo la
POSTA:
V.le Cesare Battisti 8
22100 COMO
FAX:
031.3109325
✉
facciamo conto che gli abbonati - che costituiscono il 70 per
cento dei nostri lettori! ricevono il settimanale già il
giovedì o il venerdì, e, quindi,
ci arrischiamo anche a segnalare appuntamenti precedenti
E-MAIL:
[email protected]
alla data stampata sotto la
testata. Comunque le assicuro
che faremo più attenzione e
cercheremo di giocare d’anticipo. E per l’8 luglio la notizia
del concerto ce l’ha data lei
con tempismo. Grazie.
È la specie di rosa spontanea più comune
in Italia, antenata di tutte le rose
coltivate, molto frequente nelle siepi e ai
margini dei boschi.
Deve il nome a
Plinio il vecchio,
secondo il
quale
un soldato
romano
morso da
un cane fu guarito
dalla rabbia
con un decotto
di radici di
questa pianta
Foto AC - Il Settimanale
PERVINCA
Vinca
Major
BOTTON D’ORO
Trollius
europaeus
È una pianta della
famiglia delle
Ranunculaceae...
Questo piccolo
fiore che,
lungo i sentieri
ombreggiati, ci ha
segnalato l’arrivo
della primavera
deve il suo nome
al verbo latino
vincire (che
significa “legare”)
e si chiama così
proprio per via dei
suoi fusti che si
intrecciano nel
terreno. Il fiore,
semplice e
maestoso come un
calice, dà il nome
al colore
“pervinca” che, in
pittura, si utilizza
per dipingere il
cielo e, talora,
i fiumi
... che deve il suo nome
italiano alla forma
caratteristica del fiore.
I prati e i sottoboschi
sembrano proprio dei vestiti
dai magnifici bottoni gialli
Foto AC - Il Settimanale
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