E - Diocesi di Como
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DELLA ANNO XXXV 3 LUGLIO 2010 E 1,20 26 DIOCESI DI COMO CONTIENE INSERTO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO Buona estate a tutti! INIZIATIVE ALLE PAGINE 28 - 29 don GIGI ZUFFELLATO, incaricato per la Pastorale del Turismo, Sport e Tempo libero ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ I n questo numero de Il Settimanale della diocesi di Como trovate allegato il Messaggio del Vescovo ai turisti per l’estate 2010, un’iniziativa certo non nuova, ma in fase di studio e di rilancio nella nostra Diocesi. Interpretando l’intento pastorale del Vescovo ad intercettare il più possibile il vissuto della gente, essendo la nostra Diocesi una realtà a vocazione turistica, abbiamo pensato di rilanciare questa tradizione, cioè il messaggio di saluto e di benvenuto del Vescovo ai villeggianti. Proposto in 6 lingue, contiene anche le essenziali informazioni del nostro territorio e i riferimenti degli enti che collaborano con la Diocesi per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e spirituale. Ovviamente bisogna far sì che i nostri canali informativi siano sempre aggiornati, ad esempio per gli orari delle Messe e per le varie celebrazioni o appuntamenti. Sarebbe bello per gli anni prossimi essere ancora più espliciti nel valorizzare anche la programmazione dei santuari, le cappellanie di alta montagna in cui si celebrano feste particolari durante l’estate, e le chiese che già dispongono di itinerari guidati. Il depliant attuale è ancora sin troppo semplificato ma può crescere anche con l’aiuto di tutti, specialmente delle parrocchie che sono interessate a far conoscere le proprie iniziative ai turisti. Si conosce ancora poco fra noi sacerdoti, e spesso tra le parrocchie stesse, la ricchezza di iniziative e eventi, che invece potrebbero avere una condivisione ben più larga. Il depliant quest’anno è stato stampato in 15.000 copie come progettopilota, distribuito solo in alcune zone della Diocesi, scelte per un primo monitoraggio (Como: Cattedrale e S.Fedele; chiese artistiche del medio e alto Lario; Bormio); a fine estate ne valuteremo l’utilizzo e il riscontro dei parroci. Piccoli passi per una azione pastorale che vuole mettersi “in rete”. Buona Estate a tutti. Nella foto AC- Il Settimanale: la punta di Balbianello vista dalle pendici del Monte San Primo PASTORALE LAVORO LA PARROCCHIA VIVE NEL TERRITORIO A PAGINA 12 COMO PIAZZA MARTINELLI, UN NUOVO SPAZIO A MISURA DI BAMBINO FINO M. SINDROME DI ANGELMANN: CONOSCERLA PER AFFRONTARLA COMO L’UNIONE CIECHI E IPOVEDENTI TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO CUNARDO IL SALUTO A DON LUDOVICO A PAGINA 17 CHIESA «IL FONDO DI SOLIDARIETÀ MI HA RIDATO SPERANZA» A PAGINA 13 COMO CAMMINARE, UN REGALO ALLA SALUTE U na proposta dell’Asl di Como che coinvolge le diverse amministrazioni del territorio. Filo conduttore: il movimento alla radice del benessere psico-fisico. L’iniziativa già partita nei comuni di Faloppio, Carbonate, Merone, Cavallasca, Cucciago. A PAGINA 16 A PAGINA 19 GREST2010 FESTA AL SINIGAGLIA A PAGINA 25 A PAGINA 31 SONDRIO TEMPO DI BILANCI PER IL PROGETTO ALZHEIMER CAFÈ A PAGINA 32 ALLE PAGINE 2O E 21 ORIENTAMENTI PASTORALI IN DIOCESI DI COMO LA SESSANTESIMA SETTIMANA DI AGGIORNAMENTO ALLE PAGINE 7,8,9 VALTELLINA PROGETTI PER LE INFRASTRUTTURE A PAGINA 36 ECUMENISMO VIAGGIO IN SVIZZERA A PAGINA 10 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 UN SAGGIO DI LUCA FRIGERIO NOVITÀ IN LIBRERIA CARAVAGGIO: LA LUCE E LE TENEBRE S e è vero che ‘la guerra è cosa troppo importante da lasciare ai soli generali’, forse anche l’arte non va lasciata ai soli storici - soprattutto quando, come nel caso di Caravaggio, si tratta di un’arte attuale e realista, impegnata e coinvolgente. E allora ecco il giornalista: concreto e esatto, ben documentato ma con anche un senso drammatico, un linguaggio mediatico, un fiuto per curiose affinità e significative incongruenze. Ecco l’autore del presente volume, Luca Frigerio, redattore dei media per l’Arcidiocesi di Milano, il cui stile sarebbe piaciuto allo stesso Michelangelo Merisi. Perché? Cronista credente, Frigerio affronta la ‘scandalosa’ Morte della Vergine del Louvre come se fosse un giallo psicologico—uno di quelli inscenati dalla RAI negli anni Sessanta in bianco e nero, anche se, fedele al Caravaggio, Frigerio gioca molto sui colori. Un drappo rosso pende dall’alto, incomincia; e poi: La sua presenza è così evidente, così manifesta, ingombrante quasi, che il nostro sguardo vi si appiglia, anche senza volerlo. Fruga nelle ombre, indugia nelle morbide pieghe. Si tratta di un tendaggio, certo, eppure intuiamo subito che questa cortina non è lì soltanto per uno scopo pratico. E che forse, più che a nascondere, serve a svelare. A un tratto però il cronista si smaschera e scopriamo il mistico dall’indole sensuale. Parlando sempre del drappo della Morte della Vergine, Frigerio continua: È come un vessillo, una bandiera che garrisce al vento. Al soffio dello Spirito. Quel rosso, soprattutto, ci inquieta. Il rosso del fuoco, il rosso del sangue, il rosso della vita. Di vermiglio è vestita anche la donna che è distesa lì sotto. Dello stesso rosso del drappo, ma ancora più intenso, ancora più luminoso. SACRA SCRITTURA LUCA FRIGERIO, Caravaggio. La luce e le tenebre, Ancora, pagine 288, euro 29,00 L’uno richiama l’altro, l’uno rimanda all’altro. Attorno c’è gente che piange. C’è chi si lamenta, chi si guarda attorno perchè ancora non sa. E chi sa si chiude in un muto dolore. Maria, la madre di Gesù, la beatissima Vergine, non è più tra noi. È morta. Ecco dunque cos’è quella tenda: un telo che scende sul corpo privo di vita della Madonna, come un sudario. La sua avventura terrena è finita, e non resta che il silenzio, i ricordi, fors’anche i rimpianti, di chi ha vissuto insieme con lei. Il sipario è calato. Eppure... Eppure il volto dell’Immacolata è sereno, disteso in un tenue, incancellabile sorriso. E’ magistrale, questo testo, proprio nel modo in cui Caravaggio si proponeva magister - ardito, assoluto, senza esitazioni, senza scuse. L’autore, sensibile agli elementi scenici dell’arte caravaggesca, è lui stesso teatrale nel modo di preLe opere di Caravaggio analizzate nel volume: La Vocazione di san Matteo Il Riposo durante la fuga in Egitto - La Conversione di Saulo - La Deposizione di Cristo - La Cattura di Cristo nell’orto - L’Incredulità di san Tommaso - La Madonna dei pellegrini (o di Loreto) - La Madonna dei palafrenieri (o del serpe) - La Morte della Vergine - La Cena in Emmaus Il Martirio di sant’Orsola. a cura di AGOSTINO CLERICI sentare il suo pittore. L’inconsueto stile è fedele però non solo a Caravaggio ma anche al mondo cattolico in cui il giovane pittore lombardo era riuscito a inserirsi: al Discorso intorno alle immagini sacre e profane curato dal Cardinale Gabriele Paleotti, Vescovo di Bologna, nel 1582 ad esempio, che insisteva che l’immagine sacra debba commuovere il credente: la frase esatta è “compungere le viscere”. Paleotti suggeriva agli artisti due regole per formare la coscienza e smuovere l’affettività del pubblico: quelle della chiarezza e della credibilità - le regole seguite, pochi anni dopo, da Caravaggio. A dire il vero, il Cardinale usava ancora l’approccio negativo collaudato dal Concilio, condannando come ‘errori’ l’oscurità formale e narrativa tipica del manierismo e dell’estremo idealismo dell’alto Rinascimento; ma lo scopo dei suoi anatemi era di tracciare in modo positivo un programma contenutistico e stilistico a servizio della Chiesa - un programma inteso appunto a comunicare le verità della fede in linguaggio visivo plausibile, che convince cioè per la conformità al probabile aspetto storico del personaggio od evento raffigurato. (...) dalla Prefazione di mons. TIMOTHY VERDON (Direttore Ufficio Arte Sacra e dei Beni Culturali Ecclesiastici, Arcidiocesi di Firenze) La cooperazione nell’opera del vangelo ha sempre visto insieme uomini e donne, impegnati in una fatica comune, nella fedeltà al Signore. In questo volume don Damiano Marzotto compie una ricerca nei vangeli sinottici, nel quarto vangelo e negli Atti degli apostoli proprio per mostrare la collaborazione della donna e dell’uomo nell’evangelizzazione delle origini. L’apostolo Pietro e la discepola Maria di Magdala assurgono ad archetipi di stili differenti di evangelizzazione. DAMIANO MARZOTTO, Pietro e Maddalena. Il vangelo corre a due voci, Ancora, pagine 96, euro 11,00. Le Beatitudini di Gesù non sono una novità per la Bibbia, ma si inseriscono in una tradizione già presente negli scritti profetici e nei Salmi. Le Beatitudini sono affermazioni paradossali che capovolgono i valori mondani secondo la scala dei valori di Dio, promesse che anticipano un uomo nuovo. Riguardano sì i tempi ultimi, ma chi osserva le cose con lo sguardo di Dio può farne esperienza sin d’ora. Sulla scia dei due precedenti volumi sulle Opere di misericordia e sui Comandamenti, l’autore offre agili e profonde riflessioni che toccano problematiche e necessità dell’uomo di oggi. AIMONE GELARDI, Beati voi. Una rivisitazione delle Beatitudini, EDB, pagine 92, euro 7,90. Il libro dei Re ha una importanza tutta particolare nella storiografia anticotestamentaria, sia da un punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo. Rispetto al primo, comprende una narrazione ampia della storia antica d’Israele (dal secolo X al VI a.C.). Dal punto di vista qualitativo, invece, 1-2Re dà un felice quadro narrativo che va dalla creazione del mondo (Genesi) al racconto della fine della monarchia d’Israele. Nella pregevole collana de “I libri biblici” è ora disponibile il volumne curato da Marco Nobile, che si caratterizza per la precisione dell’esegesi e per la documentata contestualizzazione. MARCO NOBILE (a cura di), 1-2 Re, Paoline, pagine 582, euro 38,00. La ‘fonte Q’ - da Quelle, fonte in tedesco - è un ipotetico documento, probabilmente il più antico testo cristiano, che si suppone sia stato utilizzato nella composizione dei Vangeli sinottici e la cui esistenza è ancora oggetto di studio e dibattito tra gli studiosi, essendo sostenibile solo per deduzione. Dallo stile lineare e chiaro, lo studio di don Luigi Schiavo risponde a numerose questioni relative alla fonte Q, del cui testo propone, in appendice, un’ipotesi di ricostruzione, e costituisce anche per i non specialisti un valido strumento di introduzione alle problematiche del cristianesimo primitivo. LUIGI SCHIAVO, Il Vangelo perduto e ritrovato, EDB, pagine 168, euro 15,50. Questa nuova edizione del Vocabolario, completamente riveduta, è composta di tre parti: il Vocabolario (con un totale di 6068 lemmi), il Lessico analitico dei verbi (con tutte le forme verbali che vi si riferiscono), gli Indici e i Sussidi (che raggruppano la sinossi dei termini greci, l’indice degli hapax e l’indice generale dei termini italiani tradotti). GIULIANO VIGINI, Vocabolario del Nuovo Testamento grecoitaliano, Paoline, pagine 840, euro 45,00. QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C Parola FRA noi IS 66,10-14 SAL 65 GAL 6,14-18 LC 10,1-12.17-20 La buona notizia va portata da famiglia a famiglia di ANGELO SCEPPACERCA SECONDA SETTIMANA del Salterio TUTTI NOI, VENUTI DOPO I DODICI... U n altro mondo. È quello in cui vivono i santi, rispetto al nostro che crediamo il solo possibile. Quello ha Dio come signore e padre e tutti semplicemente fratelli; il nostro, invece, si mostra sempre meno come il giardino dell’inizio, mentre la lotta a sopraffarsi pare una tara ereditaria. I santi sono semplicemente i discepoli-operai della vigna del Signore, donne e uomini di ogni tempo e luogo, così come li ha voluti il Maestro: non si presentano come single, ma come piccole comunità vive, vere famiglie “dove due o tre”; somigliano agli agnelli, piuttosto che ai lupi; non li riconosci dalla borsa (sono portavoce, non portaborse), ma dai piedi impolverati e dalle mani callose di servizio; lì dove mettono piede e cuore, portano e lasciano la pace che prima hanno ricevuto; condividono il pane e il vino della mensa che li accoglie. “Quelli di Cristo”, i cristiani, trovano case che li accolgono e case che non li accolgono; in conto hanno messo anche il disprezzo. Sono tutti missionari: settanta-due sta per moltitudine, dice la missione evangelica in proporzione universale, al di là dei confini di Israele; perciò la messe è sterminata, ben più ampia delle folle dinanzi a Gesù. I discepoli, soprattutto, si riconoscono perché guariscono i malati, di dentro e di fuori, e cacciano i demoni, senza rimanerne avvelenati. Tutta la paga dei discepoli è nella gioia di esserlo e di appartenere non tanto a questo, quanto a un altro mondo, appunto. Essere come agnelli in mezzo ai lupi non è una dolorosa eventualità, ma la descrizione della fisionomia ordinaria dell’essere cristiani. Essere piccoli e deboli, poveri di mezzi e di protezioni, non è un buon consiglio spirituale; è la manifestazione di Cristo e della sua croce che salva e cambia il mondo perché cambia il nostro cuore. La buona notizia va portata di casa in casa, da famiglia a famiglia, per questo la prima parola è “pace” e chi la pronuncia ne è figlio. Annunciare la pace è anche giudizio, perché segna chi l’accoglie e chi la rifiuta; il discepolo si scuote la polvere dai sandali perché neanche un granello di odio è sopportabile al Vangelo. I discepoli son felici per un dono ricevuto, non per il merito dell’impresa. Ora sanno che il loro nome è scritto in cielo, si sentono prediletti del Padre che li pone accanto a sé e questa è la ragione della loro potenza nei confronti del mistero del male. Il primato è sempre di Dio e della sua grazia. I settantadue siamo tutti noi venuti dopo i Dodici. SOCIETÀ PRIMOPIANO P A G I N A 3 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 BELGIO - LA PERQUISIZIONE IN CATTEDRALE E NELLA SEDE DEI VESCOVI QUESTA NON È GIUSTIZIA! L La vicenda è gravissima e ha dell’incredibile: immediata è stata la protesta diplomatica della Santa Sede, cui è seguito un fermo messaggio del Papa al presidente della Conferenza episcopale belga, mons. André-Joseph Léonard. Di fronte al “sequestro” dei vescovi riuniti in assemblea plenaria, alla perquisizione con conseguente confisca dei computer e addirittura alla profanazione delle tombe, ordinata dalla procura e realizzata dalla polizia belga nei confronti dell’episcopato, a caldo, giustamente, il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, non aveva usato mezzi termini: “Non vi sono precedenti – aveva detto ai giornalisti – nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza”. È lecito dubitare dell’efficacia nel merito, cioè a tutela degli abusati, delle iniziative così clamorose messe in atto contro i vertici della Chiesa in Belgio, che invece hanno un’indubbia portata propagandistica. L’occasione dell’emergere di abusi, infatti, è troppo ghiotta perché non sia colta da quelle forze che da sempre combattono la Chiesa, con una pervicacia che appunto viene da prima dell’affermazione del comunismo reale, e dalle sue iniziative di persecuzione delle Chiese cristiane. Il passaggio è delicato: la Chiesa non vuole né richiede privilegi, ha imboccato con grande chiarezza la linea della purificazione ma, nello stesso tempo, non si possono tollerare strumentalizzazioni né scorciatoie ideologiche o propagandistiche, come pure generalizzazioni arbitrarie. Proprio in questo quadro il Papa è intervenuto con un messaggio di grande sostanza. Non è in discussione, ha ribadito Benedetto XVI, l’impegno della Chiesa nella lotta contro gli abusi di minori da parte di sacerdoti e vescovi: “Tali gravi fatti – ribadisce il Papa – vanno trattati dall’ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia”. È quindi confermato l’indirizzo che con chiarezza era stato formulato dallo stesso Benedetto XVI, a partire dalla vicenda irlandese. La giustizia con tutta evidenza deve fare il suo corso, “a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime, nel riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare con essa”. Ma senza strumentalizzazioni o forzature, cioè, come dice il Papa, “nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati”: non si può confondere la giustizia con la politica o l’ideologia. La posizione della Chiesa insomma è ferma in tutte le direzioni. Serve coraggio, serve equilibrio, serve un convergente impegno. Stigmatizzando “le sorprendenti e deplorevoli modalità” dell’iniziativa giudiziaria nella cattedrale di Malines e più in generale nei confronti dell’episcopato belga, Benedetto XVI chiede rispetto, ribadendo la piena disponibilità a rendere giustizia. È la strada di una rinnovata testimonianza di bene, che sta cominciando a dare nuovi frutti. FRANCESCO BONINI L’Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, monsignor André-Mutien Léonard, ha considerato il lavoro della Giustizia - pur esprimendo il proprio rispetto nei suoi confronti - “un po’ esagerato nelle modalità della perquisizione”. “Qui in Belgio, il nostro sentimento è moderato dal fatto che qui la giustizia può fare una tale perquisizione, senza limiti. In Italia creerebbe uno scandalo il fatto di aver perquisito anche nella cripta della cattedrale, perforato delle tombe per trovarvi dei documenti segreti - ha aggiunto -. In Belgio invece non creerà tanto stupore”. In una conferenza stampa concessa a Bruxelles, monsignor Léonard ha affermato scherzando che la perquisizione “è stata degna del Codice da Vinci”. Nel suo incontro con la stampa, monsignor Léonard ha definito “ottima” la nomina a Vescovo di Bruges di monsignor Jozef De Kesel, finora Vescovo ausiliare di Malines-Bruxelles. Il presule sostituisce monsignor Roger Joseph Vanghe-luwe, che in passato aveva abusato sessualmente di un giovane e la cui rinuncia è stata accettata dal Papa poco più di due mesi fa. L’Arcivescovo di Malines-Bruxelles ha espresso la propria riconoscenza al Papa per la nomina, definendo monsignor De Kesel “un uomo molto capace” e sottolineando che “potrà dare nuova speranza e fiducia ai fedeli della Diocesi di Bruges”. T utto è successo giovedì 24 giugno mentre i vescovi del Belgio erano riuniti per la riunione mensile. Verso le 10.30 le autorità giudiziarie e le forze di polizia sono entrate e hanno detto che ci sarebbe stata una perquisizione dell’arcivescovado di Malines-Bruxelles, in seguito a delle denunce per abuso sessuale nel territorio dell’arcidiocesi. Non è stata data nessun’altra spiegazione, ma tutti i documenti e i telefoni portatili sono stati confiscati ed è stato detto che nessuno poteva lasciare l’edificio. Questo stato di fatto è durato fino alle 19.30 circa. Tutti sono stati interrogati, sia i membri della Conferenza episcopale, sia i membri del personale. “Non è stata un’esperienza piacevole – ha poi detto Eric de Beukelaer, portavoce della Conferenza episcopale belga – ma tutto si è svolto in modo corretto”. LE PAROLE DEL PAPA Benedetto XVI ha voluto esprimere la sua “particolare vicinanza e solidarietà” ai vescovi del Belgio, rivolgendo un messaggio a mons. André Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles e presidente della Conferenza episcopale. Il Papa definisce “sorprendenti e deplorevoli” le modalità con cui “sono state condotte le perquisizioni nella cattedrale di Malines e nella sede dove era riunito l’episcopato belga in una Sessione plenaria che, tra l’altro – aggiunge – avrebbe dovuto trattare anche aspetti legati all’abuso di minori da parte di membri del clero”. “Più volte – prosegue il Santo Padre – io stesso ho ribadito che tali gravi fatti vanno trattati dall’ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia. In tal senso, auspico che la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime, nel riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare con essa e nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati”. LA REAZIONE DEI VESCOVI BELGI I vescovi del Belgio in una dichiarazione, rilasciata il giorno dopo dalla Santa Sede, esprimono la loro massima “fiducia nella giustizia e nel suo lavoro” come d’altronde hanno sempre fatto negli ultimi mesi. “La presente perquisizione – spiega il portavoce della Conferenza episcopale – viene accolta con la stessa fiducia e perciò, per il momento, essi si astengono dal fare ulteriori commenti. Al contrario, assieme al professor Peter Adriaensses, presidente della Commissione per il trattamento degli abusi sessuali nel quadro di una relazione pastorale, si rammaricano del fatto che, durante un’altra perqui- sizione, tutti i dossier della Commissione sono stati sequestrati”. Ciò “va contro il diritto alla riservatezza di cui devono beneficiare le vittime che hanno scelto di indirizzarsi a questa Commissione. Tale azione lede dunque gravemente il necessario ed eccellente lavoro di questa Commissione”. LA REAZIONE DELLA COMMISSIONE Dopo le prime indiscrezioni apparse sulla stampa arriva la conferma ufficiale della Conferenza episcopale in cui si annuncia con una nota che il presidente Peter Adriaenssens e i membri della “Commissione per il trattamento delle denunce di abuso sessuale” si dimettono in seguito alla perquisizione subita giovedì scorso. “In primo luogo perché – si legge nella nota – la Commissione si trova nella impossibilità materiale di lavorare in quanto tutti i dossier e i documenti di lavoro sono stati sequestrati giovedì 24 giugno. Inoltre, e cosa più importante, la Commissione ritiene che la base per il suo funzionamento non esiste più, e cioè la fiducia indispensabile fra la giustizia e la Commissione, necessarie per salvaguardare la fiducia tra le vittime e la Commissione”. Ed aggiungono: “475 cittadini non avrebbero mai affidato i loro dati senza fiducia a questa Commissione”. Nella nota si fa sapere che i presidente e i membri della Commissione daranno ufficialmente le loro dimissioni giovedì 1° luglio a mons. Guy Harpigny, vescovo di Tournai e referente per la Commissione. “Spetta ora ai vescovi prendersi cura delle vittime e assicurare il prosieguo delle loro denunce”. LE REAZIONI DEL VATICANO A prendere per prima la parola è stata la Segreteria di Stato, in una nota pubblicata subito dopo la perquisizione dell’arcivescovado di MalinesBruxelles. La Segreteria di Stato esprime “vivo stupore per le modalità in cui sono avvenute alcune perquisizioni condotte dalle Autorità giudiziarie belghe e il suo sdegno per il fatto che ci sia stata addirittura la violazione delle tombe dei cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Léon-Joseph Suenens, defunti arcivescovi di Malines-Bruxelles. Allo sgomento per tali azioni, si aggiunge il rammarico per alcune infrazioni della confidenzialità, a cui hanno diritto proprio quelle vittime per le quali sono state condotte le perquisizioni”. Parlando ai giornalisti il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, ha usato parole molto forti: “Non ci sono precedenti, neanche nei regimi comunisti di antica esperienza”. È stato “un sequestro, un fatto inaudito e grave”. (fonte: SIR) P A G I N A 4 IL PAPA A SULMONA CREDERE NEL DOMANI « a diocesi di Sulmona ha fatto un lungo cammino di preparazione per accogliere il Santo Padre. Sono stati organizzati incontri di preghiera e di evangelizzazione in tutte le parrocchie, convegni, momenti di testimonianza di carità”. Queste le parole di mons. Angelo Spina, vescovo della diocesi di Sulmona-Valva, che spiega al SIR in che modo la città abruzzese si sta preparando per la visita di Benedetto XVI (domenica 4 luglio). “La popolazione ha risposto positivamente ad ogni iniziativa proposta dalla diocesi; in questi mesi – racconta il vescovo –, tutti gli appuntamenti organizzati hanno visto una grande partecipazione dei fedeli. Inoltre io stesso ho scritto un libro, ‘Aspettando Papa Benedetto: 30 catechesi per la comunità’, con l’intento di preparare il territorio ad un evento così importante”. In occasione dell’anno giubilare celestiniano, a 800 anni dalla nascita di san Pietro Celestino, il Pontefice visiterà la città di Sulmona (Aq) che, come spiega mons. Spina, “è molto legata alla figura di Celestino, perché proprio mentre il Santo si trovava nell’eremo di S.Onofrio sul Morrone, ricevette la notizia di essere stato eletto Papa”. Lo speciale anno giubilare si era aperto il 28 agosto 2009 con la celebrazione della Perdonanza Celestiniana nella basilica di Collemaggio a L’Aquila e l’apertura della Porta Santa da parte del card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. Le celebrazioni si chiuderanno il prossimo 29 agosto nella stessa basilica. Attraverso quest’anno giubilare, la Chiesa ha voluto offrire ai fedeli delle undici diocesi dell’Abruzzo e del Molise, e di quanti desiderano viverlo provenendo da altri luoghi, un’occasione per riscoprire la vocazione universale alla santità approfondendo la ricerca di Dio e percorrendo la via del silenzio, dell’ascolto della Parola, della contemplazione. Secondo il programma, Benedetto XVI dopo aver sorvolato l’eremo e l’abbazia di Santo Spirito percorrerà via Mazzini e corso Ovidio per giungere in piazza Garibaldi; qui presiederà la Santa Messa a cui seguirà la preghiera dell’Angelus. Il Santo Padre si recherà poi presso il centro pastorale per benedire la nuova struttura, a lui dedicata, che accoglierà sacerdoti anziani e malati. “Nel pomeriggio il Papa incontrerà una rappresentanza di detenuti del carcere di Sulmona presso i locali della curia vescovile – dice mons. Spina –, e subito dopo si recherà nella cattedrale di san Panfilo per un momento di preghiera con i giovani della diocesi, l’adorazione del Santissimo Sacramento e la venerazione delle reliquie di san Pietro Celestino”. Si stima che il giorno dell’arrivo del Papa a Sulmona saranno presenti in città da un minimo di 30 mila ad un massimo di 70 mila persone; circa 10 mila, tramite pass gratuito rilasciato dalla Curia, potranno accedere a piazza Garibaldi. Le altre persone saranno dislocate lungo il percorso e in altri punti della città dove sarà possibile assistere alla giornata sulmonese del Papa su dei maxi schermi. L SOCIETÀ INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 IRAQ PARLA IL LORO ARCIVESCOVO MONS. EMIL SHIMOUN NONA Cristiani a Mosul: il nemico invisibile R isale al 2 maggio l’ultimo grave attacco contro la comunità cristiana di Mosul. Quel giorno un convoglio di bus che trasportava studenti cristiani dal villaggio di Qaraqosh all’università di Mosul fu oggetto di un attentato terroristico che provocò diversi morti e oltre 150 feriti. Nonostante siano passati circa due mesi senza particolari violenze non si può certo dire che la comunità cristiana di Mosul viva giorni tranquilli almeno a sentire le parole dell’arcivescovo caldeo della città, mons. Emil Shimoun Nona, che il SIR ha intervistato. “Ogni giorno – dice – dobbiamo fronteggiare quel nemico invisibile che è la paura”. Mons. Nona, si può parlare di situazione migliorata per i cristiani di Mosul? “La situazione negli ultimi due mesi si è un po’ calmata, non registriamo particolari episodi di violenza contro i cristiani. Tuttavia la sensazione è sempre quella di essere nel mirino di qualcuno, non sappiamo di chi e perché, che vuole farci del male. La paura di essere colpiti in ogni momento resta elevata”. Come reagisce la comunità cristiana locale a questa pressione che di fatto la blocca in ogni iniziativa e attività anche quotidiana? “La paura continua è un ne- mico invisibile con cui siamo costretti a convivere. Essa instilla il dubbio verso tutti e tutto, verso ogni persona che incontriamo al punto da temere che ci possa far male da un momento all’altro. Passerà molto tempo prima che questa paura cessi del tutto”. Avete supporto e protezione dalla Polizia e dall’Esercito? “I luoghi frequentati dai cristiani, come le chiese, sono controllate e protette. Ora più che in passato proprio per il fatto che la situazione è un po’ più calma e per non rischiare di ripiombare nella violenza. Rischio che non è mai cessato del tutto”. Questa calma relativa sta spingendo le famiglie cristiane fuggite per la violenza da Mosul a fare rientro in città? “Difficile fare stime, certamente molte famiglie sono tornate. Tuttavia c’è anche chi non fa più rientro preferendo emi- grare direttamente all’estero e sono quelli che hanno maggiori possibilità economiche o maggiore istruzione come medici, professionisti e professori. A restare sono le famiglie più povere quelle che hanno maggiormente bisogno di aiuto e sostegno. Questo pone delle difficoltà anche sul piano pastorale avendo una comunità sempre più piccola e a tratti scoraggiata. Oggi a Mosul città ci sono circa 1.000 famiglie cristiane per un totale di poco meno di 5.000 fedeli. Nella diocesi intera le famiglie salgono a circa 3.500 per arrivare a circa 10 mila cristiani. Prima eravamo più del doppio”. Ad alimentare questa situazione è anche l’assenza di un nuovo governo a circa 4 mesi dal voto del 7 marzo? “Il vuoto di potere certamente non aiuta la popolazione e non solo quella cristiana. L’Iraq ha estremo bisogno di stabilità. Il vuoto si riflette anche nelle varie province che non hanno la forza di governare, di garantire la sicurezza e i servizi di base necessari alla vita di tutti i giorni, come l’erogazione dell’elettricità, per esempio”. È di questi giorni la notizia che il premier al-Maliki ha accettato le dimissioni del ministro dell’Elettricità, nell’occhio del ciclone per le interruzioni di corrente che privano gli iracheni del- l’aria condizionata e dell’acqua durante l’afa estiva… “Quello dell’elettricità è un problema grave per gli iracheni. In questa stagione c’è un caldo opprimente che tocca anche i 45°. L’elettricità viene erogata solo per 6-8 ore nell’arco della giornata quindi le famiglie sono costrette a ricorrere a dei generatori o ad acquistare energia elettrica da chi ne possiede con molte speculazioni sul costo della corrente. Il che è incredibile se pensiamo che l’Iraq è un Paese ricco di risorse e di petrolio i cui proventi potrebbero garantire benessere a tutti”. Da pastore come vive e affronta questa realtà così difficile? “Incoraggiando i miei fedeli a mantenere la fede e la speranza. Per due anni sono stati senza vescovo, a causa della morte avvenuta durante il suo rapimento di mons. Paulos Farahj Raho, ed hanno vissuto un periodo molto duro. Ho scelto di vivere in città con loro e questa presenza è motivo di coraggio e di speranza”. Eccellenza, ha paura per se stesso, usufruisce di una scorta? “No, non ho paura. Vivo nella curia e mi muovo quando c’è da andare per qualche evento o incontro. Non ho una scorta ma adotto delle precauzioni, quando esco cerco di dare il meno possibile nell’occhio affidandomi a Dio”. NOTA ECONOMICA C’è ancora chi non capisce la crisi C onfermo quanto scritto in precedenti articoli: la manovra presentata dal governo è ragionieristica, ovvero è finalizzata al mero contenimento della spesa nell’immediato, senza tener conto che all’oggi segue il domani e così via. E’ di “veduta corta “, è la via dei tagli alla spesa, non quella dello sviluppo collocato nell’ambito dell’economia globalizzata. Quest’ultima produce molteplici effetti positivi e si è, da tempo, affermata sui mercati mondiali e negli equilibri geoeconomici planetari. Detti nuovi equilibri sono nati dal declino dell’Occidente e dall’uscita dal sottosviluppo e dal servaggio coloniale di molti paesi dell’Asia, del Sudamerica e dell’Africa. Ciò premesso vado a riflettere sullo sciopero generale, indetto dalla CGIL, contro la manovra del governo, giudicata “iniqua e che scarica tutti i costi sulle Regioni e sui comuni, che non saranno più in grado di garantire i servizi” necessari ai loro cittadini. Tutti hanno il diritto di pensarla come meglio credono, quindi anch’io. La proposta riconfermata a Bologna dalla vice segretaria della CGIL, Susanna Camusso, “aumentare il prelievo fiscale sulle rendite finanziarie e introdurre un addizionale per due anni sui redditi superiori a 150mila euro”, non ha senso, perché fuori sta- gione. Avrebbe avuto logica in un periodo di boom, in un momento di sviluppo economico, o nel corso di una crisi ciclica. Non siamo in presenza di una classica crisi ciclica dell’economia capitalistico/industriale, bensì della morte di un epoca e della nascita di nuovi equilibri planetari, dettati dalle nazioni emergenti: Cina, India, Brasile. Ci siamo dimenticati che lo sviluppo e l’arricchimento dell’Occidente è stato reso possibile dallo sfruttamento di interi continenti. In altre parole, gli eserciti degli Stati europei, con la forza delle armi, nel corso dei secoli hanno sottomesso, pertanto reso possibile la colonizzazione e lo sfruttamento politico, culturale e commerciale di interi continenti. Lo scenario, con la decolonizzazione è cambiato. India, Cina, Brasile e così via, hanno consolidato, nel tempo, strutture economico/finanziarie, in grado di competere e sovente surclassare, quelle del vecchio e debosciato Occidente. Gli scenari, economici mondiali, si sono modificati profondamente. L’evento non è stato colto dalla sinistra e ancor meno dalle Organizzazioni sindacali, che perseverano in forme di lotta da tempo superate, sventolando bandiere ideologiche obsolete, quando non da suicidio. In poche parole, sotto il profili politico, culturale e sindacale, la CGIL e la Fiom in par- ticolare, si sono dimostrate in ritardo sull’orologio della storia. La staticità culturale, la sterilizzazione della creatività e la cloroformizzazione del pensiero non appartengono tuttavia, solo alla richiamata organizzazione sindacale, ma anche all’opposizione politica, culturale, parlamentare, alla classe imprenditoriale, al mondo accademico e intellettuale, nonché ad una parte considerevole del mondo cattolico. La situazione del mondo occidentale è grave, ma non priva di vie d’uscita. Gli Stati europei potrebbero perseguire la ripresa economica e il rilancio del ruolo politico internazionale, favorendo la nascita di un nuovo soggetto politico: la Confederazione degli Stati europei. Gli Stati del G8, ora assurto a G20, potrebbero tracciare nuove vie di sviluppo, compatibili con le giuste richieste dei Paesi emergenti, ricercare e definire, lungimiranti forme di governo mondiale dell’economia, nonché adottare regole chiare nelle quali costringere il sistema finanziario planetario. L’Italia, ma anche l’Europa, con intelligenza ed equilibrio, dovrebbe scegliere, o mediare, fra le esigenze del riequilibrio dei conti pubblici e l’urgenza di sostenere il riavvio dell’economia reale, ovvero dell’economia produttiva. Nel caso dette opzioni non si dovessero effettuare, in tem- pi brevi, l’Europa si troverà a dover affrontare situazioni pericolose, che andrebbero a colpire, non solo i sistemi economici, ma anche gli equilibri sociali e le istituzioni politico/democratiche. Il nostro Paese si trova in una posizione di estrema debolezza, perché gli uomini politici della cosiddetta seconda repubblica sono la copia peggiorata di quelli della prima, e le figure dei giovani arrivati sulla scena politica, per rinnovarla, paiono non possedere doti da statista, da riformista, da modernizzatore, da economista lungimirante. Denotano piuttosto quelle del decadimento morale e culturale, nonché tendenze alla cupidigia che pare far loro dire, siamo entrati nella stanza dei bottoni, ora facciamoci gli affari nostri. Nell’ambito delle relazioni industriali la situazione non è migliore. Permane l’atavica cultura marxista/leninista, della contrapposizione tra padroni e classe operaia, ma ciò che maggiormente preoccupa è che gli imprenditori continuano a delocalizzare e a rifiutare i fini sociali dell’impresa, mentre i sindacalisti, a volte analfabeti di economia e politica mondiale, non si interrogano sulle ragioni per le quali nonostante che i salari siano i più bassi d’Europa, non conviene produrre in Italia. GIANNI MUNARINI SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 BENEDETTO XVI UN NUOVO PONTIFICIO CONSIGLIO La sfida del Vangelo « L a Chiesa è giovane, aperta al futuro”, anzi “la Chiesa è nel mondo un’immensa forza rinnovatrice, non certo per le sue forze, ma per la forza del Vangelo, in cui soffia lo Spirito Santo di Dio, il Dio creatore e redentore del mondo”. Lo ha sostenuto lunedì sera Benedetto XVI, nei primi vespri della festa dei santi Pietro e Paolo, nella basilica di San Paolo fuori le mura. “Le sfide dell’epoca attuale – ha ammesso - sono certamente al di sopra delle capacità umane: lo sono le sfide storiche e sociali, e a maggior ragione quelle spirituali. Sembra a volte a noi Pastori della Chiesa di rivivere l’esperienza degli apostoli, quando migliaia di persone bisognose seguivano Gesù, ed Egli domandava: che cosa possiamo fare per tutta questa gente? Essi allora sperimentavano la loro impotenza”. Ma, ha aggiunto, “proprio Gesù aveva loro dimostrato che con la fede in Dio nulla è impossibile, e che pochi pani e pesci, benedetti e condivisi, potevano sfamare tutti. Ma non c’era – e non c’è – solo la fame di cibo materiale”. Oggi “c’è una fame più profonda, che solo Dio può saziare”. In realtà, “anche l’uomo del terzo millennio desidera una vita autentica e piena, ha bisogno di verità, di libertà profonda, di amore gratuito. Anche nei deserti del mondo secolarizzato, l’anima dell’uomo ha sete di Dio, del Dio vivente”. “Vi sono regioni del mondo – ha ricordato il Papa - che ancora attendono una prima evangelizzazione; altre che l’hanno ricevuta, ma necessitano di un lavoro più approfondito; altre ancora in cui il Vangelo ha messo da lungo tempo radici, dando luogo ad una vera tradizione cristiana, ma dove negli ultimi secoli – con dinamiche complesse – il processo di secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa”. In questa prospettiva, ha annunciato Benedetto XVI, “ho deciso di creare un nuovo organismo, nella forma di ‘Pontificio Consiglio’, con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evange-lizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di ‘eclissi del senso di Dio’, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. “La sfida della nuova evangelizzazione interpella la Chiesa universale, e ci chiede anche di proseguire con impegno la ricerca della piena unità tra i cristiani. Un eloquente segno di speranza in tal senso – ha evidenziato il Pontefice - è la consuetudine delle visite reciproche tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli in occasione delle feste dei rispettivi santi patroni”. Per questo, ha aggiunto il Papa, “accogliamo oggi con rinnovata gioia e riconoscenza la delegazione inviata dal patriarca Bartolomeo I, al quale indirizziamo il saluto più cordiale”. “L’intercessione dei santi Pietro e Paolo ottenga alla Chiesa intera fede ardente e coraggio apostolico, per annunciare al mondo la verità di cui tutti abbiamo bisogno, la verità che è Dio, origine e fine dell’universo e della storia, Padre misericordioso e fedele, speranza di vita eterna”, ha concluso il Santo Padre. CORSIVO di AGOSTINO CLERICI BEVO... MI UBRIACO E SON FELICE «Bevo, bevo... Mi ubriaco e son felice, anche se poi vomito». Non me la sono dimenticata la filastrocca che sabato notte una compagnia di giovani cantava a squarciagola, quasi compiendo un rito liberatorio. Che avessero bevuto è cosa certa, nutro qualche dubbio circa il fatto che fossero davvero felici, non mi pronuncio sulla terza parte... È fin troppo facile cadere nei soliti giudizi, che vanno in due direzioni tra loro opposte: o la filippica contro la gioventù bruciata o la difesa ad oltranza di un’età a cui la società non sa offrire nulla di meglio. Leggevo un po’ schifato, lo ammetto, perché non se ne può più l’ultima polemica locale inscenata sul giornale circa il divieto di prendere il sole nei giardini a lago. «Ma dove possiamo stare? Dobbiamo stare sempre al bar?», domanda un giovane. E il solito sensibile alla finanza sentenzia: «Se fanno scappare i turisti, poi non torna- no più». Insomma: concediamo spiaggia selvaggia ovunque, come «nella stragrande maggioranza delle città europee» - ma siamo davvero sicuri? provate a prendere il sole nelle aiuole sul lungolago di Lugano... - e vietiamo di vietare qualunque cosa, in una sorta di deregulation affidata all’esercizio di quel magico «buon senso» che, quando è gestito in regime di individualismo, è tutto tranne che buono. Il Qoelet biblico avrebbe sentenziato, con un pizzico di saggezza antica e sempre nuova, che c’è un luogo per prendere il sole e un luogo in cui è vietato, c’è un tempo per divertirsi e un tempo per annoiarsi. Insomma: ci sono delle regole, e funzionano se ciascuno le coltiva dentro di sé, nutrendo un senso (questo sì veramente buono) di rispetto per il decoro dell’ambiente, senza bisogno di vigili e di multe. Naturalmente, se il «dentro» continua ad essere incolto e libertario, bisognerà anche che fiocchino le multe... La filastrocca da saturday night fever mi ha richiamato una pagina del sesto libro delle Confessioni, in cui sant’Agostino ricorda come «nel percorrere un vicolo milanese scorsi un povero mendicante, che, credo, oramai saturo di vino, scherzava allegramente». È l’occasione per una riflessione proposta al gruppo di amici altolocati che a lui s’accompagnava: «Tutti i nostri sforzi a che altro miravano, se non al traguardo di una gioia sicura, ove quel povero mendico ci aveva già preceduti e noi, forse, non saremmo mai arrivati? Egli non possedeva, evidentemente, la vera gioia; ma anch’io con le mie ambizioni ne cercavo una più fallace ancora, e ad ogni modo egli era allegro, io angosciato, egli sicuro, io ansioso... Inoltre il mendico avrebbe smaltito la sua ebbrezza nel giro della notte seguente; io con la mia mi ero addormentato e destato, mi sarei addormentato e destato guarda quanti giorni!». Ubriacarsi di vino non dà la felicità, semmai il vomito, e questo lo intuivano forse anche i giovani che ho incrociato l’altra notte. Ma le ebbrezze più dure da smaltire sono altre. E per venirne fuori bisogna mendicare un tocco dall’Alto. Informazione tra storia e retorica L a stampa non gode di “buona stampa”. Uno studioso dei media, Giovanni Bechelloni, afferma: “Su un punto fondamentale le differenze del modello italiano, rispetto a quello americano, restano rilevanti: nella retorica e nella prassi giornalistica italiana resta tuttora pressoché assente il riferimento all’obiettività. Non fa parte delle tradizione italiana del giornalismo pensare che i giornali debbano essere obiettivi, tanto è vero che raramente se ne parla e quasi sempre con fastidio”. E’ negli anni 60 che, non pochi, teorizzavano che l’obiettività poteva essere solo un mito; un alibi, cioè, per “nascondere altro”. Il giornalismo –in modo particolare negli anni del ’68- viene accusato di essere la voce dei padroni: l’alternativa diventa il “giornalismo democratico”, cioè il “giornalismo militante”. Due correnti di pensiero e di azione si trovano a confronto tanto nella teoria quanto nella pratica. Da una parte, chi sostiene che il giornale deve avere una sua credibilità: il lettore sa che in esso trova il racconto di fatti, seppure da una punto di vista; dall’altra, chi afferma che l’informazione deve, invece, avere il compito di convincere, di influenzare, di educare il pubblico. * * * Nel dibattito che seguirà, al tema della obiettività (o, più correttamente, della oggettività) subentra il tema del duplice dovere di verifica: quella del fatto, quando è possibile; e – quella della fonte: chi parla?; perché parla ora?; le notizie che oggi racconta le conosceva già?. Il dibattito incrocia ancora il tema del “giornalismo militante” e si misura con le denunce che una grande firma, come Giampaolo Pansa, faceva ricorrendo a due slogan. Gli anni 70 sono sotto il segno dello slogan “comprati e venduti”; gli anni 80 sotto il segno di “giornalisti dimezzati”: si sottolinea così la rinnovata e forte dipendenza dal potere politico-partitico. Il dibattito torna al punto nevralgico: il rapporto tra la notizia e la sua trasmissione. L’oggettività di una notizia presuppone una fonte: il soggetto che possiede “dei dati” su di un evento e che li mette a disposizione dei media. * * * Ma una fonte non è mai imparziale: esprime un proprio punto di vista o una propria visione dell’accaduto. Il giornalista è chiamato a dialogare con le sue fonti costantemente, sia nell’accoglierle come nel verificarle. E’ evidente, a questo punto, che nel contatto quotidiano con le fonti il giornalista corre il rischio di trasformarsi in semplice “postino” delle varie fonti. Con le ovvie conseguenze. * * * Entrano allora in gioco due aspetti irrinunciabili: la professionalità e il senso critico. La riflessione più avveduta, infatti, fa notare come il dialogo debba esercitare una rigorosa decodificazione di quanto si apprende perché nella notizia si insinua, mimetizzandosi, la disinformazione. Oltre alla verifica del fatto, non potrà più essere trascurata l’attenta disanima delle fonti. Il lavoro giornalistico è chiamato ad assumere l’onere di un attento e minuzioso lavoro di controllo perché proprio nella controllabilità delle informazioni ricevute si persegue l’oggettività, ovvero l’avvicinamento al vero, seppure in modo parziale. Comincia a delinearsi la differenza tra obiettività e oggettività. L’obiettività chiama in causa la correttezza morale di chi informa; l’oggettività rimanda al contenuto della notizia: una notizia non è oggettiva perché definitiva e non contestabile, ma perché controllabile e, dunque, smentibile. E l’oggettività attesta sempre la parzialità di un fatto narrato: noi non possiamo conoscere nella sua totalità neppure il più piccolo pezzo di mondo. La diversità di racconto di un episodio arricchisce la conoscenza perché mette a disposizione più aspetti di un fatto. Nella consapevolezza che tutti gli aspetti di quel fatto non possono essere colti dalla mente umana: la conoscenza della totalità non appartiene alla conoscenza umana. Di qui la diffidenza dovuta verso chi pretende di raccontare i fatti come sono accaduti. La problematica merita di essere ripresa. FUORI dal CORO ARCANGELO BAGNI CALANO LE TASSE NELL’UE, MA SUPERANO DI OLTRE UN TERZO QUELLE DI USA E GIAPPONE Il carico fiscale in Europa tende a diminuire dal 2000 al 2008 (ultimi dati omogenei disponibili), ma la situazione è differenziata da paese a paese. L’analisi proviene da Eurostat, che afferma in un rapporto diffuso lunedì a Bruxelles: “Le tasse raggiungono il 39,3% del Prodotto interno lordo nella zona euro nel 2008, primo anno della crisi”. L’anno precedente il dato, sempre riferito ai 16 paesi della moneta unica, era al 39,7%, mentre era del 40,6% all’inizio del millennio. Per l’Ue27 i numeri sono i seguenti: carico fiscale al 2008 pari al 39,7%; nel 2007 era del 40,4 e nel 2000 del 41,2%. “In rapporto al resto del mondo – osservano gli esperti di Eurostat – il peso fiscale resta generalmente elevato nell’Unione europea, superando di oltre un terzo quello degli Stati Uniti e del Giappone”. Le tasse variano però “significativamente” da uno Stato all’altro: in Romania, Lettonia, Slovacchia, Irlanda è inferiore al 30%, mentre raggiunge il massimo in Danimarca (48,2%) e in Svezia (47,1%). I dati di Eurostat non fanno però riferimento alla differenza dei servizi erogati dai diversi Stati e finanziati mediante le tasse. Nel rapporto si legge inoltre che tra il 2000 e il 2008 “le più forti diminuzioni del tasso delle imposte sul Pil si sono registrate in Slovacchia (dal 34,1% al 29,1%), in Svezia e Finlandia”, mentre gli aumenti più consistenti si sono avuti a Cipro e Malta. P A G I N A 6 SOCIETÀ EUROP A EUROPA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 LE DICHIARAZIONI DI CHIESE CATTOLICHE E ORTODOSSE EUROPEE CROCIFISSO: QUESTIONE DI LIBERTÀ L a Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha fissato per il 30 giugno l’udienza delle parti, durante la quale la Grande Chambre prenderà in considerazione anche i ricorsi presentati contro la sentenza di una Camera della stessa Corte (3 novembre 2009), contraria all’esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche italiane. Nel frattempo, ad oggi 25 giugno, sono ventidue le Conferenze episcopali europee che si sono espresse sull’argomento attraverso note, dichiarazioni, o appelli inviati direttamente all’assise di Strasburgo. Anche le Chiese ortodosse di Bulgaria e Ucraina si sono unite a questo coro. Presentiamo alcuni passaggi degli ultimi documenti pervenuti in redazione. (Per altre informazioni vedi www. agensir.it nella sezione Europa) SPAGNA: “RIFLETTE IL SENTIMENTO RELIGIOSO” “Grazie al cristianesimo l’Europa ha saputo affermare l’autonomia dei campi spirituale e temporale e aprirsi al principio della libertà religiosa, rispettando tanto i diritti dei credenti quanto quelli dei non credenti”. È quanto si legge in una nota della Commissione episcopale permanente dei vescovi spagnoli. Per i presuli “la presenza di simboli religiosi cristiani negli ambiti pubblici, in particolare la presenza della croce, riflette il sentimento religioso dei cristiani di tutte le confessioni e non pretende di escludere nessuno”. Secondo i vescovi la presenza dei simboli religiosi, in particolare la croce, è anzi “espressione di una tradizione alla quale tutti riconoscono un gran valore e una grande funzione catalizzatrice nel dialogo tra le persone di buona volontà e come sostegno per chi soffre e i bisognosi, senza distinzione di fede, razza o nazione” e “senza imporre niente a nessuno”. Perciò “le società di tradizione cristiana non dovrebbero opporsi all’esposizione pubblica dei loro simboli religiosi, in particolare nei luoghi nei quali si educano i bambini”. Altrimenti, “difficilmente queste società potranno trasmettere alle generazioni future la propria identità e i propri valori”. REPUBBLICA CECA: “ELEMENTO POSITIVO” In vista dell’udienza mons. Dominik Duka, presidente dei vescovi cechi, ha inviato una lettera a mons. Aldo Giordano, Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. “Il Cristianesimo, nella forma di cultura giudaicocristiana, è stato presente alla nascita e alla formazione della civiltà europea e americana e finora, questi valori sono gli unici in grado di mantenere l’Europa viva e forte. Questi valori sono gli stessi applicati per la formazione dell’Ue. Per continuare a trasmettere la propria identità e i propri valori alle generazioni future, le nostre società di tradizione cristiana non devono rifiutarsi di mostrare pubblicamente i propri simboli religiosi”. “Nei Paesi di tradizione cristiana, la Cristianità ha contribuito alla formazione della cultura nazionale. In questo contesto, la croce specie nelle scuole non è solo tollerabile e giustificata ma costituisce anche un elemento positivo. Il diritto alla libertà di religione esiste in tutti i Paesi europei e si estende, consentendo altri simboli religiosi”, ha osservato l’arcivescovo. “Riteniamo che non sia compito della Corte europea prendere decisioni in materia di religione e su questioni di moralità”, ha concluso mons. Duka per il quale “il ruolo della Corte è operare all’interno della cornice di moralità trasmessa ai nostri tempi dalla civiltà greco-romana e cristiana”. INGHILTERRA: “INACCETTABILE SECOLARISMO” Sarebbe “chiaramente inopportuno e inaccettabile”, che la Corte europea dei diritti umani, che il 30 giugno ascolterà le parti sull’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, “invece di proteggere la libertà dei cittadini dall’imposizione di una particolare religione di Stato richiedesse a tutti i Paesi europei di conformarsi a un modello di secolarismo che è contrario ad ogni manifestazione della religione nella sfera pubblica”. Lo afferma l’arcivescovo inglese mons. Peter Smith in una dichiarazione rilanciata il 23 giugno dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. Secondo l’arcivescovo, per “religione di Stato” si deve intendere proprio questa tendenza a richiedere che “tutti i Paesi europei si conformino ad un modello di secolarismo che è contrario ad ogni manifestazione della religione nella sfera pubblica”. Ed aggiunge, che ciò “non sarebbe coerente con l’approccio dimostrato in passato dalla stessa Corte, né rifletterebbe il principio della libertà di religione che la Convenzione protegge”. CARD. HERRANZ: “MANIFESTAZIONE DI INCIVILTÀ” “Voler estromettere questo segno dai luoghi e dalle istituzioni pubbliche in nome di una presunta neutralità religiosa, sarebbe una manifestazione non soltanto di cristofobia più o meno larvata ma soprattutto di inciviltà”. Lo ha detto il card. Julian Herranz, presidente emerito del Pontificio Collegio per i testi legislativi, intervenendo il 23 giugno ad una tavola rotonda a Roma. Chiese europee Spagna verso la Gmg2011 CAPITALE DEI GIOVANI “Madrid sarà la capitale dei giovani di tutto il mondo”. Con queste parole l’arcivescovo di Madrid, il card. Antonio Maria Rouco Varela, ha commentato la sigla, avvenuta il 22 giugno, di un accordo di cooperazione tra il Comitato organizzatore della Gmg e la Comunità autonoma della città, rappresentata da Esperanza Aguirre. “L’accordo agevolerà la preparazione e lo svolgimento della Gmg che siamo certi sarà un successo”, ha dichiarato il cardinale spiegando che questo prevede la collaborazione tra i due enti firmatari in materia di sicurezza, sanità, trasporti e alloggio. La Comunità autonoma di Madrid, secondo l’accordo, metterà a disposizione tra l’altro, ostelli, scuole e istituti pubblici per la sistemazione dei pellegrini e darà “particolare attenzione” alle aree del trasporto, sicurezza e sanità “per fare fronte agli imprevisti che potrebbero verificarsi”. Alla realizzazione della Gmg collabora, con il Comitato organizzatore e la Comunità di Madrid, anche il Governo IL CAMMINO DI SANTIAGO Una lettera per invitare i giovani galiziani al pellegrinaggio a Santiago de Compostela nell’agosto 2010 e alla Gmg di Madrid del 2011. A scriverla sono i vescovi della Galizia. “Si tratta - afferma il vescovo di Lugo, mons. Alfonso Carrasco, responsabile della pastorale giovanile della regione - di due grandi opportunità per sperimentare in prima persona l’appartenenza alla Chiesa e testimoniare la propria fede grazie anche alla presenza di tanti altri vostri coetanei”. Il pellegrinaggio dei giovani a Compostela sarà dal 5all’8 agosto 2010. “Nel 2011 - continua poi la lettera - la Gmg ci darà l’opportunità di incontrare a Madrid Benedetto XVI”. In attesa di questi appuntamenti le diocesi galiziane (Santiago, Lugo, T u i Vigo, Orense e MondonedoFerrol) accoglieranno tra il 10 luglio e l’8 agosto la Croce, simbolo delle Gmg. INIZIATIVE VARIE Un itinerario mensile di catechesi per accompagnare i giovani verso Madrid 2011. L’iniziativa è della diocesi di Alcalà. Le catechesi propongono temi collegati dal filo rosso della storia della salvezza, annunciati anche da video disponibili su You Tube. Le catechesi permettono un cammino comune per tutte le parrocchie, i movimenti e le associazioni ecclesiali. I contenuti sono scaricabili dal sito www.parami l av i d a e s c r i s t o. e s / f o r m a cion.html. Anche le opere salesiane di Madrid si stanno preparando ad accogliere le migliaia di giovani che parteciperanno all’incontro con il Papa nell’agosto 2011. Un’équipe formata dai responsabili della pastorale dei Salesiani e della Figlie di Maria Ausiliatrice sta preparando le infrastrutture logistiche per ospitare i giovani. La pastorale salesiana del prossimo anno negli istituti, parrocchie e centri giovanili sarà correlata alla Gmg. Si prevedono temi di riflessione inerenti il motto e le catechesi della Gmg, per “incentivare i giovani a sentirsi membri della Chiesa e perché abbiano consapevolezza della loro vocazione cristiana”, affermano i responsabili della pastorale salesiana. Valori come l’ecclesialità, la comunione e l’internazionalità saranno parte delle celebrazioni, delle campagne e dei materiali della pastorale lungo tutto il prossimo anno. PARLAMENTO EUROPEO: L'ULTIMA SESSIONE PLENARIA DAL 14 AL 17 GIUGNO L'EUROPA DEI VENTISETTE TRA CRISI, SVILUPPO E BILANCIO L a sessione plenaria dell’Europarlamento svoltasi dal 14 al 17 giugno ha trattato numerosi argomenti: alcuni di rilevanza “pratica” (sicurezza stradale, etichette prodotti alimentari, caccia alla balena e pesca del tonno rosso, prevenzione catastrofi naturali e alluvioni), altri di interesse eminentemente “interno” (struttura del bilancio comunitario), altri legati alla politica dell’Unione sulla scena internazionale. Il Parlamento europeo ha quindi indicato all’Ue un maggiore sforzo per perseguire gli Obiettivi di sviluppo del millennio. Anche in tal caso una posizione comune ai 27 è stata rag- giunta al vertice dei leder dei Paesi membri. L’emiciclo ha approvato una risoluzione secondo cui gli Stati membri dovrebbero destinare a tali otto obiettivi i fondi a suo tempo promessi: infatti “l’Ue è sotto l’obiettivo intermedio dello 0,56% sul Pil fissato per il 2010 ed è reale il rischio che non siano rispettati”, da parte europea, gli impegni verso gli Osm (riduzione della fame, istruzione primaria, lotta alle disparità fra donne e uomini, cura della salute…). Il relatore, Michael Cashman, ha ricordato fra l’altro la questione dei cambiamenti climatici, “la riduzione dell’onere del debito per i Paesi” poveri, il “nodo dei paradisi fiscali”. Il testo (la cui approvazione ha diviso l’aula: 353 sì, 206 contrari, 75 astensioni), afferma però che “le politiche in materia di pianificazione familiare volontaria, aborto sicuro, trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili e fornitura di materiale sanitario per la riproduzione costituito da medicinali salvavita e contraccettivi, inclusi i preservativi” dovrebbero essere sostenute dagli Stati membri e dalla Commissione. L’assemblea plenaria ha quindi istituito una commissione speciale “con il compito di pianificare il futuro quadro finanziario a lungo termine dell’Unione europea”. L’organismo, che comincerà a riunirsi a luglio, dovrà definire le priorità del Parlamento e proporre le modalità di finanziamento del futuro bilancio Ue. In gioco c’è la gestione dei fondi comunitari e delle voci di bilancio cui indirizzare i finanziamenti soprattutto per il periodo dal 2014 in avanti (le attuali “prospettive finanziarie” riguardano gli anni 2007-2013). La nuova commissione temporanea dovrà così affrontare “le sfide politiche e le risorse di bilancio per una Ue sostenibile dopo il 2013” attraverso alcuni compiti principali: definire le priorità politiche del Parlamento sia in termini legislativi che di bilancio; valutare le risorse finanziarie necessarie all’Unione per conseguire i suoi obiettivi; definire la durata del prossimo Quadro finanziario (sinora era strutturato per una durata di sette anni, ma non si esclude di portarlo a cinque anni per farlo corrispondere ai mandati del Parlamento e della Commissione); verificare la “rubriche” delle spese pagate mediante il bilancio. La commissione parlamentare “illustrerà i risultati del suo lavoro in una relazione che dovrà essere approvata dal Parlamento entro luglio 2011, prima che la Commissione europea presenti la sua proposta per il prossimo quadro finanziario pluriennale”. CHIESA P A G I N A 7 CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 IL VESCOVO DIEGO AL COP AGENDA del VESCOVO FINO AL 2 LUGLIO A Tignale (Bs), esercizi spirituali con i vescovi della Lombardia. DAL 3 AL 9 LUGLIO Pellegrinaggio diocesano a Lisieux. DALLA Curia NOMINE E PROVVEDIMENTI • don Bruno Rocca, parroco di Cepina (So); • don Gianfranco Ciaponi, cappellano all’Ospedale “Eugenio Morelli” di Sondalo (So) Alla riscoperta delle relazioni vere tra persone D al 21 al 24 giugno la nostra diocesi, presso la “Casa incontri cristiani” di Capiago, ha ospitato la sessantesima settimana nazionale di aggiornamento promossa dal Centro di Orientamento Pastorale (Cop). Il tema era Nuove forme di comunità cristiana – Le relazioni pastorali tra clero, religiosi, laici e territorio. La scorsa settimana abbiamo relazionato sui primi giorni del convegno. In questa, e nelle due pagine successive, tracciamo il bilancio e i contenuti conclusivi del convegno, a partire, soprattutto, dagli stimoli che arrivano per il lavoro nella nostra Chiesa locale. Qui di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Diego Coletti nella Santa Messa di mercoledì 23 giugno. In basso la lettera diffusa dai responsabili del Cop a chiusura della settimana di aggiornamento. «Il tema del convegno, tut- to centrato intorno alle vie attraverso le quali rinnovare e rilanciare la relazione pastorale tra persone e comunità, non avrebbe potuto trovare letture migliori di quelle che la liturgia ci offre, in questa solennità della natività di san Giovanni Battista, indicandoci, in modi diversi ma convergenti, qual è l’importanza della relazione tra le persone nella vita della nuova ed eterna alleanza, nella vita cristiana. (Prima Lettura: Ger 1, 4-10; Salmo 70; Seconda Lettura: 1 Pt 1,8-12; Vangelo: Lc 1,5-17). La vita del Battista è tutta programmata per un servizio e una missione – come quella di Geremia nella Prima Lettura – che hanno come scopo quello di ricucire le relazioni più importanti e più intime. Ricondurre i cuori dei padri verso i figli, riportare coloro che hanno fatto della ribellione uno stile di vita alla saggezza dei giusti e, come elemen- LA LETTERA FINALE DEL COP «AI PARROCCHIANI RIMASTI SENZA PRETE» « C arissimi, siete rimasti senza prete. Ve ne siete accorti subito, anche se da una vita non andavate in chiesa, perché in casa c’è sempre una nonna che, ogni mattina, lascia tutto e va a messa finché le gambe la reggono, oppure perché il paese è piccolo e si sa sempre tutto di tutti, anche se non v’interessa più di tanto. Il governo taglia di tutto: insegnanti, ufficio postale, servizi di trasporto… e la chiesa taglia sui preti. Cercheremo di sopravvivere; vorrà dire che come dobbiamo andare a fondo valle al supermercato ci andremo anche a fare qualche festa in qualche chiesa. Alcuni di voi, però, hanno ancora un filino di fede, e sono dispiaciuti perché il prete era sempre una presenza che indicava la strada per incontrare Dio, che ogni giorno garantiva che l’amore di Dio è vero perché imbandiva il suo Corpo e il suo Sangue e diceva: dato e versato per voi e per tutti per togliere il male che abbiamo nel cuore e nel mondo. Di una cosa però tutti voi dovete essere certi: Dio non vi abbandona mai, non si assenta dalle vostre vite. Anche quando c’era il prete v’incontravate con lui per parlare dei vostri figli, di un po’ di catechismo, della prima comunione, di come fare la festa del Santo Patrono. L’ultima volta avete dovuto battere cassa presso tutte le famiglie perché il tetto della chiesa faceva acqua e siete riusciti a svegliare generosità che non immaginavate. Non vi serve un sosia del prete o un sacrista. Ora tocca a voi papà e mamme, nonni e nonne, ragazzi e giovani tenere viva la vostra chiesa, per tenere viva la vostra fede. Non ci può più essere nessuna mamma o papà che non Fotoservizio William insegna ai suoi figli ad amare Dio e lodarlo con le preghiere, non ci deve essere più nessun malato che resta solo, senza il conforto della santa comunione. Sarà vostra cura tenere viva la preghiera per tutti, aprire la chiesetta per trovarvi a lodare il Signore, a invocarlo su tutta la vostra piccola comunità e a supplicarlo che perdoni tutto il male che si fa nel mondo, a far risuonare nella vostra vita la sua Parola, ad ascoltarla per calarla nel vostro cuore. I vostri poveri, le vostre famiglie rimaste senza nessuno che lavora, devono poter contare ancora sulla vostra solidarietà, come facevate prima quando era il prete a chiedervelo. Avete risorse da vendere, perché siete battezzati, costituiti sacerdoti re e profeti. Certo, dovete lasciar perdere tutte quelle piccole beghe cui spesso vi lasciavate andare, i rancori mantenuti troppo a lungo, i risentimenti e gli arroccamenti nelle vostre solitudini. Dovete fare rifornimento di conoscenze e competenze, aggregarvi e collegarvi con le altre parrocchie che hanno di più. Non potete adattarvi a fare senza Dio, fuori dal mondo, in un posto tranquillo, magari protestando perché suonano le campane, gelosi di una pace che assomi- glia di più a quella del cimitero. Questa non è pace, ma solitudine e povertà. Dio facendovi mancare il prete vi ha voluto far capire che la fede è una cosa seria e che merita che voi ne diventiate i primi cercatori e i primi annunciatori a chi tra di voi lo sta abbandonando. La Chiesa c’è ancora, fate parte di una diocesi che ha un suo vescovo. Se lì da voi c’è ancora l’Azione Cattolica, sapete che vi potete concretamente sentire uniti a tante altre persone per la vostra crescita e la vostra formazione. Il vostro vescovo ha sicuramente trovato uomini e donne e preti che lì vicino hanno deciso di non farvi mancare il loro aiuto, soprattutto la presenza del Sacramento dell’Eucaristia, ma la vostra comunità resterà viva solo se voi lo vorrete, se con tutti loro stabilirete piccoli o grandi progetti per mantenere viva la vostra fede. Andrà a finire che, proprio perché siete senza prete e lo apprezzate ora di più, Dio vi donerà la gioia di sentirvelo ancora più vicino. Vi siamo vicini e siamo sicuri che la vostra piccola comunità sarà in grado di insegnare anche a noi come si vive oggi la fede e come si può amare e servire sempre Nostro Signore». to di fondo, ricondurre il popolo di Israele al suo Signore. Questa missione, che era intravista da lontano da tanti altri profeti, questa realtà, questo scopo della missione nel quale persino gli angeli desiderano fissare lo sguardo, è messo nelle mani del Battista. L’unico che può indicare con la propria mano: «Ecco l’Agnello!». E si tratta di un incontro, dunque, di una relazione. Come quella che la Seconda Lettura ci ha ricordato nelle parole dell’apostolo Pietro: voi amate Gesù Cristo, anche se non siete, come noi apostoli, quelli che l’hanno visto con i loro occhi, quelli che lo hanno indicato come l’ultimo dei profeti con la sua mano. Però lo amate, ed è per questo che godete di una gioia indescrivibile, indicibile e gloriosa. E imparate che non per voi stessi, ma per coloro che aspettano da voi la testimonianza di questa relazione di amore rinnovata, voi vivete, faticate, lavorate, servite. «Non per voi stessi». Questo è il fondamento ultimo, la realtà centrale della vita cristiana. Quella realtà indicata dal comandamento di Gesù, che non abolisce il grande, il sommo comandamento dell’Antica Alleanza – ama il prossimo tuo come te stesso – non lo abolisce ma lo supera, perché diventa «amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Gli uni gli altri. Si tratta di relazioni personali. Non di linee di principio generali. E si tratta di amare così come il nostro Signore, il nostro sposo, il nostro amico, il nostro salvatore, il nostro maestro ama personalmente ciascuno di noi. E tutto questo avviene nel calore dell’amore sponsale di Zaccaria e di Elisabetta. Come avverrà l’incarnazione del Verbo nel calore dell’amore sponsale di Giuseppe e di Maria. Un amore sponsale che diventa il segno, l’archetipo – a sua immagine e somiglianza li creò, maschio e femmina li creò – di questa rinnovata relazione di dono sponsale di amore, di dono reciproco che è la cifra nella quale comprendere e raccogliere il centro della rivelazione della Nuova Alleanza, della scoperta di un Dio che è relazione fra tre persone che si amano. Questa è la novità della Salvezza. Ecco, possiamo raccogliere da questi brevi cenni sulla sconfinata ricchezza della Parola che abbiamo ascoltato qualche indicazione preziosa per la vita delle nostre comunità. Tante volte e troppo spesso affannate alla ricerca di funzionalismi e di operatività fatte anche di cose belle, buone e lodevoli, ma che rischiano di diventare fini a se stesse. Che rischiano, cioè, di non essere finalizzati a questa costruzione di nuove relazioni fondate sull’amore secondo lo stile di Gesù. Lasciamoci, dunque, indicare dalla mano del Battista l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, essendo il peccato del mondo nella sua radice la diffidenza, la contrapposizione, la ribellione a Dio e, di conseguenza, la divisione, l’isolamento tra gli uomini, anche tra i fratelli. Rinunciamo, quindi, all’uomo vecchio, lasciamo indicare dalla mano del Battista l’Agnello di Dio che ci porta a rinnovare nella nostra esperienza cristiana e ad offrire a tutti quelli che ci incontrano nella nostra testimonianza il miracolo dell’amore di Dio che in Cristo si è incarnato e ha camminato e continua a camminare in mezzo a noi». P A G I N A 8 CHIESA SPECIALECOP IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 A CAPIAGO L’AGGIORNAMENTO DEL CENTRO DI ORIENTAMENTO PASTORALE UN IMPEGNO CORRESPONSABILE PER TENERE VIVA LA CHIESA E LA FEDE DON PIERINO RIVA ARCIPRETE DI FINO MORNASCO, PARROCO DI SOCCO, AMMINISTRATORE PARROCCHIALE DI BERNATE Fotoservizio William « C arissimi, (…) non vi serve un sosia del prete o un sacrista. Ora tocca a voi papà e mamme, nonni e nonne, ragazzi e giovani tenere viva la vostra Chiesa, per tenere viva la vostra fede. Non ci può più essere nessuna mamma o papà che non insegna ai suoi figli ad amare Dio e lodarlo con le preghiere, non ci deve essere più nessun malato che resta solo, senza il conforto della santa comunione. Sarà vostra cura tenere viva la preghiera per tutti, aprire la chiesetta per trovarvi a lodare il Signore, a invocarlo su tutta la vostra piccola comunità e a supplicarlo che perdoni tutto il male che si fa nel mondo, a far risuonare nella vostra vita la sua Parola, ad ascoltarla per calarla nel vostro cuore. I vostri poveri, le vostre famiglie rimaste senza nessuno che lavora, devono poter contare ancora sulla vostra solidarietà, come facevate prima quando era il prete a chiedervelo. Avete risorse da vendere, perché siete battezzati, costituiti sacerdoti re e profeti». La settimana nazionale di aggiornamento promossa dal Centro di Orientamento Pastorale ha visto la partecipazione di oltre duecento persone: insieme si sono confrontati per analizzare le tendenze in atto nelle comunità cristiane e capire da dove ripartire per lavorare nella corresponsabilità per il bene di tutti pagine a cura di ENRICA LATTANZI e MICHELE LUPPI È il passaggio centrale della “Lettera ai parrocchiani rimasti senza prete” diffusa a conclusione della 60° Settimana nazionale di aggiornamento pastorale, che si è chiusa lo scorso 24 giugno presso la “Casa incontri cristiani” di Capiago. Nuove forme di comunità cristiana. Le relazioni pastorali tra clero, religiosi, laici e territorio il tema dell’evento, organizzato dal Centro di orientamento pastorale (Cop – www.cen troorientamentopastorale.org), e al quale hanno partecipato oltre 220 persone, tra cui cinque vescovi, sette vicari generali, circa centodieci sacerdoti, un’ottantina di laici. «Non è nella quantità, nel numero dei sacerdoti, che si realizza la Chiesa ma nell’adesione di tutti alla vocazione a spendersi per il prossimo». Così ribadisce monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, presidente del Cop, responsabile della Commissione per il Laicato della Conferenza Episcopale italiana. «Stiamo assistendo a un’evoluzione della struttura di base della parrocchia – sottolinea ancora il Vescovo –. La Chiesa è presente in modo capillare sul territorio, che, però, non coincide più con l’estensione della comunità cristiana e c’è il rischio che la parrocchia diventi un’isola sempre meno frequentata». I mutamenti dello spazio geografico, il pendolarismo, l’immigrazione, il confronto con i lontani sono le sfide immediate ed evidenti. «Da almeno trent’anni – riprende Sigalini – le parrocchie, che restano comunque luogo irrinunciabi- LAURA BELLANDI AZIONE CATTOLICA ZONA PREALPI Alla settimana del Centro di Orientamento Pastorale di Capiago erano presenti anche alcuni laici della nostra diocesi. Tra loro Laura Bellandi, membro dell’Azione Cattolica della zona Prealpi. “La sensazione più bella – racconta al termine dell’ultima giornata di lavori – è quella di aver visto una Chiesa in cammino. Come hanno più volte sottolineato i vari relatori nei loro interventi, la scelta di andare verso la formazione di unità pastorali non può e non deve essere ricondotta ad una mera risposta alla carenza di sacerdoti. Nasce, invece, come l’opportunità di riscoprire il volto di una Chiesa missionaria e sinodale che riscopri alcuni dei suoi tratti delle origini”. Un cammino che sta attraversando anche la Chiesa di Como tra “fatiche e ricchezze”, in cui, secondo Laura Bellandi, “le realtà ecclesiali come l’Azione Cattolica possono giocare un ruolo importante di mediazione, aiutando i laici a mettere al servizio della comunità i propri carismi, all’interno di una pastorale che metta al centro le relazioni e assuma sempre più un modello famigliare. Perché più le nostre comunità avranno la famiglia come soggetto della pastorale, più avremo realtà attente all’accoglienza e alla valorizzazione dei carismi di ciascuno”. Una valorizzazione che rappresenta “un segno di speranza per la Chiesa di Como”. “In questa nuova fase – continua Laura Bellandi – i laici devono dimostrare di saper cogliere i segnali di apertura con determinazione ma senza fretta, sapendo attendere i tempi di Dio”. Dalla settimana del Cop è emersa anche l’esigenza di fare tesoro delle esperienze maturate in altre diocesi italiane. “Infine – ha concludo Laura Bellandi – è stato bello poter condividere le esperienza maturate nelle varie diocesi italiane. Dalla diocesi di Padova arriva, ad esempio, l’invito a una maggior formazione per quanto riguarda i membri dei consigli pastorali non solo in termini di preparazione personale ma concentrandosi anche sulle dinamiche relazionali che si sviluppano all’interno”. Cosa ne pensi dei contenuti emersi nel corso della settimana di aggiornamento del Centro di Orientamento Pastorale e quali stimoli se ne possono ricavare per la nostra Chiesa locale? «Il bilancio di queste giornate, per quanto mi riguarda, è in positivo: sono state lasciate aperte molte domande, importanti anche per il cammino della nostra diocesi. Ritengo positivo il metodo con il quale stiamo lavorando e il pensiero, lo stile, che si sta affermando: se si arriva alle comunità pastorali non è perché vengono a mancare i preti ma perché si sente la necessità di attuare una comunione all’interno della Chiesa e del laicato. A questo punto, quello che a me sembra che dovremmo approfondire di più è l’aspetto della formazione. Recuperare senz’altro l’Azione cattolica. E, nello stesso tempo, operare sulla formazione dei laici perché siano “corresponsabili”. La tendenza è ancora a “collaborare”: bisogna cambiare e arrivare alla “corresponsabilità”. È chiaro che ci vuole un’adeguata formazione di coscienze in questo senso. E credo che sarà il lavoro del futuro: è soprattutto questo lo stimolo che mi è venuto dal convegno Cop». I tempi sono maturi? Come stanno le nostre comunità, il nostro laicato? Ci sono ancora un po’ di paure quando viene a mancare il prete: qual è il salto di qualità richiesto? «La paura, lo smarrimento nel momento in cui il sacerdote manca è un dato di fatto nella realtà in cui siamo. Penso, però, che i tempi siano maturi. Non dobbiamo aspettare quando ci sono solo le necessità. Questa è una stimolazione che viene dal Concilio: una Chiesa ministeriale, che va nel mondo e coglie le potenzialità del territorio – a partire da quelle laicali – perché i laici questi siano poi attivi all’interno delle varie comunità. Così che si valorizzano le capacità e le competenze di ciascuno: il prete nei suoi ambiti, il laico nei suoi». Insomma, camminiamo… «Camminiamo e, a mio parere, alcune comunità, nella nostra diocesi, sono pronte per attuare questo cammino. La nostra Chiesa è vasta, complessa: ma è una proposta di fede che viene dallo Spirito – perché il Concilio è un frutto dello Spirito –. Bisogna arrivare a mettere in atto questi molti stimoli e, ribadisco, partire dalla formazione delle coscienze». le per la pastorale, stanno cercando di ristrutturarsi, per rispondere a cambiamenti ed evoluzioni dello scenario sociale. C’è la necessità di far convergere le esperienze pastorali del territorio verso una progettualità comune, come avviene con la costituzione delle unità/comunità pastorali». Questo si deve realizzare nel «coinvolgimento corresponsabile di sacerdoti, religiosi e laici – aggiunge il vescovo –. Il punto di partenza è la riscoperta delle relazioni: altrimenti la parrocchia diventa un’agenzia di servizi. I battezzati, invece, sono portatori di grazia e verità per il bene di tutti». «Negli ultimi 10 anni le unità/comunità pastorali sono cresciute, diventando non più un fenomeno solo del Nord»: a ricordarlo è don Giovanni Villata, responsabile del centro studi e documentazione dell’arcidiocesi di Torino. Pur restando una netta prevalenza al Nord, nel Centro Italia le diocesi con unità pastorali sono passate da 22 a 37 e al Sud da 13 a 27, «dato interessante perché nel Mezzogiorno non si registra ancora una crisi nel numero dei sacerdoti». Dare vita alle unità pastorali per ovviare alla mancanza di preti, infatti, pur essendo talora una necessità «non è il ragionamento corretto, poi- ché si tratta d’inventare un nuovo modo di progettazione pastorale, e non supplire a una carenza». Importante segnalare che «nel 65% delle diocesi le unità pastorali sono animate da equipe, che comprendono sacerdoti e laici: un dato significativo, perché così si fa crescere la comunione e la ministerialità». Nei lavori di gruppo sono stati approfonditi tre argomenti centrali: le relazioni parroci-fedeli; le nuove comunità e gli organismi di partecipazione; la liturgia, la catechesi e la solidarietà in un territorio più ampio della parrocchia. La tavola rotonda di mercoledì su “Formarsi insieme per lavorare insieme”, introdotta da Antonio Mastantuono, docente alla Facoltà teologica dell’Italia meridionale, ha visto gli interventi di Renato Marangoni, vicario per la pastorale di Padova; Ottavio Pirovano, vicepresidente dell’associazione “Aquila e Priscilla” di Milano; Laura Salvo, psicologa, referente del “Progetto villaggio” della diocesi di Palestrina. La centralità della formazione, per il clero e per i laici, è emersa come urgenza primaria, nella valorizzazione dell’umanità e delle peculiarità di ciascuno. Tanti anche gli spunti offerti dalla riflessione del nostro Vescovo. P A G I N A CHIESA SPECIALECOP IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 9 A CAPIAGO L’AGGIORNAMENTO DEL CENTRO DI ORIENTAMENTO PASTORALE LA PECULIARITÀ DI UNA STAGIONE ECCLESIALE NELLA QUALE RISCOPRIRE L’APOSTOLATO DEI LAICI «La parrocchia –confida don Piercarlo Contini, referente comasco del Cop e assiduo partecipante delle settimane di aggiornamento fin dal 1969 – può diventare luogo privilegiato di condivisione». Don Piercarlo ci ricorda come l’esperienza del Cop lo abbia aiutato, negli anni ’70, a costituire ex novo il tessuto parrocchiale di Sagnino: «una realtà eterogenea e con forte immigrazione dal Sud Italia. Vivevamo il clima fecondo e rinnovato del Concilio… La parrocchia che stava nascendo, in quel contesto, ha giocato un ruolo fondamentale, soprattutto di aggregazione, diventando un vero e proprio laboratorio di convivenza e dialogo… E già allora veninva messa in evidenza l’importanza di coinvolgere i laici nella progettazione pastorale». «L’affermarsi delle nuove forme di comunità cristiana – è l’osservazione di Sigalini – deve favorire l’attestarsi di uno stile di progettualità sinodale: non può limitarsi a essere una risposta alla diminuzione del clero. E i laici, pur chiamati a un impegno nella comunità, non devono rinunciare al loro compito di testimonianza nel quotidiano». Giovedì 24 giugno i lavori della giornata conclusiva sono stati aperti dalla relazione del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, che ha invitato a riconoscere «la peculiarità di questa stagione ecclesiale, ancora evolutivamente sospesa tra cattolicesimo popolare e processi di disaffezione e distanziamento dal cristianesimo e dalla Chiesa. Raccogliere la sfida del tempo presente – ha sottolineato – significa non smettere di lavorare con il cattolicesimo di popolo senza per questo sottovalutare il processo di erosione che esso subisce», ricordando che «il carattere popolare non è dato dai grandi numeri, ma dalla capacità di vivere in un contesto determinato, preso nella sua interezza e concretezza, la sacramentalità come incarnazione ed espansione». Il segretario generale della Cei ha poi eviden- ziato la necessità di «curare con maggiore attenzione la crescita e la maturazione di quanti nella comunità cristiana condividono responsabilità, dai ministri ordinati a coloro che svolgono le più svariate forme di collaborazione pastorale». Infine ha esortato a «riscoprire l’apostolato dei laici: il laico può essere un collaboratore pastorale o anche solo un consumatore religioso, ma egli è soprattutto chiamato a svolgere un apostolato, partecipando all’apostolato gerarchico, da spendere non solo nelle parrocchie e nei movimenti, ma nell’impegno nei mondi della professione, della famiglia, della società e simili. Il luogo dell’apostolato è il mondo intero, poiché esso consiste nell’animazione delle realtà temporali». Porre, dunque, al centro le relazioni – tra sacerdoti, laici, religiosi; tra “praticanti” e cristiani “ai margini” della vita ecclesiale – tenendo presente che la progettazione pastorale coinvolge tutti, e tutti ne devono essere protagonisti, è stato il cuore delle “prospettive pastorali” delineate al termine del convegno da monsignor Domenico Sigalini: «Dobbiamo mettere al centro la contemplazione dell’amore di Dio e la necessaria conversione della vita, invece della pianificazione delle attività; la risorsa umana, invece delle sole strutture; il guardarsi negli occhi, invece che guardare alle bacheche degli avvisi o in facebook; il progettare assieme dopo essersi confrontati, invece delle risposte privatistiche di sopravvivenza; la stima reciproca tra diversi carismi e ministeri, invece dell’antagonismo pastorale; la comunione dono da accogliere sempre da Dio, invece di tavoli di concertazione». DON LUCIANO LARGHI COLLABORATORE PRESSO LA PARROCCHIA SS. VITO E MODESTO - CERMENATE “Nuove forme di comunità cristiana”. Così recitava il titolo della settimana di aggiornamento promossa dal Cop. È stato un momento interessante. Innanzitutto abbiamo sentito che non solo la nostra Diocesi, ma tutta la Chiesa italiana sta studiando come far evolvere il vissuto parrocchiale della gente verso nuove modalità per rispondere non soltanto alla scarsità del clero, ma soprattutto ad una povertà relazionale e di fede generalizzata e diffusa nei fedeli. Ci hanno riportato alle radici del vissuto comunitario cristiano, ribadendo come fondamentale sia, per evangelizzare la vita di tutti (“praticanti e non”), il rapporto fraterno, cioè il Vangelo dell’amore messo in pratica: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”(Gv 13,35). Perciò è necessario ricuperare il clima che tipicamente c’è in una buona famiglia, dove tutti sono corresponsabili, ci sono diversità di età e di sessi e di interessi, eppure per amore ci si aiuta e ci si corregge, si comunica e si vive la propria fede, ci si sostiene e ci si conforta nei momenti difficili. Ciò non toglie il fatto che tali dinamiche, possibili solo in gruppi non vasti e anonimi, vadano poi inserite in un clima di apertura: i cristiani non vivono in clubs esclusivi dove possono venire solo quelli che mi stanno simpatici! Apertura, o missionarietà, significa che tendo a condividere la mia fede, ad annunciarla e ad aggregare alla mia “famiglia” chi abita vicino a me non forzatamente, ma per “contagio”. Perché attraverso il mio modo di voler bene uno dice: “Così è bello vivere!Che bello essere cristiani!”Apertura significa poi disponibilità a lavorare per il bene di tutti e con tutti, non solo quelli del mio quartiere, non solo quelli della mia parrocchia. In lingua cristiana “per noi” o “nostro” significa “per tutti” e “di tutti” (vedi appunto il “Padre nostro”)! Attraverso condivisioni di esperienze iniziate da tempo in altre diocesi abbiamo conosciuto modi diversi di affrontare l’essere cristiani oggi, in un mondo che è cambiato e che continua a cambiare. All’esaltazione dell’individuo come metro di misura e di realizzazione, la cultura cristiana deve rispondere con l’attenzione ai singoli, con lo stile dell’ascolto e del dialogo, ma non con la chiusura difensiva del riccio coccolando i “sopravvissuti” ad oltranza. Dobbiamo cogliere ciò che il mondo dice oggi al nostro essere cristiani, ma anche esser critici e scardinare ciò che nella cultura odierna va proprio contro la persona umana e contro Dio. E alla fine? È venuto il tempo in cui nessuno può tirarsi indietro e dire: «La fede, la Chiesa? Roba da preti… Lascia fare a loro…». ROBERTO BERNASCONI DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA Parlando di corresponsabilità e del ruolo dei laici nelle parrocchie si è più volte fatto riferimento, durante i lavori del Cop, al ruolo della Caritas. Un riferimento su cui si è soffermato Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana. “Dall’analisi fatta al Cop sulle nuove forme di unità pastorale – ci ha spiegato – emerge con chiarezza come la Caritas non debba essere vista come un cruccio di alcuni delegati ma come un momento fondante la comunità”. Certamente, spiega il direttore della Caritas, non si può non tener conto dei differenti carismi e delle differenti sensibilità, “per questo è importante recuperare alla vita delle comunità gruppi e movimenti ecclesiali che rischiano di estraniarsi dalla vita comunitaria”. Con Roberto Bernasconi abbiamo parlato anche del ruolo dei diaconi permanenti – di cui fa parte - su cui si è discusso durante le giornate di orientamento pastorale. “Dalla discussione – racconta – è emerso il bisogno di riscoprire il ministero dei diaconi permanenti. In Italia i diaconi sono usati quasi sempre con compiti di supplenza, nelle parrocchie rimaste senza parroco. In realtà il loro compito va al di là della mera supplenza. I diaconi permanenti sono chiamati a vivere all’interno della Chiesa in una dimensione caritativa, non solo verso le povertà materiali ma anche spirituali e relazionali”. Ad oggi sono nove i diaconi permanenti che svolgono il loro ministero nella nostra diocesi. Altre due saranno ordinati nel mese di dicembre. “Nel complesso – conclude il direttore della Caritas – il Cop è stata un’occasione importante per riscoprirsi Chiesa e iniziare a progettare con speranza il futuro”. DON GIUSEPPE PAGGI PARROCO DI SAN FEDELE DI CHIAVENNA Per don Giuseppe Paggi, parroco di San Fedele a Chiavenna, la settimana del Cop lascia “tanti interrogativi a cui sarà necessario lavorare per dare risposte che siano fedeli al territorio”. “All’interno di questo nuovo cammino pastorale – ha continuato – è impensabile che una stessa forma possa essere calata nella stessa forma in realtà diverse, specialmente in una diocesi grande e variegata come la nostra. Sarà, invece, necessario riflettere e lavorare insieme perché, all’interno di comuni scelte di fondo, si possa individuare cammini di fede adatti ad ogni realtà”. Per quanto riguarda l’invito alla corresponsabilità dei laici, don Giuseppe Paggi, ha ricordato come “esistano già organi di partecipazione importanti, come i Consigli Pastorali, a cui però non sempre sono affidati i compiti che spetterebbero loro. È importante prima di tutto dare efficienza a questi organi partendo dalla formazione dei suoi componenti”. Centrale all’interno delle riflessione emerse al Cop è stato anche il tema della missionarietà delle parrocchie. “L’immagine che emerge da questa settimana – ha concluso – è quella di una parrocchia non chiusa in se stessa ma aperta all’esterno. È all’interno di questa consapevolezza che ogni realtà deve capire come mettersi al servizio delle altre realtà per sperimentare percorsi comuni”. DON ANTONIO FRAQUELLI PARROCO DI ALBATE Il richiamo alla corresponsabilità dei laici. È questo secondo don Antonio Fraquelli, parroco di Albate, uno degli aspetti più interessanti della sessantesima settimana del Cop. “È stato importante – ha spiegato a caldo, pochi minuti dopo la chiusura del convegno - poter parlare e discutere di nuove forme di unità pastorale in un momento in cui come diocesi ci stiamo muovendo in questa direzione. È chiaro, però, che di fronte a così tanti spunti e riflessioni, sarà importante il lavoro di studio e approfondimento per capire come tradurli in scelte concrete nella pastorale delle nostre comunità”. Soffermandosi sul ruolo della corresponsabilità, don Antonio, ha ribadito la necessità della formazione dei laici che “deve essere curata maggiormente”. In questo senso, ha precisato, “è importante che laici e sacerdoti possano formarsi e crescere insieme, così come era già emerso dal Convegno ecclesiale di Verona”. Tornando al tema delle unità pastorali, il parroco di Albate, ha ricordato la necessità di “non perdere mai di vista il rapporto personale tra i membri della comunità, con il coinvolgimento dei sacerdoti”, senza dimenticare come la nascita di ogni unità pastorale “non possa calare dall’alto ma debba necessariamente nascere all’interno di un cammino condiviso da parte della comunità”. P A G I N A 10 CHIESA ECUMENISMO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 IN SVIZZERA DAL 18 AL 20 GIUGNO VIAGGIO ECUMENICO: L’AZIONE CATTOLICA NELLE TERRE DELLA RIFORMA V entitre soci dell’Azione cattolica diocesana hanno voluto approfondire le meditazioni iniziate nel giugno di due anni fa; noi, “piccolo gregge”, siamo stati guidati dall’assistente degli adulti, don Ivan Salvadori, e dal responsabile per l’ecumenismo, don Battista Rinaldi, e spiritualmente accompagnati da Lisetta Caramel, che era con noi nel 2008 in Germania e che con tanto entusiasmo aveva progettato anche questo viaggio. Ma chi vive nella luce di Dio ne ha anche lo sguardo e perciò ci è caro pensare che per Lisetta l’unità fra i cristiani è già attuata, nella totalità dell’appartenenza a Cristo. “Ai tuoi occhi mille anni sono come un turno di veglia nella notte” (Salmo 89): lo sguardo di Dio non appiattisce la storia, ma allarga la prospettiva, tenendo sì conto delle vicende storiche, della varietà delle tradizioni e del costume politico, ma nello stesso tempo riportandole ad un fine provvidenziale. La Riforma di Lutero, e quella degli altri che ne seguirono le orme, (Calvino, Ecolampadio, Zwingli), affacciatasi 500 anni fa, fu una specie di detonatore, che frantumò la compattezza della cristianità, in concomitanza con la frantumazione politica dell’Europa cristiana- istituzionalmente espressa dal Sacro Romano Impero - e con la formazione degli Stati nazionali. Comprenderne le ragioni storiche, oltre che quelle religiose, è La città mostra la sua fierezza libertaria e patriottica nel grande parco dei Riformatori, rappresentati in giganteschi bassorilievi in pietra emergenti dal fianco di una collina, meta di turisti, di artisti e anche di giovani dall’aria estrosamente “bohemienne”. Ginevra fu anche la patria d’elezione di Jean Jacques Rousseau, che fra gli illuministi fu il meno allineato nell’esaltazione della civiltà occidentale; certamente gli piacque la vocazione “universalistica” di Ginevra. Il giorno successivo sostammo a Basilea, patria di Ecolampadio, città di tradizioni culturali importanti, sede di un’Università che risale al 1500, dove studiò Erasmo da Rotterdam, il primo grande umanista appassionato della Sacra Scrittura, nella cui interpretazione introdusse per la prima volta criteri moderni fondati sullo studio filologico. Egli non aderì alla Riforma ma la guardò con interesse, soprattutto là dove si rivendicava la libertà di tradurre i testi sacri nelle lingue moderne; lui stesso aveva tradotto il Nuovo Testamento in latino dal greco ed apprezzava la libertà nell’approccio alle Sacre Scritture concessa a Basilea. In questa città la Riforma fu molto influenzata dall’Umanesimo, che aveva inciso profondamente sugli studi teologici, invitando ad un maggior rigore critico nell’esplorazione dei testi antichi. doveroso per l’obiettività e serenità del giudizio, anche e soprattutto per essere laici consapevoli della complessità dei fatti umani legati alla fede. Infatti, anche di fronte ai riformatori – che diedero vita a diverse chiese – ci rendiamo conto degli stretti legami che intrecciano la fede con la storia, il costume, le necessità politiche: è la logica dell’Incarnazione, che non vuole il cristiano chiuso nell’intimismo, ma gli comanda d’innestare il Vangelo nella vita. In particolare per i tre riformatori svizzeri è evidente il coinvolgimento con le vicende delle loro città, nel momento in cui i diversi Cantoni rivendicavano la loro indipendenza dal Sacro Romano Impero( fondato da Carlo Magno nell’800 e quindi 700 anni prima) e mentre in Lutero le ragioni della fede sono assolutamente prevalenti nella proposta di riforma, negli Svizzeri quest’ultime sono più”contaminate”con le ragioni politico-sociali. Il primo giorno, a Ginevra, abbiamo visitato la sede del Consiglio Ecumenico delle Chiese e recitato una preghiera comune insieme a una rappresentante delle Chiese riformate; d’altra parte Ginevra è la patria d’elezione di molti organismi sovranazionali, come la Croce Rossa Internazionale e alcuni uffici dell’Onu. Nella cattedrale di questa città è sepolto Erasmo, espressione di quella libertà di pensiero che solo la profondità della cultura e la saldezza critica possono dare. Interessante e pregevole la cattedrale di Basilea, costruita prima della Riforma, nel secolo XIV (1300) che unisce la solidità e la saldezza monumentale del romanico con la leggerezza aerea degli archi a sesto acuto delle navate; l’abside esterna, poi, non è semicircolare, ma è sostenuta da robusti contrafforti per ogni angolo della cattedrale, segno di forza e saldezza nella fede. L’interno, a grandi navate, è però spoglio di dipinti, perché la Riforma mirava all’essenzialità e fu spesso mossa da una specie di furia iconoclasta: perfino il Crocefisso manca! Forse fu a que- sto punto che il nostro rispetto per le diverse posizioni della cristianità fu offuscato da un’ombra: la fede può vivere senza bellezza? Poiché senza dubbio il Crocefisso è bellezza . Egli contiene in sé la Resurrezione! La fede dell’uomo moderno deve essere nuda perché priva di appoggi sociali e politici, ma può fare a meno della bellezza, anche di quella sensibile? Forse noi cattolici, come gli ortodossi, siamo stati accarezzati dalla sovrabbondanza dell’arte sacra e quindi non possiamo farne a meno, ma soprattutto non possiamo fare a meno del Crocefisso, segno di dolore e di speranza, i cardini della vita di tutti! L’ultimo giorno, domenica 20 giugno, a Zurigo, c’incontrammo con una comunità evangelica di lingua italiana ivi residente da almeno due generazioni, e partecipammo con interesse a una funzione liturgica domenicale, presieduta da un giovane pastore italiano. L’accoglienza fu molto calorosa e si protrasse anche dopo la funzione, con un breve rinfresco; il pastore poi ci scortò nel pomeriggio nella visita alla città, che è molto gradevole, anche perché ingentilita dal lago e da un grande fiume, affluente del Reno. La cattedrale di Zurigo, come quella di Basilea, fu edificata prima della Riforma e quindi presenta le forme tipiche del romanico (nel bellissimo chiostro) e del gotico nell’arditezza dello slancio verso l’alto. Ancora una volta abbiamo potuto constatare che la cristianità, prima della frantumazione, ha fornito i luoghi adatti per la meditazione e la preghiera, luoghi che rimangono “testate d’angolo”, sprigionanti spiritualità e bellezza. Il Signore ci dia il discernimento nel cammino verso l’unità, quella che sarà totale solo nella totale appartenenza a Cristo, come ci ha insegnato don Battista nell’omelia della Messa finale nell’Abbazia di Einsiedeln. Grazie in particolare a Paola e Germano, e poi a Sandra e Abele, che hanno adeguato il loro passo sicuro al mio incerto. GIULIA GALFETTI CHIESA P A G I N A 11 CHIESAMONDO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 ercoledì 30 giugno la Repubblica Democratica del Congo, già Stato Libero del Congo, Congo Belga e, infine, Zaire, ha festeggiato i cinquant’anni di indipendenza. Una ricorrenza salutata da festeggiamenti e parate solenni lungo i viali di Kinshasa. Per l’occasione è arrivato nel Paese africano anche il re del Belgio, Alberto II: era dal 1985 che un re belga non visitava l’ex colonia con cui i rapporti sono tutt’ora contraddittori. M L’ANNIVERSARIO TRA CERIMONIE, BILANCI E L’APPELLO DEI VESCOVI CONGO, 50 ANNI DI INDIPENDENZA In occasione dell’anniversario dell’indipendenza i Vescovi congolesi tornano a chiedere ai propri leader politici maggior senso di responsabilità per risollevare il Paese da una difficile situazione ed imboccare finalmente la via dello sviluppo “Per queste manifestazioni – ci ha raccontato pochi giorni fa padre Giuseppe Rizzi, missionario saveriano, originario di Pognana Lario, per oltre trent’anni in Congo - sono stati spesi milioni di dollari in un Paese in cui a una fetta consistente della popolazione sono negati i diritti fondamentali: la pace, l’istruzione, la sanità. Al momento della sua elezioni nel 2006 il presidente Kabila aveva promesso la realizzazione di cinque cantieri (strade, imprese, abitazioni, scuole e ospedali, acqua ed elettricità) ma in questi anni poco è stato fatto e l’anno prossimo si tornerà ancora a votare. In particolare preoccupa la situazione nell’est del Paese dove sono attivi ancora diversi gruppi ribelli”. A questo anniversario, però, i politici di Kinshasa e in particolare il presidente congolese Joseph Kabila tenevano troppo. Ai loro occhi questa doveva essere l’occasione per presentare ai sessanta milioni di congolesi ma, soprattutto, agli osservatori ed investitori internazionali, il volto di un nuovo Congo, uscito da quasi dieci anni di guerra e capace di tornare ad attrarre investimenti da parte di partner vecchi (USA, Francia, GB, Italia) e nuovi (Cina, Brasile, India). Un’immagine del 30 giugno 1960 a Kinshasa E non importa se in questi cinquant’anni il Congo sia stato sconvolto da guerre intestine – non senza la complicità e le colpe di altri Paesi dalle potenze coloniali, ai protagonisti della Guerra Fredda, fino ai Paesi della regione, ognuno con i propri interessi in Congo – mentre le disuguaglianze nel Paese crescevano e le infrastrutture ereditate dall’età coloniale andavano progressivamente disgregandosi. Non da ultimo, ha rischiato di offuscare le stesse celebrazioni, l’uccisione ai primi di giugno di Floribert Chebeya, presidente dell’organizzazione, “Voce dei senza voce”, uno dei principali difensori dei diritti civili del Congo. Per la sua morte è stato arrestato un alto funzionario dei servizi di sicurezza che ha indicato come mandante dell’assassinio, John Numbi, capo della Polizia, nonché uno degli uomini più vicini al Presidente Kabila. L’anniversario del Congo diventa così l’occasione per provare a fare un bilancio di questi cinquant’anni. Proprio per questo in occasione di quello che definiscono il “giubileo d’oro” i Vescovi del Congo (Cenco) hanno voluto indirizzare ai politici congolesi un messaggio dai toni duri e precisi. “Attori politici cattolici dovete svegliarvi e rimanere svegli”, scrivono i vescovi. “Ora che avete preso atto della vostra parte di responsabilità nella mediocrità generalizzata caratteristica di questi 50 anni d’indipendenza, non potete più fallire”. Un anniversario che, sottolineano i vescovi, coincide con la preparazione delle elezioni generali previste per l’anno prossimo. “Siamo rattristati nel constatare che non si è saputo gestire il retaggio dell’indipendenza” scrivono i presuli tracciando un cupo bilancio, in cui la corruzione dei politici locali, per accumulo di potere e di interessi personali, mentre negli anni si è assistito a “colpi di stato, guerre a ripetizione, finte promesse e cattiva gestione”. L’impegno politico “è una delle più alte forme di carità” e il giubileo dell’indipendenza è “un’oc- casione per chiedervi un impegno politico teso verso un ideale, quello del bene comune, piuttosto che verso egoistici interessi” scrivono ancora i vescovi, chiedendo la valorizzazione del merito e della competenza e la lotta a clientelismo e nepotismo. In un documento che più volte fa riferimento alla visibilità all’Africa data dal Sinodo dei vescovi per il continente, tenuto lo scorso autunno in Vaticano, la Cenco insiste: “L’uomo deve restare nel cuore delle scelte politiche e la legge deve a tutti i costi proteggere i più deboli”. Come regolarmente appare nei loro messaggi, i presuli ricordano tra l’altro che il Congo “non soffre per la mancanza di ricchezze, ma per la mancanza di giustizia distributiva”. L’anno prossimo in R.D del Congo si tornerà a votare per le elezioni presidenziali e politiche. La speranza è che le parole pronunciate dalla Chiesa congolese, in questa come in altre occasioni, possano trovare ascolto in Congo e non solo. L’URNA DI SANTA TERESINA DI LISIEUX IN SUDAFRICA Le spoglie della Santa, patrona delle missioni, continuano a girare il mondo. Dopo aver attraversato nel mese di marzo la diocesi di Como, ora si trovano in Sudafrica, dove rimarrà per tre mesi toccando decine di città. Sono arrivate in SudAfrica il 25 giugno, le reliquie di Santa Teresa di Lisieux nel convento delle Carmelitane di Benoni, a Johannesburg. Le reliquie sono state accolte dal clero dell’ arcidiocesi, dalle Suore Carmelitane e dall’ Ordine cattolico dei Cavalieri da Gama. Il reliquiario contenente alcuni “resti mortali” della Santa, Patrona delle missioni, è stato poi portato in processione solenne, con la pioggia di petali di rosa, nella cappella del convento, dove è rimasto, venerato dai fedeli, fino al 28 giugno, quando è stato trasportato nella chiesa di Geluksdal, la secondo tappa di un tour di tre mesi in tutto il Sudafrica. P. Vusi Sokhela, che ha curato la visita delle reliquie, si augura che Santa Teresa, che morì all’età di soli 24 anni “sia un modello per i giovani, soprattutto perché non abbiamo santi sudafricani. Forse un giorno, grazie a questa visita, le reliquie di un santo sudafricano faranno un tour in Francia”. Durante le 12 settimane della visita, più di 24 chiese, monasteri e altre istituzioni ospiteranno le reliquie. Tra queste vi sono la Casa Madre Teresa, un ospizio in Yeoville, Regina Mundi di Soweto, dove gli scolari saranno trasportati in autobus per una cerimonia di venerazione e la cattedrale cattolica di Johannesburg, dove si terrà una veglia notturna il 10 luglio, alla vigilia della finale di Coppa del Mondo. (Agenzia Fides) MICHELE LUPPI PREALPI L’ATTIVITA’ DELLA COMMISSIONE MISSIONARIA ZONALE UN ANNO IN CAMMINO U n anno di cammino missionario nella zona Prealpi…un grande grazie al Signore per questo dono! Tanti sono stati i momenti di questo cammino, scandito da incontri mensili guidati dalla Parola, condivisa tra il gruppetto -una decina circa- di rappresentanti dei gruppi missionari parrocchiali, con l’impegno nel corso del mese di sperimentarci in un gesto concreto che il brano di Vangelo ci sembrava invitare a compiere. Molto positiva la scelta di riunioni mensili itineranti, gustando l’accoglienza ogni volta da parte del gruppo missionario della comunità parrocchiale ospitante, per mettersi in ascolto, incontrare e conoscere L’estate è tempo di bilanci anche per i gruppi missionari della nostra diocesi. Vi proponiamo una breve riflessione sull’attività della commissione missionaria della zona Prealpi. Chi volesse seguire il loro esempio può inviarci il proprio contributo all’indirizzo [email protected] o a [email protected] da vicino la realtà missionaria locale con i suoi punti di forza, le sue difficoltà, i volti missionari e le realtà o progetti sostenuti in questi anni. A questo proposito ringraziamo tutti i gruppi e associazioni missionarie incontrate e i parroci di Albiolo, Olgiate Comasco, Maccio , Uggiate e Ronago, Rodero, Solbiate e Valmorea che ci hanno accolto! Un grazie particolare a don Roberto, delegato zonale per la pastorale missionaria e a p.Mario Fugazza, missionario comboniano, nostro animatore missionario. Con l’augurio nel cuore di crescere sempre più nell’amore e nel servizio al Signore in unità e spirito di collaborazione a partire dalla nostra Chiesa locale, Uno degli incontri della Commissione missionaria della zona Prealpi cercando di essere quel “sassolino” – figura che più volte ci è stata con enfasi ripetuta- che con rispetto e delicatezza ri- chiami e inviti alla Missione. Perché la missione è di tutti! COMMISSIONE MISSIONARIA ZONA PREALPI CHIESA del PASTORALE LA VORO ASTORALELA LAVORO P A G I N A 12 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 SOBRIETÀ, GIUSTIZIA, FRATERNITÀ LA PARROCCHIA VIVE NEL TERRITORIO Un sussidio per aiutare le comunità parrocchiali ad essere quel luogo di confluenza delle variegate esperienze di lavoro per verificare se esse siano veramente occasione di realizzazione della persona, come riverbero dell’immagine di Dio pagina a cura dell’UFFICIO DIOCESANO DELLA PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO P apa Giovanni XXIII aveva paragonato la parrocchia alla fontana del paese. Generalmente era situata in posizione centrale, ad essa confluivano tutti gli abitanti e il loro convenire era anche un’ottima occasione per apprendere gli avvenimenti del paese e per scambiasi esperienze di vita quotidiana. Era anche un luogo di comunicazione intensa e di solidarietà: lì si rafforzavano i rapporti tra gli abitanti. Questa immagine si adatta bene ancor oggi alla parrocchia, cioè a quella aggregazione di persone che per il loro incontrarsi con Gesù Cristo, il quale condivise in tutto eccetto il peccato la nostra condizione umana, mettono in comune le loro esperienze di vita quotidiana, danno vita ad una rete di relazioni, solidarietà e fraternità, per usare termini che ritroviamo più volte nell’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI. Sicuramente una esperienza significativa della vita quotidiana che dovrebbe confluire in parrocchia è quella del lavoro. Dico, “dovrebbe”, perché assai spesso l’esperienza lavoro con tutti i suoi annessi e connessi, di cui parla in modo puntuale DALLA LETTERA ENCICLICA “CARITAS IN VERITATE” Capire le ragioni dell’esistenza della dottrina sociale credo che sia importante per tutti i soggetti sociali e per noi battezzati stimolo per essere veri testimoni, soprattutto nel quotidiano, del Cristo Risorto. La religione cristiana e le altre religioni possono dare il loro apporto allo sviluppo solo se Dio trova un posto anche nella sfera pubblica, con specifico riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica. La dottrina sociale della Chiesa è nata per rivendicare questo «statuto di cittadinanza» della religione cristiana. La negazione del diritto a professare pubblicamente la propria religione e ad operare perché le verità della fede informino di sé anche la vita pubblica comporta conseguenze negative sul vero sviluppo. L’esclusione della religione dall’ambito pubblico come, per altro verso, il fondamentalismo religioso, impediscono l’incontro tra le persone e la loro collaborazione per il progresso dell’umanità. La vita pubblica si impoverisce di motivazioni e la politica assume un volto opprimente e aggressivo. I diritti umani rischiano di non essere rispettati o perché vengono privati del loro fondamento trascendente o perché non viene riconosciuta la libertà personale. Nel laicismo e nel fondamentalismo si perde la possibilità di un dialogo fecondo e di una proficua collaborazione tra la ragione e la fede religiosa. La ragione ha sempre bisogno di essere purificata dalla fede, e questo vale anche per la ragione politica, che non deve credersi onnipotente. A sua volta, la religione ha sempre bisogno di venire purificata dalla ragione per mostrare il suo autentico volto umano. La rottura di questo dialogo comporta un costo molto gravoso per lo sviluppo dell’umanità. Il dialogo fecondo tra fede e ragione non può che rendere più efficace l’opera della carità nel sociale e costituisce la cornice più appropriata per incentivare la collaborazione fraterna tra credenti e non credenti nella condivisa prospettiva di lavorare per la giustizia e la pace (per il bene comune) dell’umanità. (Caritas in Veritate 56/57) Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica “Laborem Exercens”, viene trascurata. In occasione della veglia del lavoro del 30 aprile (“Lo sviluppo umano ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso DIO nel gesto della preghiera”. - CV79) è stato presentato un agile sussidio “La parrocchia vive nel territorio”. Questo sussidio serve per aiutare le comunità parrocchiali ad essere quel luogo di confluenza delle variegate esperienze di lavoro per verificare, alla luce della Parola di Dio e della Dottrina sociale della Chiesa, se esse siano veramente occasione di realizzazione della persona, come riverbero dell’immagine di Dio, e strumento per uno sviluppo autenticamente umano che permetta alle famiglie di poter trarre un sostentamento per una vita dignitosa. Il sussidio propone un percorso pastorale che ha come asse portante la parrocchia; prende spunto dal fatto che la parrocchia è il luogo dove si raduna QUALE FUTURO PER IL DOPO “FONDO FAMIGLIA”? visibilmente il Popolo di Dio e nel quale si alimenta il sacerdozio comune. Questo è il fondamento da cui prende avvio il cammino di fede per la testimonianza e il servizio nel mondo del lavoro. Infatti ogni cristiano vive e testimonia la sua fede nei luoghi di vita quotidiana, sviluppando così la sua vocazione personale e in lui quella di tutto il popolo di Dio. La parrocchia, quindi, educando alla fede, alla speranza e alla carità, alimenta nel credente quello spirito adulto indispensabile per l’evangelizzazione del mondo del lavoro e della società. Si tratta in altre parole di educare ad una assimilazione sempre più profonda dei criteri di vita tipici di Gesù Cristo che trovano nelle beatitudini la loro sintesi e si manifestano nei cristiani facendo assumere loro stili di vita caratterizzati da valori di sobrietà, di giustizia e di fraternità. NOTIZIE DAL MONDO DEL LA VORO LAVORO QUALCHE TIMIDO SEGNALE DI RIPRESA Bisogna avere attenzione nei confronti del lavoro, e suscitare un’attenzione al lavoro non è poca cosa, perché siamo in un contesto sociale (qualche volta anche ecclesiale) che è sostanzialmente disattento nei confronti del lavoro. Ci si ricorda del lavoro solo in termini di emergenza, infatti la “cultura diffusa” pone altri problemi e vive altri sogni. In questo anno di “Fondo Famiglia”, 300 famiglie della nostra diocesi hanno potuto usufruire di un aiuto temporaneo, in danaro, che gli ha permesso di sperare in tempi migliori, che purtroppo non si intravedono ancora. È realistico porci la domanda: quale futuro quando il “Fondo Famiglia” concluderà la sua esperienza? Le comunità cristiane non possono dimenticare il mondo del lavoro: anzi si debbono riproporre come ambito privilegiato per proclamare con chiarezza e con puntualità i giudizi di valore propri della quotidianità, là dove rischiano di essere contraddetti. In particolare la comunità cristiana non può rinunciare alla funzione stimolante di orientamento nel lavoro e nelle aziende, riproponendo la consapevolezza che l’attività umana oggi ha in sé non solo la ragione economica, ma il valore delle relazioni interpersonali e sociali. In tal modo si genera una coscienza comune degli uomini del lavoro, la loro responsabilità, l’assunzione del rischio e il servizio all’altro con lo stile della gratuità. C’è bisogno di cristiani adulti che facciano sintesi tra fede e vita quotidiana. Le comunità parrocchiali sono quindi chiamate a diventare luoghi aperti alla corresponsabilità dove i problemi di ogni membro divengono problema di tutti; devono riscoprire una solidarietà basata sulla relazione autentica, sull’informazione e sullo scambio reciproco, non solo di danaro, ma anche di tempo, lavoro, attenzioni fraterne; sollecitano momenti di preghiera e riflessione per maturare nelle coscienze cristiane una più viva e costante sensibilità al bene comune. L’iniziativa del “Fondo Famiglia” ha posto un segno, ha dato il via ad uno stile e ad una prospettiva di solidarietà da ritradurre in educazione alla carità nelle nostre parrocchie e sul nostro territorio. Ci è chiesto di fare una riflessione seria sulla crisi, sia economica che di coscienza: perché siamo arrivati qui? Quali i modelli di vita e di consumo abbiamo nella testa? Perché non porre in atto nei luoghi di lavoro situazioni di corresponsabilità, quali i “contratti di solidarietà”, con cui ognuno rinuncia a qualcosa per un lavoro per tutti? Perché non ripensare con le istituzioni gli ancora sconosciuti “lavori socialmente utili”, dando loro il più ampio significato possibile? Si tratta di lanciare una sfida educativa, rileggendo il contesto culturale che stiamo respirando. Occorre cambiare i modelli di riferimento, promuovere stili di vita basati sulla sobrietà; una sobrietà che non è fine a sé stessa, ma che è moderazione nel possesso e nel desiderio delle cose, e che soprattutto è finalizzata al rispetto dell’uomo in quanto creatura, capace di discernimento morale indirizzato alla autentica solidarietà. Qualche timido segnale della ripresa della produzione industriale e l’andamento del turismo non vanno a produrre nella nostra provincia effetti positivi sulla situazione dell’occupazione. Lo registrano i dati dell’Osservatorio provinciale del Mercato del Lavoro, puntualmente elaborati dal Settore politiche attive del lavoro. Le persone che hanno cercato occupazione attraverso i Centri per l’Impiego, nei primi cinque mesi di quest’anno, sono quantitativamente le stesse dell’anno scorso. In entrambi i casi il trend annuale è nell’ordine delle 18.500 unità: si pensi che nel 2008 erano circa 12.000, un bel po’meno. Questi numeri, da soli, possono dare un’idea dell’incidenza della crisi sul nostro mondo del lavoro. Di questi lavoratori senza lavoro la metà sono donne, un venti per cento, abbastanza stabile nel tempo, è costituito da cittadini extracomunitari. Un fatto che desta preoccupazione riguarda la collocazione della Provincia di Como nella graduatoria lombarda: il tasso di disoccupazione (cioè il rapporto tra le persone in cerca di lavoro e le corrispondenti forze di lavoro) è a Como pari nel 2009 a 5.7, peggiore solo a quello di Varese e pari a quello di Milano. Si pensi che nel 2008 il valore del tasso era 4.2. Infine un dato sulla cassa integrazione: le ore autorizzate sono diminuite, anche se in quantità non sensibile, dal maggio 2009 al maggio 2010, da 2.530.000 a 2.430.000 e c’è stata una variazione nella tipologia con uno spostamento delle risorse dalla cassa ordinaria a quella straordinaria e a quella in deroga, che riguarda principalmente le piccole aziende. Stiamo comunque parlando di circa duemilionicinquecentomila ore. E, dietro questi numeri… persone. CHIESA FONDOdiSOLIDARIET A’ FONDOdiSOLIDARIETA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 V entotto anni, napoletano, disoccupato dal gennaio 2009, due bambini di due e quattro anni, la moglie laureata, pure senza lavoro.“Quando ho perso il lavoro”, ci racconta Guglielmo, “ non mi sono preoccupato più di tanto, sono giovane, so fare tanti lavori, sono stato per due anni operatore sulle linee galvaniche, ho persino la patente C, D e il CQC per la guida degli autobus; ero sicuro che avrei trovato presto un’altra occupazione. Ma mi sbagliavo, non sapevo che il mio licenziamento era uno dei primi segnali della crisi economica che ha poi coinvolto tantissimi padri di famiglia come me. TESTIMONIANZE LA LETTERA DI UN GIOVANE PADRE DI FAMIGLIA “IL FONDO DI SOLIDARIETA’ MI HA RIDATO SPERANZA” Una semplice lettera indirizzata alla Caritas diocesana. Poche righe scritte da chi nel bisogno ha trovato nel fondo famiglia e lavoro ma sopratutto nella comunità parrocchiale, un punto da cui ripartire. Non mi davo pace; di trovare lavoro neanche a parlarne; dovunque andassi, sempre la stessa risposta c’è la crisi. Ma io ho due bambini piccoli da crescere, l’affitto da pagare, le bollette, il vitto. Come fare? Ero venuto a Mandello da Napoli convinto di poter dare ai miei figli una vita migliore, convinto che anche mia moglie con il suo diploma di operatore turistico e la sua laurea in management avrebbe trovato una buona occupazione. Niente. A Mandello non avevamo nessun parente e ci siamo quindi rivolti ai nostri genitori rimasti a Napoli i quali, pur essendo dei semplici operai, ci hanno aiutato come hanno potuto. Col loro aiuto riuscivamo almeno a mangiare, facendo molta economia, evitando di comprare quello che si poteva fare in casa, e a pagare le bollette, ma l’affitto, purtroppo non ce la facevamo a pagarlo ed il padrone di casa continuava a mandarci estratti conto e solleciti che non mi facevano dormire la notte. Finché un giorno qualcuno mi disse: “Vai dal Parroco, che forse ti può aiutare. Ho sentito parlare in Chiesa di un Fondo della Diocesi proprio per i disoccupati.” Andai da Don Pietro che, in un primo colloquio, si informò dettagliatamente sulla situazione della mia famiglia e mi illustrò gli scopi del Fondo solidarietà Diocesano e le procedure per accedere ai contributi. Mi mandò quindi al Centro di Ascolto Caritas di Mandello dove trovai delle volontarie molto comprensive che registrarono i miei dati, ascoltarono la mia storia e mi indicarono i documenti che avrei dovuto portare a Don Pietro per istruire la pratica. Disperato com’ero, non mi pesò assolutamente mostrare i cedolini paga, il contratto di lavoro, la lettera di licenziamento, le bollette, il contratto di affitto ecc. Completata la pratica dal Parroco ed ottenuto l’appoggio della Referente zonale per il Fondo, che poi ho saputo essere la coordinatrice del Cda, la mia pratica è andata a Como e, dopo qualche tempo, ho ricevuto la bella notizia che mi era stato concesso un primo contributo, che fu versato direttamente al padrone di casa. Una PERCHÉ NON SIA SOLO BENEFICIENZA L 13 vera boccata di ossigeno! Il mio locatore ha apprezzato il mio sforzo. Nel frattempo, su indicazione dei Garanti del Fondo, sono stato indirizzato all’ENAIP di Lecco dove, dopo qualche mese di attesa, ho potuto frequentare un corso di formazione per magazzinierimulettisti, terminato in questi giorni. E proprio in questi giorni, su richiesta di Don Pietro e con l’assenso della Referente, ho potuto ottenere ancora un contributo dal Fondo solidarietà, forse l’ultimo, ma così il mio debito verso il padrone di casa ha potuto essere saldato almeno fino a tutto il dicembre 2009. “Sono ancora disoccupato però i contributi del Fondo di Solidarietà e la comprensione trovata al Centro di Ascolto mi hanno riacceso un po’ la speranza, mi hanno fatto sentire meno solo” A UN ANNO DALL’ISTITUZIONE DEL FONDO FAMIGLIA-LAVORO a testimonianza che abbiamo riportato in apertura di questa pagina racconta una delle tante storie che si celano dietro i numeri del fondo di solidarietà famiglialavoro. Istituito dalla diocesi di Como il 30 aprile 2009 il fondo ha permesso di erogare, ad oggi, oltre 250 mila euro a favore di famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. Complessivamente in quest’anno sono stati raccolti quasi 600 mila euro grazie alla generosità delle comunità parrocchiali, alle offerte spontanee e al Sol.Sacer (la colletta i cui i sacerdoti della diocesi hanno fatto confluire, su invito del Vescovo, un mese della loro remunerazione). Ma più dei numeri sono storie come questa a dare il senso autentico ad un impegno che non può e non vuole fermarsi alla sola beneficienza. A quei soldi dati per pagare una bolletta, la rata del mutuo o per comprare da mangiare. “La comunità cristiana – spiegava alcuni mesi fa il vescovo Diego Coletti – è stata chiamata a dare segni di solidarietà e partecipazione. Non si tratta tanto di fare gesti di carità e di condiscendenza ma di approfittare di questo mo- P A G I N A Costituito il 30 aprile 2009, il fondo “famiglia-lavoro ha permesso di aiutare oltre 200 famiglie in difficoltà a causa della crisi economina, toccando circa 80 camunità parrocchiali. A giugno le atttività di dono allargate con l’istituzione della prima borsa lavoro mento di crisi per risvegliare in noi solidarietà, fraternità, attenzione soprattutto verso coloro che, da questa crisi, sono più direttamente e fortemente colpiti”. Ed è proprio questo che si sta cercando di fare, silenziosamente, nelle nostre comunità parrocchiali, invitate ad essere il centro di un nuovo percorso di carità. “Un modo – come ha più volte spiegato il direttore della Caritas, Roberto Bernasconi – di riscoprire il significato di stare sul territorio”. Sono, infatti, le stesse comunità a segnalare ai parroci o ai loro incaricati le situazioni di difficoltà in cui vi potrebbe essere bisogno di aiuto. E’ da queste segnalazioni che inizia un cammino discreto di ascolto e accompagnamento da parte della comunità parrocchiale. Un sostegno che non necessariamente sfocia nell’assegnazione di un contributo economico da parte del Comitato dei Garanti, presieduto dal vicario episcopale, mons. Battista Galli, e composto da due membri della Caritas diocesana, due membri della Pastorale del Lavoro, due membri dell’Azione Cattolica e due membri delle Acli. Ma anche chi non ha visto accolta la propria domanda non è stato lasciato solo. Il fondo diocesano è nato appositamente per aiutare le famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. I “no”, spesso, arrivano perché non si rientra nella tipologia prevista: in questi casi si viene dirottati e indirizzati agli altri servizi di sostegno e orientamento messi in campo da Caritas e Acli. Altri trecento mila euro sono ancora a disposizione per nuovi interventi. Tra questi anche l’erogazione di borse lavoro. La prima è stata attivata, con la cooperativa dei guanelliani, nel mese di giugno, per lavori di falegnameria. Il beneficiario riceve 500 euro al mese. M.L. Sono ancora disoccupato ed anche mia moglie, però i contributi del Fondo Solidarietà e la comprensione che ho trovato al Centro di Ascolto, mi hanno riacceso un po’ la speranza, mi hanno fatto sentire meno solo. Un grazie di cuore a tutti. Se qualche lettore avesse informazioni o volesse offrire un lavoro a questa persona o ad altri nelle sue condizioni può rivolgersi alla Caritas diocesana al 031304330 che provederà a mettervi in contatto con il Centro di Ascolto più vicino. Grazie. CHIESA P A G I N A 14 RUBRICHE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 LUGLIO 2010 LUGLIO 2010 Apostolato della preghiera Intenzione generale: “Perché in tutte le nazioni del mondo le elezioni dei governanti si svolgano secondo giustizia, trasparenza ed onestà, rispettando le libere decisioni dei cittadini”. Le attuali società democratiche, nelle quali lodevolmente tutti sono resi partecipi della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà, richiedono nuove e più ampie forme di partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini, cristiani e non cristiani. In effetti, tutti possono contribuire attraverso il voto all’elezione dei legislatori e dei governanti e, anche in altri modi, alla formazione degli orientamenti politici e delle scelte legislative che a loro avviso giovano maggiormente al bene comune. La vita in un sistema politico democratico non potrebbe svolgersi proficuamente senza l’attivo, responsabile e generoso coinvolgimento da parte di tutti, «sia pure con diversità e complementarità di forme, livelli, compiti e responsabilità». Mediante l’adempimento dei comuni doveri civili, «guidati dalla coscienza cristiana», in conformità ai valori che con essa sono congruenti, i fedeli laici svolgono anche il compito loro proprio di animare cristianamente l’ordine temporale, rispettandone la natura e la legittima autonomia, e cooperando con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità. Conseguenza di questo fondamentale insegnamento del Concilio Vaticano II è che «i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla “politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune», che comprende la promozione e la difesa di beni, quali l’ordine pubblico e la pace, la libertà e l’uguaglianza, il rispetto della vita umana e dell’ambiente, la giustizia, la solidarietà, …. (Congregazione per la dottrina della fede, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica , 24 novembre 2002) Intenzione missionaria: “Perché i cristiani si impegnino a offrire dappertutto, specialmente nei grandi centri urbani, un valido contributo alla promozione della cultura, della giustizia, della solidarietà e della pace”. Il nobilissimo e impegnativo compito della pace, insito nella vocazione dell’umanità ad essere e a riconoscersi come famiglia, ha un suo punto di forza nel principio della destinazione universale dei beni della terra, principio che non delegittima la proprietà privata, ma ne apre la concezione e la gestione alla sua imprescindibile funzione sociale, a vantaggio del bene comune e specialmente dei membri più deboli della società. Questo fondamentale principio è purtroppo ampiamente disatteso, come dimostra il persistere e l’allargarsi del divario tra un Nord del mondo, sempre più saturo di beni e di risorse e composto da un numero crescente di anziani, e un Sud in cui si concentra ormai la larga maggioranza delle giovani generazioni, ancora prive di una credibile prospettiva di sviluppo sociale, culturale ed economico. Nessuno si illuda che la semplice assenza di guerra, pur così auspicabile, sia sinonimo di pace duratura. Non c’è pace vera se ad essa non si accompagnano equità, verità, giustizia e solidarietà. Resta destinato al fallimento qualsiasi progetto che tenga separati due diritti indivisibili e interdipendenti: quello alla pace e quello ad uno sviluppo integrale e solidale. (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXIII Giornata della pace, 1 gennaio 2000, n. 13) Intenzione dei Vescovi italiani: “Perché ogni cristiano, fondando la propria vita sull’ascolto della Parola di Dio, si impegni con passione nella trasformazione delle realtà terrene, diventando testimone di pace, giustizia e amore”. Il messaggio e il dono della pace, che Gesù ha lasciato in eredità ai suoi discepoli, diventano sempre più necessari in questo tempo. I cristiani ne sono consapevoli. Tutto il messaggio dell’Antico e del Nuovo Testamento è intriso di riferimenti alla pace con Dio e con i fratelli. Come scrive Paolo: “Egli è la nostra Pace, ha fatto un popolo solo abbattendo il muro di separazione…per riconciliare tutti con Dio in un solo corpo per mezzo della croce… Egli è venuto ad annunziare la pace… e per mezzo di lui possiamo presentarci gli uni e gli altri in un solo Spirito “ (cf. Ef 2, 14-18). Depositari del testamento di Gesù, i cristiani sono nel mondo i custodi del dono della fraternità universale nell’unico Padre celeste e i testimoni dell’amore reciproco, dell’amore dei nemici, fino al dono stesso della vita, secondo l’insegnamento e l’esempio del loro Maestro. (Giornata di preghiera per la pace nel mondo, 24 gennaio 2002) PER LE PARROCCHIE 109 L’informatore giuridico I n materia di dichiarazione dei redditi da parte di un ente ecclesiastico si pone l’accento su una novità relativa al Modello Unico 2010 riguardante i redditi dell’anno 2009. La Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, con sua sentenza n. 26343 del 16.12.2009, è intervenuta in merito al trattamento fiscale relativo alla determinazione del reddito degli immobili storici, cosiddetti “strumentali”. In particolare, il comma 2 dell’art. 11 della Legge 30.12.1991, n. 413 (“2. In ogni caso, il reddito degli immobili riconosciuti di interesse storico o artistico, ai sensi dell’articolo 3 della legge 1° giugno 1939, n. 1089, e successive modificazioni e integrazioni, è determinato mediante l’applicazione della minore tra le tariffe d’estimo previste per le abitazioni della zona censuaria nella quale è collocato il fabbricato.”) prevede un trattamento di favore per gli immobili di interesse “storico-artistico”, dando la possibilità di determinarne il reddito utilizzando la minore tariffa d’estimo prevista per le abitazioni. Ora la Corte di Cassazione con la sua sentenza n. 26343/2009 ha limitato l’applicazione di tale norma, interpretandola in senso restrittivo, ponendo una distinzione tra gli immobili di impresa. Da un lato, infatti, pone gli immobili che concorrono a formare il reddito di impresa secondo le regole dei redditi fondiari (art. 90 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi), e dall’altro pone gli immobili che partecipano sotto forma di costi e ricavi (i cosiddetti beni strumentali). Soltanto in riferimento alla prima categoria di immobili (i cosiddetti immobili privati) la sentenza della Corte di Cassazione riconosce l’applicazione dell’agevolazione di cui all’art. 11, comma 2, della Legge n. 413/1991, mentre ne esclude l’applicazione per i beni strumentali, appartenenti cioè alla seconda tipologia. La conseguenza di una simile interpretazione giurisprudenziale, che favorisce il Fisco a danno dei contribuenti, fa sì che i beni immobili strumentali, ovvero quelli iscritti nel Libro degli inventari, nonché nel registro dei Beni Ammortizzabili (per quegli Enti che svolgono pertanto un’attività di natura commerciale), anche se riconosciuti come bene storico, con vincolo trascritto presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari (l’attuale Ufficio del Territorio), non viene più riconosciuto alcun trattamento agevolato. Pertanto, sia nel caso di utilizzo diretto, che nel caso di locazione a terzi, l’immobile concorrerà a formare il reddito, con costi e ricavi ad esso relativi, senza alcuna applicazione della minore tra le tariffe d’estimo previste per le abitazioni nella medesima zona censuaria. Tale agevolazione rimarrà invece applicabile per gli immobili cosiddetti privati, di proprietà dell’ente ecclesiastico. rubrica mensile a cura di VITTORIO RUSCONI IL PALLIO A 38 ARCIVESCOVI Il Papa ha presieduto martedì mattina nella basilica vaticana la messa nella Solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni della città di Roma. Hanno concelebrato 38 arcivescovi metropoliti, ai quali Benedetto XVI ha imposto il pallio, simbolo della potestà vescovile esercitata in comunione con la Chiesa di Roma. Si tratta di una stola costituita da una fascia di lana bianca su cui spiccano sei croci di seta nera. Il pallio, ha detto il Papa durante l’imposizione, “sia per voi simbolo di unità e segno di comunione con la Sede Apostolica; sia vincolo di carità e stimolo di fortezza, affinché nel giorno della venuta e della rivelazione del grande Dio e del principe dei pastori Gesù Cristo, possiate ottenere, con il gregge a voi affidato, la veste dell’immortalità e della gloria”. Quattro gli arcivescovi italiani : mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, mons. Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Luigi Moretti, arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno. Parola di vita di CHIARA LUBICH «Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra» (Mt 13, 45-46) I n questa brevissima parabola, Gesù colpisce fortemente l’immaginazione dei suoi ascoltatori. Tutti sapevano il valore delle perle che, assieme all’oro, erano allora quanto di più prezioso si conoscesse. In più, le Scritture parlavano della sapienza e cioè della conoscenza di Dio come di qualcosa da non paragonare “neppure a una gemma inestimabile” (Sap 7,9). Ma viene in rilievo nella parabola l’avvenimento eccezionale, sorprendente e inatteso che rappresenta per quel commerciante l’aver adocchiato, forse in un bazar, una perla che solo ai suoi occhi esperti aveva un valore enorme e dalla quale perciò poteva ricavare un ottimo profitto. Ecco perché, avendo fatto i suoi calcoli, decide che valeva la pena di vendere tutto per comprare la perla. E chi non avrebbe fatto lo stesso al suo posto? Ecco dunque il significato profondo della parabola: l’incontro con Gesù, e cioè con il Regno di Dio fra noi – ecco la perla! -, è quell’occasione unica che bisogna prendere al volo, impegnando fino in fondo tutte le proprie energie e ciò che si possiede. “Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. Non è la prima volta che i discepoli si sentono messi di fronte ad un’esigenza radicale e cioè a quel tutto che bisogna lasciare per seguire Gesù: i beni più preziosi quali gli affetti familiari, la sicurezza economica, le garanzie per il futuro. Ma la sua non è una richiesta immotivata e assurda. Per un “tutto” che si perde c’è un “tutto” che si trova, inestimabilmente più prezioso. Ogni volta che Gesù domanda qualcosa, promette anche di dare molto, molto di più, in misura sovrabbondante. Così con questa parabola ci assicura che avremo tra le mani un tesoro che ci farà ricchi per sempre. E, se può sembrare un errore lasciare il certo per l’incerto, un bene sicuro per un bene solo promesso, pensiamo a quel mercante: egli sa che quella perla è molto preziosa ed attende fiducioso ciò che gli procurerà trafficandola. Così chi vuol seguire Gesù sa, vede, con gli occhi della fede, quale immenso guadagno sarà condividere con lui l’eredità del Regno per aver tutto lasciato almeno spiritualmente. A tutti gli uomini Dio offre nella vita un’occasione del genere perché la sappiano afferrare. “Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. E’ un invito concreto a mettere da parte tutti quegli idoli che nel cuore possono prendere il posto di Dio: carriera, matrimonio, studi, una bella casa, la professione, lo sport, il divertimento. E’ un invito a mettere Dio al primo posto, al vertice di ogni nostro pensiero, di ogni nostro affetto perché tutto nella vita deve convergere a lui e tutto da lui deve discendere. Facendo così, cercando il Regno, secondo la promessa evangelica, il resto ci sarà dato in sovrappiù (cf Lc 12,31). Accantonando tutto per il Regno di Dio riceviamo il centuplo in case, fratelli, sorelle, padri e madri (cf Mt 19,29), perché il Vangelo ha una chiara dimensione umana: Gesù è uomo-Dio e insieme al cibo spirituale ci assicura il pane, la casa, il vestito, la famiglia. Forse dovremmo imparare dai “piccoli” a fidarci di più della Provvidenza del Padre, che non fa mancare nulla a chi dà, per amore, tutto quel poco che ha. In Congo un gruppo di ragazzi fabbricano da alcuni mesi cartoline artistiche con la scorza di banana, vendute poi in Germania. In un primo momento trattengono tutto il ricavato (qualcuno mantiene con ciò l’intera famiglia). Ora hanno deciso di mettere il 50% in comune e 35 giovani disoccupati hanno ricevuto un aiuto. E Dio non si lascia vincere in generosità: due di questi ragazzi hanno dato una tale testimonianza nel negozio ove sono impiegati, che diversi commercianti, in cerca di personale, si sono rivolti a quel negozio. Ben in undici hanno così trovato un lavoro fisso. Parola di vita, luglio 1999, pubblicata in Città Nuova, 1999/12, p. 39. P A G I N A 16 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 amminare è bello. Camminare fa bene alla salute. Sulla scorta di questo principio l’Asl di Como ha lanciato, dal dicembre scorso, sul territorio provinciale, un’iniziativa semplice ma di grande interesse. Si tratta della promozione di “Gruppi di Cammino”, gruppi organizzati uniti dal comune fine di camminare insieme, lungo itinerari prestabiliti, per tutto l’arco dell’anno. Percorsi alla portata di tutti, della lunghezza di 2-3 km. Faloppio, Carbonate, Merone, Cavallasca, Cucciago i comuni che hanno già aderito a questa iniziativa attivando specifici gruppi nei rispettivi territori. E altri ne stanno partendo nelle località di Lambrugo, Dongo, Erba. «L’attività fisica quotidiana - ci spiega il dott. Biagio Santoro, responsabile del servizio medicina dello sport e della lotta al doping dell’Asl di Como - rappresenta un mezzo d’importanza fondamentale per migliorare la nostra salute fisica e mentale. La pratica di un regolare movimento, infatti, costituisce un fattore essenziale per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, di diabete, di ipertensione, di alcune forme di tumore, di disturbi muscolo-scheletrici e di disturbi psicologici. Nonostante ciò fin troppe persone, oggi, hanno abbandonato l’abitudine di muoversi, con conseguenze spiacevoli sulla propria condizione di benessere e di salute. Da questo spunto è nata C SANI STILI DI VITA Camminare, un regalo alla salute Una proposta dell’Asl di Como che coinvolge le diverse amministrazioni del territorio. Filo conduttore: il movimento alla radice del benessere psico-fisico di MARCO GATTI [email protected] l’idea di lanciare un progetto di educazione alla salute che si proponesse proprio di incrementare la pratica regolare di attività fisica in tutta la popolazione della provincia di Como attraverso la creazione di “Gruppi di cammino”. Il cammino, del resto, rappresenta un’attività di prevenzione primaria. Di per sé non può essere equiparato all’attività sportiva vera e propria ed è adattabile a qualsiasi persona che abbia possibilità di movi- mento, senza che sia necessario ricorrere a particolari performance e attrezzature». «Il progetto - continua il dott. Santoro - ha il semplice scopo di far camminare insieme gruppi di persone regolarmente, per due tre volte la settimana, per circa un’ora. In questo senso i gruppi si trovano in giorni stabiliti in un luogo definito per camminare lungo uno o più percorsi concordati all’interno del territorio comunale. È una proposta che, proprio in virtù delle sue particolari caratteristiche di semplicità, è adatta a tutte le età. Ma in special modo si rivolge a chi è meno abituato al movimento. Va precisato che si tratta di un’esperienza che va vissuta con regolarità affinché i benefici siano apprezzabili. Prendervi parte in maniera estemporanea ne ridurrebbe, infatti, l’utilità. Un valore aggiunto di questa proposta si gioca anche nella sua azione socializzante. Quattro pas- L’IMPORTANZA DI ESSERE WALKING LEADER si insieme, all’aria aperta, rappresentano infatti l’occasione per godersi il tempo a disposizione, scambiare quattro chiacchiere, conoscersi. Una preziosa opportunità di relazione, dunque, in grado di arrecare beneficio al corpo e allo spirito. Lo spunto per modificare il proprio stile di vita. Investire sul movimento significa investire sulla propria vita. Provare per credere». Per saperne di più chiedete al vostro comune. Potrebbe essere l’occasione per far nascere, anche sul vostro territorio, un nuovo gruppo. Un progetto semplice ma non affidato al caso. L’iniziativa dell’Asl di Como è partita coinvolgendo direttamente le amministrazioni del territorio, principale anello di collegamento con la popolazione. Alle amministrazioni dimostratesi interessate l’Asl ha fornito la necessaria documentazione modulistica e incontrato la popolazione e i responsabili dei gruppi. Essenziale, per la corretta riuscita del progetto, è infatti l’individuazione e la formazione di “walking leaders”, cioè persone disposte a guidare i gruppi, accogliere nuovi arrivati, condurli e motivarli. Una volta partiti i “Gruppi di cammino” non sono abbandonati a se stessi. Il collegamento con l’Asl è, infatti, sempre garantito grazie al contatto costante con i coordinatori dei gruppi. Collegamento che permette di monitorare i numeri del progetto, su scala provinciale e, in caso di necessità, fornire indicazioni e suggerimenti adatti ad una pratica regolare dell’attività fisica, oltre che garantire la presenza, in alcune occasioni, durante il cammino, di medici specializzati. I Gruppi, ovviamente, sono sempre aperti ai nuovi arrivati e orari e momenti di ritrovo concordati in base alle esigenze dei suoi componenti. QUALCHE PERCORSO PER TENERSI IN FORMA Itinerari e benefici con due passi all’aperto P er chi ama camminare all’aria aperta ed è in buona salute l’ Asl di Como offre anche la possibilità di qualche itinerario un po’ più impegnativo rispetto alla proposta dei “Gruppi di cammino”, pur non richiedendo particolari doti atletiche. I percorsi sono scaricabili direttamente dal sito dell’Asl di Como, www.asl.como.it, settore medicina dello sport. La lunghezza media è attorno ai 5 km. Accanto agli itinerari, oltre alla lunghezza e al dettaglio del percorso, viene anche abbinato il consumo calorico stimato. Interessanti anche le indicazioni storiche e culturali fornite rispetto ai riferimenti incontrati lungo i percorsi. ALSERIO MONGUZZO Percorso lungo 5 km e 980 metri per la maggior parte pianeggiante su un fondo misto: asfalto nella parte iniziale e terra battuta per il rimanente tratto. Consumo calorico stimato: per un soggetto di 70 Kg che percorre il tragitto camminando a passo svelto (5-6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di 293 Kcal ma se lo stesso soggetto di 70 kg effettua lo stesso tragitto correndo(corsa leggera a velocità di 8-9Km/ora) il consumo energetico sarà di 419 Kcal. ROVELLO PORRO SARONNO Percorso facile lungo 4,7 km completamente pianeggiante. Fondo in terra battuta. Consumo calorico stimato: per un soggetto di 70 Kg che percorre il tragitto camminando a passo svelto (5- 6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di circa 231 Kcal ma se lo stesso soggetto di 70 kg effettua lo stesso tragitto correndo (corsa leggera a velocità di 89Km/ora) il consumo energetico sarà di circa 329 Kcal. COMO DA VILLA OLMO A VILLA GENO Percorso lungo 6 km e 140 metri completamente pianeggiante su un fondo misto: asfalto e ciottolato. Consumo calorico stimato: per un soggetto di 70 Kg che percorre il tragitto camminando a passo svelto (5-6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di 300 Kcal ma se lo stesso soggetto di 70 kg effettua lo stesso tragitto correndo (corsa leggera a velocità di 89Km/ora) il consumo energetico sarà di 430 Kcal. ROVELLASCA BREGNANO Percorso facile lungo 4 km e 695 metri per la maggior parte pianeggiante su un fondo in terra battuta. Consumo calorico stimato: per un soggetto di 70 Kg che percorre il tragitto camminando a passo svelto (5- 6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di circa 230 Kcal, ma se lo stesso soggetto di 70 kg effettua lo stesso tragitto correndo (corsa leggera a velocità di 8-9Km/ ora) il consumo energetico sarà di circa 328 Kcal. DONGO GRAVEDONA Percorso lungo 4 km e 780 metri pianeggiante completamente su un fondo in terra battuta. Consumo calorico stimato: per un soggetto di 70 Kg che percorre il tragitto camminando a passo svelto (5-6 Km/ora) è previsto un consumo energetico di 234 Kcal ma se lo stesso soggetto di 70 kg effettua lo stesso tragitto correndo (corsa leggera a velocità di 8-9Km/ora) il consumo energetico sarà di 335 Kcal. ATTIVITÀ FISICA E SALUTE L’attività fisica correttamente eseguita è in grado di migliorare lo stato di salute e la capacità di prestazione dei soggetti sani di tutte le età e di entrambi i sessi. Mantenere un buon livello di attività fisica fa vivere meglio e più a lungo. Infatti il movimento praticato con regolarità e continuità può apportare notevoli benefici: Migliora l’efficienza del cuore e riduce la mortalità cardiovascolareAumenta la funzionalità respiratoriaRiduce la mortalità per il tumore del colon e per altre neoplasieSviluppa e tonifica i muscoliFortifica lo scheletro e rinforza le cartilaginiAiuta a dimagrire e ad eliminare i grassi cattivi dal sangueAiuta il controllo del diabete e ne riduce le complicanzeMigliora il tono dell’umore e riduce lo stress CRONACA P A G I N A 17 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 I LAVORI ULTIMATI LA SCORSA SETTIMANA Piazza Martinelli, un nuovo spazio a misura di bambino G razie anche al primo giovedì sera clemente dal punto di vista atmosferico, e delle temperature, ha avuto un discreto successo l’apertura ufficiale di piazza Martinelli quale nuovo spazio di animazione per bambini. La scorsa settimana si sono infatti conclusi i lavori di allestimento dello spazio ludico in questa piazza del centro storico ricavata anni fa dalla demolizione del famoso ristorante Fulda. Un intervento finanziato dalla Camera di Commercio di Como con 40mila euro nell’ambito del progetto di town center management denominato “Shopincomo”. Nel corso di questa estate piazza Martinelli sarà centro di animazione il sabato pomeriggio e la sera dei giovedì dello shopping estivo per tutti i bambini grazie alle ini- Un intervento finanziato dalla Camera di Commercio di Como con 40mila euro nell’ambito del progetto di town center management denominato “Shopincomo di LUIGI CLERICI ziative curate dalla Compagnia dei Burattini di Dario Tognocchi. Il primo giovedì ha visto la partecipazione di 20 ragazzini che hanno potuto iniziare diverse attività. Infatti, in piazza Martinelli, non sono previsti solo giochi e laboratori ma anche visite per tutto il centro storico alla scoperta delle bellezze della città, degli antichi mestieri e del- le vecchie botteghe. Un gioco interattivo che dalla piazza Martinelli, luogo incantato dove narrare le storie, continuerà per le antiche vie di Como e avrà come protagonisti anche passanti, turisti e gli stessi commercianti. L’allestimento della piazza prevede un teatrino, uno spazio attrezzato per i laboratori e uno spazio esterno con moderni materiali antiurto dove poter giocare. L’idea è of-frire una attività di gioco di qualità, con contenuti culturali e pedagogici, così da lasciare “liberi” i genitori di poter fare shopping tra le vetrine del centro. I bimbi saranno registrati e assicurati. Il servizio sarà gratuito salvo la richiesta di un piccolo contributo per la merenda. «C’era un’assoluta necessità di far tornare a vivere questa piazza, angolo importante della nostra città che ora può essere Foto William utilizzata in diversi modi - ha commentato in proposito l’Assessore al Commercio, Etta Sosio -. Alla proiezione estiva di film, infatti, oggi si aggiunge l’area attrezzata per giochi, per laboratori e per rappresentazioni. Uno spazio che finalmente può essere destinato a qualcosa di bello a 360° per tutta la città. Una piazza che, inoltre, vivrà in occasione di “Shopping sotto le stelle” in quanto qui potranno divertirsi i bambini mentre i genitori possono dedicarsi ai loro acquisti». I lavori in piazza Martinelli, che si sono prolungati più del dovuto a causa, appunto, delle avverse condizioni meteorologiche, hanno comportato l’allestimento di materiale ludico senza alcuna spesa aggiuntiva sulla dotazione già in essere. Circa un metro quadrato di pavimentazione è stato ripristinato a seguito dello spostamento delle tre panchine in pietra perché pericolose per le attività ludiche. In tutto sono stati allestiti 40 metri quadrati destinati ad un unico spazio gioco con tappeto antiurto che è stato posizionato sulla pavimentazione esistente senza modificarla. I due “box”, oggetto di continui vandalismi e per i quali il Comune di Como ha già speso oltre 10mila euro di interventi di ripristino, come già accennato, sono destinati ad ospitare laboratori creativi e ad un piccolo teatrino dei burattini, con magazzino per la custodia delle attrezzature. La sperimentazione durerà l’intera estate e sarà verificata per replicare lo spazio ludico all’interno del nuovo padiglione del mercato coperto che, sempre grazie ai finanziamenti regionali, diventerà il centro di eccellenza del commercio al dettaglio del distretto di Como. VANDALISMI Rifiuti: già imbrattati i cestini al Porto Marina nche in occasione del recente dibattito relativo ad alcune esternazioni di un deputato elvetico dell’UDC, su una fantomatica annessione, tra gli altri, delle province di Como e Varese alla Confederazione Elvetica, si sono levate comunque opinioni in città che sottolineavano come in Svizzera le regole ci sono, e vengono fatte rispettare, mentre in Italia tutto è molto più relativo. Sicura- A Lisetta Caramel recentemente scomparsa, sarà ricordata con una Santa Messa Martedì 13 luglio alle ore 20.30 Presso la Cappella Santissima Trinità Centro Pastorale Cardinal Ferrari mente al di là del confine c’è una cultura che dà molta più importanza rispetto da noi al senso civico. Una dimostrazione, infatti, di come a Como molto (troppo?) spesso questo non accada è data dal fatto che a sole 48 ore dalla posa dei nuovi contenitori per raccolta differenziata al Porto Marina collocati dal Settore Ambiente del Comune di Como grazie ad un conferimento gratuito della ditta Athena di Cantù, questi sono stati oggetti di insensato vandalismo e ricoperti di scritte. “L’ennesima prova che questo non è un Paese civile” ha commentato con il solo animo “focoso” in proposito l’Assessore all’Ambiente, Diego Peverelli, che in più di un’occasione ha manifestato anche in modo colorito la mancanza di senso civico che è all’origine del ritrovamento di rifiuti, talvolta anche ingombranti o pericolosi (si pensi all’eternit) che spesso si verifica nel territorio co- munale. E dire che i quattro appositi contenitori, posizionati tra i due accessi al Porto Martina per consentire ai diportisti di conferire i rifiuti prima o dopo l’utilizzo della loro imbarcazione, sono stati collocati proprio per favorire il diffondersi di una maggiore sensibilità all’ambiente ricordando l’importanza della raccolta differenziata: «La posa di questi quattro contenitori è un primo passo di quello che vuole essere il nostro impegno in futuro nel contribuire a diffondere l’idea che è necessario ricorrere alla raccolta differenziata dei rifiuti in città, in vista anche dell’entrata in vigore del nuovo appalto per il servizio di raccolta urbana delle utente domestiche – ha ribadito lo stesso assessore -. Il nostro obiettivo, in proposito, è infatti di individuare zone ad alta concentrazione di utenti, ma che non presentino particolare impatto dal punto di visto storico/architettonico, al CON MONDO TURISTICO VISITA A “RUBENS E I FIAMMINGHI” L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” organizza per venerdì 9 luglio una visita guidata alla Mostra “Rubens e i fiamminghi”, allestita a Como presso Villa Olmo. L’appuntamento è per le ore 19.30 davanti all’ingresso della Villa. La visita di questa mostra è un’immersione nella spettacolarità della vita considerata sotto tutti i suoi vari aspetti. Le due prime sale e le ultime due sono dedicate ai pittori fiamminghi; tutte le altre presentano splendide opere di Rubens e del suo miglior discepolo Van Dyck. La quota di partecipazione è di 12 euro per i soci, di 13 euro per i non soci. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail: [email protected]. fine di posizionare questo tipo di contenitori che, ovviamente, contribuiscono al miglioramento delle condizioni della città e favoriscono il diffondersi di una cultura della differenziazione dei rifiuti che rappresenta la via obbligata che bisogna seguire per il futuro. Infatti, fra circa un mese, altri appositi contenitori saranno collocati in piazza Boldoni”. Augurandosi che non facciano la stessa fine in qualche ora. L.CL. CRONACA P A G I N A Como 18 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 NE FU IL FONDATORE 20 ANNI FA L’Aiart ricorda Giovanni Sestini Diede vita all’Associazione Italiana Ascoltatori Radio Telespettatori di Como e Lecco. Un uomo di intelligenza acuta ed aperta e di grande energia volitiva, sistematico e tenace nel progettare e nel condurre in porto le iniziative intraprese Un’immagine d’archivio di Giovanni Sestini di ABELE DELL’ORTO L ’ L’AIART è presente, come associazione, a Como, da poco più di vent’anni, ed il merito va riconosciuto per intero al dottor Giovanni Sestini, che oggi ricordiamo a circa due mesi dalla morte per tragica fatalità. Il dott. Sestini, da molti conosciuto come ingegnere, era laureato in filosofia, ma aveva fatto una carriera di manager nel campo dell’industria. Era un uomo di intelligenza acuta ed aperta e di grande energia volitiva, sistematico e tenace nel progettare e nel condurre in porto le iniziative intraprese, e nello stesso tempo sensibile nel- l’animo e amabilissimo nell’amicizia, oltre che saldo nelle convinzioni morali e nella fede. Giunto alla pensione, alla fine degli anni Ottanta, dietro suggerimento di amici e sacerdoti lungimiranti di Lecco, accettò il consiglio non solo di occuparsi, grazie alla sua esperienza imprendito- riale, della “Casa di riposo” del suo paese, Civate, ma anche di impegnarsi, con spirito missionario, nel settore della comunicazione. In questa seconda direzione partì col “bussare alle porte” di quella decina, o poco più, di persone che in provincia di Como (allora Lecco faceva parte della provincia di Como) erano iscritte individualmente all’ AIART nazionale. Chi scrive era uno di quelli, e ricorda benissimo il primo colloquio, durato un paio d’ore, col dottor Sestini, che aveva idee chiare sull’importanza dei mezzi di comunicazione, lasciava trasparire il suo spirito apostolico, e, nel prospettare progetti di educazione e formazione da attuare in provincia di Como, sentiva l’esigenza di circondarsi di collaboratori attenti. Il dottor Sestini riuscì a coinvolgere decine e decine di persone e, nel giro di pochi anni, ottenne l’iscrizione all’AIART di qualche centinaio di soci tra Como e Lecco, e, personalmente, si meritò tanta stima, da essere eletto nel Consiglio nazionale dell’associazione. Strinse, in quel di Como, un legame forte con mons. Carlo Calori, direttore del “Settimanale”, assicurandosi anche l’appoggio organizzativo della signora Graziana, e operativo, prima, della professoressa Maria Elvina Boehm, e poi dell’ing. Edgardo Mandelli. Il dottor Sestini non solo prese contatti con l’Università Cattolica, convincendo molti docen- ti ad intervenire in incontri vari, ma nel frattempo, appoggiandosi alla scuola di formazione audiovisiva di padre Nazareno Taddei, preparò un doppio gruppo di insegnanti, di Como e di Lecco, che andarono a svolgere corsi di “Educazione all’immagine” presso scuole elementari e medie. Da questi corsi nacque anche l’idea di un concorso per gli studenti, dal titolo “Immagini per pensare”, che ebbe una decina di edizioni, con premiazione, prima a Villa Olmo, e poi all’Elmepe di Erba. Per gli insegnanti della scuola primaria e secondaria Sestini organizzò, per oltre un decennio, dei corsi residenziali, di una settimana, all’inizio di settembre, seguitissimi, su temi vari legati ai nuovi mezzi di comunicazione in rapporto all’attività didattica. Gli ultimi, che si tenevano presso l’Istituto “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini, si svolsero nei primi anni Duemila. Con mons. Calori il dottor Sestini organizzò, in una domenica, per alcuni anni, quando da noi era quasi ignorata, la celebrazione della “Giornata mondiale della comunicazione sociale”: incontro culturale e spirituale presso il Centro Pastorale, e poi un momento di convivialità nella vicina pizzeria. E come dimenticare le serate di formazione per genitori, tenute, in particolare nelle parrocchie, ma anche in biblioteche o presso scuole? Da qualche anno il dottor Sestini si era dovuto ritirare dall’impegno diretto, per impellenti ragioni familiari, ma nel suo forzato riposo continuava, con passione, a tenersi informato su tutto. Oggi la sua eredità è stata raccolta da amici, sia di Como sia di Lecco, che, in un contesto territoriale, culturale, scolastico, ed anche ecclesiastico, mutato, cercano di realizzare obiettivi meno ampi ma pur sempre utili, per non dire necessari. BASILICA DI S. ABBONDIO In ricordo di mons. Riva Cade in questi giorni (30 giugno) il primo anniversario della morte di mons. Alessandro Riva. É l’occasione per richiamare alla memoria, con ammirazione e gratitudine, i suoi quasi settant’anni di ministero, vissuti con impegno, entusiasmo e chiaroveggenza. Nella basilica di S. Abbondio – alla quale don Sandro si dedicò dal 1992 al 1999 – per lui si pregherà nella S. Messa di domenica prossima, 11 luglio (ore 16.30). CRONACA P A G I N A Como 19 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 A COLLOQUIO CON IL NUOVO PRESIDENTE L’Unione ciechi tra passato, presente e futuro aniele Rigoldi ha raccolto l’eredità di Mario Mazzoleni alla guida dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Como. Gli abbiamo chiesto di farsi conoscere. Daniele, da quanto tempo sei legato all'Unione Italiana Ciechi? «Dal 1999, all'età di 34 anni, sono legato come socio all'Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Como. Da 10 anni sono impegnato come responsabile nelle attività relative ai corsi di informatica, coinvolto anche per l'accessibilità siti Web, per varie iniziative culturali, sportive e di svago». Che eredità hai raccolto prendendo il posto di Mario Mazzoleni? «Una eredità ricchissima per quel che riguarda l'esistente, cioè tutta una serie di iniziative di varia natura, corsi di riabilitazione nei differenti ambiti per l'autonomia personale, tutte offerte che devono essere mantenute e semmai incrementate come le nuove esperienze che intendiamo introdurre relative al nuoto, alla ginnastica in acqua, al corso di difesa personale, all'equitazione, alla prosecuzione del corso di lingua inglese oppure alla creazione di uno sportello per il sostegno psicologico oltre che alle attività teatrali e di aggregazione D Daniele Rigoldi ha raccolto l’eredità “pesante” del dinamico Mario Mazzoleni alla guida dell’Uici lariana. Grazie a questa intervista abbiamo modo di conoscerlo meglio a cura di MARCO GATTI rivolte ai bambini ed ai giovani». Come hai visto cambiare l'Unione in questi anni? «La nostra sezione ha incrementato notevolmente l'ambito dei propri servizi offerti ai soci e anche ai non soci in questi ultimi anni. L'acquisizione della nuova sede di via Raschi n. 6 ha impresso nuova vitalità offrendo ampi spazi e locali aggiuntivi quali la cucina, l'aula informatica, l'ampio salone». Quanti sono, oggi, i soci dell'Unione comasca? «Oggi contiamo circa 260 soci. Uno dei nostri obiettivi è quello di coinvolgere in misura maggiore i giovani e giovanissimi oltre che i soci anziani, i primi con attività teatrali e culturali, i secondi con momenti ricreativi e di svago. Sarà importante anche comprendere il motivo del mancato rinnovo del tesseramento di una ventina di soci». Quali sono, sulla base della tua esperienza, i principali problemi con i quali oggi ha a che fare una persona affetta da disabilità visiva? «Per gli studenti il problema più pressante è quello legato all'accesso ai libri di testo in formato digitale e alla presenza di educatori ed insegnanti di sostegno, per i lavoratori la possibilità di aggiornamento e di riqualificazione senza dimenticare la possibilità di giungere alla creazione di nuove professioni accessibili ai disabili visivi, per gli anziani le problematiche legate all'autonomia personale casalinga, di svago e di arricchimento culturale. Per tutti, comunque, la fruibilità dei mezzi pubblici insieme alla possibilità di vivere pienamente la città e la provincia, riducendo le barriere architettoniche e proponendo momenti di vera integrazione sociale». Quanto l'era del web 2.0, la tecnologia, internet hanno reso più vivibile per i minorati della vista la società di oggi? «Indubbiamente le nuove tecnologie hanno fortemente contribuito a ridurre la distanza tra il normodotato ed il disabile visivo, basti pensare alla piena accessibilità, oggigiorno, di un Pc, di un cellulare, di un apparecchio elettronico, mediante un sintetizzatore vocale od un supporto braille. Comunque si rischia di continuare a rincorrere le novità e le nuove tecnologie, penso alle modalità "touch screen" che già ora sono introdotte sul mercato ma tra pochi anni saranno presenti ovunque, pensiamo agli sportelli automatici di banche, poste, enti pubblici, servizi vari, stazioni ferroviarie, eccetera. Uno dei nostri obiettivi è quello di sostituire le care vecchie audiocassette (disponibili per audiolibri, riviste, letture ed informazioni provenienti dalla sezione) con i supporti digitali creando un gruppo di donatori di voce, per i quali chiediamo la presenza di nuovi volontari». Perchè, per una persona affetta da disabilità visiva, può essere importante associarsi all'Unione? «E' fondamentale perchè consente, in primo luogo, di ottenere un valido supporto ed una assistenza specifica nel caso di presentazione di istanze, rivolte ad enti pubblici; in secondo luogo consente di essere tem- pestivamente aggiornati in materia sanitaria, riabilitativa, elettronica ed informatica, esiste la possibilità di partecipare a seminari, aggiornamenti e confronti assembleari che abbracciano tematiche molto care ai disabili visivi. Non dimentichiamo, infine, che all'interno della sezione si creano legami, contatti, anche amicizie con persone che vivono nella quotidianità gli stessi problemi e che devono affrontare, o meglio, hanno già affrontato e a volte superato difficoltà ambientali, psicologiche e di autonomia personale». Come vedi l'Unione italiana ciechi e ipovedenti di Como nel futuro? «Per i prossimi anni "vedo", e questa è una parola grossa per noi ciechi, dicevo, "vedo" una struttura viva e sempre più attenta alle necessità dei propri soci ma con una propensione ad allacciare contatti, amicizie, legami con tutto il mondo che gira intorno, mondo che può riguardare anche altre disabilità. Vedo un'associazione ancora più attenta alla sensibilizzazione ed ai contatti esterni partendo dai più piccoli con l'iniziativa "giochiamo al buio", passando ai più grandi con gli incontri organizzati dallo sportello scuola/ volontariato, a momenti di condivisione come aperitivi, cene ed altre iniziative "al buio"». Hai degli obbettivi, delle ambizioni, dei desideri? «Obiettivo primario è il maggior coinvolgimento degli iscritti alla vita associativa. Farli sentire partecipi di un movimento che abbraccia tutte le nostre esigenze, le nostre problematiche aperto anche alle esperienze esterne. Il desiderio principale è quello di prestare bene il mio servizio, insieme al nuovo consiglio, a favore di tante persone che vivono un disagio nei vari ambiti della vita personale, penso, innanzitutto, ai giovanissimi che devono affrontare nel modo più sereno possibile gli studi o gli anziani che incontrano maggiori difficoltà a causa dell'età». CINEMA D’ESTATE E tutti risero: ciack sulla commedia americana E “ tutti risero…” si presenta con questo titolo la rassegna sulla commedia cinematografica americana” organizzata dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Como, in collaborazione con l’Associazione “I Lunedì del cinema” di Como, che costituisce il tradizionale appuntamento estivo di cinema all’aperto e che toccherà 10 comuni del territorio della provincia. Un “viaggio” che partirà dal Lido di Segrino, il 30 giugno, e si concluderà a Brunate il 10 agosto. Tutti gli spet- tacoli avranno ingresso gratuito, con inizio alle ore 21.30 Il primo appuntamento, come detto, al Lido di Segrino con “Sideways in viaggio con Jack” di Alexander Payne. Interpreti: Paul Giamatti, Virginia Madsen, Sandra Oh, Marylouise Burke, Jessica Hecht. Stati Uniti 2004. Giovedì 15 luglio Fino Mornasco, Parco Comunale. “Fratello, dove sei?” di Joel Coen, Ethan Coen. Interpreti: George Clooney, John Turturro, Holly Hunter. Stati Uniti 2000. Sabato 17 luglio Maslianico, Centro Sportivo. “M.A.S.H.” di Robert Altman. Interpreti: Sally Kellerman, Donald Sutherland, Elliott Gould, Robert Duvall. Stati Uniti 1970. Martedì 20 luglio Griante, Lido di Cadenabbia. “1941 allarme a Hollywood” di Steven Spielberg. Interpreti: Dan Aykroyd, John Belushi. Stati Uniti 1979. Mercoledì, 28 luglio Alserio, luogo da definire. Provaci ancora, Sam” di Herbert Ross. Interpreti: Diane Keaton, Woody Allen Stati Uniti 1972. Giovedì 29 luglio Lurate Caccivio, piazza Sant’Ambrogio. “L’ultima follia di Mel Brooks” di Mel Brooks. Interpreti: Sid Caesar, Mel Brooks, Marty Feldman. Martedì 3 agosto Tremezzo, parco Comunale. “Basta che funzioni” di Woody Allen. Interpreti: Ed Begley jr, Patricia Clarkson, Larry David, Conleth Hill, Michael McKean. Stati Uniti/ Francia 2009. Giovedì, 5 agosto Erba, parco Mainoni. “Tra le nuvole” di Jason Reitman. Interpreti: George Clooney, Melanie Lynskey, Jason Bateman, Anna Kendrick, Vera Farmiga. Stati Uniti 2009 Domenica 8 Agosto Casnate, parco Comunale. “(500) giorni insieme” di Marc Webb. Interpreti: Zooey Deschanel, Joseph Gordon-Levitt, Clark Gregg, Minka Kelly, Matthew Gray Gubler. Stati Uniti 2009 Martedì 10 agosto Brunate, piazza Funicolare. “Victor Victoria” di Blake Edwards. Interpre- ti: Robert Preston, James Garner, Julie Andrews, Lesley Ann Warren, John Rhys-Davies. Stati Uniti 1982 Oltre che come un omaggio rivolto ad alcuni registi la rassegna si presenta anche quale panoramica dei volti dello star system hollywoodiano che hanno reso celebre nel mondo il fascino del grande cinema americano. Insomma, una rassegna insieme colta e popolare all’insegna del ridere con intelligenza. L’inizio degli spettacoli è fissato per le ore 21.30. L’ingresso è gratuito. P A G I N A 20 GREST2010 SOTTOSOPRA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 IL 24 GIUGNO ALLO STADIO SINIGAGLIA DI COMO LA FESTA DIOCESANA DEI GREST «COME IN CIELO COSÌ IN TERRA»: SEIMILA RAGAZZI CON IL VESCOVO NEL SEGNO DELLA CONDIVISIONE Fotoservizio William accontare la “Festa diocesana dei Grest”, che si è svolta lo scorso 24 giugno a Como, allo Stadio Sinigaglia, si presta a un facile esercizio di retorica. «Perché il bilancio è tutto in positivo - osserva don Emanuele Corti, responsabile diocesano dell’Ufficio pastorale dei giovani -. Le presenze hanno superato ogni nostra aspettativa e abbiamo letteralmente messo “sottosopra” la città». A fine giornata la conta dei partecipanti è arrivata a sfiorare seimila persone e oltre ottanta parrocchie: quantità equivalenti per le province di Como e Sondrio e numeri significativi da Valli Varesine e Lecchese. Ragazzi, animatori, famiglie, sacerdoti, religiosi sono arrivati con ottanta pullman, una decina i gruppi in treno, cinque quelli in battello e gli altri a piedi. Le strade di Como si sono trasformate in una fiumana colorata. R Il raduno si è aperto al mattino, con programmi diversi per ciascun oratorio: tanti hanno scelto il gemellaggio fra parrocchie. Molti hanno conosciuto gli itinerari guanelliani della città. Nel pomeriggio il vescovo Diego Coletti ha raggiunto lo stadio in elicottero (messo a disposizione dalla Guardia di Finanza). «Ci piaceva l’idea di rendere visibile lo slogan del Grest – aggiunge don Emanuele – non solo “sotto-sopra”, ma anche l’incontro fra terra e cielo. Il vescovo è arrivato dal cielo alla terra e, con i palloncini lasciati liberi al termine della festa, siamo tornati dalla terra al cielo». Sugli spalti i ragazzi, con i giovani dell’animazione, hanno accolto il vescovo – il quale ha dato avvio al suo “dialogo” con i seimila del Sinigaglia con un vero e proprio calcio d’inizio, come imponeva il contesto – con canti, danze e coreografie. «W il Grest»: questo il motto che campeggiava sulle tribune. «Vogliamo rendere la terra simile al cielo – ha esordito monsignor Coletti ricordando il titolo del Grest 2010 – affinché tutti ci sentiamo figli amati e diventiamo capaci di riconoscerci come fratelli, che condividono la stessa casa, pronti a costruire un mondo bello e accogliente. Dobbiamo capire che se la terra non incontra il cielo – ha ammonito ancora il vescovo – ciascuno tenderà a chiudersi in se stesso, guardando con egoismo solo alle proprie piccole comodità e pretese». Se l’incontro, invece, si realizza «si verifica il miracolo più grande – ha sottolineato monsignor Coletti –: non perché si moltiplicano le cose materiali da avere o fare, ma perché si impara il senso della condivisione, del mettersi a disposizione, dello stare insieme per il bene di tutti». Il cri- stiano «deve essere pronto a farsi mettere “sotto-sopra”, per rinnovare ogni giorno la propria vita e scardinare chiusure e solitudini individuali. Vi auguro un Grest splendido – ha concluso il vescovo prima di sollecitare un minuto di silenzio per introdurre la preghiera del Padre Nostro – che vi aiuti a capire e a maturare, nella convinzione che la condivisione, anche delle piccole cose, è il senso di una vita orientata secondo la volontà di Dio». Spazio anche al brevissimo saluto di sorella Lina, per ri- cordare che l’iniziativa di carità di quest’anno è a sostegno della “Casa dei Tigli” di Brunate, una realtà di aiuto per mamme e minori in difficoltà. Il progetto è stato scelto in memoria di sorella Giovanna Pedrali, a un an- no dalla sua prematura scomparsa: lei era una delle anime della “Casa dei Tigli” ed era preziosa collaboratrice della Pastorale giovanile diocesana. Alle offerte raccolte durante tutto il periodo estivo, si aggiunge l’offerta simbolica di un euro per ogni partecipante lasciata in occasione della Festa di giovedì scorso. P A G I N A 21 GREST2010 SOTTOSOPRA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 GLI ORATORI PRESENTI Camnago Volta; Torno; Como-Lora; Como-Monteolimpino; Como-Muggiò; Como-Sant’Antonio; Albiolo; Bernate; zona Bisbino; Blevio; Como-Breccia; Bregnano San Michele; Brunate; Cadegliano-Viconago; Cagno; Borgonuovo; Capiago; Como-Città Murata; Como-Collegio Gallio; ComoCrocifisso; Faloppio; Tovo-Mazzo In Valtellina; Parè-Drezzo; Como-Rebbio; Como-San Giuseppe; Como-Sant’Agata; Como-Sant’Agostino e San Giuliano; Como-San Giorgio; Samolaco; Como-San Bartolomeo; Sondrio-Angelo Custode; Como-Albate; Chiavenna; Chiesa Valmalenco; Tirano; Buglio in Monte; Castione Andevenno; Colico; Grosotto; Ponte in Valtellina; Sondrio-San Rocco; Sondrio-Sacro Cuore; Abbadia Lariana; Lipomo; Uggiate Trevano; Albosaggia; Cosio Valtellino; Dubino; Sondrio-Mossini, Triangia, Torre Santa Maria; Piantedo; Poggiridenti; Gironico; Maccio; Olgiate Comasco; Gravedona-Consiglio di Rumo; Cermenate; Dongo; Fino Mornasco; Garzeno; Gera Lario e Vercana; Laglio; Mello; Morbegno; Musso; Pianello del Lario; Rovellasca; Como-Sagnino; Sorico; Stazzona; Zona Tremezzina; Verceia; Bregnano San Giorgio; Domaso; Cantù Asnago; Caslino, Cadorago, Bulgorello; Civello; Grandate; Lomazzo; Portichetto; Berbenno; Montano Lucino. Un saluto e un canto anche con don Angelo Mazzucchi, fidei donum nella missione diocesana in Cameroun (in Italia per un periodo di riposo). Dopo il “giro di campo” per il congedo finale l’entusiasmo è palpabile: «il Grest è un’esperienza ricchissima per i ragazzi – ha commentato monsignor Coletti negli “spogliatoi” – perché è un cammino condiviso fra coetanei, un evento di vita vissuta, che lascia segni profondi. Il Grest non è un “parcheggio” sicuro per il periodo estivo. È una delle molte risposte alle domande della “sfida educativa” su cui tanto dibattiamo. E la festa insieme è stata bella perché inserita in un percorso che qui ha portato e da qui riparte». Dello stesso avviso don Emanuele Corti, al quale chiediamo una valutazione di come è stata la “Festa diocesana dei Grest” a freddo. «Prima di tutto è giusto ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato nell’organizzazione, dal Comune, al Calcio Como, dalla Guardia di Finanza a ciascuno dei numerosissimi volontari che hanno assicurato il servizio d’ordine e l’animazione. La “Festa” è stata anche un’occasione inestimabile di generosità e disponibilità: moltissime persone hanno messo cuore ed energie per la buona riuscita del raduno e questo è un segno, una testimonianza bella che va raccolta. Ci scusiamo se qualcuno può aver avuto dei disagi, ma il coordinamento contemporaneo di una massa così massiccia di persone richiede la pre- cisa collaborazione di tutti. Per quanto riguarda lo specifico del meeting, sono sempre stato contrario alla “pastorale dei numeri”, ma mi sembra comunque opportuno sottolineare la partecipazione appassionata di tanti oratori, perché ci conferma che le attività estive sono una parte fondamentale dell’attività delle nostre parrocchie e un momento di raduno diocesano era qualcosa di atteso. Al di là degli aspetti “scenografici e spettacolari”, che hanno catturato l’attenzione e stimolato l’entusiasmo, il significato dell’incontro con il Vescovo – che non è stato un “super animatore” ma, in mezzo al campo, ha espresso, con un linguaggio adatto ai ragazzi, il suo essere guida per la diocesi – ci aiuta a costruire il senso di appartenenza a questa nostra Chiesa: insomma, ab- biamo voluto sottolineare l’importanza della dimensione ecclesiale. Inoltre avere un tema comune – a livello diocesano e lombardo –, avere obiettivi condivisi verso cui camminare, non vuol dire tarpare la creatività dei singoli gruppi, ma è stimolare a sapersi parte di un progetto più ampio. Il vedersi tutti insieme, nella stesso momento, oltre a galvanizzare, a fornire nuovi stimoli, fa cogliere in un colpo solo la bellezza e l’ampiezza del disegno grande che le esperienze di ogni oratorio contribuiscono a creare». Perché il Grest, dopo oltre vent’anni, sa ancora coinvolgere in questo modo e con questi numeri? «Ricordiamo che nella nostra diocesi sono circa 200 le parrocchie che “fanno” il Grest, richiamando, fra ragazzi, animatori, educatori, famiglie, almeno 20mila persone. Il Grest è una delle molte proposte che i nostri oratori sanno offrire sul fronte della sfida educativa. Se è pur vero che a volte, l’oratorio, a fine scuola, diventa un luogo sicuro dove far andare i ragazzi, mentre le famiglie sono impegnate nel lavoro o nelle moltissime altre attività che ad essere competono, tuttavia questo stare insieme, l’aggregarsi, è da una parte l’occasione per trasmettere valori ed educazione. Dall’altra è anche un momento di condivisione di solidarietà. All’interno delle comunità cristiane si riconoscono dei bisogni e la comunità stessa mette in campo energie a servizio di chi questi bisogni esprime». Pronti al “bis” per il 2011? «La “Festa” che abbiamo ap- pena vissuto è stata un esperimento, accolto e vissuto con entusiasmo e soddisfazione da parte sia degli organizzatori sia degli oratori. Pensiamo possa essere una buona soluzione continuare a proporre, ad anni alterni, raduni zonali e raduno diocesano. La prossima volta si potrebbe andare in provincia di Sondrio, ma al momento siamo ancora alla fase dell’ideazione. Senza dubbio saranno riproposti i gemellaggi fra parrocchie. Sono piaciuti molto e, soprattutto, hanno permesso di valorizzare l’aspetto delle amicizie fra realtà diverse e lontane, a causa della geografia diocesa-na parecchio dispersiva! Spazio, insomma, alla dimensione della “relazione personale”, che è il dono più importante che i ragazzi possono scambiarsi». a cura di ENRICA LATTANZI CRONACA P A G I N A 22 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 FEDERAZIONE LAVORATORI SOMMINISTRATI AUTONOMI ATIPICI Flessibilità e lavoro. Ecco la Felsa I l lavoro è sempre più flessibile, anche a Como dove tornano a crescere, nei primi mesi del 2010, i lavo ratori assunti con contratti a progetto, a somministrazione, così come il “popolo” delle partite IVA. Una flessibilità utile alle imprese, specialmente in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, ma che può nascondere veri e propri abusi ai danni dei lavoratori. Secondo i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Como, il 15% degli avviamenti al lavoro dei primi cinque mesi del 2010 ha riguardato proprio questo tipo di contratti. Per questo la Cisl ha deciso di rafforzare il suo impegno a favore di questi lavoratori costituendo, circa un anno fa, la Federazione Lavoratori Somministrati Autonomi Atipici (FELSA), la cui componente comasca, appena nata, è stata presentata lo scorso 25 giugno a Como, alla presenza del segretario nazionale, Ivan Guizzardi. “In questi ultimi mesi – spiega il nuovo responsabile della FELSA Como, Carlo Ma- Il nuovo organismo della Cisl si è costituito circa un anno fa. La scorsa settimana la presentazione della sua componente comasca di MICHELE LUPPI derna - stiamo assistendo ad una ripresa della assunzioni ma quasi elusivamente con contratti flessibili. I lavoratori a progetto e a somministrazione erano stati i primi ad essere lasciati a casa all’inizio della crisi per licenziamento o, semplicemente, per il mancato rinnovo dei contratti. Oggi, invece, con l’arrivo delle prime commesse le aziende hanno ripreso ad assumere ma utilizzando proprio queste tipologie contrattuali”. Nel 2007 erano, infatti, 14 mila i lavoratori assunti con contratti flessibili nel comasco, mentre oggi sono 10 mila con un calo di circa il 30% che ha portato in città alla chiusura di alcune agenzie. “In un mondo del lavoro che sta cambiando - ha spiegato il segretario provinciale della Cisl, Fausto Tagliabue - diventa per noi fondamentale poter dare risposte anche alle esigenze di questi lavoratori”. Secondo Tagliabue mentre crescono mobilità e licenziamenti, “stiamo entrando in una seconda fase della crisi, caratterizzata dalla crescita della cassa integrazione in deroga”. Un discorso a parte vale, invece, per le partite Iva per cui non è facile avere dei dati precisi. Secondo la Cisl di Como il loro numero nel comasco dovrebbe attestarsi attorno alle 30-35 mila persone. E’ proprio in questo settore che negli ultimi mesi si stanno registrando le più grandi anomalie tanto da far parlare in alcuni casi di veri e propri abusi. “Non solo a Como ma in tutto il territorio nazionale - ha spiegato Ivan Guizzardi, segretario nazionale Fesla le partite Iva stanno aumentando andando a coinvolgere anche categorie di lavoratori che non erano mai state interessate prima. Penso agli artigiani, ai lavoratori nel TORNANO A SALIRE I CONTRATTI ATIPICI Secondo i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della provincia di Como dopo un lieve calo degli scorsi anni, negli ultimi mesi il numero di lavoratori assunti con contratti atipici è tornato a salire. Dal gennaio al maggio 2010 sono stati 4302 i contratti di lavori a progetto o a somministrazione stipulati nel comasco. Un dato che fa presagire nel corso del 2010 un aumento rispetto al 2009, quando il numero complessivo era stato di 9801. Dati in linea con il 2008 quando i contratti atipici erano stati oltre 12 mila e leggermente inferiore al 2007, quando si toccò il picco di 14 mila. Guardando ai dati relativi all’avviamento al lavoro nei primi cinque mesi del 2010 a farla da padrone sono, però sempre i contratti a tempo determinato, 56%, seguiti dai contratti a tempo indeterminato, il 22%, a progetto (85), somministrazione (7%) e apprendistato (4%). Percentuali in linea con quelle del 2009. La Cisl di Como stima in circa dieci mila i lavoratori appartenenti a queste categorie nel comasco. Un discorso a parte vale invece per le partite Iva per cui non è facile avere dei dati precisi. Secondo il sindacato comasco interesserebbero circa 30 -35 mila persone. campo dell’edilizia o del lavoro a domicilio. Questo perché, oltre a garantire la massima flessibilità, garantisce al datore di lavoro minori imposizioni fiscali”. Situazioni in cui Rubens senza barriere A richiesta pubblichiamo alcune immagini relative alla visita, di qualche settimana fa, alla mostra di Rubens da parte di un gruppo di disabili in carrozzina. A promuovere l’iniziativa: l’Unitalsi sezione lombarda, in collaborazione con la Pastorale della Salute della Diocesi di Como e l’associazione Alveare di Olgiate Comasco si possono palesare veri e propri casi di lavoro dipendete mascherato. Come attestano alcune situazioni già arrivate sul tavolo dei sindacati comaschi. Nella foto sopra, da sinistra: Gianmarco Gilardoni, Carlo Maderna e Ivan Guizzardi RIVISTA COMO & DINTORNI IN EDICOLA IL NUMERO DI LUGLIO/AGOSTO È in edicola il numero estivo della rivista “Como & dintorni”, dedicato principalmente alle proposte turistiche sul nostro lago. In primo piano il tradizionale Palio del Baradello, giunto quest’anno alla sua trentesima edizione. Agli appassionati di territorio dedichiamo uno studio sull’antica attività agricola di Ponzate ed un pellegrinaggio in Brianza sulle tracce di Sant’Agostino, nonché tutte le proposte estive della Riserva Naturale “Lago di Piano”, che includono passeggiate diurne e notturne e gite in barca. Un lungo speciale è poi dedicato all’Alto Lago, paradiso turistico tra i più amati del Lario, tra storia, arte, montagna e sport acquatici… Si potranno anche trovare informazioni sul recente servizio navetta tra il lago e l’aeroporto di Orio al Serio (BG), il “Lake Como Express”, con le tariffe e gli orari delle corse. Non mancherà, anche questo mese, lo spazio per l’arte. Verranno infatti presentati i pittori Anna Borghi, con i suoi paesaggi urbani, e Guido Tonoli, dal gusto classico; ed una nuova associazione artistica, la LakeArt di Dongo. Agli amanti del teatro, invece, si consiglia la stagione del Teatro Licinuim di Erba. A tutti buona lettura e buone vacanze! La rivista è in vendita a 5 euro. CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 LO SCORSO 27 GIUGNO Tavernerio ha salutato don Silvio Bernasconi C on grande commozione, domenica scorsa, 27 giugno, la comunità di Tavernerio si è stretta attorno al suo parroco, don Silvio Bernasconi, che dopo 25 anni, lascerà la parrocchia per guidare un nuovo gregge, in quel di Gemonio. Una cerimonia improntata alla massima semplicità che ha lasciato in tutti i numerosissimi partecipanti un forte sentimento di coinvolgimento e di intensa commozione. Numerosi e ricchi gli attestati di stima conferiti al sacerdote. “Quale rappresentante del paese - ha dichiarato il sindaco di Tavernerio Giovanni Rossini - desidero esprimere a don Silvio la gratitudine per l’opera svolta a favore della popolazione. Il suo lavoro è stato sì quello del sacerdote, ma ha avuto particolare attenzione alla for- La cerimonia improntata alla massima semplicità, ha lasciato in tutti i numerosi presenti un forte sentimento di partecipazione e intensa commozione mazione ed educazione dei nostri giovani. In altre parole ha creato ambiente. Don Silvio è stato per noi la continuità di un progetto partito da molto lontano concretizzato da due importanti obiettivi: l’uno la costruzione di un nuovo centro pastorale indispensabile a garantire crescita religiosa e civile della popolazione, troppo dispersa tra le numerose frazioni, l’altro la trasformazione della comunità da “chiesa che attende a chiesa operante” coinvolgendo con intelligenza tante persone ad esprimere nei vari campi, con la necessaria alternanza generazionale, le diverse personalità…Un abbraccio forte alla mamma Angelina dalla quale ho sempre ricevuto una calorosa accoglienza ed attenzione per la famiglia. Grazie ancora don Silvio” “Don Silvio - il saluto di commiato della Commissione amministrativa, a nome di tutta la comunità - abbiamo vissuto insieme venticinque lunghi anni: molto è stato costruito, grazie alla tua costante e precisa guida ed alla forza che tutta la comunità ha concretamente manifestato nei vari gruppi, da te creati, organizzati e guidati, e con la partecipazione assidua e numerosa di tante persone… La nuova chiesa e le strutture che la circondano, seppur da completare, rappresentano l’espressione principale di un impegno concreto, fortemente voluto e realizzato. E’ la “chiesa di mattoni” intorno alla quale è cresciuta “una vera chiesa di persone”: una comunità unita, forte e sempre pronta all’accoglienza. Oggi, concludi questa tua esperienza e noi ti auguriamo di avere nel tuo nuovo incarico pastorale il medesimo impegno e le migliori soddisfazioni per te e per le comunità che dovrai guidare…” Toccanti anche le parole dello stesso don Silvio che così si è congedato, al termine della celebrazione eucaristica. «E’ arrivato il momento – ha dichiarato, tra l’altro, don Silvio - di chiudere un lungo tratto di strada che abbiamo percorso insieme e di salutarci. Sono arrivato a Tavernerio che avevo trentacinque anni e termino il mio impegno alle soglie dei sessanta; venticinque anni che coprono la parte centrale di una esistenza. Per quanto sono stato capace, ho cercato di spenderli, questi anni, perché la Comunità potesse cogliere, nel mio stile di vita, una testimonianza di disponibilità, di riservatezza e di impegno quotidiano; dimensioni per me importantissime. Le linee che hanno sorretto, in modo costante, il lavoro pastorale sono state tre: prima linea: un atteggiamento di apertura e di coinvolgimento verso un numero sempre più ampio di persone nella vita della comunità… Seconda linea: un atteggiamento di grande disponibilità nell’ascoltare ciascuno di voi P A G I N A 23 che in questi anni, con estrema fiducia, mi avete posto dinanzi le vostre vite, le vostre gioie, le vostre conquiste, anche i vostri fallimenti… Terza linea: un atteggiamento di intelligente attenzione nei confronti dei ragazzi e dei giovani. In parallelo all’impegno pastorale mi sono ritrovato a dover affrontare il grande problema di dare alla comunità una struttura idonea che permettesse un cammino futuro in totale serenità. Il nuovo centro parrocchiale che abbiamo realizzato, spero possa continuare ad avere importanza e spessore nella vita della comunità... Dunque ci salutiamo con stima e affetto, consapevoli di aver vissuto anni irripetibili non tanto per la presenza di don Silvio ma per tutta quella serie di fattori che, come per magia, si sono allineati e hanno preso consistenza. Continuate ad amare la vostra comunità, cercate di essere persone che si preoccupano delle cose che realmente contano nella vita…La vostra Comunità è questa e in questa Comunità siete chiamati a progettare il vostro futuro senza pericolose nostalgie o inutili sconfinamenti. Per quanto mi riguarda ciò che potevo fare, credo, di averlo fatto con generosità e con criterio. Vi ringrazio per tutto quello che mi avete dato in questi venticinque anni e per il grande rispetto che avete usato nei confronti di mia madre. Buona fortuna a voi e un pizzico di buona fortuna anche a me”. DOMENICA 27 GIUGNO Maslianico: 40 anni di sacerdozio per don Antonio Fossati Domenica 27 giugno è stata una giornata di festa per la comunità della Beata Vergine del Bisbino. In mattinata, infatti, nella chiesa di Santa Teresa a Maslianico, don Antonio Fossati, ha festeggiato i 40 anni di sacerdozio. Alla celebrazione hanno partecipato anche tutti i sacerdoti della Comunità pastorale comprendente le parrocchie di Maslianico, Cernobbio, Piazza Santo Stefano, Stimianico con Casnedo e Rovenna. Originario di Tremezzo don Antonio è stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1970. In questi anni ha prestato servizio con vari incarichi nelle parrocchie di Albate, in Valle D’Intelvi (a Scaria, Lanzo, Ponna e Ramponio) e nella parrocchia della Collegiata a Sondrio. Nel 2009 l’arrivo a Maslianico come parroco, ricevendo dal Vescovo l’invito a lavorare per la nascita della nuova unità pastorale. Alla gioia per i quarant’anni di sacerdozio di don Antonio si è aggiunta quella per il saluto a Padre Giuseppe Rizzi che lascia la comunità per fare ritorno in Repubblica Democratica del Congo, dove ha svolto il suo ministero per oltre trent’anni. Padre Rizzi, missionario saveriano originario di Pognana Lario, è da anni legato alla comunità di Maslianico dove ha trascorso parte dei suoi soggiorni in Italia. Un legame divenuto più forte in questi ultimi dodici mesi che il missionario ha trascorso nella comunità saveriana di Desio. Da destra padre Giuseppe Rizzi (con la barba), alle sue spalle don Andrea Della Monica, don Antonio Fossati, don Luca Giansante e, all’estrema sinistra, don Simone Tiraboschi CRONACA P A G I N A Como 25 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 350 CASI IN ITALIA OGNI ANNO Sindrome di Angelman conoscerla per saperla affrontare C reare un punto di riferimento a quanti hanno girovagato per le strutture sanitarie di mezza Europa in cerca di notizie sulla Sindrome di Angelman, un disturbo caratterizzato da grave ritardo mentale, crisi epilettiche, assenza di linguaggio, movimenti a scatti di gambe e braccia e tremore agli arti, è l’obiettivo dell’OR.S.A. (Organizzazione Sindrome di Angelman) che ha la propria sede a Treviso ma è presente anche in provincia di Como con alcuni soci come la famiglia di Siria, una bambina di Fino Mornasco affetta da questa malattia cromosomica di cui attualmente si conoscono solo 350 casi in Italia, un’ottantina in Lombardia. La Sindrome di Angelman (SA) così denominata in quanto per la prima volta descritta dal pediatra inglese Harry Angelman, è una malattia genetica caratterizzata da sintomi prevalentemente neurologici, ed è causata dal cromosoma XV che si è spezzato, nella fase del concepimento, e ha compromesso le funzioni del cervelletto e dell’ippocampo. I pazienti affetti presentano un ritardo nello sviluppo psicomotorio ed intellettivo, problemi d’equilibrio, gravi difficoltà d’espressione verbale e frequenti crisi epilettiche. Solitamente i bambini con SA tendono ad assomigliarsi molto l’un l’altro ed avere dimensioni relativamente piccole della testa (micro cefalia assoluta o relativa) e in età adulta tendono facilmente a diventare obesi. L’incidenza della sindrome non è nota con precisione anche perché si ritiene che si tratti di una malattia fortemente sotto diagnosticata, ma i dati attualmente disponibili parlano di un nuovo caso ogni 10 - 12000 nati. LA SCOPERTA “Mi sono accorta che c’era qualcosa che non andava in mia figlia - spiega la sig.ra Valeria Mazzucchelli, mamma di Siria - già prima che nascesse. Non la sentivo muoversi ma i medici dicevano che tutto andava bene. Poi Siria è nata ma i mu- La vicenda di Siria, una bambina di Fino Mornasco affetta da una grave malattia rara di PAOLO BORGHI scoli del viso non si erano sviluppati e non aveva la capacità di succhiare il latte per cui dovevo nutrirla goccia a goccia. Aveva problemi nell’alimentazione e nel comportamento ma nessun pediatra riusciva a darmi delle spiegazioni. Da lì è iniziato un lungo peregrinare tra medici e ospedali. Dopo tantissimi esami genetici specifici, abbiamo purtroppo avuto la terribile diagnosi: sindrome di Angelman, una malattia per la quale non ci sono speranze di guarigione. La situazione si è logicamente riversata sul resto della famiglia, su mio marito e anche sulla mia prima figlia, oggi tredicenne, che ne ha inevitabilmente risentito perché tutte le attenzioni, naturalmente, erano tutte per Siria. Oggi mia figlia ha 7 anni ma il suo cervello si è fermato ai due anni e purtroppo così sarà per sempre. L’unica ricerca scientifica in corso è portata avanti da uno staff di medici in Olanda ma attualmente non ci sono ancora farmaci né terapie specifiche. La ricerca è però fondamentale e proprio per questo motivo insieme ad altre 350 famiglie abbiamo creato un’associazione con lo scopo di sensibilizzare su questo tema in quanto per noi genitori è difficilissimo riuscire ad affrontare queste situazioni. Proprio con l’obiettivo di essere d’aiuto a chi si trova nelle mie stesse condizioni ho addirittura scritto un libro, “Questo angelo caduto tra le mie mani” che è in vendita nella cartoleria Cartoarte di Fino Mornasco e nella cartolibreria La Speranza di Cantù. La decisione di scrivere un libro l’ho maturata in seguito alle enormi difficoltà di reperire informazioni sulla malattia di mia figlia. Ho cercato in tutte le librerie testi che trattassero questa sindrome ma non ne trovavo mai proprio per- ché si tratta di un disturbo raro, e con il mio scritto spero di essere d’aiuto a qualcuno che si trova nella mia stessa condizione, dando qualche indicazione pratica ma soprattutto una parola di conforto ad altri genitori ai quali è “caduto un angelo tra le mani”. LE DIFFICOLTÀ Un bambino con sindrome di Angelman ha solitamente genitori e parenti sani e, la gravidanza, il parto e il decorso neonatale sono stati normali. Sin dai primi mesi di vita però può iniziare a presentare difficoltà di alimentazione e ritardo nell’acquisire le prime tappe di sviluppo neurologico (sorridere, stare seduto da solo, fare i primi passi). Parallelamente la crescita della testa tende ad essere più lenta rispetto agli altri parametri (peso ed altezza) e possono comparire crisi epilettiche. Valorizzando questi segni clinici, visitando in modo accurato il suo tracciato elettroencefalografico, un pediatra, un neurologo o un genetista clinico possono sospettare la diagnosi. A questo punto esiste una sequenza di test di laboratorio sempre più sofisticati (cariotipo ad alta risoluzione, ibridazione in situ con sonda fluorescente o FISH, studio della disopia uniparentale, test di metilazione) che consentono di confermare la diagnosi dimostrando il difetto di base della malattia. La sopravvivenza di un paziente con SA non è significativamente ridotta, sono infatti noti soggetti affetti d’età adulta. Gli sforzi terapeutici più rilevanti sono rivolti alla riabilitazione psicomotoria, alla ricerca e alla stimolazione di una modalità di comunicazione alternativa al classico linguaggio verbale (è noto che i bambini affetti hanno capacità e necessità di comunicare ben superiori alla loro possibilità d’ espressione verbale) e alla terapia delle crisi epilettiche. Sono poi noti altri problemi di tipo pediatrico generale (otiti frequenti, scoliosi, reflusso gastro - esofageo) e alcune caratteristiche del carattere e del comporta- mento (iperattività, scarsa concentrazione, carattere allegro con parossismi di riso anche immotivato, agitazione notturna e scarsa necessità di sonno) abbastanza frequenti in questi bambini. Due terzi dei soggetti con sindrome di Angelman hanno occhi azzurri e capelli biondi, la mandibola prominente, la bocca ampia con denti spaziati, labbro superiore sottile, occhi infossati, occipite piatto. Gli studi sul difetto di base della sindrome sono tutt’ora in corso e forniscono di mese in mese nuove ed importanti informazioni. Ciò che si sa è che la maggioranza dei pazienti presenta una piccolissima perdita di materiale genetico (microdelezione) a carico di una precisa zona del cromosoma 15 che il bambino ha ricevuto dalla mamma. Esistono anche altri tipi d’alterazione dell’informazione genetica di questa regione che, comunque, finiscono sempre per far mancare al bambino il contributo genetico materno per questa piccola regione cromosomica. Assai recentemente è stata poi identificata una singola informazione genetica localizzata nella regione suddetta (gene UBE3A) che risulterebbe alterata in alcuni dei soggetti che non presentano la classica microdelezione. Il bambino affetto è, infatti, solitamente l’unico soggetto nell’ambito della sua famiglia anche se esistono però rare eccezioni a questa regola ed è per questo importante che ogni coppia riceva un’adeguata consulenza genetica personalizzata dopo una diagnosi di SA in un figlio. Non esiste attualmente un trattamento in grado di guarire le persone affette dalla sindrome di Angelman e gli sforzi terapeutici più rilevanti sono rivolti alla riabilitazione psicomotoria, alla ricerca e alla stimolazione di una modalità di comunicazione alternativa al linguaggio verbale e alla terapia delle crisi epilettiche. La fisioterapia è importante per la mobilità articolare e per prevenire l’artrosi articolare. Anche l’idroperapia e la musicoterapia sono di grande aiuto nella gestione di questa patologia. IL SORRISO DI SIRIA “Siria - aggiunge Valeria Mazzucchelli - è una bella bambina con un volto sorridente e molto dolce e, nonostante la malattia, ha sempre un’espressione molto serena. Attualmente frequenta l’ultimo anno di asilo e l’anno prossimo andrà a scuola cercando di vivere il più possibile una vita uguale agli altri bambini. Ho chiesto al Comune di Fino Mornasco che possa frequentare la scuola con gli altri compagni pur continuando ad essere seguita anche da Centri adeguati e specializzati come l’Istituto Scientifico di Tradate, la “Nostra Famiglia” di Bosisio Parini e il “Centro Santa Maria alla Rotonda - Fondazione don Carlo Gnocchi di Inverigo, proprio perché ritengo sia molto importante che stia insieme ai bambini sani e non viva la sua condizione come in un ghetto. Si parla sempre tantissimo di malattie già conosciute come la sindrome di Down, ma purtroppo esistono anche disturbi e disabilità meno note che devono essere conosciute da tutti. In questo compito c’è di grande aiuto l’Organizzazione Sindrome di Angelman che con diverse attività editoriali rivolte ai medici e alle famiglie, con riunioni tra genitori e medici, e con un programma di sensibilizzazione attraverso gli organi d’informazione (stampa, TV ecc.) porta a livello nazionale la conoscenza della sindrome. Gli obiettivi dell’associazione sono anche quelli di creare un Centro di Riferimento Multidisciplinare per coordinare e sviluppare la riabilitazione, elargire borse di studio, finanziare ricerche mirate, promuovere corsi di formazione per terapisti e creare una banca dati sulla malattia. Inoltre siamo presenti anche su Facebook proprio con lo scopo di far incontrare i genitori di bambini, ragazzi e adulti con la stessa patologia, per scambiare opinioni, emozioni, consigli, tutto quello che è bene sapere sulla sindrome, sulla gestione della vita quotidiana e sulle normative di legge vigenti”. L’O.R.S.A. L’OR.S.A. è stata fondata nel 1996 da un gruppo di genitori di bimbi affetti dalla sindrome di Angelman e opera senza fini di lucro su tutto il territorio nazionale. Non accoglie tra i propri soci solo i parenti dei malati ma chiunque può diventarne membro e partecipare a tutte le sue attività. Chi è interessato a saperne di più sulla malattia può rivolgersi all’Organizzazione Sindrome di Angelman che ha la propria sede a Treviso in via Bressa 8 o visitare il sito internet www.sindromediangel man.org. CRONACA P A G I N A 26 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 UN ARTISTA DA CONOSCERE Enrico Pozzetti, il “Leonardo” finese Enrico Pozzetti in una foto d’archivio e alcune delle sue opere Conosciamo da vicino questo scultore e cesellatore, tuttora in attività nonostante la veneranda età di 80 anni E nrico Pozzetti, scultore e cesellatore. Giovanni Battista Scalabrini, il vescovo dei migranti. Chi e che cosa accomuna queste due figure, le cui vite si distanziano di oltre un secolo? Fino Mornasco, grosso comune della bassa comasca, è, per entrambi, la terra natale. Giovanni Battista vi nasce nel lontano 1839. Noto il cammino compiuto, che lo porterà a ricoprire la carica di vescovo di Piacenza e a fondare le congregazioni dei Missionari e delle suore di San Carlo Borromeo (Scalabriniani). Il 9 novembre 1997 sarà proclamato beato da papa Giovanni Paolo II. E Enrico Pozzetti? Nato nel 1930 c’è chi lo ha definito un “Leonardo” dei nostri giorni. Un artista, cesellatore, tuttora in attività, che scrive e si fir- ma con la mano destra, ma disegna, dipinge, lavora e crea con la sinistra. Ed eccolo il punto di contatto tra queste due anime dalla “radice” finese, all’apparenza così lontane. C’è proprio Giovanni Battista Scalabrini in una delle tante, numerosissime, opere di Enrico Pozzetti. Un mezzo busto in rilievo che ne ritrae la figura. Al collo la croce di Cristo, nella mano sinistra il Pastorale, simbolo del servizio vescovile. «Chissà che non si possa ricavarne lo stampo per riprodurne una copia in bronzo» il sogno nel cassettoni Enrico. Un’occasione per rendere omaggio a chi, grazie alla sua riconosciuta fama di pastore di anime, ha portato il nome di Fino ben ol- tre i confini della provincia. Un desiderio semplice, come semplice è stata la vita di questo artista che non di rado, ancora oggi, si sveglia di notte per abbozzare un’idea che gli è balenata alla mente. Ma chi è Enrico Pozzetti? Per raccontarne la storia ci affidiamo ad un testo che lui stesso ci ha passato, un profilo curato dagli architetti Lissi e Mornata e, a quanto pare, mai pubblicato. Ne prendiamo a spunto qualche stralcio. Nato nel 1930 a Fino Mornasco, Enrico sin da giovanissimo viene avviato alla scuola di cesello presso alcune botteghe del paese. Durante la seconda guerra mondiale frequenta il prof. Uboldi A FINO MORNASCO LE SUORE MISSIONARIE SCALABRINIANE CELEBRANO IL COMPLEANNO DEL LORO FONDATORE IL BEATO GIOVANNI BATTISTA SCALABRINI Giovedì 8 luglio, alle ore 10.30 presso la parrocchia S. Stefano, sita in Fino Mornasco è in programma una celebrazione eucaristica in occasione della conclusione del corso di esercizi spirituali, che le suore missionarie di S. Carlo Borromeo - Scalabriniane hanno vissuto a Piacenza, terra in cui il conterraneo Beato Giovanni Battista Scalabrini, ha svolto il suo episcopato. Alla celebrazione eucaristica parteciperanno 30 religiose provenienti da varie missioni dell’Europa, e in questa occasione sr. Jurema De Costa celebrerà il suo 50.mo di vita religiosa, invece Meltine Razanamahasoa, proveniente dal Madagascar, inizierà il suo cammino formativo, il postulantato, presso la comunità religiosa sita in via Scalabrini a Fino Mornasco. Il pellegrinaggio a Fino Mornasco per le religiose significa attingere alle radici del loro Fondatore Scalabrini, il cui carisma è attualissimo a servizio con i migranti dell’Accademia di Brera, sfollato a Fino Mornasco, e da lui inizia ad apprendere le tecniche del disegno e della pittura. Non ancora maggiorenne si avvicina al prof. Salardi, frequentando , a Como, la “Castellini”. E, a soli 18 anni, viene chiamato ad insegnare cesello alla scuola del prof. Grigioni. A 23 anni apre un proprio laboratorio di Cesello a Fino Mornasco ed inizia a collaborare con numerose realtà nell’ambito dell’arte sacra e dell’argenteria. Centinaia le opere che, da subito, inizia a produrre, rivelandosi un vero virtuoso nell’arte dello sbalzo. La sua maestria viene premiata con numerosi riconoscimenti a livello nazionale. Alcune opere sono visibili ancora oggi nella chiesa di Fino Mornasco (in particolare il battistero e la porta del tabernacolo). Non pago dell’esperienza maturata nei primi dieci anni di lavoro Enrico si dedica alla ricerca di nuovi stimoli che ne segnano il graduale abbandono del cesello a favore della scultura e della pittura. Questa evoluzione gli permetterà di confrontarsi, sin dalla metà degli anni ’70, con scultori di fama nazionale, del calibro di Eli Riva, Vangi, Borghi, Panti e altri. La passione per le arti lo spinge a sviluppare opere in cui entra l’architettura, come alcune strutture astratte, ma anche la collaborazione con alcune compagnie teatrali per le quali realizza scenografie L’atelier dello scultore è un laboratorio sempre in evoluzione, ricco di opere S.S. 342 BRIANTEA VARIANTE DI OLGIATE È stato presentato nei giorni scorsi a Villa Saporiti il progetto definitivo del primo lotto della variante alla S.S. 342 Briantea. Il primo lotto, denominato “Variante di Olgiate” collegherà, con un tratto in nuova sede, la rotatoria esistente su via Repubblica in comune di Olgiate alla S.P. 23 Lomazzo-Bizzarone, e proseguirà successivamente sulla provinciale che verrà adeguata fino all’altezza del centro commerciale Bennet per concludersi con una nuova rotatoria a sud dell’attuale intersezione con la S.S. 342 sulla quale dovrebbe innestarsi l’inizio del secondo lotto. Il progetto sarà consegnato alla Provincia entro la metà di luglio per consentire il rapido avvio delle procedure approvative da parte degli Enti competenti e garantire l’appalto dei lavori con l’inizio degli stessi entro la primavera 2011. L’intervento infatti, il cui costo complessivo ammonta a circa 4 milioni di euro, è già totalmente finanziato. realizzate con le tecniche più disparate, dal bronzo al rame, dal’acciaio al gesso, olii, acquarelli e matite. Numerosi sono i monumenti funebri realizzati in tutta la provincia comasca, sia all’interno dei cimiteri, sia in piazze pubbliche. Noto è il ritratto bronzeo di mons. Binda nella chiesa parrocchiale di Fino; il “Mulino” all’ingresso dell’omonimo teatro, sempre in quel di Fino; nonché il monumento “Atleti” in acciaio a Cadorago. Importante è la realizzazione delle porte d’ingresso della chiesa parrocchiale di Saleranno (Pv), ma anche gli arredi per la cappella della Casa Circondariale di Como, in cui ha realizzato la Via Crucis, il tabernacolo, la croce e il candelabro dell’altare. Un artista puro dal cipiglio e dall’estro ancora giovani. Enrico Pozzetti il “Leonardo” finese. ...hai l'ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più? ...hai bisogno di AIUTO? I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona al: 800-087897 Questi i nuovi orari: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.30 CRONACA Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 ANNIVERSARIO DELL’ORDINAZIONE SACERDOTALE Don Quadranti, 40 anni! omenica 20 giugno la parrocchia di Schignano ha festeggiato, nell’occasione della festa patronale di San Giovanni Battista, il 40° anno di sacerdozio di don Giovanni Quadranti, attualmente parroco di San Siro ma che per ben 23 anni esercitò il suo ministero a Schignano. L’attuale prevosto don Renzo, con il contributo di numerosi volontari, ha preparato con cura la cerimonia celebrando la S.Messa nella piccola chiesetta al centro del paese dedicata appunto a San Giovanni Battista con la partecipazione dei parrocchiani che quest’anno hanno anticipato la festa patronale insieme alla nostra corale che ne ha solennizzato l’evento. Le parole di benvenuto di don Renzo Gabuzzi a nome dei parrocchiani hanno espresso con gran- D Festa nella parrocchia di Schignano che il sacerdote ha guidato per 23 anni Don Giovanni Quadranti, a destra, con don Renzo Gabuzzi de sensibilità i sentimenti che molti Schignanesi racchiudono nel loro cuore verso un parroco che con la sua semplicità era riuscito a creare e costruire attraverso il ministero sacerdotale. Infatti don Giovanni replicando a queste parole ci ha dimostrato con fierezza e bontà d’animo come si possano superare le difficoltà e i momenti difficili con l’aiuto di Dio, che donandogli la fede per esercitare un ministero qual è il sacerdozio, gli ha permesso di percorrere in mezzo a noi tanti anni. Tutta la cerimonia re- ligiosa ha dimostrato ancora una volta quanto don Giovanni gradisse ciò che la tradizione di Schignano vuole mantenere: cioè la rituale processione serale accompagnata dalla banda musicale attraverso le vie del paese ormai poco abitato, ma che sicuramente ha risvegliato in lui piacevoli ricordi, anche verso coloro non più presenti. Don Giovanni è rimasto per tutta la giornata in mezzo a noi, partecipando anche al semplice ma gustosissimo pranzo presso la sala civica polivalente, dove sono intervenuti: il nostro sindaco Carla Cerutti e le altre autorità locali e tutti quei parrocchiani che hanno voluto dimostrargli affetto. Caro don Giovanni sappiamo che salendo la strada che dal lago porta a Schignano l’aria si è rarefatta e la vista del nostro Sasso di Gordona le avrà ridestato tanti ricordi!! Le persone che l’hanno aspettata e accolta fuori dalla chiesa sono state felici di festeggiare con lei questi 40 anni di vita sacerdotale con l’augurio più sincero di continuità nel Signore. P A G I N A 27 ... e S. Siro si prepara... Le due comunità parrocchiali di San Siro colgono l'occasione del 40° di sacerdozio del loro parroco, don Giovanni Quadranti, per ringraziarlo della sua presenza sacerdotale a servizio delle comunità e per riflettere sul Dono grande, Gesù, di cui è portatore ogni sacerdote. CRONACA P A G I N A 28 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 GUIDE TURISTICHE Il santuario di San Pancrazio S abato 3 luglio, alle ore 15.00, nella suggestiva cornice del santuario di San Pancrazio a Ramponio Verna, sarà presentata al pubblico la nuova guida monografica dedicata al Santuario stesso, edita con il contributo dalla Comunità Montana Lario Intelvese, dalla Provincia di Como, assessorato Cultura e dal Consiglio Regionale di Lombardia e il patrocinio del Comune di Ramponio Verna e dalla Rete dei Cammini Francigeni. La guida è stata prodotta dall’Associazione culturale Iubilantes. La presentazione sarà seguita da una visita guidata alla chiesa, a cura dello studioso del territorio Marco Lazzati. La partecipazione è libera e gratuita. Agli intervenuti sarà offerta in omaggio la nuova guida. L’opera presentata fa parte della collana di guide monografiche trilingui (italiano, tedesco, inglese) “Percorsi di arte, fede e storia”, ideata da Iubilantes per far conoscere i piccoli grandi “gioielli” di fede e di arte delle terre lariane. Una collana, ricordiamo, che è stata inaugurata nel 2002 partendo dalla zona dell’Alto Lario con S. Maria delle Grazie e l’Area Sacra a Gravedona; è continuata poi con S. Giacomo “vecchia” di Livo e con i Ss. Eusebio e Vittore a Peglio nel 2003; con S. Miro a Sorico e S. Martino a Montemezzo nel 2004; con S. Martino a Pianello La brochure, che viene presentata sabato 3 luglio a Ramponio Verna, fa parte della collana di guide monografiche in tre lingue (italiano, tedesco, inglese) “Percorsi di arte, fede e storia”, ideata da Iubilantes per far conoscere i piccoli grandi “gioielli” di fede e di arte delle terre lariane di SILVIA FASANA e S. Fedelino a Sorico nel 2005; con S. Pietro in Costa di Gravedona e con la Parrocchiale del S. Salvatore a Vercana nel 2006; con S. Stefano a Dongo e i Ss. Gusmeo e Matteo a Gravedona nel 2007 e con la chiesa di S. Maria in Martinico e Palazzo Manzi a Dongo nel 2008. La collana è stata poi estesa, sempre nel 2008, al Centro Lario con il Santuario della Madonna del Soccorso ad Ossuccio, ed ora alla Valle Intelvi con questa ultima fatica editoriale dell’associazione comasca. Ma non solo: a breve sarà presentata anche la guida sulla chiesa romanica di S. Agata a Moltrasio nel Basso Lario. Un agile formato, una grafica accattivante, un corredo di illustrazioni incentrato su particolari importanti e meno noti, uniti ad un linguaggio semplice, non disgiunto però dal rigore scientifico dei contenuti, sono gli ingredienti del grande successo riscontrato non solo tra la popolazione locale, ma anche e soprattutto tra i numerosi visitatori e turisti che possono conoscere meglio le “perle nascoste” del nostro territorio. Questi opuscoli, VISITE A S. ALESSANDRO DI LASNIGO L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” ricorda per domenica 4 luglio e per tutte le prime domeniche del mese fino a ottobre, la possibilità di visite guidate gratuite alla chiesetta romanica di S. Alessandro di Lasnigo (lungo la strada Erba-Bellagio), in collaborazione con la Parrocchia di Asso. L’appuntamento è per le ore 15.30 sul luogo. Non è necessaria la prenotazione. Per informazioni: Mondo Turistico, tel. 3394163108; e-mail: [email protected]. Rampinini VIAGGI in pullman da Como - Fino Mornasco - Lomazzo 11/07 CANDELO e VIVERONE 25/07 TRENINO del BERNINA 31/07 sera PASSIONE di CRISTO 29/08 pomer. (Sordevolo/Biella) 08/08 LEUKERBAD le piscine termali 15/08 LAGO E GROTTE... sul Garda } Per informazioni tel. 031.8820345 - 02.96342646 messi gratuitamente a disposizione del pubblico, nelle intenzioni di Ambra Garancini, presidente Iubilantes, intendono «rendere vivi chiese e santuari delle nostre terre, inserendoli nel tessuto delle ragioni storiche, geografiche e devozionali che ne hanno determinato la nascita, e di guidare il lettore alla riscoperta delle più antiche e sentite tradizioni». Secondo il Presidente Comunità Montana Lario Intelvese Oscar Gandola e il Sindaco di Ramponio Verna Donata Volpi, l’iniziativa «contribuirà a creare una maggiore consapevolezza dei piccoli, grande “tesori” della Valle Intelvi per ricordare, tenere vivo, e tramandare il patrimonio artistico e religioso della nostra Valle e a mantenere vive e sentite le nostre più profonde tradizioni culturali». E il santuario di San Pancrazio, scelto come argomento di questa monografia, è un vero e proprio “tesoro” intelvese. Don Remo Giorgetta, parroco di Ramponio Verna, sottolinea la «scoperta preziosa e gioiosa» di entrare in questo Santuario «sulle tracce degli antichi abitanti del luogo, sulle orme dei pellegrini di un tempo, sui passi dell’anima», perché è un vero e proprio «luogo del cuore», che «esercita un fascino indubbio su chiunque DENTRO LA GUIDA «Il Santuario di S. Pancrazio sorge su un piccolo pianoro a mezza costa del monte Pinzernone, da cui si domina il lago di Lugano e la Valsolda. Una posizione strategica fin dall’antichità che, fronteggiando il Castello di Laino, permetteva di controllare uno dei punti di accesso alla Valle Intelvi dalla Val Menaggio. Si raggiunge dal centro di Ramponio, proseguendo lungo la strada che porta al cimitero. Il nucleo più antico dell’edificio sacro (secondo una tradizione leggendaria, la cappella di un antico castello) risale probabilmente alla prima metà del secolo XI, ed era orientato tipicamente con l’abside a levante, verso la valle. Di questa costruzione rimangono la piccola abside semicircolare, parte della navata, inglobate ora nella cappella laterale sinistra dedicata a San Pancrazio. La affiancava il robusto campanile… Presumibilmente a partire dal secolo XV venne realizzato, a più riprese, un nuovo edificio con l’asse ruotato di 90 gradi rispetto al vecchio oratorio. I lavori non erano ancora terminati nel 1593, come testimoniato dagli Atti della Visita pastorale del Vescovo Ninguarda. Nel corso del secolo XVII vennero aggiunte la cappella laterale dedicata a San Carlo e la sagrestia sul lato occidentale, oltre all’arioso pronao che precede la facciata. Nel 1943, la notte del 14 dicembre un gruppo di partigiani al comando del capitano Ugo Ricci, ospiti del parroco don Carlo Scacchi, sottoscrissero un giuramento (il “Giuramento di San Pancrazio”), con il quale si impegnavano a usare tutte le proprie «energie morali e materiali per il raggiungimento di uno stato di libertà e di giustizia in Italia».La chiesa di S. Pancrazio è meta di pellegrinaggi fin dal secolo XVI; negli Atti della Visita pastorale del vescovo Ninguarda nel 1593 si legge «è fabricata d’elemosine che le vengono fatte dalle persone che da tutta la valle vi concorrono per devotione». I devoti provenivano non solo dalla Valle, ma anche dalla vicina Valsolda… una devozione profonda, radicata, che, testimoniata dai diversi ex-voto conservati nella cappella di San Pancrazio, ogni anno fa accorrere in questa chiesa un gran numero di fedeli». lo scorga ancora da lontano, al limite del bosco, preceduto da una radura erbosa che invita al silenzio e al raccoglimento». La guida (di cui pubblichiamo con il permesso dei coordinatori alcuni stralci) è disponibile gratuitamente presso il Santuario di S. Pancrazio, presso il Comune di Ramponio Verna (tel. 031848225; e-mail rampo [email protected]) e la Comunità Montana Lario Intelvese di San Fedele Intelvi (tel. 031.830741; email info@lariointelvese. it; sito internet www. lariointelvese.eu). DETENUTI AL LAVORO LUNGO LA STRADA DEL BISBINO Con i lavori conclusi la scorsa settimana si è chiusa la nuova esperienza di lavoro “Insieme sul Bisbino 2” finalizzata all’impiego di un gruppo di detenuti per l’esecuzione di lavori di pubblica utilità, ovvero la manutenzione della strada carrozzabile Cernobbio - Bisbino e la mulattiera del Cucco. Si è deciso così di riproporre la positiva esperienza vissuta nel corso dell’autunno 2007. L’iniziativa ha avuto luogo su iniziativa dell’associazione “Amici del Bisbino” e grazie al contributo dei comuni di Cernobbio, Maslianico, Moltrasio, della Cri Basso Lario, della Comunità Montana Lario Intelvese, del Consorzio Forestale, dell’Azko Nobel Spa e di un certo numero di volontari. La sensibilità del nuovo direttore del carcere del Bassone di Como, la dott.sa Maria Grazia Bregoli e del responsabile degli educatori della Casa Circondariale dottor Mauro Imperiale hanno permesso di raggiungere l’accordo che aveva quale fine l’impiego e la sensibilizzazione di alcuni detenuti per la cura dell’ambiente. hanno partecipato a questa iniziativa complessivamente 8 detenuti, 6 maschi e 2 femmine, con la presenza giornaliera di 5 persone. L’esperienza, iniziata il primo giorno con uno splendido arcobaleno che, dal lago, raggiungeva il Bisbino, si è conclusa in modo toccante all’interno della chiesetta del Bisbino con la presenza di tutti i protagonisti che, in mano l’immagine della Madonna, hanno letto la preghiera a lei dedicata. Ci si è lasciati con il proposito di rivedersi presto. CRONACA Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 P A G I N A 29 S. FEDELE INTELVI Un’estate nella Caverna Generosa È di nuovo visitabile da sabato 26 giugno la Caverna Generosa, in Comune di S. Fedele Intelvi, uno dei siti paleontologici più interessanti dell’intera Regione (vedi riquadro). La stagione turistica 2010 si è aperta in concomitanza con l’inizio dell’annuale campagna di scavo scientifico condotta sotto la direzione dell’Università degli Studi di Milano (prof. Andrea Tintori, dott. Fabio Bona). Fino al 10 luglio sarà possibile visitare la grotta tutti i giorni dalle 10.00 alle 16.00 e si avrà l’occasione unica di vedere “in diretta” i paleontologi al lavoro e, magari, avere la fortuna di assistere a qualche scoperta interessante. La Caverna sarà poi visitabile fino a settembre il venerdì, il sabato e la domenica, dalle ore 10.00 alle 16.00 e per i restanti giorni della settimana solo su prenotazione. La grotta rimarrà inoltre aperta tutti i giorni sempre dalle 10.00 alle 16.00 nella settimana di ferragosto (13 - 22 agosto). È possibile acquistare i biglietti di ingresso direttamente all’entrata della Caverna: intero 6 euro / 8,5 franchi; ridotto (ragazzi dai 6 ai 16 anni): 4 euro / 5,5 franchi. Il servizio di prenotazione e di effettuazione delle visite guidate alla grotta è gestito - e questa è una importante novità - dall’associazione “L’Armadillo”, costituita da giovani laureati esperti nel campo dell’educazione ambientale e della didattica scientifica. Le visite, È di nuovo visitabile uno dei siti paleontologici più interessanti della Regione. Sarà possibile farci tappa fino a settembre di SILVIA FASANA in totale sicurezza, sono infatti sempre accompagnate da guide esperte che hanno partecipato agli scavi in grotta e ai lavori di analisi dei reperti fossili, rendendo la visita ancora più interessante e coinvolgente. Nello scorso mese di marzo “L’Armadillo”, con i suoi rappresentanti Barbara Laurenti e Jonathan Strada, si era proposto per gestire la fruizione turistica della Caverna Generosa, in modo da sbloccare la situazione di disaccordo tra le parti creatasi lo scorso anno che avrebbe inevitabilmente impedito la riapertura turistica della caverna anche per la stagione in corso. In questi mesi sono stati condotti positivi contatti con i soggetti coinvolti (Comune di San Fedele Intelvi e Comunità Montana Lario Intelvese, Università degli Studi di Milano, Ferrovie Monte Generoso) e sono stati anche superati gli ultimi ostacoli di natura economica con i proprietari del terreno su cui si apre la grotta, grazie alla disponibilità delle Ferrovie Monte Generoso. Grande soddisfazione è stata espressa dagli amministratori locali per questa soluzione che promuove il turismo culturale in Valle. Il sindaco di San Fede- le Intelvi, Claudio Caprani, ha sottolineato come la riapertura della grotta sia di prioritaria importanza per il territorio. La grotta rappresenta un unicum di grande valore culturale e didattico. Non bisogna poi dimenticare che, con l’inizio di agosto di quest’anno, il lato italiano del Monte San Giorgio dovrebbe essere inserito nella lista dei siti Patrimonio Mondiale UNESCO per la Paleontologia, riconoscimento questo di eccezionale valore e pregio che porterebbe ad una valorizzazione dell’intera area, Monte Generoso compreso. È inoltre in corso un progetto INTERREG per l’istituzione del Geoparco Insubrico che interesserà anche il Monte Generoso e la Caverna. È da sottolineare però come l’impegno economico preso da parte svizzera per uscire dalla situazione di stallo sia valido solamente per la stagione in corso: se alla fine della stagione turistica non sarà trovato un accordo ragionevole per i prossimi anni con la proprietà, che permetta di garantire una continuità di progetto scientifico e divulgativo, il Comune di San Fedele si riserverà di procedere con tutti gli strumenti legali possibili per garantire la fruizione di questo bene comune. Per informazioni: Barbara Laurenti, Jonathan Strada, associazione “L’Armadillo”, Via Lanino 6, 20144 Milano, tel. 328.8822397; e-mail: info @cavernagenerosa.it; siti internet: www.caver nagenerosa.it, www.lar madillo.it. A TU PER TU CON IL PASSATO REMOTO DELLA NOSTRA TERRA Un museo paleontologico molto particolare, che permette di “toccare con mano” il passato remoto della nostra terra. È la Caverna Generosa, che si apre a 1450 metri sul versante italiano del Monte Generoso e si sviluppa in senso orizzontale per circa 70 m nelle rocce calcaree che costituiscono l’ossatura geologica delle nostre montagne. La cavità fu scoperta nel 1988 da due speleologi ticinesi, Francesco Bianchi-Demicheli e Sergio Vorpe, che già intuirono l’eccezionalità del loro ritrovamento, tanto da registrare la Grotta con il nome di Caverna Generosa, con un sottile doppio senso: per la localizzazione (sul Monte Generoso) e per l’abbondanza di reperti visibili già in superficie. Dal 1991 il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano ha intrapreso numerose campagne di scavo che hanno rivelato sempre nuovi aspetti utili per comprendere meglio i cambiamenti del nostro territorio nei millenni. Sono state recuperate migliaia di ossa di diverse specie animali, tra le quali l’alce, la marmotta e soprattutto l’orso delle caverne, estintosi attorno a 18.000 - 20.000 anni fa durante l’ultima avanzata glaciale. Ma uno dei motivi di maggiore interesse è l’eccezionale ritrovamento di alcune selci lavorate riconducibili all’uomo di Neanderthal e risalenti a circa 40.000 - 60.000 anni fa, nella parte superiore del Paleolitico medio, grazie a cui la Caverna Generosa può divenire il principale sito lombardo collegato a questa civiltà preistorica. Alla Caverna Generosa si può giungere dall’Italia seguendo il “Sentiero dell’Orso”, un percorso realizzato dalla Comunità Montana Lario Intelvese grazie all’opera del Consorzio Forestale Lario Intelvese, che parte dalla località Alpe d’Orimento di S. Fedele Intelvi (m 1.277) e arriva alla vetta del Monte Generoso (m 1.701), accompagnato da una serie di pannelli esplicativi sulla storia geologica, climatica e paleontologica di quest’area. In alternativa è possibile arrivare in prossimità della vetta del Monte Generoso dalla Svizzera tramite il trenino a cremagliera delle Ferrovie Monte Generoso, con partenza da Capolago (per informazioni www.montegeneroso.ch), e poi scendere alla grotta tramite un sentiero ben segnalato. VIRTUOSISMI D’ORGANO A BRIENNO L’11 LUGLIO Nell’ambito della rassegna “Virtuosismi d’organo” appuntamento domenica 11 luglio a Brienno, presso la chiesa parrocchiale dei SS. Nazaro e Celso, con il seguente programma: ore 14.30 apertura dei mercatini in paese; ore 15 presentazione e visita guidata all’organo; ore 16 conversazione - concerto: “La Messa... in Opera” (Ennio Cominetti); ore 17 concerto del duo Loredana Cardona, flauto e Mauro Borri, organo. Musiche di: Anonio Vivaldi, Tommso Albinoni; Alessandro Scarlatti, Johann Sebastian Bach, Gaetano Donizzetti; ore 18.30 presentazione delle opere d’arte nella chiesa di Brienno; ore 19.30 aperitivo e degustazione; ore 21.15 concerto dell’ “Accademia dei Gioiosi”, le sonate da Chiesa di A. Corelli e W.A. Mozart. USCITA PRESSO LA COLMA DI SORMANO CON IL GRUPPO ASTROFILI Venerdì 2 luglio il Gruppo Astrofili Lariani organizza un’uscita presso la Colma di Sormano dedicata all’osservazione degli oggetti deep Sky e di Giove; per i più nottambuli anche dello spicchio di Luna meno conosciuto, ovvero quello prossimo all’ultimo quarto. Il ritrovo è fissato per le ore 21.00 presso il Centro Civico “Rosario Livatino” a Tavernerio. La partecipazione è libera. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Risorgimento 21 a Tavernerio, presso il Centro Civico “Rosario Livatino”; tel. 3280976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: astrofili_lariani@ virgilio.it; sito web: www.astrofililariani. org. CRONACA ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 P A G I N A 31 CUNARDO DOPO 39 ANNI DI SERVIZIO NELLA PARROCCHIA Il saluto a don Giossi I l prossimo 2,3,4 luglio la comunità parrocchiale di Cunardo si ritroverà a festeggiare, salutare e ringraziare don Lodovico Giossi, che lascia il suo ministero di parroco, per raggiunti limiti di età, dopo 39 anni di servizio tra noi e per noi. Ci è sembrata un’occasione importante innanzitutto per dire il nostro grazie al Signore e a don Lodovico per quanto ha fatto per noi. Lui è stato il tramite della grazia di Dio nei sacramenti per moltissimi Cunardesi. Lui ha accompagnato momenti gioiosi (battesimi, matrimoni, feste) e tristi (malattie e morte) che hanno segnato le nostre famiglie e per ciascuno è stato la presenza del Signore tra noi. Ecco perché dire grazie ! E’ stato predisposto un programma che pensiamo vedrà una partecipazione numerosa. Il momento centrale e vertice di tutto sarà certamente la Messa di domenica 4 luglio. Sabato sera invece vogliamo vivere un incontro di ringraziamento da parte dei vari gruppi e associazioni a don Lodovico. Ma desideriamo che sia anche un momento per rivivere insieme con lui la nostra storia di paese e di comunità di questi ultimi 40 anni. Faremo una rivisitazione storica attraverso foto e immagini che saranno in parte proiettate e in parte messe nella mostra che sarà allestita in oratorio. Altro momento di gioia il pranzo comunitario di domenica 4 e nel pomeriggio la Festa finale del Grest 2010 che riempirà con l’ allegria dei bambini e dei loro animatori gli spazi dell’oratorio tanto caro a don Lodovico. Siamo sicuri che queste giornate, aiutandoci a rivivere attorno a don Lodovico un tratto significativo della nostra storia, ci prepareranno ad accogliere con rinnovato entusiasmo il nuovo parroco che il Vescovo ci manderà, per compiere sotto la sua guida un ulteriore tratto della nostra vita cristiana. LA PARROCCHIA DI CUNARDO GEMONIO La festa di San Pietro D a molti anni ormai la festa patronale di san Pietro a Gemonio si intreccia con il riconoscimento del rapporto speciale della parrocchia con qualcuno dei sacerdoti che l’hanno conosciuta. Con san Pietro si onora così non solo l’antica chiesa delle origini cristiane ma anche chi, nel tempo, ha in qualche modo calcato le orme del primo apostolo, modello per tutti, ma soprattutto per i preti, di dedizione a Cristo e alla sua Chiesa. Questa volta, sulla scia dell’anno sacerdotale, la comunità ha avuto la gioia di vedere riuniti, sull’altare di san Pietro, tre dei quattro preti che da Gemonio sono usciti: don Giovanni Valassina, don Piercarlo Contini, don Rodolfo Olgiati. Mancava il più giovane, don Filippo Macchi, impegnato con il campeggio estivo di Mandello del Lario, ma idealmente presente con i suoi tre “fratelli maggiori”. Già precedentemente, cogliendo l’occasione del- l’anno sacerdotale, la parrocchia aveva realizzato la bella iniziativa di recitare quattro dei rosari del mese di maggio nelle case di origine dei quattro preti. Ora, nella festa di domenica 27 giugno, la concelebrazione che ha rinnovato legami mai interrotti di affetto e di ri- conoscenza reciproca tra la comunità cristiana gemoniese e questi suoi rappresentanti “in prima linea”. La festa ha avuto come al solito i suoi corollari nelle sere precedenti e nella continuazione della giornata di domenica, con una attenzione speciale all’impegno per il restauro degli affreschi che inizieranno nel mese di luglio e che sono stati illustrati nella sera di giovedì 24 giugno. Da segnalare anche il vivo apprezzamento suscitato, venerdì 25, dall’esibizione del Coro di Santa Cecilia di Galliate, in provincia di Novara. Ma sicuramente il motivo centrale di questo San Pietro 2010 resterà la presenza dei preti gemoniesi, a cui la comunità ha donato, a ricordo REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO PRIME USCITE NEI VILLAGGI DEL KIVU I fari della Toyota illuminano debolmente la strada sconnessa che stiamo percorrendo. Non vedo l’ora di raggiungere il villaggio dove passeremo la notte, perché è ormai buio e non mi sento sicuro, dopo tutti i racconti che ho sentito su imboscate dei ribelli. Sono partito stamattina per la mia prima missione sul campo, in alcuni villaggi a Nord della città di Goma. Il mio incarico mi porterà diverse volte sul terreno, a controllare il lavoro svolto dalle squadre di agronomi e di personale del luogo; non mi dispiace.Uscire dalla città consente di vedere paesaggi del tutto differenti, di scoprire un mondo ancora diverso e per me nuovo. C’è sempre tanta gente ai lati delle strade, trasportano di tutto sul capo e sulla schiena, ci sono biciclette cariche di sacchi enormi di carbone, che sembra impossibile possano proseguire. Moltissime sono le donne, la maggiore parte incinte e con un altro bambino piccolo legato con il foulard sulla schiena. C’è sempre tanta polvere, sollevata soprattutto dalle auto, come la nostra; mi da fastidio questo e mi spiace dare alla gente questo disagio ulteriore, ma a piedi non arriveremmo che in alcuni giorni alla nostra destinazione. Rispetto alla città qui c’è ancora maggiore povertà, ma pare più ordinata e più omogenea, non so come spiegarlo, ma nei villaggi sembra che la vita scorra più lentamente e che le persone vivano in maniera più armoniosa con l’ambiente, forse è solo una prima impressione. La strada sale parecchio dalla città di Sake verso nord, con tornanti e diversi passaggi nelle rientranze della montagna. Si arriva a circa 2.300 metri, in una zona di ampi pascoli verdi. Molte mucche pascolano su questi bei prati e finalmente posso acquistare un po’ di latte fresco, che non si trova a Goma. Il paesaggio è davvero suggestivo, se non fosse per tutti i problemi presenti qui, potrebbe essere un luogo di attrazione turistica molto ambito. Non ci sono case in muratura, la maggior parte sono capanne di legno con il tetto di paglia o foglie di banano, alcune molto piccole, con uno spiazzo davanti all’ingresso, simile ad un cortile, dove si svolge la maggior parte della vita quotidiana. Luca Galbiati a Goma La prima sosta la facciamo nel villaggio di Kachuga, dove ascoltiamo i commenti delle persone che fanno parte del Comitato umanitario di base, un gruppo costituito per farsi tramite tra l’ONG e tutti i beneficiari del progetto in corso. Un bimbo mi osserva con le braccia conserte, con un cappellino fatto con una scatola di cartone colorato, di cui pare vada molto fiero. Arriviamo poi fino a Kalembe, un villaggio molto bello, attraversato da un grande torrente, molto impetuoso, è posto in una vallata ai piedi di un circo di monti. In altre due ore ritorniamo a sud al villaggio di Kishanga, dove passiamo la notte in una nostra base. E’ qui che ho la “fortuna” di gustare la mia prima cena davvero africana, in un piccolo ristorante senza corrente, dove alla luce di una candela, mangio esclusivamente con le mani del pesce del luogo, molto buono e del fou-fou di manioca, che invece ho fatto fatica a mandare giù, credo per la cattiva qualità della farina; la spesa è di circa tre dollari a testa, birra compresa. La luce mi sveglia prima delle sei del mattino, mi alzo e resto un po’ ad ammirare la nebbiolina che copre il villaggio, un pallido sole compare e scompare dietro quella della giornata, due litografie di un artista di oggi, Vincenzo Morlotti, insieme con l’ultimo libro, curato da Serena Contini, su un parrocchiano molto speciale, il pittore Innocente Salvini. La conclusione del ringraziamento che una rappresentante della comunità ha rivolto ai tre preti, per la loro presenza e il loro esempio di vita consacrata, è affidato alle parole pronunciate da don Filippo durante il rosario recitato in a casa sua: “Non vorrei restare l’ultimo prete gemoniese per molto tempo”. Una speranza – preghiera che ben si intona con il canto che tutti gli anni i fedeli gemoniesi dedicano a san Pietro e ai loro preti: “Pietro vai, fidati di me…” E.F. cortina fumosa. Dopo la colazione con un buon tè e del pane si risale in jeep. Siamo diretti al villaggio di Nyamitaba, dove dobbiamo cercare una nuova casa per installare un’altra base di terreno, dal momento che lavoreremo anche qui. Si scende su una strada che taglia il fianco della montagna, in una lunga vallata tra enormi alberi di eucaliptus. Non appena scendiamo dall’auto una folla di persone si avvicina, vogliono capire cosa dovremo fare lì e se loro avranno qualche beneficio dalla nostra presenza, giustamente. Tanti bambini, nudi o con una sola maglietta logora, giocano nella terra e girano intorno alla nostra auto per scoprire come sia fatta. Per la prima volta da quando sono arrivato sento una forte angoscia nel constatare le condizioni di questi bambini, non sono lo sporco e la mancanza di vestiti, ma le malattie ben visibili sulla pelle di molti oppure i capelli bianchi che confermano la malnutrizione. Sono bambini molto allegri, dagli occhi grandi, scuri e profondi. Ridono, giocano e mentre io sono voltato a parlare con gli animatori del posto, prendono coraggio e mi sfiorano le braccia, poi scappano ridendo tantissimo. Sono io che all’inizio ho quasi paura a toccarli ed accarezzarli… ma non ci faccio più caso, non appena una bambina mi corre incontro e mi abbraccia, allora la accarezzo e l’abbraccio anch’io. Capisco che la cosa di cui hanno più bisogno, prima del sapone o di vestiti nuovi, è amore. Non siamo certi della casa trovata per le sue condizioni precarie e sarebbe meglio cercarne un’altra per limitare le spese di ristrutturazione, ma pare difficile. Per ora facciamo un po’ di foto e ripartiamo per Goma, Questo primo viaggio nel cuore del Congo mi conferma quanto avevo già definito nelle giornate trascorse, il fatto che a tratti, osservando tanta sofferenza e miseria, si ha la sensazione di trovarsi in un luogo simile all’inferno, ma basta alzare gli occhi ad ammirare lo spettacolo del lago, del verde accecante delle montagne e l’allegria che sprigionano gli occhi limpidi dei bambini per capire che si tratta semplicemente della vita. C’è il bene e il male, il bello e il brutto, come in tutti i luoghi ed in tutte le persone, solo che qui la lotta tra queste due forze ti si presenta brutalmente, senza mezzi termini e ti disorienta. LUCA GALBIATI P A G I N A 32 Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 PROGETTI QUATTORDICI INCONTRI DI DUE ORE CIASCUNO PER MALATI E FAMILIARI Bilanci Alzheimer Cafè Sondrio on è il nome di un bar, inventato da qualcuno in vena di fare dello spirito fuori luogo. Alzheimer Cafè è un’interessante iniziativa, promossa dall’Associazione Alzheimer e Demenze della Provincia di Sondrio, in collaborazione con gli Amici degli Anziani e con il contributo della Fondazione Cariplo, dei Lions e del Comune di Sondrio. Il progetto, come hanno illustrato la dottoressa Giuseppina Mon- N tecalvo e la psicologa Paola Ortelli che l’hanno coordinato, è consistito in 14 incontri, di due ore ciascuno, tenuti il secondo e il quarto giovedì di ogni mese con malati di alzheimer e con i loro famigliari e si è articolato in varie fasi. Si è partiti anzitutto con l’arruolamento di un buon numero di volontari (una ventina) per i quali è stato svolto un apposito corso di preparazione (molto partecipato) per far conoscere le caratteristiche di questa partico- lare malattia che colpisce le persone in età avanzata e per insegnare i corretti modi di comportarsi con loro. All’inizio, infatti, c’era in tutti un certo timore nell’affrontare le persone affette da questa malattia, poi si è scoperto che non è così difficile. Una volta formato il gruppo dei volontari, sono iniziati gli incontri, che hanno visto momenti distinti per gli ammalati e per i famigliari, conclusi ogni volta con la partecipazione comune alla merenda Un’iniziativa che ha visto il coinvolgimento di moltissimi volontari, che hanno cominciato la propria attività cercando di conoscere meglio la malattia; per i malati sono stati pensati laboratori; per le famiglie sono stati proposti soprattutto colloqui personali basati sulla condivisione illustrato Paola Ortelli. Consiste nel far svolgere ai pazienti degli esercizi, con l’aiuto di fotografie, per rafforzare in loro quelle capacità di memoria che ancora permangono. di CIRILLO RUFFONI Sulle attività svolte dal Cafè Alzheimer, tutti i partecipanti (dai coordinatori, ai volontari, ai famigliari degli ammalati) hanno espresso un giudizio molto positivo, tanto che per il prossimo anno si prevede di portare la frequenza degli incontri ad una cadenza settimanale. Ovviamente, in questo campo non ci sono dati quantificabili con dei numeri, ma solamente condivisione di sentimenti, sensazioni, momenti particolari, come quando due coniugi, separati dalla malattia che ha colpito la mente di uno di loro, sembrano ritrovare attimi che ricordano loro l’intimità con la quale hanno vissuto per un’intera vita. Tutto questo naturalmente ha un valore enorme, sia per gli ammalati, sia per i famigliari. e a varie attività ludiche. Per gli ammalati sono stati organizzati laboratori di carattere artisticocreativo oppure occupazionale, di cucito, per la realizzazione delle pigotte, le caratteristiche bambole di stoffa. Per i famigliari, invece, si sono svolti anzitutto dei colloqui individuali, allo scopo di conoscere la storia del malato e della famiglia e poi tutti hanno partecipato ad un gruppo di condivisione. È stato proprio in quest’ultima attività, con il racconto delle esperienze di ognuno, che si sono avuti i risultati più concreti. In un famigliare, infatti, soprattutto in un coniuge, c’è sempre la difficoltà di accettare la malattia, oppure la condivisione dell’assistenza o il ricovero di una persona cara. Viceversa il gruppo dei famigliari si è aiutato molto nella condivisione delle sofferenze e nel prendere delle decisioni troppo difficili per ciascuno singolarmente. La sindrome di Alzhei- SONDRIO PER AIUTARE LE CATEGORIE PIÙ DEBOLI E FRAGILI Ecco l’amministratore di sostegno N el corso di una conferenza stampa presso Palazzo Guicciardi, sede del Centro di Servizio per il Volontariato (CSV) Lavops, nei giorni scorsi è stato presentato il progetto L’incontro: sostenere, proteggere, dare voce per la protezione giuridica delle persone fragili attraverso l’istituto dell’Amministratore di Sostegno (AdS). Il progetto, promosso da Fondazione Cariplo, Coordinamento dei CSV e Comitato di gestione del fondo speciale per il volontariato in Lombardia, in partnership con LEDHA (Lega per la difesa dei diritti delle persone con disabilità), la onlus “Oltre noi... la vita” e la Regione Lombardia, è arrivato quindi anche sul nostro territorio. A presentare l’iniziativa che intende garantire tutela e protezione giuridica alle persone fragili (anziani, disabili, portatori di disagio psichico, dipendenti da sostanze come l’alcol e la droga, etc...) e porsi a fianco delle famiglie per informare, formare e dare supporto, sono intervenuti Vanni Seletti, presidente della Fe- derazione Associazioni per i Disabili (FAD) della provincia di Sondrio capofila del progetto, Zaccheo Moscheni, project leader del Progetto AdS, Gino Pedrotti, dipendente di Lavops prestato per divenire referente operativo del progetto stesso. Ricordiamo sinteticamente che la figura dell’AdS è stata istituita per legge nel gennaio 2004 per fornire garanzie al progetto di vita delle persone con disabilità e come risorsa per la progettazione del “dopo di noi”, stimolando le famiglie già nel “durante noi”. L’AdS è un tutore delle persone dichiarate non autonome, anziane o disabili, e, a differenza del decreto di interdizione o di inabilitazione, la sua nomina non annulla la capacità del soggetto di agire validamente in tutti gli atti non demandati all’AdS. A nominarlo è il giudice tutelare, che lo sceglie anzitutto - se possibile - nell’ambito familiare, per cui a questo ufficio possono essere nominati il coniuge (purché non separato), il padre, la madre, il fratello, la sorella, o comunque un parente entro il quarto grado. Nel caso di un parente, del coniuge o di persona stabilmente convivente l’incarico dura per sempre, salvo rinuncia o richiesta di revoca da parte dell’interessato, altrimenti ha durata decennale e può essere rinnovato. Sin dal 2005 la Lavops ha iniziato in provincia il percorso di formazione e di sensibilizzazione sul tema e, oggi, per dare sviluppo alla figura dell’AdS, è stato scelto il FAD come capofila della cordata delle organizzazioni di volontariato presenti sul territorio (Caritas, Navicella, Aias, Il Gabbiano, Acli, ecc.) che condividono il progetto di sviluppare questo strumento. «Sarà un nuovo modo di fare volontariato - ha commentato Seletti - che contribuirà a far diminuire le nomine a freddo da parte del giudice tutelare, in particolare quelle di tipo istituzionale come i sindaci». Moscheni ha poi spiegato che il progetto dell’AdS è nato per mettere a fianco della persona fragile una persona vera, che si occupi della qualità della sua vita e non solo degli aspetti patrimoniali ed economici che la riguardano. Da qui è derivato il progetto triennale per responsabi- mer sta diventando sempre più un’emergenza socio-sanitaria, come ha ricordato la dottoressa Montecalvo. Non si conoscono terapie. È molto importante fare una diagnosi precoce, perché ciò permette di gestire al meglio i primi anni della malattia, quando ci sono ancora capacità residue che possono essere valorizzate per rallentare il processo degenerativo. In questo modo si può anche predisporre tutto un percorso per l’ammalato e per la famiglia, che spesso vive la patologia come una cosa di cui vergognarsi e quindi da tenere nascosta. Alcuni vantaggi nel rallentare la velocità del declino si possono ottenere con la terapia della reminiscenza, come ha DAL GRUPPO CARITAS CITTADINA DI CHIAVENNA UN INVITO: «DEDICA DEL TEMPO AGLI ALTRI» Da qualche mese si è ricostituito a Chiavenna il gruppo “Caritas cittadina” con sede in via Don Cerfoglia, 1, presso l’oratorio San Luigi. «Come prima cosa – spiega don Stefano Arcara – abbiamo deciso di invitare tutti a delle piccole occasioni d’impegno. Siamo così presi dai nostri impegni di lavoro, studio, svago che spesso non ci accorgiamo che vicino a noi ci sono persone che hanno bisogno di aiuto: anziani soli, famiglie in difficoltà per la presenza di ammalati gravi o disabili, bisognosi di aiuto economico. Fermiamo un attimo il nostro ritmo quotidiano e riflettiamo se val la pena spendere un po’ del nostro tempo e del nostro cuore; non voltiamoci dall’altra parte. Ogni persona è portatrice di ricchezza, insieme possiamo crescere e migliorarci. Se scegliete di prendere una decisione, anche un po’ coraggiosa, il gruppo Caritas di Chiavenna vi segnala delle piccole occasioni d’impegno che ognuno potrà affrontare col proprio entusiasmo e tempo a disposizione». L’invito a dedicare del tempo agli altri si declina in concrete occasioni di impegno: Arsenale: raccolta e distribuzione vestiti e mobili - il mercoledì pomeriggio dalle ore 14.00 alle ore 17.00 nella ex chiesa di san Fedele alle pergole; Servizio di volontariato nelle case di riposo - tutti i giorni per imboccare o fare compagnia; Assistenza diurna e notturna in ospedale - disponibilità di ore; Gruppo volontari Valchiavenna “Gruppo del venerdì” - il venerdì pomeriggio dalle ore 14.00 alle ore 17.00 in via Cappuccini presso l’ex convento cappuccini. Info: rivolgersi a don Stefano telefonando allo 0343-32386. lizzare il territorio e portare a sistema l’intuizione espressa nella legge. Alcuni tra gli obiettivi fondamentali per sostenere la diffusione e il consolidamento del progetto dell’AdS sono di favorire la nascita o il rafforzamento di una rete provinciale tra i soggetti del pubblico e del privato sociale coinvolti nell’attuazione della legge, di informare e formare le famiglie e gli operatori sociali pubblici e privati, di reperire volontari disposti a diventare AdS, di formare chi inten- de svolgerne la funzione (anche parenti), di attivare un coordinamento stabile delle esperienze e dei servizi che si verranno strutturando. Su questi obiettivi si sono attivati gli Uffici di Piano, l’amministrazione provinciale, l’Associazione delle Case di Riposo del territorio e la Pro Valtellina con la prospettiva di arrivare a un albo provinciale degli AdS, sia per valorizzarne il ruolo, sia per dare garanzia di preparazione adeguata. ANGELO REPI P A G I N A CRONACA 33 Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 NOVATE MEZZOLA FESTEGGIATO L’IMPORTANTE ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE SACERDOTALE Don Mitta, 50 anni da prete G iornata di ringraziamento, di riflessione sul sacerdozio e sulla comunità e di festa per il 50° di ordinazione presbiterale di don Giacomo Mitta quella che si è svolta a Novate Mezzola domenica 27 giugno. Nato a Torre Santa Maria in una famiglia di fede viva, studia nel seminario di Como e viene ordinato sacerdote da mons. Felice Bonomini il 26 giugno 1960. Trascorre cinquant’anni di vita pastorale in Valchiavenna: vicario a Gordona e parroco di Menarola con Albareda dal 1960 al 1969; parroco a Campo Mezzola con Cola dal 1969; dal 1977 prevosto di Novate Mezzola e parroco di Codera fino al 1986 quando Codera è unita a Novate; dal 1977 al 1994 amministratore pastorale di Campo Mezzola. Quarant’anni e più tra Novate e Campo hanno lasciato il segno. Durante questo periodo è un fiorire di incontri e iniziative per scoprire le radici della fede, la bellezza della vita cristiana, la ricchezza del concilio, lo spirito missionario (ricordiamo l’animazione del gruppo missionario itinerante e la festa-incontro annua- di ordinazione sacerdotale, presieduta da don Giacomo e concelebrata da don Ernesto, attuale parroco di Novate, e da un gruppo di sacerdoti, ministri o originari della valle e della Valmalenco. È stata una Messa in stile “don Giacomo” (i canti sono stati scelti dal festeggiato), vera preghiera corale partecipata da numerosi fedeli di Novate, di Campo, di Gordona, di Menarola e dei gruppi animati da don Giacomo. Gente che non ha voluto perdere questa occasione di ringraziamento e di festa. Al termine della celebrazione la presentazione di alcuni doni signifi- IN 300 PER IL GREST le con i famigliari dei missionari della diocesi)… e ancora: l’accoglienza senza pregiudizi, l’amicizia, l’amore per la musica e il canto, l’impegno per la liturgia partecipata, la preparazione ai sacramenti, l’attenzione per i malati, gli anziani, le persone in difficoltà, la catechesi dei bambini e degli adulti, il grest e il grin, i pellegrinaggi e i campeggi in luoghi significativi per la fede e la pietà mariana; il tutto per far crescere la vita della comunità cristiana. Nel 2009 per motivi di salute rassegna le dimissioni da parroco e si ritira a Nuova Olonio presso la Casa dell’Opera don Guanella, dove non rimane inattivo: tiene i collegamenti del gruppo missionario di zona della Valchiavenna e mantiene vivi i legami con la zona pastorale beato Guanella. La festa, preceduta da un triduo di riflessione sul dono del sacerdozio e sul concilio, tenuto da don Paolo Trussoni, si è svolta - com’era giusto - presso l’oratorio s. Francesco di Novate, fortemente voluto e realizzato da don Giacomo con grande impegno come casa per i giovani e punto di incontro per la comunità. La giornata ha avuto inizio con la Santa Messa per il 50° ITALIA-SVIZZERA IMPORTANTE PROGETTO TRANSFRONTALIERO Il progetto «Le vie del Carden» abato 26 giugno a Campodolcino, nella sala conferenze del Muvis, Museo della Via Spluga e della Val San Giacomo, si è tenuto l’atteso convegno “Le Vie dei Carden. Alla scoperta di un percorso turistico-culturale tra Italia e Svizzera per conoscere il grande patrimonio dei Carden”. La manifestazione rientra in un progetto di cooperazione transfrontaliera e ha come capofila lo stesso Muvis, presieduto dallo storico Paolo Raineri e diretto da Enrica Guanella, e come partner la Comunità montana della Valchiavenna, i comuni di Madesimo, Campodolcino, San Giacomo Filippo e Piuro, Legambiente Lombardia e, in rappresentanza del comune di Mesocco, l’Ente turistico di San Bernardino. Scopo del progetto Interreg è quello di ampliare l’offerta di sentieri storici per il trekking tra la Valchiavenna e il cantone elvetico dei Grigioni, con un itinerario che collega la val Mesolcina alla val Bregaglia passando per la val San Giacomo attraverso i passi alpini del Baldiscio e di Sancia. Dopo il ripristino della Via Spluga e della Via Bregaglia, il nuovo percorso che si intende realizzare vuole quindi arricchire le proposte turistico-culturali valchiaven- cativi: la benedizione papale, un libro con foto e testimonianze in cui si ripercorrono 50 anni di vita pastorale nelle quattro parrocchie, una targa offerta dal sindaco a nome della comunità civile. Le offerte raccolte a Campo- Novate e a Gordona. Dopo il pranzo comunitario servito da un gruppo di volontari, è stato proiettato il cd del libro, in modo che tutti hanno potuto ripercorrere questi 50 anni di sacerdozio, ricordare e ripensare a quanto hanno ricevuto e soprattutto ringraziare Dio ed esprimere a don Giacomo affetto e riconoscenza. S nasche e dei Grigioni, percorrendo sentieri lungo i quali sorgono i carden, abitazioni in pietra e legno costruite con l’antica tecnica ricordata da Vitruvio dell’opus cardinatum, dove le quattro pareti di travi sovrapposte e ben squadrate sono incardinate perpendicolarmente quasi in corrispondenza delle estremità, a differenza dei fienili in cui, per facilitare la ventilazione, le travi non sono squadrate. Dopo il saluto delle autorità il convegno si è aperto con la relazione di Paolo Raineri, che ha parlato dell’evoluzione storica della casa in val San Giacomo, costituta in origine da una parte in mu- ratura detta, nel dialetto locale, chjä da föç, cioè casa del fuoco o cascina, dov’era il focolare, e dal carden vero e proprio, secondo corpo di fabbrica, detto solé, dov’era il soggiorno. Questa tipologia di casa si ritrova fin dall’Età del Bronzo e con il passare dei secoli i due corpi di fabbrica si sono uniti o sovrapposti in un solo edificio. Citando alcuni esempi significativi di carden, il presidente del Muvis ha parlato di Avero, senza tralasciare i piccoli insediamenti presso Isola di Madesimo, come Canto, Mottaletta e Rasdeglia, dove sorge un carden del Cinquecento. Il convegno, che ha visto una grande partecipa- zione di pubblico, è proseguito con la relazione di Marco Giacometti, presidente dell’associazione culturale Amici del centro Giacometti di Stampa, che ha intrattenuto i presenti sui sentieri dei carden in Bregaglia, soffermandosi in particolare sul percorso principale tra Villa di Chiavenna e Stampa, che attraversa l’alpeggio di Sommasascia e i paesi di Castasegna e Soglio. A seguire, il geologo Guido Mazzoleni ha parlato dell’importanza di un censimento dei carden e delle caratteristiche geologiche presenti nelle varie vallate attraversate dall’itinerario, e Gianpaolo Della Marianna della Fondazione Fojanini di Sondrio si è soffermato sull’aspetto rurale e gli alpeggi della Val San Giacomo, il cui bestiame lattifero in questi ultimi trent’anni si è dimezzato, a fronte di un aumento della superficie boschiva. Le ultime due relazioni sono state dello storico Antonio Codoni di Roveredo, il quale ha descritto il paesaggio lungo l’itinerario dei carden in val Mesolcina, mentre la tour operator Laura Sivilotti ha voluto sottolineare la notevole ricaduta che avrà la realizzazione del progetto “Le Vie dei Carden” sul turismo valchiavennasco e grigionese. CRISTIAN COPES Dopo l’ultima campanella scolastica è scattata l’ora del Grest anche per gli oratori di Chiavenna. Come sempre è stata un’esperienza dai grandi numeri: due settimane intense che hanno visto tutte le mattine trecento ragazzi, affiancati da novanta animatori, riunirsi, parte al parco di via Valsecchi, a S. Fedele, e altri all’oratorio San Luigi per poi trovarsi tutti insieme sui vari campi da gioco. Le sfide hanno visto impegnate sei formazioni che hanno rappresentato un’occasione di divertimento e aggregazione, ma anche di crescita umana e cristiana. Don Stefano Arcara e i giovani collaboratori hanno scelto i nomi puntando su babbuini, banobi, nasiche, macachi, oranghi e scimpanzé. Una soluzione decisamente originale, ma la spiegazione è semplice: nel 2009 si era puntato verso il cielo, ora si torna sulla terra per seguire gli insegnamenti raccolti lassù. Non sono mancate le gite. Nella prima settimana c’è stata la tradizionale trasferta a un parco acquatico, la settimana seguente la partecipazione al meeting dei Grest a Como con tre pullman. «Solitamente questo appuntamento si svolgeva in settembre, poco prima del rientro a scuola - ha spiegato don Stefano -. Ora si è scelto di promuoverlo per la fine di giugno, in modo da favorire la partecipazione di tutti gli oratori. Un incontro gioioso vissuto con il vescovo». Sabato 26 giugno la consueta festa di fine Grest, preceduta dalla santa Messa animata dai ragazzi e dai giovani che salutavano e ringraziavano con l’occasione don Stefano (diretto a Sondrio) per i suoi sette anni di presenza a Chiavenna. Quanto alla sua ultima esperienza con il Grest a Chiavenna don Stefano ha commentato: «È stato un Grest ricco di soddisfazioni. Abbiamo potuto contare sulla collaborazione di un gruppo di animatori particolarmente attivi e attenti agli aspetti educativi. In questi anni hanno dimostrato di essere cresciuti e di sapere partecipare in modo costruttivo. Anche da parte dei più piccoli c’è stato un atteggiamento positivo durante il gioco». Una fiammante moto Garelli è stata regalata a don Stefano quale segno della riconoscenza dei ragazzi e delle loro famiglie. Alla fine è stato distribuito un fascicolo che ricorda i momenti più significativi della presenza di don Arcara a Chiavenna. RINATO GRAZIE ALLA MUSICA Dopo lo spettacolo-testimonianza della sua esperienza con la tossicodipendenza e la sua uscita dal tunnel presentato a Chiavenna nell’ambito del progetto WeFree della comunità di San Patrignano, Mattia Ciapponi è tornato a Chiavenna. E lo ha fatto per presentarsi con quello che sa fare meglio: cantare. Non sono mancati il pubblico e gli applausi venerdì sera per il giovane valtellinese che con coraggio ha deciso di raddrizzare la propria vita e inseguire un sogno. Un sogno coltivato da bambino, visto che Mattia fin da piccolo mieteva successi nei piccoli concorsi canori locali. Piazza Bertacchi ha tributato il giusto riconoscimento all’indubbio talento vocale del giovane che si è presentato con un ricco carnet di cover di famosi brani e qualche proposta personale. Il tutto con l’accompagnamento di alcuni dei nomi emergenti del panorama musicale valchiavennasco e valteliinese. La “New Band” è formata da Andrea Martocchi, Paolo Bevilacqua e Giovanni Curti. «Chiavenna e Sondrio - spiega Mattia -hanno ospitato Fughe da Fermi a Marzo, format teatrale dove ho sviscerato pezzo per pezzo tutti gli eventi, per lo più tragici che hanno caratterizzato il mio passato. Un racconto che ha creato forte feeling con i ragazzi in platea. Ecco perché il ritorno proprio a Chiavenna, per partire in questo nuovo e fantastico viaggio da cantautore che ho voluto intraprendere, un sogno nato insieme alle canzoni dopo la scomparsa di mio padre neanche 2 anni fa. Per me la musica è vita, si può dire che sono rinato anche grazie ad essa». P A G I N A 34 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 SONDRIO A COLLOQUIO CON MONSIGNOR VALERIO MODENESI Il cammino della comunità l cambio alla guida della comunità parrocchiale di Sondrio ha portato, com’è naturale, un po’ di fermento tra le fila dei parrocchiani. Del resto, lungo il corso del suo mandato, monsignor Valerio ha saputo entrare nel cuore dei sondriesi, facendo semplicemente, secondo il suo stile, secondo il suo carattere, quello che ogni buon pastore è chiamato a fare. Del bene, innanzitutto, e tanto, riuscendo ad entrare in sintonia con lo spirito e il carattere delle persone, la porta sempre aperta a chi bussa. Don Valerio si dice adesso pronto alla consegna di collaboratore del nuovo arciprete, don Marco Zubiani, al fianco del quale rimane per volontà del vescovo Diego Coletti. Sono trascorsi sette anni da quando, lasciata la chiesa di San Fedele a Como, è approdato qui, sotto l’egida dei santi Gervasio e Protasio. Oggi ha 71 anni e, alle spalle, 47 di sacerdozio. “Quando sono arrivato, mi sono reso conto subito della complessità di questa arcipretura, che riunisce a sé semi di sensibilità molto differenti”, racconta. “Le tre comunità educative, l’oratorio di San Il cambio alla guida delle parrocchie cittadine ha portato un po’ di fermento; con don Valerio tracciamo un bilancio degli ultimi sette anni, in attesa del passaggio del testimone con don Marco Zubiani I di MILLY GUALTERONI Rocco, quello dell’Angelo Custode, quello del Sacro Cuore, con le decine e decine di volontari che vi ruotano attorno; i diversi gruppi di preghiera; le numerose associazioni e gruppi di volontariato. Questa complessità mi è apparsa subito come un dono, come una grande ricchezza. Una ricchezza, però, che andava convogliata e questo è il lavo- ro che ho cercato di fare nel corso degli anni: far convergere le diversità verso l’unità”. Un lavoro difficile, ma necessario: “La frammentazione spesso favorisce sterili protagonismi, diventa spreco di energie e di fatica e perde di vista l’obiettivo del bene comune”. Un lavoro svolto grazie all’infaticabile cooperazione di don Ferruccio, don Mariano, don Fabio, don Stefano e don Silverio. È cambiata la città in questi anni? “Molto. A livello sociale, è aumentato il fenomeno delle separazioni e dei divorzi, con il grande carico di sofferenza che provoca in tutti coloro che sono coinvolti e che i ragazzi nei nostri oratori testimoniano dolorosamente. Sono aumentati gli anziani soli. È aumentato, e aumenterà, il disagio economico, legato alla perdita dei posti di lavoro. Una nuova povertà che colpisce anche gli extra-comunitari, per i quali manca un’efficace rete di protezione. Si è diffuso, poi, in modo capillare l’abuso dell’alcol e delle droghe, che coinvolge non solo i giovani, ma anche insospettabili colletti bianchi”. Problemi sociali seri, rispetto ai quali anche la parrocchia è diventata un fondamentale punto di riferimento per tutta la comunità, in un progetto di percorso comune in spirito di fede e di carità. Sotto il profilo spirituale, racconta ancora, accanto a una solida tradizione si è diffuso anche in Valtellina un tipo di religiosità più superficiale. “Per questo adesso è importante continuare il cammino ribadendo la centralità di Cristo, per una fede che ha bisogno di essere continuamente illuminata e custodita. Perché la passione dilaghi, perché ciascun cri- stiano combatta e vigili mettendo Cristo al centro di ogni sua esperienza”. In questo senso, don Valerio affiancherà in modo particolare il nuovo arciprete, nel ruolo di accompagnamento del sacramento della confessione, del perdono, della riconciliazione. Perché questa indicazione? Che cos’è la confessione? “È innanzitutto una presa d’atto, un riconoscimento della propria fragilità, delle proprie scelte sbagliate, ma non di fronte a se stessi, come in uno specchio, ma di fronte a Dio, come Padre che ci attende. Questo ministero è oggi più che mai importante perché si è smarrito il senso del peccato, il senso, appunto, delle scelte sbagliate. Il riferimento per agire nella vita non è più il Signore. Misuriamo le nostre azioni sulla base di altri criteri, quelli della società di oggi. Il successo, il denaro, lo “star bene”, che sono causa e frutto al tempo stesso di una società sempre più confusa e contraddittoria”. Così, racconta don Valerio, tante persone sono disturbate perché vogliono gestire le colpe da sole e ne vengono schiacciate. Hanno dimenticato la relazione con Dio. “Lasciatevi riconciliare con Dio”, dice Paolo nella seconda lettera ai Corinzi. Il mestiere di Dio è perdonare”, continua don Valerio. In una società dila- niata dalla conflittualità e dalla divisione, questo ministero diventa per noi preti opera di consolazione. “Consolate, consolate il mio popolo.....il popolo che io amo”, dice il profeta Isaia. Chissà Signore, mi chiedo nelle mie preghiere, se attraverso di me riescono ad incontrarti. Ho ascoltato vecchi, bambini, malati, autorità e ogni incontro è un dono straordinario”. Non è retorica. “Nel confessionale”, afferma, “arriva una umanità vera. Molte volte ci sono incontri in cui persone ritrovano improvvisamente la grazia e scoppiano in liberatori pianti di gioia. E quanti cammini di santità ho ritrovato nella nostra gente, persone capaci di sopportare situazioni talmente drammatiche che mi fanno capire che il Vangelo è incarnato, non nell’intelletto, ma nel loro sangue, e dona loro la capacità di perdonare”. Perché allora molti non si confessano più? “Non si confessa chi non conosce se stesso e crede di non aver nulla da dire. Poi, una volta presa coscienza di sé, scatta la paura di dirsi, di verbalizzarsi. Ancora, non ci si confessa perché si è perso il rapporto con Dio, che il peccato distrugge”. Corre l’atleta nella staffetta e quando raggiunge il compagno di gara, il testimone passa da una mano all’altra. L’immagine piace a don Valerio perché è una bella metafora. Il passaggio delle consegne tra lui e il nuovo arciprete è un passaggio “di testimone” tra testimoni di Cristo. E per correre e vincere ciascuno è indispensabile all’altro. POSTALESIO IL CALENDARIO DELLE INIZIATIVE Estate solidale in Colina a solidarietà comincia da qui, dall’Alpe Colina, sopra Postalesio, e dall’impegno dei volontari della locale proloco “Le Piramidi” di promuovere una serie di giornate a favore di alcune associazioni di volontariato del territorio. Nasce così Tutti in Colina, manifestazione giunta alla sua terza edizione, col duplice intento di aiutare persone che si spendono tutto l’anno per chi ne ha più bisogno e portare la gente nelle zone di montagna del Comune di Postalesio per far conoscere, strada facendo, paesaggi come le note Piramidi e il lago di Colina. Una giornata in montagna e un pranzo in compagnia potranno diventare così un gesto concreto di solidarietà. Si inizia domenica 4 luglio a favore dell’associazione Chicca Raina, onlus che si prende cura delle persone malate gravemente di cancro al loro domicilio per alleviarne le L sofferenze, non solo fisiche; accompagna, per trovare insieme risposte ai bisogni, anche dei familiari, e assiste, nel distretto sociosanitario di Sondrio, con la presenza del suo personale sanitario e dei suoi volontari ogni giorno della settimana, 24 ore su 24, per una qualità della vita di ogni persona malata. Le manifestazioni avranno come postazione-base il Baitone, struttura ampia e accogliente recentemente ristrutturata dall’amministrazione comunale di Postalesio a 1.950 metri di quota in Alpe Colina. Lì i volontari della Pro loco cucineranno il pranzo. E da lì si potrà partire alla scoperta del territorio montano alpino circostante. Le manifestazioni si terranno anche in caso di cattivo tempo. Questo il programma 2010 delle giornate di solidarietà: 11 luglio giornata con i ragazzi di Postalesio; 18 luglio a favore dell’associazione Alomar; 25 luglio “La pescata”, ga- ra di pesca al lago di Colina; 1 agosto a favore dell’Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento di Sondrio, a tutela delle famiglie della nostra provincia con problemi alcolcorrelati; 8 agosto a favore dell’associazione Operare per… Nel mondo dalla parte dei bambini, che si occupa di chirurgia pediatrica nei Paesi con limitate risorse economiche e vede il valtellinese Simone Del Curto, anestesista, impegnato in prima linea; 15 agosto: festa di Ferragosto. Per il pranzo è necessaria la prenotazione presso le associazioni o la proloco al 338-1774350 (Ilario). In occasione delle manifestazioni, il Comune di Postalesio emanerà un’ordinanza di libero accesso che permetterà di raggiungere l’Alpe Colina in macchina attraverso la strada agro-silvo-pastorale che sale da Postalesio passando dalla riserva delle Piramidi. La zona è raggiungibile anche a piedi. CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 P A G I N A 35 SONDRIO INCONTRO PROMOSSO NELL’AMBITO DELLE ATTIVITÀ DEL GEMELLAGGIO SOLIDALE Il vescovo Zanoni Demettino Castro: racconti da Sao Mateus Il presule brasiliano, in Italia per la visita ad limina al Santo Padre, nel capoluogo valtellinese ha parlato della sua «Chiesa in missione permanente» di CIRILLO RUFFONI I l gemellaggio tra Sondrio e la città brasiliana di São Mateus ha vissuto un altro momento particolarmente significativo con la visita in Valtellina del vescovo monsignor Zanoni Demettino Castro. Nell’incontro che ha avuto, prima con la stampa e poi con l’amministrazione comunale e i rappresentanti della parrocchia e delle associazioni, mercoledì 23 giugno, il vescovo, che da tre anni guida la diocesi di São Mateus, ha prima di tutto reso omaggio al suo predecessore monsignor Aldo Gerna, di origini valtellinesi. «È per me un onore e una responsabilità – ha dichiarato – continuare l’opera di monsignor Gerna: una persona molto ben vista dalla popolazione brasiliana per la sua generosità, per la carica profetica e per la testimonianza di fede che ha sempre dato. Oggi la Chiesa del Brasile, soprattutto dopo la conferenza episcopale di Aparecida del 2007, sta vivendo un momento di grande cambiamento – ha continuato -. Ciò non significa negare i dogmi o le verità rivelate, ma vivere la fede con uno spirito nuovo: come incontro fondamentale con Cristo e come impegno di vita. La Chiesa deve essere in un perenne stato di missione, nell’annuncio del messaggio evangelico. Purtroppo non si possono utilizzare i mezzi di comunicazione, perchè sono in mano ai poteri politici ed economici, che impongo- IN VALMASINO TORNA ARRAMPICABILE Torna martedì 6 luglio ArrampicAbile alla Casa delle Guide al Centro polifunzionale della montagna a Filorera, Valmasino. L’iniziativa, che unisce persone disabili, studenti e volontari, rientra nel progetto di coesione sociale Fuori Porta e nel GEdAGiovani Energie di Attivazione. Il calendario dell’iniziativa vede il ritrovo alle ore 14.30; l’arrampicata dalle ore 15.00 alle 18.00 e alle ore 18.30 cena a buffet e concerto dei Dog Day Afternoon. Info: telefonare allo 0342-200058 (Alessandra), [email protected]. Iscrizioni entro il 2 luglio. La manifestazione avrà luogo anche in caso di maltempo. A SONDRIO STA PER NASCERE LA UILDM Anche a Sondrio sta per aprire la sezione dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (Uildm). Gli obiettivi che i collaboratori si pongono sono semplici ma ambiziosi, in grado di dare un forte aiuto alle persone affette da questa malattia. Dare un sostegno alle famiglie (nei modi che di volta in volta le circostanze richiederanno); favorire l’inserimento dei malati nella società a seconda delle varie tappe della vita (asilo, scuola, mondo del lavoro, etc.); favorire l’incontro tra i soci malati e la realtà che li circonda; informare; fare in modo che i diritti dei malati vengano rispettati da tutti e sempre; organizzare momenti di incontro e scambio di esperienze e informazioni; raccogliere fondi da destinare a Telethon per la ricerca sulle malattie genetiche;raccogliere fondi per auto-finanziarsi. Per realizzare questi progetti sarà possibile avvalersi della collaborazione di figure professionali esterne e partecipare ai bandi che periodicamente i diversi enti istituzionali propongono. A breve, un obiettivo molto concreto che la sezione si darà, sarà quello di poter acquistare un pulmino che possa favorire gli spostamenti dei malati. A lungo termine sarebbe invece il “sogno” di poter attrezzare un centro che, anche in Valtellina, possa seguire e aiutare concretamente i malati anche dal punto di vista sanitario. Info: Stefano, 333-6944586; Alessia, 347-6261262; Bruna, 338-5020285. L’ASSEMBLEA ANNUALE UNMS Domenica 27 giugno, i soci della sezione di Sondrio dell’Unms (Unione Nazionale Mutilati e Invalidi per causa di Servizio) si sono ritrovati a Sondrio, presso il Grand Hotel della Posta in piazza Garibaldi, per l’assemblea ordinaria annuale. Ospite della riunione, il vice presidente nazionale Unms Santo Meduri, il vice presidente di Unms Lombardia Antonio Amato e l’avvocato Monica Miserotti, esperta di problematiche inerenti le cause di servizio. Nel corso dell’assemblea il Tenente Colonnello Ruolo d’Onore Giorgio Bertalli di Montagna è stato premiato con la pergamena e la medaglia d’oro degli invalidi per i suoi 50 anni di associazione al sodalizio. Il rinnovo delle cariche sociali ha visto la riconferma alla presidenza dell’Unms di Sondrio, per il terzo mandato consecutivo, di Franco Speranza. Al suo fianco, Giorgio Bertalli come vice presidente , Mauro Martinalli come segretario e Giorgio Bonetti e Lino Locatelli come consiglieri. “Per l’autunno abbiamo nuove prospettive e iniziative da portare avanti – ha dichiarato Franco Speranza – come la richiesta o il ricorso per ottenere la quattordicesima mensilità per i grandi invalidi per servizio o la concessione dell’indennità speciale annua a tutti gli invalidi per servizio. Ad oggi abbiamo già ottenuto l’aumento del rimborso per le cure climatiche che è stato portato a 37 euro al giorno per 21 giorni l’anno. Siamo molto soddisfatti dell’impegno sociale riscontrato, anche nel 2009 abbiamo portato a buon fine tutte le pratiche di ricorso che abbiamo seguito”. La sezione di Sondrio dell’U.N.M.S. conta ad oggi 235 soci e simpatizzanti. La sede in Lungo Mallero Diaz, 18, a Sondrio sarà aperta con nuovi orari il lunedì, mercoledì e sabato dalle ore 9.00 alle 11.30 e su appuntamento telefonando al 340-7173764. L’Unione Nazionale Mutilati e Invalidi per Servizio Istituzionale raggruppa in Associazione tutti coloro che, alle dipendenze dello Stato e degli enti locali, territoriali ed istituzionali, hanno riportato mutilazioni ed infermità in servizio e per causa di servizio militare e civile. Lo scopo primario dell’Unms è rappresentare e tutelare gli interessi morali e materiali di mutilati e invalidi per servizio e dei familiari dei caduti. no i loro punti di vista. Per questo si è voluto creare anche nella città di São Mateus una radio libera, che faccia sentire la voce della Chiesa… Non sono necessari grandi progetti, ma è importante avere tante piccole iniziative concrete. In Brasile è diffuso il detto che gente semplice, che fa piccole cose, in ambienti periferici, può tuttavia cambiare il mondo. Il gemellaggio con Sondrio si pone proprio su questa linea». Monsignor Zanoni, che ha parlato in portoghese, con la traduzione intervallata di Francesco Racchetti, presidente dell’associazione A Dança da Vida, ha poi ricordato di essere venuto in Italia per la visita quinquennale che i vescovi devono compiere a Roma (visita ad limina). Questo ha costituito per lui un’ottima occasione per venire anche a Sondrio e conoscere quindi personalmente una realtà che aveva solamente sentito nominare. Que- sta visita è giudicata da lui non meno importante di quella compiuta a Roma. La realtà della diocesi di São Mateus è molto complessa, ha continuato il vescovo, in quanto comprende ben 700 comunità, che i pochi sacerdoti possono visitare solo saltuariamente: in media una volta al mese. La vita religiosa, tuttavia, è molto intensa, perché le singole comunità si organizzano e partecipano a momenti di preghiera opportunamente guidati da laici, tra i quali vi sono molte donne. All’interno della conferenza episcopale sudamericana, inoltre, monsignor Zanoni fa parte di una piccola componente che si occupa in modo particolare della pastorale degli afro-discendenti, che sono numerosi e che spesso vengono criminalizzati. «Il gemellaggio tra Sondrio e la mia città è molto importante – ha concluso il vescovo – perché rappresenta uno scambio nel quale en- trambe le parti hanno molto da dare e da ricevere. La popolazione di São Mateus è molto riconoscente per l’aiuto che riceve e nello stesso tempo può fornire agli Europei la testimonianza di una Chiesa viva, che ha una partecipazione religiosa molto sentita, come dimostrano le oltre 2.000 persone che ogni domenica affollano la cattedrale per la Santa Messa». Il valore del gemellaggio come scambio e arricchimento tra due culture è stato sottolineato anche negli indirizzi di saluto che sono stati rivolti al vescovo dall’assessore Carlo Ruina e dal sindaco di Sondrio Alcide Molteni. «L’incontro con monsignor Zanoni ci ha fatto vivere la dimensione universale della chiesa – ha concluso l’arciprete monsignor Valerio Modenesi –, auspicando che il gemellaggio contribuisca a renderci meno provinciali e più cittadini del mondo». PROVINCIA IMPORTANTI LE RICHIESTE PRESENTATE La giornata per le acque L a giornata provinciale di mobilitazione a difesa delle acque di Valtellina e Valchiavenna, domenica 27 giugno, ha visto una partecipazione significativa, con presenze che hanno sfiorato le mille persone. La giornata si è chiusa portando all’attenzione del grande pubblico contenuti rilevanti: innanzitutto un documento, consegnato al prefetto Erminia Rosa Cesari affinché lo faccia arrivare nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E poi ancora. La necessità di riscrivere il con- tratto per l’acqua e l’opportunità di rivedere sia la questione canoni idrici, sia la gestione delle dighe, che, secondo il presidente della Provincia Massimo Sertori, dovrebbe essere affidata sia alle società concessionarie sia agli enti istituzionali del territorio, per una più equa ridistribuzione delle risorse economiche. In provincia di Sondrio si producono seicento milioni di energia idroelettrica all’anno e sul territorio resta il 2-3% di questa ricchezza. Ci sono 1533 chilometri di corsi d’acqua in Valtellina e Valchiavenna, a co- minciare dai 125 dell’Adda, con 105 affluenti. Nei 54 bacini artificiali, ci sono 890 milioni di metri cubi d’acqua che danno energia a dieci milioni di italiani. Sessant’anni fa le dighe davano lavoro a duemila persone in provincia di Sondrio: oggi, con le nuove tecnologie, gli occupati sono poche centinaia. Una compartecipazione Stato, Regione, territorio, per non disperdere ricchezza e arrivare a un uso consapevole del patrimonio idrico, che sappia dare risposte al territorio, nel rispetto dell’ambiente, specie per la fauna ittica e sull’attenzione al dissesto. PROGETTO USO CONSAPEVOLE E SICURO DELLE ACQUE Il progetto “Uso consapevole e sicuro delle acque” promosso dall’Asl di Sondrio, in collaborazione con Politec e Regione Lombardia, che negli ultimi anni ha interessato le sorgenti e gli acquedotti della Valmalenco, della Valmasino e della Valchiavenna, quest’anno sarà esteso alla Valgerola ed all’Alta Valtellina. Saranno eseguiti sopralluoghi, campionamenti di acque e rilevazioni sulle condutture, mediante specifiche apparecchiature di misura, per verificare la presenza di dispersioni negli acquedotti dei comuni di Rasura, Pedesina, Gerola, Sondalo, Bormio, Valdisotto, Valdidentro e Valfurva. Il terzo anno di progetto ha l’obiettivo di proseguire quindi lo studio delle caratteristiche quali-qualitative delle acque ad uso umano con valutazione di igienicità delle acque potabili, censimento sullo stato e sulla portata delle sorgenti e delle dispersioni, delle analisi modellistiche e successive indicazioni ai gestori ed ai cittadini. Anche quest’anno scopo del progetto è dunque il miglioramento della consapevolezza, da parte dei gestori degli acquedotti e degli utenti del valore fondamentale della riscorsa acqua, con conseguente massima cura nella sua tutela ed uso sicuro, riduzione di sprechi e dispersione. In proposito nel 2009 è stato realizzato un manuale di esercizio e gestione degli acquedotti pubblici della provincia di Sondrio, mentre per l’anno in corso verrà prodotto un manuale per tutti i cittadini in tema di corretto utilizzo dell’acqua. I risultati saranno presentati pubblicamente, a fine anno, ai pubblici amministratori, ai gestori degli acquedotti ed ai cittadini. P A G I N A CRONACA 36 Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 SONDRIO L’INCONTRO CON L’ASSESSORE REGIONALE RAFFAELE CATTANEO Progetti per le infrastrutture S i è fatto attendere dai giornalisti quasi un’ora, ma poi le notizie date da Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia, aprono a qualche buona prospettiva nel futuro assai prossimo per le infrastrutture viarie e ferroviarie nel nostro territorio. Anzitutto, la nuova Statale 38: dopo aver visitato i cantieri aperti in Bassa Valle insieme all’assessore provinciale ai trasporti Piepaolo Corradini e a Maurizio Del Tenno, coordinatore provinciale del Popolo delle Libertà (nonché membro parlamentare della VI Commissione per le Finanze, particolare non indifferente di questi tempi), e dopo aver incontrato nel primissimo pomeriggio il presidente della Provincia, Massimo Sertori, Cattaneo ha assicurato che le opere per realizzare il primo stralcio del primo lotto della nuova 38 (dal Trivio di Fuentes a Cosio Valtellino) procedono secondo i tempi concordati con l’impresa, grazie anche ai macchinari impiegati, un cassero mobile che permette di avanzare 125 metri a settimana su tut- Nei giorni scorsi il sopralluogo sul cantiere della Statale 38 in Bassa Valtellina è stato l’occasione per parlare della questione infrastrutturale: un argomento sempre attuale e per il quale imprese e cittadini chiedono impegno di PIERANGELO MELGARA te e quattro le corsie. Quindi, si può ritenere che entro settembre-ottobre del prossimo anno questo primo tronco potrà essere inaugurato e reso transitabile. Positivo anche il discorso a proposito delle tangenziali di Morbegno (9,6 km da Cosio a dopo il Tartano) e di Tirano (da Villa di Tirano a Sernio). Già oggi il progetto della tangenziale di Morbe- gno (costo complessivo 279 milioni di euro) ha tutti i crismi per essere presentato a luglio al CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) per essere finanziato. Con otto-nove mesi di ritardo, anche il progetto della tangenziale di Tirano potrà essere pronto per essere portato al CIPE. «Il territorio sta facendo già un gran- EDILIZIA IN CRISI IN PROVINCIA DI SONDRIO Edilizia in piena crisi in provincia di Sondrio. Se il comparto artigiano riesce a tenere, anche se teme il bilancio finale di questo 2010, le imprese costruttrici non sono ottimiste. In provincia di Sondrio 54 grandi aziende dell’edilizia (la quasi totalità di quelle con sede sociale in Valtellina e Valchiavenna) e impiegano in totale 1.200 lavoratori sui 3.500 totali iscritti nel 2009 alla Cassa edile di Sondrio. Gian Maria Castelli, presidente dell’associazione di categoria degli Industriali locali, concorda sulle linee generali con il suo omologo degli artigiani: la crisi non demorde. Gli studi stimano per il 2009 un calo degli investimenti in costruzioni del -9,4% che si aggiunge al -2,3% del 2008, con una previsione per il 2010 del -7,1%: in tre anni sarà andato perso oltre il 18% degli investimenti. Nel settore privato nel triennio 2008-2010 si perde il 30% per le nuove abitazioni e il 23% in appalti pubblici. RIMOZIONE DELLA CARTELLONISTICA ABUSIVA Prosegue senza sosta la rimozione della cartellonistica pubblicitaria abusiva che reca danni sia alla circolazione stradale, sia alla bellezza del paesaggio. L’Anas, d’intesa con la Polizia Stradale, la scorsa settimana ha rimosso cartelli e impianti pubblicitari lungo le strade statali della provincia. Durante i lavori si è riscontrato che a Dubino, lungo la SS36, sono stati tolti spontaneamente dalle agenzia pubblicitarie 31 cartelli e lungo la Statale 38 ben 12, per un totale di 43 impianti. Fin’ora, quindi, sulle strade statali 36, 37 e 38 sono stati rimossi oltre 100 cartelli pubblicitari abusivi. Il Prefetto e l’Assessore ai lavori pubblici della Provincia esprimono piena soddisfazione per l’impegno messo in opera da Polizia stradale e Anas, nonché per l’atteggiamento cooperativo delle agenzia pubblicitarie coinvolte. L’iniziativa proseguirà anche nei prossimi giorni, secondo il programma stabilito. PASSI AVANTI PER IL NODO STRADALE DI TIRANO Passi avanti per il progetto del nuovo nodo stradale a Tirano. L’opera, di circa 7 km, permetterà l’attraversamento della città evitando il centro, favorendo quindi il traffico e migliorando sensibilmente la qualità della vita dei residenti. Il Consiglio di Amministrazione dell’Anas, presieduto da Pietro Ciucci, ha approvato, in linea tecnica il progetto definitivo per l’ammodernamento della SS38 nella zona di Tirano: ora, per continuare, si dovrà attendere la risposta dal Ministero. «Rispetto al progetto originario - ha affermato il presidente dell’Anas Pietro Ciucci - quello approvato oggi prevede un primo stralcio funzionale in variante che recepisce le prescrizioni del Ministero dei Beni Culturali e riduce la lunghezza di un tratto in galleria naturale, abbattendo i costi, senza comunque modificarne la funzionalità». Il nuovo progetto è caratterizzato dalla presenza di una galleria naturale, di una artificiale e da due ponti sull’Adda: uno a Stazzona e l’altro a Tirano. L’investimento richiesto per il complessivo ammodernamento dell’opera ammonta a 136 milioni di euro. «Il tracciato dell’opera inserita tra quelle strategiche della Legge obiettivo - ha sottolineato il presidente Ciucci - ha il consenso territoriale delle Amministrazioni competenti e verrà realizzato mediante appalto integrato». Il progetto verrà inviato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per le successive procedure approvative e per il finanziamento. de sforzo per mettere la sua parte - ha osservato Cattaneo - speriamo che anche lo Stato, nonostante le difficoltà attuali, non manchi all’appuntamento». In questo modo, si dovrebbe riuscire a realizzare la preventivata continuità dei cantieri perché, ultimato il primo lotto, si procederebbe prima con la tangenziale di Morbegno, poi con quella di Tirano, con un indiscutibile risparmio di risorse e di tempi. Il secondo argomento affrontato ha riguardato il servizio ferroviario in Valtellina. Su questo, insieme a Cattaneo, è intervenuto anche Giuseppe Biesuz, amministratore delegato di Trenitalia-Le Nord (TLN) per illustrare la situazione alla luce dei tagli per il trasporto pubblico su rotaia e su gomma in Lombardia, che si prospetta nell’ordine del 35%, se venisse confermata la manovra finanziaria del governo. In proposito, l’assessore ha rassicurato che il reclamo messo in atto dalla Regione col supporto di Province, Comuni e Comunità Montane sembra in grado di avere successo. Quindi, Biesuz ha ricordato che l’operazione restyling e di miglioramento del materiale viaggiante sulla nostra linea ha già dato i primi frutti: da domenica 13 giugno sono state immesse trenta carrozze completamente restaurate, in cui si è attuata la manutenzione approfondita degli organi meccanici ed elettrici, la pulizia e il rifacimento degli arredi interni e delle toilette. Il costo complessivo per ristrutturare il materiale si aggira attorno al milione di euro, attualmente finanziato dalla Regione per un quarto; se il privato (le banche o altri sponsor) si impegna a coprire il rimanente, tutto il parco rotabile potrebbe essere rinnovato entro settembre, in caso contrario i tempi si allungherebbero di molto. In contropartita, al privato potrebbe apporre il proprio logo sulle carrozze. In secondo luogo, Biesuz ha informato che le richieste per un maggior numero di treni sulla tratta Sondrio-Tirano sono state accolte e da settembre ci sarà un treno ogni o- ra, anziché ogni due. E, mentre già negli ultimi trenta giorni i treni tra Tirano-Sondrio-LeccoMilano fanno registrare ritardi contenuti in un massimo di cinque minuti, si aprirà un tavolo di confronto col territorio per le altre esigenze di un collegamento più veloce con Milano (si è parlato di un’ora e quarantacinque minuti) e di un metrò di valle tra Colico e Sondrio. Puntualizzato - calcoli orari alla mano - che su una linea a binario unico a causa degli inevitabili incroci le due cose sono incompatibili, Biesuz si è dichiarato disponibile ad un approfondimento con le realtà locali per trovare la soluzione più soddisfacente per tutti. Da ultimo, è intervenuto il presidente Massimo Sertori, concordando con questa linea e ponendo l’accento sul fatto che il trasporto su rotaia è fondamentale per la provincia e che la creazione di TNL si sta dimostrando fondamentale per ascoltare le esigenze del territorio, in particolare per il collegamento turistico con Tirano e da lì con il Trenino Rosso del Bernina. Da qui la proposta di attuare nei fine settimana corse speciali da Milano a Tirano e viceversa con offerte di pacchetti studiati per i turisti e con biglietti dal costo nettamente superiore. ALTA VALLE INIZIATIVA PER IL PERIODO ESTIVO Ritorna «Chiese aperte» I l patrimonio culturale dell’Alta Valtellina conservato nelle chiese del territorio sarà nuovamente fruibile con l’estate 2010 grazie all’iniziativa Chiese aperte. Giunta ormai alla sua terza edizione, tale iniziativa vede la stretta collaborazione di Comunità Montana Alta Valtellina e delle parrocchie del comprensorio. Nei mesi di luglio e agosto, da Sondalo a Livigno, diciotto chiese spalancheranno una volta a settimana i propri portoni esclusivamente per il piacere di ammirarne i tesori artistici. Grazie alla disponibilità dei sempre più numerosi volontari, i visitatori potranno inoltre beneficiare, a titolo gratuito, di una visita guidata dell’edificio. Anche quest’anno chi visiterà le “Chiese aperte” avrà l’opportunità di portare a casa una scheda in cui vengono illustrati gli aspetti storico-artistici dei singoli edifici inclusi nel percorso culturale, così da poter disporre, a circuito completato, di un cofanetto descrittivo con i luoghi sacri più interessanti del comprensorio dell’Alta Valtellina. Queste le chiese visitabili nell’ambito dell’iniziativa per l’estate 2010: nel comune di Sondalo la chiesa di S. Marta, la chiesa di S. Ma- ria Maggiore e la chiesa di S. Giovanni Battista (Mondadizza); a Valdisotto la chiesa di S. Bartolomeo, la chiesa di S. Maria Assunta (a Cepina), la chiesa di S. Pietro e la chiesa della Madonna del Caravaggio (a Oga); a Valfurva la chiesa della Madonna di Misericordia di Uzza e la chiesa della SS. Trinità di Teregua, restituita alle celebrazioni religiose e alla popolazione dopo un restauro integrale da poco concluso; a Valdidentro la chiesa di S. Gallo, la chiesa di S. Cristoforo (a Premadio), la chiesa di S. Martino a la chiesa di S. Carlo. A Bormio saranno invece aperte alle visite la chiesa parrocchiale dei santi Gervasio e Protasio, la chiesa di S. Antonio a Combo, la chiesa del S. Spirito e la chiesa di S. Vitale. Le opportunità offerte da chiese aperte sono estremamente appetitose soprattutto perché alcuni di questi edifici ospitano molto raramente celebrazioni religiose; di fatto, quindi, le possibilità di accesso sarebbero alquanto limitate. È bene ricordare che questi gioielli storicoartistici sono a tutt’oggi luoghi di culto (fatta eccezione per la chiesa del Santo Spirito). Dovere degli ospiti è quindi attenersi ad un comportamento riguardoso e consono alla loro sacralità nel corso della visita. P A G I N A 37 SPORT CALCIO SITUAZIONE INGARBUGLIATA IN VIALE SINIGAGLIA Como, quale futuro? Ciuccarello, dopo tanti proclami, non ha acquistato gli azzurri. Resteranno nelle mani della coppia Di Bari-Rivetti? pagina a cura di LUIGI CLERICI N Uscito di scena Mister X Ciuccarello toccherà ancora alla coppia Di BariRivetti (a fianco) guidare le sorti del Calcio Como? abbiamo avuto abbondantemente modo di far presente anche noi, su Ciuccarello, sulla sua storia e attività, sulle sue fortune economiche ma soprattutto sfortune, ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori. Venerdì scorso, a mezzanotte, è scaduto il termine e così la coppia Di Bari (forse un po’ a malavoglia) e Rivetti (certamente con più entusiasmo anche se, magari, le vicende che si sono susseguite nell’ultimo mese ne hanno forse intaccato il morale) resta al timone del Como, magari con qualche nuovo aiuto. Al di là delle solite frasi fatte tutte comasche (quando si tratta di parlare i grandi imprenditori BASKET ARRIVI PER LA COMENSE lariani lasciano il segno nella storia del Como si contano sulle dita coloro che ne hanno retto le sorti essendo nati in città e provincia), qualche aiuto potrebbe arrivare dall’esterno. Negli ultimi giorni è circolato un nuovo nome, l’ennesimo della serie, ovvero quello dell’imprenditore Luigi Manuali, di Gubbio. ma legato ad ambienti calcistici quali il Novara e il Borgomanero che, si dice, potrebbe appunto dare man forte a Di Bari. Sul fronte dell’assemblamen-to della nuova squadra, il compito di recuperare giocatori (magari a basso costo ed alto rendimento) dovrebbe spettare all’ex Diretto- ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ella peggiore delle ipotesi tra una settimana Como, per la seconda volta nel giro di un lustro, potrebbe trovarsi nuovamente senza una squadra professionistica e ripartite, se si è fortunati, dai dilettanti. Nella migliore, invece, la coppia Di Bari e Rivetti resterà alla guida della società azzurra ma, visti i tempi (siamo alla fine di giugno), difficilmente con una squadra competitiva e quindi la prossima stagione potrebbe essere nuovamente ricca di sofferenze per il pubblico lariano. E’ questo il bivio che attende il Calcio Como, alle prese con l’ennesima estate travagliata. Venerdì scorso, infatti, è calato definitivamente il sipario sulla farsa che ha visto come protagonista principale Raffaele Ciuccariello che, il 31 maggio scorso, era stato presentato con tutti i crismi da Antonio Di Bari quale nuovo “patron azzurro”. Un vero e proprio boomerang per Di Bari in quanto il suo “fidatevi” è diventato una barzelletta. Nel corso di queste settimane, come re Sportivo del Bellinzona, Marco Degennaro. Qualche indiscrezione è anche trapelata sul ritiro estivo che, si vocifera, potrebbe sbarcare in Valtellina, a Sondalo. Intanto, come abbiamo già avuto modo di ribadire, Como potrebbe anche “sparire”. Mercoledì 30 giugno, ovvero al momento di andare in stampa, la Lega di serie C chiude le iscrizioni per il prossimo campionato. Affinché il Como abbia un futuro occorre presentare per quella data tutta una serie di documenti insieme alla fidejussione di 400mila euro. Tante sono le società a rischio. Speriamo non gli azzurri. PALLANUOTO RETROCESSIONE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 NUOTO AI CAMPIONATI ITALIANI A Como 24 ori Le società comasche Osha Asp e Briantea 84 hanno fatto incetta di titoli agli assoluti per disabili di Pugnochiuso A mmontano a ben 44 le medaglie conquistate dalle società comasche ai campionati italiani di nuoto riservati ad atleti disabili che si sono svolti a Pugnochiuso. Nel dettaglio l’ Osha Asp ha conquistato 13 medaglie d’oro, 8 d’argento ed altrettante di bronzo. Nove ori, due argenti e quattro bronzi sono stati invece appannaggio della Briantea84. Si tratta di numeri veramente significativi dato che in Puglia si sono confrontati i migliori atleti di tutta Italia, 400, appartenenti a ben 70 società sportive. Oltre alle numerose medaglie si segnala anche il fatto che il premio per la miglior prestazione tecnica femminile classe 21 è stato conquistato da Dalila Vignando di Luisago, scelta tra 150 ragazze e premiata dai tecnici della nazionale con un trofeo per la sua gara nei 100 misti dove si è largamente imposta dimostrando una grande tecnica in tutti e quattro gli stili (da segnalare che la Vignando ha inoltre ottenuto una medaglia d’oro nei 200 rana ed un bronzo nei 100 rana). Gli altri primi posti dell’ Osha Asp sono stati conquistati da Gianluigi Franchetto nei 200 stile libero (categoria Juniores S 14), poi completati da due argenti nei 100 e 50 dello stesso stile; da Federico Tiranti (tre ori, nella classe 21 amatori, rispettivamente nei 50 e 100 stile libero, e nei 50 rana); dalla staffetta 4x50 stile libero composta da Oscar Pellegrini, Samuele Serino, Federico Tiranti e Gianluigi Facchetto; da Camilla Pogliani (senior S14 nei 200 stile libero). Per ciò che riguarda la Briantea 84 tripletta di ori, al suo debutto in competizioni, per Chiara Franza (categoria Esordienti, nei 50 dorso, 50 rana e 100 dorso); due ori per Sabrina De Dominicis (50 rana e 100 stile libero) ed uno per Katia Marzorati (100 rana). Tra gli Juniores maschili doppia affermazione per Paolo Zaffaroni (200 e 100 rana) mentre l’ultimo oro dei Campionati italiani è arrivato da Davide Maniscalco nei 200 misti. Come si può intuire una vera e propria “messe di medaglie” e risultati che dimostrano la validità dell'attività sportiva delle società comasche. CICLISMO 90° EDIZIONE Barbiero coach Como in serie B 3 valli esaltante Per la compagine nerostellata è tempo di volti nuovi tra cui il tecnico e la straniera Cameo Hicks È entusiasta di far parte della Comense. Non lo nasconde Loris Barbiero, il nuovo coach delle nerostellate presentato dalla dirigenza della Comense ad inizio del mese di giugno. Nella sua prima uscita sulla panchina che fu, tra gli altri, anche di Aldo Corno, Barbiero ha dichiarato:” Sono molto contento, credo che sia difficile esprimere quanto sono contento. Non voglio dissimulare, non voglio mostrare più di quello che è, ma sono molto felice”. Barbiero, allenatore emergente, è pronto per questo nuovo incarico e motivato a raggiungere importanti obiettivi. “Ho incontrato alcune delle ragazze - ha continuato il coach - per esempio Valentina Donvinto l’ho incontrata in Nazionale. Adesso parlerò un po’ con tutte e piano piano le conoscerò”. Ma quello di Barbiero non è stato l'unico arrivo per la società di viale Partigiani. Tra i volti nuovi anche quello della giocatrice straniera Cameo Hicks, 26anni, che da parte sua ha espresso il suo entusiasmo per questa sua avventura con la Comense: “Sono veramente felice di essere qui - ha detto la guardia ala americana - è una importante opportunità”. Tante novità, quindi, per il futuro ma anche un gradito ritorno tra le nerostellate. Si tratta di Viviana Ballabio che fungerà da supporto per le atlete più giovani del club. Dopo 27 anni le canottine lariane abbandonano la massima serie e riprendono mestamente dalla divisione cadetta L a sconfitta rimediata nell'ultima partita del campionato, alla piscina di Muggiò, con tro la Muri Antichi Catania (9-11 il risultato finale) è stata. a dir poco, storica per la Como Nuoto. Infatti, dopo 27 anni, le canottine lariane dovranno ricominciare la loro storia, l'anno prossimo, dalla serie B. Un risultato sicuramente amaro per la gloriosa formazione lariana di pallanuoto che ha lasciato la serie A2 dopo lo spareggio dei playoff contro i siciliani. Già sconfitta all’andata la Como Nuoto è stata battuta anche nel match di ritorno. E' finita così, mestamente, non solo una stagione che per i comaschi è stata tutta in salita e caratterizzata da problemi tecnici, ma sopratutto economici che hanno portato la squadra a lottare fin dalle prime giornate per cercare di restare in serie A, ma anche un'epoca. Soltanto poco più di 10 anni fa, infatti, la Como Nuoto era riuscita a sorprendere nel mondo della pallanuoto italiana vantando ottimi risultati nel campionato di serie A1 e la conquista della prestigiosa Coppa Comen. Da Como, inoltre, in questo periodo sono passati "fior di campioni", come il portiere Gerini oppure Lorenzo Vismara, prima di dedicarsi esclusivamente al nuovo. Per non tralasciare gli stranieri. Vedremo come in viale Geno ci si attrezzerà per ripartire. La popolare corsa pre-mondiale del 17 agosto percorrerà le strade della diocesi di Como U n arrivo tutto nuovo e in salita che darà emozioni e incertezza alle migliaia di spettatori abituati ad ammirare ed acclamare i campioni del ciclismo impegnati nell’ultimo sprint della Tre Valli Varesina. È una delle novità, probabilmente la più importante, annunciata in occasione della presentazione della 90* edizione di questa classica del panorama italiano e internazionale del ciclismo. Il traguardo quest’anno sarà in via Trentini a Varese, nel rione di Casbeno. La scelta è una sorta di omaggio all’Amministrazione pro- vinciale che da anni sostiene la Società Binda, organizzatrice della Tre Valli e quest’anno di scena martedì 17 agosto. Sarà una Tre Valli Varesine particolare perché la gara festeggia la sua 90° edizione sul tracciato inedito Campione d’Italia, Luino e Varese che ha caratterizzato le ultime dieci edizioni. L’intero percorso di 200 chilometri (solo le prove del ProTour possono avere lunghezza maggiore) vedrà i partecipanti percorerre anche le strade della Valcuvia. Mauro Santambrogio, vincitore lo scorso anno, dovrebbe essere al via insieme al campione del Mondo, Cadel Evans. Oltre alla Liquigas altre altre quattro formazioni del Pro Tour parteciperanno alla corsa: Lampre, Garmin, Footon e HtcColumbia. Al via ci saranno, ovviamente, tutte le formazioni italiane. P A G I N A 38 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 TRA MALCOSTUME, ESAGERAZIONI ED INDIGNAZIONALE POPOLARE E’ proprio tutto nero? M inistri ed ex ministri che ammettono favori particolari da parte d’imprenditori molto discussi, cardinali indagati perché avrebbero gestito con leggerezza alcune questioni finanziarie, ex magistrati oggi leader politici dell’opposizione sospettati d’illeciti amministrativi, nomine governative alquanto strane, invocazione dell’immunità e del segreto istruttorio, indignazione popolare… Sono i principali ingredienti della marmellata mediatica che in questi giorni propone, spesso un po’ alla rinfusa, un’ampia copertura di alcune losche vicende della recente storia politico-imprenditoriale dell’Italia. Tra iscrizioni nel registro degli indagati, scampoli d’intercettazioni, quotidiane rivelazioni e qualche rivelazione a sorpresa che non manca mai, le testate giornalistiche e i telegiornali cavalcano l’onda di quella che sembra essere una nuova “tangentopoli”, sotto (nemmeno tanto) mentite nuove spoglie. Le notizie, a onor del vero, ci sono. Un ministro che avrebbe agito al di fuori delle regole, un ex magistrato legalista che sarebbe stato lui stesso protagonista di operazioni economiche poco chiare, un vescovo messo sotto accusa, meritano indubbiamente l’attenzione dei giornalisti e dei cittadini tutti. Ne va della coscienza civile collettiva, del rispetto dei ruoli di responsabilità, dell’etica sociale, insomma di tutti quei principi di fondo su cui si deve reggere la vita comunitaria a qualunque livello. Una riflessione sul mondo dei media tra i doveri dei giornalisti e i diritti (ma anche doveri) degli ascoltatori In discussione, ancora una volta, è il modo in cui certe vicende vengono trattate e proposte all’attenzione popolare. Anche le testate informative ritenute le più indipendenti o le più istituzionali non sempre rinunciano a scegliere punti di vista preorientati o a proporre tesi pre-costituite. Quando poi si tratta di giornali o telegiornali dichiaratamente di area, i lettori e gli spettatori non hanno più davanti a loro organi d’informazione ma bollettini propagandistici, che incentrano i loro servizi s ulla messa sotto accusa o sulla difesa a spada tratta di uno o dell’altro dei personaggi alla ribalta “a prescindere”, come avrebbe detto Totò. Pochi sono i quotidiani e i notiziari che si prendono la briga di entrare nel merito delle indagini, delle accuse, dei riscontri giudiziari, forse per non violare il segreto istruttorio, forse perché in fondo fa più audience calcare la mano sulle tesi dei colpevolisti e degli innocentisti, o raccontare sul filo della credibilità quello che “si sarebbe verificato”, che l’uno “avrebbe detto” all’altro, o che “secondo alcune indiscrezioni” sarebbe successo lontano da orecchie e occhi indiscreti. A margine, ma nemmeno tan- to, i costanti flash sulla Nazionale di calcio impegnata nei Mondiali in Sudafrica, argomento che contribuisce a dare un’immagine incerta e fragile dell’Italia e che in qualche modo fa il paio con la connotazione poco onorevole che emerge dalle cronache giudiziarie di cui sopra. Quel mondo del pallone che in altri momenti e in epoche diverse ha permesso agli italiani di distrarsi o di consolarsi dai problemi reali, oggi non è stato in grado di assolvere a questa funzione. Su certi fatti, peraltro, non ci si può distrarre, né consolare come struzzi che nascondono la testa sotto terra. È doveroso per i cronisti portare alla luce e far conoscere il malaffare, è altrettanto imprescindibile l’obbligo di fare informazione in maniera corretta, non sensazionalistica e, soprattutto, non di parte. Tra notizie di segno negativo, crisi economica persistente, posti di lavoro continuamente a rischio e un generale sentimento d’incertezza e sfiducia, non è un buon momento. I media possono avere un ruolo fondamentale nell’accentuare l’una o l’altra con-notazione. Per certi versi, hanno addirittura il dovere di farlo: una corretta informazione è l’essenza di un’effettiva democrazia. A noi destinatari il compito di non accontentarci delle notizie gridate e faziose, di non schierarci da una parte o dall’altra senza cognizione di causa, di andare a cercare possibilmente alla fonte le informazioni che non sempre i mezzi di comunicazione sono capaci di fornire. MARCO DERIU Tele IL comando Domenica 4. S.Messa da Sulmona, Rai1, 9,55. Correva l’anno, Rai3, 13,00. I fratelli Kennedy e M.Monroe. Doc. Barriera invisibi-le, La7, 15,15. Capolavoro di E.Kazan sul razzismo, con G. Peck. Avventura a vallechiara, R4, 15,20. Film comico con Stallio e Ollio. La lunga ombra gialla,La7, 17,50. Film di spionaggio con G.Peck Geronimo, R4, 16,40. Western. Divine d’Italia, Raistoria, 21,00. Documentario Dr. House, It1, 21,10. Telefilm. Il nome della rosa, Rai3, 20,30. Film drammatico con S.Connery dal romanzo di Eco del quale conserva la trama. Numbers, Rai2, 21,05. Telefilm polizieschi. Missione natura, La7, 21,30. Documentario. Gattaca- la porta dell’universo, R4, 23,35. Buon film di fantascienza che fa pensare. Glob l’osceno del villaggio, Rai3, 23,05. Lunedì 5. Don Matteo 3, Rai1, 14,10. Fiction con T. Hill. (Da lunedì a venerdì) Raccontami II, Rai1, 15,05. fiction sugli anni ’60.(Da lun a ven.) Due per la strada, R4, 16,35. Da non perdere questo film sentimentale di S. Donen. Tutta la vita davanti, C5, 21,10. Film tv con S. Ferilli. Chi l’ha visto? Rai3, 21,10. Attualità. Un medico in famiglia 6, Rai1, 21,20. Fiction. Il comandante Navarro, R4, 21,10. Poliziesco. Bolero Rai Storia 21,00. Film. Storia del fascismo R4, 23,15. Nuova serie di documentari diretti da Folco Quilici. Il delitto Matteotti, R4, 0,40. Film di D.Damiani. Martedì 6. Serata Dan Brown, Rai Storia 21,00. Doc. Gaia scienza, La7, 21,10. Replica del programma divulgativo di M.Tozzi. Magnitudo 10,5, C5, 21,10. Film tv catsstrofico. Circo di Montecarlo, Rai3, 21.10. Spettacolo. Anni 50, R4, 21,10. Sceneggiato. Il topolino Marty e la fabbrica di perle, It1, 21,10. Animazione. Ricominciamo da capo, Iris 21,00. Bella commedia su un giornalista che rivivie continuamente lo stesso giorno. Mercoledì 7. Insieme a Parigi, Rai3, 21,10. Commedia con A.Hepburn. SOS tata, La7, 21,10. Reality istruttivo. A.I. Intelligenza artificiale, R4, 21,10. Film di fantascienza di Spielberg. In her shoes, C5, 21,10. Film commedia con C. Diaz. The constant gardener Rai4, 21,10. Ottimo film drammatico. Doc3, Rai3, 23,45. Solo andata il sogno di un tuareg. Doc. Giovedì 8. La vita è un mi- il settimanale il settimanale racolo, Iris, 21,00. Film fantastico francese, da vedere. “Kusturica racconta la possibilità dell’amore tra diversi anche nel bel mezzo del caos più totale” scrive un critico. Superquark, Rai1, 21,20. Alice Nevers, professione giudice, Rai3, 21,10. Telefilm polizieschi. Robin Hood, R4, 21,10. Telefilm. Il mistero della mente,Rai storia, 21,00. Documentario. Traffic, R4, 23,15. Ottimo thriller con M. Douglas. Venerdì 9. Uccidete Rommel, La7, 14,05. Film di guerra. Il mistero dei templari, Rai1, 21,20. Film con N. Cage. Gli archivi della storia, Rai3, 21,10. La croce e la svastica. Puntata dedicata a quei tedeschi che osarono opporsi al nazismo. NCIS, Rai2, 21,05. Telefilm. Scrivimi una canzone, C5, 21,10. Commedia parzialmente riuscita con Hugh Grant. Sabato 10. Private practice, Rai2, 21,05. Telefilm. Il segno di Venere, Rai3, 21,30. Film di D. Risi. . Wallander: il falsario, Rai4, 21,10. Poliziesco svedese. L’inspettore Barnaby, La7, 21,35. Poliziesco. Tg2 Dossier, Rai2, 23,40. a cura di TIZIANO RAFFAINI Puccini La rondine L a rondine è un’opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini (18581924), su libretto di Giuseppe Adami. Originariamente concepita come operetta, secondo un contratto stabilito con gli impresari del Carltheater di Vienna, il musicista, insoddisfatto dell’impianto drammatico conferito dai librettisti Heinz Reichert e Alfred Willner, volle trasformare La rondine in un’opera vera e propria affidandosi al commediografo Adami. La scarsa convinzione dell’autore nel buon esito dell’operazione compromisero in buona parte la gestazione del lavoro, che si protrasse, attraverso continui ripensamenti, fra il 1913 e il 1915. L’opera fu rappresentata in prima esecuzione, con successo, al Grand Theatre di Montecarlo il 27 marzo 1917 con Gilda Della Rizza e Tito Schipa nei ruoli dei protagonisti. La prima rappresentazione italiana ebbe luogo il 2 giugno dello stesso anno al Teatro Comunale di Bologna con Aureliano Pertile e Toti Dal Monte. L’opera ebbe successi alterni. All’originaria partitura, Puccini portò successive revisioni. Oggi tuttavia l’ascoltiamo nella versione originale, l’unica che è rimasta completa nel tempo. Dopo la morte dell’autore, La rondine scomparve dai cartelloni teatrali e solo in tempi recenti è stata rivalutata e le è stato assegnato il giusto ruolo: non un capolavoro, ma degna di essere conosciuta, ascoltata e apprezzata. E’ l’unica opera pucciniana ad essere stata stampata per i tipi della Sonzogno anziché Ricordi. Il linguaggio compositivo contenuto nella partitura fa comprendere l’importanza dell’esperimento drammaturgico compiuto dal Mae- stro, che prende le mosse dall’esperienza di La fanciulla del West, A L L ' O P E R A prende spunto dai colori e dalle sfumature ro- GRAMMA mantiche insite ne La Bohème e giunge a coniugare i motivi del nuovo teatro lirico d’inizio secolo. Non mancano scale pentatoniche, dissonanze utilizzate in totale libertà, cambi improvvisi e repentini di tonalità, l’utilizzo del motivo ricorrente legato a più personaggi. La creatività nell’impiego dei motivi del valzer, dei balli americani come l’one step e lo slow fox nonché del più tradizionale tango (tema ricorrente di Prunier) contribuiscono a far comprendere quanto Puccini volesse essere moderno e contemporaneo pur restando nel clima del Secondo Impero parigino. Nonostante la “frivolezza” del soggetto, leggerezza che le è assegnata dalla storia languida di amori vissuti, desiderati e rinnegati (alcuni critici la paragonano, per certi aspetti, a La Traviata di Verdi) Puccini, con quest’opera, intese “volare” verso il teatro europeo del Novecento. Nonostante qualche discrepanza, è forse uno dei massimi esempi di stile del suo tempo, quello comicosentimentale viennese. GUIDA PEN TA Atto I: Chi il bel sogno di Doretta (Magda); Ore dolci e divine (Magda). Atto III: Dimmi che vuoi seguirmi alla mia casa (Ruggero). a cura di ALBERTO CIMA P A G I N A 39 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 LUGLIO 2010 LE NOTIZIE DEL SETTIMANALE LETTERE AL DIRETTORE APPUNTAMENTI CON... ANTICIPO G entile direttore, sono un fedele lettore “della domenica” del Settimanale... nel senso che al termine della Messa lo prelevo dalla bacheca. Volevo segnalarle come lettore della domenica - il fatto che nelle pagine del Settimanale spesso sono pubblicate iniziative, convegni, recital in prossimità dell’evento, se non addirittura quando le iniziative sono già “passate”. Le domando: perchè non pubblicare questi eventi con largo anticipo anche perchè nessuna associazione, ente, parrocchia programma iniziative in pochi giorni con l’intervento di esperti, gruppi ed altre personalità, e a chi giova pubblicarle proprio a ridosso dell’evento? Le scrive un catechista di Cermenate che per i propri ragazzi - a settembre cominceranno l’avventura della scuola superiore - insieme al gruppo delle catechiste è alla ricerca di proposte coinvolgenti come recital, incontri missionari (come quello di settimana scorsa ad Albate ad opera dell’associazione La Zolla, pubblicata in ... ritardo). Come ci sarebbe piaciuto, ad esempio, accompagnare i nostri ragazzi al recital su MadreTeresa. Non possiamo certo ricorrere a “investigatori” nel leggere manifesti nelle bacheche delle chiese della diocesi... Penso che il pubblicare notizie con largo anticipo possa essere un vantaggio per tutti; il pubblicare un evento ormai trascorso a me lettore dirà sicuramente la riccheza di vita della nostra diocesi lariana, ma mi impedisce nel contempo di parteciparvi. Concludo: giovedì 8 luglio a Bregnano ci sarà un concerto di don Giosy Cento in occasione del 150° anniversario della fondazione della parrochia di San Giorgio. L’ho scoperto per caso passando con l’auto da Bregnano e leggendo un manifesto, e già ci siamo già organizzati per accompagnare i nostri ragazzi con le famiglie. Ma vorrei “muovermi” più spesso in lungo e in largo della nostra diocesi... La ringrazio per l’attenzione. data, quasi rassicurandoci che «questa notizia posso aspettare a metterla anche settimana prossima»... Ma vi sono due «attenuanti». Talvolta le notizie arrivano tardi in redazione, magari con la pressante richiesta di pubblicarle subito. E poi, tenga conto che il nostro giornale porta la data del sabato, ma noi ROSA CANINA Rosa canina ADELIO CATTANEO Sono d’accordo con lei circa l’utilità del conoscere prima alcuni appuntamenti che possono interessare anche al di là dei confini di una parrocchia. Credo che qualche volta la negligenza sia nostra: abbiamo tante cose da scrivere e le mettiamo in ordine secondo la POSTA: V.le Cesare Battisti 8 22100 COMO FAX: 031.3109325 ✉ facciamo conto che gli abbonati - che costituiscono il 70 per cento dei nostri lettori! ricevono il settimanale già il giovedì o il venerdì, e, quindi, ci arrischiamo anche a segnalare appuntamenti precedenti E-MAIL: [email protected] alla data stampata sotto la testata. Comunque le assicuro che faremo più attenzione e cercheremo di giocare d’anticipo. E per l’8 luglio la notizia del concerto ce l’ha data lei con tempismo. Grazie. È la specie di rosa spontanea più comune in Italia, antenata di tutte le rose coltivate, molto frequente nelle siepi e ai margini dei boschi. Deve il nome a Plinio il vecchio, secondo il quale un soldato romano morso da un cane fu guarito dalla rabbia con un decotto di radici di questa pianta Foto AC - Il Settimanale PERVINCA Vinca Major BOTTON D’ORO Trollius europaeus È una pianta della famiglia delle Ranunculaceae... Questo piccolo fiore che, lungo i sentieri ombreggiati, ci ha segnalato l’arrivo della primavera deve il suo nome al verbo latino vincire (che significa “legare”) e si chiama così proprio per via dei suoi fusti che si intrecciano nel terreno. Il fiore, semplice e maestoso come un calice, dà il nome al colore “pervinca” che, in pittura, si utilizza per dipingere il cielo e, talora, i fiumi ... che deve il suo nome italiano alla forma caratteristica del fiore. I prati e i sottoboschi sembrano proprio dei vestiti dai magnifici bottoni gialli Foto AC - Il Settimanale il settimanale Direttore responsabile: AGOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. T ELEFONO 031-26.35.33 FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325 E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a a: Il Settimanale della Diocesi di Como • Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio. TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r .l. - Missaglia (Lc) S.r.l. Registrazione TTribunale ribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: La Pr ovincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 Provincia 22100 Como - telefono: 031-58.22.11 fax: 031-52.64.50 tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2010: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. 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