Gemellaggio terremoto/10. Troupe di "A Sua immagine" per

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Gemellaggio terremoto/10. Troupe di "A Sua immagine" per
«È
sempre
possibile
ricominciare a fare il bene»
«È sempre possibile ritrovare la gioia vera, ricominciare a
fare il bene, sceglierlo, lottare dentro se stessi e con la
realtà che ci circonda e che spesso ci tenta a scegliere la
strada più facile». Abbracciando i detenuti e il personale
della Casa Circondariale di Cremona mons. Antonio Napolioni ha
lanciato un messaggio di speranza: gli errori umani non
cancellano la dignità e sempre si può riscegliere la strada
dell’onestà e del bene. Venerdì 16 dicembre, il vescovo di
Cremona, accompagnato dal direttore della Caritas cremonese,
don Antonio Pezzetti, ha celebrato la Messa natalizia nel
carcere posto alla periferia sud di Cremona, tra l’autostrada
e il grande ospedale. Un incontro per nulla formale, ma fatto
di profondi gesti di tenerezze e di amicizia. A partire dalla
dinamica direttrice, la dottoressa Lusi, dai suoi
collaboratori, dagli agenti della polizia penitenziaria, dai
volontari delle diverse associazioni laiche ed ecclesiali che
tentano, attraverso attività e laboratori, di alleviare il
periodo di detenzione.
Prima dell’inizio della Messa nel grande teatro della vecchia
ala, la direttrice Lusi ha voluto far vedere al Vescovo un
breve video realizzato da tutti coloro che lavorano nella Casa
Circondariale: un modo simpatico e scherzoso di augurare buon
Natale e che mostra il grande affiatamento che c’è tra le
pesone. La proiezione è avvenuta nel blocco dove avvengono i
colloqui tra i detenuti, gli avvocati e i magistrati, uno dei
luoghi rimessi a nuovo grazie alla generosità della città.
La Messa, concelebrata dal cappellano don Roberto Musa e
servita all’altare dal diacono e operatore Caritas Marco
Ruggeri, è iniziata con il saluto di un giovane detenuto. «Il
Natale in carcere non è mai facile anzi è uno dei momenti più
duri – ha esordito il ragazzo -; i pensieri vanno ai nostri
cari con i quali non trascorreremo le feste: è normale essere
tristi! Abbiamo però la fortuna di vivere questa ricorrenza
per quella che è. I primi ad avere ricevuto l’annuncio della
nascita di Gesù sono stati i pastori, gente messa ai margini e
per i quali era in dubbio la salvezza». E così ha terminato:
«Dio con noi vuole scrivere pagine di vita riscattata e
rinnovata. Il Signore ha fede in noi ed è sicuro che le nostre
esistenze possano diventare un capolavoro. Dio crede in noi e
questo ci trasmette energia e fiducia».
Saluto del detenuto
Mons. Napolioni nella sua omelia ha subito assicurato: «Il
carcere non toglie la libertà del cuore, la libertà di scelta,
la libertà di coscienza, di coltivare la propria dignità. E
non solo nel vostro caso, ma per tutte le prigionie del mondo,
non solo dove ci sono i colpevoli, ma anche dove ci sono gli
innocenti, i martiri, dove ci sono i bambini, dove c’è il
dolore frutto terrificante delle guerre civili o del
terrorismo».
Dio non ha scelto la strada della punizione per chi sbaglia,
ma tenta in tutti i modi di «risvegliare la passione per la
propria libertà, per il proprio futuro, quello vostro e nostro
e dei vostri e dei nostri figli! Non siamo responsabili solo
del presente, di come sto adesso! È chiaro, però, che se
faccio il male, sto male!». E ha proseguito: «Se invece riapro
il mio cuore al desiderio del bene, della vita, della
felicità, allora tutto può cambiare. Certo non dobbiamo
tendere a quella felicità magari cercata in maniera illusoria
che porta al guadagno facile, alla sopraffazione, alla
reazione istintiva quando si è provocati». Viceversa «è sempre
possibile ritrovare la gioia vera, ricominciare a fare il
bene, sceglierlo, lottare dentro se stessi e con la realtà che
ci circonda e che spesso ci tenta a scegliere la strada più
facile».
Partendo dalla definizione di lampada che arde data da Gesù a
Giovanni, mons. Napolioni ha riflettuto: «Noi a volte siamo
lampade spente, fulminate, oppure stanche, candele che si sono
consumate… e il Signore che fa? Butta queste lampade
fulminate? Oppure viene a ridare vita allo stoppino dalla
fiamma smorza? Siamo lampade continuamente riaccese! Questo è
il mio augurio di Natale per voi e per tutti»
E così ha proseguito: «Questi giorni difficili, saranno
davvero preziosi se ci lasceremo riaccendere da Dio che ci
conosce fino in fondo. Se mi sentirò giudicato e salvato,
corretto e perdonato da Lui andrò avanti a testa alta, pagherò
il mio debito e uscirò ad indicare la strada a miei fratelli
perché non sbaglino. Voi dovrete essere dei segnali viventi
per chi è tentato di sbagliare».
E infine: «Lui sia il protagonista del Natale, non pacchi e
pacchettini! Non invidiate che corre nei supermercati per
acquistare l’ultimo oggetto di moda: è schiavo e infelice, si
illude… Custodite piuttosto la certezza di essere
continuamente riprese per mani da Dio: questa verità vi farà
vincere ogni paura e ridesterà la speranza».
Omelia di mons. Napolioni
Durante le preghiere dei fedeli è stato chiesto a Dio che
presto venga abolita la pena dell’ergastolo – «pena di morte
mascherata e differita» – e sono stati affidati al Padre
quanti hanno perso la vita in carcere.
Nel saluto finale la direttrice Lusi ha raccontato dello
sforzo di aprirsi sempre di più alla città e dei progetti
messi in cantiere da associazioni ecclesiali o di origine
laica, di rendere il carcere sempre più vivibile – anche
attraverso opere di ristrutturazione e ammodernamento -, di
moltiplicare le occasioni di incontro tra detenuti e
familiari.
Saluto della direttrice Lusi
Uno sforzo reso possibile anche dalla sinergia con Caritas
cremonese che ha messo a disposizione un secondo operatore per
il Centro di Ascolto e un appartamento per i detenuti che
godranno dei permessi. In prima linea anche il Comune che,
come ha annunciato il primo cittadino Galimberti, cercherà di
mettere in rete le due biblioteche del carcere con tutte
quelle del territorio cremonese e bresciano: «In questo modo
si potranno chiedere molti più libri di quelli finora a
disposizione e anche la possibilità di leggere i quotidiani su
internet».
Saluto del sindaco Galimberti
Infine don Roberto Musa affiancato dall’altro cappellano don
Graziano Ghisolfi che ha guidato i canti, ha annunciato
diverse nuove attività come il ritorno dei seminaristi in
carcere: i futuri sacerdoti si occuperanno della catechesi
biblica e del coordinamento del gruppo di confronto sul Sinodo
dei giovani. Proseguirà poi l’impegno del gruppo carismastico,
di Comunione e Liberazione e della San Vincenzo diocesana.
Intervento di don Musa
Al termine mons. Napolioni ha detto due grazie: uno per la
partecipazione dei detenuti alla raccolta fondi per i
terremotati del Centro Italia e il secondo per il clima di
famiglia e di affetto che vive ogni volta che visita la
struttura.
Per tutti alla fine in dono un piccolo presepe da mettere
nella propria cella.
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Al Consultorio di Caravaggio
l'incontro del Vescovo con
gli operatori e dei volontari
Si è tenuto giovedì 15 dicembre, presso il Consultorio
familiare accreditato “Punto Famiglia” attivo presso il
Santuario di Caravaggio, l’incontro tra gli operatori e i
volontari dei servizi della Cooperativa sociale “Agape” e il
vescovo Antonio Napolioni.
All’incontro erano presenti, oltre agli operatori dei
consultori di Treviglio e Caravaggio e delle realtà ad essi
collegate (il Centro di Psicoterapia, lo Spazio Gioco, il
Centro di Aggregazione), il presidente della Cooperativa
“Agape” don Antonio Facchinetti, mons. Giovanni Buga, mons.
Antonio Donghi, nuovo parroco della Comunità Pastorale
“Madonna delle Lacrime” di Treviglio; mons. Angelo Lanzeni
parroco di Caravaggio, i vicari zonali don Giansante
Imperatore e don Marco Leggio, a oltre a numerosi sacerdoti e
laici impegnati a vario titolo nei servizi alla famiglia. Tra
questi la dott.ssa Maria Grazia Antonioli e il marito Roberto
Dainesi, incaricati diocesano dell’Ufficio Famiglia, oltre
alle dott.ssa Veruska Stanga, direttrice del Consultorio
diocesano di Crema.
Un momento intenso e partecipato – una settantina le presenze
– che ha messo a fuoco il tema della ispirazione cristiana nei
servizi alla famiglia, primo fra tutti i consultori familiari.
I consultori, espressione diretta della comunità cristiana,
nascono e muovono all’interno di essa, offrendo servizi a
tutti i cittadini.
Nel corso delle diverse attività, i servizi consultoriali
incontrano nei territori migliaia di utenti, raggiungendoli in
alcuni passaggi delicati della loro vita: l’accompagnamento
alla nascita, il tempo della formazione della coppia, i
momenti di crisi nelle relazioni familiari. Come agire in
termini professionali, facendosi carico con passione delle
richieste dei pazienti, mantenendo viva la motivazione e la
ispirazione originaria? Gli operatori si interrogano
quotidianamente su questo tema, cercando di conciliare questa
missione con la propria formazione e mantenendosi sempre
aggiornati, al fine di rispondere nella maniera sempre più
adeguata alle richieste dell’utenza.
Mons.
Napolioni,
partendo
dal
significato
teologico
e
spirituale della parola “agape”, ha sollecitato i presenti a
riflettere sul tema della novità e della differenza cristiana.
La novità è Cristo stesso, l’amore incarnato del Padre, che
non va “ridotto” e “imprigionato” nelle forme culturali e
istituzionali, perché questa novità si esprime in una
ricchezza di forme che va preservata e promossa. Dalla
certezza della presenza e dell’azione misericordiosa del
Signore Risorto in mezzo al suo popolo, nasce la speranza
cristiana, una visione della realtà basata sulla redenzione,
sulla capacità di costruire cammini capaci di “educare a
risorgere”. Questo il compito degli operatori psicologici e
sociali: accogliere ed accompagnare le persone versa la
pienezza della loro realizzazione, espressa nella umanità di
Cristo.
In un dialogo vivace e coinvolgente sono state affrontate
diverse questioni, di partire interesse per gli operatori.
Quale differenza tra la capacità di ascolto di un prete e di
uno psicologo, ci sono dei territori comuni di ascolto? Mons.
Napolioni ha portato la sua esperienza di Rettore del
Seminario delle diocesi marchigiane. In seminario esistono
figure diverse, con ruoli diversi: il Rettore, il padre
spirituale, il consulente psicologico. La pluralità di servizi
e delle competenze è molto utile, perché apporta aiuti e punti
di vista diversi, inseriti all’interno di un unico processo di
maturazione. Ci possono essere anche aiuti di tipo
psicologico, perché è importante per ogni persona maturare nel
tempo un progetto di vita in cui spendere le proprie capacità,
in cui realizzarsi. Bisogna tuttavia avere chiaro l’ideale di
uomo, di prete, di vita a cui tendere. Fondamentale risulta la
formazione permanente ed il mettersi in discussione per
migliorarsi continuamente.
Un’altra questione di interesse per gli psicologici che
operano nei centri è stata formulata in questi termini: come
fare quando ci si trova davanti persone con un credo religioso
molto forte, rigido, che non aiuta la persona a maturare?
Gesù è venuto a compiere il passaggio dalla religione alla
fede – ha risposto il Vescovo – facendo evolvere la figura
umana, salvandola, rendendo l’uomo “nuovo”. E’ importante
aiutare le persone a capire che le esperienze di fede, anche
forti, vanno integrate nell’esperienza e nella pratica
quotidiana.
Le persone cercano nella fede delle “risposte pronte”,
rivolgendosi sia ai sacerdoti che agli psicologi, a seconda
della domanda che portano.
Ma la crescita umana è un cammino progressivo. L’ascolto non
giudicante e l’educare alla scelta, credendo nelle risorse
dell’essere umano, aiutano e sostengono questo cammino. Nel
lavoro di accompagnamento è essenziale “fare a gara” nello
scorgere sempre qualcosa di positivo negli altri, partendo
dalle risorse positive. Non avere fretta e cercare di fare
chiarezza rispetto alla meta a cui tendere. L’urgenza
educativa deve generare luoghi di concretizzazione dei
progetti. Non bisogna solamente realizzare eventi. Bisogna
essere vigilanti e scovare i punti di forza di ciascuno,
rendendolo consapevole del percorso che dovrà seguire, nel
corso del quale saprà di essere aiutato e guidato.
Allo stesso modo, nella collaborazione tra consultori e
oratori, vanno costruiti percorsi che rendono evidente sul
campo la passione educativa per i ragazzi. I frutti si
raccoglieranno. E’ necessario che gli educatori incontrino
realmente le storie di vita, spesso faticose, di genitori e
ragazzi. Per individuare punti di forza e debolezza,
migliorarsi e crescere insieme. Servono comunità in cui le
dimensioni umane – la pienezza di “umanità” portata da Cristo
– si integrino con la dimensione del “sacro”. “Esserci” – come
genitori, operatori, comunità – per dare supporto, per vivere
insieme ai ragazzi, trasmettendo loro il messaggio che c’è
qualcuno che è lì per loro.
Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche il vescovo
emerito Dante Lafranconi e don Edoardo Algeri, presidente
della federazione lombarda dei consultori di ispirazione
cristiana, che nei loro interventi hanno incoraggiato
operatori e volontari a proseguire nell’opera di sostegno e
accompagnamento delle famiglie, con uno stile sempre più
improntato alla accoglienza delle storie di ognuno,
all’ascolto attento e paziente e alla partecipazione ai
problemi delle famiglie.
Il diacono Ireneo Mascheroni, direttore della cooperativa
Agape, a nome di tutti i presenti, ha espresso i sentimenti di
stima e di riconoscenza a Mons. Giovanni Buga, presidente
della Cooperativa dal 2005 allo scorso mese di novembre,
quando è stato destinato dall’Arcivescovo di Milano, ad un
nuovo importante incarico pastorale presso la comunità
pastorale di Varese città. In anni difficili don Giovanni ha
saputo guidare la cooperativa con saggezza e lungimiranza,
valorizzandone la ispirazione ideale e sviluppando la sua
presenza nei territori delle diocesi di Cremona e Milano.
Ha concluso la serata il grazie dei presenti a Mons. Napolioni
per il tempo prezioso dedicato agli operatori dei servizi alla
famiglia degli ambiti territoriali di Treviglio e Caravaggio e
per le interessanti e stimolanti sollecitazioni a pensare ogni
attività di ascolto e cura in uno stile cristiano.
Gemellaggio
terremoto/14.
Attraverso Caritas Cremonese
non si ferma la solidarietà
dei cremonesi
Pian di Pieca, 14 dicembre 2016
Appena arrivata ho trovato a Pian di Pieca i colleghi Marcello
Pietrobon e l’ingegnere Pericoli di Caritas Italiana.
Condividendo un super piatto di spaghetti al tonno, li ho
aggiornati rispetto al nostro gemellaggio e abbiamo condiviso
la disponibilità ad adottare una modalità operativa in merito
agli interventi (di natura economica) che si dovessero rendere
necessari e possibili.
Il tempo di scaricare latte in
polvere, pannolini e quaranta
chili di grana padano per la
gente di Cessapalombo e poi con
Fermano sono andata a consegnare
un pacco di materiale per la
didattica che la scuola primaria
“Visconti
“di
Cremona
ha
amorevolmente
inviato
all’Istituto Comprensivo statale
“Leopardi” di Sarnano.
Ma le visite per oggi non sono finite: infatti, nel pomeriggio
è arrivato il mio collega Mattia Ferrari, di Caritas
Cremonese, che si fermerà qui per quindici giorni. Rinuncio al
camper e mi godo un po’ di caldo in oratorio. La mia nuova
cuccia è nella stanza del catechismo in cui abbiamo messo i
farmaci.
Oggi ci saranno state cinquanta scosse di terremoto! Non posso
fare a meno di continuare a chiedermi come potrebbero e
dovrebbero fare gli abitanti delle tante Amatrice
completamente “lamate”, abbattute, disintegrate a dimenticare,
a non pensare a tutto ciò che avevano e che erano. Come ci si
può rassegnare a non poter più tornare a casa, bussare alla
vicina di una vita per chiedere due uova in prestito, come ci
si può adattare a vivere in un luogo che non ti appartiene,
dimenticare i tramonti sulle colline? Questa è la situazione
dei tanti sfollati che hanno subito l’allontanamento dalle
loro comunità. Quasi una diaspora! In attesa di poter tornare,
in un container, a primavera, e ancora in promiscuità, se è
vero che i moduli saranno da tre posti e, immaginando la mia
famiglia, mio marito dovrebbe dormire in “casa” con altri.
Di sera Don Luigi ed io ci siamo recati a Ripe San Ginesio e
abbiamo incontrato un piccolo gruppo di volontari e il
parroco. Abbiamo insistito sulla necessità di creare un gruppo
caritas che, con le dovute modalità, possa occuparsi
dell’ascolto delle varie forme di povertà cui , purtroppo,
ogni nostra comunità è ben farcita. L’importanza della
speranza e della carità come risposte di senso all’immenso non
senso della solitudine disperante.
Come è bello raccogliere testimonianze rispetto al grande
impegno ed alla solidarietà manifestate, soprattutto dai
giovani, e com’è importante non lasciarsi scappare questa
occasione per far comprendere ai nostri ragazzi come sia bello
farsi riempire di senso dal Cielo.
Dice Costanza Miriano: “crede nella risurrezione solo chi
passa dalla morte” … qui ci sono andati vicini. Interessante
l’articolo della Miriano Amatrice nell’attesa della nascita.
Nicoletta D’Oria Colonna
operatrice Caritas Cremonese
Speciale terremoto con il diario dei giorni precedenti
Volontari per il gemellaggio con Camerino: ecco come fare
Ancelle della Carità, «santa
follia del servizio»
Una «santa follia della servizio» che da oltre un secolo e
mezzo continua a restare viva sulla strada aperta da santa
Maria Crocifissa. Così il vescovo Antonio Napolioni ha
definito le Ancelle della Carità nella Messa celebrata nel
pomeriggio di giovedì 15 dicembre presso la casa di cura di
via Aselli, a Cremona.
L’occasione era la festa della fondatrice dell’Istituto, la
bresciana santa Maria Crocifissa, al secolo Paola Francesca Di
Rosa. Figlia di un importante imprenditore bresciano, rimasta
orfana della madre all’età di 11 anni, dopo 7 anni di studio
nel collegio della Visitazione, nonostante il padre la
spingesse al matrimonio, decide di restare fedele al voto di
castità fatto in istituto. Mandata a dirigere una fabbrica di
filati di seta di proprietà dal padre, ad Acquafredda, Paola
Francesca organizza aiuti per i bisognosi e si dedica
all’istruzione religiosa femminile, aiutata da alcune ragazze
con le quali poi, come infermiere volontarie, aiuta le vittime
del colera del 1836.
Sono gli inizi della Congregazione delle Ancelle della Carità,
approvata nel 1851. Ma prima ancora Paola Francesca fonda a
Brescia due scuole per sordomuti, assistendo le donne
ricoverate in casa d’industria e dedicandosi alle fanciulle
pericolanti. Pronunciati i voti prende il nome di suor Maria
Crocifissa, nel 1852, tre anni prima della morte.
Sul suo esempio continua l’impegno delle Ancelle della Carità,
con una vita spesa nella carità e nella preghiera, come ha
ricordato, all’inizio della celebrazione, la superiora
generale dell’Istituto, madre Gabriella Tettamanzi, che,
accompagnata dall’economa generale, proprio nella festa della
Fondatrice ha fatto visita alla comunità di Cremona.
Alla Messa, concelebrata dal cappellano don Andrea Bolli
insieme a mons. Felice Bosio e a don Flavio Meani, hanno preso
parte le religiose della comunità cremonese insieme alla
superiora di recente nomina, madre Carla Antonini, ma già da
molti anni in servizio in città. Non mancavano poi i medici e
gli operatori della casa di riposo.
Presenti anche i vertici della Fondazione Teresa Camplani, la
realtà sanitaria senza scopo di lucro promossa dalla
Congregazione delle Ancelle e che riunisce la case di cura di
Brescia, Cremona e Mantova. Accanto al direttore generale
Marcello Belotti, c’erano il direttore amministrativo
Alessandra Corsini e il direttore per le risorse umane Paola
Crespi.
Nell’omelia il Vescovo si è naturalmente soffermato sulla
figura della fondatrice della Ancelle. Lo ha fatto in
particolare rileggendo i suoi nomi: Paola (con il richiamo
allo slancio vitale della giovinezza), Francesca (con il
riferimento a cioè che è essenziale), Maria (e il legame alla
maternità, con l’ospitalità dei malati non solo all’interno
delle strutture, ma prima di tutto nel cuore) e Crocifissa
(guardano a Cristo nei sofferenti).
Mons. Napolioni ha voluto anche richiamare quella che deve
essere la caratteristica di una casa di cura di ispirazione
cristiana: anzitutto una comunità che ha stima di tutti i suoi
membri. Mettendo poi in guardia daglie eccessivi calcoli che
rischiano di guardare solo a convenienze e risultati, il
Vescovo ha invitato a riscoprire la «follia della carità»,
possibile in ogni tempo a chi apre il cuore alla Grazia.
Alla liturgia era presente anche madre Daniela Nistolini, la
superiora provinciale, che prima della benedizione finale ha
portato il proprio saluto.
Le Ancelle della Carità da oltre 160 anni sono presenti nella
Chiesa e nella società civile lombarda, esercitando la propria
missione caritativa in favore delle persone sofferenti
attraverso istituzioni sempre più aggiornate anche sotto il
profilo delle attività sanitarie. La presenza dell’Istituto
nel tempo, oltre che nel resto d’Italia, si è diffusa anche
all’estero: in particolare in Croazia, Brasile, Ecuador e
Africa.
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Domenica a Cremona tornano le
Sentinelle in Piedi
Nuovo appuntamento in piazza, nel pomeriggio di domenica 18
dicembre, a Cremona con le Sentinelle in Piedi. L’appuntamento
è alle 16 in piazza del Comune. Secondo uno schema ormai
consolidato, i partecipanti sono invitati a sostare in piedi
in silenzio in mezzo alle piazze con un libro in mano per
riaffermare
famiglia.
la
propria
fiducia
nell’istituzione
della
Sono diversi i motivi che hanno spinto gli organizzatori a
promuovere un nuovo sit-in. «Una legge sulle unioni civili –
spiegano le Sentinelle in Piedi in un loro comunicato – che
fondamentalmente equipara il matrimonio all’unione tra persone
dello stesso sesso, la stepchild adoption che di fatto viene
legittimata anche se non formalizzata, il ddl Scalfarotto che
attende solo di essere ripreso in mano, l’educazione gender
entrata nelle scuole, il ddl Lo Giudige che impedisce l’aiuto
psicologico a persone con problemi legati all’identità
sessuale. Oltre a tutto ciò lo scenario futuro ci troverà con
tutta probabilità a fare i conti con eutanasia, libertà
all’obiezione di coscienza, liberalizzazione delle droghe».
«Davanti a tutto questo – spiegano ancora gli organizzatori –
c’è la scelta del nostro agire, che non è legato
esclusivamente all’obiettivo di fermare determinate leggi ma
anche al fatto di volere esprimere una verità che ci porta a
vivere nella libertà e che nessuna legge potrà mai negare. Una
verità che appartiene alla natura umana e al cuore stesso
dell’uomo».
Una testimonianza pubblica, quella del 18 dicembre in piazza,
che si è arricchita di ulteriore significato nelle ultime ore,
dopo incarico di ministro dell’Istruzione all’on. Valeria
Fedeli, considerata paladina dell’ideologia gender. «È noto il
suo Ddl per l’introduzione di tale ideologia come insegnamento
obbligatorio nelle scuole – affermano le Sentinelle in Piedi
–. Questa cosa, già definita come una offesa al popolo del
Family day, merita la nostra vigilanza».
Preoccupazione
approvata una
«Nello stato
dell’incontro
difficoltà per
arriva anche dalla vicina Francia, dove è stata
legge che vieta la presenza di siti prolife.
della “libertè” – concludono i promotori
di domenica – è vietato aiutare madri in
permettere ai bambini di nascere. L’aborto va
perseguito. Facile immaginare il rischio che questo possa
essere importato anche in Italia».
Il volantino dell’evento
Sabato
alla
Casa
dell'Accoglienza di Cremona
la
“Luce
della
Pace
di
Betlemme”
La “Luce della Pace di Betlemme”, la fiamma attinta dalla
Chiesa della Natività in Terra Santa che, grazie agli Scout,
in prossimità del Natale viaggia per irradiare speranza in
tutto il mondo, approderà anche quest’anno a Cremona grazie al
locale gruppo del MASCI (Movimento di Adulti Scout Cattolici
Italiani).
L’accoglienza ufficiale in città avrà luogo nel pomeriggio di
sabato 17 dicembre, alle 16.30, presso la Casa
dell’Accoglienza. Una scelta non casuale quella della
location, riconfermata anche quest’anno dagli scout del Masci
essendo questa la principale delle opere segno della Caritas
diocesana, da sempre impegnata sul fronte dell’accoglienza, in
particolare per l’ospitalità dei profughi, e attualmente in
prima linea a fianco dei terremotati.
Dopo un momento di riflessione e preghiera sul tema della
pace, tutti i partecipanti potranno attingere la fiamma per
portarla, unitamente al suo messaggio, nelle proprie case e
nelle parrocchie.
«La Luce che arriva da Betlemme – spiegano dal Masci – ci
permette una piccola riflessione su ciò che può essere Luce
nella nostra vita. Forse non troviamo niente di eccezionale,
ma non c’è bisogno di cose abbaglianti! Giusto la semplicità
del quotidiano: il sorriso del vicino, l’amore di quelli che
ci circondano, un pranzo in compagnia di amici, il viso di
coloro che Dio pone sulla nostra strada, … E poi, ci sono
tante piccole luci che accendiamo noi, talvolta senza
rendercene conto: quando ad esempio offriamo un sorriso a chi
è triste o posiamo la mano sulla spalla di chi soffre».
«Coloro che accendono le luci – continuano ancora gli Scout –:
ecco un bell’incarico per la missione che ci conferisce il
Signore, soprattutto nel quotidiano: essere Luce per gli
altri! Essere Luce sulle strade della vita, talvolta così
diverse! Se facciamo il conto di tutte le piccole luci che
troviamo sul nostro cammino e di tutte quelle che accendiamo
senza saperlo, allora sì: forse sono molte le Luci nella
nostra vita!».
Ma occorre un’accortezza: «Non confondiamoci con le luci che
illuminano le vetrine o le strade, specialmente nel periodo
natalizio! No, quelle sono luci effimere, durano poco… mentre
la Luce segno della presenza di Dio nel cuore della nostra
vita, brilla continuamente perché il nostro cuore è fiducioso
e colmo di speranza. Allora chiediamo al Signore, nostra Luce,
di continuare ad illuminare la nostra strada affinché il
nostro impegno sia di costruire ponti e non muri che dividono,
e di sapere sempre riconoscere nell’altro la Sua Luce».
Proprio con questo spirito gli Scout del Masci, nei giorni
successivi, porteranno la Luce in diverse realtà cremonesi in
cui questo segno di pace e speranza risulterà particolarmente
significativo. Tra queste, in particolare, l’Hospice
dell’Ospedale di Cremona e l’Istituto Vismara-De Petri di San
Bassano.
L’origine dell’iniziativa
Il viaggio della Luce della pace di Betlemme è iniziato nel
1986 per iniziativa degli Scout austriaci. Di anno in anno,
proprio grazie a questa associazione, è cresciuta la
partecipazione e l’entusiasmo in ogni parte d’Europa. In
Italia la Luce è arrivata subito nel 1986 a opera degli Scout
del Sud Tirol: la diffusione della fiammella, per alcuni anni
limitata al territorio dell’Alto Adige, si è propagata presto
anche nel resto dello Stivale. Nel 1994 in Veneto è stato
costituito un comitato spontaneo che, nel Natale dello stesso
anno, ha partecipato alla manifestazione di Vienna, portando
quindi la fiamma in Italia dove, viaggiando in treno, ha
raggiunto diverse località della Penisola. Da allora questo
avviene ogni anno: la Luce, accesa alla lampada ad olio che
arde perennemente nella chiesa della Natività di Betlemme,
alimentata dall’olio donato da tutte le Nazioni cristiane
della Terra, raggiunge così varie città italiane.
La “Luce della Pace di Betlemme” non ha solo significato
religioso, ma traduce in sé molti valori civili, etici e
morali accettati anche da chi non pensa di condividere una
fede.
Nell'archivio
Fondazione Mazzolari
nuovi documenti
della
3.500
L’Archivio della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo è
in continua crescita. Negli ultimi mesi si sono recuperati
circa 3.500 nuovi documenti provenienti, dopo un lungo lavoro
di scannerizzazione, dalla Biblioteca civica Bertoliana di
Vicenza.
Si tratta di preziosi fogli, numerose lettere e inconfondibili
manoscritti di don Primo, frutto dell’intenso rapporto
editoriale con la Casa editrice vicentina “La Locusta”. Rienzo
Colla, il fondatore, è stato uno dei più fedeli editori di
libri di don Mazzolari e ha lasciato in eredità alla
Biblioteca vicentina numerosi documenti che testimoniano la
straordinaria sua amicizia con il parroco di Bozzolo.
A questi documenti se ne aggiungono altri che la Fondazione ha
recuperato e sta continuamente recuperando grazie ai
molteplici contatti con persone che da ogni parte d’Italia
segnalano la presenza di epistolari di don Mazzolari.
L’Archivio della Fondazione di Bozzolo costituisce una
ricchezza inestimabile per studiosi, storici e appassionati
della figura di don Mazzolari. Lo spesso Presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, in visita alla Fondazione lo
scorso 11 novembre (in foto), è rimasto positivamente
impressionato dalla mole di documenti e dal lavoro svolto, nel
corso degli anni, dalla Fondazione perché nulla andasse
perduto.
Ora la Fondazione intende offrire alla consultazione tutto
questo “nuovo” materiale documentale, però non senza prima di
aver provveduto al necessario riordino, all’inventariazione e
alla catalogazione. Grazie anche alla sensibilità della
Fondazione Banca Agricola Mantovana, che ha destinato nei
giorni scorsi un contributo di 15mila euro proprio per questo
scopo, la valorizzazione di questo immenso patrimonio potrà
essere ulteriormente completato.
«Tale investimento – precisa don Bruno Bignami, presidente
della Fondazione “Don Primo Mazzolari” – sarà ancora più
prezioso in vista del processo di beatificazione che la
Diocesi di Cremona ha iniziato. La facile reperibilità dei
documenti e il loro riordino rappresentano un passaggio
importante verso l’auspicato traguardo».
Il grazie di suor Patrizia Di
Clemente
per
i
frutti
dell'Estate di carità nei
Grest
La veglia missionaria in Cattedrale del 22 ottobre scorso era
stata occasione ufficiale per consegnare nelle mani del
Vescovo quanto raccolto durante l’estate nei Grest con il
progetto “Estate di carità”. Oltre 4.300 euro destinati
all’attività in Zambia di suor Patrizia Di Clemente,
comboniana nativa di Mozzanica. La religiosa bergamasca, che è
superiora della comunità di Makeni, nella periferia ovest di
Lusaka, dove da alcuni anni il suo Istituto è impegnato nella
gestione di un progetto di formazione integrale per ragazze
orfane che non hanno mai frequentato la scuola o che, per
motivi finanziari, non hanno potuto continuare la loro
istruzione primaria, ha inviato una lettera per ringraziare
del generoso sostegno.
Carissimi tutti,
Ma soprattutto carissimi Bambini e Ragazzi che ci avete fatto
pervenire, attraverso l’ufficio Diocesano Missionario, una
generosa offerta per il nostro centro in Zambia, vi voglio
ringraziare a nome dei bambini e giovani di Saint Daniel
Comboni Social Development Centre!
Quando don Maurizio (don Maurizio Ghilardi, l’incaricato
diocesano per le Missioni, ndr) mi ha notificato la donazione
ho provato un forte senso di gratitudine nei vostri confronti.
Sapevo bene che l’estate di carità promossa durante il Grest
avrebbe raccolto fondi per la nostra missione, e questo mi ha
fatto molto piacere, non solo per il concreto aiuto che
avremmo ricevuto, ma soprattutto per la grande occasione di
farvi conoscere, in maniera semplice, questo angolo di mondo,
Lusaka. Lusaka è la capitale dello Zambia che in se racchiude
realtà così eterogenee ma tutte ricche di vita malgrado le
quotidiane difficoltà per garantirsi una vita dignitosa. La
dignità è la sfida più grande perché quando c’è povertà anche
i volti più belli possono diventare brutti e anche i cuori più
belli possono perdere la capacità d’amare e i tramonti più
spettacolari passano inosservati…. La dignità non dovrebbe mai
perderla nessuno!
La povertà radicata che non da via alla speranza porta alla
miseria ed è lì che la dignità vacilla… i bambini perdono la
loro innocenza, i grandi s’incattiviscono e tutto rischia di
perdere la bellezza che porta dentro perché data da Dio.
Quando ho ricevuto la vostra donazione (Euro 4.337) mi sono
commossa e mi è venuta in mente quella frase di Santa Madre
Teresa di Calcutta che dice che se non ci fossero piccole
gocce di acqua l’oceano non esisterebbe. Tantissimi bambini
hanno dato un po’ di loro per noi, e io vi ringrazio. Vi
ringrazio per la vostra generosità che non è scontata: noi
siamo lontani e neppure ci conoscete. E’ un atto di fiducia
grande. Generosità e fiducia…. Questi due valori sono
importantissimi per costruire un mondo migliore, giorno per
giorno. Quindi ringraziandovi, mi permetto anche di dirvi: non
perdete per strada quanto siete stati capaci di fare con
generosità e fiducia, attraverso piccoli gesti che diventano
grandi, grandissimi.
Quel pochino che tu hai messo nella scatolina durante
l’estate, è diventato tantissimo per noi.
Qui in Zambia è da un po’ di anni che non abbiamo la
possibilità di beneficiare dell’energia elettrica. Abbiamo
elettricità solo alcune ore durante la giornata. Anche nella
capitale dove sono io. Questo rende difficile lavorare.
Pensate a chi produce pane, senza elettricità i forni non
funzionano. O a chi vende beni alimentari da mantenere nei
frigoriferi, o alle ditte che fabbricano vari beni attraverso
il supporto della meccanica…. La produzione di tutto è
rallentata notevolmente. Il costo dei trasporti aumentato
drasticamente. Questo rende il costo della vita altissimo e le
sfide sono insopportabili.
Anche il sistema educativo e i servizi alla salute sono
condizionati…. E anche il nostro servizio offerto alle donne,
giovani e bambini…. Per questa ragione abbiamo deciso di
investire la somma donata per l’installazione di un sistema
che immagazzina elettricità e che ci permette di utilizzarla
quando l’elettricità data dal governo viene sospesa. Questo ci
permette di portare avanti le attività offerte: il corso di
computer, il servizio biblioteca e le vaie attività educative
rivolte ai bambini che spesso necessitano supporti
audiovisivi. Il Centro accoglie ogni giorno circa duecento
beneficiari, ed è per loro che vogliamo migliorare la qualità
dei servizi offerti.
Ci stiamo preparando al Natale, ci stiamo preparando alla
venuta di Gesù nei nostri cuori, nelle nostre vite… ci
prepariamo ancora e ancora per non dimenticarci della
grandezza dell’amore che ci è stato donato e che trasforma
ogni giorno le nostre vite…. Vi auguro un sereno Natale, vi
auguro di non stancarvi nel prepararvi e vi auguro di
lasciarvi toccare ogni giorno dall’amore di Dio che si fa
vicino attraverso la tenerezza di un bambino. Vi auguro pure
di diventare voi stessi segni e presenze di tenerezza l’uno
per l’altro.
Buon Natale e felice 2017
Sr. Patrizia Di Clemente
Suora Missionaria Comboniana in Zambia
Accettata dal Vescovo la
rinuncia a parroco di don
Doldi
Con l’inizio del 2017 don Emilio Doldi lascerà la guida delle
parrocchie di S. Daniele Po e Isola Pescaroli. L’annuncio è
stato dato dal vicario episcopale per la Pastorale, don
Gianpaolo Maccagni, nel corso del Consiglio pastorale
parrocchiale che si è tenuto nella serata di mercoledì 14
dicembre.
Il vescovo Antonio Napolioni, infatti, ha accettato la
rinuncia a parroco delle parrocchie “San Daniele profeta” in
S. Daniele Po e “S. Biagio” in Isola Pescaroli presentata dal
sacerdote originario di Castelleone. La rinuncia avrà effetto
dal 1° gennaio 2017.
Don Emilio continuerà comunque a risiedere in parrocchia con
l’incarico di collaboratore parrocchiale.
Dal 1° gennaio 2017, in attesa della nomina del nuovo parroco,
sarà amministratore parrocchiale il vicario zonale della Zona
pastorale VIII don Emilio Garattini.
Don Emilio Doldi è nato a Credera il 9 luglio 1944 ed è stato
ordinato sacerdote il 28 giugno 1969 mentre risedeva nella
parrocchia di Castelleone.
Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Isola
Dovarese. Nel 1977 il trasferimento a Roggione di
Pizzighettone, parrocchia della quale nel 1987 è diventato
parroco.
Nel 2003 il vescovo Dante Lafranconi l’ha scelto come parroco
di S. Daniele Po e Isola Pescaroli.
Fraternità tra sconosciuti,
domenica il terzo incontro di
Traiettorie di Sguardi
Domenica 18 dicembre alle ore 18.30 presso l’oratorio del
Maristella si svolgerà il terzo appuntamento di Traiettorie di
Sguardi, percorso rivolto ai giovani (20-30 anni) con lo scopo
di indagare, attraverso vari linguaggi espressivi, le più
significative aspettative di realizzazione dei giovani d’oggi.
Ospite dell’incontro il pedagogista Pierpaolo Triani, che
interverrà supportato dagli attori cremonesi Mattia Cabrini e
Marco Rossetti.
Quest’anno il tema scelto per Traiettorie di Sguardi è “Il
Sale della Terra – Giovani per trasmettere il gusto della
vita”: il sale ciò che da sapore, ma anche ciò che preserva
dalla corruzione, ciò che aiuta a custodire, a conservare. La
comunità cristiana è sale quando vive e resta fedele alle
beatitudini, quando è capace di pagare di persona la fedeltà a
Dio e all’uomo, quando è in grado di anticipare in questo
tempo e in questa storia i cieli nuovi e la tera nuova.
I diversi appuntamenti di Traiettorie di Sguardi si snodano
all’interno di questa tematica e in particolare domenica 18
con “Faccia a faccia” si tenterà di rispondere a questa
domanda: “ Come può nascere fraternità tra sconosciuti?”.
Disposizione è apertura verso l’altro e il nuovo, non
autosufficienza, desiderio di giocarsi e di incontrare, nel
confronto tra chi siamo veramente e qual è la comunità a cui
apparteniamo. Si parlerà di tutto questo con Pierpaolo Triani,
pedagogista e professore presso l’Università di Parma,
Bologna, Piacenza e Brescia, insieme a Mattia Cabrini e Marco
Rossetti, attori cremonesi della Compagnia dei piccoli.
Brochure di Tds 2016/2017
Resoconto dei precedenti incontri