“Quel Caino di mio fratello” venerdì alla
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“Quel Caino di mio fratello” venerdì alla
S. Francesco di Sales, l'incontro del Vescovo con i giornalisti Martedì 24 gennaio si celebra la memoria liturgica di san Francesco di Sales, il patrono dei giornalisti. Proprio in questa circostanza, proseguendo una consuetudine ormai consolidata, il vescovo Antonio Napolioni incontrerà gli operatori delle comunicazioni sociali della città e della diocesi di Cremona. L’appuntamento è proprio martedì 24 gennaio, a partire dalle 10, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona (via Sant’Antonio del Fuoco 9A). L’incontro, promosso dall’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali, sarà moderato dal nuovo direttore don Enrico Maggi. Dopo il momento di preghiera iniziale con una riflessione da parte del Vescovo, l’incontro sarà caratterizzato dall’intervento del cremonese Giacomo Ghisani, vicedirettore generale della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, che offrirà una riflessione a partire dal messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (28 maggio 2017) – dal titolo: «Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5) Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo – che sarà reso noto proprio nella mattinata del 24 gennaio. Ghisani, già responsabile delle Relazioni internazionali e Affari legali della Radio vaticana e membro del Consiglio di amministrazione del Centro televisivo vaticano, dal 1° marzo scorso ricopre anche l’incarico “ad interim” di legale rappresentante e responsabile dell’Ufficio amministrativo della Radio Vaticana. Nato a Cremona nel 1969 – figlio di Giuseppe Ghisani, noto giornalista e srcittore originario di San Daniele Po – Giacomo Ghisani si è laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1995, conseguendo il dottorato in Diritto Canonico nel 2007 presso la Pontificia Università Lateranense in Roma. Dal 1997 lavora alla Radio Vaticana. L’incontro è aperto a tutti, pur essendo rivolto in modo particolare a quanti operano a diverso titolo nel mondo della comunicazione, primi fra tutti i giornalisti, che proprio in questi giorni stanno ricevendo l’invito del Vescovo. A conclusione della mattinata, sempre nei locali del Centro Pastorale Diocesano, ai partecipanti sarà offerto un rinfresco. Il patrono san Francesco di Sales Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII. Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici. A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio. L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi. Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione. «Preti in uscita», il 31 gennaio destinazione Milano Una volta al mese il vescovo Antonio propone ai sacerdoti diocesani una giornata di fraternità che oltre a rinsaldare i legami di amicizia serve a staccare la spina dai tanti impegni e preoccupazioni pastorali. In primavera-estate la meta è spesso un luogo di montagna, nei mesi più freddi, invece, sono preferite le città con degli itinerari storico-culturali. Martedì 31 gennaio è promossa un’uscita a Milano per onorare la figura di San Carlo Borromeo, grande figura di pastore, e per visitare il museo diocesano. La partenza è fissata per le 7.30 dalla stazione ferroviaria di Cremona. Alle 10 l’appuntamento è in Duomo per la celebrazione eucaristica nel cosidetto scurolo di San Carlo Borromeo, ovvero la cripta posta sotto l’altare maggiore dove, in una urna di cristallo e argento, sono custodite le spoglie dell’arcivescovo ambrosiano nato ad Arona il 2 ottobre 1538 e morta a Milano il 3 novembre 1584 dopo una vita spesa senza risparmio nella riforma della Chiesa e nella diffusione del Vangelo. I sacerdoti dovranno portare il camice, mentre la stola sarà fornita dalla sagrestia. Subito dopo l’Eucaristia presieduta dal vescovo Antonio i sacedoti cremonesi si recheranno a piedi alla basilica di Sant’Ambrogio scoprendo, alcune curiosità nascoste della Milano romana, grazie alla prestigiosa e competente guida dell’architetto Carlo Capponi, direttore dell’ufficio beni culturali dell’arcidiocesi ambrosiana Tra le 13 e le 13.30 è previsto il pranzo presso l’università Cattolica del Sacro Cuore. Alle 14.30, accompagnata dal direttore dottor Gabriele Allevi, la comitiva visiterà il Museo diocesano soffermandosi in modo particolare sull’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer, straordinario protagonista del Rinascimento tedesco ed europeo, che eseguì l’opera nel 1504 alla soglia del suo secondo viaggio in Italia. Il dipinto, conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze, è esposto a Milano fino al 5 febbraio 2017. Terminata la visita al Museo, che nel 2016 ha festeggiato i anni di attività diventando sempre di più un punto riferimento per la cultura milanese, i sacerdoti avranno po’ di tempo libero. Alle 17.15 si riprenderà il treno stazione Centrale. Alle 18.15 è previsto l’arrivo a Cremona. 15 di un in Costo dei trasporti 16 euro; costo di ingresso al museo 6 euro. Iscrizioni entro il 24 gennaio presso don Marco Leggio , parroco di Antegnate e vicario della zona pastorale prima. Sinodo vaticano dei giovani, «Mettersi in ascolto di tutti» “Incontrare, accompagnare, prendersi cura di ogni giovane, nessuno escluso”. È la prospettiva del documento preparatorio del Sinodo dei giovani, in programma nell’ottobre del 2018 sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. A parlare del documento, prima della presentazione ufficiale in Sala Stampa vaticana, è stato lo stesso Papa Francesco, con una lettera in cui assicura: “Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi”. La Chiesa, a partire dai suoi pastori, “è chiamata a mettersi in discussione” per superare schemi, “rigidità” e linguaggi “anacronistici”. Due le stelle polari del testo, rispetto al quale il nuovo Sinodo si pone “in continuità”: l’Evangelii Gaudium e l’Amoris Laetitia. Il documento termina con un questionario destinato alle Conferenze episcopali di tutto il mondo, che dovranno far pervenire le loro risposte entro la fine di ottobre; oltre alle 15 domande comuni, per la prima volta vengono introdotte tre domande specifiche per ogni Continente. È prevista, inoltre, “una consultazione di tutti i giovani attraverso un sito Internet, con un questionario sulle loro aspettative e la loro vita”: dal 1° marzo, ha annunciato, infatti, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, rispondendo ai giornalisti, sul sito sinodogiovani2018.va i giovani di tutto il mondo – anche non credenti – potranno rispondere a domande a loro dedicate, in via di elaborazione. Le risposte ai due questionari costituiranno la base per la redazione dell’Instrumentum laboris. Ci sono molte “differenze” tra i giovani dei cinque Continenti – la prima delle quali è quella tra maschile e femminile – ma ciò che accomuna i giovani tra i 16 e i 29 anni, si legge nel documento preparatorio del Sinodo, è il fatto di vivere “in un contesto di fluidità e incertezza mai sperimentato in precedenza”. “A fronte di “pochi privilegiati”, molti vivono “in situazione di vulnerabilità e di insicurezza, il che ha impatto sui loro itinerari di vita e sulle loro scelte”. Tra le sfide da raccogliere, quella della “multiculturalità”. In molte parti del mondo, i giovani sperimentano condizioni di “particolare durezza”. Nonostante questi scenari spesso a tinte fosche, “non pochi” giovani “desiderano essere parte attiva dei processi di cambiamento del presente”. Sul versante opposto il fenomeno dei “Neet”, cioè giovani non impegnati in un’attività di professionale. studio né di lavoro né di formazione Una Chiesa “più vicina alla gente, più attenta ai problemi sociali”: così la vorrebbero i giovani, in un contesto in cui “l’appartenenza confessionale e la pratica religiosa diventano sempre più tratti di una minoranza e i giovani non si pongono ‘contro’, ma stanno imparando a vivere ‘senza’ il Dio presentato dal Vangelo e ‘senza’ la Chiesa, salvo affidarsi a forme di religiosità e spiritualità alternative e poco istituzionalizzate o rifugiarsi in sette o esperienze religiose a forte matrice identitaria”. Quella dei giovani è una realtà sempre più “iperconnessa”, con “opportuntà” e “rischi” da soppesare: per questo è “di grande importanza mettere a fuoco come l’esperienza di relazioni tecnologicamente mediate strutturi la concezione del mondo, della realtà e dei rapporti interpersonali e con questo è chiamata a misurarsi l’azione pastorale, che ha bisogno di sviluppare una cultura adeguata”. “Oggi scelgo questo, domani si vedrà”. È l’assioma dominante che rende sempre più difficili le scelte dei giovani, che si traducono in “opzioni sempre reversibili più che di scelte definitive”. In questo contesto, “i vecchi approcci non funzionano più e l’esperienza trasmessa dalle generazioni precedenti diventa rapidamente obsoleta”. “Riconoscere, interpretare, scegliere”. Sono i tre verbi, presi dall’Evangelii gaudium, in cui è riassunta l’essenza del “discernimento vocazionale”. “Il percorso della vita impone di decidere, perché non si può rimanere all’infinito nell’indeterminatezza”. Di qui l’importanza dell’accompagnamento personale, che non è “teoria del discernimento” ma capacità di “favorire la relazione tra la persona e il Signore, collaborando a rimuovere ciò che la ostacola”. È “la differenza tra l’accompagnamento al discernimento e il sostegno psicologico”. “Uscire, vedere, chiamare”. Sono i tre verbi dell’Evangelii gaudium al centro della terza e ultima parte del documento, in cui si risponde alla domanda centrale del testo: “Che cosa significa per la Chiesa accompagnare i giovani ad accogliere la chiamata alla gioia del Vangelo, soprattutto in un tempo segnato dall’incertezza, dalla precarietà, dall’insicurezza?”. La ricetta suggerita è “l’inclusione reciproca tra pastorale giovanile e pastorale vocazionale, pur nella consapevolezza delle differenze”. “Uscire” è abbandonare gli “schemi” che incasellano le persone, vedere è “passare del tempo” con i giovani per “ascoltare le loro storie”, chiamare è “ridestare il desiderio, smuovere le persone da ciò che le tiene bloccate, porre domande a cui non ci sono risposte preconfezionate”. Pastorale vocazionale, inoltre, “significa accogliere l’invito di Papa Francesco a uscire, anzitutto da quelle rigidità che rendono meno credibile l’annuncio della gioia del Vangelo, dagli schemi in cui le persone si sentono incasellate e da un modo di essere Chiesa che a volte risulta anacronistico”. “Tutta la comunità cristiana deve sentirsi responsabile del compito di educare le nuove generazioni”. È quanto si legge nella parte finale del testo, in cui si auspica il “coinvolgimento dei giovani negli organismi di partecipazione delle comunità diocesane e parrocchiali, a partire dai consigli pastorali”. No, quindi, “all’improvvisazione e all’incompetenza”: servono “adulti degni di fede, credenti autorevoli, con una chiara identità umana, una solida appartenenza ecclesiale”. “Insostituibile” il ruolo educativo svolto dalle famiglie. Lettera del Santo Padre Francesco Documento preparatorio del Sinodo vaticano Il vescovo Antonio apre il Convegno Agesci di Assisi Sarà il vescovo Antonio Napolioni ad aprire, la sera di venerdì 20 gennaio ad Assisi, il Convegno nazionale Agesci promosso nell’ambito delle celebrazioni per i 100 anni di scoutismo cattolico. Insieme a prof. Silvano Petrosino, docente di Filosofia morale e Filosofia delle comunicazioni, e alla prof.ssa Serena Nocetti, docente di Teologia sistematica, il vescovo Napolioni parteciperà alla tavola rotonda dal titolo “Essere cattolici nella società ed educatori nella Chiesa nazionale e locale”. Il convegno del Centenario dello Scautismo Cattolico, dal titolo “Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore”, è in programma dal 20 al 22 gennaio presso la Pro-Civitate Christiana “La Cittadella” di Assisi e vedrà la partecipazione, oltre ai membri di Consiglio nazionale Agesci, dei membri dei Comitati regionali allargati alle Branche e dei responsabili e assistenti ecclesiastici di Zona. A introdurre il Convegno, nel pomeriggio gennaio, sarà la lectio divina presieduta dal Bagnasco nella Cattedrale di Assisi, naturalmente anche del vescovo di Assisi, Sorrentino. di venerdì 20 cardinal Angelo alla presenza mons. Domenico Ad aprire ufficialmente i lavori sarà quindi in serata la tavola rotonda che vedrà la partecipazione proprio del vescovo di Cremona. Dopo essere stato in gioventù per sei anni capo della branca dei Lupetti, mons. Napolioni da sacerdote ha vestito i panni di assistente ecclesiastico Scout, ricoprendo anche le carica di assistente regionale delle Marche dal 1986 al 1992 e quella di assistente nazionale Agesci dal 1992 al 1998. La giornata di sabato proseguirà quindi riflettendo sull’identità pedagogica dello scautismo, sulle caratteristiche fondanti e sulle scelte maturate in un secolo di appartenenza ecclesiale, nell’ambito dell’educazione alla fede. Tematiche che saranno dibattute in gruppi di lavoro animati in modo dinamico e partecipato. In particolare sull’identità pedagogica dello Scautismo, e dello Scautismo cattolico in particolare, parleranno Gualtiero Zanolini, uno dei dodici componenti del Comitato direttivo mondiale, e padre Federico Lombardi, gesuita, scout, già direttore della Sala Stampa vaticana. Nel pomeriggio, invece, con Michele Pandolfelli saranno ripercorse le tappe dello scautismo cattolico guardando poi all’identità del capo scout e alla sua formazione. In serata veglia di preghiera. Nella mattinata del 22 gennaio la conclusione del Convegno dopo la messa presieduta nella Basilica di S. Francesco da mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve ed assistente ecclesiastico Agesci dell’Umbria. Una tre giorni in cui l’Agesci vuole ribadire e approfondire insieme la scelta dello Scoutismo come proposta di fede e di appartenenza ecclesiale. Per questo forte sarà il coinvolgimento dei vari livelli associativi, con la presenza dei responsabili di Zona in concomitanza con l’avvio delle novità relative al ruolo introdotte con la revisione dei percorsi deliberativi. In diocesi di Cremona l’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) è presente con 8 gruppi: Cassano d’Adda, Caravaggio, Fornovo S. Giovanni, Soncino, Cremona 2 (Cristo Re), Cremona 3 (S. Bernardo), Bozzolo e Viadana. Presenze suddivise tra le diverse zone della Lombardia. Presenti anche gli adulti del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani). Dal 9 all'11 febbraio pellegrinaggio a Lourdes Pellegrinaggio a Lourdes dal 9 all’11 febbraio, nel 159° anniversario della prima apparizione mariana. La proposta è dell’agenzia viaggi e turismo ProfiloTours. Quota base di partecipazione 555 euro. Il ritrovo è fissato al mattino molto presto all’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo), dove i partecipanti si imbarcheranno per il volo diretto a Lourdes. Giunto in territorio francese, per il gruppo è previsto il trasferimento in pullman in albergo per la sistemazione e il pranzo. Nel pomeriggio l’apertura ufficiale del pellegrinaggio, con tempo a disposizione per la devozione personale e la visita ai luoghi di santa Bernardette. Cena in albergo Venerdì 10 febbraio giornata dedicata alla partecipazione alle celebrazioni religiose in Santuario. Pranzo e cena in hotel. Le iniziative di sabato 11 febbraio saranno caratterizzate dal 159° anniversario della prima apparizione della Madonna a Lourdes, avvenita l’11 febbraio 1858. Pranzo in albergo. In serata trasferimento all’aeroporto per il rientro. La quota comprende il viaggio in aereo in classe turistica e il trasferimenti in pullman da/per l’aeroporto di Lourdes. Possibilità, invece di trasporto Cremona-Orio al Serio A/R con un supplemento di 40 euro (minimo 8 paganti). Sempre nella quota è compresa l’assistenza l’assicurazione bagaglio Europ Assistance, sanitaria, così come l’accompagnatore e l’assistente spirituale. Tra i supplementi anche le tasse aeroportuali (50 euro, da riconfermare all’emissione del biglietto). Il pernottamento sarà in un albergo 3 stelle con camere a due letti. Supplemento camera singola 90 euro, terzo letto adulti 10 euro. Informazioni e iscrizioni presso l’agenzia viaggi e turismo ProfiloTours di Cremona, piazza S. Antonio Maria Zaccaria 2 (tel. 0372-460592, e-mail [email protected]). Le ragioni della laicità venerdì sera ad Arzago “Le ragioni della laicità. Oriana Fallaci”. Questo il titolo dell’incontro in programma la sera di venerdì 13 gennaio alle 20.45 presso il salone parrocchiale di Arzago d’Adda. L’incontro, promosso dalle parrocchie di Arzago d’Adda, Calvenzano, Rivolta d’Adda e Vailate, vedrà intervenire Paolo Gulisano. La locandina Cina: cultura, fede e storia da scoprire La testimonianza di fede data dai missionari cremonesi padre Zanardi e mons. Barosi in Cina, insieme ai loro confratelli, sembra non aver lasciato traccia, almeno apparentemente, così come la vita di mons. Gaetano Pollio (PIME) che ha conosciuto profondamente le carceri cinesi durante la rivoluzione culturale, insieme a tanti altri sacerdoti e laici cinesi. In effetti la Chiesa cinese è sempre in sofferenza. Ma nello stesso tempo è una Chiesa molto viva, che non si arrende di fronte ai tanti atteggiamenti ambigui mantenuti dagli organismi di governo e da alcuni rappresentanti dell’Associazione patriottica. I battesimi cattolici in Cina sono in aumento ogni anno. Purtroppo, nonostante la globalizzazione dell’informazione, che consente a quasi tutti i cittadini del mondo, cinesi compresi, di poter accedere alle informazioni e alle notizie più svariate, che possono rassicurare circa le reali mire dell’evangelizzazione da parte della Chiesa Cattolica e la presenza numerosa di cittadini cinesi sul territorio italiano, nonché diocesano, non ha ancora mutato lo sguardo della classe dirigente cinese nei confronti di un popolo, quello ecclesiale, che nulla toglierebbe alle proprie tradizioni, ma soprattutto non costituirebbe una minaccia nei confronti di quegli elementi così tanto cari a Pechino: indipendenza, autonomia, autogestione e “sinicizzazione”. I passi diplomatici da compiere sono ancora tanti, nel tentativo di aiutarci nella reciproca comprensione culturale e politica, e chi vive la propria fede in Cina, avendo scelto la strada del ministero ordinato, ne sa qualcosa. Dalla curiosità nei confronti di una cultura così diversa dalla nostra, dal bisogno di sapere quali sono le reali condizioni dei cattolici cinesi (in particolare i presbiteri e i vescovi), dal desiderio di poter comunicare la fede anche ai laboriosi e silenziosi cinesi che vivono sul territorio cremonese (ma che giungono da un Paese dove le autorità hanno un peso enorme e dove le forme di controllo sono molteplici e impensabili), nasce l’incontro – promosso dai Centri missionari delle Diocesi di Cremona e Crema – con don Giuseppe Zhang, sacerdote cinese, cappellano della comunità cattolica cinese di Milano, il quale ha accettato di incontrare la Chiesa cremonese in un incontro che si terrà sabato 21 gennaio, alle 16.30, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona. Insieme a lui interverrà anche Elisa Giunipero, docente di storia della Cina presso l’UCSC di Milano e direttrice del Istituto Confucio di Milano. Da una lato la testimonianza di fede e umana di don Giuseppe, dall’altro il tentativo di comprendere una storia così complessa quale è quella del popolo cinese che per lunghi decenni ha prodotto un isolamento che tutt’oggi fatica ad aprirsi a un’idea di libertà vera, non solo quella dettata dal mercato libero. Locandina dell’incontro Al cinema “Silence” di Martin Scorsese con la storia di due gesuiti in missione nel Giappone del XVII secolo Anche nelle sale cinematrografiche cremonesi “Silence”, il film di Martin Scorsese basato sull’omonimo romanzo dello scrittore Shūsaku Endo. La storia di due missionari gesuiti che intraprendono un viaggio ricco di insidie nel Giappone del XVII secolo per ritrovare il proprio mentore e indagare su presunte persecuzioni religiose. Dal 12 gennaio nei cinema italiani, la pellicola, che vanta nel cast Liam Neeson, Andrew Garfield e Adam Driver, a Cremona è in programmazione sia al ChineCaplin di via Antiche Fornaci che a SpazioCinema del centro commerciale CremonaPo. Il film, 159 minuti, è ambientato nel 1633. Due giovani gesuiti, padre Sebastião Rodrigues e padre Francis Garrpe, rifiutano di credere alla notizia che il loro maestro spirituale, padre Ferreira, partito per il Giappone per annunciare il Vangelo in quella terra, abbia rinnegato la propria fede. I due decidono dunque di partire per l’Estremo Oriente, pur sapendo che in Giappone i cristiani sono ferocemente perseguitati e chiunque possieda anche solo un simbolo della fede di importazione viene sottoposto alle più crudeli torture. Una volta arrivati troveranno come improbabile guida il contadino Kichijiro, un ubriacone che ha ripetutamente tradito i cristiani, pur avendo abbracciato il loro credo. I due religiosi saranno drammaticamente testimoni delle persecuzioni operate a danno dei cristiani giapponesi per mano dagli Shogun, impegnati a eliminare dal territorio ogni influenza del mondo occidentale. L’intervista del regista Martin Scorsese su L’Osservatore Romano (a pagina 5) Gemellaggio terremoto/20. Ascolto e vicinanza incontrando chi è rimasto nelle piccole frazioni Mercoledì 4 Gennaio 2017 Il sole a Pian di Pieca illumina paesaggi bellissimi e rende più sopportabile il forte freddo. Don Luigi Verolini il 28 dicembre ha accolto me e Paola a braccia aperte ospitandoci nell’oratorio dove ho potuto sfiorare la vita del “campo” , ho incrociato e toccato mani, ho visto sguardi e ho sentito storie cariche di dolore e di speranza, ho avuto in dono sorrisi e lacrime e sono stata accolta a tal punto da sentirmi a casa. Il nuovo anno è stato accolto in un clima di vicinanza gioiosa, nell’oratorio si sono riunite circa 80 persone e durante la preghiera di ringraziamento un pensiero particolare è stato rivolto agli “Angeli di Cremona”. Oltre alla vita quotidiana del campo, grazie all’aiuto di validissimi volontari locali, abbiamo conosciuto varie realtà della zona. Per diversi pomeriggi – guidati da Graziella e altre volontarie di Caldarola – io, Paola e Fermano abbiamo portato dei pacchi dono e un po’ di conforto ai pochi abitanti che, nonostante tutto, vivono ancora nelle ferite frazioni di Croce, Vestignano, Pieve Favera e Il porta a porta non Colle Valle Valcimarra. è stata un’ opera facile perché molte case sono inagibili e sono state abbandonate. In questi piccoli borghi segnati da cicatrici profonde gli abitanti si conoscono tutti per nome e si respira una sana e forte unione tra di loro. Alcuni si commuovono, altri non smettono di ringraziare, tutti chiedono di non essere dimenticati. A Colle Valle Valcimarra tutti i bambini attendevano il nostro arrivo con trepidazione (spero non mi abbiano scambiato per la Befana che stavano aspettando). Il terremoto li ha lasciati senza acqua ed elettricità, la chiesa (fortemente danneggiata) si affaccia sull’unica strada esistente e il freddo si fa sentire anche per i loro animali. Si teme quindi l’arrivo della neve che da giorni è annunciata. L’opera di ascolto e vicinanza è stata portata anche alle persone – per lo più anziani – che sono tutt’ora ospiti presso le strutture alberghiere della costa, nello specifico a Grottamare e Martinsicuro. Chiaro è il bisogno da loro espresso: in hotel stanno bene, ma temono per il loro futuro, non sanno nulla delle loro case e la maggior parte di loro non è più tornata al paese perché il viaggio richiede un’ora e mezza di macchina. Ci salutiamo con la promessa di rivederci presto e con la certezza di una presenza che non li faccia sentire soli. Nella giornata del 2 gennaio Agostino e Angelo ci hanno portato a Ripe San Ginesio per farci conoscere i “loro ragazzi” ospitati in un centro residenziale per disabili e che, a causa del sisma, hanno dovuto subire ben due trasferimenti. Per loro abbiamo preparato una merenda e tutti insieme ci chitarra. siamo divertiti cantando accompagnati dalla La condivisione di queste forti esperienze con i ragazzi del Liceo Vida è risultata costruttiva e significativa. I ragazzi di son Stefanito si sono dati da fare nelle molteplici attività a loro proposte, la loro carica e il loro entusiasmo hanno portato giovamento a tutte le persone che abbiamo incrociato in questo nostro seppur breve cammino. A Pian di Pieca splendeva il sole mentre R. mi diceva che erano giorni bui: ci siam guardate e abbiamo sorriso, perché il sole splende anche se a volte fatichiamo a scorgerlo. Cristina Pinelli operatrice Caritas Cremonese Speciale terremoto con il diario dei giorni precedenti Volontari per il gemellaggio con Camerino: ecco come fare Venerdì alla cascina San Colombano del Boschetto il ricordo di Mazzolari nel 127° compleanno Venerdì 13 gennaio, in occasione del 127° anniversario della nascita di don Primo Mazzolari, si terrà la tradizionale commemorazione nella parrocchia natia del Boschetto, a Cremona. Alle 16.30 sul sagrato della chiesa si ritroveranno i rappresentanti del volontariato, del pacifismo e della solidarietà internazionale per la formazione del corteo verso la cascina San Colombano dove don Primo nacque il 13 gennaio 1890, come ricorda la targa situata all’ingresso. Qui don Antonio Agnelli, assistente ecclesiali delle ACLI cremonesi, proporrà una riflessione a partire dal “Tu non uccidere”, uno dei testi mazzolariana più intensi e attuali. La riflessione proseguirà quindi alle 17.30 presso la sede provinciale delle Acli, in via Cardinal Massaia, con un incontro sul tema “Il commercio delle armi, la denuncia di Papa Francesco e le nostre responsabilità”. Interverranno don Agnelli e la presidentessa provinciale delle Acli, Carla Bellani. Sempre nel contesto dell’anniversario della nascita di don Mazzolari, sabato 14 gennaio sarà presentato a Cremona il libro, pubblicato da EDB lo scorso ottobre, “La parola ai poveri, curato da mons. Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia. Proprio l’autore interverrà nel pomeriggio del 14 gennaio nel salone dei Quadri del Palazzo comunale di Cremona, insieme al vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, e del sindaco della città, Gianluca Galimberti. Presentazione de “La parola ai poveri” “La parola ai poveri” è una raccolta di scritti del parroco di Bozzolo pubblicati negli anni ’50 in una rubrica del quindicinale Adesso. I poveri chiedono la parola più che una facile strumentalizzazione ideologica. Essi sono una continua provocazione anche per la Chiesa, che attraverso la sua povertà può parlare con credibilità al cuore di ogni uomo. I poveri sono un soggetto ecclesiale scomodo e rappresentano un severo richiamo per chi è chiamato a decidere le sorti dell’umanità. Padre Sapienza, religioso rogazionista, è uno dei più stretti collaboratori di papa Francesco. La sua straordinaria capacità organizzativa è stata ininterrottamente al servizio di tre pontefici: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco. Il prelato non ha mai nascosto il suo debito spirituale nei confronti di don Primo, che ha letto, studiato e meditato per anni. Collabora da tempo con la Fondazione di Bozzolo: accanto al libro che verrà presentato il 14 gennaio, è in uscita nelle prossime settimane un altro testo di Mazzolari, curato sempre da mons. Sapienza e intitolato Quaresimale minore. Il volume La parola ai poveri è di particolare pregio perché riporta un testo autografo di papa Francesco, che non solo consiglia la lettura delle meditazioni di don Primo, ma ne vede la profezia evangelica. Le parole del Pontefice incoraggiano con forza a dare voce ai poveri, a fare della Chiesa la voce di chi non ha voce, ad aprire il cuore verso le necessità degli ultimi. Scrive Francesco di suo pugno: «Ci farà bene leggere e meditare queste pagine molto attuali di don Primo Mazzolari, sacerdote coraggioso. Lui ci ricorda che i poveri sono la vera ricchezza della Chiesa, i poveri sono l’unica salvezza del mondo! Chiediamo al Signore la grazia di vedere i poveri che bussano al cuore, e di uscire da noi stessi con generosità, con atteggiamento di misericordia, perché la misericordia di Dio possa entrare nel nostro cuore». L’invito ad accostare Mazzolari da parte di Papa Francesco fa intuire una profonda sintonia con il messaggio del parroco di Bozzolo, già indicato come modello di sacerdote nel discorso di apertura del Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano lo scorso 16 giugno. In quell’occasione era stato il riferimento all’omelia del 3 aprile 1958 su “Nostro fratello Giuda” a motivare la citazione di don Mazzolari.