“Quel Caino di mio fratello” venerdì alla

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“Quel Caino di mio fratello” venerdì alla
S.
Francesco
di
Sales,
l'incontro del Vescovo con i
giornalisti
Martedì 24 gennaio si celebra la memoria liturgica di san
Francesco di Sales, il patrono dei giornalisti. Proprio in
questa circostanza, proseguendo una consuetudine ormai
consolidata, il vescovo Antonio Napolioni incontrerà gli
operatori delle comunicazioni sociali della città e della
diocesi di Cremona.
L’appuntamento è proprio martedì 24 gennaio, a partire dalle
10, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona (via
Sant’Antonio del Fuoco 9A).
L’incontro, promosso dall’Ufficio diocesano per le
Comunicazioni sociali, sarà moderato dal nuovo direttore don
Enrico Maggi.
Dopo il momento di preghiera iniziale
con una riflessione da parte del
Vescovo,
l’incontro
sarà
caratterizzato dall’intervento del
cremonese
Giacomo
Ghisani,
vicedirettore
generale
della
Segreteria per la comunicazione della
Santa Sede, che offrirà una
riflessione a partire dal messaggio
di Papa Francesco per la prossima
Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali (28 maggio 2017) – dal
titolo: «Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5)
Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo – che sarà reso
noto proprio nella mattinata del 24 gennaio.
Ghisani, già responsabile delle Relazioni internazionali e
Affari legali della Radio vaticana e membro del Consiglio di
amministrazione del Centro televisivo vaticano, dal 1° marzo
scorso ricopre anche l’incarico “ad interim” di legale
rappresentante e responsabile dell’Ufficio amministrativo
della Radio Vaticana.
Nato a Cremona nel 1969 – figlio di Giuseppe Ghisani, noto
giornalista e srcittore originario di San Daniele Po – Giacomo
Ghisani si è laureato in Giurisprudenza all’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1995, conseguendo il
dottorato in Diritto Canonico nel 2007 presso la Pontificia
Università Lateranense in Roma. Dal 1997 lavora alla Radio
Vaticana.
L’incontro è aperto a tutti, pur essendo rivolto in modo
particolare a quanti operano a diverso titolo nel mondo della
comunicazione, primi fra tutti i giornalisti, che proprio in
questi giorni stanno ricevendo l’invito del Vescovo.
A conclusione della mattinata, sempre nei locali del Centro
Pastorale Diocesano, ai partecipanti sarà offerto un
rinfresco.
Il patrono san Francesco di Sales
Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi
giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del
1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che
Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a
lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto
nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e
proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.
Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica
alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida
base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una
brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di
Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a
maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre
1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal
Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione,
scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del
dialogo.
Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con
la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di
far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in
agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette
frutti notevoli tanto da determinare il crollo della
“roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato,
nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.
A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta
da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris
nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis
Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non
riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di
alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma
quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP.
Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.
L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima
direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via
della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli,
religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori
spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le
forze della mente e del cuore – e il dono incessante del
proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella
dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il
proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che
trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo
Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata
sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales –
“Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato
dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei
Discorsi.
Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla
nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua
opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle
iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in
collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal,
dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa
la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso
le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria
Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe
anche
in
molti
Oratori,
soprattutto
dell’Italia
Settentrionale, centri di convinta adesione.
«Preti in uscita», il 31
gennaio destinazione Milano
Una volta al mese il vescovo Antonio propone ai sacerdoti
diocesani una giornata di fraternità che oltre a rinsaldare i
legami di amicizia serve a staccare la spina dai tanti impegni
e preoccupazioni pastorali. In primavera-estate la meta è
spesso un luogo di montagna, nei mesi più freddi, invece, sono
preferite le città
con degli itinerari storico-culturali.
Martedì 31 gennaio è promossa un’uscita a Milano per onorare
la figura di San Carlo Borromeo, grande figura di pastore, e
per visitare il museo diocesano.
La partenza è fissata per le 7.30 dalla stazione ferroviaria
di Cremona. Alle 10 l’appuntamento è in Duomo per la
celebrazione eucaristica nel cosidetto scurolo di San Carlo
Borromeo, ovvero la cripta posta sotto l’altare maggiore dove,
in una urna di cristallo e argento, sono custodite le spoglie
dell’arcivescovo ambrosiano nato ad Arona il 2 ottobre 1538 e
morta a Milano il 3 novembre 1584 dopo una vita spesa senza
risparmio nella riforma della Chiesa e nella diffusione del
Vangelo. I sacerdoti dovranno portare il camice, mentre la
stola sarà fornita dalla sagrestia.
Subito dopo l’Eucaristia presieduta dal vescovo Antonio i
sacedoti cremonesi si recheranno a piedi alla basilica di
Sant’Ambrogio scoprendo, alcune curiosità nascoste della
Milano romana, grazie alla prestigiosa e competente guida
dell’architetto Carlo Capponi, direttore dell’ufficio beni
culturali dell’arcidiocesi ambrosiana
Tra le 13 e le 13.30 è previsto il pranzo presso l’università
Cattolica del Sacro Cuore.
Alle 14.30, accompagnata dal direttore dottor Gabriele Allevi,
la comitiva visiterà il Museo diocesano soffermandosi in modo
particolare sull’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer,
straordinario protagonista del Rinascimento tedesco ed
europeo, che eseguì l’opera nel 1504
alla soglia del suo
secondo viaggio in Italia. Il dipinto, conservato nella
Galleria degli Uffizi di Firenze, è esposto a Milano fino al 5
febbraio 2017.
Terminata la visita al Museo, che nel 2016 ha festeggiato i
anni di attività diventando sempre di più un punto
riferimento per la cultura milanese, i sacerdoti avranno
po’ di tempo libero. Alle 17.15 si riprenderà il treno
stazione Centrale. Alle 18.15 è previsto l’arrivo a Cremona.
15
di
un
in
Costo dei trasporti 16 euro; costo di ingresso al museo 6
euro. Iscrizioni entro il 24 gennaio presso don Marco Leggio ,
parroco di Antegnate e vicario della zona pastorale prima.
Sinodo vaticano dei giovani,
«Mettersi
in
ascolto
di
tutti»
“Incontrare, accompagnare, prendersi cura di ogni giovane,
nessuno escluso”. È la prospettiva del documento preparatorio
del Sinodo dei giovani, in programma nell’ottobre del 2018 sul
tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. A
parlare del documento, prima della presentazione ufficiale in
Sala Stampa vaticana, è stato lo stesso Papa Francesco, con
una lettera in cui assicura: “Un mondo migliore si costruisce
anche grazie a voi”. La Chiesa, a partire dai suoi pastori, “è
chiamata a mettersi in discussione” per superare schemi,
“rigidità” e linguaggi “anacronistici”.
Due le stelle polari del testo, rispetto al quale il nuovo
Sinodo si pone “in continuità”: l’Evangelii Gaudium e l’Amoris
Laetitia. Il documento termina con un questionario destinato
alle Conferenze episcopali di tutto il mondo, che dovranno far
pervenire le loro risposte entro la fine di ottobre; oltre
alle 15 domande comuni, per la prima volta vengono introdotte
tre domande specifiche per ogni Continente. È prevista,
inoltre, “una consultazione di tutti i giovani attraverso un
sito Internet, con un questionario sulle loro aspettative e la
loro vita”: dal 1° marzo, ha annunciato, infatti, il cardinale
Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei
vescovi,
rispondendo
ai
giornalisti,
sul
sito
sinodogiovani2018.va i giovani di tutto il mondo – anche non
credenti – potranno rispondere a domande a loro dedicate, in
via di elaborazione. Le risposte ai due questionari
costituiranno la base per la redazione dell’Instrumentum
laboris.
Ci sono molte “differenze” tra i giovani dei cinque Continenti
– la prima delle quali è quella tra maschile e femminile – ma
ciò che accomuna i giovani tra i 16 e i 29 anni, si legge nel
documento preparatorio del Sinodo, è il fatto di vivere “in un
contesto di fluidità e incertezza mai sperimentato in
precedenza”. “A fronte di “pochi privilegiati”, molti vivono
“in situazione di vulnerabilità e di insicurezza, il che ha
impatto sui loro itinerari di vita e sulle loro scelte”.
Tra le sfide da raccogliere, quella della “multiculturalità”.
In molte parti del mondo, i giovani sperimentano condizioni di
“particolare durezza”. Nonostante questi scenari spesso a
tinte fosche, “non pochi” giovani “desiderano essere parte
attiva dei processi di cambiamento del presente”. Sul versante
opposto il fenomeno dei “Neet”, cioè giovani non impegnati in
un’attività di
professionale.
studio
né
di
lavoro
né
di
formazione
Una Chiesa “più vicina alla gente, più attenta ai problemi
sociali”: così la vorrebbero i giovani, in un contesto in
cui “l’appartenenza confessionale e la pratica religiosa
diventano sempre più tratti di una minoranza e i giovani non
si pongono ‘contro’, ma stanno imparando a vivere ‘senza’ il
Dio presentato dal Vangelo e ‘senza’ la Chiesa, salvo
affidarsi a forme di religiosità e spiritualità alternative e
poco istituzionalizzate o rifugiarsi in sette o esperienze
religiose a forte matrice identitaria”.
Quella dei giovani è una realtà sempre più “iperconnessa”, con
“opportuntà” e “rischi” da soppesare: per questo è “di grande
importanza mettere a fuoco come l’esperienza di relazioni
tecnologicamente mediate strutturi la concezione del mondo,
della realtà e dei rapporti interpersonali e con questo è
chiamata a misurarsi l’azione pastorale, che ha bisogno di
sviluppare una cultura adeguata”.
“Oggi scelgo questo, domani si vedrà”. È l’assioma dominante
che rende sempre più difficili le scelte dei giovani, che si
traducono in “opzioni sempre reversibili più che di scelte
definitive”. In questo contesto, “i vecchi approcci non
funzionano più e l’esperienza trasmessa dalle generazioni
precedenti diventa rapidamente obsoleta”.
“Riconoscere, interpretare, scegliere”. Sono i tre verbi,
presi dall’Evangelii gaudium, in cui è riassunta l’essenza del
“discernimento vocazionale”. “Il percorso della vita impone di
decidere, perché non si può rimanere all’infinito
nell’indeterminatezza”.
Di
qui
l’importanza
dell’accompagnamento personale, che non è “teoria del
discernimento” ma capacità di “favorire la relazione tra la
persona e il Signore, collaborando a rimuovere ciò che la
ostacola”.
È “la differenza tra l’accompagnamento al discernimento e il
sostegno psicologico”.
“Uscire, vedere, chiamare”. Sono i tre verbi dell’Evangelii
gaudium al centro della terza e ultima parte del documento, in
cui si risponde alla domanda centrale del testo: “Che cosa
significa per la Chiesa accompagnare i giovani ad accogliere
la chiamata alla gioia del Vangelo, soprattutto in un tempo
segnato dall’incertezza, dalla precarietà, dall’insicurezza?”.
La ricetta suggerita è “l’inclusione reciproca tra pastorale
giovanile e pastorale vocazionale, pur nella consapevolezza
delle differenze”.
“Uscire” è abbandonare gli “schemi” che incasellano le
persone, vedere è “passare del tempo” con i giovani per
“ascoltare le loro storie”, chiamare è “ridestare il
desiderio, smuovere le persone da ciò che le tiene bloccate,
porre domande a cui non ci sono risposte preconfezionate”.
Pastorale vocazionale, inoltre, “significa accogliere l’invito
di Papa Francesco a uscire, anzitutto da quelle rigidità che
rendono meno credibile l’annuncio della gioia del Vangelo,
dagli schemi in cui le persone si sentono incasellate e da un
modo di essere Chiesa che a volte risulta anacronistico”.
“Tutta la comunità cristiana deve sentirsi responsabile del
compito di educare le nuove generazioni”. È quanto si legge
nella parte finale del testo, in cui si auspica il
“coinvolgimento dei giovani negli organismi di partecipazione
delle comunità diocesane e parrocchiali, a partire dai
consigli pastorali”. No, quindi, “all’improvvisazione e
all’incompetenza”: servono “adulti degni di fede, credenti
autorevoli, con una chiara identità umana, una solida
appartenenza ecclesiale”. “Insostituibile” il ruolo educativo
svolto dalle famiglie.
Lettera del Santo Padre Francesco
Documento preparatorio del Sinodo vaticano
Il vescovo Antonio apre il
Convegno Agesci di Assisi
Sarà il vescovo Antonio Napolioni ad aprire, la sera di
venerdì 20 gennaio ad Assisi, il Convegno nazionale Agesci
promosso nell’ambito delle celebrazioni per i 100 anni di
scoutismo cattolico. Insieme a prof. Silvano Petrosino,
docente di Filosofia morale e Filosofia delle comunicazioni, e
alla prof.ssa Serena Nocetti, docente di Teologia sistematica,
il vescovo Napolioni parteciperà alla tavola rotonda dal
titolo “Essere cattolici nella società ed educatori nella
Chiesa nazionale e locale”.
Il convegno del Centenario dello Scautismo Cattolico, dal
titolo “Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore”, è in
programma dal 20 al 22 gennaio presso la Pro-Civitate
Christiana “La Cittadella” di Assisi e vedrà la
partecipazione, oltre ai membri di Consiglio nazionale Agesci,
dei membri dei Comitati regionali allargati alle Branche e dei
responsabili e assistenti ecclesiastici di Zona.
A introdurre il Convegno, nel pomeriggio
gennaio, sarà la lectio divina presieduta dal
Bagnasco nella Cattedrale di Assisi,
naturalmente anche del vescovo di Assisi,
Sorrentino.
di venerdì 20
cardinal Angelo
alla presenza
mons. Domenico
Ad aprire ufficialmente i lavori sarà quindi in serata la
tavola rotonda che vedrà la partecipazione proprio del vescovo
di Cremona. Dopo essere stato in gioventù per sei anni capo
della branca dei Lupetti, mons. Napolioni da sacerdote ha
vestito i panni di assistente ecclesiastico Scout, ricoprendo
anche le carica di assistente regionale delle Marche dal 1986
al 1992 e quella di assistente nazionale Agesci dal 1992 al
1998.
La
giornata
di
sabato
proseguirà
quindi
riflettendo
sull’identità
pedagogica
dello
scautismo,
sulle
caratteristiche fondanti e sulle scelte maturate in un secolo
di appartenenza ecclesiale, nell’ambito dell’educazione alla
fede. Tematiche che saranno dibattute in gruppi di lavoro
animati in modo dinamico e partecipato.
In particolare sull’identità pedagogica dello Scautismo, e
dello Scautismo cattolico in particolare, parleranno Gualtiero
Zanolini, uno dei dodici componenti del Comitato direttivo
mondiale, e padre Federico Lombardi, gesuita, scout, già
direttore della Sala Stampa vaticana. Nel pomeriggio, invece,
con Michele Pandolfelli saranno ripercorse le tappe dello
scautismo cattolico guardando poi all’identità del capo scout
e alla sua formazione. In serata veglia di preghiera.
Nella mattinata del 22 gennaio la conclusione del Convegno
dopo la messa presieduta nella Basilica di S. Francesco da
mons. Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia-Città
della Pieve ed assistente ecclesiastico Agesci dell’Umbria.
Una tre giorni in cui l’Agesci vuole ribadire e approfondire
insieme la scelta dello Scoutismo come proposta di fede e di
appartenenza ecclesiale. Per questo forte sarà il
coinvolgimento dei vari livelli associativi, con la presenza
dei responsabili di Zona in concomitanza con l’avvio delle
novità relative al ruolo introdotte con la revisione dei
percorsi deliberativi.
In diocesi di Cremona l’Agesci (Associazione Guide e Scout
Cattolici Italiani) è presente con 8 gruppi: Cassano d’Adda,
Caravaggio, Fornovo S. Giovanni, Soncino, Cremona 2 (Cristo
Re), Cremona 3 (S. Bernardo), Bozzolo e Viadana. Presenze
suddivise tra le diverse zone della Lombardia. Presenti anche
gli adulti del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici
Italiani).
Dal
9
all'11
febbraio
pellegrinaggio a Lourdes
Pellegrinaggio a Lourdes dal 9 all’11 febbraio, nel 159°
anniversario della prima apparizione mariana. La proposta è
dell’agenzia viaggi e turismo ProfiloTours. Quota base di
partecipazione 555 euro.
Il ritrovo è fissato al mattino molto presto all’aeroporto di
Orio al Serio (Bergamo), dove i partecipanti si imbarcheranno
per il volo diretto a Lourdes. Giunto in territorio francese,
per il gruppo è previsto il trasferimento in pullman in
albergo per la sistemazione e il pranzo.
Nel pomeriggio l’apertura ufficiale del pellegrinaggio, con
tempo a disposizione per la devozione personale e la visita ai
luoghi di santa Bernardette. Cena in albergo
Venerdì 10 febbraio giornata dedicata alla partecipazione alle
celebrazioni religiose in Santuario. Pranzo e cena in hotel.
Le iniziative di sabato 11 febbraio saranno caratterizzate dal
159° anniversario della prima apparizione della Madonna a
Lourdes, avvenita l’11 febbraio 1858. Pranzo in albergo. In
serata trasferimento all’aeroporto per il rientro.
La quota comprende il viaggio in aereo in classe turistica e
il trasferimenti in pullman da/per l’aeroporto di Lourdes.
Possibilità, invece di trasporto Cremona-Orio al Serio A/R con
un supplemento di 40 euro (minimo 8 paganti).
Sempre nella quota è compresa l’assistenza
l’assicurazione bagaglio Europ Assistance,
sanitaria,
così come
l’accompagnatore e l’assistente spirituale.
Tra i supplementi anche le tasse aeroportuali (50 euro, da
riconfermare all’emissione del biglietto).
Il pernottamento sarà in un albergo 3 stelle con camere a due
letti. Supplemento camera singola 90 euro, terzo letto adulti
10 euro.
Informazioni e iscrizioni presso l’agenzia viaggi e turismo
ProfiloTours di Cremona, piazza S. Antonio Maria Zaccaria 2
(tel. 0372-460592, e-mail [email protected]).
Le ragioni della laicità
venerdì sera ad Arzago
“Le ragioni della laicità. Oriana Fallaci”. Questo il titolo
dell’incontro in programma la sera di venerdì 13 gennaio alle
20.45 presso il salone parrocchiale di Arzago d’Adda.
L’incontro, promosso dalle parrocchie di Arzago d’Adda,
Calvenzano, Rivolta d’Adda e Vailate, vedrà intervenire Paolo
Gulisano.
La locandina
Cina: cultura, fede e storia
da scoprire
La testimonianza di fede data dai missionari cremonesi padre
Zanardi e mons. Barosi in Cina, insieme ai loro confratelli,
sembra non aver lasciato traccia, almeno apparentemente, così
come la vita di mons. Gaetano Pollio (PIME) che ha conosciuto
profondamente le carceri cinesi durante la rivoluzione
culturale, insieme a tanti altri sacerdoti e laici cinesi.
In effetti la Chiesa cinese è sempre in sofferenza. Ma nello
stesso tempo è una Chiesa molto viva, che non si arrende di
fronte ai tanti atteggiamenti ambigui mantenuti dagli
organismi di governo e da alcuni rappresentanti
dell’Associazione patriottica. I battesimi cattolici in Cina
sono in aumento ogni anno.
Purtroppo, nonostante la globalizzazione dell’informazione,
che consente a quasi tutti i cittadini del mondo, cinesi
compresi, di poter accedere alle informazioni e alle notizie
più svariate, che possono rassicurare circa le reali mire
dell’evangelizzazione da parte della Chiesa Cattolica e la
presenza numerosa di cittadini cinesi sul territorio italiano,
nonché diocesano, non ha ancora mutato lo sguardo della classe
dirigente cinese nei confronti di un popolo, quello
ecclesiale, che nulla toglierebbe alle proprie tradizioni, ma
soprattutto non costituirebbe una minaccia nei confronti di
quegli elementi così tanto cari a Pechino: indipendenza,
autonomia, autogestione e “sinicizzazione”. I passi
diplomatici da compiere sono ancora tanti, nel tentativo di
aiutarci nella reciproca comprensione culturale e politica, e
chi vive la propria fede in Cina, avendo scelto la strada del
ministero ordinato, ne sa qualcosa.
Dalla curiosità nei confronti di una cultura così diversa
dalla nostra, dal bisogno di sapere quali sono le reali
condizioni dei cattolici cinesi (in particolare i presbiteri e
i vescovi), dal desiderio di poter comunicare la fede anche ai
laboriosi e silenziosi cinesi che vivono sul territorio
cremonese (ma che giungono da un Paese dove le autorità hanno
un peso enorme e dove le forme di controllo sono molteplici e
impensabili), nasce l’incontro – promosso dai Centri
missionari delle Diocesi di Cremona e Crema – con don Giuseppe
Zhang, sacerdote cinese, cappellano della comunità cattolica
cinese di Milano, il quale ha accettato di incontrare la
Chiesa cremonese in un incontro che si terrà sabato 21
gennaio, alle 16.30, presso il Centro pastorale diocesano di
Cremona.
Insieme a lui interverrà anche Elisa Giunipero, docente di
storia della Cina presso l’UCSC di Milano e direttrice del
Istituto Confucio di Milano.
Da una lato la testimonianza di fede e umana di don Giuseppe,
dall’altro il tentativo di comprendere una storia così
complessa quale è quella del popolo cinese che per lunghi
decenni ha prodotto un isolamento che tutt’oggi fatica ad
aprirsi a un’idea di libertà vera, non solo quella dettata dal
mercato libero.
Locandina dell’incontro
Al cinema “Silence” di Martin
Scorsese con la storia di due
gesuiti
in
missione
nel
Giappone del XVII secolo
Anche nelle sale cinematrografiche cremonesi “Silence”, il
film di Martin Scorsese basato sull’omonimo romanzo dello
scrittore Shūsaku Endo. La storia di due missionari gesuiti
che intraprendono un viaggio ricco di insidie nel Giappone del
XVII secolo per ritrovare il proprio mentore e indagare su
presunte persecuzioni religiose.
Dal 12 gennaio nei cinema italiani, la pellicola, che vanta
nel cast Liam Neeson, Andrew Garfield e Adam Driver, a Cremona
è in programmazione sia al ChineCaplin di via Antiche Fornaci
che a SpazioCinema del centro commerciale CremonaPo.
Il film, 159 minuti, è ambientato nel 1633. Due giovani
gesuiti, padre Sebastião Rodrigues e padre Francis Garrpe,
rifiutano di credere alla notizia che il loro maestro
spirituale, padre Ferreira, partito per il Giappone per
annunciare il Vangelo in quella terra, abbia rinnegato la
propria fede.
I due decidono dunque di partire per l’Estremo Oriente, pur
sapendo che in Giappone i cristiani sono ferocemente
perseguitati e chiunque possieda anche solo un simbolo della
fede di importazione viene sottoposto alle più crudeli
torture.
Una volta arrivati troveranno come improbabile guida il
contadino Kichijiro, un ubriacone che ha ripetutamente tradito
i cristiani, pur avendo abbracciato il loro credo.
I due religiosi saranno drammaticamente testimoni delle
persecuzioni operate a danno dei cristiani giapponesi per mano
dagli Shogun, impegnati a eliminare dal territorio ogni
influenza del mondo occidentale.
L’intervista del regista Martin Scorsese su L’Osservatore
Romano (a pagina 5)
Gemellaggio
terremoto/20.
Ascolto
e
vicinanza
incontrando chi è rimasto
nelle piccole frazioni
Mercoledì 4 Gennaio 2017
Il sole a Pian di Pieca illumina paesaggi bellissimi e rende
più sopportabile il forte freddo.
Don Luigi Verolini il 28 dicembre ha accolto me e Paola a
braccia aperte ospitandoci nell’oratorio dove ho potuto
sfiorare la vita del “campo” , ho incrociato e toccato mani,
ho visto sguardi e ho sentito storie cariche di dolore e di
speranza, ho avuto in dono sorrisi e lacrime e sono stata
accolta a tal punto da sentirmi a casa. Il nuovo anno è stato
accolto in un clima di vicinanza gioiosa, nell’oratorio si
sono riunite circa 80 persone e durante la preghiera di
ringraziamento un pensiero particolare è stato rivolto
agli “Angeli di Cremona”.
Oltre alla vita quotidiana del campo, grazie all’aiuto di
validissimi volontari locali, abbiamo conosciuto varie realtà
della zona.
Per diversi pomeriggi – guidati da Graziella e altre
volontarie di Caldarola – io, Paola e Fermano abbiamo portato
dei pacchi dono e un po’ di conforto ai pochi abitanti che,
nonostante tutto, vivono ancora nelle ferite frazioni di
Croce, Vestignano, Pieve Favera e
Il porta a porta non
Colle Valle Valcimarra.
è stata un’ opera facile perché molte
case sono inagibili e sono state abbandonate. In questi
piccoli borghi segnati da cicatrici profonde gli abitanti si
conoscono tutti per nome e si respira una sana e forte unione
tra di loro. Alcuni si commuovono, altri non smettono di
ringraziare, tutti chiedono di non essere dimenticati.
A Colle Valle Valcimarra tutti i bambini attendevano il nostro
arrivo con trepidazione (spero non mi abbiano scambiato per la
Befana che stavano aspettando). Il terremoto li ha lasciati
senza acqua ed elettricità, la chiesa (fortemente danneggiata)
si affaccia sull’unica strada esistente e il freddo si fa
sentire anche per i loro animali. Si teme quindi l’arrivo
della neve che da giorni è annunciata.
L’opera di ascolto e vicinanza è stata portata anche alle
persone – per lo più anziani – che sono tutt’ora ospiti presso
le strutture alberghiere della costa, nello specifico a
Grottamare e Martinsicuro. Chiaro è il bisogno da loro
espresso: in hotel stanno bene, ma temono per il loro futuro,
non sanno nulla delle loro case e la maggior parte di loro non
è più tornata al paese perché il viaggio richiede un’ora e
mezza di macchina. Ci salutiamo con la promessa di rivederci
presto e con la certezza di una presenza che non li faccia
sentire soli.
Nella giornata del 2 gennaio Agostino e Angelo ci hanno
portato a Ripe San Ginesio per farci conoscere i “loro
ragazzi” ospitati in un centro residenziale per disabili e
che, a causa del sisma, hanno dovuto subire ben due
trasferimenti. Per loro abbiamo preparato una merenda e tutti
insieme ci
chitarra.
siamo
divertiti
cantando
accompagnati
dalla
La condivisione di queste forti esperienze con i ragazzi del
Liceo Vida è risultata costruttiva e significativa. I ragazzi
di son Stefanito si sono dati da fare nelle molteplici
attività a loro proposte, la loro carica e il loro entusiasmo
hanno portato giovamento
a tutte le persone che abbiamo
incrociato in questo nostro seppur breve cammino.
A Pian di Pieca splendeva il sole mentre R. mi diceva che
erano giorni bui: ci siam guardate e abbiamo sorriso, perché
il sole splende anche se a volte fatichiamo a scorgerlo.
Cristina Pinelli
operatrice Caritas Cremonese
Speciale terremoto con il diario dei giorni precedenti
Volontari per il gemellaggio con Camerino: ecco come fare
Venerdì alla cascina San
Colombano del Boschetto il
ricordo di Mazzolari nel 127°
compleanno
Venerdì 13 gennaio, in occasione del 127° anniversario della
nascita di don Primo Mazzolari, si terrà la tradizionale
commemorazione nella parrocchia natia del Boschetto, a
Cremona.
Alle 16.30 sul sagrato della chiesa si ritroveranno i
rappresentanti del volontariato, del pacifismo e della
solidarietà internazionale per la formazione del corteo verso
la cascina San Colombano dove don Primo nacque il 13 gennaio
1890, come ricorda la targa situata all’ingresso. Qui don
Antonio Agnelli, assistente ecclesiali delle ACLI cremonesi,
proporrà una riflessione a partire dal “Tu non uccidere”, uno
dei testi mazzolariana più intensi e attuali.
La riflessione proseguirà quindi alle 17.30 presso la sede
provinciale delle Acli, in via Cardinal Massaia, con un
incontro sul tema “Il commercio delle armi, la denuncia di
Papa Francesco e le nostre responsabilità”. Interverranno don
Agnelli e la presidentessa provinciale delle Acli, Carla
Bellani.
Sempre nel contesto dell’anniversario della nascita di don
Mazzolari, sabato 14 gennaio sarà presentato a Cremona il
libro, pubblicato da EDB lo scorso ottobre, “La parola ai
poveri, curato da mons. Leonardo Sapienza, reggente della
Prefettura della Casa pontificia. Proprio l’autore interverrà
nel pomeriggio del 14 gennaio nel salone dei Quadri del
Palazzo comunale di Cremona, insieme al vescovo di Cremona,
mons. Antonio Napolioni, e del sindaco della città, Gianluca
Galimberti.
Presentazione de “La parola ai poveri”
“La parola ai poveri” è una raccolta di scritti del parroco di
Bozzolo pubblicati negli anni ’50 in una rubrica del
quindicinale Adesso. I poveri chiedono la parola più che una
facile strumentalizzazione ideologica. Essi sono una continua
provocazione anche per la Chiesa, che attraverso la sua
povertà può parlare con credibilità al cuore di ogni uomo. I
poveri sono un soggetto ecclesiale scomodo e rappresentano un
severo richiamo per chi è chiamato a decidere le sorti
dell’umanità.
Padre Sapienza, religioso rogazionista, è uno dei più stretti
collaboratori di papa Francesco. La sua straordinaria capacità
organizzativa è stata ininterrottamente al servizio di tre
pontefici: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco.
Il prelato non ha mai nascosto il suo debito spirituale nei
confronti di don Primo, che ha letto, studiato e meditato per
anni. Collabora da tempo con la Fondazione di Bozzolo: accanto
al libro che verrà presentato il 14 gennaio, è in uscita nelle
prossime settimane un altro testo di Mazzolari, curato sempre
da mons. Sapienza e intitolato Quaresimale minore.
Il volume La parola ai poveri è di particolare pregio perché
riporta un testo autografo di papa Francesco, che non solo
consiglia la lettura delle meditazioni di don Primo, ma ne
vede la profezia evangelica. Le parole del Pontefice
incoraggiano con forza a dare voce ai poveri, a fare della
Chiesa la voce di chi non ha voce, ad aprire il cuore verso le
necessità degli ultimi.
Scrive Francesco di suo pugno: «Ci farà bene leggere e
meditare queste pagine molto attuali di don Primo Mazzolari,
sacerdote coraggioso. Lui ci ricorda che i poveri sono la vera
ricchezza della Chiesa, i poveri sono l’unica salvezza del
mondo! Chiediamo al Signore la grazia di vedere i poveri che
bussano al cuore, e di uscire da noi stessi con generosità,
con atteggiamento di misericordia, perché la misericordia di
Dio possa entrare nel nostro cuore».
L’invito ad accostare Mazzolari da parte di Papa Francesco fa
intuire una profonda sintonia con il messaggio del parroco di
Bozzolo, già indicato come modello di sacerdote nel discorso
di apertura del Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma
nella basilica di San Giovanni in Laterano lo scorso 16
giugno. In quell’occasione era stato il riferimento all’omelia
del 3 aprile 1958 su “Nostro fratello Giuda” a motivare la
citazione di don Mazzolari.