Formazione: come risponde il mercato?
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Formazione: come risponde il mercato?
speciale Formazione: come risponde il mercato? Seconda puntata Michela Vitale Nella prima puntata dedicata al mondo formativo italiano abbiamo concluso con un’anticipazione sui dati relativi alla domanda di formazione manageriale ASFOR. In questa seconda puntata ci siamo confrontati con gli operatori di mercato che commentano le evidenze più importanti della ricerca. Dall’indagine 2013 dell’Osservatorio ASFOR circa la domanda di formazione manageriale emerge che il 50% degli intervistati (contro il 40,9% nel 2012) vuole mantenere il budget invariato. Il 30,9% delle organizzazioni rispetto al 34,8% di due anni fa segnalano la volontà di diminuire i budget. L’11,8% Vs il 12,1% dell’anno precedente sono, invece, le aziende che vogliono aumentare i budget. Infine, nessuno degli intervistati vuole aumentare in maniera sensibile l’investimento per il 2014. La previsione del 2014 si è rivelata reale? Emanuele Castellani, Amministratore Delegato di Cegos Italia 28 CEGOS: la formazione di qualità costa meno della non-formazione Cegos è una realtà internazionale e come spiega Emanuele Castellani, Amministratore Delegato della sede italiana, questo consente nelle tante occasioni di confronto di paragonare la realtà italiana con quella dei colleghi europei. “L’impressione che riporto frequentemente –spiega Castellani− è che, in Italia, l’idea di formazione debba ancora crescere e svilupparsi. Ne farei una questione culturale legata all’importanza che viene attribuita alla possibilità di ‘prepararsi’ ad affrontare con maggiore consapevolezza il proprio ruolo. Non è infatti chiaro e sufficientemente condiviso come la buona riuscita sia correlata alla formazione. Il successo di un’azienda è legato alla qualità della performance e alla sua ripetibilità nel tempo: mi sento di ripeterlo ancora oggi! Solo con un’attenta formazione finalizzata all’acquisizione sia di capacità sia di competenze ci si può garantire tale scenario. Esistono alternative, è vero, ma più rischiose, meno soddisfacenti per le risorse e ben più costose della formazione. La possibilità di finanziare la formazione allevia solo in parte la percezione di costo; la verità è che il costo della ‘non-formazione’ è molto più elevato di quello della ‘formazione’. E su questo tema è importante che siano sensibili anche imprenditori, manager di ogni settore e linea, direttori generali e non solo il direttore Hr. Quest’anno abbiamo investito molto sulla realizzazione di un ciclo di Venti Eventi su altrettanti temi formativi attraverso un ‘roadshow gratuito’ in tutta Italia. Il risultato, a testimonianza di una cresciuta attenzione, è andato oltre ogni aspettativa e questo ci incoraggia a investire nuovamente su progetti simili anche negli anni a venire. Volendo interpretare i segnali del mercato, abbiamo inoltre investito sull’offerta rivolta alla singola persona: un profondo rinnovamento del catalogo Cegos e di tutti quegli interventi specialistici in modalità one-to-one. Se con la formazione interaziendale ogni persona può confrontarsi con profili professionali aventi background differenti, con percorsi dedicati, nati per rispondere a esigenze in termini di conoscenze, nozioni o informazioni −consulting, teaching, coaching, PERSONE&CONOSCENZE N.98 counseling: in una parola Ad Personam− è possibile sviluppare competenze utili per affrontare il proprio ruolo e facilitare la realizzazione di progetti e obiettivi dell’organizzazione. Infine, altra grande novità 2014 in casa Cegos Italia è la training BOX. Un concetto intangibile −la competenza− che si trasforma in qualcosa di tangibile: il cofanetto. L’idea è stata quella di offrire alle aziende, anche medio-piccole, la possibilità di disporre di un proprio catalogo e-Learning, a cui poter accedere in centinaia di modalità diverse, coinvolgendole attivamente nella fase di ‘blendizzazione’ di un progetto formativo. Anche in questo caso interpretiamo un importante trend: secondo lo studio effettuato dalla nostra casa madre il 59% degli intervistati dichiara di aver usufruito di ‘formazione a distanza’ e il 38% di formazione online. Tre punti, dunque, sintetizzano la nostra lettura del mercato −conclude Castellani−: crescente interesse verso le tematiche formative, sebbene in un quadro di scarsa sensibilità rispetto allo scenario europeo; attenzione alla singola persona mediante interventi formativi ad hoc o la partecipazione alla formazione interaziendale; confermata affermazione della formazione blended mediante l’utilizzo congiunto di modalità formative sincrone e asincrone”. Mercer: Human Capital Index, indagine sul potenziale delle persone Un contributo recente alla riflessione sullo stato dei sistemi educativi e della formazione viene dal recente Human Capital Index realizzato da Mercer per il World Economic Forum che ha individuato, tra l’altro, le nazioni che meglio sviluppano il potenziale della propria forza lavoro. L’indice, sul quale pesa anche la valutazione del complessivo sistema educativo e della formazione a livello Paese, mostra forte correlazione lineare con altri Indici WEF, quali l’indice di competitività globale. In altri termini, rivela la tenuta dei sistemi Paese a competere su scala mondiale grazie alla qualità della propria forza lavoro. “Dal nostro studio è emerso che l’Italia –testimonia Valerio Salone, Principal e Head of HR Consulting, Mercer− ha bassa capacità di attrarre e trattenere talenti (essendo posizionata intorno alla centesima posizione in classifica per ciascuno di questi due indica- tori) e risulta in 111esima posizione−su 122 nazioni complessivamente prese in esame− nella capacità di investire nella crescita professionale della forza lavoro; valori di gran lunga inferiori a quelli degli altri Paesi europei e alle principali altre economie globali. Mercer, partendo da tali risultati, sta pertanto sviluppando modelli di intervento volti a condurre imprese e interlocutori istituzionali a ripensare le modalità e gli strumenti per investire su professionalità e competenza delle persone, puntando a incorporare in tali sistemi le best practices dei più efficaci sistemi educativi e di formazione globali”. “Un ulteriore trend, che Mercer intravede e sul quale sta lavorando con le società clienti, è la crescita della proiezione internazionale delle imprese italiane −prosegue Silvia Vanini, Principal e Leadership, Organization Performance & Communication Leader, Mercer−. Per essere efficaci in tale sforzo, le imprese italiane hanno bisogno di risorse spendibili internazionalmente e global leader in grado di operare con efficacia in contesti multinazionali e multiculturali. I mercati nei quali le nostre aziende operano sono spesso contemporaneamente globali e locali, caratterizzati da velocità di risposta, distanza fisica tra le unità produttive, clienti virtuali, frammentarietà dell’informazione, complessità, molteplicità di eventi e sollecitazioni di varia natura che entrano nel setting delle decisioni. In queste aziende sono necessari manager con un preciso set di caratteristiche: persone in grado di prendere decisioni in un contesto remoto, incerto, complesso dove la dimensione personale assume nuove caratteristiche. Per identificare le competenze peculiari necessarie e rilevarne il livello di possesso nei manager, Mercer ha introdotto con i suoi clienti una nuova modalità di sperimentazione e valutazione: il virtual assessment, un ‘ambiente lavoro’ virtuale in cui si riproducono le condizioni lavorative del contesto globale che rappresenta il punto di partenza di uno sviluppo mirato per costruire e consolidare quelle abilità che si rivelano vincenti nei mercati globali”. Eu-tròpia: più benessere più performance Eu-tròpia nasce nel 2001 con l’obiettivo di accompagnare le persone e le aziende nei cambiamenti organizzativi. “È costituita da un piccolo gruppo di psicologi del lavoro e Valerio Salone, Principal e Head of HR Consulting Mercer Silvia Vanini, Principal e Leadership Organization Performance & Communication Leader Mercer Rosanna Gallo, Amministratrice unica di Eu-tròpia PERSONE&CONOSCENZE N.98 29 Francesco Rattalino, Direttore Generale di ESCP Europe 30 della sicurezza –racconta Rosanna Gallo, Amministratrice unica−, che hanno collaborato con le più importanti multinazionali della consulenza e che insegnano all’università. Questo gruppo aveva già costituito SIFORP nel ‘93, una non profit per la diffusione della formazione psicologica, e avviato ricerche nel campo della prevenzione dei rischi psicosociali. Alcuni di noi sono consulenti certificati, provenienti da realtà internazionali, docenti universitari ed ex dirigenti d’azienda, portatori di competenze trasversali a tutte le necessità di intervento manageriale e organizzativo: assessor internazionali, executive coach, formatori esperienziali, team builder e counselor, psicologi del lavoro, professionisti della comunicazione, attori e consulenti junior”. Gli interventi di Eu-tròpia trattano principalmente l’implementazione dei modelli di competenze con applicazione negli assessment e nel coaching e dei teambuilding per start-up e gruppi decisionali. “Ci occupiamo, inoltre, di benessere organizzativo e di competenze emotive −continua la Gallo−. Eravamo già i referenti italiani per assessment e formazione alle competenze in alcune aziende multinazionali americane e tedesche: questo ci ha consentito di guadagnarci la fiducia dei clienti anche sui temi di soft skills, laddove la maggioranza degli Hr ci diceva “Non si può parlare di benessere al lavoro”, “Non si possono far entrare le emozioni al lavoro”, “Sono argomenti di nicchia, un po’ snob: ci sono i basics da fare”. La nostra ricca produzione di pubblicazioni su emozioni e benessere ci ha dato ragione. Oggi più che mai c’è un bisogno riconosciuto di crescere nelle competenze emotive, soprattutto per far fronte alle situazioni di conflitto, di gestione dell’ansia da precarietà professionale ed esistenziale e di gestione dello stress con approcci che sostengano lo sviluppo della resilienza e l’orientamento al cambiamento, occupandoci del benessere delle persone per far crescere le organizzazioni”. Nel 2010 Eu-tròpia si rinnova, acquisendo consulenti e certificazioni internazionali e affacciandosi sul mercato estero. “In considerazione ai cambiamenti di scenario, che richiedono interventi formativi e di sviluppo più mirati e specialistici, abbiamo ideato percorsi modulari con una forte enfasi sugli aspetti esperienziali e una significativa attenzione alla misura e al consolidamento degli PERSONE&CONOSCENZE N.98 apprendimenti. Le giornate d’aula classiche, infatti, non sono più in grado di garantire i risultati auspicati: abbiamo ideato percorsi strutturati che affiancano all’aula altre metodologie di apprendimento; spesso associamo il team coaching, per piccoli gruppi orientati allo sviluppo di una competenza nel ruolo, all’individual coaching per lo sviluppo personale che crea empowerment anche nel ruolo. Ogni intervento formativo prevede uno o più follow-up che monitorano successi e difficoltà nello sviluppo desiderato e consentono di effettuare repentinamente i ‘cambiamenti di rotta’ necessari. Ogni percorso richiede applicazioni on the job e riflessioni guidate. L’attuale mercato della formazione risente di una scarsa cultura formativa, di un impoverimento professionale di molti interlocutori e si una eccessiva attenzione ai costi che spesso fa spendere male con deludenti risultati. Siamo nel futuro: la formazione di oggi prepara alle sfide di domani e sarà ‘splittata’: da una parte una formazione in pillole, con spot di monitoraggio, più divertente e con grande uso di animazioni e visual; dall’altra un ritorno a percorsi consistenti (già oggi alcune grandi aziende sono in questa fase rivoluzionaria), in cui c’è la consapevolezza del ritorno dell’investimento di una formazione con alla base solidi modelli, ma con modalità esperienziali e applicative ‘miste’”. ESCP Europe: management education, apprendimento multiculturale e mobilità transnazionale La ESCP Europe è la business school internazionale che prepara studenti ed executive a una brillante carriera nel management. Fondata nel 1819, è la più antica business school al mondo. “Si distingue oggi –racconta il Prof. Francesco Rattalino, Direttore generale del campus di Torino− per la preparazione a una carriera manageriale, di portata globale: unica scuola presente in cinque diverse nazioni d’Europa, offre opportunità di Master, Executive MBA e programmi customizzati per le aziende a livello internazionale. Il modello educativo che adotta fonda le sue radici su quattro elementi chiave: formazione internazionale e multiculturale (con studenti di oltre 80 nazionalità e docenti membri di Facoltà di oltre 20 nazionalità), struttura formativa d’eccellenza (attestata da tripla certificazione internazionale EQUIS, AACSB, AMBA), rigorosa selezione all’en- trata e forti collaborazioni con le aziende (più di 5.000 in tutto il mondo) per stage, company project e recruiting. Grazie alla presenza in 5 diverse città europee −Parigi, Londra, Berlino, Madrid e Torino− ESCP Europe crea un network di opportunità e di stimoli unico nel panorama delle business school internazionali. In Italia offre i master pre-esperienza MiM (Master in Management) e MEB (Master in European Business), Executive MBA (Master in Business Administration), programmi di formazione executive per le aziende (open enrolment e custom) e studi di ricerca applicata per aziende, enti pubblici e privati. Ritengo che il ruolo della management education oggi –continua Rattalino− è quello di preparare giovani aspiranti manager e adulti alla ricerca della loro ‘consacrazione’ in azienda verso quelle che sono le esigenze reali e specifiche del mercato del lavoro. Ciò che occorre fare è ampliare e riequilibrare la formazione per giovani e adulti, secondo un principio di continuità formativa, agendo di concerto con le imprese e le università e coinvolgendo più soggetti istituzionali competenti: facoltà economiche, politecnici e soggetti attivi del mondo economico, quali enti e imprese, in modo da creare un network di interscambio di esperienze con professionalità, idee e risorse. Dalle ultime selezioni ESCP Europe riscontriamo un aumento della domanda individuale di partecipazione ai nostri programmi, sia per i Master pre-esperienza lavorativa sia per quelli executive dedicati alle aziende. Perché la ricetta per la propria crescita professionale è ‘investire su di sé’ ed è proprio in periodi di limitate opportunità di lavoro che giovani universitari più attenti al proprio futuro e ambiziosi executive consapevoli delle loro professionalità pongono uno sguardo alle migliori opportunità formative, investendo sulle proprie potenzialità e competenze. Il livello di competenze e capacità, infatti, che le aziende richiedono ai candidati è sempre più alto. In un mercato del lavoro globale, dove la concorrenza è in continuo aumento, una formazione internazionale è un’assoluta priorità. In questo contesto, la nostra mission è attrarre e sviluppare i talenti che un giorno diventeranno risorse chiave per le organizzazioni con un approccio alla management education che combini apprendimento multiculturale e mobilità transnazionale. L’obiettivo è quello di formare business leader con competenze interculturali, flessibilità e preparazione d’avanguardia. Da parte nostra, poniamo attenzione allo sviluppo delle attitudini individuali, per l’arricchimento delle conoscenze manageriali, dando un indirizzo sul mercato del lavoro internazionale e un forte orientamento pragmatico. I nostri studenti imparano a essere molto proattivi: non a caso il campus di Torino si sta specializzando sul lato dell’imprenditoria e dal ‘nucleo italiano’ degli studenti sono nate recentemente numerose start-up di successo. I programmi ESCP Europe –conclude Rattalino− prevedono una reale interazione con le aziende a livello internazionale per sviluppare esattamente ciò di cui avranno bisogno: profili trasversali ed eterogenei, flessibili e predisposti alla mobilità, e che riescano a sfruttare conoscenze e competenze focalizzate alla realtà manageriale. Questi programmi, in definitiva, possono essere la carta di vincente di accesso a qualsiasi realtà aziendale, anche in un contesto economico molto complesso, come quello che si prevede per il futuro”. AFORISMA: una rivoluzione copernicana non più rimandabile Nata nel 1997 la business school Aforisma ha l’obiettivo ambizioso di respiro europeo: portare alta formazione e cultura di impresa nel centro sud Italia. “Negli anni siamo riusciti a costruire un modello culturale e formativo riconoscibile –racconta Elisabetta Salvati, presidente Aforisma e consigliere ASFOR− che ci ha resi naturali interlocutori di aziende, giovani neolaureati e istituzioni. Il nostro percorso Master in Business Management è unico nel sud Italia, per struttura e risultati, tanto da ottenere il complesso accreditamento ASFOR. La prospettiva da cui viviamo e osserviamo la formazione−continua Salvati− è quella di strumento per le politiche occupazionali e del lavoro. Sia chi eroga la formazione, chi la fruisce e chi la paga vive la formazione con l’obiettivo di creare sviluppo economico e sociale: in una sola parola, lavoro! Questa finalità non può prescindere dall’analisi storica ed economica del momento e, cosa interessante e spesso ignorata, anche dalle linee di indirizzo che la commissione europea ci ha dato: dobbiamo formare le persone a gestire la complessità, ad avere capacità di problem Elisabetta Salvati, presidente Aforisma e consigliere ASFOR PERSONE&CONOSCENZE N.98 31 Loris Comisso, titolare di Loris Comisso 32 solving, a saper negoziare, gestire lo stress, avere pro attività, ecc. Tutte queste capacità sono raggruppate dalla commissione in una maxi competenza chiamata entrepreneurship: intesa come la capacità delle persone di creare impresa e raggiungere le perfomance richieste nei contesti lavorativi. Anche tutte le misure per favorire l’occupazione che sono messe in campo, sia dal governo centrale sia da quelli periferici, vanno sempre di più nella direzione di creare nuove imprese, start up, spin off, ecc. Tuttavia, analizzando sommariamente ciò che si fa in ambito formativo, si fa ancora poco per perseguire gli obiettivi di creare persone capaci di fare impresa e lavoratori proattivi. A livello esemplificativo ecco alcuni impatti se questo approccio venisse adottato, senza nuove spese ma con una diversa gestione: • soldi spesi −e saranno?− sulla cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali; • soldi per i POR: in quasi tutti i progetti formativi vi sono le voci di spesa ‘accompagnamento consulenziale’, ‘accompagnamento al lavoro’, ecc.); • collegamento delle programmazioni FSE e FESR; • nuovo contratto del ‘lavoro’ che soppianti quello di ‘posto’. Nel nord Europa vi sono esperienze efficaci in questa direzione, mentre in Italia ci sono esperienze positive collegate ai circuiti internazionali (rete di The Hub, per esempio). Lo sviluppo ha bisogno di una buona politica −conclude Salvati− che crei le condizioni con scelte strategiche, di aziende capaci e innovative volte a ‘fare sistema’, a internazionalizzare, ecc. e soprattutto di un tessuto sociale capace di tradurre idee e piani in azioni e progetti. Si tratta di scardinare la cultura del lavoro: passare da un approccio passivo delle persone a uno attivo. È necessario dire alle persone −e creare i presupposti perché questo si realizzi− che lo sviluppo non passa tanto, o soltanto, dalla creazione del ‘posto’ ma dalla creazione del lavoro! Anche il singolo può creare lavoro, per se stesso e −se tutto va bene− anche per altri. Le aziende esistenti hanno bisogno di persone capaci e in grado di essere generatrici di valore; il problema è un tessuto sociale di scarsa qualità: inutile poi dire a imprenditori o enti statali “non fa niente se non sa lavorare bene, se crea problemi… adesso te lo tieni”. Non porsi seriamente il problema della buona formazione come asset fon- PERSONE&CONOSCENZE N.98 damentale per recuperare competitività e sviluppo è come voler curare il cancro con l’aspirina. Attenzione: è ‘solo’ un cambio di paradigma, una piccola rivoluzione copernicana che farà effetto pian piano ma che non è più rinviabile”. Loris Comisso Training: puntiamo sulle persone per creare valore Loris Comisso Training nasce dall’esperienza di formatore all’interno delle organizzazioni del fondatore Loris Comisso. “La nostra offerta formativa si rivolge a manager, imprenditori e liberi professionisti che ho frequenta- È ciò che pensiamo già di sapere che ci impedisce di imparare cose nuove (Claude Bernard fisiologo francese) to giornalmente durante molti anni in azienda in ruoli manageriali. Nello specifico trattiamo la formazione nell’ambito di due macro aree: la comunicazione e la leadership”. Loris Comisso esordisce nella sua propria attività –ci spiega− quando ha capito qual era la sua mission professionale: fornire al business un nuovo business, fatto di persone responsabili. “La formazione manageriale che portiamo nelle organizzazioni punta sul loro asset principale: le persone. Senza persone formate e responsabili gli altri asset perdono di valore.” Per Comisso è necessario seguire gli individui in quanto tali, formarsi nelle nozioni chiave del proprio lavoro e, soprattutto, insegnare loro a ragionare nell’ottica di raggiungere i risultati. “Con un percorso di questo tipo, individuale o di gruppo, abbiamo verificato un aumento dei risultati economici raggiunti”. Il percorso formativo è ampio: dalla formazione d’aula e giornate formative al portale online (via web e mobile) ad accesso libero dei contenuti −audio, video, webinar, letture, ecc.−, oltre alla possibilità di interagire in una community. “Il network oggi è la chiave di successo: nessuno può essere ‘tuttologo’, ma è fondamentare condividere informazioni e conoscenza per apprendere meglio ciò che si sa e imparare ciò che non si sa”. P PERSONE&CONOSCENZE N.98 33 Secondo Comisso il gap formativo italiano risiede prima di tutto nella resistenza culturale e nei percorsi scolastici e universitari. “L’istruzione italiana è statica, basata sul sapere ‘teorico’ e non sul ‘saper essere’, sull’imparare ad apprendere e sul ‘saper fare’. È necessario trovare nuove strade, volte ad acquisire sempre maggiori competenze, soprattutto in quelle imprese che vogliono creare valore per la società ed essere sempre competitive. A oggi molte PMI vivono ancora con una cultura ‘quantitativa’ –più faccio più produco risultati−. È necessario un cambiamento di mentalità, adeguarla a nuove, vincenti strategie. Il terreno, però, deve essere fertile, affinché si possa lavorare sull’atteggiamento, sui valori e sulle competenze delle persone”. Comisso conferma i dati ASFOR aggiungendo che, soprattutto nel confronto con l’estero, il nostro Paese ha bisogno di organizzazioni e persone che guardino ad altre culture con apertura intellettuale, onestà e maggiore umiltà. Umberto Sozzi, Amministratore unico di Teveco Davide Bresquar, Amministratore Delegato di MB Scambi Culturali 34 Teveco: efficacia applicativa del piano formativo integrato con metodologia NEXT Nata nel 2004, Teveco si occupa di formazione alle vendite e manageriale con percorsi formativi legati alla loro applicabilità sul campo. L’amministratore unico Umberto Sozzi ci spiega la premessa della sua attività: “Nel mondo formativo, frammentato e poco rivolto alla applicazione pratica del lavoro quotidiano, era necessario scardinare dogmi ‘antichi’: non è possibile standardizzare la formazione. Ogni contesto lavorativo deve essere analizzato singolarmente e deve trovare la risposta formativa adatta: di pura efficacia applicativa, pragmatica, semplice e dimostrabile concretamente. A mio avviso il gap formativo principale da parte dell’offerta è inerente al concetto che l’aula non è, né deve essere, qualcosa di distante dalla realtà operativa delle persone: è la preparazione, l’addestramento, l’allenamento e la prova pratica prima e dopo il lavoro sul campo. Il mercato è ancora statico e nel mondo formativo non noto miglioramenti sensibili in termini di concretezza ed efficacia. Pian piano, però, le organizzazioni sono sempre più sensibili a questo tema: le esigenze sono diverse, in continuo cambiamento e anche contingenti tra loro. Alcuni affrontano le criticità esclusivamente nel momento in PERSONE&CONOSCENZE N.98 cui il problema è vivo e palese; mentre altri –i più illuminati− hanno capito che risulta meno costoso strutturare un piano formativo integrato, sia verticale sia orizzontale. Oltre a un piano formativo strutturato con metodologia NEXT, Teveco mette a disposizione anche una piattaforma di e-learning complementare alle sessioni formative in aula: lanciata di recente, è ora possibile formare e formarsi con l’app NEXT. L’applicazione predisposta, ‘intelligente’ e di facile uso e implementazione, permette alle persone di formarsi, apprendere, comunicare e condividere in modo continuo, sia nell’ottica del business sia per una formazione efficace per la crescita professionale e personale degli individui. A questa si affiancano i corsi di formazione online. Con la nostra proposta, in aula e in modalità web-mobile, rendiamo le persone maggiormente ingaggiate e partecipative da un lato, autonome dall’altro. In uno scenario di mercato come quello attuale l’Italia soffre di forti carenze formative e di scarsa apertura culturale. Dobbiamo scoprire il mondo, viaggiando e attraverso la rete; conoscere i mercati più evoluti e apprenderne il meglio; importare modelli –di business come di formazione– funzionanti e trasferirli, adattandoli, alla nostra realtà. Non solo. È necessario aprirsi a nuove strade, considerarle: superare il retaggio culturale che affligge persone e imprese”. MB Scambi Culturali: ripartiamo dall’internazionalizzazione delle persone “Secondo Job24, il nostro Paese è al 32mo posto per conoscenza dell’inglese, il 75% dei neolaureati in cerca di lavoro ha una conoscenza insufficiente e solo il 15% raggiunge la sufficienza. Questi dati drammatici non fanno più nemmeno notizia: sono diventati normalità –testimonia Davide Bresquar, Amministratore Delegato di MB Scambi Culturali−. Il prodotto ‘vacanza studio’ per ragazzi e adulti è più che mai un investimento formativo fondamentale e, proprio per questo, oggi è anche un benefit per i dipendenti e le loro famiglie. Negli ultimi anni l’interesse delle organizzazioni su questo tema è in crescita sensibile: le aziende stanno capendo che sono proprio le carenze linguistiche, e di conseguenza culturali, delle persone a ridurre le opportunità di business all’estero. Più aspetti, infatti, hanno influito nella scelta di ampliare il nostro bacino di utenza anche al b2b: lo riteniamo essenziale per il sistema Paese e per ogni organizzazione che vuole mantenersi sana e competitiva”. La formazione scolastica italiana delle lingue straniere, si sa, è tra le peggiori al mondo: si insegna molta grammatica ma ci si concentra poco sulla conversazione e, inoltre, sono ancora pochi a oggi gli istituti che offrono la certificazione internazionale. “Stiamo riscontrando un ottimo consenso da parte delle organizzazioni illuminate che investono nella motivazione e nell’engagement delle persone, curandosi di conoscere e rispondere alle loro esigenze, lavorative e familiari. Il riscontro da parte dei dipendenti che ne usufruiscono è positivo anche sotto un altro aspetto: conoscere bene una o più lingue significa occuparsi della propria occupabilità”. MB scambi culturali ha all’attivo 22 Paesi con convenzioni nei migliori istituti attive, 150 destinazioni e 500 corsi delle lingue più richieste sul mercato: da quelle indoeuropee a quelle orientali. “La nostra è un’offerta di cultura che cuciamo come un vestito sulle persone che effettivamente richiedono il servizio, non una formazione a catalogo. Abbiamo un rapporto diretto con i nostri partner in ogni Paese, dagli istituti agli alloggi, curiamo e monitoriamo in modo costante tutto ciò che gravita intorno al viaggio-studio. Si tratta, soprattutto, di percorsi di educazione alla diversità sociale che significa, anche, migliorare l’educazione culturale e linguistica delle persone. Dalla docenza diretta, a quella online, la metodologia è semplice e chiara: l’apprendimento si fa sul campo, anche muovendosi in un altro Paese per un periodo. I manager italiani devono andare all’estero, per ovviare alle sole conoscenze tecniche e imparare a relazionarsi in modo costruttivo con le diversità. Infine, la formazione linguistica non può oggi essere lasciata al ‘formatore tradizionale’: la competenza linguistica è strategica e deve essere gestita da professionisti”. EXTENDED DISC: aumentare la comprensione del comportamento umano per creare organizzazioni vincenti Extended Disc, presente in 45 Paesi e in 70 lingue, offre una suite di strumenti per il il people development e il people management: soluzioni a supporto del recruitment, dell’individuazione e sviluppo delle competenze. “Attraverso le nostre soluzioni possiamo migliorare le decisioni relative alla selezione dei candidati, ridurre il turnover del personale, mantenere alta la motivazione, aumentare la produttività, migliorare la comunicazione, identificare e sviluppare le competenze necessarie all’organizzazione –ci spiega Francesco Stella Brienza, Sales Manager−. Grazie alle analisi comportamentali è possibile individuare i punti di forza di ciascuno di noi e come utilizzarli al meglio. Allo stesso tempo ci aiutano a capire le aree di sviluppo caratteristiche del nostro stile di comportamento naturale. Extended DISC ha classificato 160 combinazioni di stili comportamentali e oltre 700 descrittori di competenze a essi associate al fine di dare visibilità dell’unicità di ogni singola persona. Le analisi comportamentali ci aiutano, inoltre, a costruire e a gestire efficaciemente i gruppi di lavoro, poichè danno la possibilità di migliorare la reciproca comprensione degli stili e metodi di lavoro dei singoli, quali competenze portano all’interno dell’organizzazione e che ruolo naturalmente sono portate a ricoprire”. Oltre a questo, Extended DISC fornisce soluzioni in grado di identificare le aree di sviluppo dell’intera organizzazione (ad esempio attraverso survey e analisi di clima) e strumenti di valutazione, come gli Open360, volti a indagare sia il comportamento percepito dei singoli all’interno dell’organizzazione, sia l’aderenza ai requisiti previsti nel ruolo e ai valori aziendali. In ultimo, a supporto dell’individuazione dei talenti, Extended DISC fornisce le analisi di ragionamento che ci aiutano a capire di che tipo di intelligenza una persona è dotata e in che misura. Riscontriamo grande sensibilità da parte dei decisori aziendali nel dotarsi di strumenti flessibili, tecnologicamente all’avanguardia, volti a creare organizzazioni efficaci che riescano a garantire la crescita e la soddisfazione professionali dei singoli. “Formare, sviluppare, far crescere: rimettere al centro le persone, questo il fulcro del people management. La nostra piattaforma si distingue per numerose soluzioni e strumenti a seconda delle esigenze organizzative, dal recruiting all’assessment, dall’analisi comportamentale dei singoli a quella di interi team. Francesco Stella Brienza, responsabile vendite di Extended Disc PERSONE&CONOSCENZE N.98 35 Il nostro lavoro è quello di fornire strumenti di analisi alle aziende, alle società di recruiting e di formazione per aiutarle a implementare processi efficienti e percorsi di sviluppo del personale efficaci”. Roberto Savini Zangrandi, Direttore di Quadrifor Giuseppe Caldiera, Direttore Generale Fondazione CUOA 36 Quadrifor: facilitare il ‘learning’ Certificato per la qualità ISO 9001 (2008), Quadrifor è l’Istituto Bilaterale per lo sviluppo della formazione dei quadri del terziario, distribuzione e servizi, costituito nel 1995, promuove iniziative di formazione in aula e a distanza, progetti di formazione aziendale e interaziendale per le imprese, workshop e eventi, ricerche e analisi sull’evoluzione del ruolo e delle competenze dei quadri del settore. “È il punto di riferimento per oltre 11.000 aziende e 50.000 quadri del terziario –ci spiega il Direttore, Dott. Roberto Savini Zangrandi– con un’offerta formativa che, in questo ultimo anno, ha previsto più di 230 iniziative a catalogo suddivise in 5 aree tematiche (percorsi tecnico/manageriali, gestire se stessi, gestire il team, gestire i processi, gestire il business) ed erogate dalle scuole di formazione del circuito Quadrifor su tutto il territorio nazionale, e oltre 100 ‘pillole formative’ raggruppate in 20 percorsi in modalità e-learning, fruibili online attraverso il sito, di cui 30 pillole in lingua inglese. Le indagini condotte da Quadrifor sull’evoluzione del profilo del middle management hanno permesso di individuare ‘cluster’ di bisogni differenziati, cui rispondere con offerte formative e servizi specifici, e il continuo monitoraggio dei trend e dell’efficacia degli interventi realizzati hanno determinato nel tempo una sempre più elevata qualità ed efficacia dell’offerta, come testimoniano le imprese e i quadri che ne hanno beneficiato. Operiamo in un mercato in cui la globalizzazione e i processi di innovazione in atto comportano una maggiore complessità di strategie e soluzioni da adottare. Le imprese che oggi affrontano con successo i cambiamenti indotti dall’attuale processo di trasformazione nel mondo del business sono quelle che hanno saputo individuare il proprio posizionamento nella catena del valore, innovando e internazionalizzando. Questi cambiamenti hanno indotto, a mio avviso, un’accelerazione nei processi di trasformazione della professionalità del middle management delle imprese, mutandone significativamente le PERSONE&CONOSCENZE N.98 modalità di esercizio del ruolo e le competenze necessarie. In questo tessuto, quindi, la formazione deve saper intercettare i nuovi bisogni, sia in termini di conoscenze e competenze da acquisire sia per le modalità di fruizione individuale e organizzativa. Si tratta, infatti, di facilitare il ‘learning’, più che fornire ‘training’: creare cioè le condizioni che permettano ai quadri di apprendere non solo attraverso la tradizionale didattica d’aula, da tenere costantemente aggiornata nelle metodologie e negli strumenti, ma anche attraverso servizi più flessibili, individualizzabili e calati nelle specifiche situazioni lavorative e organizzative”. Imparare senza pensare è tutta fatica sprecata; pensare senza imparare è pericoloso (Confucio filosofo cinese) Fondazione CUOA: l’eccellenza del ‘saper fare italiano’, valore unico e inimitabile CUOA è la Business School di più lunga tradizione in Italia. Da oltre 50 anni forma la classe manageriale e imprenditoriale, con un approccio rigoroso, pragmatico e orientato ai nuovi modelli di business. Giuseppe Caldiera, Direttore Generale ci racconta meglio l’offerta CUOA: MBA e master, full time per giovani laureati e part time per manager, imprenditori e professionisti, corsi executive per tutte le funzioni aziendali, sempre in modalità part time, e corsi per lo sviluppo delle competenze trasversali. “Si rivolgono a noi persone e aziende, per trovare risposte concrete alle specifiche esigenze di sviluppo delle competenze. Da sempre, infatti, siamo in grado di fornire delle soluzioni personalizzate. Abbiamo sviluppato un sistema formativo estremamente flessibile, che ci consente di costruire dei percorsi su misura anche per gli individui, combinando giornate e moduli in base alle specifiche esigenze dei nostri interlocutori”. Il 2014 si è rivelato un altro anno complicato, capiamo dalle parole di Caldiera, in tema di investimenti in formazione. “Si sentono tutti gli effetti della sofferenza economica, con una innegabile contrazione degli investimenti. Soprattutto da parte delle aziende notiamo una predilezione per soluzioni custom, che adeguiamo alle disponibilità di investimento e alla specificità dell’intervento di cui necessitano. Tiene, invece, il fronte dei singoli, che credono nella formazione manageriale come leva strategica per riqualificarsi e decidono di investire le proprie risorse, personali ed economiche, e dotarsi di strumenti e competenze adeguate. ‘Essere al passo’, in questa era digitale, è in definitiva prioritario su diversi fronti: nei contenuti delle proposte formative, nelle modalità di erogazione, con proposte qualificate in distance learning, e nelle metodologie, con supporti tecnologici e multimediali adeguati. Stiamo lavorando, innanzitutto, per sensibilizzare e diffondere la cultura della digital strategy, come chiave per lo sviluppo delle nostre aziende. Abbiamo da poco lanciato, con un importante partner del territorio, la nascita di una scuola dedicata proprio al tema del digitale”. Importare modelli stranieri potrebbe risollevare il sistema ancora stagnante? “Le grandi business school straniere sono un punto di riferimento e un modello, soprattutto per la loro capacità di essere fortemente attrattive, per studenti provenienti da ogni parte del mondo. Questa è, per CUOA, la vera sfida da cogliere: rendere le nostre attività attrattive per giovani, per manager e imprenditori stranieri, creando contesti formativi, fisici e virtuali, multiculturali e multilinguistici. L’eccellenza del ‘saper fare italiano’ è un valore unico e inimitabile del nostro Paese. CUOA ha sede nel cuore del Nordest d’Italia, considerato la culla del ‘saper fare’, artigiano e industriale: qui sono nate piccole realtà produttive diventate negli anni grandi brand, riconosciuti a livello internazionale. L’esperienza della nostra scuola abbinata a un contesto turistico, storico e culturale davvero unico e inimitabile, può fare la differenza”. InformaAzione: l’intelligenza emotiva è in tutti noi Operante nel segmento della formazione continua InformaAzione utilizza programmi di sviluppo basati sull’intelligenza emotiva per valorizzare l’individuo e la sua crescita in azienda. “La costruzione di un ambiente interno (spazio mentale ed emotivo) ed esterno (relazioni e contesti) che pone al centro dell’attenzione l’uomo e il suo miglioramento continuo, allenando all’osservazione, all’ascolto attivo e al confronto constante al fine di raggiungere risultati stimolanti, è il fine della società volta a co-progettare l’eccellenza in azienda –ci spiega Emanuela Bertagna, amministratrice unica−. Il mondo della formazione è variegato e complesso−continua Bertagna−: tantissime sono le agenzie formative che offrono questo servizio e, dall’altro lato, le aziende misurano con attenzione i budget dedicati a questo. Anche le nostre statistiche, in effetti, confermano i dati Asfor: fino a che le aziende italiane non vedranno la ripresa, i budget dedicati alla formazione saranno ben calibrati. In questa congiuntura certamente le aziende come InformaAzione che offrono innovazione, velocità, flessibilità riscontrano maggiore attenzione da parte delle aziende che desiderano veramente attuare un cambiamento aziendale. I nostri clienti infatti testimoniano che l’aspetto valoriale, la congruità del nostro personale, l’entusiasmo che mettiamo nel nostro lavoro rendono gli interventi formativi come spunti efficaci per attuare e realizzare il cambiamento desiderato. Rispetto ai trend del futuro della formazione rispondiamo con percorsi che puntano dalla base all’intelligenza emotiva, dimostrata da diversi studi scientifici: il potenziale per l’espressione dell’intelligenza emotiva risiede in tutti noi ed è qualcosa che può essere sviluppato partendo dalla consapevolezza e dalla volontà di migliorare la gestione di noi stessi e del nostro rapporto con gli altri. Le capacità emotive, infatti, possono essere acquisite nel corso di tutta la vita, con una maggiore abilità di apprendimento nell’età adulta per via del sopraggiungere della saggezza. I percorsi formativi che proponiamo sono quindi orientati al miglioramento della comunicazione interna, della coesione del gruppo e del benessere del clima aziendale, dello sviluppo delle capacità di gestione del cambiamento e di innalzamento dei propri standard quantitativi e qualitativi. Le aziende, gli enti, gli istituti sono innanzitutto delle realtà fatte da persone: metterle al centro significa dare onori e oneri per mantenere costante il livello di motivazione del singolo. Il collaboratore, il manager, il Emanuela Bertagna, Amministratrice unica InformaAzione PERSONE&CONOSCENZE N.98 37 dirigente, rappresenta l’unità di interfaccia con gli stakeholders esterni e per questo motivo deve essere al centro di un percorso di miglioramento costante e affinamento ampio delle competenze manageriali e dei tratti motivazionali. Non è possibile pensare a migliorare solo noi stessi –conclude Bertagna− e restare chiusi nel proprio guscio: oggi la necessità è di guardare al mondo, non solo all’Europa e imparare dai modelli di eccellenza facendo emergere i punti di forza”. L'istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo (Nelson Mandela Premio Nobel per la pace) Roberta Pinzauti, Managing Director di Te.D.-Teatro d’Impresa Te.D.-Teatro d’Impresa: mettere in gioco ogni aspetto di sé con la formazione esperienziale Nata nel 1999 come realtà pioneristica in Italia, Te.D.-Teatro d’Impresa unisce passione e competenza coniugando l’esperienza pluriennale di teatro con un’attività di formazione aziendale. “Te.D nasce con l’obiettivo di utilizzare in azienda l’arte –racconta Roberta Pinzauti, Managing Director− e in particolare le tecniche teatrali, trasformandole in un valido strumento per la formazione esperienziale e la comunicazione aziendale. Per fare questo abbiamo modificato e adattato le tecniche teatrali, elaborato format e modelli formativi tra cui ENERGY&colours”. Oggi Te.D opera in tre settori per sviluppare. • Persone&comportamenti: fare esperienza divertendosi, integrando l’aspetto ludico a quello formativo, è per noi il presupposto fondamentale per facilitare processi di cambiamento e di acquisizione di una nuova consapevolezza; a tale scopo integriamo: le neuroscienze, la psicologia cognitiva, i giochi, la scrittura creativa, il teatro, la metafora, e gli 1 strumenti di valutazione complessi come il Success Insights. • Organizzazione&strategia: ‘fare consulenza’ per Te.D. significa identificare e riconoscere le specifiche necessità aziendali, vederle inserite nel contesto generale dell’azienda-organismo e intervenire affiancando il management nella sperimentazione di soluzioni e metodologie alternative per il raggiungimento degli obiettivi. • Motivazione&integrazione: integrando il teatro scritto ad hoc e lo storytelling con tecniche video e con nuove tecnologie realizziamo eventi indimenticabili che dinamizzano, informano, motivano e aggregano. In riferimento all’andamento del mercato della formazione “la domanda è diminuita, così come l’investimento, ma nel nostro settore (di tipo esperienziale) abbiamo notato come le richieste che ci arrivano siano sempre più precise, con necessità di maggiore approfondimento e maggiore attenzione al metodo utilizzato e alla modalità con la quale formare le persone. Mi sembra, finalmente, che stia passando in maniera più evidente nei nostri interlocutori che le tecniche esperienziali danno dei buoni risultati e che quindi la loro efficacia, oltre ai benefit formativi, ottimizza anche gli investimenti. Rispetto a questo trend intendiamo rispondere con la formazione esperienziale, per noi naturale e ‘ovvia’: permettere alle persone di ‘fare esperienza’ attraverso la mente, il corpo e le emozioni, cioè mettere in gioco tutti gli aspetti di se stessi. In tal senso le neuroscienze ci hanno dato un grande aiuto perché hanno confermato scientificamente quello che pensiamo e pratichiamo da anni. La scoperta dei neuroni specchio nel luglio 19911 ha portato in primo piano il ruolo del sistema motorio, che non è più un semplice effettore/esecutore di ordini provenienti dai piani alti, ma fonte di comprensione del significato delle cose del mondo a livello preconcettuale e pre-linguistico. È come se, a livello neurologico, agire-pensare-vedere fossero la stessa cosa. Questo è il presupposto sul quale abbiamo costruito la nostra metodologia esperienziale e cioè, attraverso Giacomo Rizzolatti è considerato l’autore di una delle principali scoperte nel campo delle neuroscienze degli ultimi decenni. Rizzolatti e i suoi collaboratori ha scoperto i neuroni specchio prima nelle scimmie, poi nell’uomo. 38 PERSONE&CONOSCENZE N.98 il coinvolgimento del corpo, delle emozioni e della mente permettiamo alle persone di fare esperienza di se stessi, della propria modalità di comunicare, relazionarsi agli altri, e sperimentare anche altri stili di comunicazione, di leadership, di vendita ecc. In tal senso le tecniche teatrali mettono a disposizione un sapere enorme, una varietà infinita di esercizi e di tecniche che noi abbiamo trasformato e modificato per renderle utili e adatte alla formazione in azienda”. Golden Group: nuovi ‘abiti’ formativi per mettere le persone al centro “Golden Group nasce 18 anni fa –racconta Serena Communara, Responsabile risorse umane di Golden Group−, come azienda dedicata a formazione e selezione del personale. Con Marco Polo Expert − Elettronica di Consumo − organizzammo e gestimmo un corso di formazione rivolto a tutta la rete vendite nell’ottica di andare incontro alle esigenze del cliente trovando il modo di far recuperare la formazione erogata tramite un contributo a fondo perduto: la scoperta della finanza agevolata ha stravolto il core business della nostra azienda”. A oggi Golden Group è costituita da tre aree : finanza agevolata, risorse umane e strategy. “L’area risorse umane sta vivendo un momento di grande ulteriore sviluppo. Negli anni ci siamo concentrati a sviluppare noi stessi e, così, il gruppo da 25 persone è arrivato all’oggi a 130 unità (tra interni ed esterni). Proponiamo servizi per le risorse umane (selezione, formazione e analisi del potenziale) anche perché le imprese lo richiedono e ne necessitano. È da dire che i gap da colmare in ambito formativo a mio avviso sono molti. Il settore della formazione è saturo di offerte ridondanti, obsolete e soprattutto standardizzate. Ciò che occorre sono ‘abiti formativi’ creati su misura per le realtà imprenditoriali, per i loro manager e titolari: questo è ciò che creiamo con le nostre attività sulle risorse umane. Partendo da uno studio di crescita aziendale è possibile impostare un piano programmatico da sviluppare nel breve e medio periodo in termini di selezione del personale, formazione mirata, crescita personale, coaching e molto altro ancora. È su questo che bisogna puntare, su offerte formative che rispondano alle esigenze specifiche delle aziende, che tengano in considerazione la loro specifica originalità e mettano le ‘persone al centro’. L’attenzione ai social e alle nuove tecnologie deve essere forte e divenire l’ingrediente innovativo di molte attività sulle le risorse umane. Secondo l’indagine Continuing Vocational Training Survey (Cvts) del 2013 l’Italia ha migliorato il suo posizionamento passando dal 24° al 18° posto rispetto alla classifica dei Paesi europei per quanto riguarda l’erogazione di formazione nelle imprese. Mi sento di dire che purtroppo in Italia ancora troppo sovente quando si parla di formazione si intende solo quella ‘obbligatoria’ (per esempio sulla sicurezza, sulla salute, sull’ambiente). Il concetto di formazione dovrebbe essere inteso in termini di formazione continua (lifelong learning) personale e non solo tecnica professionale, in questo, in Italia, a mio avviso ci sono ampi margini di miglioramento”. Nextstrategy: per un customer education trend diffuso Nell’ambito delle società di consulenza e servizi, Next Strategy si occupa del rapporto delle organizzazioni con i loro mercati e clienti, utilizzando l’approccio del customer experience management che ha contribuito a diffondere nella realtà italiana. “Nella nostra attività di supporto operativo alle organizzazioni –racconta Roberto Maran, managing partner di Nextstrategy e di M&O−, durante riunioni, incontri o scambi di idee, la parola ‘formazione’ viene fuori sicuramente! In questo momento, insomma, quando si parla di marketing, vendite e servizi, c’è un bisogno di formazione veramente elevato e urgente, in tutti gli ambiti e a tutti i livelli. Altra cosa è invece la ‘domanda di attività formativa’ che risulta profondamente diversa: più contenuta nelle dimensioni, poco organica nelle priorità, con notevoli difficoltà attuative e con ricadute operative spesso poco soddisfacenti. In mezzo c’è un gap ampio con una molteplicità di ostacoli, che vanno superati molto rapidamente, per l’impellente esigenza di far evolvere le competenze diffuse che influenzano, e non poco, la competitività, lo sviluppo, l’innovazione e, in definitiva, l’occupazione. Alcuni dei nostri customer education trend con i relativi riferimenti progettuali riguardano: • evoluzione della formazione specialistica per il personale di front end: ancorando i programmi ai profili di competenze dei diversi livelli professionali e utiliz- Serena Communara, Responsabile risorse umane di Golden Group Roberto Maran, Presidente di Nextstrategy PERSONE&CONOSCENZE N.98 39 Isabella Pierantoni, founder e partner di Generation Mover Mariella Bisaccia, co-founder e partner di Generation Mover 40 zando la corrispondente piattaforma eLearning integrata per l’aggiornamento professionale (Technical Professional Program); • focalizzazione dei percorsi di action learning: strutturando al meglio l’apprendimento e valorizzando la componente action attraverso la formula dei ‘project team attuativi’ che producono soluzioni direttamente utilizzabili in azienda (Action Learning Operativo); • sviluppo della leadership diffusa: focalizzando i percorsi formativi ai diversi livelli di management sul coinvolgimento e ingaggio del personale nell’ottica del miglioramento delle performance (Programma di Leadership Attuativa); • finalizzazione della formazione individuale: mettendo a punto percorsi che raccordano strettamente l’evoluzione delle competenze personali e l’implementazione operativa in una logica di project management (Personal Advisoring and Development); • supporto alla internazionalizzazione: predisponendo programmi in doppia lingua che permettono di progredire rapidamente nella capacità di comunicare e confrontarsi su tematiche specifiche nei diversi mercati di interesse (Duall). In conclusione, è in questa prospettiva che, per favorire lo sviluppo delle organizzazioni a diretto contatto con mercati e clienti, attraverso la nostra società di sviluppo e formazione M&O, abbiamo individuato e selezionato un quadro di trend formativi di prioritario rilievo, con l’obiettivo di strutturare e rendere disponibili le modalità attuative e i risultati dei migliori progetti realizzati su tali argomenti”. Generation Mover: gestire le generazioni in azienda per creare valore Il progetto Generation Mover nasce nel 2010 dall’osservazione di come in altri paesi, specialmente negli Stati Uniti, il tema generazionale fosse una parte integrante dei processi di formazione aziendale, sulla scia della crescente attenzione ai temi della diversity. Il progetto nasce con un duplice obiettivo: da una parte colmare il gap di conoscenza e di dati che in Italia erano pressoché inesistenti e, dall’altro, sviluppare una metodologia ed un intervento formativo che potesse portare in azienda (direttamente o attraverso la PERSONE&CONOSCENZE N.98 formazione dei formatori) una competenza dedicata proprio alla gestione delle diverse generazioni. Isabella Pierantoni, founder e partner e Mariella Bisaccia, co-founder e partner lo raccontano così: “Noi siamo essenzialmente dei coach, interveniamo in azienda per migliorare le capacità dei manager nella gestione delle risorse –spiega Pierantoni– ed è stato subito evidente che il fattore generazionale poteva essere una chiave per migliorare la comunicazione in azienda”. La migliore preparazione per domani è fare il tuo meglio oggi (H. Jackson Brown Jr. scrittore statunitense) Era necessario però dotare questa osservazione di basi sia scientifiche che statistiche e per questo il progetto è iniziato con la realizzazione di uno studio (Italian Generations @work) che ha coinvolto 58 aziende attraverso una survey che ha evidenziato, ad esempio, che l’investimento in formazione varia a seconda dell’età delle risorse (spesso penalizzando le generazioni più mature) e che la visione della leadership (cosa è, a cosa serve, come si esercita) varia da generazione a generazione e questa differenza può generare fedeltà all’azienda o fuga di talenti e risorse strategiche. A questo studio è seguita la realizzazione di sei workshop pilota in tutta Italia, nei quali è stato proposto (e affinato) il modulo formativo che oggi rappresenta la base dell’intervento che Generation Mover realizza. “La diversity generazionale –aggiunge Bisaccia– può essere una delle chiavi strategiche per lo sviluppo delle persone e del business nelle realtà organizzative italiane nelle quali, per la prima volta, convivono 4 generazioni, che stanno in azienda con sistemi di valori, obiettivi, linguaggi, sensibilità tanto diversi da essere potenzialmente un ostacolo alla produttività, all’efficienza, in una parola, al successo di un’azienda”. “I nostri interventi −spiega Pierantoni– intendono incidere sul cambiamento organizzativo a partire dal confronto tra generazio- ni e dal senso di leadership delle persone. L’obiettivo è quello di valorizzare ciò che già esiste in azienda e costruire su quello una maggiore capacità di comprendere e motivare le persone”. “Lavorando a stretto contatto con il mondo universitario –conclude Bisaccia– uno degli obiettivi di Generation Mover è anche di permettere una migliore comunicazione tra i giovani ed il mondo delle imprese. I giovani non sempre hanno consapevolezza del fatto che la conclusione degli studi è solo il punto di partenza: ciò che conta oggi in azienda è soprattutto la capacità di comunicare, di risolvere problemi e lavorare in team, oltre all’‘etica del lavoro’, intesa come impegno, iniziativa personale e assunzione di responsabilità. Noi ci occupiamo di valorizzare il talento lavorando sulle competenze soft, tra le quali crediamo che la gestione della diversity generazionale avrà un ruolo crescente nelle realtà organizzative italiane”. Granchi & Partners: reimpariamo dalla natura per gestire le aziende in maniera sostenibile Con lunga esperienza sul campo, Guido Granchi −fondatore e formatore di Granchi & Partners, società di consulenza, formazione e coaching milanese− conferma nella sostanza i dati ASFOR: “Le aziende hanno poco budget e preferiscono investirlo su progetti ad alto valore aggiunto”. La domanda più cogente a cui le nostre aziende vogliono trovare risposta è: come tradurre in comportamenti concreti etica e sostenibilità? Partendo da questa domanda di mercato, Granchi & Partners offre due progetti originali: P.R.O.M.E.TE.O: la vendita etica e Natura Magistra… Management. Frutto di anni di ricerca, esperienza e studio il primo è un modello consulenziale di certificazione di qualità che sfocia in un percorso formativo rivolto alla rete vendita delle aziende clienti. “La certificazione di vendita etica da noi proposta è un progetto di CSR per tutte quelle organizzazioni che desiderano non solo dare una ottima ‘immagine sociale’ dell’organizzazione, ma soprattutto credono nella tutela del consumatore finale attraverso un posizionamento di mercato distintivo rispetto ai competitor”. Mentre Natura Magistra… Management è un percorso formativo nato dalla ventennale ricerca sul pensiero sistemico, strumento disciplinare cardine dell’azienda. “Il mondo aziendale, come quello animale e quello vege- tale, è un sistema. È fondamentale conoscere le dinamiche complesse che regolano i ‘comportamenti’ aziendali: gli animali e le piante ci aiutano a comprendere meglio come gestire, comunicare, decidere senza sprechi e con efficienza del sistema stesso. Si tratta di imparare a ragionare in termini di feedback, superando Il vero segreto dell'apprendimento è avere sempre una mente da principiante perché nella mente di un principiante ci sono molte possibilità, nella mente di un esperto, poche (Shunryu Suzuki Scrittore) la logica lineare e improntare le strategie aziendali in termini di miglioramento continuo, come ci insegna il total quality management. Natura Magistra… Management parte dall’analisi delle migliori strategie della vita animale e vegetale e mostra alle organizzazioni come adattarsi in modo sostenibile ai continui cambiamenti del mercato. Ecco che l’acronimo imprenditoriale b to b −prosegue Granchi− si rimodula in un ‘back to basic’, per tornare a rileggere il mercato attraverso una lente ecologica: la natura è il sistema più complesso e perfetto da cui trarre insegnamento per la sopravvivenza e l’evoluzione del sistema imprenditoriale”. Granchi ci invita ad approfondire questi temi, partecipando il prossimo 29 ottobre presso l’Hotel Michelangelo di Milano a un pomeriggio gratuito per esplorare il modello e scoprire come l’‘impresa-natura’ abbia successo da milioni di anni! Progel: la formazione del manager passa anche dall’IT Progel −sede PCSNET per l’Emilia Romagna− nasce nel 1988 con una missione: offrire servizi consulenziali di qualità e soluzioni concrete per l’innovazione tecnologica delle aziende. “Da più di 25 anni –racconta Matteo Querzè, Training manager−, rappresenta un’eccellenza nella progettazione e gestione di infrastrutture IT, soluzioni software personalizzate e formazione certificata, indirizzando le proprie competenze sulle tecnologie Microsoft. Con l’obiettivo di insegnare a usare la tecnologia nella maniera più pro- Guido Granchi, formatore e fondatore di Granchi & Partners Matteo Querzè, Training manager di Progel PERSONE&CONOSCENZE N.98 41 duttiva possibile sul posto di lavoro, negli ultimi 10 anni abbiamo modificato la nostra offerta di formazione IT. L’abbiamo integrata con quelle componenti di formazione manageriale che meglio si prestano a essere praticate con il supporto degli strumenti tecnologici, coniando il termine productivation e anticipando alcuni scenari di smart working. Ad esempio, chi vuole ottenere risultati apprezzabili con l’agenda elettronica deve, secondo noi, integrare l’addestramento tecnico con nozioni di time & meeting management, e chi pianifica e controlla progetti tramite strumento non può prescindere da competenze di project management che si rifanno ai più alti standard internazionali, sui quali gli stessi strumenti nel tempo si sono allineati. Insegnare alle persone a credere in loro stesse è la cosa di gran lunga più importante che possa fare (Jack Welch ex CEO General Electric) Rispetto alla formazione manageriale in senso stretto, l’andamento della richiesta è influenzato dai cicli di rinnovamento tecnologico, con picchi nei momenti di nuova adozione o aggiornamento da parte delle aziende. Al netto di questo fattore, troviamo riscontro nei dati di ASFOR per il 2014, ma con una considerazione aggiuntiva: a budget di formazione pressoché invariati, la crescente segmentazione degli ambiti tecnologici ha spinto le aziende a diversificare la partecipazione del proprio personale a corsi in aula tradizionali tenuti da docenti esterni, mantenendo sì lo stesso numero di iscrizioni, ma su un catalogo più ampio, con conseguente riduzione della domanda per singolo corso. Questo fattore spinge le aziende verso il modello del key user, cioè l’individuazione di una persona da formare esternamente su uno specifico argomento in grado poi di trasferire internamente le nozioni apprese o di 2 42 Per maggiori informazioni: www.runu.it PERSONE&CONOSCENZE N.98 proporsi come primo livello di supporto ai colleghi. Le nuove frontiere dell’e-Learning e della formazione a distanza di cui ci occupiamo, offrono nuove opportunità per allargare la popolazione aziendale formata direttamente da un docente esperto della materia, sia per le interessanti opportunità di risparmio sui grandi numeri, sia per la flessibilità logistico-temporale −oggi è un requisito imprescindibile− per poter formare gli ‘utenti in mobilità’. In qualità di distributori sul territorio nazionale della piattaforma didattica per ambienti Microsoft –SharePoint LMS– di origine danese e diffusa in tutto il mondo, non possiamo che constatare come le aziende italiane abbiano perso terreno nei confronti di altri paesi europei sul tema della formazione a distanza, ma è in corso un tentativo di recupero che speriamo nei prossimi anni possa permettere di accorciare questo divario”. Facciamo il punto… Anche in questa seconda puntata dedicata al mondo dell’offerta formativa abbiamo verificato un mercato ingessato ma che vede in aumento la sensibilità delle organizzazioni e, in particolare, delle direzioni Hr verso la formazione che conta davvero. Qual è? Quella che si occupa delle persone in quanto tali: delle loro competenze e del loro benessere come singoli e all’interno di un gruppo di lavoro. L’indagine ASFOR testimonia questo stallo ma la consapevolezza di quanto, in momenti come questo, la formazione sia di valore cresce sempre di più. In alcuni casi anche vitale per l’impresa stessa. Gli intervistati, in generale, hanno potuto ‘toccare con mano’ la realtà dei dati rilasciati dall’ente sulla formazione manageriale: concordano pressoché all’unanimità sul tanto lavoro ancora da fare. Per se stessi e per la propria azienda. Il nostro viaggio nella formazione continua sul prossimo numero con la terza e penultima puntata che ci separa dall’evento milanese Formare e Formarsi del 20 novembre. In quell’occasione la giuria dedicata (P&C n°97, Il prodotto formativo dell’anno: la parola alla giuria, ndr) premierà il vincitore del concorso omonimo indetto dalla rivista2.