0 Negozia fai Syràcuse - NYS Historic Newspapers

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0 Negozia fai Syràcuse - NYS Historic Newspapers
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«ale egli forse usa ai tuoi
, Rosina — Tutti leviamo g |
occhi a te : ma con quali .or
verni pensieri!
-7- Sei stanca? — chiese
Sebastiano,
Rosina si voltò di botto.
Come* le faceva male quel
la voce in quell’ora.
— Si— rispose.
—: A qhe pensi? —■ri­
chiese l’altro.
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S f i o r i l ’ho respinto, è lui
che si allontana da »® v
— Sfido, se non hai men
te d a trattenerlo. •• — Non potrei farlo. La­
sciami stare con te, mamma,
lasciarmi stare —
Quando la gallina tratj
— Io?, A niente penso.
ta da! gallinaio, vi,ritorna, vi
Sebastiano le s’accostò, le ritorna estranea e malvista.
pose una mano sui capelli. Le,$onapagne ora le danno eli
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jlRosina ehbe un interno* bécco, ora di zampa.
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di ribellione. Ma ave­ 1 — Che vuoi? Che sei to r
va detto di sì.
•nata a fare? Via, via. Il gar
L’uscio era chiuso. ... che linaio è nostro,
dovéva fare? Gridare?
■ E la rmova venuta. ^
Ihiuse gli occhi e#! sentì, Sentite sorelle,
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ir meno.
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tendo nè Tana, ne il becchi­
venir
me. me ne sto qui in un can»
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'tuecio come prima.
— M’è indifferente.
. — Via, via 1 chi se ne va
! Rosina non seppe trovare non deve ritoniare
Via,
! altra frase, di fronte a sua via ! Il gallinaio è nostro. Vat
madre che la interrogava, tene, intrusa !
E la gallina Rosina dovetE titi pai;e
par questa una ra
. gione per abbandonale tuo te fuggire, ma, fuggendo* la
P e l l e . . . . ! ....................................... ' - . W S
! marito? Sentì 'figlia mid, tu sciò nel gallinaio nativo u1un pò romantica Io sei sem na penna insanguinata.
Arturo Alcaro
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p u W b è ^ J Is ira ^ p e . Vedete «ideata offerta che o tó m o :
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offende? TI sei accorta di
qualche cosa?
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A l “ »<lni. »i e’ vernicia tu
; corta, a lc tip io n
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batti*’ faénati
jrp,'M utande notti n è a ^ c i & è i l l K » . l n n m t « > turiti
rincasa. Ora mi dice chfM è «ita «lì Ru^ia. K^a
stata
trattenuto in ca m rp a^ i^ ^ r r*a«n!.i ■ir « .vnm fniurin, irm
la svinatura, oi*a p% | ^ e - »••
ut m in. ut.., . li** r**n
gliare il castaido, ora per .I*-.l’at tmi'iia'i <.m. li <ti i/m-r
qualche altro motivo. Me lo ... In. i nati. i..- <1. \upi«l*<>
dice Illì. Io non glie lo chie* 1>... l’nv m |inirat>- meli... limiti,
do.
ni, ||., •
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Pmc tiMftggio di qdéHe per»oii e che abitano fuori città Tanni | dwpo*ùio«& di «ftediw
« i d i c4*« {HéTiKMta ta ^ ito r* » ^ e pagheréi£o il i^rezsb della porta *e tè cnrdinaziom «tono di $T o tf i pi».
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me a piedi la via del ritorno Ichini, t fermagli e j?n anelli.
Ho giorno una piano calò Giunta aj paese. girei*ei poi !È roba di valore sa . La^>m
rapida, imperiosa, fatale su per quei tre o o quattro vieo- fparità l’hai fatta.^)a Uittoa
E eon m alizia ripresi*:
— A vete litig a to ?
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china, scusa se te lo dico. Che
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ti manca? Sebastiano è un i- t c — * '• l.u .* . n ' m a t t i l i . . <
. be giovane, ricco.
.Ila * t.. .• l«- .ih- i>m‘ irramli
.Che mi manca?Non Io «i«*ru..s.
«In ■»*-Ibi «ii Au
so,ynaqualche cosa mi man- -t.-rl.r ^ .* .(u<iia *. \Vat.*rioi»
CU,
K |n.'. ,■ '*'at<-' .)• nulo «ttU-Uh
Maledetti romanzi! Che .ta<uu» • *; '.-n.luia i* r la sn*»uiu*
| volevi 1JJ», principe del san Hi** Ai.t .oi.. *t**tt«». la
igue? ! Tu dii
disprezzi la divi- n.*n ai .h ih.kIu ..«m*- oggi
na provvidenza*
l,u i;uzu. «Ji labi,rim italiuim.
pniua *|’.'«»*,i*r \.‘tallita a .“'Ini
— No. mamma, non di . .
s,)rezzo nje*nte. Ero tanto fe- 1.-li*- In |>airi>' pio mila tir**. *•
j[ce quj C(>n te ct)j ha^bo.
''rf IU*’.. sv liz.-r.., il ‘iiini.»r
l con \e sore»ne_ Ho mai chie- M ' 1,1111,1 in -, .-rn “tata pri
‘Bisogna p a z ie n tili TJbà
questa borsexia. rson ly^ sa ra ^ jaj Jjq (ìgtio solo che sa
speranza,',.. ce I m i è r i e .trosa . .
to cp a.ateg
— CotÀbttu qua
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rei venuta qui da te, senza
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m . sonò»
E ip dfef:
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, . — Conto vuole, mamma— determinargli nè il motivo
bLi ir.
p e r ie d ^ S d i
\ — Marnila, sai. ho riGijt* risPoe?
e
g . della risoluzione, nè la dura
è che sì, spezzi sfna,
i tuto. MonVèfflio andare con !on * 1 DF? a
, • ___ ta dell’assenza. Mi ha lascia
allora le tfèrìe ?<A lei* ptoprio a tei. a
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! . .0 ^
P d 7 I™, di e^eie ta parf,|re gjamo di accordo ^
^
autorizza
ppo 1 altra.
più restia. ■
| come pYìmà Lasciami stare V™ ,eggera. di essére prò se , come vedi io re9£o qtJÌ ^ tu , • 1 no.tri Aff«ntì, w toraza
«itero
* . •
— Silemio. galline!
imllina! Rosi- con te
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;,stessa, di essere più. . . Ro- mA
. d a Mn0
«pinta ^Ammnaittame ln
lo pernoettì «e i»f
lui mm
uon «miìt^
; Iionc>
, a p„ c6,.
... Intfimma.
5*r penr — Chi ha parlato.di mati- ^na eraSilenzio,
la
.destinata
!
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cercherà. Dio non m’ha da- Iettare gli abbonamenti «ca*
È finita? Ho detto di eù,.. ,ffln5*
Sirspe- ti? —*seguitò cupo il padré,
Età, Sniffo' ètà quistiono di ;: ma perriTÀ l’hai detto, aninia
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re8to la oomr'anta ^ to figli: mio marito limmzìa j *{?'“
nuovi,
— Crèdi che mi pèsiiio *ipm età.
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mia?
Amavi
Sebastiano?
No
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ai frutti dotali, hfon ti peso. 1
nostri àbborbeasa- stomaco ^ut’e eincjue? J q £ri
itq. del suo do perchè è il mio canpere..
tV tó’toeuef- ‘•Cerio’mi piaééreftqé.
que, a - uopjdico di fio, Kofi f p^*e àl-tahblq tro, perche non ^avelàq à
‘pensare jche le figlie del ca
qui
quante v ^ to ^ ^ fg e n ti non hanno
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. . :£ “
‘Z * X 7 f,,r h 1«aito pure a Sécorfrlc tormen
, JAIVtES SECRETI
Finfs^ce tutto per te e
vòTta^ gallìnèl $af'5 ^
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'J - ' Vf! { ? ’ to del bacchetto '.oziale in
♦..-1 »1 ,diitnclp,-finirà
voler«ah» loa olia
diceva quella ta
gìi si'fece in- •WaDid guardi pii accoi- Tpete come riWv<r«„a!in
gessi
ssi che civettassero!.
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'Tutto
collana si i m^i0,
rol. , |!e?
tto è che la còllatfa
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EÀm.
“Roìnperel il muso a t S t i fspézsi e ajforn fé perle
i S 0Tnf fPlff. aue9to tr‘J,1(H
ion ^| i guardò
se rito raata ( Dio non voglia ) tu*^j
faciìiterarino il ricTi|w lm o rins^nWjC Niènte !
JLfFÌ™'. » . . . „ .1 bastfano ih carner?.
f| 0éf’Ìè e c i n q t t e i . , . ... -r
Mi face tafito bene il so j m •
Se capita una prqvviden- furia !
Che cìiamine!
, *
o «sparata eon la’le g i cal,3iam? compito, e cut d*
jle. Óra
va e mi sento
Mai era stata feri sdlà cd&t^e, nessuno avrebbe trovato! ° f 0 por«iamo r<? dovule É*+
#* * •
jse, dova sono,do za/behvenuta e se nò àvràfi
più
sola.
nó Iq stesso da -viverè**.. ,
>luada ridirci; nja così no, così 21* a ^ nì{ *' aidoP«Ler*«“
che calano
“Tu; m i pare, qUesta è r ^ r Rositifi, nellà vettura di : Le omf
# # ^ ific 5 .
i calaliJ ' Rosina rimhse «. alche i .f u,ia sciarada e non la in ^
Videnza- vorresti ipflp«tSr
• stante pietrificata..
tendo neamene io, che sono e nostro giornale.
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li pascohdòno l a , . ,fl Regolati nomò mi
,
,
................ ............. tu bai
Sola, e innanzi a i r i S«ba-;tua ™fdre*
c.h.e scriva
N. B. — l signori Abbó*‘
jgdm
credi.
Io
ncmsq^hudla,
DfctÒ
/Goastianq. be ce un. ma- nati prima di fave iloro pà*
mon deVe sapdrè. Àp: plafièò pel recènte distacco tanta fretta' e io non ne ho stiano.
linteso, si,^piegherà.
game«iti debbono domandad i i " padre
dai
suoi
cari,
ora
rifletteva
:
punta
proverò -o,nò % seconda del
È fluita ho detto di
m ./S e b a s tià * fuma, mia suo-m f S ” “ q u l R 3.™’ : - ■ Non mi sono fatta capi
re »s*i Escuti che « prertn
e^oitifiejbi partilo* Bla «dii so nulla per Ecco mio marito e mia
«»«
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liquori...
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spo
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mamma
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e
Sebastiano
,ano'
l
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c . .ir à p
suo­
cera
sona
ìa.
so
im se lè feè# orib hai capiti)? nulla!
cera*,. . . . .
Sono !a^f|nsa, appartengo
inon ci amiamo e ci odiamo. P ^ p 311!®00* * » i nostri Aifri
“fc finita f lo vado yesò Tir a qui due
*Se domani riparto, lui, al ve Sènti rilasceranno le ricevi!*
1 uL’usefo
uscio era cfiitiio.
.gnoto.
«onr.Sarò
- . Questa
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,
No» SOM una viaggiata- ; Rosina prese una seggiola ; dermi, nè si turba, nè si allie J. p e sta te delTa “Gizzetfà
ne h i»
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casa
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scordarla,
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;si avvicinò alla finestra, IV t ta. .Non gliene importa nulla dl Scir&cuse *
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J La sp p s|'Ja Iposa. . . .
; perse. Bava sui.f^nipi.
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! Questa AmminUtrazìorie
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, d à bld* * ^ i(g tav èd o fla aefifòJfài Che anfcp’ia, anima m ai,! Liùrìupi&à
be'Soré
ò a ^ fn ra . ? . '
|che angoifi
c t e # w a la mamma
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Le cinque galline, coi bec- 1 “S« i f treno sostasse qui ' I.a sin
ruppe brusca ' quel momento?
mattimi chi ri\
in rà, attendeva- lU&nb avremo ner
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telici chitome'
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niasimo rifare da »me. rie scordi* Tevàtiglì ;(»^c-i
Jtuna, ì^unaf
rifletté Una soverchia libertà, della!
L’AmroinittrMìont
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