Bici Cultura Piron

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Bici Cultura Piron
Bici
Cultura
Piron
(forchetta)
Progetto: Gaetano Lunardon
Testi: Gianni Celi
Itinerari: Gianni Celi, Virginio Grego
Foto: Cesare Gerolimetto, Gianni Celi, Foto Stella, archivi privati
e di enti locali e turistici
Stampato nel mese di Dicembre 2007 dalla Litografia Grafiche Fantinato di Romano d’Ezzelino (VI)
P r e s e n t a z i o n e
Questa è una guida riservata ai veri appassionati della
bicicletta, a tutti coloro che non disdegnano la fatica, che
non aborriscono le salite, che considerano le due ruote
come un attrezzo di svago, di divertimento, ma anche
di conoscenza di un territorio, di apprendimento della
cultura che lo ha caratterizzato nei secoli, di esaltazione
dei sapori custoditi nei prodotti dell’enogastronomia
offerti spontaneamente dalla natura o manipolati dalle
abili mani dell’uomo. Ecco il perché di quel titolo che
avete letto in copertina: “Bici, cultura e piron”. Bici per
spostarsi, per corroborare il fisico, per misurarsi con
se stessi, per vedere posti nuovi. Cultura per visitare
i luoghi dell’arte, dell’architettura, della storia, della
tradizione. “Piron”, che in dialetto veneto significa
forchetta, per gustare ricette nuove le cui origini si
perdono nei secoli e che hanno saputo tramandare
intatti i profumi e le usanze della società contadina che
abitava il mandamento posto a cavallo fra Bassanese e
Marosticense. Tre sono quindi gli obiettivi che abbiamo
voluto cogliere con questo nostro volume, nato dall’idea
di un imprenditore marosticense, Gaetano Lunardon,
che ha abbandonato la professione di ciclista per seguire
la via paterna e materna della ristorazione portandola
a traguardi eccelsi. Sulla sua strada ha trovato poi
chi vi scrive che, accompagnato dall’amico Virginio
Grego, campione di ciclismo su strada e su pista negli
anni 50-60 ed ex olimpionico, ha coronato il progetto
girando in lungo ed in largo il territorio alla ricerca di
itinerari il meno possibile trafficati per raggiungere le
scoperto angoli di terra nostrana che nemmeno noi, pur
essendo di casa, avevamo visitato, con scorci impagabili
sulla Pedemontana, sulla pianura, sui monti lontani
entrando a volte in un mondo agreste che credevamo
scomparso. Sei sono i filoni di questa guida. Si parte
dalle città dell’Esagono, vale a dire dei centri a noi vicini
e collocati fra le province di Vicenza, Padova e Treviso,
caratteristici perché protetti da mura medievali. Si passa
poi agli itinerari enogastronomici, a quelli storici, a quelli
naturalistici, a quelli artistici e si finisce con un’appendice
per ciclisti tosti che s’allontana dal Bassanese per
portare il turista a meglio conoscere la zona alpina
e dolomitica. L’intento che ci eravamo prefissi era di
fornire uno strumento di consultazione agile e preciso
in grado di guidare il cicloamatore, che non conosce
o conosce poco la zona, passo passo dalla partenza
all’arrivo (siamo stati a volte forse troppo pedanti nella
descrizione, ma soltanto così è possibile seguire itinerari
lontani dal traffico eccessivo). Abbiamo la presunzione
di esserci riusciti ed il nostro scritto lo dimostra. A voi
lettori non ci resta quindi che augurare buone e divertenti
pedalate e, quando tornerete a casa, mettete alla prova
le vostre compagne o le vostre mamme con le numerose
ricette che troverete nella parte terminale della guida.
Assaporando quei piatti potrete nuovamente rivivere le
giornate da voi trascorse in sella all’amata bici in questa
nostra splendida terra veneta.
Gianni Celi
P r e s e n t a z i o n e
località più interessanti dell’Alto Vicentino. Abbiamo
La bicicletta ? Una passione
Quand’ero alle elementari la maestra voleva sapere che cosa
avremmo voluto fare da grandi. La mia risposta era sempre
la stessa:”Il corridore”. Abitavo con i genitori al culmine della
salita che poi avrebbe preso il nome di mia nonna: la Rosina.
I miei gestivano un’osteria ed un piccolo negozio di generi
alimentari. Mi mandavano ancora piccolino (avrò avuto
dieci-dodici anni) a prendere il pane in bicicletta a Valle San
Floriano. Pur con il peso di quel sacco sul manubrio quando
tornavo lungo la salita che portava a casa, pigiavo sui pedali
e se qualche corridore mi sorpassava facevo l’impossibile per
stargli a ruota. Chiedevo loro quando fosse in programma
qualche corsa ciclistica che passasse per la Rosina. Qualcuno
mi mandava a quel paese, qualche altro, gentilmente, mi
forniva le date ed aspettavo con ansia il passaggio dei ciclisti
in quelle 4-5 gare organizzate dal Veloce Club Bassano, dal
Velo Junior Nove, dal Veloce Club Schio e dalla Campagnolo
di Vicenza sui tornanti di casa mia. Mi divertivo da morire
al passaggio dei corridori, li incitavo e provavo nei loro
confronti un senso di invidia. Poi a 14 anni papà mi regalò
una bici sportiva che io, senza che lui lo vedesse, adattai
con un manubrio da corsa. In effetti mio padre faceva finta
di non accorgersi, ma in cuor suo approvava questa mia
intemperanza giovanile. Arrivò quindi il momento magico,
quello tanto agognato: vestire la maglia di una società ciclistica
vera. Entrai nel Velo Junior Nove dove rimasi per tre anni.
Passai quindi alla Campagnolo Vicenza. Il ciclismo nostrano,
in quel periodo, pullulava di campioni: da Battaglin a Moser,
a Gambarotto, a Massignan, a Rigotto, a Castellan, a Dalla
Bona ed altri ancora. Con la Campagnolo corsi per altri tre
anni vincendo tre - quattro gare a stagione o arrivando sempre
fra i primi cinque. Ero un passista scalatore. Lo strappo da
Valle San Floriano a casa mia mi aveva forgiato allenando
le gambe per le lunghe salite. Mi appiedò il servizio militare
e quando tornai ripresi gli allenamenti, ma c’era qualcosa
che non funzionava nella mia testa. Avevo conosciuto una
ragazza, Nadia, sorella di due forti corridori, Pierino e Franco
Conzato e cullavo così il sogno di impalmarla. Dall’altro lato
mamma e papà insistevano perché seguissi la loro attività di
ristoratori. Ero combattuto fra la voglia di tornare a correre ,
l’entusiasmo di sposarmi ed il desiderio di realizzare qualche
cosa nell’attività dei miei. Sia pure con tanto rammarico mi
separai dalla mia fida bicicletta ed abbandonai l’agonismo
per dedicarmi anima e corpo, con l’aiuto della mia sposa, al
ristorante. Lavorai sodo per una decina d’anni raccogliendo
ben presto i frutti dell’impegno mio e di chi ha creduto in
me.Nel 1985, anno dei mondiali di ciclismo a Bassano del
Grappa, incontrai tanti amici di un tempo e fra questi il
comm. Raffaele Carlesso, che diventerà poi presidente della
Federazione ciclistica italiana. Rispolverando l’antica passione
chiesi di poter ospitare sulla strada che porta alla Rosina
qualche manifestazione di prestigio. Grazie a Carlesso,
all’avv. Castellano, responsabile dell’organizzazione del Giro
d’Italia , ed al commissario tecnico della Fci, Martini ottenni
di far passare per la salita della Rosina il Giro del Veneto,
alcune premondiali e ben cinque tappe del Giro d’Italia.
E’ stata grande la soddisfazione per questi eventi che, non
soltanto hanno dato lustro alle città di Marostica e di Bassano
del Grappa, ma mi hanno offerto la possibilità di rivivere,
anche se non più da protagonista, ma da spettatore, gli anni
spensierati della mia adolescenza e della mia giovinezza. E
sempre dalla passione per la bicicletta è nata l’idea di questa
guida con l’amico Celi e della costruzione di una chiesetta
dedicata alla “Madonna del ciclista”. Ne sono passati di anni
dalle stagioni dell’agonismo e, anche se la famiglia ormai
allargata con l’arrivo di Ricardo, Eleonora ed Elisabetta mi
impegna ancor più, nei ritagli di tempo, quando riesco ad
inforcare la mia amata bici, sento ancora ribollirmi il sangue
e, nel confronto con gli amici di turno, riemerge la voglia di
competitività, il desiderio di primeggiare ed in quei momenti
mi rendo conto che la bicicletta è davvero una passione, ma
che bella passione !
Gaetano Lunardon
A V V E R T E N Z E
Prima di cominciare ad usare questa guida a
scopo cicloturistico, vi invitiamo a leggere queste
righe di avvertenze e di consigli onde evitare
l’insorgere di difficoltà lungo il percorso.
Strade • I trentuno itinerari che vi proponiamo
nelle pagine che seguono si svolgono tutti su strade
asfaltate. Fate però attenzione alle condizioni del
manto perché, specie in quelle di scarso traffico,
la manutenzione a volte lascia a desiderare.
Abbiamo cercato il più possibile di farvi percorrere
strade poco trafficate, anche a costo di allungare il
percorso, però non sempre questo è stato possibile.
Attenti quindi a quei tratti o di percorrenza o di
attraversamento (li abbiamo segnalati nella guida)
su provinciali o statali e ricordate di usare sempre
e comunque il casco.
Bicicletta • Su tutti questi percorsi può essere
usata la bici da corsa, ma se qualcuno preferisce
la mountain bike si troverà maggiormente a suo
agio nei tratti più duri di alcune salite, in particolar
modo quelle dolomitiche. Fate bene attenzione
a portare con voi l’attrezzatura necessaria per
riparare il vostro mezzo in caso di forature o di
rottura perché taluni di questi itinerari vi portano
in luoghi inabitati per parecchi chilometri senza
possibilità di chiedere soccorso.
Chilometraggio • I chilometri che scandiscono lo
svolgersi dei diversi itinerari devono considerarsi
indicativi perché possono essere alterati dalla
taratura del computer della bici, dai diversi modelli
degli stessi (raffrontando le lunghezze di alcuni
campioni di percorso ci siamo trovati con totali
leggermente discordanti), da deviazioni lungo il
percorso effettuate dal turista.
Tempi di percorrenza • Abbiamo evitato
volutamente di indicare i tempi di percorrenza
perché riteniamo che, trattandosi di una guida
ciclistica sì, ma anche turistica, vi debba essere
spazio per le visite a musei, edifici d’arte,
luoghi di interesse storico o naturalistico e per
l’alimentazione. Ognuno tenga conto quindi delle
proprie capacità, della lunghezza e della difficoltà
del percorso.
Cellulari • E’ prudente portare con sé il telefono
cellulare per ogni evenienza. Ricordate però che
vi sono ancora alcune zone, specie in montagna,
non coperte dalla rete telefonica di alcuni gestori.
Informatevi prima di cominciare il viaggio.
Nomi di strade e di vie • Gli itinerari che
troverete in questa guida sono stati percorsi, anche
più volte, fra gli anni 2005 - 2007. Può succedere
che, nel tempo, via sia qualche modifica della
viabilità (specialmente nuove rotatorie) o qualche
cambiamento nella toponomastica di alcuni
Comuni. In caso questo avvenga chiedete consigli
agli abitanti del posto.
Abbigliamento • Prima di partire informatevi
sulle condizioni del tempo. Per gli itinerari di pianura
non vi sono grossi problemi, basta al limite mettere
nella tasca posteriore un kway in caso di pioggia.
Fate attenzione invece ai percorsi di montagna
perché le condizioni possono mutare all’improvviso
e con esse anche la temperatura. Quando dovete
affrontare qualche salita che vi porta a superare i
mille metri portate con voi, a seconda della stagione,
un equipaggiamento adeguato.
Territorio • A corredo delle note esplicative dei
diversi itinerari, abbiamo inserito, per i siti di
maggiore interesse, dei richiami storico-turistici
per favorire la conoscenza dei luoghi che si
attraversano. Questi richiami, però, non hanno la
pretesa di raccontare il tutto, ma vogliono essere
soltanto il sunto volto a fermare l’attenzione del
turista sulle cose più importanti. Consigliamo a
coloro che siano interessati a saperne di più sulla
storia dei diversi centri, sull’arte, sull’architettura di
antichi edifici, sulla natura e sui musei da visitare,
di acquistare le apposite e ben più esaurienti guide
che si possono trovare in loco.
A V V E R T E N Z E
Carte topografiche • Nella presentazione di
ogni percorso, ci siamo avvalsi della carta stradale
“Veneto, Friuli Venezia Giulia”, del Touring Club
Italiano 1: 200.000, per una questione di omogeneità
vista l’ampiezza di territorio interessato dalla
guida. E’ consigliabile portare con sé delle carte
più dettagliate (1: 50.000 o 1: 25.000) per meglio
seguire le località da attraversare.
8
Sei
cittadine,
valorizzazione
un
unico
attraverso
obiettivo:
la
un’adeguata
pubblicizzazione di altrettanti centri uniti
da affinità di carattere storico-artisticopaesaggistico. Nasce così il progetto di
un’azione congiunta per far conoscere le
città murate di Asolo, Bassano del Grappa,
Castelfranco, Cittadella, Marostica, nonché
il paese che dette i natali al grande artista
Antonio Canova, cioè Possagno.Le Province
di Vicenza, Padova e Treviso, in questo caso,
hanno dato il loro incondizionato appoggio ad
un’operazione che sta crescendo e che vuole
accompagnare il turista lungo un viaggio che
affonda le proprie radici nell’età medievale
quando le necessità di difesa dei centri abitati
erano regola prima di sopravvivenza. Proprio
quelle necessità hanno lasciato a noi un’eredità
architettonica degna di interesse e di richiamo.
Gli
itinerari
ciclistici
che
seguiranno,
attraverso strade poco frequentate, vi
faranno raggiungere e scoprire la bellezza
di questi sei gioielli della terra veneta.
9
Le città dell’Esagono
Le città dell’Esagono
à murate del Venet
t
t
i
c
o
Le
Il passato ormai lontano, assieme a pagine di storia che
indicano il cammino a volte agevole, a volte combattuto
compiuto dai nostri avi, ha regalato in particolare al Veneto,
terra di congiunzione fra l’arco alpino ed il mare, mura
possenti, torri d’avvistamento e fortilizi. Il Medioevo è
stato il periodo più prolifico per la nascita di questi manieri
e di queste opere difensive. In alcune città tali manufatti,
nonostante vicende alterne, sono ancora ben visibili, in
altre un po’ meno ed in altre ancora di quelle mura restano
soltanto le testimonianze in antiche carte o in dipinti. Per
valorizzare questo ricco patrimonio storico-architettonico,
è sorta l’Associazione delle città murate del Veneto con lo
scopo di favorirne la conservazione nonché gli interventi
di bonifica e di ricostruzione delle parti ancora edificate
sotto la stretta sorveglianza degli enti di competenza. Ci si
è resi conto che quelli che tanti secoli fa erano strumenti
di difesa e di offesa, ai giorni nostri si sono tramutati in
oggetti di pace e di arricchimento culturale per coloro
che su quelle pietre cercano di leggere momenti di aspre
battaglie, di vittorie, di sconfitte, di terribili assedi.
Sono numerose le città venete che possono offrire al turista
le proprie vestigia o tratti di esse. Nella Riviera del Garda e
del Mincio troviamo i centri di Malcesine, Torri del Benaco,
Bardolino, Lazise, Peschiera del Garda, Valeggio sul Mincio.
Nel Veronese, tra la pianura, la Val d’Adige e la Lessinia
ecco invece le città di Villafranca Veronese, Pastrengo,
Rivoli Veronese, Verona e Soave. A Vicenza, tra i Berici
ed i Lessini furono fortificate, oltre al capoluogo, Cologna
veneta, Lonigo ed Arzignano, mentre fra Padova ed i Colli
Euganei, il capoluogo di provincia, Monselice ed Este.
Dalla Scodosia all’Adige troviamo Montagnana, Legnago e
Rovigo e tra la terraferma e la laguna veneziana Venezia,
Mestre e Noale. Tra i fiumi e le pianure della Postumia
sorgono le città fortificate di Camposampiero, Cittadella,
Castelfranco Veneto, Treviso, Portogruaro, Portobuffolè e
la Pedemontana è caratterizzata dai centri di Serravalle di
Vittorio Veneto, Conegliano, Asolo, Bassano del Grappa e
Marostica e a Nord, dopo Belluno e Feltre, v’è una lunga
catena di forti costruiti alla fine dell’Ottocento o ai primi del
Novecento ai confini fra Italia ed Impero Austroungarico.
Di una parte di questo immenso patrimonio storico-artistico,
che può essere visitato da quanti si fermino più giorni nella
nostra regione, diamo indicazioni in una serie di itinerari
che portano a visitare alcune fra le più belle e meglio
conservate cinte murate o forti della Grande guerra. Il turista
avrà modo di farsi un’idea ben precisa sull’importanza
di queste fortificazioni e sul loro contributo alla difesa
delle popolazioni che in esse e attorno ad esse abitavano.
1
La Rosina • Bassano del Grappa • La Rosina (km. 14,6)
E’ una passeggiata per ammirare il fascino della prima città dell’Esagono.
Difficoltà: facile e alla portata di tutti, anche di chi non ha molto allenamento se si
esclude poi l’ultimo tratto in salita da San Michele alla Rosina.
ROSINA
All’uscita dalla Rosina si prende a sinistra fino al bivio con la provinciale della
Fratellanza (km.0,8). Qui si scende sulla destra fino a San Michele, frazione
di Bassano del Grappa (km. 2,5). Si prosegue sempre diritti, ignorando la
deviazione a destra per Marostica, lungo viale Asiago. Si supera una rotonda
e si arriva alla chiesa della SS. Trinità (km. 5,9). Si scende e si prende
leggermente a sinistra e quindi a destra per Viale Diaz. Al termine del viale
si trova una rotonda (attenti al traffico). La si aggira prendendo a sinistra e
seguendo l’indicazione per il Ponte vecchio. A 50 metri, su via Scalabrini, c’è
un semaforo. Si devia a destra, passando davanti a Palazzo Bonaguro, sede
di manifestazioni culturali e di rassegne dedicate ai prodotti dell’artigianato
locale, fino ad arrivare al Ponte vecchio (km. 6,8). Si attraversa il Ponte a
piedi e, dopo la famosa grapperia Nardini, si gira a destra. A venti metri si
scende e si cammina, a sinistra, per la salita Ferracina, quindi si gira a destra
arrivando a Piazzotto Montevecchio in fondo al quale, passato un arco, si
arriva in Piazza Libertà, centro della città di Bassano del Grappa (km. 7,3).
Visita alla città e ritorno per la stessa strada (Km. 14,6).
,A2OSINA
,A2OSINA
3-ICHELE
"ASSANO
11
3-ICHELE
Bassano del Grappa
I primi abitanti di
Bassano
capirono
bene l’importanza di
quel colle lasciato
dalla natura millenaria a difesa della
vicina pianura. Posto com’era all’uscita
di una valle solcata
da un fiume ribelle
e stretta fra pareti,
a tratti inaccessibili,
esso rappresentava
un baluardo facilmente difendibile. Con il passare dei secoli ecco nascere il
primo castello (siamo intorno al Mille) ove ora si trova la Pieve di Santa Maria
in Colle. La nascente città fu prima dominio dei Vicentini, poi della potente
famiglia degli Ezzelini che qui lasciò un’impronta indelebile, poi dei Visconti,
quindi della Serenissima repubblica veneziana. In questo susseguirsi di domini
nacque la prima cinta muraria, che verrà successivamente allargata per dare
sicurezza ai dominatori di turno ed agli abitanti. Rimangono ora poche testimonianze di quel passato, perché gran parte della cinta è stata abbattuta con
il passare del tempo. Alla caduta della Repubblica veneziana Bassano dovette
assistere al passaggio delle truppe di Napoleone Bonaparte ed al successivo dominio austriaco. Sarà annessa al Regno italico per breve tempo (1806
- 1813), dopo di che tornerà ad essere terra austriaca fino al 1866, anno in cui
comincerà la lunga storia italiana della città. La prima guerra mondiale trovò
Bassano a ridosso della prima linea con tutte le conseguenze che questo comportò sia per la presenza massiccia di truppe italiane, sia per i bombardamenti
aerei ai quali fu sottoposta. Anche la seconda guerra mondiale regalò ai suoi
abitanti, a piene mani, sofferenze e lutti. Il terribile rastrellamento del Grappa,
ad opera dei nazifascisti, che costò la vita a decine di giovani impiccati nel
viale a loro dedicato, o fucilati per le vie della città, assieme ad altri atti eroici,
consegnò alla città l’alta onorificenza della Medaglia d’oro alla Resistenza. Un
cenno particolare, per l’immagine che esso rappresenta, lo riserviamo, infine,
al vecchio ponte ligneo. Bassano è sinonimo di Ponte vecchio e viceversa e la
sua storia si perde nel tempo. Comunque venne da subito costruito in legno
per unire le due rive del Brenta. Solo nel 1525, dopo l’ennesima “brentana”,
si pensò di costruirne uno in muratura. Quest’opera durò soltanto un anno
perché una nuova piena la travolse. Venne chiesto allora l’intervento del grande architetto vicentino Andrea Palladio (a lui si devono le più belle ville che
costellano la pianura veneta). Nel 1570 egli presentò ai committenti della città
il suo disegno del ponte ligneo che, nonostante lievi modifiche, resiste tuttora
per la gioia dei bassanesi e dei turisti.
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Che cosa vedere
Dopo la rituale visita al Ponte
vecchio, si possono seguire i
vicoli che portano nel cuore della
città. Piazza Libertà è il centro
di Bassano. Verso nord si possono
ammirare la bella facciata del
Municipio con l’orologio opera
di Bartolomeo Ferracina e, subito
dopo, Piazza Garibaldi, con
l’ottocentesca fontana. Alla sua
sinistra, si eleva la Torre civica dalla
i dipinti di Jacopo Da Ponte che
nacque proprio a Bassano, nei pressi
del Ponte vecchio, per le collezioni
di Antonio Canova, illustre scultore
e per le altre innumerevoli opere
d’arte e testimonianze di ere
passate. Altro luogo da visitare è
Palazzo Sturm con il suo museo
della ceramica e delle stampe
remondiniane. Non manchi poi una
panoramica passeggiata attorno
alle vecchie mura, dietro l’antico
Duomo di Santa Maria in Colle,
nel punto più alto della città.
cui cima si può gustare un panorama
indimenticabile e sulla città e sulla
vallata del Brenta, sull’altopiano di
Asiago e sul Grappa. Alla destra,
invece sorge la millenaria Chiesa di
San Francesco e, vicino, si apre il
chiostro che porta al Museo. Per gli
amanti dell’arte una visita al museo
è d’obbligo non fosse altro che per
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2
La Rosina • Marostica • La Rosina (km.12)
La città murata merita una visita attenta e basta lasciarsi andare fra la piazza e le
viuzze del centro e della periferia per rivivere un passato tanto lontano. Difficoltà:
escursione facile e alla portata di tutti.
,A2OSINA
,A2OSINA
6ALLE3&LORIANO
-AROSTICA
6ALLE3&LORIANO
All’uscita dalla Rosina si gira a destra
scendendo a Valle San Floriano. Si
prosegue sulla sinistra fino a Ponte
Campana. Allo stop, ancora a
sinistra e, a metà del rettilineo prima
del semaforo, si gira a destra per via
Campomarzio. Giunti di fronte alla
Porta Bassanese, la si oltrepassa
tenendo conto che il tratto che va
dalla Porta all’incrocio con via Cairoli
(un centinaio di metri) è contromano. Avanti sempre diritti fino alla stupenda
Piazza degli scacchi (km. 6), il cuore pulsante di Marostica, con la superba
mole del Castello inferiore, verso sud e l’immagine sovrastante del Castello
Superiore, verso Nord, con i porticati che racchiudono in un abbraccio il
centro storico della città scaligera. Si torna per la stessa strada (Km. 12).
ROSINA
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Marostica
Dici Marostica ed il pensiero ti riporta indietro di secoli non appena ti
appaiono in lontananza le mura possenti che cingono in un affascinante
abbraccio la cittadina veneta. Si respira aria di Medioevo bighellonando
fra le vie del centro, ammirando la possenza del castello da basso e la mole
superba del castello superiore. E’ bello perdersi in queste reminiscenze
storiche. Camminando sulla scacchiera della piazza centrale non potrete non
ricordare la più famosa delle partite a scacchi mai giocata al mondo, quella
con personaggi viventi che, a Marostica, viene rappresentata negli anni pari e
che coinvolge centinaia di figuranti. Protagonisti di questa “singolar tenzone”
sono due giovani signorotti (Rinaldo d’Angarano e Vieri da Vallonara)
entrambi innamorati di Lionora, figlia di Taddeo Parisio, il Castellano della
città. Correva l’anno 1454 e la Repubblica veneziana aveva vietato ogni tipo
di duello cruento, per cui i due giovani si contesero i begli occhi di Lionora
al gioco degli scacchi. Marostica ha voluto far rivivere anche al turista quel
lacerto di sapore medievale: occasione da non perdere.
Mura e castelli sono l’eredità lasciata dalla dominazione scaligera del 1300.
Furono Cangrande e Cansignorio, infatti, a volere la fortificazione. Molti i
“padroni” che si avvicendarono alla guida della città, ma poi arrivò il lungo,
pacifico periodo del dominio veneziano. Marostica deve la sua notorietà
nell’aver dato nome ad una fra le più prelibate specie di ciliegie, visto che di
questo frutto è diventata la capitale morale nel Vicentino. Ora l’artigianato la
fa da padrone con le sue mille aziende disseminate nel territorio.
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Che cosa vedere
La visita comincia dalla Piazza degli scacchi. Da qui all’ingresso al
Castello da basso il passo è breve.
Meritano una visita, ma ne parleremo ampiamente più avanti, il museo dei costumi della partita a
mento. Una comoda passeggiata vi
accompagnerà sul Pausolino, il colle
dominato dal Castello superiore,
costruito nel 1312 e sede del podestà del tempo. Potrete sostare nel
grazioso ristorante, fratello de La
Rosina, molto apprezzato per le sue
specialità e per la raffinatezza del
suo menu. La vista da quassù, sulla
sottostante pianura vicentina, è imperdibile.
scacchi e quello della lavorazione
della paglia, attività un
tempo
importantissima per l’economia del
Marosticense. Giusto in
faccia al castello potete
ammirare il Palazzo del
Doglione di fattura duecentesca, ora sede di un
istituto di credito. Non
può mancare una passeggiata fra le vie del centro
e lungo via Mazzini, la
principale strada interna della città che unisce
la Porta Bassanese
con quella Breganzina.
Sono numerose le chiese
degne di attenzione, da
quella più antica di Sant’Antonio Abate, a
quella dei Carmini con
il suggestivo borgo, da
quella di Santa Maria
Assunta alla Cappella
del Santissimo Sacra-
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La Rosina•Bassano • Castelfranco • Cittadella•Marostica • La Rosina (km, 85,7)
Itinerario che porta alla scoperta di altre due città dell’Esagono (Castelfranco e Cittadella)
entrambe cinte da mura e ricche di memorie storiche. Difficoltà:percorso facile, tutto
pianeggiante, adatto a qualsiasi cicloturista. La lunghezza del tragitto richiede una certa
preparazione. Abbiamo cercato, pur allungando di qualche chilometro, di seguire vie
secondarie e meno trafficate. Vi sono, comunque, attraversamenti di provinciali che
richiedono particolare attenzione.
ROSINA
Seguire l’itinerario n.1 fino a Bassano del Grappa (km. 6,8). Dal Ponte
vecchio prendere a destra per Salita Ferracina, seguire per via Campomarzio
fino allo stop con via Verci. Qui scendere, attraversare le strisce pedonali,
riattraversare davanti al Tempio Ossario (chiesa a mattoni rossi) e lambire
il parcheggio della chiesa sulla sinistra. Prendere a destra per via Ognissanti
immettendosi, a sinistra, davanti all’ufficio postale, sulla pista ciclabile.
Attraversare il semaforo e proseguire lungo la pista ciclabile fino all’incrocio
con via Rosmini. Qui girare a sinistra (seguire la pista ciclabile posta sulla
destra) fino al semaforo. Attraversare e proseguire diritti fino al prossimo
stop con la statale 47 della Valsugana (attenzione). La si attraversa, si
oltrepassa il passaggio a livello e si prosegue per via Dei Poli. In fondo si gira
a sinistra per via Marangoni, si passa davanti alla ditta Raasm e si giunge in
prossimità di un passaggio a livello che si lascia a sinistra (km. 11,7). Si procede
verso destra per via Monte Asolone. Davanti ai Magazzini Nico (siamo a San
Zeno di Cassola) a sinistra per via Concato (km. 12,2). Allo stop, si lascia a
sinistra un passaggio a livello e si segue la ferrovia per via Rosà. Si continua
diritti per via San Zeno anche dopo il capitello (quello sulla destra dedicato
al Sacro Cuore). Allo stop, a sinistra per via Cassola. Al semaforo, diritti per
via Balbi. Poco prima che la strada muoia, si gira a sinistra per via S. Lucia e
allo stop subito a destra per due sottopassi ferroviari. Allo stop, a sinistra,
costeggiando la ferrovia. Si segue per via Baroni, quindi per via Pergolesi e,
19
a destra, per via Strae.Allo stop, a destra e subito a sinistra per via Bissa.
Al capitello, a sinistra per via San Martino. Alla rotonda, voltare a destra. Al
prossimo incrocio, prendere la direzione per Ramon lungo via Colombara.
Ora si procede diritti fino ad un incrocio (km.23,2). Prendere a sinistra per
via Po. Avanti per via Bertina fino ad oltrepassare il centro di Ramon. Qui
si può scendere andando diritti per il senso vietato fino all’incrocio, oppure,
girare a destra per via Marchesan, passare davanti alla chiesa, voltare a
sinistra e, all’incrocio, ancora a sinistra fino al bivio che indica la direzione
di Poggiana (km. 25,1). Si supera l’abitato di Poggiana (km. 26,4). Diritti per
via De Gasperi verso Riese Pio X. Dopo una semicurva, si apre un rettilineo
all’inizio del quale si incrocia, sulla destra (c’è un capitello della Madonna che
fa angolo), via Avenali (km. 28,1). La strada ora procede con una serie di
curve. All’incrocio successivo tenere la sinistra continuando per via Avenali
fino al bivio (km. 30,3) con la provinciale (molto trafficata). La si attraversa
e si continua superando località Bella Venezia. Si raggiunge l’incrocio con la
circonvallazione ovest. Si supera il semaforo immettendosi in via Damini, in
fondo alla quale si devia a sinistra e poi a destra arrivando a Piazza Giorgione
(km. 34,8). Visita alla città di Castelfranco. Subito dopo si attraversa il tratto
interno delle antiche mura procedendo verso ovest fino a raggiungere Porta
Cittadella. Al semaforo diritti e così pure al semaforo successivo. Si segue
la strada provinciale verso ovest e, ad un bivio, si tiene la sinistra per San
Martino di Lupari (siamo entrati nel Padovano). Non ci si può sbagliare, basta
proseguire sempre verso ovest fino ad uno stop che indica, a destra, per il
centro di Cittadella. Si superano un sottopassaggio ed una rotatoria sulla quale
si volge a sinistra seguendo sempre l’indicazione per il centro. Si attraversa la
porta a piedi e si giunge nel cuore della cittadina medievale (km. 57,6). Visita
alla città. Dal centro si prende la strada sulla destra, verso nord (a piedi
perché è senso unico) per Porta Bassano. Superatala si volge a sinistra per la
circonvallazione lungo il fossato delle mura. A duecento metri circa, a destra
(è la seconda traversa) per via Europa.
Allo stop diritti per il sottopassaggio e via
verso nord. Allo stop di via Casaretta, a
destra per via Postumia ponente (traffico)
e, duecento metri più avanti, a sinistra
per Laghi. Al centro di Laghi(km. 61,7),
allo stop, a sinistra e subito a destra fino
a Campagnari (siamo nel Vicentino). Al
nuovo stop a sinistra e, cento metri più
avanti, a destra per via San Pietro passando
davanti ad un capitello. Altro stop a circa
duecento metri (km. 64,8). Si prende a
sinistra per via 8 settembre immettendosi
sulla ciclabile e si prosegue sempre diritti,
verso ovest fino al termine della stessa allo
stop con via Baracche (km. 66,7). Si volta
a destra fino al semaforo di Stroppari di
Tezze sul Brenta (km. 67,3). Lo si supera
20
seguendo le indicazioni per Bassano fino ad una
rotonda (km. 71). Si prende a sinistra per Nove
e si prosegue sempre in questa direzione fino
ad una rotatoria. La si attraversa oltrepassando
il ponte sul Brenta, raggiungendo Nove. Al
semaforo (75,6) diritti per Marostica. Dopo
circa mezzo chilometro si trova, sulla destra,
via Fraccon. La si imbocca fino ad una curva,
con capitello, da cui si diparte, a sinistra, via
Dante Alighieri (km. 78,4). Al primo incrocio,
a destra, e quindi ancora a destra per via dei
Ciliegi fino al semaforo (km. 80,2). Lo si supera
seguendo le indicazioni per Valle San Floriano e
si torna così alla Rosina (km. 85,7).
,A2OSINA
,A2OSINA
-AROSTICA
63&LORIANO
.OVE
#ASTELFRANCO
"ASSANO
#ITTADELLA
63&LORIANO
-AROSTICA
Castelfranco
L’anno Mille era passato da quasi
un secolo ed il territorio veneto era
conteso dai signorotti delle città più
importanti. Treviso, Padova, Vicenza,
per restare nei pressi di casa nostra,
erano alla ricerca di cittadine da
collocare sotto la propria protezione
e, per ottenere questo, non mancavano
fatti d’arme e scorrerie. Ai Trevisani
stava a cuore quella cittadella posta
nel mezzo della pianura, non lontana dal capoluogo: Castelfranco. Per questo
(correva l’anno 1199) pensarono bene di fortificarla al fine di evitare le irruzioni
di vicentini e padovani. Sorse così quella cinta, attorno al castello, di cui
rimangono ancora vaste testimonianze. Castelfranco poi, nel 1399 passò sotto
la Serenissima Repubblica veneziana e, al termine di un lungo dominio, vide
l’ingresso delle truppe austriache. Il centro storico della cittadina trevigiana
ha subito delle trasformazioni, nel tempo, ma ha tenuto fede all’impianto
originario delle sue vie e delle sue piazze. E’ piacevole passeggiare, oggi, tra i
vicoli e lungo il fossato. Pare di respirare ancora un po’ di quell’ingenua aria
medievale che ha caratterizzato la nascita di questo borgo.
21
Che cosa vedere
Ricordiamo anzitutto che Castelfranco dette i natali a Giorgio
Barbarelli, detto il Giorgione, un
grande pittore morto per la peste
a Venezia. Il Duomo, posto nel
cuore della cittadina, conserva la
bellissima pala della Madonna in
vello, ed ancora gli edifici Spinelli
Guidozzi e Bovolini Soranzo,
con i loro affreschi. Merita una visita anche il Teatro Accademico,
opera di Francesco Maria Preti, elegante nelle forme. Venne riportato
al suo antico splendore grazie ad un
intervento di recupero ultimato nel
1975. Piazza Giorgione, infine,
con i suoi ampi spazi, è il posto migliore per dare un’occhiata, al di qua
del fossato, alle mura medievali.
trono col Bambino tra i santi
Giorgio e Francesco. Oltre a questo prezioso dipinto, il sacro edificio
accoglie opere di noti
pittori quali Veronese,
Iacopo Bassano, Palma il
Giovane ed altri ancora.
Accanto sorge la Casa
Marta Pellizzari che
si presume sia stata la
dimora del grande artista. Da vedere ancora la
Loggia del Paveion, il
Torrione dell’orologio, i palazzi Pulchieri
Favero e Soranzo No-
22
Cittadella
La vicina città fortificata di
Castelfranco era una spina
nel fianco per Cittadella,
avamposto padovano. Da qui
l’idea di cingere con alte mura
il centro storico. L’incarico fu
affidato nel 1220 a Benvenuto
da Carturo. Da allora, questo
centro medievale fu teatro
dell’evoluzione della storia
che vide il Veneto in generale e
la pianura padovana, in particolare, al centro di sovvertimenti di ogni genere.
Ezzelino III da Romano qui fu padrone dispotico, come altrove, fino alla sua
morte. Poi arrivarono i Carraresi. La città fu assediata da Cangrande della
Scala e, nel 1389, venne occupata da Gian Galeazzo Visconti. Infine arrivò il
dominio della Serenissima Repubblica Veneziana che durò a lungo. Poi fu la
volta delle armate di Napoleone e di quelle austriache fino al passaggio della
cittadina, come tutto il territorio circostante, all’Italia.
quella Trevisana. Accanto alla Porta
Padovana sorge la Torre di Malta
(terribile prigione ezzeliniana)
che ospita un importante Museo
Archeologico. Da vedere ancora
la Chiesa di Santa Maria del
Torresino, nei pressi di Porta
Padova, il Palazzo Pretorio, il
Duomo con la Pinacoteca, il
Palazzo del Municipio, il Teatro
Sociale, la Pieve
di San Donato, il
Convento di San
Francesco. Si può
accedere al cammino
di ronda sulle mura
medievali per meglio
osservare, dall’alto, la
fortificazione, l’ampio
fossato ed il centro
storico.
Che cosa vedere
La cinta muraria è fra le meglio
conservate tra le città murate.
Lunga 1461 metri abbraccia il centro
storico che racchiude preziosi edifici
ed al quale si può accedere attraverso
quattro porte: quella Padovana,
quella Vicentina, quella Bassanese e
23
4
La Rosina • Asolo • Possagno • La Rosina (km. 77,2)
L’itinerario porta a visitare due città dell’Esagono dal fascino diverso: Asolo è ricca di storia
e di arte, di ricordi legati a personaggi famosi che la scelsero come loro dimora, Possagno
invece è nota per avere dato i natali al grande scultore Antonio Canova. Difficoltà: medio
facile. Il percorso si snoda in zona collinare con alcuni strappi impegnativi. Serve una
adeguata preparazione alle salite e alle lunghe distanze.
All’uscita dalla Rosina prendere a sinistra. Seguire l’itinerario dell’Antica
via del tabacco (n. 12) fino a Campese (km.10,7). Subito dopo il centro del
paese, passata l’ultima borgata oltre la strettoia, prendere a destra per via
Ten. Cavalli e subito a sinistra per Contrà Fietto. La strada porta ad una
passerella in acciaio sul Brenta e una stradina asfaltata conduce, dopo pochi
metri, alla statale della Valsugana. La si attraversa facendo molta attenzione,
vista la pericolosità dell’incrocio per una presenza notevole di traffico, e si
sale per Pove sulla sinistra. Lieve falsopiano e quindi ancora salita (ignorare
la deviazione a destra) per via Pascoli. Al centro di Pove (km. 12,8) avanti
per via Marcadella e via Rivagge verso est. Si arriva allo stop che incrocia
la statale Cadorna per il Grappa (km.15,5). Deviare a destra, superare la
rotatoria e girare a sinistra in leggerissima salita. Alla curva andare diritti per
il Colle di Dante (km.16,2). Si lascia a destra la salita al colle e si scende, sulla
sinistra, fino ad un nuovo stop. Si gira a sinistra prima in discesa e poi in salita
fino al dosso di via Col Roigo (km. 18,4). Al prossimo stop, a sinistra per
via delle Statue ed al nuovo stop, a destra, in discesa (siamo a Mussolente)
fino ad un altro stop (km. 21,3). Si volta a sinistra e, dieci metri più avanti, a
destra per via Cumana fino ad un bivio. Si prende a sinistra in salita con uno
strappo impegnativo e si arriva in località Volpara (km. 22,5). Si scende a
destra per via Carlo Eger fino allo stop di Liedolo (qui siamo nel Trevigiano).
Si attraversa davanti alla chiesa e si prosegue diritti per via Angelo Fogal.
Allo stop, a sinistra per via Rubelli seguendo la provinciale fino ad un bivio
al quale si gira a destra per via Fontanazzi. Ottimo il panorama che si gode
26
con le colline asolane in lontananza e, sulla sinistra, la mole del Massiccio del
Grappa. Allo stop si gira a sinistra e subito dopo a destra fino ad arrivare a
Fonte Alto (km. 28,2). Alla piazza si gira verso nord sulla provinciale e, poche
decine di metri più avanti, si svolta a destra per Asolo. Allo stop di Pagnano
(km. 31) a destra e, subito dopo il ponticello sulla roggia, a sinistra per via
Foresto di Pagnano davanti all’antico maglio. Comincia la salita che porta al
centro di Asolo (km.33). Dopo la visita all’affascinante cittadina murata e alla
sua rocca, si lascia la piazza alle spalle e si sale prendendo subito la stradina
sulla destra che porta, dopo pochi metri, alla discesa di Contrada Canova.
Si passa davanti alla casa di Eleonora Duse e, ad un bivio, invece di scendere
per Sant’Anna, si sale leggermente, sulla destra, per poi cominciare la discesa
verso Casonetto. All’incrocio diritti, tenendo la sinistra e, dopo il ponticello,
imboccare la strada sulla destra per Possagno (km. 34,8). A Castelcucco si
arriva ad un incrocio (km.37.2) e si gira a destra seguendo le indicazioni per
Possagno e Paderno. Si supera una rotatoria e si sale dapprima leggermente
poi un po’ di più. Quando la strada scollina, si ha subito di fronte l’imponente
costruzione del Tempio canoviano. Ora si scende ed al bivio si gira a sinistra
e dopo poche decine di metri subito a destra per via Morera (km. 40,3).
All’uscita della via si è in centro a Possagno (km. 41) e, girando a destra,
si arriva subito alla casa di Antonio Canova ora sede del museo-gipsoteca.
A sinistra, invece, una rampa di circa 400 metri porta al Tempio dove
riposa la salma del grande scultore trevigiano. Dopo la visita alla gipsoteca
ed al Tempio, si torna sui propri passi e si riprende via Morera in discesa.
All’incrocio prima a sinistra e subito a destra per Asolo e Castelcucco. Dopo
una breve salita, si scende veloci e, a Castelcucco, dopo la rotatoria, invece
di girare a sinistra per Asolo, rifacendo la strada dell’andata, si prosegue
diritti segueno le indicazioni per Montebelluna e Castelfranco. A Pagnano, al
termine della discesa, si gira a destra per via Cogorer (km. 45,5). Al nuovo
27
bivio di Fonte Alto (km. 50,8) si attraversa la strada e si imbocca, al di là, via
Belli. La si percorre fino all’incrocio e si gira a sinistra. Dopo poche decine di
metri, in una curva a gomito, si gira a destra per via Fontanazzi (km.52) ed
ancora a destra sempre seguendo via Fontanazzi. All’incrocio successivo si va
a destra e, poco dopo, all’altezza di un antico pozzo, si prende a sinistra per
via Mezzociel (km. 53,9). Avanti sempre diritti in territorio di San Zenone
degli Ezzelini. Si entra quindi in provincia di Vicenza attraversando il Comune
di Mussolente. Al semaforo si va a destra per Borso ed al secondo cartello
indicante questa località, prima dell’inizio di una salitina si gira a sinistra per
via Caose (km. 58,5). Al segnale di dare la precedenza si gira a destra fino
alla provinciale piuttosto trafficata. La si attraversa, prendendo la sinistra.
Conviene salire sulla ciclopedonale che porta fino alle ultime case della
frazione di Semonzo. Si torna quindi nel Vicentino entrando nel Comune
di Romano d’Ezzelino. Alla rotatoria si gira a destra e subito dopo a sinistra
(km. 61,8) per Pove. Arrivati a Pove si seguono le indicazioni per Solagna.
Al termine della discesa o si attraversa la statale della Valsugana (attenti
al traffico!), oppure si va diritti per Solagna girando subito a sinistra per il
sottopasso della statale immettendosi quindi, a destra, nella stradina asfaltata
che porta alla passerella sul fiume Brenta. Seguendo le indicazioni dell’andata
si arriva a Campese (km. 66,5) e da qui si rifà l’itinerario del mattino fino alla
frazione di San Michele e alla Rosina (km. 77,2).
,A2OSINA
!SOLO
3-ICHELE
0OVE
28
0OSSAGNO
Asolo
Nasce da molto lontano la storia di Asolo, questa perla della gioiosa Marca
Trevigiana, poggiata su un colle, tra il verde e le vestigia del suo passato. Qui
si sono trovate tracce di popolazioni del periodo neolitico, ma poi fu abitata
dagli Euganei e dai Veneti e quindi dai Romani. Sede vescovile, nel 996, vide
l’alternarsi delle diverse signorie: dagli Ezzelini, agli Scaligeri, ai Carraresi, ai
Trevigiani, agli austriaci fino all’arrivo della Serenissima repubblica veneziana.
Sarà quindi la volta dei francesi ed ancora degli austriaci, fino al passaggio
della città al Regno d’Italia. Le mura che, verso la fine del 1300, videro il loro
massimo splendore, abbracciarono l’abitato e si unirono all’antica rocca della
quale si hanno testimonianze lontane. Nel castello, che domina la pianura,
visse, dal 1489 fino ad un anno prima della sua morte, Caterina Cornaro,
regina di Cipro, con la sua corte, dopo il forzato esilio al quale la costrinsero
i maggiorenti di Venezia allontanandola dall’isola mediterranea. Il fascino di
questa cittadina medievale ha attirato l’attenzione di studiosi, di artisti e di
letterati. Un nome fra tutti merita il ricordo: quello di Eleonora Duse, la grande
attrice tanto cara a Gabriele D’Annunzio. Si innamorò talmente della bellezza
di questo borgo che decise di trascorrere gli ultimi anni della sua dinamica vita
facendo sistemare una casa che, purtroppo, non riuscì ad abitare per la morte
sopravvenuta durante una tournèe negli Stati Uniti nel 1924. Ma Asolo ospitò
anche altri nomi di grande valore quali Robert Browning, Giosuè Carducci
che la definì la “città dai mille orizzonti”, Ada Negri, Igor Strawinsky e Gian
Francesco Malipiero. L’amarono artisti della statura di Giorgione, Palladio,
Canova ed altri ancora. Chi percorre le sue viuzze, chi s’abbandona all’ozio
della piazza, chi entra nelle sue chiese, chi ammira il suo museo e chi sale
lungo il sentiero che porta alla mastodontica bellezza della rocca, posta a 316
metri del monte Ricco, non può non innamorarsi di Asolo, delle sue contrade
che scendono fino al piano e della sua gente ospitale.
29
scrittrice inglese che ad Asolo si
fermò (venne a farle visita anche la
Regina Madre) fino alla sua morte,
la casa del musicista veneziano
Gian Francesco Malipiero,
Cosa vedere
Partite dal cuore di questo verde
angolo di paradiso per ammirare
le bellezze architettoniche
delle sue vie. La fontana
con il leone di San Marco
vi darà ristoro prima di
iniziare il vostro cammino.
Entrate quindi nell’antica
Cattedrale con la bella
Pala dell’Assunta, opera di
Jacopo da Ponte, e con altri
preziosi dipinti. Scoprite
quindi la Loggia della
Ragione, il Castello,
Casa
Tabacchi
che
accolse lo scrittore Robert
Browning il quale proprio qui portò
a compimento il suo “Asolando”, la
casa di Freya Stark, l’errabonda
quella di Eleonora Duse e tanti
altri edifici non meno interessanti.
Merita una visita il Museo con la
sua sezione archeologica, la sua
pinacoteca, la sezione del
tesoro della cattedrale, la
sezione dedicata ad Eleonora
Duse e quella a Caterina
Cornaro. Non dimenticate
di salire alla Rocca dalla cui
sommità potrete ammirare
stupendi panorami sulla
pianura e sul Massiccio del
Grappa. Un altro itinerario
vi porta poi a Maser per farvi
visitare la Villa Barbaro, un
vero capolavoro del grande
architetto vicentino Andrea
Palladio. Per una mappa
della città di Asolo, per
informazioni sugli orari di
apertura del museo e della
Rocca, rivolgetevi all’Ufficio
informazione ed accoglienza
turistica di Asolo in piazza
Gabriele D’Annunzio, 2 (tel.
0423-529046).
30
Possagno
Se non fosse stato per il grande
ingegno d’artista di uno dei suoi
figli, Possagno non avrebbe
raggiunto di certo quella notorietà
che ha travalicato i confini regionali
e nazionali. Antonio Canova nasce
qui, il primo novembre del 1757 e
si avvicina fin da bambino all’arte
della scultura grazie al nonno
Pasino Canova, che lo ebbe in cura
dopo la morte del padre avvenuta
quando aveva solo quattro anni.
Nonno Pasino era un provetto
tagliapietra e fu lui a svelargli
i segreti di quell’arida materia
frutto delle colline trevigiane che si
inerpicano verso il Monte Grappa.
Antonio (“Tonin”) cominciò presto
ad avvicinarsi alla scultura. A undici
anni, infatti, entra nello studio dei Bernardi (Torretti), nella vicina Pagnano
e apprende i primi rudimenti di quest’arte che lo affascina. Passa da qui a
Venezia per frequentare l’Accademia e quindi punta diritto verso Roma,
dove comincia alla grande la sua attività di scultore. L’arrivo dei francesi
lo convince a ritornare a Possagno, ma quando le cose si tranquillizzano,
ritorna nella capitale. La sua bravura è ormai nota nel mondo della nobiltà e
della Chiesa e le commesse cominciano a piovere. E’ un susseguirsi di figure
scolpite nel marmo che ammaliano i committenti. Nascono dalle sue mirabili
mani capolavori quali Amore e Psiche, le tre Grazie, Dedalo e Icaro, Ettore
e Aiace, Venere e Marte e molte altre ancora. Vuole lasciare un segno nella
sua Possagno e progetta una nuova chiesa parrocchiale che si discosti però
dai canoni in voga, per gli edifici di culto, in quell’epoca. Nasce così quello
stupendo tempio canoviano la cui cupola si erge superba sopra un colle, a due
passi dal centro del paese. Per costruirlo vengono chiamati a raccolta tutti
i paesani i quali offrono gratuitamente il loro lavoro nelle ore libere dalle
occupazioni principali. Il Canova non vedrà però la fine di quella sua mirabile
opera. Il tempio, infatti, sarà completato una decina di anni dopo la sua morte
avvenuta a Venezia il 13 ottobre del 1822. Sarà il fratellastro Giovanni Sartori
a dare maggior lustro al paese dando vita, nella casa natale dell’artista, ad
un splendida gipsoteca. E’ proprio questa l’attrazione culturale del turista.
Entrando e girando per le diverse sale si ripercorre a ritroso la vita del grande
artista. Per informazioni sugli orari di apertura e di chiusura della gipsoteca,
telefonare allo 0423-544323. Una visita merita sicuramente anche il tempio
canoviano che si scorge alto su un poggio poco lontano dalla gipsoteca.
31
32
Itinerari
Enogastronomici
33
5
La Rosina • Marostica • Mason • Salcedo • Caltrano • Breganze • Marostica • La Rosina
(km. 67,1) - (strada dei vini doc di Breganze)
E’ un percorso più lungo per scoprire la zona collinare ricca di vigneti della doc di
Breganze. Difficoltà: medio facile. I continui saliscendi richiedono una preparazione
adeguata alle salite.
ROSINA
All’uscita dalla Rosina prendere a destra per la discesa. A Valle San Floriano
seguire la strada principale fino a Ponte Campana. Qui ci si immette sulla
provinciale 71 del Rameston e si prosegue per Marostica centro. Da Corso
Mazzini, passata la Porta Breganzina, si prosegue per Borgo Panica fino ad
immettersi sulla provinciale della Gasparona vecchia. Al bivio sempre diritti
fino a raggiungere il centro di Mason (km. 10,1). Qui si prende, a destra, guardando le colline, per via Roma e si pedala fino al bivio, a sinistra (km.14,5) per
Salcedo-Lazzaretti-Salbeghi. Il percorso procede in salita fra viti e ciliegeti.
Al km. 17,2, si segue la curva a sinistra (a destra si prende la strada dei marroni) ed avanti sempre diritti fino allo stop (km. 18.8). A destra si va a Salcedo per via Garibaldi. Al km. 18,9 si volta a sinistra per il centro del paese.
Poco dopo, superato il Centro ecomuseale San Valentino (una stradina sulla
sinistra), si gira ancora a sinistra, davanti alla chiesa, seguendo le indicazioni
per Thiene-Zugliano-Fara. Ci si immette sulla provinciale 91 di Farneda lungo
una discesa con una pendenza del dieci per cento. Uno strappo breve quindi
porta a Fara (km. 23,6). Si prosegue diritti per Thiene-Zugliano, scendendo
lungo via Verdi. Al termine della discesa (km. 24,3) si volta a destra per Lugo
lungo via Reale. Al curvone, a sinistra, si raggiunge il bivio (km. 25,6) per le
ville Piovene e Godi Malinverni. Allo stop (km. 26,2), a sinistra per Thiene
e, subito dopo a destra e sempre diritti per Calvene e Caltrano. La strada è
tutto un saliscendi fino a Camisino (km. 32,5). Si passa davanti alla chiesa e si
scende tenendosi sulla sinistra fino a Caltrano (km.33,3). Allo stop, girare a
sinistra per Thiene-Chiuppano e seguire la strada principale oltrepassando il
ponte sul fiume Astico. Al km. 34 si arriva a Chiuppano e quindi a Carrè (km.
36,76) seguendo via Roma. Allo stop (km.37,3) a sinistra per Thiene. La stra-
34
da è trafficata, ma sulla
destra corre una bella e
sicura pista ciclabile. Al
km. 38,3 un bivio indirizza, sulla sinistra (attenti
all’at t r aver s ame nto ) ,
verso Centrale per via
Ca’ Magra. A Centrale,
allo stop (km. 40) a sinistra per via Piazza ed allo
stop successivo ancora a
sinistra passando davanti
alla chiesa seguendo le
indicazioni per Zugliano e Grumolo Pedemonte. Prendere la curva a destra,
scollinare e scendere allo stop di via Asiago (km. 41,4). Prendere a sinistra
(attenzione strada trafficata) fino all’incrocio per Zugliano centro (km. 43,5).
Qui si va a sinistra lasciando la strada principale.
Attraversato il paese si arriva ad una rotatoria (km.44,1). Si prosegue diritti
per Fara - Salcedo. In cima alla salita, a Fara, si gira subito a destra (km. 46)
per Breganze. Qui siamo in piena zona collinare dei vini Doc ed i numerosi
filari ben tenuti lo stanno a testimoniare. Scesi da Fara, allo stop (km. 49,9),
si volta a sinistra per Breganze-Bassano. Si passa davanti alla Cantina sociale
“Beato Bartolomeo” di Breganze e, al semaforo, si gira a destra arrivando
alla rotatoria che incrocia la Gasparona Nuova. Si segue diritti per circa un
chilometro su strada trafficata e si gira quindi a sinistra per Mirabella (km.
53,1). Al km. 53,5, davanti ad una birreria, si prende la sinistra per Maragnole lungo via San Valentino e poi per via San Felice. Al centro di Maragnole
(km. 56,8), si incontra una rotatoria che si aggira a sinistra andando verso
il centro del paese e al km. 58, ancora a sinistra per via Bragetti. Alla curva,
a destra per via Pajaron seguendo l’indicazione per Mason (km. 58,7) All’incrocio con la Gasparona Nuova diritti per Mason e al bivio con la Gasparona
Vecchia (59,6), svoltare a destra per Mason nella cui piazza si arriva poco
dopo (km. 61,9). Da qui, seguendo la Gasparona Vecchia, si arriva in centro
a Marostica (km. 67,1). Dal centro per Corso Mazzini, si oltrepassa la Porta
Bassanese e si gira subito a sinistra e poi a destra per via Campomarzio fino
all’incrocio con la provinciale 71 del Rameston. Qui si volge a sinistra fino a
Ponte Campana. Al bivio, si prende a destra per Valle San Floriano e, da qui
si sale fino alla Rosina. (km.67,1).
,A2OSINA
'RUMOLO
#AMISINO 0EDEMONTE
3ALCEDO &ARA
,UGO
63&LORIANO
-ASON
35
&ARA
-AROSTICA 63&LORIANO
,A2OSINA
I vini doc di Breganze
I vulcani delle ere
millenarie e le acque
dei ghiacciai in ritiro
hanno lasciato in eredità, alle popolazioni
dell’area breganzese,
dei terreni quanto mai
adatti alla coltivazione
della vite. Tufo in collina e ghiaia in pianura
contribuiscono a dare
corpo e profumo alle
uve di questa zona nobilitando, in tal modo, i vini che vengono prodotti. Da secoli la coltura della vite è uno degli elementi più caratterizzanti dell’agricoltura
di questa affascinante plaga dell’Alto Vicentino. Gli ultimi decenni poi, grazie
alle moderne tecniche di lavorazione, hanno dato modo a dei veri e propri maestri dell’arte vinicola di offrire dei prodotti che hanno meritato l’assegnazione
della doc (denominazione di origine controllata). Sono tredici i Comuni nei
quali, in tutto o in parte, si riconosce la produzione pregiata. Eccoli: Bassano
del Grappa, Breganze, Fara Vicentino, Marostica, Mason Vicentino, Molvena,
Montecchio Precalcino, Pianezze, Salcedo, Sandrigo, Sarcedo, Schiavon e Zugliano. E’ bello gironzolare per le colline di queste località ammirando i vigneti di moderna concezione e fermandosi in una delle numerose aziende agricole
segnalate per assaggiare uno dei tanti vini della zona o per rifornire la cantina
di casa propria di bottiglie da intenditori. Qui si producono vini bianchi (dal
chardonnay, al sauvignon, al bianco Breganze, al pinot grigio) e vini rossi (
dal cabernet, al marzemino, al pinot nero), ma due, in particolar modo, sono i
prodotti tipici del Breganzese: il vespaiolo
ed il torcolato. Il primo è un vino bianco
prodotto da vigneti autoctoni, profumato,
fresco e dal sapore leggermente acidulo
che ben si sposa con il pesce, ma anche con
i leggendari asparagi bianchi di Bassano
del Grappa. L’altro, il torcolato, è un vino
bianco da dessert che viene prodotto quando le uve, raccolte in piena maturità, sono
ormai appassite. Pensate che un quintale
di queste uve offre appena dai 20 ai 25 litri
di vino. La doc del vino Breganze è tutelata
da un consorzio che raggruppa una decina
di produttori, il più importante dei quali è
la Cantina Beato Bartolomeo che ha sede
proprio in Breganze.
36
6
La Rosina • Mason•Salcedo • San Giorgio di Perlena • Breganze • Mason • La Rosina
(km. 41) - (strada dei vini doc di Breganze)
Questo è un percorso più breve nella zona dei vini doc di Breganze, ma non per questo
meno interessante. Difficoltà: medio facile. Si attraversano colline con saliscendi continui
per cui occorre essere allenati alle salite.
ROSINA
Seguiamo l’itinerario n.5 fino al km. 18,8. Allo stop, invece di girare a destra
per Salcedo, si volta a sinistra seguendo la strada provinciale Lusianese n. 69.
Una fresca discesa ripaga della salita precedente ed offre scorci invidiabili sui
vigneti, sui ciliegeti, sulle colline attorno e sulla pianura vicentina. Al cartello
che indica la località di San Giorgio di Perlena, frazione di Fara Vicentino,
37
siamo al km. 21,7. Un falsopiano conduce nel cuore della frazione, di fronte
alla chiesa (km. 22,9). Riprende la discesa con vedute panoramiche sempre più
affascinanti. Al cartello di Breganze (km. 24,1) si prosegue fino ad uno stop al
termine della discesa (km. 26). Girare a destra ed ancora a destra seguendo
una breve discesa che porta nel centro di Breganze (km. 26,7), la capitale
morale della produzione vinicola a denominazione di origine controllata.
Dopo una visita al paese, partendo dalla piazza, si imbocca, verso sud, via
Cinque Martiri e, al semaforo (si può effettuare una sosta alla Cantina sociale
Beato Bartolomeo, la più importante della zona), girare a sinistra seguendo
le indicazioni per Bassano. Una lieve salita porta al bivio per Salcedo (km. 28)
da cui si è scesi poco prima. Si va invece diritti per una brevissima discesa,
attraversando moderni vigneti e si continua a pedalare fino ad arrivare a
Mason (km. 31). Il percorso si snoda ora lungo la provinciale Gasparona
Vecchia piuttosto trafficata. Si passa il cartello che indica il Comune di Molvena
(km. 31,8) e quello di Marostica (km. 34,5). Al bivio per Pianezze-Molvena
e per Bassano si prende a sinistra per il centro di Marostica attraversando
Borgo Panica. Si oltrepassa l’ex ospedale e, attraverso la Porta Breganzina, si
arriva nel centro di Marostica (km. 36,1). Per ritornare al punto di partenza,
si imbocca Corso
Mazzini fino alla
Porta Bassanese. Allo
stop si gira a sinistra
e subito a destra per
via
Campomarzio.
Allo stop (km. 36,7) ci
si immette, a sinistra,
sulla
provinciale
del Rameston. Un
chilometro più avanti,
a Ponte Campana,
si gira a destra per
Valle San Floriano e
si affronta l’ultima
salita che riporta alla
Rosina (km. 41).
,A2OSINA
,A2OSINA
3ALCEDO
-ASON
63&LORIANO
-ASON
-AROSTICA 63&LORIANO
"REGANZE
38
7
La Rosina • Crosara • San Luca • Marostica • La Rosina (km. 24,1)
(strada delle ciliegie)
E’ un percorso breve che vi porta nel cuore dell’area vocata a coltivazione della ciliegia
di Marostica. Difficoltà: medio facile. Il percorso si svolge in zona dove le pendenze
variano, arrivando, al massimo, all’otto per cento. Occorre quindi una preparazione, a
monte, per affrontare senza grandi difficoltà gli eventuali strappi.
ROSINA
All’uscita dalla Rosina prendere a destra verso occidente per la discesa
che porta a Valle San Floriano (km.
2). Al termine girare a destra passando davanti alle scuole elementari, seguendo l’itinerario della “Strada dei
marroni” e imboccando via Stroppari. All’altezza di un capitello della
Madonna tenere la sinistra per via
Carrara e contrada Placca. Ora la strada comincia a salire per brevi tornanti
non impegnativi, offrendo una prima splendida veduta sulle mura a nord del
Castello superiore di Marostica e sulle propaggini dell’Altopiano di Asiago.
In via Valbella Alta un falsopiano porta ad una leggera discesa che si immette
nella provinciale 71 del Rameston. Allo stop (km. 4,4), a sinistra la strada
porta direttamente a Marostica, ma noi andiamo a destra salendo verso Crosara lungo via Capitelli. Dopo una serie di tornanti si raggiunge l’abitato di
Crosara (km. 8,5). Nella piazzetta si prende a sinistra per San Luca. Si prosegue seguendo sempre la via principale gustando il meraviglioso panorama che
si apre subito dopo l’area da pic-nic. Al cartello di San Luca i chilometri sono
già una decina. Si oltrepassa il viadotto sulla vecchia strada e si arriva di fronte alle scuole elementari della frazione in leggera discesa. Si prosegue senza
mai deviare fino ad un incrocio che abbandona la strada principale. Seguire la
deviazione a destra (km. 13) per Molvena. Fare bene attenzione alla discesa
perché la pendenza si aggira intorno al 12-13 per cento. Alla fine della discesa
(km. 14,9) ecco Molvena. A destra, sotto la chiesa, per via Monteferro, si
arriva alla vicina piazza del paese mentre a sinistra, dove giriamo noi, si pro-
39
segue per Pianezze. Ora la strada scende e poi risale lievemente
fino a Pianezze (km. 16,2). All’incrocio nella piazza del paese, si
procede diritti ultimando la discesa e raggiungendo il piano fino
ad uno stop (km.17,8) che segna
l’incrocio con la provinciale della
Gasparona vecchia. Dopo dieci
metri, prendere la strada di sinistra (meno trafficata) per il centro di Marostica al quale si arriva seguendo via Panica e superando la Porta Breganzina
(km. 19). Per ritornare, imboccare Corso Mazzini verso est, oltrepassare la
Porta Bassanese, girare subito a sinistra e, una ventina di metri dopo, a destra per via Campomarzio. Allo stop prendere a sinistra per la provinciale 71
del Rameston seguendo la strada principale fino a Ponte Campana. Al bivio
(km. 20,2) prendere a destra per Valle San Floriano. Si torna nella frazione
marosticense (km. 22) e si sale quindi verso la Rosina (km. 24,1)
,A2OSINA
,A2OSINA
#ROSARA
0IANEZZE
63&LORIANO
-AROSTICA 63&LORIANO
-OLVENA
Strade delle ciliegie
Un tempo, i contadini che abitavano le colline poste a cavallo fra Mason e Marostica,
aspettavano con ansia la stagione delle ciliegie perchè offriva loro la possibilità di
azzerare i debiti con le botteghe di paese,
accumulati nel corso dell’anno. Era questa,
infatti, la coltura più redditizia. Anche adesso si coltivano i ciliegi, ma con una mentalità moderna, al passo con le esigenze della nuova commercializzazione. Del
passato rimane, comunque, il fascino delle distese di ciliegi in fiore, nel periodo primaverile, vere macchie di bianco che ammantano le colline. Ed è qui
che si snodano i nostri itinerari alla scoperta di contrade sperdute con superbi
panorami che ripagano delle fatiche della salita. Le strade che vi proponiamo
interessano la parte più importante della produzione cerasicola della ciliegia
di Marostica che gode del marchio Igp (Indicazione geografica protetta) e che
comprende i Comuni di Marostica, Molvena, Pianezze e Mason. Essa si interseca, in alcuni tratti, con la “Strada dei marroni” e con la “Strada dei vini doc
di Breganze”. Il periodo migliore per percorrerla è quello di metà aprile (tutto
dipende dall’andamento stagionale) quando i ciliegeti sono in fiore. Fra maggio e giugno, invece, le piante si colorano del rosso vivo del prelibato frutto.
40
8
La Rosina • Molvena • Mason • Molvena • Pianezze • Marostica • La Rosina
(km. 41.9) - (strada delle ciliegie)
E’ questo un itinerario più allungato della Strada delle ciliegie che permette di curiosare
fra colline ricche di fascino. Difficoltà: i continui saliscendi richiedono una preparazione
adeguata anche se i dislivelli da superare non sono eccessivi.
ROSINA
All’uscita dalla Rosina prendere a destra
per la discesa. A Valle
San Floriano seguire
le frecce per Marostica. Dal centro della città proseguire
per Corso Mazzini
verso ovest fino ad
oltrepassare la Porta
Breganzina. Subito
dopo, girare a destra
per San Luca lungo
via Cansignorio della Scala. Dopo alcuni tornanti (pendenza intorno all’otto
per cento) al km 6,5, a destra si può arrivare al museo ornitologico “Angelo
Fabris” ed al Castello Superiore dove sorge l’omonimo prezioso ristorante “fratello” di quello della “Rosina”. Proseguiamo, invece, diritti tra salite
più addolcite e falsopiani fino al bivio per Molvena (km. 10,2). Oltrepassata
l’osteria al Palazzotto, si prosegue fino ad arrivare a San Luca (km.11,1) Dopo
le scuole elementari ed il viadotto, subito a sinistra (attenzione alla curva
cieca) per via Guizze(km.11,5). Si scende con una meravigliosa vista sulla
pianura vicentina, sui Colli Euganei e Berici, sulle Piccole Dolomiti e sull’Altopiano di Asiago fino al cartello che indica il comune di Molvena (km.12,9). Si
41
prosegue per via Parisoni e, allo stop (km. 14,7) si gira a destra per via Mazzarina. Sei metri più avanti altro stop e si devia a sinistra per via Tibalda (a
destra si arriva a Laverda e a Mason per via Caneva). Allo stop di via Michelina (km. 16,7), diritti si arriva
alla chiesa di Mure, mentre noi
giriamo a sinistra per Molvena.
Alla fine della discesa, allo stop
(km. 17,3) si gira a destra seguendo sempre la strada principale senza mai deviare. Si arriva
in località Ponticello (km. 19,3).
Al bivio girare a destra immettendosi nella provinciale della
Vecchia Gasparona, più trafficata, arrivando, quindi, a Mason (km.20,4). Dal centro prendere a destra per
via Roma e proseguire verso le colline, su falsopiano prima e in salita poi, fino
al bivio per Salcedo (km. 24,4). Proseguire fino ad un capitello della Madonna
(sulla sinistra). Qui (km. 25) si gira a destra oltrepassando il ponticello sul
Lavarda e proseguendo in salita fino ad arrivare all’incrocio con la strada di
via Parisoni (km.27,4). Prendere a sinistra, in salita, e quindi proseguire diritti
per via Mazzarina, in discesa, fino a raggiungere località Valderio (km. 28,7).
Allo stop attraversare il ponte sul Valderio,a sinistra, e seguire la strada in
salita fino a raggiungere l’abitato di Molvena (30,36). Dalla piazza tornare
indietro lungo via Don Girolamo Carli fino al bivio ( 400 metri dopo) per via
Grotta (a sinistra). Scendere, passare davanti alla grotta della Madonna di
Lourdes fino allo stop di Ponte Ciapa (km. 31,5). Qui girare a sinistra per Villa di Molvena. Subito dopo la zona industriale, in salita, abbandonata la strada
che porta al centro della frazione, si gira a sinistra per via Toaldo pedalando
lungo una breve, ma impegnativa salita che porta (km. 34,1) a Pianezze. Allo
stop, dopo la chiesa, girare a destra per Marostica. All’incrocio con la provinciale della Vecchia Gasparona (km. 35,7) voltare a sinistra ed ancora a
sinistra per via Panica superando la Porta Breganzina fino al centro di Marostica (km. 36,8). Seguire quindi per Corso Mazzini fino alla Porta Bassanese,
girare subito a sinistra e poco dopo a destra per via Campomarzio. Allo stop
voltare a sinistra per la provinciale 71 del Rameston e proseguire diritti fino
al bivio di Ponte Campana. Prendere a destra per Valle San Floriano.Da qui si
ritorna alla Rosina (km.41,9).
,A2OSINA
,A2OSINA
3,UCA
63&LORIANO -AROSTICA
-OLVENA
-OLVENA -ASON
42
0IANEZZE
-AROSTICA 63&LORIANO
9
La Rosina • Marostica • Nove • Rosà • Cassola • Marostica • La Rosina (km. 41,4)
(strada della ceramica e degli asparagi)
Il percorso che vi proponiamo serve a far conoscere una delle località più note per la
lavorazione della ceramica d’arte che ha fatto il giro del mondo, Nove, cittadina che è
sede di un importante museo dedicato proprio a questi manufatti che qui si fabbricano
ormai da secoli. Vi facciamo poi proseguire per la campagna a sud di Bassano del Grappa,
nota per la coltivazione del prelibato asparago bianco, che in primavera, allieta le tavole
dei ristoratori della zona anche con un ciclo di serate ormai entrate nella tradizione.
Difficoltà:nessuna dal momento che l’itinerario si svolge tutto su strada pianeggiante.
Attenzione soltanto ad alcuni attraversamenti e a qualche tratto trafficato.
ROSINA
All’uscita dalla Rosina, prendere
a destra per la discesa. A Valle
San Floriano, girare a sinistra e
proseguire fino allo stop di Ponte
Campana. Ancora a sinistra per la
provinciale del Rameston fino al
semaforo di Marostica con la statale
Marosticana (km. 4,2). Lo si supera,
diritti, seguendo via dei Ciliegi. Allo
stop, girare a sinistra, superare un ponticello e proseguire lungo via Dante
Alighieri fino ad un capitello. Qui prendere la destra per via Levà.
Si prosegue tranquilli in mezzo alla campagna. Allo stop (km.7,4), a sinistra
per Nove lungo la provinciale. Quattrocento metri più avanti, prendere a
destra per Padova lungo via Padre Roberto. Allo stop seguente, a sinistra per
via Munari e quindi per il centro di Nove. Si arriva in piazza (visita al museo
della ceramica) dopo avere ammirato, a destra e a sinistra, le numerose
fabbriche di ceramica del centro novese (volendo si può proseguire diritti
per Bassano per quasi un chilometro curiosando tra le varie aziende che
43
fiancheggiano la strada).
Dal semaforo volgiamo a destra per arrivare alla strada degli asparagi
seguendo via Brenta in direzione Rosà. Si attraversa il fiume Brenta, si supera
la rotatoria voltando a destra per via Monte Grappa (km. 10,5). Prima dello
stop, sulla vostra destra appare la splendida Villa Cappello Morosini ora sede
municipale. Subito dopo girate a destra, passate fra la chiesa ed il campanile
di Cartigliano e prendete per via San Pio X. Duecento metri più avanti, si
gira a sinistra per via Montagna, indicazioni per Tezze. Ad una curva (km.
12,3), non proseguite per via Duca di Modena, ma prendete a sinistra per
via Don Sturzo (la tabella si trova all’inizio della stradina alla vostra sinistra).
Al prossimo incrocio, a sinistra per via Po. Arrivati all’intersezione con la
provinciale (km. 14,6), la si supera andando diritti per Travettore lungo via
Capitello. Ottocento metri dopo si trova un capitello dedicato alla Madonna
della Salute. Passate davanti tenendo la destra ed immettendovi in via Don
Marangoni arrivando diritti di fronte alla chiesa di Travettore. Qui giunti,
girate a destra per via Molino. Si supera l’incrocio successivo (attenti
nell’attraversare per la curva cieca alla vostra sinistra) passando davanti ad
un capitello della Madonna e prendendo per via Tiziano Vecellio. Allo stop
con la provinciale, attraversate immettendovi nella ciclopista alla sinistra.
Proseguite paralleli alla strada trafficata, superate la rotatoria,sempre in
ciclopista, attraversate un’altra strada lambendo sempre la provinciale per via
Roma, davanti a Villa Dolfin Boldù fino a trovare l’inizio di una pista ciclabile
che gira a sinistra con l’indicazione per il centro di Rosà. Seguitela sempre
in direzione est superando una serie di incroci, fino all’ultimo che vi porta,
girando a sinistra prima e a destra poi, in via degli Alpini. Qui incrociate la
trafficatissima statale Valsugana (km. 20). Attenzione all’attraversamento.
Girate a sinistra e duecento metri circa più avanti, prendete a destra per via
Trasaghis. Allo stop diritti per via Giolitti. Al nuovo stop, a destra per via
44
Segafredo. Dopo il passaggio a livello
tenere la sinistra per via Balbi.
Altro stop, e sempre diritti per via
Balbi. Al prossimo stop (km. 21,8)
a sinistra per via San Zeno che poi
diventa via Rosà. Si passa quindi dal
comune di Rosà a quello di Cassola
ammirando le numerose coltivazioni
di asparagi. Al termine di via Rosà si
lascia a destra il passaggio a livello
e ci si immette, qualche metro più avanti, sulla destra, in via Concato. Allo
stop diritti per via Asiago passando accanto ai Magazzini Nico. Si supera il
sottopasso ferroviario e si arriva all’incrocio con la statale Valsugana (km.
25,4). La si percorre per brevissimo tratto su pista ciclabile fino al semaforo.
Qui si devia a sinistra verso l’ospedale, davanti
al quale, subito dopo la rotatoria, ci si tiene a
destra entrando nella pista ciclabile indicata
dalla tabella. La si percorre fino al semaforo
che si supera passando fra il cimitero e la
chiesa di Santa Croce immettendosi in via
Rodolfi. Si incrocia un primo semaforo che
si supera ed un secondo (km. 27,8) che si
attraversa verso ovest. Dopo una trentina di
metri ci si immette su via Cartigliana, girando
a sinistra e, poco più avanti, si va a destra per
via San Rocco in direzione di San Lazzaro.
Subito prima del centro di questa frazione
di Bassano del Grappa, si volta a sinistra
per via Melagrani. Allo stop (km. 29,8), a
destra per via Cartigliana. Si sottopassa la
tangenziale sud e si prosegue sempre diritti
fino alla rotatoria. Qui si va a destra superando il ponte sul Brenta seguendo,
se si vuole, la più sicura ciclopista. Al semaforo di Nove (km. 33,6) avanti
diritti seguendo le indicazioni di Marostica. Al km. 34,4, a destra per via
Fraccon seguendo l’itinerario dell’andata. Al capitello, a sinistra per via Dante
Alighieri, quindi a destra per via 4 Martiri ed ancora a destra per via dei
Ciliegi fino al semaforo (km.37,2). Si attraversa seguendo le indicazioni per
Valle San Floriano e la Rosina (km. 41,4).
,A2OSINA
,A2OSINA
-AROSTICA
63&LORIANO
#ASSOLA
#ARTIGLIANO
.OVE
2OSË
45
-AROSTICA
.OVE
63&LORIANO
10
La Rosina • Valdobbiadene • La Rosina (km. 101,4)
L’itinerario vi porta nella “capitale” del vino Prosecco e del Cartizze, lungo un percorso collinare
ricco di fascino. Difficoltà: impegnativo. Salite e discese si ripetono mettendo a dura prova la
capacità dei ciclisti. Occorre una preparazione adeguata anche per la lunghezza del percorso.
Si segue l’itinerario per Asolo e Possagno (n.4)
fino allo stop di Pagnano (km. 27,1). Si gira a
destra e subito a sinistra seguendo le indicazioni
per Monfumo lungo via Carreggiate. Dopo il bivio,
tenere la destra, attraversare un ponticello e quindi
seguire la curva a sinistra per Monfumo lungo
via Bassanese. Subito dopo il cartello che indica
Monfumo, si gira a destra (km. 30,5) per Cornuda
lungo via Muson. Avanti diritti fino all’inizio di
una salita. Ci si tiene sulla sinistra per un paio di
tornanti e quindi avanti diritti fino ad arrivare ad
uno stop (km. 35,5). Si gira a sinistra per Nomigo
e, 40 metri più avanti, subito a destra per Onigo, in
via Boschi. Allo stop di Onigo (km. 39,3), davanti al
municipio, a sinistra e, 800 metri dopo, al nuovo stop ancora a sinistra per la
statale Feltrina (attenzione: è una strada molto trafficata) La si percorre per
circa sei chilometri e, quindi, a destra per Ponte di Fener. Si attraversa il Piave
e si entra in territorio comunale di Segusino. Al nuovo stop a destra per
Valdobbiadene (km. 46,3) e, 500 metri dopo, a sinistra in salita per il centro
del paese. Proseguire sempre diritti fino ad arrivare nella piazza della nota
località vinicola (km. 50,7). Si ritorna per la stessa strada (Km. 101,4).
,A2OSINA
6ALDOBBIADENE
0AGNANO
0OVE
3-ICHELE
48
/NIGO
11
Valdobbiadene • Strada del Prosecco • Valdobbiadene (Km. 61)
E’ uno degli itinerari naturalistici più belli. Avrete modo di constatare di persona quanto
impegnativo sia stato, negli anni, il lavoro dell’uomo nel trasformare i boschi delle colline,
fino, in alcuni casi, alla sommità delle stesse, in distese ben composte di vigneti. E’ un
susseguirsi di saliscendi con vedute sempre diverse, ma tutte affascinanti. Se volete
gustare la bontà delle bollicine del Prosecco e del più amabile Cartizze, vi consigliamo
di farlo tornando in auto o limitandovi ad un solo bicchiere. La strada è lunga e lasciarsi
prendere dal profumo di questi vini può essere ingannevole. Difficoltà: medio facile.
La presenza di salite, anche se non eccessivamente impegnative, sconsigliano questo
itinerario a chi non ha una adeguata preparazione. Si è cercato il più possibile di evitare
le strade trafficate. In alcuni casi, purtroppo, è stato inevitabile condurvi su tratti,
pur brevi, con un passaggio consistente di auto e camion. Li abbiamo indicati. Fate
molta attenzione. La bellezza del paesaggio che gusterete o che già avrete gustato vi
ricompenserà anche di questi brevi disagi. Se arrivate a Valdobbiadene in auto, sulla
destra, prima della piazza c’è una strada che vi porta in un ampio parcheggio dove
potete lasciare la vettura.
VA ANTE
VARI
TE
Si parte dal centro di Valdobbiadene (chi ha fiato
e gambe può compiere il
percorso arrivando in bici
dalla Rosina seguendo l’itinerario n. 10). Da qui si va
a destra per Vittorio Veneto, lungo via Piva. Dopo
l’impegnativa salita, il panorama si apre sulle prime
distese di viti che ricoprono le colline circostanti.
49
Al km 5,5 si devia a destra per
una discesa seguendo le indicazioni per Conegliano e Farra di
Soligo. Al bivio (km. 7,6) ancora
a destra per Conegliano fino a
giungere a Col San Martino (km.
9,4). Si gira a sinistra per Conegliano e si segue la strada principale un po’ trafficata verso est
fino ad arrivare a Pieve di Soligo
che, tenendo la destra, si attraversa passando per il centro. Prima della chiesa e davanti alla chiesa (km. 17,7) si tiene la sinistra per Refrontolo. Al semaforo, a destra, sempre per Refrontolo. Si seguono quindi le indicazioni per
questa località e per San Pietro di Feletto. Oltrepassato il centro di Refrontolo, ad un bivio, ignorare l’indicazione a sinistra per Vittorio Veneto (km.
25) e procedere diritti, in salita, fino a San Pietro di Feletto. Fin qui avrete
modo di ammirare le colline trevigiane tutte coltivate a viti per la produzione
del classico Prosecco, del Cartizze e del Marzemino. Al centro di San Pietro
di Feletto (km.26) si va a destra per Santa Maria. Si scende attraversando i
paesi di Santa Maria di Feletto e di San Michele di Feletto, entrando quindi in
Comune di Conegliano. Allo stop (km. 34,2) se
volete andare in centro a Conegliano (la Strada del Prosecco unisce Valdobbiadene a questa
località, importante punto di riferimento per
i tecnici del vino) girate a sinistra, altrimenti
seguite l’itinerario del vino Prosecco girando a
destra per Pieve di Soligo e Vidor. A Pieve di Soligo si riattraversa il centro (km. 43,4) andando
diritti verso Farra di Soligo. Allo stop ancora
diritti per Ponte di Vidor. Alla rotonda prendere per Farra-Valdobbiadene-Soligo. Al bivio
di Soligo a sinistra per Farra e Valdobbiadene.
Si superano quindi Farra e Col San Martino.
Qui, al bivio per il centro (km. 51,9), si tiene la
sinistra per Ponte di Vidor. Si entra in Comune
di Vidor, si attraversa località Colbertaldo e, al bivio (km. 55,9), a destra per
Valdobbiadene-Feltre. Allo stop successivo, a sinistra per Valdobbiadene. Si
supera località Bigolino e, al semaforo, a destra per Valdobbiadene. Al nuovo
bivio (km. 60,8), a destra per il centro di Valdobbiadene (km. 61).
30IETRODI&ELETTO
#OL3-ARTINO
6ALDOBBIADENE
0IEVE3OLIGO
6ALDOBBIADENE
50
Variante per visitare altre colline della zona del Prosecco
Dal centro di Valdobbiadene
(km. 0) si prosegue in salita per
San Pietro di Barbozza, Santo
Stefano, Guia (km. 5,2) dove ci
si tiene sulla sinistra seguendo
le indicazioni per Vittorio
Veneto, Miane, Combai. Si
incontrano quindi gli abitati
di Guietta e di Combai, noto,
quest’ultimo centro, oltre che
per i suoi vigneti, per i prelibati
marroni che si raccolgono nei boschi a nord del paese. Si comincia a scendere
e si arriva a Miane (km. 11,7). Subito dopo si trova il paese di Follina (km.
14) e merita una visita l’abbazia cistercense che vedrete sulla vostra sinistra
attraversando il centro del paese. Poco dopo ci si immette su una strada più
trafficata (tenete la sinistra). Sempre pedalando in pianura arriverete quindi a
Cison di Valmarino (km. 17,2) con la mole rimaneggiata di Castel Brando che
vi guiderà dall’alto di uno sperone roccioso. Continuando a viaggiare verso
nord supererete l’abitato di Soller fino a Revine al Lago. Ad un bivio (diritti si
va a Vittorio Veneto) girare a destra per Tarzo (km. 23,2). Si raggiunge, dopo
una breve salita, il paese di Tarzo (km. 25,3) che attraverserete lasciando
stare le indicazioni per Rolle. Arriverete quindi a Corbanese (km. 29,1) e, al
prossimo incrocio, dopo il centro del paese, andate a destra per San Pietro di
Feletto, Refrontolo, Pieve di Soligo. Ora si comincia a salire dolcemente fino
a raggiungere un bivio (km. 33,4). Qui ci si immette, svoltando a sinistra, nella
salita che porta a San Pietro di Feletto, incrociando il percorso principale
della “Strada del Prosecco” che coincide con il km. 25.
51
Il Prosecco ed il Cartizze
Quando dici Prosecco, dici Valdobbiadene e tutto
quel rincorrersi di colline che si estendono fino
all’abitato di Conegliano. Della particolarità di
questo vino, che nulla ha da invidiare ai migliori
champagne francesi, ci si è accorti fin dai tempi
dei Romani e le testimonianze nel merito sono
numerose, ma, soltanto nel 1962, undici produttori
della zona pensarono di dare vita ad un “Consorzio
di tutela del Prosecco” viste le imitazioni che
danneggiavano la commercializzazione del
vero ed autentico Prosecco trevigiano. Nel 1967
il Ministero dell’Agricoltura riconobbe l’area
compresa tra Valdobbiadene e Conegliano come
unica autorizzata a fregiarsi del titolo di zona di produzione del Prosecco e
del Superiore Cartizze. La Doc per questo vino, che ha conquistato i mercati
di tutto il mondo, è quindi piuttosto datata a dimostrazione della valenza del
prodotto. Sono quindici i Comuni interessati dalla denominazione di origine
controllata del Prosecco, vale a dire: Conegliano, Susegana, San Vendemiano,
Colle Umberto, Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, San Pietro di Feletto,
Refrontolo, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Miane, Vidor, Follina, Tarzo,
Valdobbiadene. Il tutto interessa un’area di circa 18 mila ettari di superficie
agricola. All’albo Doc sono iscritti quasi 4300 ettari di vigneto lavorati da
oltre 3000 produttori: di questi 105 ettari sono di Superiore Cartizze. E’ il
terreno a regalare ai grappoli d’uva quel particolare sapore, assieme al
sole ed al clima che favoriscono lo sviluppo delle viti e la formazione degli
52
acini. La favorevole posizione geografica di questi colli dà la possibilità agli
agricoltori di piantare le loro viti fino a 500 metri di altitudine offrendo uno
spettacolo eccezionale al visitatore. Due sono le tipologie più note di Prosecco
di Conegliano e Valdobbiadene e cioè l’Extra dry ed il Brut. Il primo è quello
più classico, il secondo quello più moderno. Meno noti sono poi il Prosecco
tranquillo e quello frizzante. Su tutti, comunque, vigila l’apposita commissione
del Consorzio di tutela al fine di garantire la qualità di un prodotto che s’è
saputo imporre, oltre che per le caratteristiche organolettiche regalate dalla
natura, per la serietà della filiera produttiva, dalla piantumazione delle viti
fino alla commercializzazione delle bottiglie.
53
54
Itinerari
Storici
55
12
La Rosina • Valstagna • Piovega di sotto • La Rosina (Km. 59,8)
(Antica via del tabacco)
L’itinerario segue l’antica via del tabacco e vi porterà a scoprire le aspre bellezze della
Valle del Brenta detta anche Canal di Brenta-Difficoltà: facile. C’è solo qualche brevissimo
saliscendi. Consigliato anche a coloro che non sono ancora pronti ad affrontare le salite.
ROSINA
Usciti dalla Rosina si gira a sinistra verso nord fino al bivio con la provinciale della Fratellanza (km. 0,8). Qui si scende fino ad arrivare a San Michele, frazione di Bassano del Grappa
(km. 2,5). Si continua sempre diritti ignorando il bivio per Marostica (km. 3,7). Si procede
per Viale Asiago e, a metà di un rettilineo, dove si apre una rotatoria, si prende a sinistra
per via Don Sturzo. Attenti ad un primo stop: lo si attraversa fino ad un secondo stop
(km. 5,7). Qui si devia a sinistra, si supera (sulla destra) una residenza per anziani (Villa
Serena) e dopo un paio di curve si prende una stradina (via dei Pilati) sulla destra (km.
6,4). Si affronta una lieve salita e quindi una discesa con una curva che si segue volgendo
a destra fino allo stop (km.7,3). Ci si immette nella provinciale Campesana Val Vecchia un
po’ trafficata in località Corte (ad una cinquantina di metri al di là della strada si erge la villa
palladiana Angarano Bianchi Michiel) e si gira a sinistra. Seguite sempre questa strada principale lasciando perdere qualsiasi incrocio. Si attraversano i centri abitati di Sant’Eusebio
(il primo), di Sarson con il semaforo, di Campese (km. 10,7), di Campolongo (km. 13,8), di
Oliero (km. 17), con le sue splendide grotte, di Valstagna (km. 18,9). Qui, in centro, non
andare a sinistra per Foza, ma seguire la strada che costeggia il fiume Brenta. Subito dopo
si incontreranno le frazioni (tutte di Valstagna, com’è Oliero) di San Gaetano, di Sasso
Stefani, di Giara Modon, di Costa (km. 24,3) e di Collicello fino a località Piovega di Sotto
dove sorge la Birreria Cornale (km. 29,9). Qui la strada camionabile muore e comincia la
ciclopista che si collega, alcuni chilometri più avanti, a quella trentina, ma di questa parleremo in un altro itinerario. Si consiglia il ritorno seguendo lo stesso percorso (Km. 59,8).
,A2OSINA
3'AETANO
#OSTA
0IOVEGADI3OTTO
3-ICHELE
6ALSTAGNA
56
La Valle del tabacco
La Vallata del Brenta, fino a qualche decina di anni fa, era terra di tabacchicoltori e di contrabbandieri. La coltura, portata in Valle, si narra, da un
frate benedettino del convento di Campese, che ne aveva nascosto i semi in un
bastone, cominciò a mostrarsi verso la metà del 1500. Inizialmente non vi furono limitazioni di sorta, ma ad un tratto la Serenissima, che aveva bisogno di
denari per la sua guerra con i Turchi, impose dei dazi e monopolizzò la vendita
del prodotto. Di monopolio si continuò a parlare fino a pochi decenni orsono
quando l’Italia tolse questa imposizione alla coltura riservandola solo alla
manifattura. I valligiani ricavarono per secoli il loro sostentamento dalla coltivazione e dalla vendita del tabacco e i limiti posti dal Monopolio li costrinsero a diventare in larghissima parte dei contrabbandieri. Le colture avevano
invaso ogni minimo appezzamento e s’erano arrampicate fin sulla montagna
con la terra rubata al bosco, e trattenute dalle “masiere” nei terrazzamenti
sempre più arditi. La lotta fra contrabbandieri e guardie di finanza fu continua
e dura. In Valle c’erano caserme delle Fiamme gialle quasi
in ogni centro, con le sbarre
che, di notte, si abbassavano
sulla strada per vietare il passaggio di carriaggi ove era
possibile nascondere il tabacco. I sentieri della montagna
diventarono autostrade per i
contrabbandieri che raggiungevano le zone del Thienese
57
e dello Scledense e che portavano, nei loro sacchi, foglie per il tabacco da
pipa o da sigaretta, o sigari confezionati di notte nei granai e nascosti poi nei
“secreti” delle case, o tabacco in polvere. I magri ricavi di questo prodotto
costrinsero molti valligiani a lasciare le loro case per cercare lavoro in vari
paesi d’Europa e d’oltre Oceano. Adesso questa coltura è ormai scomparsa.
Rimane soltanto il Consorzio Tabacchicoltori Monte Grappa, nella zona
industriale di Campese, che lavora
attualmente tabacco proveniente da
altre aree. Questo percorso ciclistico, che corre tutto in destra Brenta,
darà la possibilità al turista di visitare una valle dal fascino indiscutibile, ricca di storia e di cultura. Chi
la attraverserà per la prima volta non
potrà non constatare l’asprezza dei fianchi della montagna che, sulla destra
del fiume, accompagna all’Altopiano di Asiago, mentre, sulla sinistra, sale fino
alla vetta del Monte Grappa. Questa fu una via obbligata per il passaggio di
innumerevoli eserciti con tutte le conseguenze che questo aspetto comportò
durante i secoli. L’unica ricchezza valligiana è l’acqua. Grazie, infatti, al terreno carsico delle montagne che la attorniano, essa è piena di sorgenti. Non
può mancare una visita, per questa passeggiata, alla chiesa di Santa Croce di
Campese con l’annesso monastero benedettino risalente al 1200, e alla tomba
(all’interno della chiesa stessa) di Teofilo Folengo, meglio noto come Merlin
Cocai, scrittore macaronico del Cinquecento che qui esalò l’ultimo respiro
dopo una vita religiosa travagliata e dopo avere dato alle stampe numerose e
preziose opere letterarie. Ad Oliero (a sinistra subito dopo il ponte sul fiume
omonimo) meritano sicuramente una sosta ed una visita le grotte ed il museo
del carsismo (vedi il capitolo “Andare per musei”). Al termine del percorso, in
riva sinistra, si possono ammirare i resti del Forte Tombion ed il Covolo del
Butistone (spiegazioni più ampie nel box riservato alle fortezze).
58
13
La Rosina • Rocca di Arsiè • Primolano • La Rosina (Km. 73,6)
(Il giro della Rocca)
Itinerario interessante nel cuore della Valbrenta, che vi porterà a scoprire la parte
meridionale della provincia di Belluno ai confini con quella vicentina. Di particolare
rilievo la presenza, lungo questo tragitto, di tre forti: la Tagliata di Primolano, il Covolo
del Butistone che vedrete alto nella roccia, sulla vostra sinistra, scendendo, fra Primolano
e Piovega di Sotto ed il Forte Tombion. Difficoltà: medio facile. Di impegnativa c’è
soltanto la salita da Cismon ad Incino. Due chilometri con pendenze iniziali un po’ dure.
Serve un’adeguata preparazione, anche per la lunghezza del percorso.
Seguire l’itinerario dell’antica via del tabacco (n. 12) fino a Piovega di SottoBirreria Cornale (km. 29,9). Da qui si supera il ponte sul Brenta immettendosi
nella superstrada della Valsugana, girando subito a destra (attenti al traffico).
Dopo meno di 500 metri uscire dalla superstrada sulla destra per Cismon.
Si passa sotto il cavalcavia della statale. Avanti diritti per il sottopasso
ferroviario. Dopo la leggera salita si arriva in prossimità del ponte sul Cismon.
Non lo si attraversa, ma si affronta subito la salita, sulla sinistra, per Incino
(km. 31,5). L’erta si fa impegnativa nei primi tornanti, ma è meno dura in
quelli successivi. Pieno di fascino lo strapiombo che si apre sulla destra con
il laghetto ai piedi della diga del Corlo. Si scollina raggiungendo Incino (km.
33,5). Si scende costeggiando il lago di Arsiè e passando per la frazione di
Rocca. E’ un susseguirsi di discese e di piccoli strappi. L’importante è seguire
sempre la strada principale fino allo stop (km. 39,7). Qui si prende a sinistra
per Primolano, Arsiè. Dopo il sottopasso seguire la direzione per Arsiè, non
per Primolano. Una decina di metri più avanti tenere per buone le indicazioni
per Fastro e San Vito, sulla sinistra. Si supera il cartello di Arsiè e allo stop,
dopo una leggera salita (km. 40,7) si volge a sinistra per Primolano. Dopo
Fastro, la strada scende per le famose “Scale di Primolano”, seguendo l’antica
59
tagliata fortificata. A Primolano, al termine della discesa, si arriva davanti alla
chiesa (km.48,1). Si va a sinistra per la vecchia statale della Valsugana fino al
prossimo stop. Qui si prende ancora a sinistra superando il cavalcavia della
superstrada Valsugana. Allo stop, si va a sinistra oltrepassando il ponte sul
fiume Brenta. Poco oltre,all’inizio della salita per Enego, sempre a sinistra,
si diparte la ciclopista che, evitando il pericoloso tratto di superstrada
Valsugana fra Primolano e Cismon, porta a località Piovega di Sotto-Birreria
Cornale (km 54). Si riprende quindi il percorso fatto all’andata lungo l’antica
via del tabacco (n. 12) ritornando alla Rosina (km. 73,6).
)NCINO
2OCCA
!RSIÒ
#ISMON
0IOVEGADI3OTTO
0IOVEGADI3OTTO
0RIMOLANO
60
I forti
I percorsi n. 13 e n. 14
offrono la possibilità di
vedere i resti di alcuni dei
numerosi fortilizi costruiti
dagli italiani agli inizi del
Novecento o di caverne
usate come centro di
osservazione e di difesa
in epoche antiche. Diamo
un breve cenno di queste
strutture a cominciare dal
Forte Tombion, il primo
che si incontra al termine
dell’antica via del tabacco
sulla riva sinistra del
fiume Brenta. La Tagliata
Tombion venne realizzata
per sbarrare un eventuale
assalto da parte delle truppe
dell’Impero Austroungarico
per irrompere nel Canal di
Brenta. Fra Italia ed Austria
esisteva un patto di alleanza,
ma già si intuivano i segni di
un’insofferenza per le terre irredente che sarebbe sfociata poi nella Grande
guerra. Ecco il perché del pullulare di iniziative edificatorie lungo i confini del
Vicentino con il Trentino. Tornando a parlare di Forte Tombion è da ricordare
la sua doppia importanza sia a difesa della strada di congiunzione fra Veneto e
Trentino (il confine austriaco, ricordiamolo, distava poco più di tre chilometri,
subito a nord di Primolano), sia a difesa della ferrovia da poco costruita.
Questo forte non servì allo scopo che s’era prefisso perché, dopo la rotta di
Caporetto, venne abbandonato il 12 novembre 1917 e finì in mano austriaca
senza colpo ferire, a causa dello spostamento più a sud delle linee italiane.
Altra struttura difensiva che si incontra scendendo, con l’itinerario n, 13, da
Arsiè e da Fastro, è la Tagliata della Scala, costruita per sbarrare il cammino
agli aggressori che fossero arrivati dalla rotabile per Feltre ed il Bellunese.
La fortificazione aveva uno sviluppo piuttosto ampio, come si può notare
ancor oggi e risaliva i fianchi della montagna, unendosi alla Tagliata della
Fontanella, più a nord. Una deviazione lungo l’itinerario n. 14 può portare alla
visita dei resti del Forte di Cima di Campo costruito sulla cima omonima con
grandi blindature ed a prova di bomba, dotato di sei cannoni protetti da cupole
pesanti, di torrette per otto mitragliatrici, di alloggi per la truppa, di magazzini
per le munizioni e per l’officina, di trincee protette. Il forte venne conquistato
61
dalle truppe della 18° divisione di fanteria austriaca fra l’11 ed il 12 novembre
del ‘17 dopo aspri combattimenti. A fiancheggiare il complesso difensivo di
Cima di Campo doveva pensarci il Forte di Cima di Lan costruito nella parte
opposta rispetto al primo e messo a guardia della strada che saliva dalla
valle del Cismon e degli altopiani di Lamon, Sorriva e Zorzoi. Era fornito di
quattro cannoni protetti da cupole corazzate e di quattro mitragliatrici. Anche
questo forte passò al nemico il 12 novembre del 1917. Prima di lasciarlo però,
gli italiani, lo fecero saltare danneggiando in maniera evidente le strutture
più importanti, ora di quella struttura rimane gran poco. Un cenno a parte
merita invece la cavità naturale del Covolo di Butistone che si vede, salendo
da Cismon verso Trento, appena superati i resti di Forte Tombion, occhieggiare
nel mezzo di una parete di roccia, sospeso fra valle e cielo. La storia di questo
fortilizio tanto ardito si perde nel tempo, ma la prima documentazione scritta
risale agli inizi del Mille. Basta dare un’occhiata alla gola sulla quale si erge
per capirne l’importanza militare. La caverna fu attrezzata, nel corso dei
secoli, per accogliere fino a 200 armati i quali venivano riforniti attraverso
un sistema di corde e di carrucole che venivano azionate dopo il riempimento
dei cesti effettuato nel cortile del castello inferiore posto a difesa della valle
fra il monte ed il fiume. Un pozzo con acqua freschissima offriva la possibilità
alla guarnigione di poter resistere per diverso tempo senza alcun problema.
Questa originalissima fortezza vide il dominio degli eserciti di Enrico II, del
vescovo di Feltre, dei Carraresi, di Sicco di Caldonazzo, dei Visconti, dei
Veneziani, degli Ungheresi, degli Asburgo, di Napoleone. Nella Grande guerra
servì come polveriera per l’esercito italiano che lo abbandonò dopo la rotta
di Caporetto. Da allora le strutture interne furono lasciate cadere in rovina.
Soltanto adesso, grazie ad un gruppo di associazioni, si è provveduto al loro
recupero a fini storico-didattici.
62
14
La Rosina • Col Perer • Cima di Campo • Castel Tesino • Grigno • Primolano • La Rosina
(km. 115,6)
Escursione impegnativa che accompagna il ciclista attraverso la Valbrenta nel Bellunese,
lungo la strada che conduce ad una delle principali linee fortificate della Prima guerra
mondiale (deviando si può visitare il forte di Cima di Campo), per poi entrare nel
Trentino e scendere nella Bassa Valsugana, ritornando in Valbrenta. Difficoltà: già la
lunghezza del percorso richiede una preparazione adeguata. Oltre a questo, è da tenere
presente la salita che giunge ai 1440 metri di Cima di Campo.
Seguire il percorso dell’antica strada
del tabacco (n.12) fino al termine
(località Piovega di Sotto-Birreria
Cornale) e quello per la Rocca (n.13)
fino al km. 40,7. Prendere a destra
per Arsiè. In cima alla breve salita,
voltare a sinistra fino ad arrivare nella
piazza di Arsiè. Qui si gira a destra
imboccando la strada che sale subito
verso Col Perer. Si va sempre diritti
oltrepassando l’abitato di Mellame
(44 km.) e quello di Rivai fino a
raggiungere località Col Perer (km.
52,6) a 1020 metri di altitudine. Se
volete dissetarvi, c’è una fontanella a
lato dello spiazzo. Si seguono quindi le indicazioni per Castello Tesino e Cima
di Campo. La strada sale nel bosco fino ad aprirsi in uno splendido panorama
sul massiccio del Grappa a sinistra e sull’altopiano di Asiago a destra. La
pendenza non è mai proibitiva. Si giunge così a Pian di Celado (km. 57) a 1316
metri di altitudine. Avanti ancora diritti per Cima di Campo (km. 60,1) a 1440
63
metri di altitudine. Chi volesse, ma in tal caso bisogna procedere con una
mountain bike o a piedi, può raggiungere il forte Leone di Cima di Campo, a
sinistra salendo (è distante Km. 1,8). Vi sono, comunque, le indicazioni per
raggiungere questo interessante fortilizio della Prima guerra mondiale. La
strada ora scende con la prima veduta della conca del Tesino, sulla destra.
Due brevi salite e, quindi, tutta discesa fino ad un bivio (km. 72,4). A destra,
per un chilometro circa, si può visitare il grazioso centro montano di Castel
Tesino, mentre, a sinistra, si scende per una strada tortuosa, ma ricca di
fascino, fino a raggiungere l’abitato di Grigno in Valsugana (km. 82,5). Si devia
a sinistra per Tezze Valsugana. Al km. 84,1 diritti per Tezze superando località
Palù. Un chilometro circa più avanti, a sinistra per Serafini oltrepassando la
contrada di Belvederi e quindi di Tezze Valsugana. Al km. 87,1 si prende a
sinistra per Martincelli e Primolano costeggiando la superstrada Valsugana.
Si lascia il Trentino, superando l’antico confine austroungarico e si entra in
territorio vicentino arrivando a Primolano (km. 90,8). Seguire quindi le frecce
per Bassano dopo il cavalcavia della superstrada. Al termine del cavalcavia,
sulla sinistra, dopo il ponte sul Brenta, ha inizio il tratto di ciclopista che
porta a Piovega di Sotto- Birreria Cornale (km. 95.9). Da qui si segue il
tracciato dell’antica strada del tabacco (n.12) percorso al mattino fino alla
Rosina (km. 115,6).
Volendo abbreviare il percorso si può arrivare in auto fino a Piovega di SottoBirreria Cornale, lasciandola nell’ampio parcheggio lungo il Brenta.
#IMADI#AMPO
#OL0ERER
)NCINO
0IANDI#ELADO
'RIGNO
!RSIÒ
0IOVEGADI3OTTO
64
0IOVEGADI3OTTO
15
La Rosina • Cima Grappa • La Rosina (km. 85,6)
Un itinerario di grande interesse storico quello che vi proponiamo e che vi porterà nel cuore
della prima linea durante la guerra ‘15-’18, dopo la disfatta di Caporetto. Qui, infatti, fu
fermata l’avanzata del nemico austroungarico e qui si scrissero pagine di grande patriottismo.
Difficoltà: percorso molto impegnativo che richiede una preparazione adeguata. La salita
pura, di 27 chilometri, porta da un’altitudine inferiore ai duecento metri fino ai 1748 metri
dal Rifugio Bassano. Basti solo questo per capire la difficoltà del tracciato.
Si segue l’itinerario per Asolo e Possagno (n. 4) fino all’incrocio con la statale
Cadorna a Romano d’Ezzelino (km. 15,5). Allo stop si gira a sinistra (guardare
lo specchio parabolico per attraversare la statale). Una leggera salita porta
ad un capitello. Qui si continua diritti cominciando l’impegnativa erta che
si concluderà a Cima Grappa. La strada si inerpica, nei primi due tornanti,
superando pendenze del dieci per cento. Si continua così, sempre diritti,
per la via principale. Si prende fiato nei falsopiani di Costalunga e di Pian dei
Noselari fino ad arrivare a Camposolagna a mt. 1020 (km. 29).
Si tiene la destra scendendo rapidamente e si prosegue quindi per circa quattro
chilometri su falsopiano fino a Ponte S. Lorenzo (32,9). Qui, subito dopo la
trattoria omonima, si gira a destra oltrepassando il ponticello e si riprende a
salire per altri nove chilometri. Si superano le località Val dea Giara, Cibara,
Coston, e le tabelle che indicano l’altitudine di 1200 metri, poi di 1400 e
quindi di 1500. Al bivio, a due chilometri circa dalla cima, si rimane sulla
destra (diritti si scende verso Feltre) affrontando un tratto particolarmente
impegnativo fino all’ultimo chilometro. Si lascia sulla destra il monumento al
partigiano. Sulla sinistra, in alto già s’è vista la mole del sacello ossario che
racchiude i resti di decine di migliaia di soldati morti combattendo quassù.
A mezzo chilometro dall’arrivo si scorge il rifugio Bassano. Si lascia sulla
sinistra la Caserma Milano e si raggiunge quindi il Rifugio a quota 1748 metri
di altitudine ( km. 42,8). Si ritorna seguendo lo stesso percorso (km. 85,6).
65
#IMA'RAPPA
#AMPOSOLAGNA
0IANDEI.OSELARI
#OSTALUNGA
0ONTE3,ORENZO
2OMANOD%ZZELINO
Cima Grappa
La salita che porta alla cima del Monte Grappa, al di là dello sforzo fisico che
richiede, è sicuramente una pagina di storia patria che si può leggere tornante
dopo tornante. Questo insieme di monti che assomigliano a imponenti onde
marine che digradano verso la pianura vicentina e trevigiana da un lato, verso
le vallate del Piave e del Brenta dall’altro e verso il territorio bellunese, a nord,
ha rappresentato un invincibile baluardo dopo la terribile rotta di Caporetto
che ha costretto gli alti comandi italiani nella prima guerra mondiale, ad arretrare il fronte. Dall’ottobre del 1917 fino a pochissimi giorni prima del quattro
novembre 1918, i combattimenti, gli assalti, le valanghe di ferro e di piombo,
si sono succeduti con un’insistenza impressionante richiedendo un tributo di
sangue, a entrambi gli eserciti, che fa rabbrividire. Subito dopo Romano Alto,
quando la strada comincia a salire, potrete vedere le prime caverne e, nella
parte più alta, dopo Ponte San Lorenzo si possono notare ancora gli zig-zag del-
66
le trincee, più evidenti d’inverno quando scende
la neve. Nomi di monti del Massiccio del Grappa
come Asolone, Col della Beretta, Pertica, Col
del Miglio, Meatte e nomi di località teatro di
aspri contrasti li troverete scritti nella via Eroica del Sacrario fatto costruire alcuni anni dopo
la fine della guerra per dare degna sepoltura ad
alcune migliaia dei tanti morti del Grappa. Il
Sacrario (lo vedrete negli ultimi chilometri della
salita) sorge sulla vetta del Monte Grappa e merita una visita per la sua imponenza e per capire
che cosa è successo fra il 1917 e il 1918 fra queste montagne. Nelle
cellette collocate
nei cinque gradoni semicircolari si trovano i resti di 12.615 Caduti italiani. A nord dell’Ossario
c’è invece il cimitero dove riposano 10.295 Caduti
Austroungarici. Prima di arrivare al Rifugio Bassano, aperto tutto l’anno, si vede, sulla sinistra, la
Casermetta Milano trasformata in museo, la cui
visita può farvi capire come e dove si sono svolte
le battaglie più cruente di tutto il Massiccio. Sulla
vostra destra, a circa 600 metri dal Rifugio Bassano, c’è invece il Monumento al partigiano, realizzato dallo scultore Augusto Murer, per ricordare il
rastrellamento attuato dai nazifascisti nel settembre del 1944 che si concluse con l’impiccagione di una trentina di partigiani, ai
lecci che costeggiano l’attuale Viale dei Martiri a Bassano del Grappa.
67
16
La Rosina • Statale del Costo • Asiago • La Rosina (km. 87,2)
Itinerario che si svolge su strade trafficate, ma che porta a conoscere la parte
meridionale dell’Altopiano di Asiago con vedute panoramiche stupende sulla pianura
vicentina, sui Colli Euganei e sui Colli Berici, sul Monte Novegno e sull’altopiano di
Tonezza. Difficoltà: percorso impegnativo e per la lunghezza e per la salita del Costo
che, dalla pianura porta ai mille metri dell’altopiano di Asiago. Adatto a ciclisti che
abbiano già un’adeguata preparazione.
ROSINA
All’uscita dalla Rosina, si gira a destra e si scende a Valle San Floriano. Al
bivio di Ponte Campana, si procede a sinistra per Marostica. Al semaforo, a
destra per via Rubbi e, al bivio, diritti passando davanti alle mura scaligere
fino a raggiungere il Castello inferiore lungo via Stazione. Si passa il semaforo
seguendo le indicazioni per Mason lungo via IV Novembre. Sempre diritti
per la strada principale (entrare nella pista ciclabile), lasciando stare qualsiasi
deviazione, superando Molvena e Ponticello, fino ad arrivare a Mason (km.
10,2). Avanti ancora verso Breganze. Leggera salita e, subito, discesa che
porta all’incrocio semaforico (km. 14,3). Se si vuole visitare Breganze,
importante centro vinicolo, basta girare a destra. Procedendo diritti si
arriva ad un secondo impianto semaforico (km. 15,8)oltre il quale, prima del
ponte sull’Astico, si volge a destra per la zona industriale di Fara Vicentino
seguendo via Astico. Allo stop (km. 19,5) diritti per via Reale e poi per via
Palladio fino ad arrivare a Lugo vicentino. Allo stop, a sinistra e, pochi metri
dopo (km. 21,5), a destra per via Roma seguendo le indicazioni per Calvene
e Caltrano. Si supera l’abitato di Calvene. Si alternano salite a discese e a
falsopiani fino a Camisino. Alla chiesa del paese (km. 27,6) si scende lungo
via Madonna della Salute. In un’ampia curva, prendere la strada sulla destra
per via Divisione Julia, in salita. Ci si incunea in una stradina stretta che
porta, in discesa, a ricongiungersi con la via principale (km. 29,8). Prendere
70
nella destra (ci si può fermare ad una fontana per riempire le borracce), in
salita passando davanti alle scuole fino al prossimo stop (km. 29,5). Ci si
immette, girando a destra, nella statale del Costo che porta sull’Altopiano di
Asiago. Ora la strada sale e lo farà, senza pendenze eccessive, fino all’abitato
di Treschè Conca (km. 45,2). Alla rotatoria seguire l’indicazione per Asiago.
La strada ora scende e, dopo una cava di marmo, torna a salire fino al centro
di Canove (km. 51,4). Seguendo sempre la freccia per Asiago si arriva al
capoluogo dell’Altopiano (km.. 55,2). La cittadina merita una visita. Dalla
piazza si procede diritti in direzione est fino ad una rotonda. Si gira a destra
seguendo, d’ora in poi, le indicazioni per Bassano. Si superano le località
Turcio, Fontanella, Campomezzavia e Puffele. Al bivio, dopo l’osteria, si
scende a sinistra per Bassano. Si oltrepassa località Bocchette e si scende
quindi fino a Conco (km. 72,4). Alla curva a gomito, si va a sinistra, per
Bassano e, dopo gli abitati di Fontanelle e di Tortima, si scende fino al bivio
del primo tornante, in curva, che porta alla Rosina (c’è una tabella che lo
indica) (km. 87,2).
!SIAGO
4RESCHÒ#ONCA
#ONCO
,A2OSINA
,A2OSINA
#AMISINO
"REGANZE
63&LORIANO
,UGO
71
Altopiano di Asiago
Si dice che famiglie provenienti dalla Baviera
abbiano scelto questo
altopiano
disabitato,
lontano dalle vie di comunicazione e ricco di
boschi quale loro nuova
dimora. Pian piano il
territorio s’è popolato
dando vita a dei veri e
propri centri abitati che
hanno offerto un volto nuovo a quest’area
montana compresa fra
la Val d’Astico e la Valle
del Brenta. Gli abitanti
dell’altopiano si differenziavano da quelli del
resto della vicina zona
collinare e della pianura, per il loro idioma che
nulla aveva a che fare
con il dialetto veneto,
tipico delle genti vicentine, ma che usava una
terminologia di origine
germanica, anzi, propriamente cimbra. Sette furono i paesi che si formarono
con l’andare del tempo: Asiago, che divenne il capoluogo dell’Altopiano, Roana, Rotzo, Lusiana, Gallio, Foza ed Enego. I loro rappresentanti costituirono
la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, una coalizione politico amministrativa, che sopravvive tuttora. Circa un secolo fa il Comune di Lusiana si sdoppiò
lasciando libertà amministrativa alla contrada di Conco e così i “sette Comuni” diventarono otto. Sotto il dominio della Serenissima l’Altopiano di Asiago
godette di autonomia e di una certa agiatezza che terminò con l’arrivo di Napoleone e che venne spazzata via allo scoppio della Grande Guerra. La rotta di
Caporetto fece arretrare le linee difensive italiane al punto che gran parte dei
Sette Comuni furono invasi dall’esercito austroungarico. Sulle cime più alte,
attorno ai duemila metri, ma anche in quelle più basse, dalla fine del ’17 al
termine della guerra, si combatterono duelli cruenti le cui cronache resteranno
scritte nella storia. I nomi di Ortigara, Col d’Ecchele, Monte Fior, Monte Castelgomberto, Monte Forno e tanti altri ancora fanno rivivere a tanti decenni di
distanza, aspre battaglie. I resti di tanti giovani che quassù lasciarono la loro
vita sono raccolti, ora, nel grande sacrario del Leiten, su di una collinetta alle
72
porte di Asiago. Qui riposano
ben 33.086 soldati italiani e
18.805 austroungarici.
La popolazione fu costretta ad
andarsene e, al ritorno, niente tornò come prima. Nella
seconda guerra mondiale la
lotta partigiana richiese nuovi
contributi di sangue. Dalla Liberazione ad oggi si è tornati a
vivere di quotidianità fatta di
turismo, di agricoltura, di tempo libero. Le attrezzature per
lo svago sono aumentate e la
ricettività ha raggiunto livelli
di alta professionalità. La posizione dell’Altopiano, attorno
ai mille metri è ideale per ogni
tipo di turista. Si aggiunga a
questo la purezza dell’aria e
la durata dell’insolazione. Il
turista può trovare motivi di
divertimento nell’arco di un intero anno grazie alle passeggiate, agli itinerari
per mountain bike, agli impianti per lo sport, alle piste di discesa e di fondo, ai
centri di equitazione e a quant’altro. E per chi voglia rileggere pagine di storia
patria, sono ancora evidenti, nella parte settentrionale dell’Altopiano, i segni
dell’immane conflitto mondiale.
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La Rosina • Valbrenta • Foza • Gallio • La Rosina (km. 73,3)
Itinerario consigliabile per raggiungere l’Altopiano di Asiago perché si svolge, in salita, su
strade poco trafficate e dai panorami avvincenti. Difficoltà: impegnativo il tratto che da
Valstagna porta a Foza. Occorre una preparazione adeguata alla salita.
Seguire l’itinerario dell’antica via del tabacco (n. 12) fino a Valstagna (km.
19). Qui giunti, si devia a sinistra, subito in salita, seguendo l’indicazione
per Foza. La strada si inoltra nella Valle Frenzela per circa un chilometro e
comincia ad inerpicarsi improvvisamente. Una lunga serie di tornanti (solo
dal secondo al terzo veramente impegnativi) favorisce una visione suggestiva
76
sulla valle sottostante. Ci si alza
velocemente fino a raggiungere,
al 17° tornante, la trattoria
Piangrande. La strada prosegue
quindi e, prima della più lunga
galleria aperta, la pendenza si
acuisce. E’ l’unico tratto serio di
tutto il percorso. Si passa dalla
Valle Frenzela all’Altopiano, con
il gruppo di borgate in fondo
sulla destra e, in lontananza, le
prime case di Foza. Allo stop, al
termine della salita, (km. 33,7)
si devia a sinistra arrivando in
centro a Foza (km. 34 - altitudine
m. 1083). Ora la strada scende.
Seguire le indicazioni per
Gallio-Asiago. Il primo paese
dell’Altopiano che si incontra, a
parte le piccole borgate che si
superano in saliscendi, è Gallio
(km. 44- altitudine m. 1090).
Giusto al centro di Gallio, nella piazza, si devia a sinistra per Bassano. Avanti
sempre diritti per la strada principale fino al successivo stop. Qui siamo in
località Turcio (km. 48,4). Ci si immette, deviando a sinistra, nella provinciale
della Fratellanza. Ora la strada scende leggermente. Si oltrepassano località
Fontanella, Campomezzavia e Puffele. Seguire sempre le indicazioni per
Bassano. Dopo località Bocchetta di Conco, la provinciale comincia a
scendere veloce. Al tornante numero 14 (km. 59,5), si prende a sinistra, non la
prima, ma la seconda stradina, dopo l’edificio, in piena curva. Si scende rapidi
fino a Fontanelle. Allo stop, vicino alla chiesa, (km. 62,6) si devia a sinistra
superando un falsopiano di un chilometro circa. Si arriva così a Tortima e si
scende decisamente, con una splendida veduta sulla pianura veneta, verso il
bivio (tornante numero 1) che porta alla Rosina (km. 73,3).
'ALLIO
&OZA
#ONCO
,A2OSINA
,A2OSINA
3-ICHELE
6ALSTAGNA
77
18
La Rosina • Arsiero • Tonezza • Fiorentini • Lavarone • Passo Vezzena • Asiago • La Rosina
(km 145,2)
E’ un’escursione di una giornata che permette di conoscere un buon tratto dell’Alto
Vicentino nonché gli Altopiani di Folgaria-Lavarone-Vezzena e quello di Asiago, laddove
combatterono aspramente due eserciti nella Prima guerra mondiale. Difficoltà: itinerario
molto impegnativo sia per la lunghezza del percorso, sia per la presenza di salite con
strappi di una certa pendenza. Per affrontarlo occorre una preparazione adeguata.
Seguire l’itinerario per Asiago
lungo la statale del Costo (n.16)
fino al km. 31. Qui, allo stop,
andare diritti per Cogollo- Arsiero.
Si sale fino ad una curva a gomito
(km.32,3). Prendere a sinistra
per via Mazzacavallo seguendo
l’indicazione per Arsiero. Si supera
il centro di Cogollo del Cengio e si
scende fino allo stop (km. 34,7). Ci
si immette nella statale 350 per Arsiero-Trento (attenzione, strada trafficata).
Giunti ad Arsiero (km.39,4) si prende a sinistra per Tonezza. Al termine
di un breve strappo, proprio nel centro di Arsiero, davanti al monumento
ai Caduti, si gira a destra seguendo sempre le indicazioni per Tonezza. Si
comincia a salire e si attraversa una serie di brevi gallerie fino a giungere al
centro montano di Tonezza (km. 50,5). Dal centro seguire le indicazioni per
Trento-Folgaria-Lavarone. La strada continua a salire e diventa più dura nella
parte terminale, prima di arrivare alla chiesetta accanto al passo (km. 58,6)
dove si entra nell’Altopiano dei Fiorentini (mt.1450). Seguire le indicazioni
di Folgaria per i Fiorentini. Ora la strada scende nel bosco e passa davanti
all’Albergo Fiorentini. Subito dopo si entra in provincia di Trento nel comune
78
di Folgaria. Si oltrepassa
il rifugio Coston (km.
64,7) e si continua fino
al bivio (km. 75,2) che
porta, a sinistra, al passo
Sommo (mt. 1341) e, a
destra, a Lavarone. La
chiesetta del patrono
dei Forestali si erge sulla
sinistra della provinciale.
Si prende a destra per
Carbonare - L avarone .
Ora si scende in fretta
fino all’abitato di Carbonare. Al bivio (km.78,9) si va diritti per LavaroneAsiago. Si riprende a salire e quando si arriva ad un bivio (km.82), ci si dirige
a destra per Lavarone-Passo Vezzena. Si arriva così in località Chiesa di
Lavarone (km. 82,7). Si tiene la destra per Asiago e, poco dopo (km.83,2),
si va a sinistra per Asiago-Passo Vezzena. In località Gionghi (km. 84,5) si
prosegue diritti per Passo Vezzena (a destra si può deviare per visitare a Km.
1,5 il forte Belvedere ancora in buono stato). Anche dopo località Gasperi
si seguono le indicazioni per Asiago. Si arriva così in località Monterovere
(km. 90,9). Qui si prende a sinistra per Passo Vezzena. Si affronta poco più
di mezzo chilometro piuttosto impegnativo e si giunge in fretta al Passo
Vezzena (km. 94,3 e mt. 1402). La strada ora scende senza deviazioni di
sorta fino a Camporovere (km. 114,2). Nel centro della frazione altopianese,
diritti per Asiago. Arrivati ad Asiago (km. 116,6) si seguono le indicazioni per
Bassano. Si superano le località Turcio, Fontanella, Campomezzavia, Puffele.
Dopo il ristorante di questa località, al bivio successivo, (km. 127,4) prendere
a sinistra sempre per Bassano-Conco. Ora si scende veloci. Al 14° tornante
(località Lebele km. 131,4), si abbandona la provinciale della Fratellanza e si
prende la stradina di sinistra (la seconda, non la prima che porta a Rubbio). Si
arriva così a località Fontanelle (km. 134,5) e ci si reimmette nella provinciale
girando a sinistra. Dopo un breve falsopiano si riprende a scendere fino al
primo tornante. Qui, si devia a destra per la Rosina (km. 145,2).
0ASSO6EZZENA
&IORENTINI
!SIAGO
#ONCO
4ONEZZA
,AVARONE
,A2OSINA
!RSIERO
79
19
La Rosina • Arsiero • Castelletto • Asiago • La Rosina (km. 101,2)
Escursione di ampio respiro che porta a scoprire la bellezza della Pedemontana per
poi addentrarsi nella Valle dell’Astico. L’itinerario è volto a far conoscere la parte
occidentale dell’Altopiano di Asiago meno nota al turismo di massa, ma non per questo
meno affascinante. Difficoltà: tenere conto della lunghezza del percorso. La salita del
Castelletto non è difficile. La pendenza media si aggira intorno al 7-8 per cento, serve
quindi una preparazione adeguata.
Seguire l’itinerario per l’Altopiano
dei Fiorentini (n. 18) fino ad Arsiero (km. 39,4). Qui si prosegue, sulla
destra, per Trento. Al km. 44,1 si
attraversa, sulla destra, un ponte sul
fiume Astico seguendo le indicazioni
per Pedescala-Rotzo-Asiago. Superata la chiesa di Pedescala, si procede a sinistra per Rotzo-Asiago. La
strada comincia a salire dolcemente con continue vedute sulla Valle
dell’Astico e, al di là, sull’altopiano
di Tonezza. Al tornante 17 lasciar
perdere l’indicazione, sulla sinistra,
per San Pietro, e proseguire lungo
la strada principale fino ad arrivare
a Castelletto, frazione di Rotzo. Si
sale ancora oltrepassando gli abitati di Rotzo (altitudine m. 939), di
Albaredo e di Mezzaselva per poi
80
scendere a Roana (altitudine m. 990) ed al ponte sulla Val d’Assa (km. 64,4).
Si torna a salire fino allo stop (km. 66) che immette sulla statale del Costo. Si
va diritti seguendo le indicazioni per Asiago. Si arriva ad un bivio (km.68,4).
Non girare a destra per Bassano, ma proseguire diritti per il centro della principale località altopianese.
Dopo la visita alla graziosa
cittadina di Asiago, seguire
le indicazioni per Bassano.
Appena usciti dal centro di
Asiago si continua sempre
in direzione di Bassano superando le località Turcio,
Fontanella, Campomezzavia, Puffele, Bocchetta di
Conco. Si scende quindi a
Conco (altitudine m. 830),
a Fontanelle, a Tortima, fino al tornante n.1, a due passi dalla pianura, che
porta, sulla destra (ci sono le indicazioni) alla Rosina (km. 101,2)
2OTZO
!SIAGO
#ONCO
!RSIERO
,A2OSINA
0EDESCALA
,A2OSINA
63&LORIANO
81
20
La Rosina • Lusiana • Conco • Asiago • La Rosina (km. 71)
Itinerario interessante che fa conoscere la parte sud dell’Altopiano salendo per Lusiana
e per Conco fino ad Asiago. Abbiamo scelto di allungare un po’ il percorso per arrivare
ad Asiago, ma i panorami che la strada vi offre sulla pianura veneta verso i Colli Berici
ed i Colli Euganei e verso le Piccole Dolomiti ripagheranno abbondantemente lo sforzo
fatto. Difficoltà: è un percorso montano, ma le salite, fino ai quasi mille metri di Asiago
non sono impegnative. E’ necessaria, ovviamente, una adeguata preparazione.
Seguire l’itinerario n. 7 fino a
Crosara. Qui si prosegue lungo
la provinciale del Rameston
passando davanti alla chiesa. Al
bivio per Conco - Lusiana (km.
10) si continua diritti per Lusiana.
Al km. 11,9 si raggiunge l’abitato
di Santa Caterina e si continua a
salire. Al cartello di Lusiana (km
14,8 e altitudine m. 752) avanti
sempre fino ad un bivio. Lasciare
le indicazioni a destra per Asiago
e continuare diritti per il centro
di Lusiana in direzione Conco.
Nel centro di Lusiana (km. 15,7)
davanti alla chiesa, a sinistra,
una scalinata porta al museo
Palazzon sulle “Tradizioni delle
genti di Lusiana”. Si continua
quindi sempre verso est e si
supera l’abitato di Vitarolo
84
(km.17). Alla chiesetta si prende la curva a sinistra seguendo l’indicazione per
Conco. Ora la strada scende, ma riprende a salire un po’ più avanti fino ad
arrivare all’abitato di Conco (km. 22). Al bivio, si gira a sinistra immettendosi
nella provinciale della Fratellanza per Asiago. Si torna a salire superando
l’abitato di Conco e si scollina in località Bocchetta di Conco. Avanti, in
falsopiano prima ed in leggera salita
poi, passando per le località Puffele,
Campomezzavia, Fontanella, Turcio,
fino ad arrivare, in discesa, ad
Asiago (km. 39 - altitudine m. 1001).
Visita della cittadina e ritorno per la
stessa strada fino a Conco (km.56)
Al bivio, subito dopo la chiesa di
Conco, nella curva a gomito tenera
la sinistra seguendo l’indicazione
per Bassano e scendere fino al primo tornante. Si lascia la provinciale della
Fratellanza e si gira a destra seguendo le indicazioni per “La Rosina” ove si
arriva dopo poco più di mezzo chilometro (km. 71).
!SIAGO
,USIANA
#ONCO
#ONCO
#ROSARA
,A2OSINA
,A2OSINA
63&LORIANO
85
21
La Rosina • Enego • Foza • Gallio • Asiago • La Rosina (km 106,4)
E’ una bellissima escursione da compiere con tranquillità e che porta a scoprire la
Vallata del Brenta e quindi l’Altopiano di Asiago da est ad ovest. Difficoltà: a parte la
lunghezza del percorso, si richiede una adeguata preparazione per la salita, anche se
questa non è particolarmente impegnativa per chi ha un buon allenamento.
Si percorre l’itinerario n.12 fino Piovega di Sotto - Birreria Cornale. Si
prosegue, quindi, diritti imboccando la ciclopista che va ad incrociare la
strada per Enego. Si gira a sinistra e comincia subito la salita ( km. 33,2)
86
che conduce, dopo una serie di tornanti ben abbordabili, all’abitato di
Enego (km. 44,5- altitudine m. 750). Superata la piazza si prende a destra
per Asiago e si prosegue senza possibilità di errori per la strada principale
superando località Cornetta, il bivio per Marcesina (km. 50,5) che si lascia
sulla destra e l’abitato di Stoner (km. 53,6). Si scende quindi nella Valgadena
che si oltrepassa su un ponte ardito, salendo, con un nuovo strappo, alla
contrada Lazzaretti (km. 58,2) ed arrivando quindi a Foza (km. 60,2), altro
Comune dell’Altopiano. Da qui si scende brevemente e poi si sale con una
pendenza dolce fino a raggiungere Gallio (km. 70,5). Dopo la piazza, si
prosegue diritti, si affronta una rotatoria, alla fine di una discesa, subito dopo
la chiesa del paese, e si raggiunge, in pochi chilometri, Asiago (km. 73,2).
Dal capoluogo dell’Altopiano, si seguono, quindi, le indicazioni per Bassano,
lungo la provinciale della Fratellanza secondo la descrizione dell’itinerario n.
18. Si arriva così al primo tornante con il bivio che, al mattino, avete superato
scendendo verso la frazione di San Michele. Abbandonate la provinciale della
Fratellanza e prendete a destra seguendo le indicazioni per Marostica e per
La Rosina (km. 106,4).
3TONER
%NEGO
'ALLIO
&OZA
!SIAGO
#ONCO
,A2OSINA
0IOVEGADI3OTTO
87
88
Itinerari
Naturalistici
89
22
La Rosina • Borgo Valsugana • La Rosina (km. 118,4)
(La Valsugana)
L’itinerario si snoda quasi interamente su piste ciclabili o su strade poco frequentate e offre
la possibilità di ammirare il suggestivo incunearsi della Valsugana fino Borgo, uno dei centri
più importanti e graziosi della valle. Difficoltà: itinerario facile, ad eccezione di un paio di
salitine brevissime, che corre lungo il fiume Brenta entrando in territorio trentino
Si segue l’itinerario dell’antica via
del tabacco (n.12) fino a località
Piovega di Sotto – Birreria Cornale.
Qui giunti (km. 29,9), si prosegue
diritti, passando davanti alla Birreria
Cornale e restando sempre in
destra Brenta, imboccando la
ciclopista che porta ad incrociare
la strada per Enego e l’Altopiano
di Asiago. La si attraversa e si
prende la stradina, subito ai piedi
del cavalcavia della superstrada
Valsugana
con
l’indicazione
“Cave Valbrenta” (km. 33,2). La
si percorre superando una cava ,
sulla sinistra, e contrada Pianello
con la sua diga (km. 35,2) seguendo
il corso del Brenta .Al primo bivio
si prende a destra per un breve
tratto di asfalto. Si arriva così ad
un depuratore, di fronte al quale,
90
vi è una stele che ricorda
l’antico confine fra
l’Impero Austroungarico
e l’Italia. Si sottopassa la
superstrada Valsugana e
si arriva così all’inizio del
“Percorso cicloturistico
Valsugana” in territorio
trentino (km 35,6). La
pista ciclabile finisce poco
dopo. Si ripassa sotto il
ponte della superstrada,
sulla sinistra, all’altezza di
una chiesetta. Dopo il bicigrill di Tezze Valsugana si continua fino ad uno stop
(km. 38,4). Si supera il ponte sul Brenta, a destra e si prende immediatamente
a sinistra per la ciclabile che termina al km. 43,8. Allo stop, si va a sinistra
oltrepassando il ponte sul Brenta e quindi a destra per Selva. Si seguono le
indicazioni del percorso ciclopedonale
per Selva (45,3) e località Mesole.
Ora la pista segue il Brenta tenendosi
o sulla destra o sulla sinistra (ove ci
sono le piste ciclabili). Poco prima di
Borgo Valsugana, allo stop (km. 56,2),
prendere a sinistra, attraversare il
ponte sul Brenta e quindi subito a
destra per la ciclopista al termine della
quale si volta a destra attraversando il
ponte sul fiume Moggio oltre il quale
si arriva al cartello di Borgo Valsugana
(km. 58,2). Poche decine di metri dopo
girare a destra seguendo le tabelle con
la riproduzione di una bici e così si arriva
nel centro di Borgo attraversando un
caratteristico porticato che lambisce
il fiume (km. 59,2). Dopo la visita al
grazioso centro trentino si ritorna per
la stessa strada (km. 118,4).
3ELVA
0IOVEGADI3OTTO
"ORGO6ASUGANA
91
23
La Rosina • Caldonazzo • Levico • La Rosina (km. 174,4)
(Il giro dei due laghi)
L’escursione permette di addentrarsi nella vallata del Brenta e, quindi, in Valsugana
oltrepassando, dopo Primolano, l’antico confine fra l’impero austroungarico e l’Italia
fino alla guerra ‘15-’18 per andare alle sorgenti del fiume Brenta il quale nasce dai
laghi di Levico e di Caldonazzo. Si visiteranno entrambi (lo possiamo chiamare il Giro
dei due laghi) lungo un itinerario quanto mai affascinante. Difficoltà: impegnativo per la
lunghezza, per la presenza di alcuni strappi, pur brevissimi, che superano la pendenza
del nove per cento nella ciclopista trentina. Abbordabile la salita da Pergine a Castello di
Pergine per raggiungere Levico. Vista la lunghezza del tracciato è consigliabile arrivare
in auto fino a Borgo Valsugana lungo la superstrada omonima che da Bassano del
Grappa porta a Trento e compiere il percorso in bici da qui seguendo la ciclopista fino
a Caldonazzo e facendo, quindi, il giro dei due laghi. E’ possibile anche arrivare a Borgo
Valsugana caricando la bici in treno, partendo dalla stazione di Bassano del Grappa. In
questo caso, i chilometri da percorrere saranno solamente 56.
Si segue l’itinerario dell’antica via del tabacco (n.12)
fino alla Birreria Cornale a Piovega di Sotto e si continua quindi con l’itinerario n. 22 fino a Borgo Valsugana. Arrivati nel centro di Borgo (km. 59,2), basta
seguire le tabelle contrassegnate da una bici le quali
accompagnano il turista lungo la ciclabile che costeggia il fiume Brenta per oltre un chilometro. Le indicazioni portano ad attraversare, a sinistra, sotto il ponte della superstrada, la vecchia statale della Valsugana
e la ferrovia per un sottopassaggio. Da qui (km.62,1)
si segue, prendendo la destra per Levico Terme, la
ciclopedonale contrassegnata prima da cartelli in legno e poi da altri in metallo. Inizialmente si percorrono strade miste, anche se poco trafficate. Dopo
un paio di chilometri da Borgo Valsugana, la strada esce dal bosco e scende.
92
Prendere a destra, attraversare il
ponticello sul Brenta, lasciare sulla destra un casello ferroviario e
proseguire tra fiume e ferrovia, lasciando perdere le indicazioni della ciclopista per Roncegno. Non
si può sbagliare, basta seguire i
cartelli, a volte un po’ nascosti. In
territorio di Levico Terme, la ciclopista va, alternativamente, al di
qua o al di là del fiume fra coltivazioni di mais. Si arriva così a Caldonazzo e la
strada si insinua fra colture di meli fino al centro del paese (km. 81,1). Anche
qui, oltrepassata la chiesa, delle indicazioni vi faranno attraversare le vecchie
stradine del paese fino ad imboccare la via per Pergine e Trento. Si prosegue
quindi per Calceranica al lago dove la pista ciclabile muore. Si percorre un
tratto un po’ trafficato fino a San Cristoforo (km. 86,2). Strada facendo, sulla
vostra destra, avrete modo di ammirare la bellezza del lago di Caldonazzo da
dove, con l’apporto delle acque di quello di Levico, nasce il fiume Brenta. Allo
stop si entra nella statale Valsugana (attenti al traffico) e dopo circa mezzo
chilometro, si devia a destra per Pergine. Prima del centro, alla rotatoria
(km. 87,6), si prende a destra e si imbocca la salita per Vetriolo ed il Castello
di Pergine. La pendenza è dolce e giunge, dopo un paio di chilometri, allo
scollinamento. Ammirate, alla vostra sinistra, il Castello di Pergine e proseguite diritti per Levico. Lieve salita ancora fino alla Sella di Vignola (km. 91,2)
posta ad un’altitudine di 557 metri. Ora si comincia a scendere e, poco dopo,
il lago di Levico apparirà dall’alto in tutta la sua bellezza. Al primo semaforo
dopo un sottopasso si seguono, a destra, le indicazioni per Caldonazzo e
Calceranica. La strada scende e, in piano, arriva al bivio per la superstrada.
Avanti sempre diritti per Caldonazzo superando un sovrappasso, al termine
del quale si riprende, a sinistra (km. 101,2) la pista ciclabile dell’andata (c’è
un’indicazione al termine della discesa). L’unico punto critico, al ritorno, può
essere rappresentato dall’attraversamento del fiume Brenta nel ponticello
che si trova al km. 112,2 dopo il passaggio tra ferrovia e fiume fiancheggiato
da un casello. Ebbene, subito dopo il ponte (lievissimo strappo), prendete a
sinistra nel bosco e, un paio di chilometri dopo (km. 114,2) siete al sottopassaggio ferroviario che oltrepasserete, sulla sinistra, attraversando quindi
la vecchia statale della Valsugana (attenti al traffico) per reimmettervi nella
pista ciclabile lungo il Brenta che vi conduce nel centro di Borgo Valsugana
(km. 115,2). Si ritorna quindi seguendo l’itinerario n. 22 (km. 174,4).
3ELLADI6IGNOLA
,EVICO
0ERGINE
"ORGO6ASUGANA
"ORGO6ASUGANA
#ALDONAZZO
93
94
Itinerari
Artistici
95
24
La Rosina • Villa Godi Malinverni e Villa Piovene • La Rosina (km. 42)
E’ una bella passeggiata per visitare due ville palladiane di sicuro interesse. Difficoltà:
facile. C’è soltanto una salita non eccessivamente impegnativa da affrontare prima di
arrivare a Breganze.
ROSINA
All’uscita dalla Rosina, si gira a destra e si scende a Valle San Floriano. Al
bivio di Ponte Campana, si procede a sinistra per Marostica. Al semaforo, a
destra per via Rubbi e, al bivio, diritti passando davanti alle mura scaligere
fino a raggiungere il Castello inferiore lungo via Stazione. Si passa il semaforo
seguendo le indicazioni per Mason lungo via IV Novembre. Sempre diritti
per la strada principale (entrare nella pista ciclabile), lasciando stare qualsiasi
deviazione, superando Molvena e Ponticello, fino ad arrivare a Mason
(km. 10,2). Avanti ancora verso Breganze. Leggera salita e subito discesa
che porta all’incrocio semaforico (km. 14,3). Se si vuole visitare Breganze,
importante centro vinicolo, basta girare a destra. Procedendo diritti si arriva
ad un secondo impianto semaforico (km. 15,8) oltre il quale, prima del ponte
sull’Astico, si va a destra per la zona industriale di Fara Vicentino seguendo
via Astico. Allo stop (km. 19,5) diritti per via Reale e poi per via Palladio fino
ad arrivare a Lonedo. Subito prima di Lugo Vicentino, sulla destra, parte la
stradina che porta ai due storici edifici. Si incontra per prima, sulla destra,
Villa Godi Malinverni. Più avanti, ancora in salita, proprio di fronte a voi si
apre l’imponente scalinata di Villa Piovene. (km. 21). Dopo la visita alle ville
ed al parco, si ritorna per la stessa strada (km. 42)
,A2OSINA
-ASON
"REGANZE
,ONEDO
6ILLA'ODI-ALINVERNI
6ILLA0IOVENE
63&LORIANO
96
Villa Godi Malinverni e Villa Piovene Porto Godi
Poste su di un poggio in faccia
all’Astico e protette, alle spalle,
dall’Altopiano dei Sette Comuni,
sorgono due ville frutto della
progettualità del grande architetto
vicentino Andrea Palladio La prima
che si incontra sulla destra, salendo,
è Villa Godi Malinverni, un edificio
che il Palladio progettò nel 1540 e
che fu uno dei primi lavori portati a
compimento. Di particolare interesse
i saloni interni finemente affrescati e
che meritano sicuramente una visita,
nonché la raccolta di quadri con veri
e propri capolavori ottocenteschi e di
fossili del vicino torrente Chiavone di
cui trattiamo nella sezione riservata
ai musei. Più in alto si eleva superba
Villa Piovene Porto Godi, anch’essa attribuita al Palladio negli stessi anni
in cui fu edificata Villa Godi Malinverni. Ai disegni dell’architetto vicentino
apparterebbe il corpo centrale della villa, mentre le barchesse laterali e la
lunga scalinata ornata di statue furono aggiunte nel 18° secolo su proposta
di Francesco Mattoni. Accanto a questa seconda villa sorge una chiesetta
dedicata a San Gerolamo e, subito accanto, si apre l’accesso all’enorme parco
con specie di alberi di rara bellezza. Per informazioni: tel. 0445 - 860561 per
Villa Godi Malinverni e 0445-860613 per Villa Piovene Porto Godi.
97
25
La Rosina • Villa Barbaro a Maser • La Rosina (km. 77,4)
Un itinerario che vi accompagna lungo la pedemontana del Grappa per visitare una
delle più belle ville del Trevigiano. Difficoltà: può essere un percorso impegnativo
soltanto per la lunghezza, ma per il resto è facilissimo dal momento che non ci sono
salite, ma soltanto alcuni abbordabilissimi saliscendi. Belle le vedute sulle colline asolane
e sul Massiccio del Grappa.
ROSINA
All’uscita dalla Rosina prendere a sinistra. Seguire l’itinerario dell’Antica via
del tabacco (n.12) fino a Campese (km.10,7). Subito dopo il centro del paese,
passata l’ultima borgata, oltre la strettoia, prendere a destra per via Ten.
Cavalli e subito a sinistra per Contrà Fietto. La strada porta ad una passerella
in acciaio sul Brenta e una stradina asfaltata conduce, dopo pochi metri, alla
statale della Valsugana. La si attraversa facendo molta attenzione, vista la
pericolosità dell’incrocio per una presenza notevole di traffico, e si sale per
Pove sulla sinistra. Lieve falsopiano e, quindi, ancora salita (ignorare la deviazione a destra) per via Pascoli. Al centro di Pove (km. 12,8) avanti per via
Marcadella e via Rivagge verso est. Si arriva allo stop che incrocia la statale
Cadorna per il Grappa (km.15,5). Deviare a destra, superare la rotatoria e
girare a sinistra in leggerissima salita. Sempre diritti fino a Semonzo (siamo
in provincia di Treviso ed in Comune di Borso del Grappa). Circa a metà del
lungo rettilineo, dopo il distributore di benzina prendere, sulla destra, via
Semonzetto (km. 17,2) e, a sinistra, via Caose. Al termine di questa via ci si
immette nella provinciale girando a destra per via Molini. Al semaforo (siamo
in territorio vicentino ed in comune di Mussolente) prendere a sinistra per
via Piana d’Oriente. Al bivio (km. 23,2) girare a destra per via Sopracastello
e, duecento metri dopo, a sinistra per via Fontanazzi (siamo ritornati in territorio trevigiano ed in comune di San Zenone degli Ezzelini). A Fonte Alto,
allo stop, a sinistra e, nella curva a gomito, prendere la destra fino al centro
del paese (km. 25,8). Si passa davanti alla chiesa girando a sinistra e, poco
98
dopo, si va a destra per via Pagnano seguendo le indicazioni
per Asolo. Giunti a Pagnano
(km. 28,8) volgendo a destra
ci si immette sulla provinciale
(strada trafficata) fino all’incrocio con la statale Schiavonesca
Marosticana. Vista la mole di
traffico che caratterizza questa strada conviene prendere
la ciclabile sulla sinistra che
corre parallela all’arteria fino
al bivio per il centro di Asolo.
Qui si gira a sinistra e si sale
leggermente incrociando, sulla destra, via Biordo Vecchio.
Si sale ancora un po’ e, quindi,
si scende, si segue una curva a
sinistra costeggiando la parte
retrostante il ristorante Villa Razzolini Loredan su via Loredan. Si gira poi
a destra e subito dopo, fra due case, a sinistra si diparte una stradina (via
Santa Colomba) caratterizzata dal divieto di transito, esclusi i frontisti (in
bici si può andare) fino al bivio con via Foresto Nuovo. Si attraversa, quindi,
la strada che porta ad Asolo e si prende, a sinistra, per via Palladio. Avanti
sempre diritti attraversando i paesi di Crespignaga e Coste fino ad arrivare
a Maser. Dopo il paese, sulla sinistra, si possono ammirare le dolci linee architettoniche di Villa Barbaro (km. 38,7). Per visitarla, prendere la stradina
sulla sinistra dopo la chiesa. Si ritorna per lo stesso itinerario stando attenti
al tratto tra via Palladio e la strada per Pagnano. Allora, al bivio per Asolo
centro, si attraversa prendendo via Foresto Nuovo e, subito a sinistra, via
Santa Colomba. Allo stop si va a destra, si supera, tenendo la sinistra per via
Loredan, il tratto di strada che costeggia la parte posteriore del ristorante
Villa Razzolini Loredan fino ad una curva a gomito. Qui si va a destra, in salita
fino al bivio di via Biordo Vecchio. Allo stop si prende a sinistra e si torna
nella ciclabile dell’andata prendendo poi la strada per Pagnano (attenti al
traffico!). A Pagnano, dopo il ponticello, si gira a sinistra per via Cogorer e si
ripercorre l’itinerario dell’andata fino alla Rosina (km. 77,4).
,A2OSINA
0OVE 2OMANOD%ZZELINO
#AMPESE
99
0AGNANO
-ASER
A Maser villa Barbaro
Immaginate questo luogo nella metà del 1500 senza i paesi e le contrade che
si sono moltiplicati nel corso dei secoli. Qui, i fratelli Daniele e Marcantonio
Barbaro, uomini colti ed influenti nel periodo d’oro della Serenissima
repubblica veneziana, affidarono all’architetto vicentino Andrea Palladio, il
compito di progettare una villa inserita nel contesto della campagna che la
attornia, sfruttando uno stabile preesistente. E’ su queste basi, infatti, che il
Palladio dispose un progetto diverso dalle altre ville ideate fino ad allora. Si
coglie tale differenza dopo avere visto altri edifici frutto della genialità del
grande architetto. In corso d’opera poi fu realizzato per questa villa un sistema
idraulico altamente innovativo per l’epoca capace di rifornire d’acqua,
da fuori, i servizi dell’edificio nonché il giardino ed il brolo. Se l’esterno si
presenta con una straordinaria ed originale forma architettonica, l’interno
offre al visitatore un ciclo di pregiatissimi affreschi usciti dalle mani di Paolo
Veronese, uno dei grandi pittori del Cinquecento. Accanto alla villa, in una
barchessa, si trova il museo delle carrozze con modelli provenienti, oltre che
dal Veneto, da varie parti d’Europa. Per informazioni: tel. 0423-923004.
100
26
La Rosina • Vicenza • La Rosina (km. 74,8)
(La città di Andrea Palladio)
Itinerario tutto pianeggiante che corre attraverso la campagna veneta su strade di scarso
traffico fino a Vicenza, città ricca di monumenti e di edifici di interesse storico. Difficoltà:
nessuna se non per la lunghezza del percorso che richiede un adeguato allenamento.
All’uscita dalla Rosina si gira a destra
scendendo a Valle San Floriano. Si
prosegue sulla sinistra fino a Ponte
Campana. Allo stop, ancora a sinistra e,
a metà del rettilineo prima del semaforo,
si gira a destra per via Campomarzio.
Giunti di fronte alla Porta Bassanese, la si
oltrepassa tenendo conto che il tratto che
va dalla Porta all’incrocio con via Cairoli
(un centinaio di metri) è contromano.
Avanti sempre diritti superando la
piazza di Marostica, uscendo dalla Porta
Breganzina. Allo stop (km. 6,1) si prosegue
in direzione di Molvena-Breganze. Al km.
6,6, dopo il dosso, davanti al cartello che
indica Pianezze, si entra nella pista ciclabile
che, al semaforo, prosegue sulla sinistra.
All’incrocio con via Tezze la pista si ferma
per un brevissimo tratto nella strettoia, ma
riprende subito, in territorio di Molvena,
fino al cartello che indica Mason (km.
9,3). Si passa sulla destra della provinciale
Gasparona, si supera un dosso, si scende
passando davanti alla Villa Angaran delle
Stelle e, alla fine della discesa, prima di
arrivare nel centro di Mason si devia a sinistra per via Don Vigolo seguendo
l’indicazione per Schiavon (km.11,8). Si arriva ad incrociare la superstrada
Nuova Gasparona. La si attraversa facendo molta attenzione e si continua
per la strada comunale che prosegue subito al di là. Al km. 12,9, in via Pasubio
non si segue la freccia per Schiavon, ma ci si tiene sulla destra per Maragnole.
Avanti per la campagna fino all’incrocio fra via Albero e via Bragetti (km. 14,7).
Si devia a sinistra per via Maragnole. Nel centro del paese (km. 15,9), avanti
diritti per Sandrigo. All’incrocio di via Agosta con via Rivana, diritti fino allo
stop per via Trissino. Si oltrepassa la statale 248 Marosticana Schiavonesca
proseguendo per via Trissino. Allo stop successivo si gira a destra arrivando
nel centro di Sandrigo. Qui si volge a sinistra davanti alla chiesa e si prosegue
ROSINA
101
tenendo sempre la sinistra
passando di fronte alla Villa Sesso
Schiavo seguendo le indicazioni
per Lupia. Al km. 20,3 comincia
la pista ciclabile che porta agli
impianti sportivi di Lupia (km.
21,5). Uscendo da questi si devia a
destra per Dueville-Vicenza. Dopo
il ponte sull’Astico avanti sempre
diritti superando l’incrocio con via
Dindarello, oltrepassando l’abitato di Lupiola. Allo stop (km. 25,5), a destra
per Vicenza - Cavazzale - Vigardolo. Arrivati nel centro di Vigardolo (km.
26,4) si gira a destra per Dueville-Cavazzale. Al semaforo si va diritti fino al
passaggio a livello. Subito al di là si devia a sinistra per Cavazzale. Allo stop
(km. 29,4) diritti lasciando la chiesa sulla sinistra. Si entra nella pista ciclabile
e si prosegue fino al semaforo (km. 31). Si gira a sinistra immettendosi nella
statale 248 Marosticana Schiavonesca e, al semaforo successivo, si volge a
destra arrivando all’abitato di Polegge. Dietro il campanile c’è una stradina
“Vicinale Chiesa di Polegge”. La si percorre fino ad una curva a gomito dopo la
quale ci si tiene sulla destra fino al termine della stradina. A sinistra si diparte
una pista ciclabile che conduce in via dei Laghi (km. 33,5). Avanti sempre
diritti fino al semaforo (km. 35,1). Lo si oltrepassa proseguendo diritti per
via Curtatone fino alla caserma Chinotto che si trova sulla destra. Ancora
diritti fino alla rotonda di Porta San Bortolo che si supera tenendo la sinistra
e subito la destra entrando in senso vietato (prudenza fino all’incrocio con
via San Francesco) passando davanti all’ospedale San Bortolo. Dopo via San
Francesco si passa Ponte Pusterla e si prosegue diritti, tenendo la destra,
entrando in Contrà Porti (km. 37). All’incrocio con Corso Palladio si entra,
andando diritti, in Contrà del Monte e si arriva nel cuore della città di Vicenza
in Piazza dei Signori, proprio di fronte alla stupenda Basilica Palladiana (km.
37,4). Qui termina il viaggio di andata. Dopo la visita della città per scoprire i
mille tesori architettonici che racchiude il centro storico, si torna per la stessa
strada facendo attenzione ad alcuni punti critici. A Cavazzale al termine della
pista ciclabile si trova un senso vietato che si può superare o facendo il giro
dell’isolato oppure viaggiando sul marciapiede fino alla chiesa immettendosi
poi nella strada dell’andata. A Vigardolo, all’incrocio, girare a sinistra per via
Spine e, all’incrocio successivo, voltare a sinistra per Lupia sempre lungo via
Spine. Attenti anche all’incrocio di Maragnole con via Albero che si percorre
girando a destra, subito dopo l’abitato della frazione (Km. 74,8).
,A2OSINA
-ASON
63&LORIANO
6IGARDOLO
3ANDRIGO
102
6ICENZA
#AVAZZALE
Vicenza
Le origini della città di Vicenza si perdono nella notte dei tempi, ma furono i Veneti a lasciare le loro prime impronte assieme agli Euganei, ai quali successero
poi i Romani che fecero di Vicenza un “municipium” lungo la via Postumia. Arrivarono quindi le invasioni barbariche a mettere a ferro e fuoco la città. Dopo,
giunsero i Longobardi e, successivamente, i Franchi. Ezzelino III da Romano (il
Tiranno) la dominò, ma dovette abbandonarla alla conquista dei Padovani prima, degli Scaligeri poi e quindi dei Visconti, fino all’inserimento di Vicenza nel
vasto territorio della Serenissima Repubblica di San Marco. Caduta Venezia, fu
Napoleone a far sentire la sua voce e, quando il Generalissimo cadde in disgrazia, la occuparono gli Austriaci fino al passaggio al Regno Lombardo-Veneto
ed infine al Regno d’Italia. Il periodo di maggior splendore per Vicenza fu senza
dubbio quello della dominazione veneziana la quale vide il sorgere di monumenti e di edifici di grande pregio a cominciare dalla preziosa Basilica Palladiana che rappresenta il cuore della città. Fu in quel periodo che fecero sentire
il loro peso artisti della portata di Palladio, Scamozzi, Tiepolo e Trissino.
Cosa vedere
Il cuore della città è rappresentato
da Piazza dei Signori che sorge
subito al di qua di Corso Palladio,
la più storica e classica via di Vicenza.
La piazza venne chiamata così perché
accanto vi sorgevano i palazzi
della Signoria o del Podestà
e quello del Capitanio. Sull’ampio
slargo si affaccia la splendida
Basilica Palladiana e, vicino ad
essa, sorge la Torre Bissara, le
cui prime notizie risalgono al 1174.
Sempre nel centro storico poi si
trova il Teatro Olimpico, uno
dei grandi capolavori dall’architetto
Andrea Palladio, ultimato, per la
morte del progettista, dal suo
pupillo Vincenzo Scamozzi. Il teatro,
unico nel suo genere, è formato da
quattro parti: la cavea, l’orchestra,
il proscenio con l’agorà e la scena
fissa. L’inaugurazione risale al tre
marzo del 1585. Non poco discosto
sorge Palazzo Chiericati, ora
sede del civico museo e della
pinacoteca. Altri palazzi degni di
attenzione a Vicenza sono il Leoni
Montanari, interessante dimora
barocca, il Barban da Porto,
una delle grandi opere del Palladio
ed il Franceschini Folco. Subito
fuori Vicenza, all’inizio della Riviera
Berica, su un poggio, si erge la
famosissima Rotonda, una villa
progettata da Andrea Palladio per
Paolo Almerico, prelato papale, ed
ultimata da Vincenzo Scamozzi. Su
un altro colle, dal quale si dominano
l’intera città ed il suo territorio,
sorge la Basilica di Monte Berico
nel cui luogo la Madonna apparve
nel lontano 1428 a Vincenza Pasini
da Sovizzo. Tratti delle antiche
mura sono ancora visibili attorno
alla città. Si possono ammirarle al
termine di un percorso volto alla
scoperta di vie e palazzi tra i fiumi
Retrone e Bacchiglione.
103
104
Tra Alpi
e Dolomiti
105
27
Prato allo Stelvio • Passo Stelvio • Prato allo Stelvio (km. 50,8)
Quella dello Stelvio è la salita più ambita dagli appassionati della bicicletta. Difficoltà:
non si tratta di lunghezze proibitive (poco più di 25 chilometri), ma certo il dislivello fa
rabbrividire. Basti pensare che dai 916 metri di Prato allo Stelvio, si arriva ai 2758 del
Passo: più di 1800 metri da scalare. Serve quindi una preparazione adeguata anche
perché le pendenze, dalla metà del percorso in avanti, presentano degli strappi che non
concedono respiro.
In auto, dalla Rosina, si scende a Bassano del Grappa e si
viaggia verso nord
lungo la superstrada della Valsugana
seguendo le indicazioni per Trento.
Qui ci si trasferisce
sull’autostrada del
Brennero fino a
Bolzano. Si esce al
casello sud e ci si
immette sulla superstrada per Merano. Si prosegue, quindi, per la Val Venosta lungo una strada
trafficata e lenta, fino ad arrivare al bivio per Prato allo Stelvio, all’altezza dell’Hotel Posta. Si gira a sinistra arrivando, in breve, in paese. L’auto può essere
lasciata in uno dei numerosi parcheggi più o meno vicini al centro. Con la bici
si torna, quindi, sulla strada principale e si prosegue, verso nord ovest prima
in leggero falsopiano, e, quindi subito in salita. Al km.4,5 si è a Ponte allo Stel-
106
vio, già a mt. 1170. Al
km. 6,7 si incontra il
suggestivo abitato di
Gomagoi (mt.1257),
da dove si diparte,
a sinistra, la strada
che porta alla località turistica di Solda.
Noi andiamo invece
diritti verso nord e,
dopo un altro falsopiano, si torna a salire. Al km. 8 ecco il
Ponte sul Rio Trafoi,
oltre il quale si para
davanti una tabella con il n. 48: ebbene, quelli sono i tornanti che si devono
affrontare prima di arrivare al Passo. Ora la pendenza comincia a farsi severa
e, a Trafoi (km.11), patria del grande discesista Gustav Thoeni (nel tornante
al centro del paese, sulla sinistra salendo, sorge l’albergo Bellavista, della
famiglia Thoeni), l’altitudine è già a mt. 1540. Da Trafoi in avanti la salita non
perdona e le pendenze variano fra l’otto ed il nove per cento, con punte,
sia pur brevissime, ben superiori. Al 15° chilometro si lascia sulla sinistra il
Ristorante Rocca Bianca (mt. 1861). Ancora salita dura e continui tornanti
fino al 19° chilometro dove, in basso a sinistra, sorge l’accogliente albergo ristorante Franzenshohe (mt.2218). Di fronte, si apre il panorama suggestivo
verso le cime, i ghiacciai, le vallette. Si è un po’ titubanti, però, vedendo dal
basso la strada ancora da percorrere con i ghirigori di tornanti che caratterizzano la parte destra della vallata. Non lasciatevi prendere dallo sconforto:
concentratevi sulle bellezze della natura e sui richiami delle marmotte che vi
terranno compagnia mentre salite. Al 22° chilometro si oltrepassa Giogo allo
Stelvio a mt. 2471. Manca ormai poco davvero, anche se i tornanti si fanno
più erti. Ultimi 500 metri ed ecco il Passo, con quel cartello che vi accoglie
trionfante, ricordandovi che siete arrivati a quota 2758 metri (km.25,4). Il
ritorno sarà agevole fino a Prato allo Stelvio (km. 50,8).
0ASSODELLO3TELVIO
4RAFOI
'OMAGOI
0RATOALLO3TELVIO
107
28
Canazei • Passo Pordoi • Passo Campolongo • Passo Gardena • Passo Sella • Canazei
(km. 66)
E’ chiamato il “Giro dei quattro passi”, un itinerario classico che offre l’opportunità di
ammirare il cuore della catena dolomitica aggirandola fra salite, a volte impegnative, ed
inebrianti discese. Difficoltà: per affrontare questo itinerario bisogna essere ben allenati
alla salita sia per l’altitudine dei passi quasi tutti oltre i duemila metri, sia per i dislivelli
continui che si devono superare.
Si arriva in auto fino a Canazei (mt.
1520). Poco prima dell’abitato si
trovano degli slarghi sulla destra ove si
può parcheggiare. Dopo il centro del
paese comincia subito la salita (seguire
le indicazioni per Passo Pordoi) che, nei
tornanti successivi, si va stemperando.
Al km. 4,4 si supera località Lupo
Bianco e al km. 5,7 (altitudine mt.
1815) si arriva ad un bivio. A sinistra si sale al Passo Sella e, a destra, si
va al Passo Pordoi. Proseguiamo per il Pordoi (la scelta per l’itinerario in
senso orario o antiorario è ininfluente e soggettiva). Al km. 6,2 (mt. 1855)
superiamo il Rifugio Monti Pallidi. A mano a mano che si macinano gli ultimi
chilometri il paesaggio si apre sulle pareti mozzafiato e, in lontananza, sulla
Marmolada e su altre importanti cime dolomitiche. Si arriva al Passo Pordoi
(km.13) a quota mt. 2239. Una sosta per ammirare tanta bellezza non guasta
di certo e poi, stando attenti a coprirsi scendendo, si vola lungo i 33 tornanti
che dividono il passo da Arabba (dalla provincia altoatesina di Bolzano si
entra in quella veneta di Belluno). Ora siamo a quota 1520. Dal centro del
paese si prende a sinistra per Corvara e si torna a salire. Per arrivare al Passo
di Campolongo si percorrono appena quattro chilometri, ma la pendenza, a
volte, raggiunge il 9%. Dopo il Passo (km. 26,5 e a mt.1875) si prosegue in
108
leggera discesa, inizialmente, rientrando in provincia di Bolzano e si arriva,
dopo gli ultimi tornanti che si aprono sul paese e sulla graziosa Val Badia,
a Corvara (km. 32,6 e a mt. 1520). Una strada divide in due il centro e, al
termine, c’è un bivio. Girare a sinistra per Passo Gardena. Breve pedalata
in piano e, subito dopo, si torna a salire. A km. 34,7 si attraversa la località
turistica di Colfosco. Ora la salita si fa sublime, con le pareti che incombono
sul ciclista ed i tornanti che diventano via via più impegnativi. Il Passo
Gardena (km. 42,1) vi abbraccerà con i suoi 2121 mt. di altitudine scollinando
immediatamente. Si scende verso Plan di Glarba (al bivio prendere a sinistra)
e poi si comincia a salire. Non è lunga la distanza fra il Gardena ed il Sella, ma
gli ultimi tre chilometri, privi di tornanti, si fanno sentire con una pendenza
costante che sfiora il nove per cento. Al Passo Sella (km. 47,6 ed altitudine
di mt. 2244) la fatica è finita. Ora si può finalmente brindare al successo
dell’impresa non senza avere ammirato le stupende “Torri” che si ergono alle
spalle del Passo, verso nord, regno degli scalatori, ed il panorama articolato
che si apre verso est e verso sud. La discesa, meritata, sarà agevolata, fino al
bivio per il Passo Pordoi, da pendenze che superano il nove per cento. Dal
bivio a Canazei si arriva in fretta (km.59).
0ASSO'ARDENA
0ASSO0ORDOI
0ASSO#AMPOLONGO
#ANAZEI
!RABBA
#ORVARA
109
0ASSO3ELLA
0LANDI'LARBA
#ANAZEI
29
La Rosina • Passo Manghen • La Rosina (km. 158,2)
Un itinerario in gran parte vallivo seguendo il corso del fiume Brenta, che si fa montano
negli ultimi 23 chilometri con pendenze a prova di gambe. Il tracciato si svolge
dapprima in territorio vicentino e quindi in quello trentino lungo ciclopiste o strade
non particolarmente battute dal traffico. Difficoltà: il dislivello di oltre 1600 metri con
pendenze che arrivano al 15 per cento spiega da solo la durezza del percorso. A questo
si aggiunga la lunghezza del tracciato. Per compiere questa escursione, che durerà
l’intera giornata, occorre una preparazione particolare.
E’ possibile eliminare il tratto di strada dalla Rosina all’inizio della contrada Pianello
parcheggiando l’auto sotto il ponte della circonvallazione per Enego, una decina di metri
dopo il bivio per Cave Valbrenta.
Percorrere l’antica via del tabacco
(itinerario n. 12) fino a Piovega di
Sotto- Birreria Cornale e poi la
ciclopista lungo il Brenta fino all’incrocio con la strada che sale ad
Enego. Si segue, subito a sinistra
all’inizio del cavalcavia della superstrada Valsugana, l’indicazione
Cave Valbrenta per una strada che
corre, sempre in destra Brenta,
fino all’abitato di Pianello ove sorge una piccola diga. Superata la contrada si prosegue per 50 metri su una
stradina (tenere la destra) che porta all’inizio della ciclopista del Brenta (km.
36,8 ). Allo stop si sottopassa, sulla sinistra, il ponte della superstrada, si passa davanti ad una chiesetta e si prosegue in direzione nord passando davanti
al bicigrill di Tezze Valsugana. Subito dopo , allo stop di via Prà Minati ,si gira
a destra superando il ponte sul Brenta e quindi subito a sinistra per la ciclopi-
110
sta. Allo stop successivo si attraversa il Brenta a sinistra e quindi a destra per
Selva. La contrada (km. 45,3) la si supera tra le case tenendo la destra e proseguendo verso nord. Continuare lungo la ciclopista ben segnalata che, dalla
sinistra passa in destra Brenta in comune di Ospedaletto. Sempre in destra
Brenta senza interruzioni, su superano su due ponticelli costruiti apposta per
la ciclopista, i torrenti Chieppena e Maso. Dopo un lungo rettifilo si arriva
ad uno stop (km. 55,5). Qui si gira a destra abbandonando la ciclopista fin o
a raggiungere Castelnuovo. Alla rotonda si seguono le indicazioni per Telve
– Passo Manghen. La strada comincia subito a salire. Dopo il lungo rettilineo
in salita, invece di entrare a Telve, si tiene la destra e, dopo un tornante, si arriva ad un bivio (km. 59,7). Si va a destra seguendo sempre le indicazioni per
Passo Manghen. Ora la fatica si fa sentire con momenti di pausa e con strappi
tosti fino ad arrivare, dopo una dozzina di chilometri, in località Calamento
(km. 68,6). Ora la salita si fa più dura con pendenze che raggiungono il 15
per cento. Dopo avere superato alcuni tratti di bosco incassati nella valle, il
panorama si allarga fino al passo (m. 2042), raggiunto il quale (km. 79,1), si
arriva, con una brevissima discesa, ad un grazioso e ristoratore rifugio. La via
del ritorno segue quella dell’andata (km. 158,2).
Passo Manghen
Calamento
Telve
Castelnuovo
Piovega di Sotto
111
30
Caprile • Passo Falzarego • Passo Giau • Selva di Cadore • Caprile (km. 54,5)
L’itinerario che porta alla conoscenza del Passo Falzarego e del Passo Giau è di tutto
rispetto e riservato a grimpeur ben allenati. I panorami che si godono sulle pareti
dolomitiche più illustri e che videro affrontarsi due eserciti nella prima guerra mondiale
su precipizi e sentieri da vertigine, ripagheranno ampiamente la fatica che si dovrà
affrontare. Difficoltà: salite, specie quella al Passo Giau (in alcuni tratti pendenze
attorno al 12-13 per cento), che richiedono una preparazione adeguata.
Per raggiungere Caprile, dalla Rosina, si prende, in auto, per Bassano del
Grappa e si seguono le indicazioni per Trento lungo la superstrada della Valsugana. Dopo Cismon, nel tratto più stretto della valle, deviare sulla destra
per Feltre-Belluno. Una galleria di circa tre chilometri porterà nel Bellunese.
Proseguire sempre per Feltre lasciando perdere altre deviazioni. Arrivati a
Feltre si seguono le indicazioni per Belluno fino al paese di Sedico. Qui si gira
a sinistra per Agordo. Si percorre l’Agordino superando il capoluogo ed arrivando al laghetto di Alleghe. Da qui a Caprile mancano poco più di quattro
chilometri. A Caprile ci sono parcheggi ove poter lasciare la macchina, specie
all’inizio del paese, sulla destra. Presa la bici si attraversa il grazioso centro
turistico seguendo la statale 203 per poche centinaia di metri. Si gira, quindi,
a destra per Cortina e per il Passo Falzarego. Si comincia subito a salire gustando la veduta di Caprile dall’alto. Dopo quattro chilometri, la salita cessa
ed il percorso si fa quasi pianeggiante, nel bosco. In località Rucavà, proseguire sempre diritti lasciando perdere le indicazioni a destra per Colle Santa
Lucia e Selva di Cadore. Fino al km.10, ad eccezione di un leggero strappo,
si pedala tranquilli con pendenze minime. Da qui (località Cernadoi) si entra
nella statale delle Dolomiti (tenersi sulla destra) e la strada riprende a salire.
Tornante dopo tornante (sono ventidue in tutto) si arriva in prossimità del
Passo. A poco meno di due chilometri fare attenzione a tre gallerie paravalanghe, due aperte ed una chiusa, breve, ma stretta. L’arrivo al Passo di Falza-
112
rego (km. 20 e mt. 2105
di altitudine) merita
sicuramente una sosta
per ammirare i Lagazuoi
con l’aerea funivia che
porta i turisti nel cuore
del gruppo dolomitico,
l’Averau, la Marmolada,
più lontana, il combattutissimo Sass di Stria. La
discesa verso Cortina
è veloce e panoramica
al massimo, specie nel
tratto (all’incirca dopo
l’ottavo chilometro dal Passo) che corre sotto la verticalissima parete della
Tofana di Roces. Al km 30, subito prima dell’abitato di Pocol, si arriva al
bivio, sulla destra, per il Passo Giau. All’inizio, questa strada meno trafficata
sembra una passeggiata. Per un paio di chilometri si passa fra falsopiano e
discesa, ma poi arrivan le dolenti note. Si entra nel bosco e la pendenza si fa
sentire a volte con tornanti,a volte con brevi ma duri rettilinei che, visti dal
basso, ti mostrano tutta la loro pendenza (si supera, a tratti, il 12 per cento).
Dal km. 36 si esce dal bosco e si continua a salire godendo una vista panoramica sublime. Ancora qualche tornante, sempre impegnativo, e quindi ecco
un lungo rettilineo, apertissimo che lascia intuire l’ormai imminente arrivo al
Passo. Dopo gli ultimi tre tornanti, brevi, ma sempre severi, ecco il famoso
Passo Giau (km. 40,3 e mt. 2236 di altitudine). Il tempo di riprendere fiato
e potete godervi il più bel panorama dell’intero arco dolomitico. Nessun
altro passo offre la possibilità di ammirare, a 360 gradi, un numero così alto
di cime maestose, di pareti, di valli. Dopo avere ben abbeverato gli occhi, si
inizia la discesa verso Selva di Cadore. Questo tratto, di circa dieci chilometri, vi farà capire quanto sia ancora più dura la salita dalla parte cadorina. Si
superano, infatti, pendenze che arrivano al 14 per cento. Giunti ad un ponte,
al termine della discesa, si lascia a destra la strada per Colle Santa Lucia e si
prosegue diritti, in leggera salita fino all’abitato di Selva di Cadore (km. 50).
Dalla piazza della località turistica, si prende la strada in discesa, sulla destra,
con indicazioni per Caprile (fare attenzione ad alcune gallerie chiuse, nel fondo valle). Si arriva così all’inizio del paese per riprendere l’auto (km. 54,5).
0ASSO'IAU
0ASSO&ALZAREGO
33TEFANODI#ADORE
"IVIO
#APRILE
#APRILE
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31
La Rosina • Valstagna • Selva di Grigno • Rifugio Barricata • Marcesina
Lazzaretti • Foza • Valstagna • La Rosina (km.115,2)
Bella salita impegnativa, specie nei primi
tornanti, che dalla Valsugana porta alla
splendida Piana di Marcesina. Il percorso,
ora interamente asfaltato, segue una strada
militare costruita dagli austriaci nella prima
guerra mondiale (una targa ricorda chi la
realizzò). In poco più di 14 chilometri si
passa dai 263 metri di Selva di Grigno, ai
1383 del Rifugio Barricata e si arriva ai
1400 in Marcesina. Il panorama che si gode
salendo, sulla Valsugana e sui Lagorai, ripaga
ampiamente della fatica. Un’avvertenza: su
questa strada è permessa la salita alle bici
ma non la discesa.
114
La Rosina • Valstagna • Selva di Grigno • Rifugio Barricata • Marcesina
Lazzaretti • Foza • Valstagna • La Rosina
Si segue dapprima l’itinerario n.12
dell’antica via del tabacco e quindi il
n. 22 che porta a Borgo Vaslugana.
A Selva di Grigno (km. 53,6) all’altezza della fontana del paese posta
sulla destra, si gira a sinistra, fra le
case e poco dopo a destra imboccando la salita che comincia subito
impegnativa. Nei primi tornanti la
pendenza è del 12 per cento. Si prosegue con una visione progressiva
della Valsugana. Si passa davanti ad
un altarino che ricorda tre vigili del
fuoco (Adriano, Alcide e Pompeo),
morti su queste montagne. Si passa
sotto un arco naturale e si continua a salire con qualche falsopiano.
Al tornante n. 16 una fontanella ,
quando non è asciutta, vi permette
di riempire nuovamente la borraccia. Salutata la Valsugana, si entra
quindi nel bosco, sempre salendo e, finalmente, si sbuca sulla piana. In lontananza ecco il Rifugio Barricata e quando vi arrivate avete percorso , da Selva,
14,2 chilometri. Qui girate a sinistra sempre su asfalto, passate davanti ad
una malga (sulla sinistra) e, dopo un ex cimitero militare di guerra, vi si apre
in tutto il suo splendore la Piana di Marcesina. Arrivate quindi all’albergo
omonimo (km. 70,3 da La Rosina). Dopo esservi rifocillati, continuate per
la strada asfaltata. Ad un bivio, poco dopo, girate a sinistra scendendo sulla
piana. Al prossimo bivio, davanti alla casetta della Forestale, girate a destra
in leggera salita. Continuate sempre su asfalto, dapprima con un po’ di salita,
quindi con un falsopiano ed infine con una discesa che vi conduce a località
Lazzaretti di Foza. Al bivio girate a destra e dopo circa un chilometro vi
trovato in faccia la chiesa ed il campanile di Foza. Invece di andare dritti per
arrivare in paese, prendete la discesa sulla sinistra che vi porta in centro a
Valstagna (km.82,4). Qui, girate a destra e riprendete l’antica via del tabacco
fino alla Rosina (km. 115,2).
Rifugio Barricata
Albergo Marcesina
Foza
Lazzaretti
Valstagna
Selva di Grigno
115
Chiesetta Madonna
L’ormai classico “circuito della Rosina”, compreso
fra Bassano e Marostica, con lo strappo che porta
all’albergo ristorante, banco di prova costante per
corridori agonisti, ma anche per cicloamatori che
vogliano provare il loro grado di preparazione, sarà
vegliato, dall’alto, da una chiesetta, all’interno della
quale troneggia l’immagine della Vergine. E’ questa
la prima vera chiesa presente in Italia dedicata agli
appassionati delle due ruote e nata per implorare su
di loro la benedizione della Madre celeste. Sì, perché
il Santuario della Madonna del Ghisallo, Patrona dei
ciclisti e quello di Valico del Colle Gallo fra Bergamo
ed il Lago d’Iseo sono diventati nel tempo sede di
preghiera per i ciclisti, mentre quella della Rosina
nasce con il precipuo scopo di monumento religioso
per quanti girano per le strade in sella ad una bici.
Lo Studio Poloni, che l’ha progettata, spiega così
116
Chiesetta Madonna dei cilclisti
dei cilclisti
il significato architettonico della chiesetta: “Il
pregevole contesto ambientale, le colline a NordEst di Marostica e la pianura a Sud in costante
colloquio nelle varie stagioni, nonchè il castello
Superiore che è l’orizzonte emergente dallo spalto
prescelto per la realizzazione, sono risultati
l’aspetto fondamentale per l’individuazione dell’asse
dell’edificio”. Setti murari rivestiti di quarzite
rosa caratterizzano il prospetto verso Ovest il
più visibile anche dalla pianura; la copertura è
fatta in tegoli di rame. A cavallo del pavimento
esterno-interno un disegno in cubetti di porfido
rosa significa la dinamica dell’azione del correre
in bicicletta. Oltre ai setti murari in calcestruzzo
e laterizi, la struttura principale è metallica, la
più adatta per il sito. Fondamentale è la funzione
religiosa. Un video posto all’ingresso illustrerà con
immagini anche storiche l’affetto per questo sport”.
117
118
Andar
per Musei
119
Seguendo l’itinerario n. 20 si arriva nel centro di Lusiana. Di
fronte alla chiesa, una scalinata porta direttamente al Museo del
Palazzon.
Andare
per
musei
Museo del Palazzon a Lusiana
Entrando nelle sale del Palazzon sembra di tornare ai
tempi in cui, tra queste contrade di montagna, la regina
delle case era la povertà. Ci si ingegnava alla meglio per
campare e gli attrezzi di tutti i giorni si ricavavano, in gran
parte, dal legno dei boschi.Ed ecco allora, nel museo delle
“Tradizioni della gente di Lusiana”, tutti gli strumenti che
servivano al casaro per la lavorazione del latte, ecco la
“caneva” con le botti che ospitavano il vino di collina, ecco
il “fogolaro” con il “caliero” per la polenta ancora appeso,
ecco la “corte” e la cucina con il “seciaro” ed ecco, infine,
la “dressa”, la treccia lavorata con gli steli del frumento, che
serviva per la confezione di borse e cappelli tanto in uso nel
Marosticense. Uno spaccato di vita andata che merita una
visita. Per informazioni: tel. 0424-40600.
120
Il percorso n. 12 dell’antica via del tabacco passa attraverso
Valstagna, capoluogo del Canal di Brenta. A Palazzo Perli, sulla
sinistra, salendo, un attimo prima del centro, ha sede il museo.
121
musei
allevava degli animali di produrre fieno, nei pochi slarghi
rubati alla vegetazione, e fogliame come lettiera nelle stalle.
Per informazioni: tel. 0424-99813.
per
La vita dei valligiani, un tempo, era scandita dalla coltivazione
del tabacco, dal taglio del legname nei boschi, dal rapporto
con il fiume Brenta. Questi tre elementi vengono riproposti
nel percorso didattico realizzato nei locali del museo “Canal
di Brenta” voluto dalla civica amministrazione nel 2003. Il
tabacco era fonte di guadagno e di fatica e lo si coltivava
rubando spazi alla montagna con aerei terrazzamenti che
ancora si possono ammirare lungo la valle. Il bosco poi
era una miniera di risorse. Oltre al legname ed ai frutti
che esso offriva nel cambio delle stagioni, dava modo a chi
Andare
Museo Canal di Brenta
musei
Seguendo l’itinerario n.12 dell’antica via del tabacco, si passa per
Oliero, frazione di Valstagna. Dopo il centro si attraversa il fiume
Oliero e, sulla sinistra, si apre il complesso delle Grotte con annesso
museo speleologico.
Il complesso di grotte e di scorci fantastici tra acque
limpidissime, vegetazione spontanea fitta e selvaggia, cascate
di stalattiti e stalagmiti, anfratti che la fantasia popolare
ha animato di streghe e folletti, merita certo una sosta.
Qui, in forma più consistente, scendono le acque raccolte
da mille doline o colatoi dell’Altopiano di Asiago il cui
terreno di origine carsica, non è in grado di trattenere. Fu
un bassanese, Alberto Parolini, nel 1822, ad esplorarle per
primo, permettendo l’accesso a quella più suggestiva fra
tutte le grotte:il “Covol dei Siori”, che si raggiunge in barca.
Vi sono altre cavità, alcune ricche d’acqua, altre, nella parte
superiore, ora secche. Numerosi sono i visitatori e numerosi
anche gli speleosub penetrati nelle viscere della montagna
attraverso cunicoli tutti ancora da scoprire. Interessante il
museo speleologico nella parte restaurata dell’ex cartiera
Burgo. Per informazioni: tel. 0424-558250.
Andare
per
Grotte di Oliero e museo speleologico
122
Seguendo l’itinerario n. 4 si passa per il paese di Pove del Grappa.
In centro, presso la biblioteca comunale di via Marconi, si trova il
museo dello scalpellino.
musei
123
per
Si possono ancora intravedere, alte sopra il paese, le cave
ormai dismesse che dettero lavoro a decine e decine di
povesi nel corso dei secoli. L’estrazione del marmo e la sua
lavorazione era la principale fonte di guadagno delle famiglie
e questa industria favorì la nascita di veri e propri artisti,
l’ultimo dei quali è quel Natalino Andolfatto le cui sculture
trovano posto in numerosi musei sparsi per il mondo. I
marmi di Pove servirono alla costruzione di importanti
ville e chiese, colonnati e palazzi di governo. E, proprio
per non annegare questa lunga parentesi di storia paesana,
l’Amministrazione comunale ha voluto riservare uno spazio
al museo dello scalpellino proponendo strumenti propri
della lavorazione del marmo ed oggetti in uso ai cavatori.
Per informazioni: tel. 0424-80659.
Andare
Museo dello scalpellino a Pove del Grappa
musei
per
Andare
Museo canoviano di Possagno
L’itinerario n.4, dopo la visita di Asolo, porta proprio in centro a
Possagno dove, sulla destra, in basso, si trova il museo canoviano e
sulla sinistra, in alto (400 metri circa di salita un po’ impegnativa),
il Tempio che accoglie le spoglie del grande artista.
E’ stato il fratellastro di Antonio Canova, mons. Sartori, a
volere trasformare la casa natale dello scultore, in un museo,
raccogliendo anche i marmi, i calchi, i gessi, gli strumenti
di lavoro, lasciati nel laboratorio romano alla morte del
congiunto. La visita dà un’idea precisa dell’ingegno di questo
figlio della terra trevigiana che ha lasciato ampia testimonianza
della sua arte nei più grandi palazzi del mondo perché
richiesto da re, imperatori, pontefici e potenti di ogni genere.
La Gipsoteca, che è la parte sicuramente più interessante del
museo, è composta dall’ala “Ottocentesca”, dall’ala “Scarpa”
e dalla scuderia ed è ricca di modelli originali in gesso usati per
le opere in marmo. Vi sono poi l’abitazione di Antonio Canova
con disegni, dipinti, gessi ed attrezzi dello scultore; una nuova
ala per mostre, convegni o congressi ed il giardino. Merita
sicuramente una visita il Tempio che Canova volle costruire
(morì prima di vederne l’ultimazione) per regalare alla sua
Possagno una chiesa degna di tale nome. Per informazioni: tel.
0423-544323
124
Prendete l’itinerario n.4 fino a Via Pascoli di Pove del Grappa. Al bivio,
prima della seconda salitina per arrivare in centro, girate a destra per
Via Fossà. Proseguite diritti attraversando un primo incrocio che dà su
Via Ca’ Morolazzaro ed un secondo su Via Ca’ Cornaro. Arrivate ad
una curva a gomito (diritti c’è un senso vietato). Seguitela, verso sinistra, passando davanti ad un’azienda chimica. Dopo un sottopasso
della superstrada, a sinistra per via Torino all’inizio della quale sorge
il museo (circa 4 km. da Via Pascoli).
Andare
Museo dell’automobile
“Luigi Bonfanti” a Romano d’Ezzelino
per
125
musei
Il museo “Bonfanti” è meta di numerosi appassionati delle
quattro ruote per l’originalità delle sue proposte. Esso, infatti,
primo in Europa, presenta esposizioni tematiche di marche o
di particolari tipi di vetture che hanno fatto la storia dell’automobilismo italiano e mondiale, sia in tempo di pace che per
scopi essenzialmente bellici. Qui, inoltre, vengono effettuate
lezioni per studenti di ingegneria meccanica dell’Università di
Padova ed anche corsi di specializzazione per restauratori di
mezzi d’epoca. Il museo è riconosciuto dalla Fia (Fédération
international de l’automobile), dall’Anfia, l’associazione fra
le industrie automobilistiche e dall’Asi
(Automotoclub storico italiano). Per
informazioni:
tel.
0424 -513690
Seguire l’itinerario n. 4 fino al centro di Asolo. Di fronte alla
Cattedrale sorge un edificio, un tempo sede municipale e vescovile.
Lì si trova ora il museo asolano.
Andare
per
musei
Museo di Asolo
L’origine di questo museo risale alla fine del 1800 ed è dovuta
all’intervento del grande scultore della vicina Possagno,
Antonio Canova. Numerose furono le donazioni di nobili
asolani per arricchire la struttura museale che, nel corso dei
decenni, diventò di rilevante importanza per gli appassionati
d’arte e per gli studiosi. Il percorso, all’interno delle sale,
porta alla conoscenza dei reperti che raccontano la storia
antica di questo agglomerato, alla pinacoteca ricca di opere
dei diversi secoli fino al Duemila, di oggetti e paramenti
dell’antica cattedrale, di cimeli della regina Caterina
Cornaro che qui trascorse gli ultimi anni della sua vita, di
ricordi risorgimentali, di armi e monete antiche, di oggetti
appartenuti ad Eleonora Duse ed a Robert Browning, due
illustri personaggi che scelsero Asolo come loro dimora. Per
informazioni: 0423-524637.
126
Lungo l’itinerario n. 12 si arriva all’abitato di Valstagna. Prima
del centro del paese si prende il ponte sul Brenta, a destra, lo si
attraversa e, subito al di là, all’interno di Palazzo Guarnieri, sede
della Comunità montana del Brenta, si trova il museo.
Andare
Museo del tabacco a Carpanè di San Nazario
per
127
musei
Dal 1600 a qualche decennio fa la Vallata del Brenta era nota
principalmente per la coltivazione del tabacco. Il clima asciutto
e le caratteristiche del terreno aiutarono la proliferazione
della coltura che rubò spazi ai costoni della montagna grazie
alla realizzazione di tutta una serie di terrazzamenti dei quali
restano ancora ampie testimonianze. Tabacco e contrabbando,
specie nel secolo scorso, andarono a braccetto con una lotta
quotidiana fra finanzieri e valligiani. Queste pagine di storia sono
state recuperate nel museo voluto dalla Comunità montana.
In esso si possono ammirare gli strumenti rudimentali che
venivano usati per la coltivazione prima e per la lavorazione
del tabacco poi, ma anche manifesti e scritti prodotti dalle
autorità, di volta in volta competenti, per chiarire norme e
disposizioni in materia di produzione e di commercio di questa
pianta tanto richiesta. Una serie di acquarelli del pittore
valstagnese Ettore Lazzarotto chiariscono infine i processi di
lavorazione del tabacco. Per informazioni: tel. 0424-99905.
musei
per
Andare
Museo dei fossili a Villa Godi
Valmarana Malinverni
Si segue l’itinerario n. 24 che porta diritto alla villa nella località di
Lonedo di Lugo Vicentino.
Il torrente Chiavon, il cui letto si trova vicino alla villa, è un
libro aperto sui millenni di storia della terra. Qui infatti, fin
dal 1800, studiosi ed appassionati di paleontologia, hanno
raccolto una lunga teoria di fossili di indubbio interesse
scientifico che trovarono ospitalità nella auguste sale
dell’antica dimora. Solo, però, agli inizi degli anni settanta,
complice l’interessamento del prof. Giuliano Piccoli
dell’Università di Padova, si pensò di dare spazio a questa
raccolta creando un vero e proprio museo in un padiglione
attiguo alla villa ed inserito nello splendido parco. La prima
cosa che si nota entrando è una palma di ben nove metri
con tanto di radici, collocata nel centro del padiglione e
che richiese ben quattro anni di lavoro, nell’800, per essere
tolta dalla sua sede originaria. Nelle bacheche fanno bella
mostra fossili riferibili alla flora ed all’ittiofauna del periodo
Oligocenico, vale a dire di un’età risalente a ben trenta
milioni di anni fa. Per informazioni: tel. 0445-860561
128
Seguendo l’itinerario n.2 si arriva nella Piazza degli scacchi. Questo
museo si trova nelle sale del Castello inferiore.
musei
129
per
La vera “industria” del Marosticense nel secolo scorso, fino alla
fine degli anni cinquanta, era rappresentata dalla lavorazione
della paglia. Prima della Grande guerra, i diversi laboratori
esistenti nel territorio davano lavoro ad oltre dodicimila
persone, in prevalenza donne, impegnate o nelle aziende
oppure a casa. Passeggiando per i paesi della zona, specie
quelli collinari, si incontravano spesso anziane intente a fare la
“dressa” (la treccia, realizzata con gli steli del frumento, che
serviva per confezionare cappelli o borse). Il museo, che si trova
nel Castello da basso, vuole proporre ai giovani e tramandare
alle generazioni che verranno, la “storia” di quest’arte, che
fu ben radicata nel territorio, attraverso pannelli esplicativi,
dimostrazioni della “filiera” della paglia dallo stelo, al momento
della lavorazione, fino alla presentazione del prodotto finito tra
cappelli di uso diverso (da lavoro, da passeggio, per uomini o
donne ecc.). C’è infine una parte riservata ai nostri emigranti
brasiliani che tuttora lavorano la paglia come avveniva un tempo
qui da noi. Per informazioni: tel. 0424-479120.
Andare
Museo dei cappelli di paglia di Marostica
musei
per
Andare
Museo ornitologico “Angelo Fabris”
Seguendo l’itinerario n. 8 si trova, ad un tratto, l’indicazione per
raggiungere il museo il cui edificio si vede dopo i primi tornanti per
San Luca.E’ sulla destra all’inizio della strada che porta al Castello
Superiore.
Chi voglia farsi un’idea dell’aviofauna esistente nella provincia ed altrove qui troverà di che documentarsi grazie
alla “Collezione Massimo Dalla Riva” che comprende oltre
1500 specie di uccelli e che viene considerata tra le migliori
del genere esistenti non soltanto in Italia. Il museo, però,
dà la possibilità ai neofiti di documentarsi e di conoscere
la storia degli uccelli attraverso delle immagini altamente
esplicative. Da evidenziare quindi il “Progetto Falconarius” che permette, a
chi lo desideri, di provare l’emozione, con
un maestro, di seguire
il volo dei rapaci ed il
loro ritorno al braccio
del falconiere. Vista poi
la vicinanza del Castello
Superiore, si possono
effettuare passeggiate
medievali guidate lungo
i numerosi sentieri che
si dipartono dall’edificio
museale per raggiungere località collinari o
di fondovalle attigue.
Per informazioni: tel.
0424-471097.
130
Il brevissimo itinerario n. 2 vi conduce nel centro di Marostica e
precisamente nella Piazza degli Scacchi. Di fronte a voi, guardando
verso sud, si eleva la mole del Castello da basso. Entrate e, al primo
piano, dopo la sala del Consiglio comunale, troverete questo museo.
per
Il secondo venerdì di settembre, sabato e domenica degli
anni pari, sulla scacchiera della piazza si gioca una partita
con personaggi viventi nella quale si rivisita una tenzone
antica risalente al 1454. Due nobili marosticensi, Rinaldo
d’Angarano e Vieri da Vallonara, rapiti dalla bellezza di
Lionora, figlia del castellano Parisio, vennero ai ferri corti
tanto da minacciare un duello ad armi pari pur di averla in
isposa. Il castellano, rispolverando un editto di Cangrande
della Scala, sottoscritto anche dal regnante Doge
veneziano, che vietava l’uso della spada nei duelli, propose
una sfida al gioco degli scacchi. Il museo accoglie gli abiti
indossati dai protagonisti e dalle comparse della Partita,
gli stendardi e le insegne appartenenti alle famiglie dei due
contendenti, le armi dei soldati, gli strumenti dei musici e
le foto di alcune delle partite che, da più di mezzo secolo,
attirano l’attenzione dei turisti, molti dei quali provengono
dall’estero. Per informazioni: tel. 0424-72127.
Andare
Museo dei costumi della Partita
a scacchi di Marostica
musei
131
musei
Nella frazione di Crosara (itinerario n. 7) si abbandona la strada
provinciale del Rameston e, superata la piazzetta, verso nord, si
incontra una stradina in salita (Via Sisemol) che porta alla chiesa.
Poco prima, sulla sinistra, si trova il museo.
Aperto nel 2001, esso vuole testimoniare secoli di sofferta
vita contadina, ma anche la genialità dei protagonisti del
mondo rurale di un tempo. Qui viene spiegato come si
svolgeva la lavorazione della paglia, un’arte appannaggio
principalmente delle donne, abilissime nella preparazione
della famosa “dressa”, un intreccio di steli di frumento
che serviva per la realizzazione di cappelli e di borse. Si
possono quindi ammirare antichi strumenti che servivano
nel quotidiano lavoro fra campi, stalle, cantine e granai.
La sala delle ciliegie e quella della lavorazione dei latticini
concludono il percorso di questo interessante angolo di
storia contadina. Per informazioni: tel. 0424-479120.
Andare
per
Ecomuseo della paglia nella tradizione
contadina a Crosara
132
L’itinerario n. 1 vi segue fino al Ponte Vecchio. Subito al di là, si sale
tenendo la destra. Invece di girare a sinistra per Salita Ferracina,
proseguire diritti per una trentina di metri. Sulla vostra destra
troverete Palazzo Sturm.
musei
133
per
Già l’accesso incanta il visitatore. La veduta sul Vecchio
Ponte e sul fiume Brenta, che scorre ai piedi del palazzo,
invitano ad una una sosta. Il museo, poi, presenta una
ricca collezione di porcellane, di terraglie, di maioliche che
spaziano dai reperti medievali alla ben più ricca ed articolata
produzione del Settecento e dell’Ottocento. Le ceramiche
degli Antonibon e dei Mainardi sono i pezzi forti del museo.
I piatti popolari abbelliscono la cucina, ma non manca certo
la sezione dedicata all’artigianato moderno con tutta una
serie di proposte quanto mai interessanti. In esposizione
quindi anche opere di artisti della ceramica conosciuti non
soltanto in Italia. Da non dimenticare, infine, la collezione
delle stampe dei Remondini, una famiglia che ha lasciato
un segno nell’imprenditoria bassanese e che ha esportato
le sue immagini sacre o profane fin nel continente asiatico.
Per informazioni: tel. 0424-524933
Andare
Museo della ceramica e collezione Remondini
a Palazzo Sturm a Bassano del Grappa
musei
per
Andare
Museo civico di Bassano del Grappa
Seguire l’itinerario n.1 fino a Piazza Libertà. Da qui, salendo, si
passa nella piazza successiva (Piazza Garibaldi) caratterizzata dalla
presenza di una fontana. A sinistra si erge imponente la torre civica
e, a destra, l’antica chiesa di San Francesco. Guardando l’ingresso del
tempio, in fondo sulla destra, si apre l’accesso al Museo civico.
Nel tredicesimo secolo questa struttura era adibita a
convento della vicina chiesa di San Francesco, poi, nel
diciottesimo secolo, accolse l’ospedale cittadino. Verso la
metà del 1800 fu trasformato in museo biblioteca. Prima
di accedere alle diverse sale si attraversa il chiostro che
accoglie il patrimonio lapideo della città con iscrizioni,
cippi, stemmi ed altri reperti rinvenuti nel territorio.
Di particolare interesse la pinacoteca ricca di centinaia
di dipinti che interessano un arco di tempo che va dal
tredicesimo secolo ai giorni nostri, nonché la sezione
dedicata ad Antonio Canova con le migliaia di disegni, con
il suo epistolario, i bozzetti e quant’altro appartenne al
grande scultore. Da vedere, infine, la sezione archeologica
che ospita ceramiche ed oggetti provenienti dalla Grecia
e dalla Puglia, donati alla città dal prof. Virgilio Chini. Per
informazioni: tel. 0424-522235
134
Seguire l’itinerario n.1 fino al Ponte vecchio di Bassano del Grappa.
Proprio all’inizio del manufatto palladiano si trova, sulla sinistra
entrando, la Taverna degli Alpini nelle cui sale sotterranee ha sede
il Museo.
Andare
Museo degli Alpini a Bassano del Grappa
per
135
musei
Fosse vivo il grande architetto vicentino Andrea Palladio
sarebbe fiero di vedere il gioiello di quel suo ligneo ponte
dedicato alle “Penne nere”. Coniugare arte ed amor patrio
è cosa non facile, specie di questi tempi, ma gli alpini ci
sono riusciti.
E proprio a due passi da quel simbolo della città, diventato
poi il loro, hanno aperto un museo che ricorda la storia
alpina, i sacrifici, gli eroismi, i tanti, troppi Caduti. Nelle
sale ampliate e ristrutturate da poco, si possono trovare
cimeli, lettere dal fronte, testimonianze del rifacimento del
Ponte dopo l’ultima guerra, ricostruzione di una trincea
della Prima guerra mondiale, armi ed altro materiale usato
nei diversi periodi bellici. E’ una storia suggestiva da leggere
attraverso le immagini, i ricordi, i manoscritti; una storia
che vale una visita.
Seguire l’itinerario n. 16 fino al km 14,3 dove si trova il semaforo
sulla Vecchia Gasparona che, a destra porta al centro di Breganze.
Noi proseguiamo, invece, diritti passando davanti alla cantina Beato
Bartolomeo, per circa mezzo chilometro. Dopo una leggera curva
si incrocia la strada per Fara (a destra). Girare a sinistra (attenti
all’attraversamento perché la strada è trafficata) per via Maglio.
Settecento metri più avanti, a destra, si diparte via Molino e, subito
dopo, si apre, sempre sulla destra, un cortile, in fondo al quale si
trova il maglio Tamiello.
Andare
per
musei
Museo del maglio a Breganze
La roggia, poco discosta dall’Astico, corre allegra portando
con sé ricordi e rumori di un’attività artigianale che è
durata parecchi secoli. Entrando nell’officina di questo
antico maglio si respira un’aria di tempi andati. Sembra
quasi che le pale si siano appena fermate, che il ferro sia
stato appena forgiato, che la sega abbia smesso da poco
di funzionare. Gli ingranaggi girano ancora, ma non per un
lavoro quotidiano, bensì per mostrare ai visitatori come
veniva intelligentemente sfruttata l’energia dell’acqua. Il
maglio, ora di proprietà della famiglia Tamiello (le pale si
sono fermate definitivamente nel 1978 con papà Angelo),
si trova a sud-ovest della campagna breganzese non molto
lontano dal centro del paesetto vinicolo ed una visita
è quanto mai interessante. Accanto ai macchinari che
azionavano un trapano a colonna, un secondo trapano, una
piccola sega a disco, un tornio da legno, due piccole mole e
il condotto di ventilazione del forno, si possono ammirare
alcuni fra i numerosissimi utensili usciti da questa fucina.
Per informazioni: tel. 0445-873908 (visite solo su
prenotazione)
136
Lungo l’itinerario n. 9 si tocca l’abitato di Nove, centro ceramico per
antonomasia e sede di un prestigioso museo a Palazzo De Fabris
proprio nella piazza del paese.
Andare
Museo della Ceramica a Nove
per
137
musei
Seguendo le varie strade che portano a Nove, si avrà modo
di incontrare fabbriche di ceramica sparse dappertutto.
E’ la testimonianza di una tradizione plurisecolare ormai
radicata e che ha fatto storia esportando il nome del paese
vicentino in Italia e nel mondo. Nel museo fanno bella
mostra di sé pezzi rarissimi, divisi per epoche, dal 700 ai
giorni nostri. Sarà così possibile seguire la trasformazione
delle idee e delle forme di questa terra lavorata con cura
da mani esperte e dipinta con i colori più strani. Maioliche,
porcellane e terraglie racconteranno l’impegno e l’inventiva
degli artigiani novesi. Non mancano, lungo il percorso,
oggetti risalenti ad epoche antecedenti allo sviluppo
massiccio della ceramica di Nove. Per informazioni: tel.
0424-829807.
L’itinerario n. 16 vi porta nel cuore dell’Altopiano di Asiago. Dopo
l’abitato di Treschè Conca, prima di arrivare a Canove, in territorio
di Cesuna, trovate questo affascinante museo.
Andare
per
musei
Museo dei cuchi a Cesuna
sull’Altopiano di Asiago
“Cuco” in dialetto veneto è persona che si lascia facilmente
abbindolare, “suonare”, proprio come uno di quei tanti
fischietti in terracotta che hanno rallegrato l’infanzia dei
bambini di un tempo. Ed è proprio a questo strumento
a fiato che è dedicato il museo di Cesuna. La vicinanza a
Nove, centro della ceramica per eccellenza nel Vicentino,
ha favorito la raccolta di questi “cuchi” che ritraggono
personaggi, animali, guerrieri e quant’altro. La collezione di
Cesuna presenta un numero infinito di soggetti provenienti
da quasi tutto il mondo: una carrellata di invenzioni, di
suoni e di fantasie che attraggono il visitatore.
138
Uscendo dalla Rosina girate a sinistra e, al bivio con la provinciale
della Fratellanza, iniziate, sempre a sinistra,la salita. Dopo l’abitato
di Pradipaldo, si prosegue fino a località Tortima. Qui si gira a destra
per Rubbio. All’inizio dell’abitato, nella curva a gomito, prendete a
destra per “Monte Caina- Cava dipinta” e, subito dopo la selva dei
ripetitori, lasciate la bici nella prima casa a sinistra e scendete, a
destra, per un sentiero che vi porta alla cava.
musei
139
per
E’ un vero e proprio museo all’aperto questa vecchia cava
di marmo. L’artista Toni Zarpellon ha voluto, con la sua
fantasia, rimarginare una ferita inferta alla natura dall’uomo
ed ha dato così volto alle macerie abbandonate, ha fatto
parlare i sassi, ha ridato vita alle pareti. Vi sembrerà di
partecipare ad un’assemblea di strani esseri viventi con occhi
che vi scrutano e colori che vi rallegrano. E’ una sensazione
particolare quella che si vive aggirandosi fra un masso e
l’altro, così come proverete sentimenti nuovi nel visitare
la vicina “cava abitata”. Questo “museo” vi ammalierà e,
per andarci, non vi sono né biglietti da staccare, né orari
da rispettare.
Andare
La cava dipinta di Rubbio
L
L’hotel
ristorante La
Rosina è situato sopra
R
un incantevole poggio affacciato su Valle
San Floriano fra le splendide colline che si
stendono tra Marostica e Bassano, chiuse
a nord dai placidi bastioni dell’altopiano
di Asiago.
L’hotel-ristorante,
durante
la
settimana, è particolarmente indicato
per cene d’affari, incontri conviviali
per gruppi, associazioni, cene di
rappresentanza.
A fine settimana costituisce l’ideale
per banchetti con musica e piano-bar,
intrattenimenti, matrimoni, ricorrenze
particolari.
Caratteristica della “Rosina” sono
i piatti di stagione che presentano una
grande varietà di menù; si tratta di ricette,
allettanti, adatte ai gusti attuali ma che
si rifanno pur sempre agli antichi e
ineguagliabili sapori di nonna “Rosina”.
140
Villa Palma: ambiente elegante
V
ed accogliente, ricavato da
un’antica villa del ‘700 nella campagna
veneta a soli 10 km. da Asolo e 5 km. da
Bassano del Grappa.
Con la sua atmosfera intima e
raffinata, è il luogo ideale per chi cerca
un po’ di tranquillità o per coloro che
anche durante i viaggi d’affari, amano,
intrattenersi in un ambiente riservato e
di classe.
Dispone di camere doppie e
singole, suites e junior suites, alcune
con vasca idromassaggio o box docciaidromassaggio-sauna jacuzzi.
Tutte le camere sono predisposte
per collegamenti alle banche dati con
personal computer e telefax.
Nel ristorante “la loggia” lo chef
vi farà gustare, oltre alle primizie della
stagione, un menu particolarmente
curato e raffinato.
IIl ristorante al castello
superiore ha oramai una
storia quasi quarantennale.
L’anno di nascita è infatti il 1959:
da quell’anno ha costituito e costituisce
tuttora un punto di riferimento costante
per tutti coloro che visitano la città di
marostica.
Dall’aprile 1997 il ristorante al
castello è gestito dalla “Rosina” e dallo
chef stefano che propongono piatti e
menù ispirati alla genuinità della cucina
di un tempo arricchiti altresì da sapori e
delizie tali da soddisfare i gusti attuali.
LA ROSINA
tel. 0424 470 360
VILLA PALMA
tel. 0424 577 407
AL CASTELLO
tel. 0424 73315
www.larosina.it
141
E dopo la bici tutti a tavola
La cucina vicentina
e veneta
E dopo una giornata in bicicletta alla scoperta delle
bellezze naturali, storiche ed artistiche dell’Alto Veneto,
non può mancare il momento per rilassarsi e rifocillarsi
davanti ad una tavola imbandita, che propone le specialità
e le particolarità di quella terra che s’è visitata durante
143
E dopo la bici tutti a tavola
l’escursione quotidiana. Anche la conoscenza della
gastronomia locale fa parte di quel bagaglio culturale che
merita la giusta attenzione. Sì, perché una regione o una
provincia o una singola località, attraverso i cibi proposti,
porta con sé storia e tradizioni che vanno aggiunte alle
consuete nozioni di cultura che si leggono nelle guide
o nei libri. La predilezione per determinati prodotti
viene suggerita dall’ambiente in cui ci si trova (campagna,
collina, montagna), dalle particolarità del terreno che può
favorire una coltura al posto di altre, dalle consuetudini
radicate nel tempo e suggerite sempre e, comunque, da
situazioni contingenti. La cucina di un
tempo, anche dalle nostre parti, era
povera per necessità, ma le massaie
di allora sapevano far tesoro di
qualunque cosa la terra producesse,
sia nei coltivi che spontaneamente.
Dalla loro inventiva sono nate
ricette che hanno sfidato il tempo
del consumismo più sfrenato e che,
oggi ancor più di ieri, pur in una
rivisitazione dovuta alle moderne
teorie della dietologia, vengono
richieste dagli intenditori che sono
alla ricerca di sapori altrimenti
destinati a scomparire.
Ed è proprio per dare lustro
alla gastronomia locale che vi
proponiamo questa carrellata di
ricette fatte con prodotti tipici
della nostra terra, alcune delle
quali tratte dal volume “Cucina e
tradizione nel Veneto” frutto di
una ricerca degli Istituti alberghieri
della nostra regione, altre invece
frutto dell’ingegno dei cuochi dei
ristoranti della Rosina, del Castello
Superiore di Marostica e di Villa
Palma a Mussolente. Buon appetito
e attenti a non esagerare, perché
domani bisogna tornare in sella e
pedalare!
p i a t t i
P r i m i
p i a t t i
Esagoni bassanesi conditi con baccalà alla vicentina
Questo piatto non fa parte della tradizione, ma è nuovo di zecca.
E’ uscito dalle continue sperimentazioni dei cuochi del Gruppo
Ristoratori Bassanesi e la caratteristica sta nella pasta più
morbida e più digeribile grazie al connubio fra la farina prodotta
dal tipico granturco di Marano e quella di frumento. I “bigoli”
vengono torchiati con uno stampo apposito che dà loro la forma
di un esagono. Quest’ultimo appellativo è stato dato al progetto di
sinergia turistico-culturale-enogastronomica fra le città murate di
Bassano del Grappa, Marostica, Cittadella, Castelfranco, Asolo e la
canoviana Possagno.
Ingredienti per 8 persone
Fioretta di Marano
Farina di grano duro
Farina 00
Uova intere
Baccalà alla vicentina
gr.
gr.
gr.
n.
gr.
450
350
200
8
500
P r i m i
Preparare la pasta e foggiarla nell’apposito stampo con il
torchio (in assenza dello stampo per gli esagoni potete
utilizzare quello per i bigoli). Lessare la pasta e condirla con il
baccalà facendo attenzione a romperlo il più possibile.
144
Fagioli secchi
Pappardelle
Cipolla
Osso di maiale affumicato
Alloro e rosmarino
Aglio
Carote
Patate
Sedano
Sale
Pepe
gr. 500
gr.
50
gr.
35
gr. 1000
gr.
15
gr.
5
gr.
90
gr.
110
gr.
60
gr.
15
gr.
10
Mettere a bagno i fagioli in acqua fredda per dodici ore. In una
pentola d’acqua fredda mettere tutti gli ingredienti. Coprire
e lasciar cuocere per tre ore circa. Togliere un mestolo di
fagioli e l’osso, passare il resto della minestra al passaverdura,
insaporire con un soffritto di olio di oliva, aglio e rosmarino
e riportare a bollore. Cucinare le pappardelle, unire i fagioli
tenuti a parte, lasciare risposare alcuni minuti prima di
servire.
P r i m i
Pasta e fagioli di Lamon
E’ un piatto caratteristico della gastronomia vicentina, che usa un
tipo di fagiolo (il borlotto) tipico di Lamon, un paese montano del
Basso Bellunese, il cui terreno ben si presta a questa coltivazione.
Ingredienti per 10 persone
p i a t t i
145
p i a t t i
P r i m i
Ravioli al morlacco con frutta secca e sedano verde
Il “Morlacco” è un formaggio tipico del Monte Grappa la cui ricetta
si perde nel tempo. Si distingue dagli altri formaggi per il suo sapore
forte e rude. In questa ricetta sa esaltare la pasta e ben si sposa con
la frutta secca e con il sedano verde.
Ingredienti per 6 persone
Farina
gr. 500
Uova
n.
5
Morlacco fresco
gr. 400
Panna
gr.
50
Pane grattugiato
gr. 100
Scalogno
n.
1
Olio extra vergine
q.b.
Sedano verde selvatico
gr. 150
Patata
n.
1
Frutta secca mista (noci, nocciole, mandorle, pistacchi e
pinoli tagliati a julienne)
gr. 100
Burro
gr. 100
Preparare la pasta e tirarla sottile per formare i tortelli.
Per la farcia: impastare tutto a freddo (il morlacco, il pane
e la panna) ed aggiustare il sapore con sale e pepe. L’impasto
deve risultare sodo.
Per la salsa al sedano: preparare un fondo di scalogno
rosolato, aggiungere il sedano e la patata, coprire con l’acqua, salare
e pepare.
A cottura ultimata frullare il tutto e legare con un po’ di farina
e burro.
In una padella rosolare il burro con la frutta secca, versarvi
sopra i tortelli lessati e servirli sopra la vellutata di sedano.
146
Ingredienti per 6 persone
Per il brodo
Cipolle
Carote
Gamba di sedano
Foglie di alloro
Sale
Per la zuppa
Piccioni
Pane raffermo
Grana
Gamba di sedano
Olio extra vergine
Burro
Sale e pepe
n.
n.
n.
n.
2
3
1
2
q.b.
n.
3
un filone tagliato a fettine
q.b.
n.
1
q.b.
q.b.
q.b.
147
p i a t t i
Preparare il brodo in una casseruola, pulire e mondare i
piccioni tagliandoli poi in quattro parti. Preparare un trito di
sedano in una casseruola e farlo rosolare, aggiungere i pezzi
dei piccioni e farli rosolare.
Insaporirli con sale e pepe,coprirli con del brodo e cucinarli,
al forno, coperti.
A cottura ultimata lasciar raffreddare, disossare i piccioni e
buttare le ossa e il fondo di cottura nel brodo. La carne verrà
tagliata a listarelle.
Tagliare e imburrare il pane, dallo spessore di circa 0,5 cm, con
pochissimo burro e disporlo sul fondo di una zuppiera. Bagnare
con il brodo naturalmente filtrato e sgrassato, aggiungere
grana grattugiato, il piccione e poi ancora uno strato di pane e
brodo. Continuare fino all’esaurimento dei prodotti. Irrorare
il tutto con il brodo.
Ultimare la cottura in forno per circa due ore a 80° lasciando
covare la zuppa.
Aggiungere, se necessario, ancora del brodo in cottura.
Servire bollente facendo attenzione alla consistenza della
zuppa che dovrà risultare morbida e poco brodosa.
P r i m i
Sopa Coada (Zuppa di torresani)
Il piatto che vi proponiamo è tipico del Trevigiano. Si tratta di una
zuppa fatta per esaltare la tenera carne dei piccioni (a Breganze i
“torresani”), ma può essere fatta anche con carne di pollo, di gallina
e di faraona. Il termine “coada”, tratto dal dialetto, sta a significare
la cottura lunga. La zuppa infatti, per una migliore riuscita, deve
“covare” per trarre il meglio dei sapori della carne.
Ingredienti per 10 persone
Riso
Funghi
Brodo
Burro
Parmigiano
Aglio
Alloro
Porro
Prezzemolo
Vino
gr. 800
gr. 500
lt.
1,5
gr.
50
gr.
50
uno spicchio
una foglia
gr.
30
q. b.
dl.
0,5
Appassire in olio d’oliva un fianco di porro tritato, aggiungere
uno spicchio d’aglio ed una foglia d’alloro. Versare i funghi, farli
insaporire e, quando sono cotti, aggiungere il riso, bagnarlo
con mezzo bicchiere di vino bianco secco, far evaporare ed
aggiungere un poco alla volta il brodo. Qualche minuto prima di
fine cottura mantecare, aggiungendo burro fresco, parmigiano
e prezzemolo tritato.
P r i m i
p i a t t i
Risotto con i funghi
Colline e montagne che ci attorniano regalano, dalla primavera
all’autunno, in particolar modo, una grande varietà di funghi
commestibili. Sta al gusto di ciascuno usare il tipo che maggiormente
aggrada, ma la cosa migliore sarebbe quella di preferire, per i
risotti, un misto. Solitamente, comunque, vengono usati i “chiodini”
(armillariella mellea). L’importante è, però, che vi sia la certezza del
prodotto perché le intossicazioni possono portare conseguenze gravi.
148
Ingredienti per 10 persone
Riso
Radicchio
Pancetta di maiale
Burro
Cipolla
Aglio
Brodo
Sedano
Carote
Sale
Pepe
Grana padano
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
800
700
100
100
100
20
q.b.
200
200
q.b.
q.b.
50
149
p i a t t i
Prendere il radicchio, mondarlo, lavarlo e tagliarlo a pezzetti.
In un tegame sciogliere il burro, unire la pancetta di maiale,
la cipolla e l’aglio. Rosolare il tutto e aggiungere il radicchio,
coprire il tegame tenendo presente che basterà l’umidità del
radicchio per portarlo a cottura. Unire il riso, insaporirlo
nella salsa, bagnare con poco vino rosso e quindi con il brodo,
portarlo a cottura, mantecare con burro e grana.
P r i m i
Risotto al radicchio
La vicina provincia di Treviso è nota in Italia e nel mondo per la
coltivazione del radicchio e quando arriva la stagione autunnoinvernale, questa erba diventa protagonista nei piatti della
ristorazione del mandamento, dagli antipasti fino al dolce.
Ingredienti per 6 persone
Riso
Piccioni
Sale e pepe
Cipolla
Burro
Mazzetto di aromi
Torcolato
Formaggio Vezzena
Spicchi d’aglio
Olio d’oliva
Brodo
gr.
n.
n.
gr.
n.
dl.
gr.
n.
dl.
lt.
600
3
q.b.
1
150
1
3
200
2
0,5
1,5
Pulire e lavare i piccioni quindi porli in una casseruola con olio,
sale, pepe, aglio e gli aromi. Farli rosolare e bagnarli con metà
del Torcolato terminando la cottura in forno a temperatura
moderata. Spolpare i piccioni conservando solo la polpa e
il fondo di cottura. Tirare finemente la cipolla e rosolarla,
aggiungervi il riso, tostarlo e bagnarlo con un po’ di Torcolato,
aggiungere il brodo, i piccioni ed un po’ del loro fondo di
cottura. A cottura ultimata mantecare con burro, Vezzena e il
rimanente Torcolato. Si consiglia di servirlo al dente.
P r i m i
p i a t t i
Risotto ai torresani mantecato con Torcolato e formaggio Vezzena
Ecco un piatto che arriva da Breganze, capoluogo dei vini doc che
portano il suo nome. Due sono gli ingredienti provenienti da quella
terra: i piccioni che, un tempo, popolavano le “colombare” sparse
nel territorio ed il Torcolato, un vino passito tipico della zona.
150
Ingredienti per 10 persone
Carne per brodo
Fegatini di pollo
Riso
Sedano
Cipolla
Burro
Grana grattugiato
gr. 1500
gr. 400
gr. 400
gr. 120
gr. 120
gr. 100
gr. 100
151
p i a t t i
La bontà del risultato dipende dalle varietà di carni usate. Di
norma non devono mancare il manzo, la gallina, l’anatra ed il
cappone. Una volta pronto il brodo preparato, come d’uso,
con carote, sedano, cipolle ed un mazzetto di odori, bisogna
filtrarlo e quindi rimetterlo a bollire dolcemente. A parte, in
una casseruolina, mettere a rosolare poca cipolla e sedano
tritati, in una noce di burro. Unire i fegatini tagliati a pezzettini
e fare insaporire per 10 minuti, bagnare con poco vino bianco e
sfumare. Bagnare quindi con acqua e continuare la cottura per
circa un’ora. Salare e pepare adeguatamente. Quando i fegatini
saranno cotti, unirli al brodo che sarà in ebollizione. Unire il riso
e cuocere al dente. Servire insaporendo con grana grattugiato.
P r i m i
Riso e fegatini
Nei pranzi matrimoniali, che si consumavano nelle case dei
contadini e che duravano dal mezzogiorno alla sera, la minestra
con i fegatini non poteva mancare. Ricordiamoci che un tempo non
si buttava nulla e, quindi, anche le frattaglie degli animali da cortile,
fegato in primis, venivano usate per insaporire primi piatti o come
salse per secondi piatti.
p i a t t i
P r i m i
Risotto agli asparagi
Risotto agli asparagi ed asparagi e uova sono i due piatti tipici
del Bassanese, terra vocata per la produzione di questo ortaggio
molto apprezzato dai gourmet per le sue particolari caratteristiche
organolettiche che lo differenziano da altri prodotti consimili.
La coltura dell’asparago nella campagna a sud di Bassano del
Grappa è vecchia di secoli ed ora si è arrivati ad ottenere per
questo preziosissimo turione, il riconoscimento ministeriale dop
(denominazione di origine protetta).
Ingredienti per 10 persone
Brodo
Riso vialone nano
Asparagi bianchi
Cipolla
Burro
Olio d’oliva
Grana
Prezzemolo
Vino bianco
Sale
gr.
12
gr. 800
gr. 1000
gr. 120
gr. 200
gr.
50
gr. 200
gr.
60
cl. 100
q.b.
Bollire gli asparagi, raffreddarli, separare le punte, tagliare a
tocchetti la parte tenera del gambo. Preparare un fondo di
cipolla e cuocerlo con burro ed olio di oliva, unire i tocchetti
di asparago, rosolarli leggermente, aggiungere il riso (è
consigliato il vialone nano) bagnarlo con del vino bianco secco,
farlo evaporare e cominciare ad aggiungere il brodo leggero,
poco alla volta, rimestando in continuazione. Portarlo a
cottura al dente, toglierlo dal fuoco, aggiungere il formaggio
grattugiato, il burro a pezzetti e mantecarlo. Disporlo nei
piatti, guarnire la superficie con le punte degli asparagi saltate
al burro e un pizzico di prezzemolo tritato finemente.
152
Ingredienti per 10 persone
Piselli
Riso vialone nano
Pancetta
Olio
Prezzemolo
Aglio
Burro
Parmigiano
Brodo
gr. 1000
gr. 700
gr. 100
gr.
50
gr. 200
gr.
10
gr. 100
gr. 100
q.b.
153
p i a t t i
Preparare il brodo in anticipo con le carni, le ossa e le
verdure, poi in un tegame mettere a rosolare in poco olio
e burro la pancetta tagliata a dadini con la cipolla e l’aglio
tritati finemente. Aggiungere poi i pisellini e lasciare cucinare
fino a tre quarti di cottura aggiungendo, di tanto in tanto,
qualche cucchiaio di brodo affinché non si attacchino. A parte,
tenere il brodo in ebollizione, quindi versarvi il riso e lasciarlo
cucinare fino a tre quarti di cottura, dopo di che aggiungere
i piselli e completare la cottura, aggiungendo nel contempo
due cucchiai di prezzemolo tritato. E’ importante che i pisellini
siano abbondanti così la minestra acquisterà il suo bel colore
tipico “verde-pisello”. Condire il tutto con sale, pepe e poco
parmigiano e alla fine questa minestra non dovrà risultare
molto brodosa.
P r i m i
Risi e bisi di Borso (riso con piselli di Borso)
Era il piatto dei Dogi, che veniva consumato in occasione della
festività di San Marco, il 25 aprile. Ed i “bisi”, i piselli più appetiti
erano quelli di Borso del Grappa, un paese del Trevigiano, prossimo
al territorio bassanese, posto ai piedi del Massiccio del Grappa. Da
qui partivano i cesti ricolmi del prelibato ortaggio che avrebbe poi
allietato le tavole dei maggiorenti della Serenissima.
Ingredienti per 6 persone
Zucca
Riso
Brodo
Olio di tartufo
Tartufo
Burro
Parmigiano
Olio extravergine d’oliva
Brandy
n.
1
gr. 500
lt. 1 circa
q.b.
n.
1
q.b.
q.b.
q.b.
q.b.
Tostare il riso, bagnare con brandy, aggiungere il brodo bollente
e la purea di zucca precedentemente cotta. A fine cottura
mantecare con olio al tartufo, burro, parmigiano e tartufi a
scaglie. Versare in una zucca vuota e servire con un filo di olio
dei Ravani o, in assenza, con olio extravergine d’oliva.
P r i m i
p i a t t i
Risotto di zucca e tartufo dei Colli Vicentini mantecato all’olio dei Ravani
La zucca (“suca baruca” in dialetto veneto) era un alimento di
grande uso negli inverni dei nostri avi mentre il saporito tartufo nero
dei Colli Vicentini era una prelibatezza per pochi. Il nome dell’olio
indicato nel titolo è quello della collina di proprietà del titolare de
La Rosina coltivata anche ad oliveto, ma vanno bene anche altri tipi
di olio d’oliva.
154
Ingredienti per 4 persone
Bigoli al torchio
Anatra giovane media già spennata
Burro
Formaggio parmigiano grattugiato
Carote
Cipolle
Costa di sedano
Foglie di salvia
Sale
Pepe
400 g.
1
100 g
4 cucchiai
2
2
1
30
q.b.
q.b.
155
p i a t t i
Eliminare la testa e le zampe dell’anatra; pulitela, svuotandola
delle interiora. Gettate la cistifellea e conservate le altre
frattaglie. Mettete l’anatra in una pentola con abbondante
acqua fredda. Aggiungete tutte le verdure, salate e ponete
sul fuoco. Fate cuocere per un’ora da quando l’acqua inizia a
bollire. Tagliate a pezzetti le frattaglie. Fate rosolare il burro
con la salvia in una casseruola. Disossate la rimanente anatra,
metterla con le interiora nella casseruola ed unite due mestoli
di acqua di cottura dell’anatra. Salate, pepate e fate cuocere
a fuoco lento per circa mezz’ora. Quando l’anatra è pronta,
toglietela dal brodo e scolatela. Rimettere il brodo sul fuoco
e, quando bolle, versatevi i bigoli. Cuoceteli per 12 minuti, in
modo che l’anima resti dura. Scolate i bigoli, conditeli con il
sugo e il formaggio parmigiano. Mescolate e servite.
P r i m i
Bigoli co’ l’arna (bigoli con l’anitra)
Ecco un altro piatto tipicamente veneto, nato anzi nel Thienese. Un
tempo l’anitra era fra i più pregiati animali da cortile e la si allevava
proprio per poter contare sulla sua carne dal sapore morbido e dal
gusto delicato.
Ingredienti per 10 persone
Bigoi
Sarde
Olio d’oliva
Cipolle
gr.
gr.
gr.
gr.
900
600
200
600
In una casseruola mettere l’olio, la cipolla affettata, le sarde
diliscate, pepe e far cuocere a fuoco non troppo forte per
quindici minuti circa (le cipolle devono essere affettate
sottilissime, se necessario, bagnare con poca acqua). Con
la salsa ottenuta, condire i “bigoi” lessati al dente. Servire
caldissimi.
P r i m i
p i a t t i
Bigoi in salsa (spaghetti scuri in salsa di sarde)
Era il piatto tipico dei venerdì di Quaresima quando la Chiesa
imponeva che si dovesse “mangiar di magro”. I “bigoi” venivano
fatti in casa con farina poco lavorata. Si faceva passare la pasta
ottenuta attraverso un torchietto azionato a mano con trafile dalle
diverse dimensioni.
156
Ingredienti per 10 persone
Fioretta
Farina 0
Uova
Burro
Formaggio grana
Erba salvia
Sale
Noce moscata
gr.
12
gr. 1200
n.
6
gr. 300
gr. 300
gr.
50
q.b.
q.b.
Incorporare le uova nella fioretta, aggiungere la farina
setacciata, salare ed unire un pizzico di noce moscata
grattugiata. Lasciare riposare l’impasto per mezz’ora. Con
l’aiuto di due cucchiai, far cadere delle particelle di impasto
nell’acqua bollente salata; quando gli gnocchi verranno a
galla, lasciarli cuocere per almeno due minuti, pescarli con
delicatezza, disporli nel piatto, cospargerli con abbondante
parmigiano grattugiato ed irrorarli con del burro nocciola
aromatizzato con foglie di erba salvia.
P r i m i
Gnocchi con la “fioretta”
E’ un piatto estivo che si consumava nel periodo dell’alpeggio
quando montanari, dal siero del latte, ottenevano, per l’appunto, la
“fioretta”. Ci sono ancora trattorie del Vicentino che lo propongono.
L’importante è valutare la consistenza della “fioretta” per evitare
che gli gnocchi si sfaldino al momento della cottura.
p i a t t i
157
p i a t t i
P r i m i
Gnocchi con cinghiale scotto
Il cinghiale è ormai animale di casa anche dalle nostre parti. Un
tempo per mangiarne la carne bisognava spostarsi nelle zone
appenniniche della Toscana, dell’Emilia e di altre regioni. Ora non
più. Qualcuno ha voluto introdurlo anche nei nostri boschi e così,
ecco disponibile nel Bassanese, una carne dal sapore particolare.
Qui la troviamo sposata con la pasta dolce degli gnocchi.
Ingredienti per 8 persone
Per il ragù
Polpa di cinghiale
Cabernet di Breganze strutturato
Scalogno
Costa di sedano
Passata di pomodoro
Burro
Olio extra vergine di oliva
Per la marinatura del cinghiale
Cabernet giovane di Breganze
Carota
Cipolla
Costa di sedano
Pezzo di cannella
Chiodo di garofano
Per gli gnocchi
Patate vecchie per gnocchi
Farina Bianca 00
Uova intere
Parmigiano reggiano
Noce moscata
kg.
n.
n.
lt .
n.
n.
n.
n.
n.
1,5
q.b.
3
1
q.b.
q.b.
q.b.
1
1
1
1
1
1
kg.
1,2
gr. 300
n.
2
gr. 200
una grattugiata
Tagliuzzare il cinghiale a pezzettini piccoli e lasciarlo marinare per due
giorni in frigo. Scolarlo eliminando tutti gli aromi e scottandolo in una
padella di ferro con un filo d’olio. Eliminare il liquido ottenuto. In una
casseruola preparare un fondo con il sedano e lo scalogno ed un filo
d’olio extra vergine di oliva. Aggiungere il cinghiale, lasciar insaporire,
salare e coprire con il vino rosso e con la passata di pomodoro.
Portare avanti la cottura finchè la carne si disfa. Aggiungere una
bella noce di burro e il sugo è pronto per condire. Per gli gnocchi,
invece, lessare le patate con la buccia in acqua salata.Quando hanno
raggiunto la cottura soda, scolarle, pelarle e passarle al passaverdura.
Preparare una fontana ed impastare il tutto. Aggiustare di sapore.
L’impasto dovrà risultare compatto e morbido. Ricavare dei
serpentelli della grossezza desiderata, infarinarli, allinearli e tagliarli a
pezzettini. Sul rovescio di una grattugia per il formaggio comprimere
lo gnocco con una leggera spinta. Si formeranno cosi i classici gnocchi
rigati ,prenderanno meglio il sugo. Lessarli in acqua salata e bollente.
Scolarli condendoli con il sugo.
158
Ingredienti per 8 persone
Pasta all’uovo al cumo
Petti di piccione
Ciliegie
Scalogno
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe
gr.
n.
gr.
n.
600
4
300
1
q.b.
q.b.
Confezionate la pasta all’uovo aromatizzata al cumo. Stendete
la sfoglia e tagliatela con l’apposita rotella per pasta in quadrati
non molto grandi ottenendo in questo modo gli “stracci”.
Passate quindi alla salsa. Tritate finemente lo scalogno, fatelo
poi imbiondire in padella con un filo d’olio e cucinatevi quindi i
petti di piccione per qualche minuto. Se necessario, aggiungete
qualche cucchiaio di bordo e, infine, unitevi le ciliegie
snocciolate e tagliate a spicchi. Salate e pepate.
Cuocete gli stracci in abbondante acqua salata, scolateli e
passateli in padella con le ciliegie e il fondo di cottura del
piccione per qualche secondo. Servite accompagnando con i
petti tagliati a fettine.
P r i m i
Stracci con cumo, piccione e ciliegie
E’ un ottimo primo piatto piuttosto sostanzioso. Il cumo, per chi non
lo conosca, è un’erba di montagna dal sapore inconfondibile usata
sia da sola per la confezione di risotti, sia per regalare vivacità ad
altri ingredienti.
p i a t t i
159
p i a t t i
S e c o n d i
S e c o n d i
p i a t t i
Cappone in “canevera” disossato
Il cappone è un animale da cortile che solitamente veniva usato, in
cucina, alla fine dell’anno o nei matrimoni contadini che duravano
da mezzogiorno alla sera. La “canevera” (in italiano il bambù o la
canna indiana) serve a sfiatare il vapore che si accumula all’interno
della vescica del maiale in maniera lenta in modo tale da lasciare
inalterati i profumi che cede, con la cottura, la carne del cappone.
Ingredienti per sei persone
Un cappone
Carota
Gambo di sedano verde
Spicchio di scalogno
Cipollotto
Vesciche di maiale
Pezzi di bambù o canna indiana
Sale integrale marino e pepe a pezzi
circa Kg
n.
n.
n.
n.
n.
n.
2,5
1
1
1
1
2
2
q.b.
Pulire e disossare il cappone con la pelle, dividerlo in due
parti, distenderlo su un tagliere, salare e pepare, aggiungere la
verdura tagliata a listarelle.
Arrotolarlo e inserire il rotolo nella vescica.
Legare l’apertura della vescica con dello spago da cucina e
inserire il bambù che avrete tagliato fra i due nodi in modo da
permettere l’evaporazione del prodotto.
In una pentola alta far bollire dell’acqua salata, mettere il
cappone e lasciarlo bollire dolcemente per circa un’ora e
mezzo o due ore facendo attenzione che la vescica non si
rompa e che la bocca della canna di bambù rimanga sempre
fuori dall’acqua.
A cottura ultimata estraete il cappone dalla vescica, facendo
attenzione di recuperare il brodetto che si è formato
all’interno e che verrà utilizzato, leggermente ristretto, per
condire il cappone.
Si può servire con della salsa al cren (rafano) o della mostarda
a base di verdure. La salsa al rafano si prepara pulendo bene il
rafano e grattugiandolo in locale aerato.
Si condisce poi il tutto con aceto, sale e pepe fino ad ottenere
una pastella.
Sistemare l’impasto ottenuto nei vasetti di vetro e lasciare
riposare almeno un mese.
162
Il pollo, assieme alla gallina, era il re del cortile, nelle famiglie
contadine di un tempo. Le nostre nonne lo cucinavano in mille modi,
ma il piatto classico per eccellenza è quello che vi proponiamo:
fatto in “tecia”, nella teglia, semplice, semplice, ma saporitissimo.
Ingredienti per sei persone
Pollo ruspante
Costa di sedano verde
Scalogno
Olio extra vergine
Burro
Lardo
Peperoncino
n.
n.
n.
gr.
1
1
3
q.b.
q.b.
150
q.b.
Pulire il pollo e tagliarlo in 12 parti. Preparare un trito con
lo scalogno ed il sedano, far rosolare in un tegame di coccio,
aggiungere le frattaglie di pollo tritate (fegato, cuore, ventrigli)
assieme al lardo e far stufare. Nel frattempo rosolare il pollo
infarinato leggermente in una padella; salare e pepare. Adagiarlo
sopra al trito, far insaporire e bagnare con del brodo.
Aggiungere il peperoncino e portare a fine cottura a fuoco
molto dolce .
Servire il pollo con della polenta di Marano.
La tradizione vuole che gli avanzi di sugo ed i pezzetti di pollo
rimasti nel coccio, vengano utilizzati il giorno seguente per
condire gli gnocchi o la pasta.
S e c o n d i
Pollo di corte in tecia (in teglia)
p i a t t i
163
p i a t t i
S e c o n d i
Guancia di vitella brasata all’uva e
vino di Breganze con purè di broccoli
Uva di Breganze e broccoli di Bassano: due accostamenti indovinati
in questa ricetta che mette al centro dell’attenzione la tenera carne
della guancia di vitella.
Ingredienti per 6 persone
Guance di vitella pulite e sgrassate
n.
6
Carota
n.
1
Pezzo di sedano
n.
1
Cabernet giovane di Breganze
lt. 0,750
Broccoli di Bassano
gr. 500
Patate
gr. 100
Mazzetto di aromi (alloro, chiodi di garofano, cannella in
stecca, timo, rosmarino, salvia)
n.
1
Sale e pepe
q.b.
Olio extra vergine di oliva
q.b.
Burro
q.b.
Bicchier di latte
n.
1
Noce moscata
q.b.
Formaggio grana
q.b.
Sgrassare le guance a vapore per cinque minuti e rosolarle in una
padella con un filo d’olio. Preparare il trito fino di verdure e rosolarlo
in un tegame; aggiungere le guance, lasciarle insaporire, salare e
pepare e aggiungere gli aromi. Coprire il tutto con il vino e lasciar
cuocere, a fuoco dolce, scoperchiato. Cucinare per circa 2,5 \3ore.
A cottura ultimata togliere le guance, sgrassare, restringere, legare
ed aggiustare di sapore la salsa. Nappare e servire la carne sul
purè di broccoli. Lavare e mondare i broccoli e le patate e lessarli
in abbondante acqua salata con un pizzico di bicarbonato. Passare
il tutto al passaverdura e comportarsi come con un normale purè.
Prima di servire aggiungere una spolverata di grana.
164
E’ questo un piatto che ci viene tramandato dalla cucina aristocratica
del Cinquecento veneziano. Solitamente la salsa veniva usata per
la lepre o per le carni rosse. Nella tradizione più recente, invece, si
abbina alla carne saporita della faraona.
Ingredienti per 10 persone
Faraona
Pancetta
Olio d’oliva
Salvia
Rosmarino
Vino bianco secco
gr. 1500
gr.
50
gr.
50
gr.
20
gr.
20
cl
30
Per la salsa:
fegatini di faraona e pollo
soppressa
filetti di acciuga
prezzemolo
limone
aglio
grana grattugiato
gr.
gr.
n.
gr.
n.
n.
gr.
300
200
3
50
1
2
20
165
p i a t t i
Far rosolare la faraona intera a fuoco vivo in una pirofila con
olio d’oliva, pancetta, salvia e rosmarino. Quando avrà preso
colore, bagnarla con vino bianco, farlo evaporare, insaporirla
con sale e pepe, infornare e completare la cottura lentamente.
Nel frattempo, tritare la soppressa, il prezzemolo, la buccia
di limone, i filetti di acciuga ed uno spicchio d’aglio. Formare
un impasto omogeneo unendovi del formaggio grattugiato,
pan grattato, sale e pepe. Far soffriggere in olio d’oliva e
far cuocere; verso fine cottura unire il fegato tritato. A fine
cottura bagnare con succo di limone e aceto.
S e c o n d i
Faraona con salsa peverada
p i a t t i
S e c o n d i
Coniglio in salsa
E’ una delle ricette più usuali della cucina contadina di un tempo
nella quale si cercava di esaltare la bontà del piatto utilizzando
l’indispensabile. Come si può notare, infatti, gli ingredienti sono
essenziali, ma il risultato sarà sicuramente allettante.
Ingredienti per 6 persone
Coniglio
Fegato di coniglio
Burro
Bicchiere di vino bianco
Bicchiere d’olio
Brodo
Acciughe sotto sale
Uvetta sultanina
Cucchiaino di zucchero
Cucchiai di aceto
Cipolla
Alcuni spicchi d’aglio
Sale e pepe
kg.
n.
q.b.
n.
n.
n.
gr.
n.
n.
n.
1
1
1
1/2
q.b.
2
30
1
2
1
q.b.
Tagliare e lavare il coniglio asciugandolo. Lo si fa poi rosolare
con aglio e olio. Quando ha preso colore, lo si irrora con il vino
bianco finchè questo evapora, aggiungendo, quindi, il burro, il
sale e l’acqua di brodo. Deve essere tutto coperto. Si lascia
bollire il coniglio lentamente sino a cottura. Si taglia a parte
una cipolla aggiungendo le due acciughe ben lavate e diliscate.
Si trita il tutto rosolando con olio d’oliva. Si uniscono poi
l’uvetta prima ammollata, due cucchiai di aceto, il cucchiaino di
zucchero e si lascia cuocere per alcuni minuti. Versare la salsa
così preparata sopra il coniglio e servire con polenta.
166
Ingredienti per 10 persone
Oca
Olio d’oliva
Rosmarino
Salvia
Carote
Cipolle
Sedano
Vino bianco
Sale
Pepe
Sedano bianco
gr. 3000
gr. 100
gr.
10
gr.
10
gr. 120
gr. 120
gr. 100
ml. 100
gr.
30
gr.
5
gr. 1000
Fiammeggiare, sviscerare e lavare l’oca. Imbrigliarla, salarla
e condirla con olio d’oliva. Aggiungere rosmarino, salvia,
carota, cipolla e sedano tritati, sale e pepe. Passare in forno
a 200 gradi e farla rosolare, aggiungere vino bianco secco
e farlo evaporare. Continuare la cottura a tegame coperto,
bagnando con il fondo di cottura. Servire calda con contorno
di sedano in salsa.
S e c o n d i
Oca rosta col saeno (oca arrostista con il sedano)
L’oca, assieme al pollo, al galletto e alla gallina faceva parte, nelle
aie dei contadini, di quel prezioso patrimonio animale che serviva a
sfamare la famiglia. Quella dell’oca, in particolare era una carne più
saporita per cui la si usava in occasioni di particolare importanza.
p i a t t i
167
Ingredienti per 10 persone
Fegato di vitello
Cipolla
Olio di semi
Aceto
Farina
gr. 1000
gr. 1200
gr. 300
q.b.
gr. 100
Affettare la cipolla, far rosolare in padella con olio, bagnare con
poco aceto e far evaporare. Tagliare il fegato a fettine sottili,
infarinare e far insaporire in una padella diversa per alcuni
minuti. Aggiungere la cipolla, il sale ed il pepe e completare la
cottura. Eventualmente aggiungere poca acqua.
S e c o n d i
p i a t t i
Fegato alla veneziana
Partito dal cuore della Serenissima il piatto, che ha radici antiche,
è diventato l’emblema della cucina veneta. La presenza dell’aceto
nella ricetta originaria era dovuto al fatto che il fegato, ai tempi in
cui non esistevano i frigoriferi, presentava un odore forte quando
era stato estratto qualche giorno prima.
168
Ingredienti per 10 persone
Sarde grosse
Farina
Pinoli
Cipolla
Uva passa
Olio di semi
Aceto bianco
Vino bianco
gr. 1000
gr. 200
gr. 100
gr. 2000
gr. 100
gr.
917
ml. 500
ml. 220
Squamare bene le sarde, privarle delle teste e lavarle sotto
acqua corrente; infarinarle leggermente e friggerle in olio fino
a tre quarti della loro cottura. In una parte dell’olio di cottura
delle sarde fare rosolare le cipolle precedentemente affettate
finemente, infine, bagnarle con aceto e vino bianco. Aggiungere
quindi l’uva passa e i pinoli (l’usanza vuole che questi ingredienti
siano aggiunti soltanto d’inverno per aumentarne le calorie). In
una pirofila, sistemare le sarde a strati e fra uno strato e l’altro
stenderne uno di “saor” ancora caldo, in modo da completare
la cottura delle sarde. Finito di coprire anche l’ultimo strato, si
lasciano marinare in un luogo fresco per almeno cinque giorni,
solo dopo saranno pronte per essere servite.
S e c o n d i
Sardele in saor (sarde in carpione)
Un’altra ricetta che arriva direttamente da Venezia e che s’è poi
estesa a tutto il territorio regionale. Si racconta che queste “sardelle”
venissero mangiate nelle barche dei pescatori nel corso della Festa
del Redentore la notte che precedeva la terza domenica di luglio.
p i a t t i
169
p i a t t i
S e c o n d i
Baccalà alla vicentina
La “capitale” italiana del baccalà (lo stoccafisso) è sicuramente
Vicenza e la sua provincia che lo conosce da parecchi secoli. Un
tempo era un mangiare povero che si usava, solitamente, nei
venerdì ed in tutti quei giorni in cui la Chiesa ordinava ai suoi
fedeli di “mangiar di magro”. Ora, nel Vicentino, è attiva anche
una “Confraternita del baccalà” e, sparsi per la provincia, ci sono
ristoranti i quali presentano, fra le tante ricette, quella tipica,
riconosciuta dalla Confraternita, del “baccalà alla vicentina”.
Ingredienti per 10 persone
Stoccafisso bagnato
Formaggio grana
Burro
Acciuga
Cipolla
Prezzemolo
Olio d’oliva
Latte
Farina
gr. 1500
gr. 150
gr. 200
gr. 100
gr. 250
gr.
40
gr. 500
ml. 250
gr. 100
Pulire lo stoccafisso bagnato, tagliare a pezzi di 15 centimetri
di lunghezza. Preparare un pesto di cipolla, prezzemolo,
acciughe e formaggio grana. Disporre in un tegame di
coccio uno strato di stoccafisso infarinato, pepe, sale, una
spruzzatina abbondante di pesto, olio, burro e continuare
fino a completamento. Mettere sul fuoco per dieci minuti a
temperatura bassa, aggiungere il latte bollente e olio fino a
coprire. Far sobbollire lentissimamente per quattro ore senza
coprire.
170
Ingredienti per 10 persone
Stoccafisso ammollato
Prezzemolo
Olio d’oliva
Sale
Aglio
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
500
20
90
10
5
Cuocere lo stoccafisso in un court-bouillon senza aceto.
Togliere la pelle e le spine, quindi ridurre la polpa in briciole
e, sbattendo molto energicamente con un cucchiaio di legno,
aggiungere l’olio a filo. Continuare fino a quando lo stoccafisso
sarà mantecato bene ed avrà assunto un bell’aspetto bianco e
cremoso. Alla fine aggiungere gli altri ingredienti.
S e c o n d i
Baccalà mantecato alla veneziana
Solitamente lo si usa come antipasto, ma può tranquillamente
sostituire un secondo piatto. E’ una versione diversa, questa, dalla
ricetta del baccalà alla vicentina, una versione sicuramente più
raffinata dal momento che il prodotto che si ottiene è molto simile
ad una saporitissima crema.
p i a t t i
171
Il giorno delle Ceneri, chiuso il periodo carnascialesco, nelle osterie
del Bassanese si era soliti consumare, in mattinata, questo piatto
“di magro” che, alla polenta nostrana, e alle aringhe, aggiungeva i
saporiti broccoli degli orti di casa nostra.
Ingredienti per 4 persone
Aringa salata e affumicata
Broccoli di Bassano
Latte
Porro
Spicchi d’aglio
Ciuffo di prezzemolo
Olio extravergine d’oliva
gr.
gr.
cl.
n.
n.
n.
gr.
200
500
250
1
1
1
50
Mettere a bagno l’aringa su 200 cl. di latte per circa dodici
ore. Fare appassire il porro, l’aglio ed il prezzemolo tritati con
l’olio. Aggiungere l’aringa scolata e il rimanente latte e cuocere
a fuoco lentissimo per dieci minuti. Lessare i broccoli. Servire
il tutto con della polenta di mais biancoperla.
S e c o n d i
p i a t t i
Poenta, renghe e brocoi de Bassan
(Polenta, aringhe e broccoli bassanesi)
172
Ingredienti per 10 persone
Acqua
Asparagi bianchi
Uova
Olio extravergine
Sale e pepe
Aceto
lt.
10
gr. 4500
gr. 1120
gr. 200
q.b.
ml.
80
Spellare gli asparagi bianchi e liberarli della parte legnosa del
gambo. Preparare i mazzetti legati con spago bianco. Metterli
verticali in una piccola marmitta con acqua salata bollente e
punte rivolte in alto e fuori dall’acqua. Far bollire per 15-20
minuti a seconda della grossezza. Toglierli un po’ turgidi e
coprirli con un tovagliolo. Lessare le uova per 7-8 minuti con
acqua bollente, togliere dal fuoco affinché il tuorlo resti con la
goccia, cioè morbido. Sgusciare su piatto apposito, adagiare gli
asparagi senza spago. Pestare con i rebbi della forchetta l’uovo
e condire con olio e aceto, insaporendolo di sale e pepe fino
ad ottenere una crema omogenea.
S e c o n d i
Ovi e sparasi alla bassanese (uova e asparagi)
La campagna del Bassanese è conosciutissima per questa nobile
coltura. Dopo avervi proposto, tra i primi piatti, il risotto con gli
asparagi, non potevamo non presentarvi quest’altra classica ricetta
tipica della stagione primaverile nei ristoranti di quel mandamento.
p i a t t i
173
p i a t t i
S e c o n d i
Toresani de Breganze al speo
(colombi terraioli di Breganze allo spiedo)
Le ville dei nobili veneziani o dei ricchi vicentini erano quasi sempre
attorniate da “colombare”, piccole torri erette appositamente per
la nidificazione dei colombi la cui carne tenerissima veniva poi
consumata nei banchetti più prestigiosi. Il vero “toresan”, comunque
è il piccione che finisce allo spiedo senza avere mai volato e che è
stato nutrito solo dalla madre.
Ingredienti per 10 persone
Piccioni
Salsiccia
Lardo
Pane
Uova
Grana
Burro
Salvia
Sale e pepe
Tamaro (spezie)
gr. 2000
gr. 400
gr. 200
gr. 200
gr. 120
gr.
50
gr. 100
q.b.
q.b.
q.b.
Spennare ed eviscerare i piccioni. Rosolare i fegatini e i
cuoricini con burro e salvia. Tritarli ed unirli a salsiccia e pane
ammollato nel brodo. Unire il parmigiano grattugiato ed un
uovo. Farcire i piccioni e chiudere con filo bianco. Infilare
sullo spiedo e bardare con lardo. Far cuocere al fuoco di legna
bagnando di tanto in tanto col sugo di cottura colato nella
leccarda. Una volta pronti, sfilarli e servirli.
174
Ingredienti per 6 persone
Filetti di coniglio
Ciliegie
Aceto balsamico
Burro
Sale e pepe
n.
gr.
gr.
Per lo spumone
Latte
Tuorli d’uovo
Albumi
Formaggio Asiago
Burro
Farina
Sale
dl.
gr.
gr.
gr.
12
300
q.b.
30
q.b.
2,5
4
2
100
50
50
q.b.
175
p i a t t i
Scottate i filetti in una casseruola con un velo d’olio per qualche
minuto. Bagnateli quindi con dell’aceto balsamico e lasciate
evaporare. Passate i filetti nel forno preriscaldato a 200° per
10’. Riponete sul fuoco la casseruola, facendo caramellare il
fondo di cottura; bagnate con un bicchiere d’acqua e lasciate
addensare il tutto. Unite infine una noce di burro e le ciliegie
snocciolate che farete insaporire a fuoco vivo per 5’.
Confezionate quindi lo spumone. Preparate una besciamella
classica sciogliendo il burro e mescolando con la farina e
quindi con il latte bollente. Quando la besciamella si sarà
intiepidita, aggiungete l’Asiago tagliato a tocchetti, i tuorli
d’uovo e i bianchi montati a neve. Amalgamate delicatamente
il tutto e versate il composto in sei piccoli stampini d’alluminio,
cuocendoli poi a vapore a 80° o a bagno maria a 100° per 15’.
Scaloppate i filetti e deponeteli a ventaglio sul piatto assieme
alle ciliegie: sformate poi gli spumoni all’Asiago e concludere
infine con la salsa.
S e c o n d i
Filetto di coniglio con spumone di Asiago dolce
Restiamo sempre nel tema delle ciliegie marosticensi accoppiandole
con il coniglio, tipico animale delle famiglie contadine di un tempo,
e con il dolce formaggio dell’Altopiano. Ne esce un ottimo piatto
ricco di sapori.
p i a t t i
S e c o n d i
Costicine d’agnello alle ciliegie con sformatino di patate
Potrebbe sembrare un piatto pasquale, ma visto che in quel
periodo le ciliegie non sono ancora pronte si deve attendere l’inizio
dell’estate. Indovinato, comunque l’accostamento fra la carne
d’agnello e le ciliegie con l’aggiunta della patata.
Ingredienti per 4 persone
Costicine d’agnello
Ciliegie
Patate
Panna
Grana Padano
Tuorli d’uovo
Cipolla, carota, costa di sedano
Olio extravergine d’oliva
Rosmarino
Aceto balsamico
Sale e pepe
kg.
gr.
gr.
gr.
gr.
n.
n.
1
100
300
100
30
1
1
q.b.
un rametto
q.b.
q.b.
Pulite, sbucciate e affettate le patate; imburrate degli stampini
e adagiatevi le fettine di patate alternate a un composto con il
tuorlo d’uovo, la panna ed il grana grattugiato; salate e pepate.
Ponete quindi gli stampini in forno a 160° per 30’.
Rosolate l’agnello precedentemente pulito e sgrassato in una
casseruola con dell’olio, uno spicchio d’aglio e un rametto di
rosmarino. A metà cottura aggiungetevi l’aceto balsamico e le
ciliegie snocciolate: salate e pepate.
A cottura ultimata, servite con gli sformatini di patate e
nappate con la salsa di ciliegie.
176
Ingredienti per 6 persone
Foie gras
Succo di ciliegie
Pane speziato
Sale e pepe
gr.
dl.
gr.
500
50
200
q.b.
In una padella di teflon ben calda scottate rapidamente il foie
gras, che avrete precedentemente tagliato a fettine sottili;
disponete quindi le scaloppe su ciascun piatto.
Con una piccola parte del grasso rimasto nella padella fate
legare il succo di ciliegie e le ciliegie snocciolate e tagliate a
metà.
Nappate con la salsa le scaloppe e accompagnate con delle
fette di pane speziato ben calde.
S e c o n d i
Foie gras spadellato al succo di ciliegia con pane speziato
Fegato da una parte e ciliegia dall’altro: due sapori in parte
contrapposti che, però, ben si compensano lasciando un gusto dolce
in bocca.
p i a t t i
177
p i a t t i
S e c o n d i
Lepre alla cacciatora
Non c’era contadino, un tempo, che non fosse anche cacciatore.
Inizialmente lo si faceva per necessità, ma poi, con il passare degli
anni, quella della caccia è diventata una passione. La lepre era la
preda fra le più ambite e con le sue carni le ricette da proporre
erano infinite. Qui vi proponiamo quella di Nonna Rosina che ha
sfidato il tempo e che è rimasta intatta, nelle dosi e negli ingredienti
come allora (la stessa può essere usata anche per il capriolo).
Ingredienti per sei persone
Lepre
Vino bianco
Rosmarino
Chiodi di garofano
Sale
n.
lt.
1
0,5
q.b.
q.b.
q.b.
n.
n.
n.
n.
gr.
gr.
gr.
3
1
1
1
200
300
200
q.b.
3
100
100
Per la salsa
Sardine sotto sale
Fegato della lepre
Fegato di coniglio
Limone
Pancetta
Cipolla
Soppressa
Salvia
Spicchi d’aglio
Prezzemolo
Pinoli e uvetta
n.
gr.
gr.
Rosolare la lepre con cipolla e due spicchi d’aglio, un mazzetto di
rosmarino, salvia e chiodi di garofano. A metà cottura aggiungere la
salsa, un quarto di vino bianco, grattugiare un limone, aggiungere due
etti di burro e cucinare a fuoco lento per circa un’ora. Servire la lepre
con la salsa accompagnata da polenta calda e da fagioli di Lamon.
178
Ingredienti per 10 persone
Brodo di gallina
Lumache sgusciate
Cipolle
Lardo
Carote
Olio d’oliva
Vino bianco secco
Aglio
Prezzemolo
Sale
Pepe
Rosmarino
Alloro-salvia
gr.
13
gr. 1500
gr. 320
gr. 200
gr.
170
gr. 100
ml. 500
gr.
25
gr.
110
q.b.
q.b.
q.b.
q.b.
Preparare, in una casseruola di terracotta, un soffritto di
cipolla, carote, aglio, prezzemolo tritato, battuto di lardo e
olio d’oliva ed aggiungere un mazzetto aromatico di salvia,
rosmarino e alloro. Aggiungere le lumache, bagnare con del
vino bianco secco, lasciare parzialmente evaporare e bagnare,
di tanto in tanto, con del brodo. Cuocerle, coperte, a fuoco
lento, per circa otto ore; aggiustare il sapore salando e
pepando. Le lumache saranno da considerarsi cotte quando
risulteranno sufficientemente tenere.
S e c o n d i
Corgnòi o s-ciosi (lumache)
Le zone più umide dei valloncelli che costellano montagne e colline,
oppure le vicinanze dei corsi d’acqua o dei canali di irrigazione,
sono rifugio ambito dalle lumache la cui carne da sempre viene
considerata come ghiotto boccone da intenditori.
p i a t t i
179
p i a t t i
S e c o n d i
Paéta rosta al malgaràgno (tacchinella al melograno)
Piatto autunnale da abbinare al vino nuovo. Per il volatile è arrivato
il tempo del sacrificio ed i contadini lo insaporivano abbondando con
succo e chicchi di melograno, un frutto che matura appunto nella
stagione autunnale. Da preferire la tacchinella femmina per la sua
carne più morbida e saporita.
Ingredienti per 10 persone
Tacchinella
Cipolla
Melograno
Sale
Pepe
Salvia
Lardo
Burro
Olio d’oliva
gr. 3000
gr.
50
gr. 450
q.b.
q.b.
gr.
20
gr. 100
gr.
75
gr. 150
Fiammeggiare la tacchinella, lavarla ed asciugarla, introdurre
all’interno un rametto di salvia e un po’ di sale grosso. Bardarla
con fettine di lardo e porla in una teglia con poco burro e
olio d’oliva. Cuocerla a calore moderato in forno, a metà
cottura bagnarla con il succo di un melograno e di tanto in
tanto bagnarla con condimento che si formerà nella teglia. A
parte far soffriggere con olio di oliva della cipolla tritata, unirvi
le frattaglie della tacchinella tritate e bagnare con il succo di
un altro melograno. A cottura ultimata aggiustare con pepe
e sale. Disporre la tacchinella tagliata a pezzi in una pirofila,
irrorarla di salsa, cospargere i semi di un altro melograno e
passarla in forno caldo per pochi minuti.
180
i
C o n t o r n i
n
Radicchio rosso di Treviso alla griglia
Il radicchio rosso proveniente dalle coltivazioni del Trevigiano ha
ormai invaso il mondo. Lo si usa in particolar modo cotto, o per
esaltare risotti e carni o semplicemente per passarlo alla griglia.
Radicchio di Treviso
Olio extravergine
Sale
Pepe
gr. 1200
gr.
50
q.b.
qb.
Pulire il radicchio, spuntandone le punte e togliendone la radice,
quindi asciugarlo e tagliarlo a metà nel senso della lunghezza,
poi condirlo con olio, sale e pepe e lasciarlo nel condimento
per qualche minuto. Cuocerlo alla griglia portandolo a cottura
a fuoco lento ungendo, di tanto in tanto, con il suo condimento.
Servire caldo.
C
o
n
t
o
r
Ingredienti per 10 persone
182
C
Verse sofegae (verze in umido)
o
Il piatto in questione si accompagna, solitamente, alle carni di
maiale. E’ un tipico abbinamento autunnale che, i contadini,
usavano in occasione dell’uccisione dell’animale, vale a dire in
autunno inoltrato, nel periodo cioè in cui la verza raggiungono la
giusta consistenza e croccantezza negli orti favorita, quest’ultima,
dalle prime gelate.
Ingredienti per 10 persone
gr. 2000
gr. 100
gr. 100
gr.
70
t
Togliere alle verze le foglie esterne, che sono le più spesse
e tagliare le altre in listarelle sottili.Preparare un battuto di
lardo, aglio e rosmarino e farlo soffriggere con un po’ d’olio.
Aggiungere le verze, salare e continuare la cottura a fuoco
molto basso, per circa un paio d’ore, a recipiente coperto.
Così facendo le verze si ammorbidiscono progressivamente,
assorbendo la loro acqua di cottura. Mescolare di tanto in
tanto e, alla fine, aggiustare il sapore.
n
Verze
Lardo
Olio d’oliva
Aglio
o
r
n
i
183
i
D o l c i
Fregolotta
c
Dolce tipicamente trevigiano simile alla “sbrisolona” mantovana.
La si chiama “fregolota”, in Veneto, perché rompendola, si riduce in
“fregole” (briciole) essendo croccante e particolarmente friabile. La
ricetta attuale è quella dell’antica trattoria “Zizzola” di Salvarosa e
dell’omonima industria dolciaria.
Ingredienti per 10 persone
gr.
gr.
gr.
gr.
n.
n.
200
100
100
100
1
1
q.b.
Mettere a bollire un uovo da fare sodo. Pelare le mandorle
sbollentandole in acqua bollente; tostarle in forno non molto
caldo, grattugiarle quindi finemente, sgusciare l’uovo e passare
al setaccio solo il tuorlo sodo. In una terrina capace mettervi
la farina, poi lo zucchero, le mandorle, la vanillina, un pizzico
di sale e mescolare accuratamente. Unire, quindi, il tuorlo
passato al setaccio e il burro, lavorando il tutto velocemente.
Dovrà risultare una palla omogenea da inserire in un sacchetto
di nylon appiattita e poi lasciata riposare in frigo per circa
un’ora al fine di farle perdere elasticità. Imburrare una terrina
di circa 26 centimetri di diametro e stendervi l’impasto con la
punta delle dita. Spolverare con zucchero semolato e cuocere
in forno a 160 gradi (già caldo) per 30 minuti fino a quando
risulta essere dorato e croccante. Sfornare la fregolotta dalla
tortiera solo quando è fredda e servirla su frangino di stoffa.
D
o
l
Farina 00
Burro
Zucchero
Mandorle sgusciate
Uovo (tuorlo sodo)
Vanillina
Sale
184
D
Crema fritta
E’ un dolce che abbraccia un po’ tutta la regione del Veneto e che,
almeno un tempo, si usava consumare nel periodo del Carnevale.
Ora lo si trova in qualsiasi stagione dell’anno.
Ingredienti per 10 persone
ml. 1000
gr. 300
gr. 530
gr. 250
gr.
50
Si mette a bollire il latte con la vaniglia ed il limone. A parte si
sbattono i rossi d’uovo con lo zucchero, le bianche montate
a neve, la farina ed infine il latte. Si pone a cuocere per circa
dieci minuti fintantoché la crema sarà molto densa. Stendere
su marmo oleato regolando lo spessore a circa due centimetri.
Tagliare le losanghe regolari, panarle con uova e pan grattato,
friggerle in olio ben caldo. Lasciare raffreddare e servire.
o
Latte
Farina00
Uova
Zucchero
Olio
l
Bacio al tartufo su crema al rhum
E’ un dessert ipercalorico molto adatto a chi si sta preparando per
sforzi ciclistici di una certa caratura. Gustate senza timore questa
delizia, tanto all’indomani avrete tutto il tempo di smaltire le calorie
assorbite.
Ingredienti per sei persone
gr.
gr.
n.
n.
gr.
500
100
4
1
75
q.b.
q.b.
c
Mascarpone
Zucchero
Tuorli d’uovo
Cucchiaio di nocciolata (Nutella)
Cioccolato nero fondente
Latte
Pan di Spagna e bagna di caffè
Montare i tuorli con lo zucchero, sciogliere il cioccolato
fondente e la nocciolata, aggiungere un po’ alla volta il
mascarpone, lavorare finchè diventa una mousse. In una terrina
sistemare il primo strato con la crema, poi uno strato di Pan
di Spagna imbevuto con bagna al caffè e continuare a strati.
Preparare una crema pasticcera. Quando fredda aggiungere
rhum a piacere e latte e frullare il tutto.
i
185
i
Zaeti (dolci a base di mais)
Ci voleva ben poco, ai tempi delle nostre nonne, per realizzare
un dolce, anche perché c’era ben poco nelle madie. E così, visto
che la farina gialla e la farina bianca non mancavano nella case
dei contadini, l’ingegno delle donne ha prodotto questo prelibato
biscotto.
Farina di mais
Farina00
Burro
Uvetta sultanina
Zucchero semolato
Ammoniaca per alimenti
Vanillina n. 2 bustine
Zucchero a velo
Uova
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
200
200
150
150
160
6
q.b.
50
300
Unire la farina di mais a quella di grano ed aprire a fontana.
Mettere al centro un pizzico di sale, la vanillina, l’ammoniaca
ed il burro sciolto leggermente. Unire anche i rossi d’uovo
montati con lo zucchero e lavorare il tutto energicamente
e uniformemente. Unire quindi l’uvetta messa a bagno nel
vino, impastandola assieme agli altri ingredienti. Formare dei
cilindri di impasto, ricavarne delle losanghe di un centimetro
di spessore e lunghe 6-7 centimetri. Mettere le losanghe su
di una placca e cuocere al forno per 30 minuti circa. Servire
spolverizzando con zucchero a velo.
D
o
l
c
Ingredienti per dieci persone
186
D
Fritole veneziane (frittelle veneziane)
Quando il Carnevale animava le calli veneziane, era consuetudine
consumare per strada queste frittelle, che si potevano acquistare
nelle baracche aperte apposta per quel periodo di allegria. Nel ‘700
il prodotto della pasticceria lagunare diventa “dolce nazionale dello
Stato Veneto”.
Ingredienti per 10 persone
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
cl.
30
500
100
100
100
917
100
40
0,9
l
Sciogliere in un recipiente concavo il lievito di birra con poca
acqua tiepida e lo zucchero; aggiungere la grappa e incorporare
la farina aggiungendo l’acqua occorrente. Lavorare bene la
pasta fino a che non si formino bollicine di aria alla superficie,
quindi coprirla con un tovagliolo e farla lievitare in un posto
caldo. Quando la pasta sarà almeno raddoppiata, incorporare
l’uvetta, i cedrini tritati ed i pinoli, infine, friggere in olio caldo
e scolare le frittelle su carta assorbente, sistemarle su piatto di
portata, dando la forma di piramide, spolverarle con zucchero
a velo e servirle ancora calde.
o
Lievito di birra
Farina
Uva passa
Pinoli
Cedrini canditi
Olio di semi
Zucchero semolato
Zucchero a velo
Grappa o rum
Zabaione al Torcolato
c
Una ricetta semplice, semplice, ma, anche questa piuttosto
energetica. Si “sposano”, per l’occasione, le uova e quel vino passito
(il Torcolato di Breganze) che abbiamo già incontrato in altre
ricette.
Ingredienti per sei persone
Rossi d’uovo
Zucchero
Torcolato
n.
gr.
dl.
6
150
150
In una terrina sbattere i rossi d’uovo con lo zucchero e poi
aggiungervi il Torcolato. Quindi porre il tutto a bagnomaria e
sbattere con una frusta fino ad ottenere un impasto consistente
e spumoso. Servire tiepido con della biscotteria.
i
187
i
Torta “putana”
Altro piatto povero della società contadina di un tempo, preparato
per accontentare principalmente i bambini golosi di dolci. Lo si
chiamava “putana” perché era una torta che andava d’accordo con
tutti quegli ingredienti rimasti dopo le festività natalizie, visto che si
usava prepararlo al termine di quel periodo.
Latte
Farina di mais
Farina 00
Zucchero
Strutto
Burro
Mele
Uva secca
Fichi secchi
Pinoli sgusciati
Grappa
Pane grattugiato
Sale
lt.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
cc.
gr.
1
250
135
190
75
75
600
100
75
75
30
50
q.b.
Preparare una polenta con il latte e le due farine setacciate
e salare leggermente. Cuocere per 15 minuti, rimestando
continuamente con un mestolo di legno. Togliere dal fuoco ed
aggiungere lo strutto, metà del burro, l’uvetta, i fichi tagliati
a pezzetti, i pinoli, le mele a fettine e lo zucchero; profumare
con un bicchierino di grappa. Riportare sul fuoco e cuocere
per altri venti minuti. Imburrare e cospargere, con pane
grattugiato, uno stampo rotondo da pasticceria, versarvi il
composto, livellare la superficie e cospargerla con il restante
pane grattugiato, ponendo dei fiocchetti di burro. Scaldare il
forno, infornare la torta, farla asciugare a calore moderato per
circa un’ora e controllare con uno spiedino di legno.
D
o
l
c
Ingredienti per 10 persone
188
D
Insalata di formaggio caprino di Montegalda
e composta di ciliegie
E’ un dessert un po’ particolare nel quale si può gustare il dolce del
formaggio caprino valorizzato dal miele d’acacia e nobilitato dalle
ciliegie di Marostica.
Ingredienti per 4 persone
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
350
q.b.
300
100
10
10
q.b.
q.b.
l
Mescolate le ciliegie snocciolate, lo zucchero, il miele d’acacia
e la pectina a freddo, quindi fateli cuocere in una casseruola
per circa 20’ a fuoco lento; passate il tutto al setaccio e lasciate
raffreddare.
Nel frattempo disponete dell’insalatina novella su un piatto,
depositatevi accanto delle quenelles di formaggio caprino e
condite il tutto con dell’olio d’oliva extravergine e del pepe
di mulinello.
Quando la composta si sarà completamente raffreddata,
versatene, a parte, un cucchiaio sul piatto e servite.
o
Formaggio caprino
Insalatina novella
Ciliegie
Zucchero
Miele d’acacia
Pectina
Olio extravergine d’oliva
Pepe
c
i
189
i
Torta dolce di polenta e ricotta
Altra fantasia culinaria con due ingredienti che andavano per la
maggiore sulle tavole dei nostri nonni: la ricotta di cui abbiamo
parlato nella ricetta sopra e la polenta, “pane” quotidiano delle
famiglie. Qui polenta e ricotta vengono nobilitati dall’uso di nuovi
ingredienti.
Farina gialla
Acqua
Zucchero
Ricotta
Uvetta sultanina
Pinoli
Tuorli d’uovo
Busta di vanillina
Buccia grattugiata e succo di limone
Pizzico di zafferano
Pizzico di lievito
Bicchieri di latte
Sale
gr.
lt.
gr.
gr.
gr.
gr.
n.
n.
n.
n.
n.
n.
300
1,3
200
350
80
60
3
1
1
1
1
2
q.b.
Sciogliere la ricotta con un po’ di latte tiepido in una terrina,
unire i tuorli battuti con lo zucchero, il succo e la buccia
grattugiata del limone, lo zafferano, il sale, la vanillina ed il
lievito. Mescolare bene il tutto con un cucchiaio di legno.
Preparare a parte una polenta non troppo densa e unire i due
composti completando con l’uvetta. Ungere una teglia con del
burro, versare il composto, lisciarlo in superficie e cospargerlo
di pinoli. Cuocere in forno a 180° per più di un’ora.
D
o
l
c
Ingredienti per 8 persone
190
D
Crema bruciata al cioccolato fondente,
caffè e arancio
Come dessert è un piatto delizioso che richiede l’utilizzo di prodotti
quotidiani delle antiche famiglie contadine. Nel dopoguerra si
aggiungeva volentieri il cioccolato che le truppe americane non
facevano mancare nei loro passaggi fra i paesi e le città del
Veneto.
Ingredienti per 6 persone
lt.
gr.
n.
0,5
100
6
q.b.
Latte
Zucchero
Tuorli d’uovo
Cioccolato fondente
lt.
gr.
n.
gr.
0,5
100
6
80
Latte
Zucchero
Tuorli d’uovo
Bucce d’arancio grattugiate
lt.
gr.
n.
n.
0,5
100
6
3
l
Bollire il latte con l’aromatizzante (arancio, oppure cioccolato,
oppure caffè, oppure un ingrediente a vostro piacere come
zenzero, limone, fragola, cannella ecc.) Aggiungere i tuorli e
lo zucchero precedentemente montati Spegnere. Versare il
composto negli stampini e cucinare a bagnomaria per circa
15\20 minuti a 150 gradi. L’impasto cotto deve risultare
cremoso. Servire gratinato con un po’ di zucchero bruciato
con il cannello.
o
Latte
Zucchero
Tuorli d’uovo
Chicchi di caffè
c
i
191
i
Torta di ciliegie della tradizione
Il Marosticense è terra di ciliegie per eccellenza. Le varietà prodotte
si sprecano, sia quelle autoctone, sia altre importate dalla Francia
per resistere meglio alle variazioni climatiche. In questa ricetta vi
proponiamo l’utilizzo dei duroni, una varietà di ciliegie che chiude la
stagione cerasicola e che ben si presta all’uso gastronomico per la
sua polpa più consistente.
Ciliegie durone da snocciolare
Burro
Uova
Zucchero
Latte
Farina
Sale
Bustina di vanillina
Bustina di lievito
gr.
gr.
700
150
3
gr. 200
lt.
0,5
gr. 250
un pizzico
n.
1
n.
1
Amalgamare il burro con lo zucchero ed il sale aggiungendo le
uova una alla volta.
Si continua a mischiare la vanillina ,il lievito sciolto nel latte e la
farina sino ad ottenere un impasto omogeneo e semidenso.
Aggiungere le ciliegie snocciolate al composto e versare
l’impasto ottenuto in una tortiera precedentemente ricoperta
da carta forno.
Cospargere di zucchero e cucinare in forno già caldo a 160°
per circa un’ora.
D
o
l
c
Ingredienti per 6 persone
192
D
Crostata di ricotta
Fa parte anche questo dessert delle cucina povera di un tempo
quando la ricotta (in dialetto veneto “la puina”) faceva parte del
mangiare delle famiglie contadine. Erano anni in cui non si buttava
nulla. Ricordiamo però che la ricotta di allora era ben diversa da
quella che si acquista oggi nei negozi di generi alimentari.
Ingredienti per 8 persone
Dosi per la pasta frolla
kg
_
gr. 250
gr. 250
due rossi uno intero
n.
1
un pizzico
o
Farina 00
Zucchero
Burro
Uova
Buccia di limone grattugiata
Sale
Dosi per l’impasto
gr.
gr.
gr.
gr.
gr.
rossi
125
25
125
500
60
3
n.
n.
1
1
l
Zucchero
Burro
Uvetta
Ricotta
Farina di riso
Uova
Buccia e succo di un limone
Noce moscata
Bicchierino di grappa
Montare il burro con lo zucchero e aggiungere a poco a poco
le uova, poi la ricotta spremuta e passata al setaccio, quindi la
farina di riso, l’uvetta, il succo e la buccia di limone, la grappa.
Versare il tutto dentro uno stampo rivestito di pasta frolla e
cucinare in forno a 180° per 40 minuti.
c
i
193
Note
Note
Note