Avvenire - archivio 2015,Prosegue il cammino dei Catecumeni che

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Avvenire - archivio 2015,Prosegue il cammino dei Catecumeni che
Con il convegno di pastorale
giovanile
aperta
ufficialmente
la
fase
preparatoria del Sinodo
Il rapporto giovani-fede: questo l’attenzione del Convegno
diocesano di pastorale giovanile che, nel cuore della
Settimana dell’educazione, ha visto convenire nel pomeriggio
di sabato 28 gennaio in Seminario giovani, educatori e
sacerdoti.
L’incontro si è aperto con il momento di preghiera
“ambientato” nella cameretta di una ragazza, seduta sul letto
ad ascoltare musica. La canzone “Andate per le strade” che ha
poi riletto proponendo alcuni spunti di riflessione. Ulteriori
suggestioni sono arrivate da due operatori ecologici – anche
in questo caso due giovani dello staff della FOCr – intenti a
ripulire la strada dai mozziconi.
E ancora due testimonianze dal pubblico, parlando del tempo e
che hanno portato a scoprire un orologio a pendolo che è stato
messo in moto. Proprio l’oscillazione del pendolo è stata
assunta, infatti, come immagine caratteristica del Sinodo
diocesano dei giovani che,
con il convegno di pastorale
giovanile, ha visto aprire ufficialmente la “fare
preparatoria”, tempo privilegiato di ascolto.
Ha quindi chiuso questo momento introduttivo la preghiera del
Sinodo, introdotta dal Vescovo che ha sottolineato
l’importanza di tempo per riflettere, in altre parole «per
diventare un riflesso della potenza di amore e di salvezza che
ha creato il tempo e l’ha riempito di sé».
Le riflessioni nella preghiera iniziale
Il pomeriggio è quindi proseguito con l’intervista ai due
ospiti. Primo a salire sul palco il sacerdote bresciano don
Raffaele Maiolini. Il suo intervento è stato introdotto da un
video.
Stimolato dalle domande di Elena Poli della FOCr, don Maiolini
ha anzitutto aiutato a capire come intelligenza e fede possano
coniugarsi perfettamente, smentendo così molti luoghi comuni.
Chi crede, dunque, non è chi «stacca il cervello». Ma guai a
credere ciecamente, per fideismo, senza usare il cervello.
L’intelligenza, infatti, va intesa come capacità di leggere in
profondità. Da qui un vero e proprio invito a spingere
all’intelligenza. Una necessità verso la quale proprio il
Cristianesimo ha sempre indirizzato, insegnato a studiare per
imparare a pregare.
Poi il tema delle questioni decisive che devono essere prese
in modo personale. Eppure di pari passo vi è il desiderio di
condivisione con gli altri. Happy hour, tatuaggi e tifo da
stadio in curva sono stati i modi per approfondire questa
tematica, portando sul tavolo in modo accattivante e efficace
grandi questioni.
E
poi
ancora
un
approfondimento
sul
tema
della
fede,
riprendendo anche grandi pensatori non certo di area cattolica
o cristiana. Sino a giungere a illustrare il termine «amen»,
da tradurre «stare in piedi sulla roccia», per capire su chi
appoggiare la propria vita. Un’altra immagine è stata poi
quella del Crocefisso, guardato in orizzontale, e interpretato
come chiave che può aprire le porte.
Dialogo con don Maiolini
Registro molto differente quello che ha caratterizzato il
secondo approfondimento, quello che ha visto protagonista il
prof. Franco Garelli, anch’egli introdotto da un video.
Il prof. Garelli è autore di diverse pubblicazioni e da ultimo
“Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio?”,
dedicato alle sfaccettature dell’appartenenza religiosa
giovanile in Italia. Una indagine che aiuta a fotografare la
situazione catalogando cinque tipi di religiosità tra i 18 e i
29 anni: quella dell’alieno (che è fuori da ogni riferimento
religioso), dell’insecolarizzato (solo con una formazione
religiosa di base), del naufrago (che navigando in acque
profane ha trovato un approdo religioso), dell’intermittente
(che a seconda delle stagioni o degli stati d’animo sono più o
meno lontani dalla fede) e del convinto attivo. Rispetto a
quest’ultima situazione il numero è certamente più ridotto che
in passato, ma con una maggiore “qualità”. Altro elemento
sottolineato il fatto che gran parte ha vissuto esperienze
religiose positive in passato, ma alle quali ha posto fine
dopo l’adolescenza, pur ricordando ancora in modo positivo
quella esperienza.
Incalzato dalle domande di
Andrea Cariani della FOCR, il
prof. Garelli ha approfondito ulteriormente i risultati
dell’indagine evidenziando come i gruppi di aggregazione non
si formino a partire da convinzione ideologiche o di fede e
che al loro interno vi sia molto più rispetto che in passato
circa il fatto di credere o meno. Non solo: molteplici
risultano le appartenenze, con i giovani che possono far parte
di più gruppi, non necessariamente collegati tra loro. Giovani
– ha sottolineato ancora – alla ricerca di risposte.
Dialogo con il prof. Garelli
Il convegno si è quindi chiuso con alcuni ulteriori stimoli da
parte dei due relatori e don Paolo Arienti, incaricato
diocesano per la Pastorale giovanile, che ha guardato al
cammino del Sinodo dei giovani: quello diocesano che, appunto,
entra nella sua fase preparatoria, ma in parallelo anche
quello voluto da Papa Francesco.
«Noi vogliamo ascoltare i giovani per ascoltare Cristo – ha
quindi concluso il Vescovo –. È una grande necessità non solo
sociologica o pastorale, ma spirituale, metterci alla sua
sequela non rinunciando a essere adulti, ma vivendo da adulti
talmente sulle tracce di Cristo da saperlo vedere nella vita
che cambia».
Conclusioni del convegno
Photogallery dell’incontro
In serata un altro appuntamento: alle 21, presso la sala
Giovanni Paolo II di Castelleone lo spettacolo “I promessi
sposi”, intramontabile vicenda di scelte, ostacoli e
benedizione di Renzo e Lucia. [Leggi il resoconto della
serata]
La Settimana dell’educazione proseguirà poi nelle comunità
parrocchiali, con i vari programmi attivati in loco guardando
alla festa di san Giovanni Bosco. Proprio in questo senso
l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile propone due schemi
di incontro-preghiera: uno sulla Parola e un altro di
adorazione, ma la sollecitazione è anche quella di un incontro
con gli operatori oratoriani per condividere passi e
strumenti. A disposizione restano i materiali pensati per
l’anno 2016/2017 (“Come luce nel mondo”) tutti recuperabili
sul sito focr.it.
L’incontro con fr. John di Taizé
La Settimana dell’educazione di quest’anno si prolungherà
idealmente sino al 12 febbraio, con la presenza in diocesi di
fr. John della Comunità di Taizé, meta della proposta estiva
giovani con il Vescovo Antonio. Nel tardo pomeriggio di
domenica, presso la chiesa del Maristella, a Cremona, il
membro della comunità ecumenica fondata da fr. Roger aprirà
l’incontro con una testimonianza sull’esperienza storica,
spirituale e culturale della Comunità francese, da sempre meta
di presenze giovanili da tutte le parti d’Europa e del mondo.
Dopo una pausa-buffet, sarà la volta della preghiera secondo
lo stile proprio di Taizé. Il tutto in attesa del viaggio dei
giovani, insieme al vescovo Antonio, ad agosto in Francia per
una settimana di spiritualità presso la comunità fondata da
frère Roger.
Dai
Promessi
Sposi
un
messaggio di misericordia
All’interno della Settimana dell’Educazione 2017 ha trovato un
posto particolare il musical «I promessi sposi» proposto dai
ragazzi dell’Oratorio di Castelleone, spettacolo che è il
frutto di un lavoro comune che sperimenta in modo originale e
creativo una proposta educativa. Il gruppo teatrale
Dirottateatro, da alcuni anni attivo all’interno dell’oratorio
di Castelleone, opera con l’obiettivo di riuscire ad
avvicinare ragazzi e giovani a una seria proposta di vita
attraverso la preparazione di spettacoli teatrali. Solitamente
la scelta privilegia il genere musical, anche perché la musica
è una forma artistica coinvolgente e molto apprezzata dal
pubblico giovanile.
Nella costruzione e nella preparazione degli spettacoli i
giovani sono accompagnati da diverse figure di adulti che si
mettono in gioco con i ragazzi, mettendo a loro disposizione
competenze professionali nell’ambito teatrale, ma soprattutto
per un ruolo educativo. Nel 2016 il gruppo Dirottateatro ha
scelto di portare in scena per la festa dell’oratorio,
tenutasi in settembre, un musical che è un libero adattamento
del romanzo di Alessandro Manzoni «I promessi sposi», al quale
è stato aggiunto come sottotitolo «Il perdono è misericordia»,
riprendendo così anche il tema del Giubileo straordinario
dedicato appunto alla misericordia.
Il perdono è uno dei temi che attraversa il romanzo
manzoniano: da quello concesso a fra Cristoforo dal fratello
dell’uomo che aveva ucciso per arrivare a quello di Renzo a
don Rodrigo, perdono che arriva attraverso la misericordia
quando la grazia si manifesta nei cuori degli uomini. Il
musical ha riscosso un successo immediato presso il pubblico
castelleonese, grazie alla bravura e all’impegno di tutti
coloro che hanno partecipato alla sua realizzazione, segno di
come un progetto comune e condiviso, in cui ognuno si sente
importante e accolto con le sue qualità e doti, possa
stimolare le energie migliori.
Il musical è stato già replicato in ottobre presso l’oratorio
di Offanengo ed è stato anche proposto all’interno della
Settimana dell’Educazione. Nella serata di sabato 28 gennaio
la Sala della Comunità Giovanni Paolo II ha visto una numerosa
presenza di giovani provenienti dalle diverse zone delle
diocesi che hanno dato viva dimostrazione di aver apprezzato
lo spettacolo con frequenti appalusi, anche a scena aperta.
In prima fila anche il vescovo, mons. Antonio Napolioni, il
quale, al termine della rappresentazione, è salito sul palco
per congratularsi con tutti gli interpreti, soprattutto per la
loro capacità di tradurre in forma moderna e accattivante il
messaggio del romanzo manzoniano. La proposta del musical «I
promessi sposi – Il perdono è misericordia» ai giovani
dell’intera diocesi è la realizzazione di un percorso
educativo che investe sui giovani e sul futuro. È anche segno
tangibile di come non si debba abdicare nell’offrire ai
giovani, ma anche agli adulti, percorsi di vita che guardino
con speranza al domani.
Eugenio Clerici
Nomine del vescovo Napolioni:
mons. Lafranconi assistente
dell'istituto
S.
Angela
Merici
e
don
Rini
di
Coldiretti
Mons. Antonio Napolioni, con decreti in data 25 gennaio 2017,
ha nominato:
• S. E. Mons. Dante Lafranconi Assistente Ecclesiastico della
Compagnia «S. Orsola» – Istituto Secolare «S. Angela Merici»
di Cremona
• il Rev.do Mons. Vincenzo Rini Consigliere Ecclesiastico
della Federazione
Cremona.
Provinciale
«Coltivatori
Diretti»
di
Gemellaggio
terremoto/26.
Consegnato
il
contributo
dell’A.S.D. Dinamo Zaist
28 gennaio 2017
Nei giorni scorsi (mercoledì 25 gennaio) a Camerino ho
partecipato ad un proficuo incontro in Curia sulla mappatura
che l’Arcidiocesi sta avviando. I lavori sono iniziati alle
14.30 con la promessa di terminare prima del tramonto perché
le strade gelano (… lo dico subito che non ci siamo riusciti)
ed è stata per me la prima occasione per conoscere tutti
coloro che stanno realizzando questo ambizioso progetto.
La Diocesi di Camerino-San Severino Marche desidera infatti
intraprendere un percorso di conoscenza della realtà socioeconomica e pastorale di tutto il territorio con l’aiuto dei
parroci e dei volontari locali. Il progetto è voluto
dall’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro e dal direttore
della Caritas diocesana, mons. Luigi Verolini, in
collaborazione con l’Ufficio di pastorale giovanile guidato da
suor Gina Masi. In questa occasione ho incontrato Matteo,
operatore che in Caritas a Genova si occupa dei senza dimora.
La Caritas di Genova si è gemellata con la Caritas di Camerino
e sarà interessante e stimolante confrontarsi tra noi. A guida
dell’incontro di mappatura abbiamo avuto l’arcivescovo
Brugnaro che spesso ci ha riportati sulla necessità di educare
alla carità, specialmente se è quando la si è ricevuta. Il
prossimo incontro di équipe sulla mappatura lo avremo il 31
gennaio, questa volta preceduto da un pranzetto insieme, così
da avere la possibilità di conoscerci meglio.
Il giorno seguente (26 gennaio) mi sono recata con Corrado,
referente della Caritas vicariale di Castelraimondo e agronomo
per professione, a visitare l’azienda “Angeli”, a Capriglia,
una deliziosa frazione di Pieve Torina. Mirco e Giovanni sono
due giovani imprenditori e allevatori di pecore e vacche,
inoltre coltivano legumi, zafferano e tartufi e producono
formaggio. Hanno uno spaccio che si chiama “Delizie dei
fratelli Angeli”, ma in vendita non c’è molto perché il
terremoto ha rovinato tutto. Abitano con gli anziani genitori
lì vicino ai loro animali, perché – mi spiegano – gli animali
non si devono lasciare mai. Ripetono che qui sono tutti
“stracchi”, cioè stanchissimi, perché le condizioni di vita
sono pesanti: i genitori dormono in una roulotte senza
servizi, loro due e la moglie di Mirco in un vecchio container
che fa condensa continuamente. A mangiare si recano in una
stanzetta con la stufa, vicino alla casa inagibile, mentre
intorno è tutto ghiaccio e fango.
A Capriglia di solito vi abitano circa trentacinque persone:
adesso sono rimasti loro e due coppie di anziani. Un gruppo di
studiosi dell’università di Costanza ha messo dei collari
speciali a un cane, una pecora e una vacca perché stanno
facendo uno studio sulla correlazione tra la sensibilità degli
animali e l’imminenza dei terremoti. Giovanni ha la voglia di
chi, a ventisei anni, non si rassegna a vedere finire tutto
così e pensa a che cosa si può fare per riportare vita nella
sua piccola Capriglia. Giovanni e Corrado mi raccontano di
istrici, tassi e delle ghiande rovinate dalla brinata tardiva
e poi ancora dei cinghiali che si sono mangiati tutti i bulbi
del fiore di zafferano.
Sotto allo strato di ghiaccio di un rivolo vedo scorrere
l’acqua: la voglia di vivere trionfa.
Questa sera (sabato 28 gennaio), a Cremona, ho incontrato le
pallavoliste dell’A.S.D. Dinamo Zaist. Le ragazze, che giocano
nel campionato di serie C, insieme alla società sportiva che
fa riferimento all’oratorio di S. Francesco d’Assisi, nel
quartiere Zaist di Cremona, hanno raccolto 500 euro che hanno
devoluto alle popolazioni terremotate del Centro Italia, nello
specifico attraverso i progetti che Caritas Cremonese sta
portando avanti in loco.
Domani pomeriggio ripartirò per Pian di Pieca insieme alla
psicologa Gloria Manzoli. Tanti gli appuntamenti già in
agenda, tra i quali uno anche molto particolare: la visita a
Camerino del Presidente della repubblica Mattarella, che
incontrerà la gente del posto proprio nel tendone riscaldato
realizzato grazie al contributo dei cremonesi.
Photogallery
Nicoletta D’Oria Colonna
operatrice Caritas Cremonese
Speciale terremoto con il diario dei giorni precedenti
Aperte
le
iscrizioni
al
pellegrinaggio adolescenti a
Roma
Anche quest’anno nei giorni successivi a Pasqua si svolgerà il
consueto pellegrinaggio diocesano a Roma per i ragazzi di 14 e
15 anni. “Lascia la tua orma” è lo slogan dell’iniziativa,
promossa dalla Federazione Oratori Cremonesi, guidata da don
Paolo Arienti.
La proposta del pellegrinaggio, i cui dettagli sono ancora in
fase di definizione, inizierà come sempre all’alba del Lunedì
dell’Angelo. Il 17 aprile, infatti, è previsto il viaggio in
pullman alla volta della Capitale, dove nel pomeriggio il
pellegrinaggio si aprirà ufficialmente con la celebrazione
presso la basilica di Santa Prassede.
In serata per tutti vi sarà uno spettacolo di animazione a
cura del Magicoberu e dello staff Focr presso l’auditorium del
Seraphicum, dove è previsto il pernottamento secondo due
modalità. In modo più spartano presso la palestra con sacco a
pelo e docce in comune (quota 150 euro) o in camere (singole,
doppie o multiple sino a 6 letti) con bagno privato (quota 190
euro).
A caratterizzare la giornata di martedì 18 aprile sarà come
sempre un itinerario spirituale per l’Urbe. Pranzo insieme.
Nel pomeriggio incontro di testimonianza presso il centro
Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia.
Quindi spazio libero a disposizione dei gruppi con rientro
autonomo al Seraphicum.
La tre giorni si concluderà mercoledì con la partecipazione
all’udienza generale di Papa Francesco. Dopo il pranzo libero,
la partenza per il rientro.
Le adesioni si ricevono direttamente nelle parrocchie. Per
singoli o piccoli gruppi isolati, previa informazione
all’oratorio di appartenenza, è possibile iscriversi
direttamente presso la Federazione Oratori Cremonesi. La quota
comprende il viaggio, assicurazione, gadget, pernottamento e
prima colazione.
Locandina del pellegrinaggio
Dettaglio delle proposte di viaggio
La ProfiloTours ora viaggia
anche sul web
Nuova vetrina per l’agenzia turistica diocesana ProfiloTours,
ora anche sul web. Attivo, infatti, il nuovo sito internet
www.profilotours.it. Specializzata nelle proposte di
pellegrinaggi in Terra Santa, a Roma e nei principali santuari
mariani del mondo, come Lourdes e Fatima, l’agenzia promuove
anche il turismo religioso e veicola un turismo a misura
d’uomo nelle principali località d’arte europee e mondiali.
Da qui appunto il nome ProfiloTours: un “profilo” qualificato
per un turismo attento all’uomo che viaggia, attento alle
destinazioni, attento alla “madre terra”,
sostenibilità ambientale della proposta.
per
una
L’Agenzia viaggi e turismo ProfiloTours srl è stata costituita
nel 1985 con capitale proprio della Diocesi di Cremona e
partecipata da Brevivet spa, allo scopo di fornire alla
pastorale uno strumento tecnico indispensabile. È, infatti, il
supporto tecnico dell’Ufficio diocesano per la Pastorale del
tempo libero e dei pellegrinaggi, il cui incaricato – don
Roberto Rota – ne ricopre il ruolo di presidente. La direzione
tecnica dell’agenzia è affidata, invece, a Gianluigi Gremizzi,
affiancato dall’operatrice Sonia Amici.
Tutte le informazioni sulle proposte di viaggio ora non
saranno più disponibili solo presso gli uffici dell’agenzia,
in piazza S. Antonio Maria Zaccaria 2, proprio di fronte al
portone meridionale della Cattedrale, nel complesso edilizio
di Palazzo Vescovile. Basta un click per conoscere tutte le
novità, ben visibili nell’home page dinamica del sito.
In modo immediato, attraverso il menu del sito, inoltre, è
possibile conoscere con facilità le diverse proposte di
itinerario in agenda: pellegrinaggi veri e propri accanto a
proposte più di tipo culturale con l’iniziativa “Orizzonti di
fede”. Non mancano neppure escursioni giornaliere o itinerari
alla scoperta delle bellezze presenti in diocesi.
Il nuovo sito internet della ProfiloTours si affianca a
quello, più di tipo pastorale, dell’Ufficio diocesano per la
Pastorale del tempo libero e dei pellegrinaggi
(www.diocesidicremona.it/turismo-pellegrinaggi).
«La conversione obiettivo
primario della mia vita»
«San Paolo mi ha sempre accompagnato nella mia vocazione e
l’ordinazione episcopale nel giorno che fa memoria della sua
conversone mi ha continuamente spinto a considerare la
conversione come l’obiettivo primario della mia vita». È la
confidenza, intima e delicata, che il vescovo Lafranconi ha
condiviso con la folta assemblea che mercoledì 25 gennaio è
convenuta in Cattedrale per festeggiare insieme con lui 25
anni di episcopato.
Una festa solenne e familiare allo stesso tempo, impreziosita
dalla presenza del successore, il vescovo Napolioni e di altri
tre presuli: il vicario generale di Milano mons. Delpini e
mons. Malvestiti di Lodi in rappresentanza dei vescovi
lombardi e mons. Lupi, vescovo emerito di Savona-Noli, diocesi
guidata da Lafranconi dal 1992 al 2001. Sul presbiterio anche
alcuni sacerdoti di Como, terra d’origine del vescovo Dante,
insieme con i collaboratori che nel corso degli anni si sono
susseguiti al suo fianco nel governo della diocesi di Cremona:
come mons. Marchesi già vicario generale, mons. Fusar
Imperatore già segretario particolare e gli ex delegati
episcopali mons. Feudatari e don Maglia.
Gremita la navata centrale del massimo tempio cittadino
illuminato a festa: nella parte sinistra una sessantina di
sacerdoti concelebranti, tra di essi molti ordinati dallo
stesso Lafranconi nel corso del suo episcopato cremonese
iniziato il 4 novembre 2001 e conclusosi il 30 gennaio 2016
con la consacrazione del suo successore. Nella parte destra le
autorità del territorio con il sindaco Galimberti, il prefetto
Picciafuochi, il presidente della Provincia Viola, il questore
Bonaccorso e diversi rappresentanti delle forze dell’ordine e
dell’esercito. Più indietro, defilata e discreta, la signora
Maria Iune Lafranconi, sorella di mons. Dante, che ha sempre
seguito il fratello, prima a Savona e poi a Cremona.
All’inizio della celebrazione il vescovo Antonio ha preso la
parola per dare il tono alla celebrazione: un atto di fede e
di riconoscenza a Dio per il dono dell’episcopato. «Meno di un
anno fa eravamo così – ha esordito – tu presiedevi e io ero
nelle mani tue e della Chiesa, ora in questo momento di grande
familiarità umana e cristiana io ti dico grazie a nome di
tutti». «Saperti qui con noi a Cremona – ha proseguito – è
motivo di grande gioia e di consolazione. Noi preghiamo per te
consapevoli che tu preghi sempre per noi». Poche parole, ma
ricche di riconoscenza e affetto, che hanno spiazzato mons.
Lafranconi che ha confidato un’emozione ancora più grande del
giorno dell’ordinazione episcopale avvenuta nel Duomo di Como
per la mani dell’allora vescovo lariano mons. Alessandro
Maggiolini.
Nell’omelia mons. Lafranconi si è soffermato in modo
particolare su tre aspetti della vita di Paolo. Anzitutto la
memoria viva di essere stato un grande peccatore, ma non tanto
per compiangersi, bensì per lodare Dio della sua grande
misericordia e dell’imprevidibilità della sua scelta: «Tutto
ciò è di grande conforto per tutti noi: non c’è nessuno che
possa considerarsi così iniquo e lontano da Dio da ritenere
che il Signore non lo possa cambiare. Se c’è un peccato grande
è quello di considerare Dio incapace di arrivare al cuore e di
trasformarlo».
In secondo luogo la vicenda di Paolo ricorda che la vocazione
di ogni cristiano è nel cuore del Padre da sempre: «Il disegno
di Dio – ha spiegato – è lo sguardo di amore su ciascuno di
noi e su tutta la storia: ecco perché Paolo ha una fiducia
incrollabile in Dio. Egli nonostante tante tribolazione non ha
mai ha perso fiducia in Colui che l’ha chiamato
all’apostolato».
Infine il celebrante ha sottolineato come Paolo, ormai cieco
dopo la caduta da cavallo, sia stato accompagnato a Damasco
dai suoi compagni di viaggio: «La nostra fede – ha chiosato –
non è mai una realtà isolata, c’è sempre qualche persona
attorno a noi, c’è sempre una compagnia che ci aiuta,
sostiene, incoraggia. Sono i collaboratori di Dio: egli si
serve di loro per rendere la nostra adesione al Vangelo vera,
piena e autentica».
Nella seconda parte della sua omelia mons. Lafranconi si è
lasciato andare a qualche confidenza personale. Ha ricordato
di aver predicato per la prima volta da diacono esattamente il
25 gennaio e di aver scelto per la sua immaginetta ricordo per
l’ordinazione sacerdotale proprio una frase di Paolo: «Quello
che sono è grazia di Dio». Infine l’ordinazione episcopale è
avveuta nel giorno della festa della Convesione dell’apostolo:
«Oggi in questa memoria per i 25 anni di episcopato per me
risuona soprattutto un richiamo che è anche un
incoraggiamento: continua a convertirti, sii tenace, cerca di
migliorare tutti i giorni. Vorrei dire che ogni giorno cerco
mi sforzarmi di rispondere al cento per centro alla chiamata
del Signore. Solo così la vita diventa un cammino bello»
E infine: «Vi invito a condividere con me quella preghiera che
già tutti insieme, all’inizio della Messa, abbiamo innalzato
al Signore chiedendogli la grazia di camminare sempre nella
via del Vangelo. Grazia che chiedo per me e per tutti voi e
che chiediamo a vicenda».
All’offertorio, come annunciato dal vicario generale, don
Massimo Calvi, sono stati donati al festeggiato due volumi
dell’opera omnia del card. Carlo Maria Martini, indimenticato
arcivescovo di Milano e amico fraterno del vescovo Dante, ed è
stato annunciato che la diocesi elargirà una somma di denaro a
«La Nostra Famiglia» – associazione particolarmente cara a
Lafranconi – che servirà ad allestire due stanze presso la
struttura di Bosisio Parini per l’accoglienza di bambini
autistici.
Al termine della solenne Eucaristia, impreziosita dai canti
del coro della Cattedrale diretto dal maestro don Graziano
Ghisolfi e accompagnata dal maestro Caporali all’organo e dal
maestro Giovanni Grandi alla tromba, ha preso la parola il
vescovo ausiliare di Milano, nonché segretario della
Conferenza episcopale lombarda, mons. Mario Delpini. Con la
sua proverbiale ironia il presule ha ringraziato mons.
Lafranconi per il puntuale e affabile contributo dato in
questi anni all’assemblea regionale dei vescovi, ma anche per
l’amabile ospitalità al santuario di Caravaggio, luogo
solitamente scelto per le diverse sessioni di lavoro. «Ho
capito perché hai deciso di rimanere a Cremona e non hai
voluto tornare sul lago, a Como, perché qui c’è tanta gente
che ti vuole bene e perché questa città, soprattutto
all’imbrunire, ha un fascino straordinario».
La liturgia, servita dai seminaristi diocesani guidati dal
cerimoniere don Flavio Meani, si è conclusa con il canto del
Te Deum e la benedizione apostolica con annessa indulgenza
plenaria.
In palazzo vescovile è stato offerto un rinfresco durante il
quale molti hanno potuto salutare e ringraziare personalmente
mons. Lafranconi.
Photogallery
Scout in marcia da Crema a
Caravaggio: l'apertura del
pellegrinaggio con il vescovo
Antonio
È stato il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, già
assistente nazionale Scout, ad aprire ufficialmente, nella
serata di sabato 28 gennaio, il tradizionale pellegrinaggio
Scout da Crema a Caravaggio. Una appuntamento che proprio
quest’anno ha festeggiato la sua 70esima edizione, coincidendo
con il 70° di fondazione del gruppo Scout di Crema. L’evento
si è collocato, inoltre, nell’ambito del centenario della
nascita dello Scoutismo cattolico in Italia.
Il pellegrinaggio, che aveva come meta il Santuario di S.
Maria del Fonte, ha preso le mosse da quello dedicato a S.
Maria della Croce. È qui che mons. Napolioni, prendendo spunto
proprio da questa sintonia mariana, oltre che da un brano
tratto dal Vangelo di Matteo (Mt 25, 31-46), ha offerto alla
comunità, costituita da Scout di oggi e di ieri dell’AGESCI e
del MASCI, tante occasioni di riflessione e l’esortazione a
cercare e vedere Cristo nel fratello ammalato, affamato,
assetato, bisognoso e straniero, spesso molto più vicino di
quanto si possa immaginare.
Dopo il canto della Promessa e la benedizione impartita dal
Vescovo, verso le 21 gli Scout sono partiti alla volta di
Caravaggio: alcuni con lo zaino in spalla per il pernottamento
e le attività di Branca, altri con il fardello degli anni ma
con lo stesso entusiasmo dei giovani.
Il percorso è stato scandito in due momenti, ben diversi tra
loro. Il primo, fino a Capralba, libero, ha dato l’opportunità
di riflettere sulle parole del Vescovo; il secondo, da
Capralba a Caravaggio, è stato cadenzata dalla recita del
Rosario. L’arrivo intorno all’1.30, quindi un momento di
preghiera a chiusura del pellegrinaggio.
Lo scoutismo cremasco, così come la storia della marcia da
Crema a Caravaggio, risale al 1947, tra le rifioriture, con
vecchi capi e ragazzi nuovi, dei gruppi scout soppressi dal
regime fascista. In questo contesto ebbe inizio anche la
tradizione della marcia verso il santuario di Caravaggio: un
vero e proprio pellegrinaggio voluto dagli Scout per
ringraziare la Vergine, la Madonna degli Scout, dell’avvenuta
rinascita dell’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani) e
dello scoutismo in generale.
Solo un anno prima, infatti, nel settembre 1946, a Villa Doria
Pamphili, in Roma, si era svolto il campo nazionale ASCI. Le
Aquile Randagie potevano simbolicamente riconsegnare i vecchi
guidoni e le fiamme all’Associazione Scout, risorta dopo ben
diciassette anni di clandestinità dovuta alla soppressione da
parte del regime fascista. La promessa pronunciata nel 1928 da
parte di un manipolo di eroici uomini e ragazzi – Giulio
Uccellini (Kelly), son Andrea Ghetti (Baden), Vittorio Ghetti
(Volpe azzurra), Virginio Binelli (Aquila rossa), Beniamino
Casati (Lupo bigio), mons. Enrico Violi (Denvi) – che lo
Scoutismo sarebbe durato almeno un giorno in più del fascismo
era stata mantenuta.
Giunta
all'ospedale
di
Kansele una prima parte della
somma
raccolta
durante
l'Avvento di Fraternità
Don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la pastorale
missionaria, dall’11 al 19 gennaio è stato a Mbuji Mayi, nella
Repubblica Democratica del Congo, dove sorge l’ospedale di
Kansele nel quale opera il cremonese Paolo Carini. Proprio a
favore di questa struttura sanitaria è stato devoluto quanto
raccolto da parrocchie e comunità religiose durante l’«Avvento
di fraternità». Il sacerdote cremonese ha portato una prima
parte della somma di denaro che servirà a Carini per rendere
più dignitosi e funzionali gli ambienti. A don Ghilardi
abbiamo rivolto alcune domande.
Don Maurizio a che punto sono i lavori nell’ospedale di
Kansele?
«Innanzitutto bisogna specificare che dell’intero ospedale
solo ad una parte è stata riservata la raccolta in quanto, su
indicazione dello stesso Paolo Carini, sarebbe impossibile
mettere mano a tutto la struttura in così poco tempo e i fondi
non basterebbero a coprire tutte le spese; l’attenzione si è
quindi concentrata sul reparto di pediatria e su quello di
ginecologia e ostetricia. Le condizioni locali, in questo
momento, necessitano in modo urgente di questi due servizi in
ragione del numero di nascite e di patologie neonatali sulle
quali bisogna intervenire tempestivamente».
Durante il sopralluogo, cosa avete potuto constatare, in
termini di necessità?
«Bisogna distinguere la vita al di fuori dell’ospedale, che è
molto simile a quella di tutte le nazioni sub sahariane, da
quello che accade all’interno della struttura ospedaliera.
Nella città di Mbuji Mayi colpisce la grande povertà,
l’assenza delle utenze fondamentali: acqua potabile ed energia
elettrica sono praticamente inesistenti in gran parte delle
abitazioni (in queste settimane, essendo stagione delle piogge
ci si può lavare con l’acqua piovana, ma l’acqua da bere è un
problema in quanto non ci sono risorse idriche). L’instabilità
politica, poi, ha generato anche un’insicurezza nella vita
sociale pubblica: sono molte le forze militari disseminate per
le vie sia della capitale Kinshasa sia per le strade di Mbuji
Mayi. La conferenza episcopale congolese ha fatto del proprio
meglio ed è riuscita ad ottenere nuove elezioni da colui che
dovrebbe essere ormai il presidente uscente Kabila. Il vescovo
di Mbuji Mayi è intervenuto personalmente in diverse zone
della città e in alcuni villaggi per far sì che molti
miliziani ribelli deponessero le armi. Si respira una calma
apparente che dovrebbe arrivare fino al prossimo dicembre,
mese nel quale si terranno le elezioni».
E l’ospedale?
«La zona ospedaliera è tutto un cantiere. Gran parte delle
strutture precedenti, ormai più che fatiscenti, sono state
abbattute per lasciare spazio alle nuove costruzioni.
Ovviamente non dobbiamo pensare ai cantieri europei ma a
quello che realmente si può fare in una zona dove anche per
l’ospedale avere l’acqua pulita da usare nei reparti è quasi
una chimera. Lo stesso vale per l’energia elettrica.
Attualmente solo dalle 11 del mattino fino a mezzogiorno
arriva la corrente che consente, in quell’ora, di far
funzionare i pochi computer che ci sono e soprattutto le
strumentazioni diagnostiche (l’ecografo, ad esempio). I
farmaci, che sono a carico dei degenti, sono pochi. Il medico
che sta prestando servizio in pediatria fa del proprio meglio,
ma se si pensa che in una condizione di povertà ai degenti
spetta pagare l’uso del letto e i farmaci e che i familiari
devono soggiornare con il malato in ospedale cucinando per se
stessi e per il malato stesso e in più devono lavare la
biancheria stando in ospedale… sembra non esserci mai limite
al peggio!».
Oltre alla struttura
necessari da fare?
muraria
ci
sono
altri
interventi
«Si sta approntando un impianto fotovoltaico per poter dare
energia elettrica sufficiente per far funzionare della culle
termiche, che arriveranno in un secondo momento, per poter
conservare in frigorifero quei farmaci che vanno conservati a
basse temperature. Lo stesso impianto dovrebbe far partire
delle pompe per far scorrere l’acqua, accuratamente filtrata,
che dalle cisterne di raccolta dovrà raggiungere i nuovi
reparti».
Insieme al nostro Paolo Carini, chi lavora all’interno della
struttura?
«La direzione generale è affidata al Vescovo di Mbuji Mayi, il
quale ha incaricato un suo sacerdote di seguire tutta
l’andamento quotidiano; un fratello della comunità dei
domenicani, originario del luogo, si occupa del personale,
Paolo si occupa della questione economica relativa alle
degenze, degli stipendi del personale e degli acquisiti così
anche, insieme ad altri volontari italiani che si alternano,
della prosecuzione dei lavori».
Avete potuto incontrare la comunità cattolica locale?
«Sì, siamo stati ospiti un pomeriggio di mons. Emanuel
Bernard, vescovo della diocesi, con alcuni rappresentanti del
clero locale, il quale ha dato la massima disponibilità per
coloro che del nostro clero o dei laici volesse sperimentare
la missione in Congo; poi abbiamo incontrato la parrocchia
nella quale ha sede l’ospedale, affidata alla comunità dei
frati minori conventuali (tutti congolesi) con i quali abbiamo
vissuto l’Eucarestia domenicale. Un momento molto forte,
bello, contrassegnato da una povertà dignitosa e di grande
vitalità. L’età media dei fedeli presenti non superava i
trent’anni, in un Paese dove l’aspettativa di vita è di
sessant’anni!!! Abbiamo poi conosciuto le suore di San
Vincenzo de Paoli (anch’esse tutte congolesi) che portano
avanti un orfanotrofio con trenta bambini (qualcuno della
nostra diocesi si sta preparando per andare a fare servizio
estivo proprio in questa struttura). Al momento la struttura
non è in grado di ospitante altri, ma la necessità sarebbe
almeno tre volte tanto».
Avete portato con voi qualcosa che rappresentasse la nostra
terra?
«Non potevano mancare salame e torrone, insieme ad un primo
contributo da parte della diocesi e di numerosi privati che in
diversi modi hanno voluto partecipare a questo progetto. Per
onestà bisogna però dire che i passaggi aeroportuali e
doganali non sono semplicissimi in Congo, portare qualcosa è
piuttosto complesso. Si sa, ciascuno cerca di vivere come può
in una situazione difficile e ad ogni passo ci si sente
chiamare: “Monsieur le blanche, monsieur le blanche!!! (che
significa: uomo bianco). Lasciamo a voi immaginare le
richieste che ne seguivano».
Photogallery
Il Sinodo dei giovani approda
anche in università
Nuovi passi sulla strada del Sinodo diocesano dei giovani con
la fase di ascolto che vedrà coinvolti anche gli studenti
della sede cremonese dell’Università Cattolica. Intanto la
Segreteria ha messo a disposizione delle Parrocchie una bozza
di lettera per il coinvolgimento dei giovani che non
frequentano.
In università
Il Sinodo diocesano dei giovani anche
in università. Non solo perché nella
sede della Cattolica di via Milano è
stato posizionato un totem esplicativo
con materiale illustrativo sulla
proposta portata avanti dalla Pastorale
giovanile diocesana. Ma anche perché
tra le occasioni di ascolto promosse
nella fase preparatoria del Sinodo c’è
anche un momento proprio dedicato agli
universitari.
L’appuntamento è nella mattinata di giovedì 6 aprile, alle
10.30, presso l’aula magna di palazzo Ghisalberti. Qui il
vescovo Antonio Napolioni incontrerà gli studenti dell’Ateneo
fondato da padre Gemelli per una riflessione su giovani e
futuro. Stimolo per il confronto sarà anche la testimonianza
di uno studente di origini afgane insieme ad alcuni altri
giovani.
L’incontro è promosso in sinergia tra la Pastorale giovanile
diocesana e l’assistente spirituale di Facoltà, il cremonese
don Maurizio Compiani.
Altri ambiti di coinvolgimento
Lo sguardo del Sinodo non si focalizza, però, solo
sull’università. Mentre prosegue l’impegno a livello
parrocchiale, la Segreteria punta l’attenzione su particolari
gruppi di giovani. Come nel caso degli stranieri cattolici.
Proprio in questo senso stanno per essere messe in cantiere
specifiche iniziative, pensate in sinergia tra gli Uffici di
pastorale giovanile, missionaria e delle migrazioni.
Altro fronte che non sarà tralasciato quello del carcere,
attraverso il coinvolgimento della Casa circondariale di
Cremona e della Cappellania.
L’invito ai “lontani”
La Segreteria del Sinodo, intanto, ha predisposto una bozza di
lettera per contattare i giovani che non frequentano la
parrocchia e l’oratorio. Si tratta di un testo che i sacerdoti
potranno personalizzare secondo le proprie necessità.
La lettera presenta sinteticamente il senso e gli obiettivi
del Sinodo diocesano dei giovani, esplicitando quindi la
proposta di un coinvolgimento anche per chi non frequenta
abitualmente gli ambienti parrocchiali. La proposta concreta è
quella di chiedere loro qualche contributo personale, anche
suscitato dai materiali via via pubblicati.
L’intento è chiaro: aprire canali con tutti, anche con chi,
per tanti motivi, vive un po’ lontano dal suo oratorio di
origine, ma non per questo smette di stare a cuore alla
comunità e alla Chiesa cremonese.
La lettera:
pdf
doc
Iniziative nelle Zone
Guardando, invece, ai giovani che frequentano gli oratori, è
in preparazione una serie di iniziative che, sino a giugno,
aiuteranno a sostenere la fase preparatoria del Sinodo.
Promosse dalle varie Zone pastorali, o in collaborazione tra
alcune di esse, lasciano davvero spazio alla fantasia: si
potrà passare, ad esempio, da spettacoli a camminate notturne,
senza il timore di sperimentare eventi davvero nuovi o dare
ulteriore senso a iniziative già consolidate.
Il sito internet dedicato al Sinodo diocesano dei giovani
Tutti i materiali per aiutare a vivere ia fase preparatoria