Avvenire - archivio 2015,Prosegue il cammino dei Catecumeni che
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Avvenire - archivio 2015,Prosegue il cammino dei Catecumeni che
Con il convegno di pastorale giovanile aperta ufficialmente la fase preparatoria del Sinodo Il rapporto giovani-fede: questo l’attenzione del Convegno diocesano di pastorale giovanile che, nel cuore della Settimana dell’educazione, ha visto convenire nel pomeriggio di sabato 28 gennaio in Seminario giovani, educatori e sacerdoti. L’incontro si è aperto con il momento di preghiera “ambientato” nella cameretta di una ragazza, seduta sul letto ad ascoltare musica. La canzone “Andate per le strade” che ha poi riletto proponendo alcuni spunti di riflessione. Ulteriori suggestioni sono arrivate da due operatori ecologici – anche in questo caso due giovani dello staff della FOCr – intenti a ripulire la strada dai mozziconi. E ancora due testimonianze dal pubblico, parlando del tempo e che hanno portato a scoprire un orologio a pendolo che è stato messo in moto. Proprio l’oscillazione del pendolo è stata assunta, infatti, come immagine caratteristica del Sinodo diocesano dei giovani che, con il convegno di pastorale giovanile, ha visto aprire ufficialmente la “fare preparatoria”, tempo privilegiato di ascolto. Ha quindi chiuso questo momento introduttivo la preghiera del Sinodo, introdotta dal Vescovo che ha sottolineato l’importanza di tempo per riflettere, in altre parole «per diventare un riflesso della potenza di amore e di salvezza che ha creato il tempo e l’ha riempito di sé». Le riflessioni nella preghiera iniziale Il pomeriggio è quindi proseguito con l’intervista ai due ospiti. Primo a salire sul palco il sacerdote bresciano don Raffaele Maiolini. Il suo intervento è stato introdotto da un video. Stimolato dalle domande di Elena Poli della FOCr, don Maiolini ha anzitutto aiutato a capire come intelligenza e fede possano coniugarsi perfettamente, smentendo così molti luoghi comuni. Chi crede, dunque, non è chi «stacca il cervello». Ma guai a credere ciecamente, per fideismo, senza usare il cervello. L’intelligenza, infatti, va intesa come capacità di leggere in profondità. Da qui un vero e proprio invito a spingere all’intelligenza. Una necessità verso la quale proprio il Cristianesimo ha sempre indirizzato, insegnato a studiare per imparare a pregare. Poi il tema delle questioni decisive che devono essere prese in modo personale. Eppure di pari passo vi è il desiderio di condivisione con gli altri. Happy hour, tatuaggi e tifo da stadio in curva sono stati i modi per approfondire questa tematica, portando sul tavolo in modo accattivante e efficace grandi questioni. E poi ancora un approfondimento sul tema della fede, riprendendo anche grandi pensatori non certo di area cattolica o cristiana. Sino a giungere a illustrare il termine «amen», da tradurre «stare in piedi sulla roccia», per capire su chi appoggiare la propria vita. Un’altra immagine è stata poi quella del Crocefisso, guardato in orizzontale, e interpretato come chiave che può aprire le porte. Dialogo con don Maiolini Registro molto differente quello che ha caratterizzato il secondo approfondimento, quello che ha visto protagonista il prof. Franco Garelli, anch’egli introdotto da un video. Il prof. Garelli è autore di diverse pubblicazioni e da ultimo “Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio?”, dedicato alle sfaccettature dell’appartenenza religiosa giovanile in Italia. Una indagine che aiuta a fotografare la situazione catalogando cinque tipi di religiosità tra i 18 e i 29 anni: quella dell’alieno (che è fuori da ogni riferimento religioso), dell’insecolarizzato (solo con una formazione religiosa di base), del naufrago (che navigando in acque profane ha trovato un approdo religioso), dell’intermittente (che a seconda delle stagioni o degli stati d’animo sono più o meno lontani dalla fede) e del convinto attivo. Rispetto a quest’ultima situazione il numero è certamente più ridotto che in passato, ma con una maggiore “qualità”. Altro elemento sottolineato il fatto che gran parte ha vissuto esperienze religiose positive in passato, ma alle quali ha posto fine dopo l’adolescenza, pur ricordando ancora in modo positivo quella esperienza. Incalzato dalle domande di Andrea Cariani della FOCR, il prof. Garelli ha approfondito ulteriormente i risultati dell’indagine evidenziando come i gruppi di aggregazione non si formino a partire da convinzione ideologiche o di fede e che al loro interno vi sia molto più rispetto che in passato circa il fatto di credere o meno. Non solo: molteplici risultano le appartenenze, con i giovani che possono far parte di più gruppi, non necessariamente collegati tra loro. Giovani – ha sottolineato ancora – alla ricerca di risposte. Dialogo con il prof. Garelli Il convegno si è quindi chiuso con alcuni ulteriori stimoli da parte dei due relatori e don Paolo Arienti, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile, che ha guardato al cammino del Sinodo dei giovani: quello diocesano che, appunto, entra nella sua fase preparatoria, ma in parallelo anche quello voluto da Papa Francesco. «Noi vogliamo ascoltare i giovani per ascoltare Cristo – ha quindi concluso il Vescovo –. È una grande necessità non solo sociologica o pastorale, ma spirituale, metterci alla sua sequela non rinunciando a essere adulti, ma vivendo da adulti talmente sulle tracce di Cristo da saperlo vedere nella vita che cambia». Conclusioni del convegno Photogallery dell’incontro In serata un altro appuntamento: alle 21, presso la sala Giovanni Paolo II di Castelleone lo spettacolo “I promessi sposi”, intramontabile vicenda di scelte, ostacoli e benedizione di Renzo e Lucia. [Leggi il resoconto della serata] La Settimana dell’educazione proseguirà poi nelle comunità parrocchiali, con i vari programmi attivati in loco guardando alla festa di san Giovanni Bosco. Proprio in questo senso l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile propone due schemi di incontro-preghiera: uno sulla Parola e un altro di adorazione, ma la sollecitazione è anche quella di un incontro con gli operatori oratoriani per condividere passi e strumenti. A disposizione restano i materiali pensati per l’anno 2016/2017 (“Come luce nel mondo”) tutti recuperabili sul sito focr.it. L’incontro con fr. John di Taizé La Settimana dell’educazione di quest’anno si prolungherà idealmente sino al 12 febbraio, con la presenza in diocesi di fr. John della Comunità di Taizé, meta della proposta estiva giovani con il Vescovo Antonio. Nel tardo pomeriggio di domenica, presso la chiesa del Maristella, a Cremona, il membro della comunità ecumenica fondata da fr. Roger aprirà l’incontro con una testimonianza sull’esperienza storica, spirituale e culturale della Comunità francese, da sempre meta di presenze giovanili da tutte le parti d’Europa e del mondo. Dopo una pausa-buffet, sarà la volta della preghiera secondo lo stile proprio di Taizé. Il tutto in attesa del viaggio dei giovani, insieme al vescovo Antonio, ad agosto in Francia per una settimana di spiritualità presso la comunità fondata da frère Roger. Dai Promessi Sposi un messaggio di misericordia All’interno della Settimana dell’Educazione 2017 ha trovato un posto particolare il musical «I promessi sposi» proposto dai ragazzi dell’Oratorio di Castelleone, spettacolo che è il frutto di un lavoro comune che sperimenta in modo originale e creativo una proposta educativa. Il gruppo teatrale Dirottateatro, da alcuni anni attivo all’interno dell’oratorio di Castelleone, opera con l’obiettivo di riuscire ad avvicinare ragazzi e giovani a una seria proposta di vita attraverso la preparazione di spettacoli teatrali. Solitamente la scelta privilegia il genere musical, anche perché la musica è una forma artistica coinvolgente e molto apprezzata dal pubblico giovanile. Nella costruzione e nella preparazione degli spettacoli i giovani sono accompagnati da diverse figure di adulti che si mettono in gioco con i ragazzi, mettendo a loro disposizione competenze professionali nell’ambito teatrale, ma soprattutto per un ruolo educativo. Nel 2016 il gruppo Dirottateatro ha scelto di portare in scena per la festa dell’oratorio, tenutasi in settembre, un musical che è un libero adattamento del romanzo di Alessandro Manzoni «I promessi sposi», al quale è stato aggiunto come sottotitolo «Il perdono è misericordia», riprendendo così anche il tema del Giubileo straordinario dedicato appunto alla misericordia. Il perdono è uno dei temi che attraversa il romanzo manzoniano: da quello concesso a fra Cristoforo dal fratello dell’uomo che aveva ucciso per arrivare a quello di Renzo a don Rodrigo, perdono che arriva attraverso la misericordia quando la grazia si manifesta nei cuori degli uomini. Il musical ha riscosso un successo immediato presso il pubblico castelleonese, grazie alla bravura e all’impegno di tutti coloro che hanno partecipato alla sua realizzazione, segno di come un progetto comune e condiviso, in cui ognuno si sente importante e accolto con le sue qualità e doti, possa stimolare le energie migliori. Il musical è stato già replicato in ottobre presso l’oratorio di Offanengo ed è stato anche proposto all’interno della Settimana dell’Educazione. Nella serata di sabato 28 gennaio la Sala della Comunità Giovanni Paolo II ha visto una numerosa presenza di giovani provenienti dalle diverse zone delle diocesi che hanno dato viva dimostrazione di aver apprezzato lo spettacolo con frequenti appalusi, anche a scena aperta. In prima fila anche il vescovo, mons. Antonio Napolioni, il quale, al termine della rappresentazione, è salito sul palco per congratularsi con tutti gli interpreti, soprattutto per la loro capacità di tradurre in forma moderna e accattivante il messaggio del romanzo manzoniano. La proposta del musical «I promessi sposi – Il perdono è misericordia» ai giovani dell’intera diocesi è la realizzazione di un percorso educativo che investe sui giovani e sul futuro. È anche segno tangibile di come non si debba abdicare nell’offrire ai giovani, ma anche agli adulti, percorsi di vita che guardino con speranza al domani. Eugenio Clerici Nomine del vescovo Napolioni: mons. Lafranconi assistente dell'istituto S. Angela Merici e don Rini di Coldiretti Mons. Antonio Napolioni, con decreti in data 25 gennaio 2017, ha nominato: • S. E. Mons. Dante Lafranconi Assistente Ecclesiastico della Compagnia «S. Orsola» – Istituto Secolare «S. Angela Merici» di Cremona • il Rev.do Mons. Vincenzo Rini Consigliere Ecclesiastico della Federazione Cremona. Provinciale «Coltivatori Diretti» di Gemellaggio terremoto/26. Consegnato il contributo dell’A.S.D. Dinamo Zaist 28 gennaio 2017 Nei giorni scorsi (mercoledì 25 gennaio) a Camerino ho partecipato ad un proficuo incontro in Curia sulla mappatura che l’Arcidiocesi sta avviando. I lavori sono iniziati alle 14.30 con la promessa di terminare prima del tramonto perché le strade gelano (… lo dico subito che non ci siamo riusciti) ed è stata per me la prima occasione per conoscere tutti coloro che stanno realizzando questo ambizioso progetto. La Diocesi di Camerino-San Severino Marche desidera infatti intraprendere un percorso di conoscenza della realtà socioeconomica e pastorale di tutto il territorio con l’aiuto dei parroci e dei volontari locali. Il progetto è voluto dall’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro e dal direttore della Caritas diocesana, mons. Luigi Verolini, in collaborazione con l’Ufficio di pastorale giovanile guidato da suor Gina Masi. In questa occasione ho incontrato Matteo, operatore che in Caritas a Genova si occupa dei senza dimora. La Caritas di Genova si è gemellata con la Caritas di Camerino e sarà interessante e stimolante confrontarsi tra noi. A guida dell’incontro di mappatura abbiamo avuto l’arcivescovo Brugnaro che spesso ci ha riportati sulla necessità di educare alla carità, specialmente se è quando la si è ricevuta. Il prossimo incontro di équipe sulla mappatura lo avremo il 31 gennaio, questa volta preceduto da un pranzetto insieme, così da avere la possibilità di conoscerci meglio. Il giorno seguente (26 gennaio) mi sono recata con Corrado, referente della Caritas vicariale di Castelraimondo e agronomo per professione, a visitare l’azienda “Angeli”, a Capriglia, una deliziosa frazione di Pieve Torina. Mirco e Giovanni sono due giovani imprenditori e allevatori di pecore e vacche, inoltre coltivano legumi, zafferano e tartufi e producono formaggio. Hanno uno spaccio che si chiama “Delizie dei fratelli Angeli”, ma in vendita non c’è molto perché il terremoto ha rovinato tutto. Abitano con gli anziani genitori lì vicino ai loro animali, perché – mi spiegano – gli animali non si devono lasciare mai. Ripetono che qui sono tutti “stracchi”, cioè stanchissimi, perché le condizioni di vita sono pesanti: i genitori dormono in una roulotte senza servizi, loro due e la moglie di Mirco in un vecchio container che fa condensa continuamente. A mangiare si recano in una stanzetta con la stufa, vicino alla casa inagibile, mentre intorno è tutto ghiaccio e fango. A Capriglia di solito vi abitano circa trentacinque persone: adesso sono rimasti loro e due coppie di anziani. Un gruppo di studiosi dell’università di Costanza ha messo dei collari speciali a un cane, una pecora e una vacca perché stanno facendo uno studio sulla correlazione tra la sensibilità degli animali e l’imminenza dei terremoti. Giovanni ha la voglia di chi, a ventisei anni, non si rassegna a vedere finire tutto così e pensa a che cosa si può fare per riportare vita nella sua piccola Capriglia. Giovanni e Corrado mi raccontano di istrici, tassi e delle ghiande rovinate dalla brinata tardiva e poi ancora dei cinghiali che si sono mangiati tutti i bulbi del fiore di zafferano. Sotto allo strato di ghiaccio di un rivolo vedo scorrere l’acqua: la voglia di vivere trionfa. Questa sera (sabato 28 gennaio), a Cremona, ho incontrato le pallavoliste dell’A.S.D. Dinamo Zaist. Le ragazze, che giocano nel campionato di serie C, insieme alla società sportiva che fa riferimento all’oratorio di S. Francesco d’Assisi, nel quartiere Zaist di Cremona, hanno raccolto 500 euro che hanno devoluto alle popolazioni terremotate del Centro Italia, nello specifico attraverso i progetti che Caritas Cremonese sta portando avanti in loco. Domani pomeriggio ripartirò per Pian di Pieca insieme alla psicologa Gloria Manzoli. Tanti gli appuntamenti già in agenda, tra i quali uno anche molto particolare: la visita a Camerino del Presidente della repubblica Mattarella, che incontrerà la gente del posto proprio nel tendone riscaldato realizzato grazie al contributo dei cremonesi. Photogallery Nicoletta D’Oria Colonna operatrice Caritas Cremonese Speciale terremoto con il diario dei giorni precedenti Aperte le iscrizioni al pellegrinaggio adolescenti a Roma Anche quest’anno nei giorni successivi a Pasqua si svolgerà il consueto pellegrinaggio diocesano a Roma per i ragazzi di 14 e 15 anni. “Lascia la tua orma” è lo slogan dell’iniziativa, promossa dalla Federazione Oratori Cremonesi, guidata da don Paolo Arienti. La proposta del pellegrinaggio, i cui dettagli sono ancora in fase di definizione, inizierà come sempre all’alba del Lunedì dell’Angelo. Il 17 aprile, infatti, è previsto il viaggio in pullman alla volta della Capitale, dove nel pomeriggio il pellegrinaggio si aprirà ufficialmente con la celebrazione presso la basilica di Santa Prassede. In serata per tutti vi sarà uno spettacolo di animazione a cura del Magicoberu e dello staff Focr presso l’auditorium del Seraphicum, dove è previsto il pernottamento secondo due modalità. In modo più spartano presso la palestra con sacco a pelo e docce in comune (quota 150 euro) o in camere (singole, doppie o multiple sino a 6 letti) con bagno privato (quota 190 euro). A caratterizzare la giornata di martedì 18 aprile sarà come sempre un itinerario spirituale per l’Urbe. Pranzo insieme. Nel pomeriggio incontro di testimonianza presso il centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia. Quindi spazio libero a disposizione dei gruppi con rientro autonomo al Seraphicum. La tre giorni si concluderà mercoledì con la partecipazione all’udienza generale di Papa Francesco. Dopo il pranzo libero, la partenza per il rientro. Le adesioni si ricevono direttamente nelle parrocchie. Per singoli o piccoli gruppi isolati, previa informazione all’oratorio di appartenenza, è possibile iscriversi direttamente presso la Federazione Oratori Cremonesi. La quota comprende il viaggio, assicurazione, gadget, pernottamento e prima colazione. Locandina del pellegrinaggio Dettaglio delle proposte di viaggio La ProfiloTours ora viaggia anche sul web Nuova vetrina per l’agenzia turistica diocesana ProfiloTours, ora anche sul web. Attivo, infatti, il nuovo sito internet www.profilotours.it. Specializzata nelle proposte di pellegrinaggi in Terra Santa, a Roma e nei principali santuari mariani del mondo, come Lourdes e Fatima, l’agenzia promuove anche il turismo religioso e veicola un turismo a misura d’uomo nelle principali località d’arte europee e mondiali. Da qui appunto il nome ProfiloTours: un “profilo” qualificato per un turismo attento all’uomo che viaggia, attento alle destinazioni, attento alla “madre terra”, sostenibilità ambientale della proposta. per una L’Agenzia viaggi e turismo ProfiloTours srl è stata costituita nel 1985 con capitale proprio della Diocesi di Cremona e partecipata da Brevivet spa, allo scopo di fornire alla pastorale uno strumento tecnico indispensabile. È, infatti, il supporto tecnico dell’Ufficio diocesano per la Pastorale del tempo libero e dei pellegrinaggi, il cui incaricato – don Roberto Rota – ne ricopre il ruolo di presidente. La direzione tecnica dell’agenzia è affidata, invece, a Gianluigi Gremizzi, affiancato dall’operatrice Sonia Amici. Tutte le informazioni sulle proposte di viaggio ora non saranno più disponibili solo presso gli uffici dell’agenzia, in piazza S. Antonio Maria Zaccaria 2, proprio di fronte al portone meridionale della Cattedrale, nel complesso edilizio di Palazzo Vescovile. Basta un click per conoscere tutte le novità, ben visibili nell’home page dinamica del sito. In modo immediato, attraverso il menu del sito, inoltre, è possibile conoscere con facilità le diverse proposte di itinerario in agenda: pellegrinaggi veri e propri accanto a proposte più di tipo culturale con l’iniziativa “Orizzonti di fede”. Non mancano neppure escursioni giornaliere o itinerari alla scoperta delle bellezze presenti in diocesi. Il nuovo sito internet della ProfiloTours si affianca a quello, più di tipo pastorale, dell’Ufficio diocesano per la Pastorale del tempo libero e dei pellegrinaggi (www.diocesidicremona.it/turismo-pellegrinaggi). «La conversione obiettivo primario della mia vita» «San Paolo mi ha sempre accompagnato nella mia vocazione e l’ordinazione episcopale nel giorno che fa memoria della sua conversone mi ha continuamente spinto a considerare la conversione come l’obiettivo primario della mia vita». È la confidenza, intima e delicata, che il vescovo Lafranconi ha condiviso con la folta assemblea che mercoledì 25 gennaio è convenuta in Cattedrale per festeggiare insieme con lui 25 anni di episcopato. Una festa solenne e familiare allo stesso tempo, impreziosita dalla presenza del successore, il vescovo Napolioni e di altri tre presuli: il vicario generale di Milano mons. Delpini e mons. Malvestiti di Lodi in rappresentanza dei vescovi lombardi e mons. Lupi, vescovo emerito di Savona-Noli, diocesi guidata da Lafranconi dal 1992 al 2001. Sul presbiterio anche alcuni sacerdoti di Como, terra d’origine del vescovo Dante, insieme con i collaboratori che nel corso degli anni si sono susseguiti al suo fianco nel governo della diocesi di Cremona: come mons. Marchesi già vicario generale, mons. Fusar Imperatore già segretario particolare e gli ex delegati episcopali mons. Feudatari e don Maglia. Gremita la navata centrale del massimo tempio cittadino illuminato a festa: nella parte sinistra una sessantina di sacerdoti concelebranti, tra di essi molti ordinati dallo stesso Lafranconi nel corso del suo episcopato cremonese iniziato il 4 novembre 2001 e conclusosi il 30 gennaio 2016 con la consacrazione del suo successore. Nella parte destra le autorità del territorio con il sindaco Galimberti, il prefetto Picciafuochi, il presidente della Provincia Viola, il questore Bonaccorso e diversi rappresentanti delle forze dell’ordine e dell’esercito. Più indietro, defilata e discreta, la signora Maria Iune Lafranconi, sorella di mons. Dante, che ha sempre seguito il fratello, prima a Savona e poi a Cremona. All’inizio della celebrazione il vescovo Antonio ha preso la parola per dare il tono alla celebrazione: un atto di fede e di riconoscenza a Dio per il dono dell’episcopato. «Meno di un anno fa eravamo così – ha esordito – tu presiedevi e io ero nelle mani tue e della Chiesa, ora in questo momento di grande familiarità umana e cristiana io ti dico grazie a nome di tutti». «Saperti qui con noi a Cremona – ha proseguito – è motivo di grande gioia e di consolazione. Noi preghiamo per te consapevoli che tu preghi sempre per noi». Poche parole, ma ricche di riconoscenza e affetto, che hanno spiazzato mons. Lafranconi che ha confidato un’emozione ancora più grande del giorno dell’ordinazione episcopale avvenuta nel Duomo di Como per la mani dell’allora vescovo lariano mons. Alessandro Maggiolini. Nell’omelia mons. Lafranconi si è soffermato in modo particolare su tre aspetti della vita di Paolo. Anzitutto la memoria viva di essere stato un grande peccatore, ma non tanto per compiangersi, bensì per lodare Dio della sua grande misericordia e dell’imprevidibilità della sua scelta: «Tutto ciò è di grande conforto per tutti noi: non c’è nessuno che possa considerarsi così iniquo e lontano da Dio da ritenere che il Signore non lo possa cambiare. Se c’è un peccato grande è quello di considerare Dio incapace di arrivare al cuore e di trasformarlo». In secondo luogo la vicenda di Paolo ricorda che la vocazione di ogni cristiano è nel cuore del Padre da sempre: «Il disegno di Dio – ha spiegato – è lo sguardo di amore su ciascuno di noi e su tutta la storia: ecco perché Paolo ha una fiducia incrollabile in Dio. Egli nonostante tante tribolazione non ha mai ha perso fiducia in Colui che l’ha chiamato all’apostolato». Infine il celebrante ha sottolineato come Paolo, ormai cieco dopo la caduta da cavallo, sia stato accompagnato a Damasco dai suoi compagni di viaggio: «La nostra fede – ha chiosato – non è mai una realtà isolata, c’è sempre qualche persona attorno a noi, c’è sempre una compagnia che ci aiuta, sostiene, incoraggia. Sono i collaboratori di Dio: egli si serve di loro per rendere la nostra adesione al Vangelo vera, piena e autentica». Nella seconda parte della sua omelia mons. Lafranconi si è lasciato andare a qualche confidenza personale. Ha ricordato di aver predicato per la prima volta da diacono esattamente il 25 gennaio e di aver scelto per la sua immaginetta ricordo per l’ordinazione sacerdotale proprio una frase di Paolo: «Quello che sono è grazia di Dio». Infine l’ordinazione episcopale è avveuta nel giorno della festa della Convesione dell’apostolo: «Oggi in questa memoria per i 25 anni di episcopato per me risuona soprattutto un richiamo che è anche un incoraggiamento: continua a convertirti, sii tenace, cerca di migliorare tutti i giorni. Vorrei dire che ogni giorno cerco mi sforzarmi di rispondere al cento per centro alla chiamata del Signore. Solo così la vita diventa un cammino bello» E infine: «Vi invito a condividere con me quella preghiera che già tutti insieme, all’inizio della Messa, abbiamo innalzato al Signore chiedendogli la grazia di camminare sempre nella via del Vangelo. Grazia che chiedo per me e per tutti voi e che chiediamo a vicenda». All’offertorio, come annunciato dal vicario generale, don Massimo Calvi, sono stati donati al festeggiato due volumi dell’opera omnia del card. Carlo Maria Martini, indimenticato arcivescovo di Milano e amico fraterno del vescovo Dante, ed è stato annunciato che la diocesi elargirà una somma di denaro a «La Nostra Famiglia» – associazione particolarmente cara a Lafranconi – che servirà ad allestire due stanze presso la struttura di Bosisio Parini per l’accoglienza di bambini autistici. Al termine della solenne Eucaristia, impreziosita dai canti del coro della Cattedrale diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi e accompagnata dal maestro Caporali all’organo e dal maestro Giovanni Grandi alla tromba, ha preso la parola il vescovo ausiliare di Milano, nonché segretario della Conferenza episcopale lombarda, mons. Mario Delpini. Con la sua proverbiale ironia il presule ha ringraziato mons. Lafranconi per il puntuale e affabile contributo dato in questi anni all’assemblea regionale dei vescovi, ma anche per l’amabile ospitalità al santuario di Caravaggio, luogo solitamente scelto per le diverse sessioni di lavoro. «Ho capito perché hai deciso di rimanere a Cremona e non hai voluto tornare sul lago, a Como, perché qui c’è tanta gente che ti vuole bene e perché questa città, soprattutto all’imbrunire, ha un fascino straordinario». La liturgia, servita dai seminaristi diocesani guidati dal cerimoniere don Flavio Meani, si è conclusa con il canto del Te Deum e la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria. In palazzo vescovile è stato offerto un rinfresco durante il quale molti hanno potuto salutare e ringraziare personalmente mons. Lafranconi. Photogallery Scout in marcia da Crema a Caravaggio: l'apertura del pellegrinaggio con il vescovo Antonio È stato il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, già assistente nazionale Scout, ad aprire ufficialmente, nella serata di sabato 28 gennaio, il tradizionale pellegrinaggio Scout da Crema a Caravaggio. Una appuntamento che proprio quest’anno ha festeggiato la sua 70esima edizione, coincidendo con il 70° di fondazione del gruppo Scout di Crema. L’evento si è collocato, inoltre, nell’ambito del centenario della nascita dello Scoutismo cattolico in Italia. Il pellegrinaggio, che aveva come meta il Santuario di S. Maria del Fonte, ha preso le mosse da quello dedicato a S. Maria della Croce. È qui che mons. Napolioni, prendendo spunto proprio da questa sintonia mariana, oltre che da un brano tratto dal Vangelo di Matteo (Mt 25, 31-46), ha offerto alla comunità, costituita da Scout di oggi e di ieri dell’AGESCI e del MASCI, tante occasioni di riflessione e l’esortazione a cercare e vedere Cristo nel fratello ammalato, affamato, assetato, bisognoso e straniero, spesso molto più vicino di quanto si possa immaginare. Dopo il canto della Promessa e la benedizione impartita dal Vescovo, verso le 21 gli Scout sono partiti alla volta di Caravaggio: alcuni con lo zaino in spalla per il pernottamento e le attività di Branca, altri con il fardello degli anni ma con lo stesso entusiasmo dei giovani. Il percorso è stato scandito in due momenti, ben diversi tra loro. Il primo, fino a Capralba, libero, ha dato l’opportunità di riflettere sulle parole del Vescovo; il secondo, da Capralba a Caravaggio, è stato cadenzata dalla recita del Rosario. L’arrivo intorno all’1.30, quindi un momento di preghiera a chiusura del pellegrinaggio. Lo scoutismo cremasco, così come la storia della marcia da Crema a Caravaggio, risale al 1947, tra le rifioriture, con vecchi capi e ragazzi nuovi, dei gruppi scout soppressi dal regime fascista. In questo contesto ebbe inizio anche la tradizione della marcia verso il santuario di Caravaggio: un vero e proprio pellegrinaggio voluto dagli Scout per ringraziare la Vergine, la Madonna degli Scout, dell’avvenuta rinascita dell’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani) e dello scoutismo in generale. Solo un anno prima, infatti, nel settembre 1946, a Villa Doria Pamphili, in Roma, si era svolto il campo nazionale ASCI. Le Aquile Randagie potevano simbolicamente riconsegnare i vecchi guidoni e le fiamme all’Associazione Scout, risorta dopo ben diciassette anni di clandestinità dovuta alla soppressione da parte del regime fascista. La promessa pronunciata nel 1928 da parte di un manipolo di eroici uomini e ragazzi – Giulio Uccellini (Kelly), son Andrea Ghetti (Baden), Vittorio Ghetti (Volpe azzurra), Virginio Binelli (Aquila rossa), Beniamino Casati (Lupo bigio), mons. Enrico Violi (Denvi) – che lo Scoutismo sarebbe durato almeno un giorno in più del fascismo era stata mantenuta. Giunta all'ospedale di Kansele una prima parte della somma raccolta durante l'Avvento di Fraternità Don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la pastorale missionaria, dall’11 al 19 gennaio è stato a Mbuji Mayi, nella Repubblica Democratica del Congo, dove sorge l’ospedale di Kansele nel quale opera il cremonese Paolo Carini. Proprio a favore di questa struttura sanitaria è stato devoluto quanto raccolto da parrocchie e comunità religiose durante l’«Avvento di fraternità». Il sacerdote cremonese ha portato una prima parte della somma di denaro che servirà a Carini per rendere più dignitosi e funzionali gli ambienti. A don Ghilardi abbiamo rivolto alcune domande. Don Maurizio a che punto sono i lavori nell’ospedale di Kansele? «Innanzitutto bisogna specificare che dell’intero ospedale solo ad una parte è stata riservata la raccolta in quanto, su indicazione dello stesso Paolo Carini, sarebbe impossibile mettere mano a tutto la struttura in così poco tempo e i fondi non basterebbero a coprire tutte le spese; l’attenzione si è quindi concentrata sul reparto di pediatria e su quello di ginecologia e ostetricia. Le condizioni locali, in questo momento, necessitano in modo urgente di questi due servizi in ragione del numero di nascite e di patologie neonatali sulle quali bisogna intervenire tempestivamente». Durante il sopralluogo, cosa avete potuto constatare, in termini di necessità? «Bisogna distinguere la vita al di fuori dell’ospedale, che è molto simile a quella di tutte le nazioni sub sahariane, da quello che accade all’interno della struttura ospedaliera. Nella città di Mbuji Mayi colpisce la grande povertà, l’assenza delle utenze fondamentali: acqua potabile ed energia elettrica sono praticamente inesistenti in gran parte delle abitazioni (in queste settimane, essendo stagione delle piogge ci si può lavare con l’acqua piovana, ma l’acqua da bere è un problema in quanto non ci sono risorse idriche). L’instabilità politica, poi, ha generato anche un’insicurezza nella vita sociale pubblica: sono molte le forze militari disseminate per le vie sia della capitale Kinshasa sia per le strade di Mbuji Mayi. La conferenza episcopale congolese ha fatto del proprio meglio ed è riuscita ad ottenere nuove elezioni da colui che dovrebbe essere ormai il presidente uscente Kabila. Il vescovo di Mbuji Mayi è intervenuto personalmente in diverse zone della città e in alcuni villaggi per far sì che molti miliziani ribelli deponessero le armi. Si respira una calma apparente che dovrebbe arrivare fino al prossimo dicembre, mese nel quale si terranno le elezioni». E l’ospedale? «La zona ospedaliera è tutto un cantiere. Gran parte delle strutture precedenti, ormai più che fatiscenti, sono state abbattute per lasciare spazio alle nuove costruzioni. Ovviamente non dobbiamo pensare ai cantieri europei ma a quello che realmente si può fare in una zona dove anche per l’ospedale avere l’acqua pulita da usare nei reparti è quasi una chimera. Lo stesso vale per l’energia elettrica. Attualmente solo dalle 11 del mattino fino a mezzogiorno arriva la corrente che consente, in quell’ora, di far funzionare i pochi computer che ci sono e soprattutto le strumentazioni diagnostiche (l’ecografo, ad esempio). I farmaci, che sono a carico dei degenti, sono pochi. Il medico che sta prestando servizio in pediatria fa del proprio meglio, ma se si pensa che in una condizione di povertà ai degenti spetta pagare l’uso del letto e i farmaci e che i familiari devono soggiornare con il malato in ospedale cucinando per se stessi e per il malato stesso e in più devono lavare la biancheria stando in ospedale… sembra non esserci mai limite al peggio!». Oltre alla struttura necessari da fare? muraria ci sono altri interventi «Si sta approntando un impianto fotovoltaico per poter dare energia elettrica sufficiente per far funzionare della culle termiche, che arriveranno in un secondo momento, per poter conservare in frigorifero quei farmaci che vanno conservati a basse temperature. Lo stesso impianto dovrebbe far partire delle pompe per far scorrere l’acqua, accuratamente filtrata, che dalle cisterne di raccolta dovrà raggiungere i nuovi reparti». Insieme al nostro Paolo Carini, chi lavora all’interno della struttura? «La direzione generale è affidata al Vescovo di Mbuji Mayi, il quale ha incaricato un suo sacerdote di seguire tutta l’andamento quotidiano; un fratello della comunità dei domenicani, originario del luogo, si occupa del personale, Paolo si occupa della questione economica relativa alle degenze, degli stipendi del personale e degli acquisiti così anche, insieme ad altri volontari italiani che si alternano, della prosecuzione dei lavori». Avete potuto incontrare la comunità cattolica locale? «Sì, siamo stati ospiti un pomeriggio di mons. Emanuel Bernard, vescovo della diocesi, con alcuni rappresentanti del clero locale, il quale ha dato la massima disponibilità per coloro che del nostro clero o dei laici volesse sperimentare la missione in Congo; poi abbiamo incontrato la parrocchia nella quale ha sede l’ospedale, affidata alla comunità dei frati minori conventuali (tutti congolesi) con i quali abbiamo vissuto l’Eucarestia domenicale. Un momento molto forte, bello, contrassegnato da una povertà dignitosa e di grande vitalità. L’età media dei fedeli presenti non superava i trent’anni, in un Paese dove l’aspettativa di vita è di sessant’anni!!! Abbiamo poi conosciuto le suore di San Vincenzo de Paoli (anch’esse tutte congolesi) che portano avanti un orfanotrofio con trenta bambini (qualcuno della nostra diocesi si sta preparando per andare a fare servizio estivo proprio in questa struttura). Al momento la struttura non è in grado di ospitante altri, ma la necessità sarebbe almeno tre volte tanto». Avete portato con voi qualcosa che rappresentasse la nostra terra? «Non potevano mancare salame e torrone, insieme ad un primo contributo da parte della diocesi e di numerosi privati che in diversi modi hanno voluto partecipare a questo progetto. Per onestà bisogna però dire che i passaggi aeroportuali e doganali non sono semplicissimi in Congo, portare qualcosa è piuttosto complesso. Si sa, ciascuno cerca di vivere come può in una situazione difficile e ad ogni passo ci si sente chiamare: “Monsieur le blanche, monsieur le blanche!!! (che significa: uomo bianco). Lasciamo a voi immaginare le richieste che ne seguivano». Photogallery Il Sinodo dei giovani approda anche in università Nuovi passi sulla strada del Sinodo diocesano dei giovani con la fase di ascolto che vedrà coinvolti anche gli studenti della sede cremonese dell’Università Cattolica. Intanto la Segreteria ha messo a disposizione delle Parrocchie una bozza di lettera per il coinvolgimento dei giovani che non frequentano. In università Il Sinodo diocesano dei giovani anche in università. Non solo perché nella sede della Cattolica di via Milano è stato posizionato un totem esplicativo con materiale illustrativo sulla proposta portata avanti dalla Pastorale giovanile diocesana. Ma anche perché tra le occasioni di ascolto promosse nella fase preparatoria del Sinodo c’è anche un momento proprio dedicato agli universitari. L’appuntamento è nella mattinata di giovedì 6 aprile, alle 10.30, presso l’aula magna di palazzo Ghisalberti. Qui il vescovo Antonio Napolioni incontrerà gli studenti dell’Ateneo fondato da padre Gemelli per una riflessione su giovani e futuro. Stimolo per il confronto sarà anche la testimonianza di uno studente di origini afgane insieme ad alcuni altri giovani. L’incontro è promosso in sinergia tra la Pastorale giovanile diocesana e l’assistente spirituale di Facoltà, il cremonese don Maurizio Compiani. Altri ambiti di coinvolgimento Lo sguardo del Sinodo non si focalizza, però, solo sull’università. Mentre prosegue l’impegno a livello parrocchiale, la Segreteria punta l’attenzione su particolari gruppi di giovani. Come nel caso degli stranieri cattolici. Proprio in questo senso stanno per essere messe in cantiere specifiche iniziative, pensate in sinergia tra gli Uffici di pastorale giovanile, missionaria e delle migrazioni. Altro fronte che non sarà tralasciato quello del carcere, attraverso il coinvolgimento della Casa circondariale di Cremona e della Cappellania. L’invito ai “lontani” La Segreteria del Sinodo, intanto, ha predisposto una bozza di lettera per contattare i giovani che non frequentano la parrocchia e l’oratorio. Si tratta di un testo che i sacerdoti potranno personalizzare secondo le proprie necessità. La lettera presenta sinteticamente il senso e gli obiettivi del Sinodo diocesano dei giovani, esplicitando quindi la proposta di un coinvolgimento anche per chi non frequenta abitualmente gli ambienti parrocchiali. La proposta concreta è quella di chiedere loro qualche contributo personale, anche suscitato dai materiali via via pubblicati. L’intento è chiaro: aprire canali con tutti, anche con chi, per tanti motivi, vive un po’ lontano dal suo oratorio di origine, ma non per questo smette di stare a cuore alla comunità e alla Chiesa cremonese. La lettera: pdf doc Iniziative nelle Zone Guardando, invece, ai giovani che frequentano gli oratori, è in preparazione una serie di iniziative che, sino a giugno, aiuteranno a sostenere la fase preparatoria del Sinodo. Promosse dalle varie Zone pastorali, o in collaborazione tra alcune di esse, lasciano davvero spazio alla fantasia: si potrà passare, ad esempio, da spettacoli a camminate notturne, senza il timore di sperimentare eventi davvero nuovi o dare ulteriore senso a iniziative già consolidate. Il sito internet dedicato al Sinodo diocesano dei giovani Tutti i materiali per aiutare a vivere ia fase preparatoria