yu gi oh ultra carta rara
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Sanremo, il vigile che timbrò il cartellino in mutande ora fa l’artigiano. Prima che passi la legge Madia anti-assenteisti, farà in tempo ad andare in pensione Venerdì 10 giugno 2016 – Anno 8 – n° 159 y(7HC0D7*KSTKKQ( +.!"!]!=!" a 1,50 - Arretrati: a 3,00 - a 12 e con1,50 il libro “Il Fatto Personale” – Arretrati: e 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 PROBLEMI Il leader ha perso il tocco magico, sotto elezioni DIVISI ALLA META Senza candidati, alla ricerca di posti Malpassotu e Tiradrittu Renzi, coperto di fischi Napoli, mezzo Pd e smentito dal Viminale è tentato di votare FI Q » MARCO TRAVAGLIO p Ai commercianti non piace l’ennesimo spot sugli 80 euro. Dopo le polemiche sui dati diffusi dal Cattaneo ecco quanti voti ha perso realmente il Pd q CAPORALE, MARRA E PALOMBI A PAG. 2 LaPresse IL LANCIAFIAMME CHE BRUCERÀ LA DIGNITÀ DEI DEMOCRATICI p Parte del comitato elettorale della sconfitta Valente pronto a dare una mano a Lettieri, ma diversi dirigenti cittadini del partito dicono: “Voto De Magistris” q ANTONIO PADELLARO A PAG. 3 q IURILLO A PAG. 6 - 7 TUTTI I KILLER STALINISTI (E DEMOCRISTIANI) SOTTO IL VESUVIO Ansa q PAOLO ISOTTA A PAG. 6 LEGGI VERGOGNA E, nel decreto Ilva, condono ai compratori con licenza d’inquinare Invece di salvare la gente truffata fanno un altro regalo alle banche p Gli istituti di credito potranno espropriare gli immobili ai morosi. Non solo: se il prezzo di vendita è più basso, saranno ancora debitori della differenza. E meno male che il decreto era per i risparmiatori Mannelli INCIDENTI Dal Sudan sul volo di Stato “Il governo sequestra lo scafista sbagliato” q IACCARINO E MASSARI A PAG. 20 q CASULA E DI FOGGIA A PAG. 18 - 19 “POTEVA MORIRE” B. sarà operato al cuore. Lite Marina-Rossi q DE CAROLIS E D’ESPOSITO A PAG. 5 TRATTATIVA STATO-MAFIA La cattiveria Tragico equivoco a Napoli. Il Pd aspettava un commissario: sono arrivati i carabinieri Martelli: “Io e Scotti fatti fuori per il 41 bis” p Clamoroso scambio di persona: credono di aver portato in Italia il re dei trafficanti, ma si tratta di un rifugiato eritreo. Aperta un’inchiesta q RIZZA A PAG. 9 BUONO! Lo chef di Aviano consiglia IL NUOVO LIBRO EUROPEI 1968 Giacomello cucina con gli scienziati Michela Murgia: “Poveri azzurri, la monetina “Senza i sogni e senza il Web” non vi salva più” q DA PAG. 11 A PAG. 14 q A PAG. 22 q ORMEZZANO A PAG. 21 uando si prende un buco perché un altro giornale ha lo scoop, non resta che inchinarsi all’altrui bravura. Chapeau a Repubblica, che ieri sparava in prima un notizione coi fiocchi: “Lega e M5S, pronto l’accordo per i ballottaggi”. Wow!, quel diavolo di Grillo deve aver incontrato in gran segreto Salvini dopo averlo sfanculato per anni. Voltiamo voracemente pagina in cerca di particolari. E la cronaca non tradisce le attese: pregna di fatti e testimonianze inoppugnabili, da manuale del provetto giornalista: “Ecco il patto Lega-M5S per i ballottaggi”. Ed ecco le prove. 1) “È la storia di un lungo corteggiamento, quella tra Lega e M5S... fatta di appelli non raccolti (Salvini chiede da tempo un incontro a Grillo) ma nemmeno smentiti”. Ecco, Salvini vuole vedere Grillo, Grillo non vuole vedere Salvini, ma zero smentite (non si sa bene di cosa, ma fa niente). 2) “Piccole intese locali”(dove? quando? boh) e “un lavoro di opposizione comune in Parlamento” allo “stesso nemico: Renzi” (se le opposizioni si oppongono al governo, ci dev’essere sotto qualcosa). 3) “‘Sulle riforme costituzionali abbiamo lavorato benissimo con Lega e Calderoli’, racconta un senatore 5Stelle” (quale non si sa, anche perché Calderoli era relatore del ddl Boschi, mentre i 5Stelle protestavano sui tetti). 4) “Sui Rom la Raggi ha parlato con durezza: ‘I campi vanno superati’” (o forse era Giachetti che il 3 giugno ha detto “I campi rom vanno smantellati”? Anche lui inciucia con Salvini?). 5) “A Bologna Di Maio è andato a dire: ‘Il fenomeno migratorio è una cosa enorme’” (cosa che ripete, in Italia e in Europa, anche il noto leghista Renzi). 6) “In Lombardia Maroni è riuscito a far passare un referendum sull’autono mia grazie ai voti dei 5Stelle, appoggiando una loro proposta” (questa è forte: i 5Stelle votano una loro proposta, che Maroni fa passare). 7)“A Cattolica sono i leghisti a voler appoggiare il grillino” (ecco: a Cattolica). 8)“Anche se Fico dice ‘Non faremo accordi con la Lega’, Di Maio non ha mai usato toni tanto netti: ‘Chi ci vuole votare ci potrà votare’” (invece Giachetti, Sala, Merola e Fassino non fanno che ripetere: “Chi ci vuole votare non ci potrà votare”). 9) “Salvini ha fatto l’endorsement per Appendino e Raggi” e Corrado, a Milano, ha rifiutato di dare indicazioni di voto, ma ha notato che “alcuni dei nostri voteranno Parisi per punire Renzi” (è così in tutti i ballottaggi del mondo: più che pro, si vota contro e le opposizioni si ritrovano contro il governo: per informazioni, chiedere a chi ha scritto l’Italicum). SEGUE A PAGINA 24 2 » PRIMO PIANO Lo sberleffo IN TV COME AI SEGGI: MATTEO NON TIRA PIÙ » FQ CAMPAGNE » WANDA MARRA Q ualcosa per abbassare le tasse oggettivamente abbiamo fatto”. A stento riprende fiato Matteo Renzi, mentre motiva la sua affermazione, citando uno dei suoi cavalli di battaglia preferiti, gli 80 euro. Non fa neanche in tempo a finire di parlare che viene sovrastato dai fischi. Interviene, per la prima volta da quando è a Palazzo Chigi, all’Assemblea annuale di Confcommercio a Roma. Platea spesso ostile ai governi. “Conosco persone che non arrivavano a guadagnare 1.500 euro al mese e si sono permesse uno zainetto in più, una cena in più, quindi gli 80 euro li ritengo una misura di giustizia sociale”, dice Renzi. Neanche questo basta a zittire la sala. Evidentemente i commercianti reputano che non è stato fatto abbastanza per far ripartire i consumi. A quel punto, il premier prova ad andare all’attacco: “Che non fossero apprezzati da voi lo sapevamo da tempo, ma io li rivendico con forza”. Insiste: “È stato il primo atto, forse il più simbolico”. Richiamo ai fasti dell’esordio a Palazzo Chigi che suona stonato, tanto è cambiato il contesto in poco più di due anni. , OLTRE A SCARTABELLARE i risultati elettori delle comunali di domenica scorsa, per capire il declino del renzismo, e dunque della figura di Matteo Renzi, è sufficiente esaminare i dati di ascolto che ogni giorno fornisce l’Auditel. Il presidente del Consiglio, mercoledì, è andato a Otto e Mezzo su La7 e ha raccolto il 6,23 per cento di share (1,48 milioni di italiani). Per il programma di Lilli Gruber è la conferma che questa ancora in corso è un’ottima stagione, ma per Renzi è un segnale d’allarme, perché sia martedì con Alessandro Di Battista (7% di share) e sia lunedì per il commento a caldo del voto (6,3%) Otto e Mezzo è andato meglio. Non è un caso isolato, per il fiorentino. Perché la scorsa settimana Virus ha chiuso i battenti e Nicola Porro ha fatto gli “scatoloni” (citazione del conduttore, ndr) con un modesto 4,3 per cento di share, a causa di un Renzi non più in forma come un tempo, che dunque non ha conquistato il pubblico di Rai2. Gli esempi di quest’anno sono tanti. Qualche mese fa pure Domenica Live di Barbara D’Uso (Canale 5), con Renzi in studio fra selfie e complicità, ha perso clamorosamente ascolti. Renzi parla degli 80 euro Confcommercio lo fischia Tra dieci giorni si vota nelle città e il premier è un problema, più che un aiuto ai candidati Fatto a mano La scheda PLATEA Renzi ha scelto per la prima volta di andare a parlare davanti all’Assemblea annuale della Confcommercio. In passato sono stati fischiati anche Silvio Berlusconi e Romano Prodi n Sfide L’intervento del presidente del Consiglio all’Auditorium di via della Conciliazione a Roma LaPresse VA DETTO che Confcommercio ha fischiato molti presidenti del Consiglio e Prodi su tutti. Ma se voleva provare a testarsi davanti a una nuova platea, ieri non è andata bene per Renzi. Prima dei ballottaggi l’ostilità non è certo un buon viatico. “Politici, tagliatevi i vostri stipendi”, gli urla L’INTERVISTA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 un contestatore. E lui, mentre partono i fischi: “Guadagno 5.000 euro netti al mese che sono tanti. Ma si può parlare di stipendi, mica mi spavento, ho fatto l’arbitro in Garfagnana” (citazione che evoca la battuta di Nanni Moretti in Il Portaborse: “Io ho fatto l’arbitro in serie C”). Poi cita il tetto agli stipendi dei manager pubblici (240mila euro): pure peggio, tanto che in altri passaggi Renzi prova a blandire la platea. Esiti incerti. L’intervento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli non era stato particolarmente benevolo: “Siamo di fronte a una ripresa senza slancio e senza intensità”. I passi in avanti “mossi in materia fiscale” rischiano di essere “poco incisivi”. E poi la richiesta, che si appoggia a una promessa del governo di non far scattare le clausole di salvaguardia nel 2017 e quindi di non toccare l’Iva. Renzi ribadisce l’impegno. Ma nonostante le dichiarazioni distensive di entrambe le parti a incontro finito e l’immancabile selfie finale, quando va via Matteo Renzi è visibilmente urtato. Oggi gli toccano i giovani Confindustriali a Santa Margherita Ligure e non è detto che vada meglio. A ridosso di un voto molto rischioso, neanche una campagna elettorale ELEZIONI Al Nazareno si guarda con ansia all’intervento al cuore di Berlusconi: può essere il fattore decisivo a favore di Parisi a Milano. E la carta Olimpiadi non basta a Giachetti n tutta giocata nel ruolo di capo del governo e non di segretario funziona. Rispetto alle Regionali dell’anno scorso molto è cambiato: allora Renzi scelse di presentarsi soprattutto come premier e di evitare di mettere la faccia sui candidati considerati perdenti, per separare la sua immagine dalla loro. Stavolta, la sua presenza pare controproducente: gli aspiranti sindaci preferiscono che non si faccia vedere. I SONDAGGI che girano al Pd vedono la vittoria a Bologna e a Torino, mentre Milano è imprevedibile (anche alla luce delle condizioni di salute di Silvio Berlusconi). Mentre Roberto Giachetti non si avvicina neanche lontanamente alla vittoria, anche se cresce un po’. Sarebbe questo l'effetto della massiccia campagna dello stesso candidato e del premier sulle Olimpiadi. Evocare il volume di soldi, di affari e di posti di lavoro, connesso alla manifestazione sportiva, insieme alla speranza di incassare l'endorsement di qualche campione, dopo quello di Totti sembra l'unica carta da giocare nella Capitale. Ma non basta. Alla ricerca di un paracadute post-voto, Renzi mercoledì ha fatto anche un lungo pranzo con Giorgio Napolitano. © RIPRODUZIONE RISERVATA Marino Niola L’antropologo napoletano: “Il premier vive troppo sui social network: gli farà bene” “La contestazione lo inchioda alla realtà” » ANTONELLO CAPORALE S Il ritorno del fischio come censura è una grande prova di civiltà: il materiale che dunque sconfigge il digitale ui fischi e le pernacchie c’è un’unica autorità in Italia titolata a trattarne con compitezza: Marino Niola, antropologo napoletano, illustratore dei talenti del corpo e delle prove sonore che il corpo può dare. “È una bellissima notizia quella che mi dà. Il ritorno del fischio come censura e disapprovazione è una grande prova di civiltà, è la rivincita della storia e della memoria, la supremazia del materiale sul digitale. Il fischio ha anche una capacità maieutica e Matteo Renzi potrà trarne persino giovamento”. Il premier era abituato ai like, ai troll, al massimo a connettersi con qualche emoticon. È salutare questa breve ma inattesa scorpacciatina di fischi. Lo inchioda alla real- tà delle cose, al faccia a faccia (face to face) e non solo al rito del continuo esercizio virtuale (face to facebook). Gli impone un suono, che lui spesso non ha udito, e la forza di gravità che quell’impellenza esercita. Il fischio lo conduce a riflettere, a dubitare, a prendere in esame l’osservazione. Sugli 80 euro i c o m m e rcianti hanno dato fiato alle trombe. Professore Marino Niola, classe 1943, docente di Antropologia dei simboli e delle arti all’Università Suor Orsola Benincasa Non erano dei centri sociali questi nuovi fischiatori, o giovanetti di strada accorsi per fare caciara, ma borghesi che magari sanno anche utilizzare il digitale. Hanno scelto la forza del fischio, e hanno fatto tombola. Però il premier non è abituato a queste sonorità, viaggia in compagnia dei megabyte. Finalmente atterra nel mondo reale. Uomini in giacca e cravatta, come detto anche borghesi, che gli infilano il loro fischio tra i piedi. È un grandissimo e civilissimo mezzo di disapprovazione, speculare all’a ff ettuoso ma spesso troppo familistico clap clap. Il fischio ha il fastidio di essere pla- teale. Matteo risponde su Facebook dove tutto è silenzioso. Ogni manifestazione corporea ha bisogno di un segno distintivo: la sonorità del fischio non ha eguali. Professore, sul tema la pernacchia ha un suo irraggiungibile fascino. Con la pernacchia saltiamo i secoli e arriviamo al Settecento, alla commedia napoletana. La pernacchia è la genitrice dell’emoticon, e ha una capacità espansiva ineguagliabile. Come sa la pernacchia può essere modulabile, e l’apertura o la chiusura del palmo a imbuto adagiato sulla bocca rende densa o esile, acuta o grave, la carica contestatrice. Siamo dunque davanti a un grande ritorno al passato? Renzi deve temere il Novecento e i fischi sindacalizzati, le interruzioni, le riprovazioni verbali? E non sarà una percezione funesta dell’avvenire? Penso all’opposto che è finalmente la prova della supremazia dell’uomo sulla macchina, del corpo sull ’immaterialità. Renzi abbia rispetto dei fischi, forse se ne piglierà altri... Ha invece risposto con vitalità, non indietreggiando. Mossa giusta. Secondo lei sarà stato comunque turbato? Il fischio effettivamente ha qualcosa di definitivo. L’uomo cerca dentro di sé quel che non trova sui social network. E se, mettiamo, dovesse il prossimo futuro metterlo di fronte a delle gravissime pernacchie? Mi richiama e tenteremo di inquadrare il peggioramento del quadro delle sonorità. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIMO PIANO Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | CARLO CONTI ALLA RADIO Rai, polemica del M5S e mistero assoluto sul contratto di Merlo IERI CARLO CONTI, volto di Rai1 e già conduttore del Festival di Sanremo, è stato nominato direttore artistico di Radio Rai. C’è stata anche la presentazione alla stampa, e l’ad Antonio Campo Dall’Orto ha annunciato il rinnovo del contratto di Conti: “Siccome si vede che Conti è fortemente legato a questa azienda, ho approfittato dell’occasione per rinnovare il suo contratto che scadeva nel 2017 e q adesso scadrà nel giugno 2019”. Ma è polemica sull’ingaggio: Conti già aveva uno stipendio milionario, è aumentato oppure no? La Rai non risponde sulle cifre delle sue star, ma neanche in Cda sulla consulenza fatta a Francesco Merlo, editorialista di Repubblica, che sarà il vice di Carlo Verdelli nella struttura interna che si occupa del controllo dell’informazione. Furiosa la reazione del M5S: “Il pensionato d’oro Merlo a quanto apprendiamo sarebbe stato assunto a cifre faraoniche come consulente dalla Rai ma impiega il proprio tempo – dice il senatore Airola – a offendere il fondatore della prima forza politica in Italia, paragonandolo a un mafioso (riferimento ad un articolo su Repubblica, ndr). Auspichiamo un immediato intervento da parte dell’azienda”. La Rai è stata costretta a fare un comunicato. CALMA E GESSO “I numeri quelli sono” STOCCATA E FUGA Che ci fanno Bersani Staino e Guccini col lanciafiamme? » MARCO PALOMBI S ui voti del Pd in quest’ultima tornata elettorale c’è stato parecchio dibattito. Il motivo, però, non è chiaro: i numeri – quelli del ministero dell’Interno che oggi pubblichiamo in questa pagina – sono chiari: nei 24 comuni capoluogo al voto (nel 25esimo, Villacidro, c’erano solo liste civiche non attribuibili a schieramenti nazionali) il Pd perde 200 mila voti reali sulle sue liste rispetto alle precedenti comunali, solo in parte recuperati (+35 mila) dalle liste civiche a cui ha dato in franchising la gestione dei territori in questo turno amministrativo. Il calcolo è semplice e può farla chiunque: il Partito democratico sommando i voti di Roma, Milano, Napoli a quelli di centri meno importanti come Novara, Carbonia eccetera aveva oltre 900mila voti nel 2011 mentre supera di poco i 700mila oggi. I risultati sono tutti negativi, eccetto che in tre Comuni: Varese, Rimini e Caserta (duemila voti in più in totale). Le liste civiche – escluse dal conteggio quelle palesemente di centrodestra (verdiniani, alfaniani, etc.) – a sostegno dei candidati del Pd nei 24 capoluoghi portarono 273mila voti cinque anni fa e 308 mila oggi: 35 mila in più. PONDERATE per le diverse affluenze registrate nel 2011 e 2016 – gli aventi diritto al voto sono circa 6,6 milioni di persone, la metà della platea coinvolta nel voto di domenica – il risultato percentuale all’ingrosso dice questo: le liste del Pd cinque anni fa valevano il 21% circa dei voti, cui andava aggiunto il 6% abbondante delle civiche; domenica le liste del Pd invece hanno preso il 18% dei voti nei 24 capoluoghi e le liste civiche quasi l’8%. Tradotto: giù di oltre un punto percentuale. Nota bene: nel 2011 i democratici avevano attorno, oltre alle civiche, una coalizione fatta da partiti (tanto alla loro sinistra che al centro) che oggi sono scomparsi o non stanno più col Pd o entrambe le cose; oggi il Pd – che si pensa ancora come partito del 40% (quello delle Europee 2014) – è solo, naviga nel vuoto del rapporto con le liste territoriali, che però non sono partiti e non rispondono a logiche nazionali. Va segnalato il caso di Salerno, feudo del presidente della Campania Enzo De Luca: per la seconda volta il Pd ha rinunciato a presentare il suo simbolo alle Comunali per lasciare spazio alle liste “Progressisti”, che non sono del partito, ma dello stesso De Luca. Curioso, poi, una volta verificati i dati, il paragone con le Politiche 2013 (i risultati li trovate nella terza colonna del grafico) utilizzato dall’Istituto Cattaneo – Fondazione bolognese con multipli rapporti »3 » ANTONIO PADELLARO Q La parola ai dati del Viminale: il Pd perde oltre 200 mila voti Nei 24 capoluoghi al voto rispetto al 2011: le liste civiche ne recuperano solo 35 mila me si vede, dunque, i democratici hanno perso un punto percentuale anche rispetto alle Politiche di Bersani (contando, ovviamente, le civiche). QUANTO AI 5 STELLE, si sono Al Nazareno Renzi lunedì ammetteva: il Pd è andato male Ansa Il paragone col 2013 Anche con le Politiche il segno è negativo: un punto in meno pure contando gli alleati con Regione Emilia Romagna, ministero e Partito democratico –per dire che in realtà il Pd aveva sì perso rispetto alle Comunali del 2011, ma aveva guadagnato un punto sul risultato del 2013, quello della “non vittoria” di Pier Luigi Bersani: il vero sconfitto, si intuiva dal report del Cattaneo era il Movi- mento 5 Stelle, che perdeva 4 punti rispetto alle Politiche (lo studio si basava su 18 capoluoghi in tre dei quali il M5s non era presente). È appena il caso di ricordare che sarebbe bastato usare il dato delle Europee 2014 per rovesciare il risultato tra Pd e liste di Grillo: in ogni caso si tratta di paragoni solo indicativi, visto che un voto nazionale non è comparabile con una elezione locale. Come che sia, nelle 24 città capoluogo in cui si è votato domenica, nel 2013 (con un affluenza di 13 punti più alta) le liste del Pd avevano raccolto quasi 1 milione e 300mila voti e il 27% di quelli espressi. Co- presentati in 18 dei 24 capoluoghi considerati (assente a Salerno, Caserta, Latina, Rimini, Ravenna e Varese) e hanno raccolto in tutto 703.855 voti, cioè più o meno quelli che hanno preso le liste del Pd in tutti e 24 i Comuni. È altrettanto vero che, se i consensi grillini aumentano di oltre tre volte rispetto al 2011, calano rispetto alle Politiche 2013 e alle Europee 2014. Le amministrative, però, sono elezioni in cui il M5s ha sempre sofferto: il problema vero è il dato a macchia di leopardo, che indica un insediamento del Movimento solo episodico e legato in qualche caso (vedi Roma, da cui ricavano il 58% dei loro voti) più a colpe altrui che a meriti loro. Quando gli si fanno notare le performance negative, i partiti (e i Movimenti) si innervosiscono, ma –come ha detto Bersani – “i voti quelli sono”. © RIPRODUZIONE RISERVATA INUMERI 18% Questo valgono le liste del Pd in tutto nei 24 comuni capoluogo che hanno votato il 5 giugno. Alle Comunali 2011 erano al 21% 8% Il risultato delle liste civiche (che comunque non sono il Pd) che sostengono i sindaci dem, escluse quelle di centrodestra 1% Il calo percentuale rispetto alle Politiche 2013 (27%) delle liste democratiche più le civiche di area centrosinistra uando ho letto che Matteo Renzi vuole usare “il lanciafiamme” contro la “guerriglia interna”, ho subito pensato alla lettera, pubblicata ieri e firmata da Sergio Staino, Francesco Guccini e da altri nomi della cultura di sinistra nella quale si chiede al leader del Pd “un grande segnale di pacificazione”e di “mostrare a tutti un volto umano, gioioso e disponibile”. In quelle parole ho ritrovato lo spirito di un mondo appassionato e generoso che ho conosciuto negli anni dell’Unità con Furio Colombo, quando giravamo l’Italia per incontrare i nostri lettori e con essi discutevamo, anche in maniera forte, ma sempre nel rispetto delle idee e delle persone. A Staino (e a Bobo), a Guccini e agli altri vorrei perciò semplicemente chiedere: ditemi, per cortesia, che cosa ha da spartire con quel mondo, con il vostro mondo Matteo Renzi? Non è una domanda polemica ma una constatazione che prescinde dal giudizio politico per affrontare un tema più profondo: quello della trasformazione antropologica del vertice Pd. Per togliere qualsiasi connotazione insultante alla definizione ricorderò (non certo a Sergio che quella storia la conosce) che di “mutazione antropol o gi c a ” parlò Riccardo Lombardi quando, a metà degli anni 70, il Psi fu scalato da Bettino Craxi che arrivò a mutare perfino il nome del partito, battezzato Garofano. Più o meno come, quarant’anni più tardi, Renzi scalerà il Pd per poi scalare (come fece Craxi) il governo. L’espress ione “scalare” si addice a una conquista dall’esterno che mette gli sconfitti dinanzi a un bivio: mangiare la minestra o saltare dalla finestra. Bisogna riconoscere che Renzi e il suo clan non hanno mai nascosto l’intenzione di fare piazza pulita di ogni dissenso. E che se oggi egli evoca il lanciafiamme non fa altro che estremizzare, con un’espressione volutamente violenta, una pulizia etnica tecnicamente fascista. La vera domanda allora è: come possono Staino e Guccini, ma anche Bersani e Cuperlo sperare ancora in un leader “d al volto umano e disponibile”, tecnicamente impossibile? 4 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 Lo sberleffo GIACHETTI E LA FOTO CON L’IGNARO GERE » FQ NEL DISPERATO tentativo di recuperare voti per ribaltare il risultato del primo turno e superare Virginia Raggi al ballottaggio, il candidato dem a Roma, Roberto Giachetti, fa campagna ovunque e con chiunque. L’altra sera è andato a Villa Taverna, residenza privata dell’ambasciatore americano, per un evento – c’era anche la rivale del Movimento Cinque Stelle – in occasione della proiezione di un film di Richard Gere. Non potendo forse conquistare un selfie con il famoso attore, Giachetti s’è accontentato di una fotografia che lo ritrae di spalle con davanti unperplesso Gere. Il Partito democratico ha sfruttato l’immagine – pubblicata su Twitter - per far intendere una qualche intesa tra il protagonista di Pretty Womane l’ex radicale diventato renziano. Chissà se Giachetti, per fare colpo, gli ha detto che si fa chiamare “Jeeg Robè”. Ciriaco De Mita Il segretario Dc ebbe il doppio incarico negli anni 80 e i suoi lo crocifissero: “Non giova neanche a Renzi, qualche difficoltà c’è” L’INTERVISTA » GIANLUCA ROSELLI F , are allo stesso tempo il presidente del Consiglio e il segretario di partito è impossibile, a meno di non avere il dono dell’ubiquità”. Ciriaco De Mita, 88 anni, ex premier ed ex leader della Democrazia cristiana, politicamente parlando è ancora molto lucido. All’Istituto Luigi Sturzo, ha tenuto per venti minuti il pubblico appeso alla linearità del suo ragionare, poi fa una breve chiacchierata col Fatto Quotidiano: “Il risultato elettorale per Matteo Renzi non è stato esaltante, anche se bisogna attendere, come sempre, i ballottaggi, che possono cambiare molto il quadro. Sicuramente non gli giova stare a Palazzo Chigi e al contempo fare il segretario del partito”. “È impossibile fare assieme il premier e il segretario Pd” con l’elezione al Colle di Sergio Mattarella. Insomma, chiediamo, il premier farebbe bene a lasciare il Pd a qualcun altro? “Esercitare I due ruoli i due ruoli contemporaneamente sono diversi è impossibile anche per un’incompatibilità sostanziale: al gonella verno si gestisce, al partito si prosostanza: gramma. Tra i due ruoli occorre al governo una dialettica positiva ma, se sono si gestisce, esercitati dalla stessa persona, c’è al partito si il rischio di una paralisi totale. Del programma. governo e del partito”. Una paraFare le due lisi che sta attanagliando premier e Pd? De Mita svicola, sussurrancose porta alla paralisi do: “Mi pare evidente che una situazione di sofferenza ci sia…”. LA PAGELLA Non ci siamo mai capiti De Mita e l’ex craxiano Ferrara insieme per un libro su Sturzo. Il primo fu la bestia nera del Psi Eni © RIPRODUZIONE RISERVATA DETTO DA UN UOMO che per quel doppio incarico, premier e segretario Dc per quasi un anno, ebbe parecchi problemi fa un certo effetto. “Nell’aprile del 1988 assunsi l’incarico di presidente del Consiglio e fino al febbraio 1989 restai anche segretario Dc, ma questo secondo incarico in pratica non l’ho mai esercitato, lasciando la gestione del partito ad altri”, racconta De Mita: “I nemici interni mi attaccarono, ne fecero un problema politico, ma erano accuse pretestuose perché volevano portare Andreotti a Palazzo Chigi. Poi, a fine febbraio, ci fu il congresso che portò alla segreteria Forlani. E con lui fu il diluvio…”. Nel 2014 De Mita è stato eletto sindaco di Nusco, il suo paese, con il 77,3% dei voti, un plebiscito. L’anno scorso si è schierato con Vincenzo De Luca (suo ex nemico storico) alle Regionali campane. Diventando, così, renziano. Ma un feeling col giovane leader si era già avviato qualche mese prima, Compari centristi Agazio Loiero e Francesco D’Onofrio ancora rendono omaggio al vecchio, grande capo “Ciriaco” Per quei due incarichi fui attaccato dai nemici interni: alla fine arrivò Forlani. E fu il diluvio Eloquio tipico Il tipico gesto di De Mita, dall’eloquio complesso e indecifrabile. Un cult nel regime dc L’Eni ieri ha comunicato di aver fatto una nuova importante scoperta: nell’area del delta del Nilo, dove ha la licenza di estrarre, ha trovato ricchi giacimenti di gas. È l’Egitto che ancora non ha scoperto – sebbene abbia ogni licenza –gli assassini di Giulio Regeni. Ma tutto si tiene. ANTONELLO CAPORALE La vita è fatta a scale Si sale sempre, nonostante l’età: una catena fraterna, puntellata dagli ombrelli » A CURA DI FD’E, FOTO DI UMBERTO PIZZI I “mister preferenze” di Torino, figli del vecchio potere » ANDREA GIAMBARTOLOMEI S e Piero Fassino è riuscito a limitare i danni lo deve a loro. Ai “mister preferenza” di Torino, candidati che fanno riferimento a padrini politici rottamati, volti giovani sorretti da politici più scafati. Come diceva dopo il voto Giusi La Ganga, ex reggente di Bettino Craxi a Torino, non rieletto nel consiglio comunale, “è la fine del voto d’opinione, resiste solo chi raccoglie il voto strutturato”. Basta vedere i candidati più votati, lista per lista, e appare il sistema del centrosinistra torinese. Partiamo dal Pd. Il più votato è Stefano Lo Russo, ex assessore all’urbanistica e creatura di Fassino: a lui sono andati 2.541 voti. A ruota, con 1.893 preferenze, segue Enzo Lavolta, ex I dem cambiano pelle Parola dell’ex Psi La Ganga: “È la fine del voto d’opinione, resiste chi raccoglie quello strutturato” assessore all’innovazione, esponente della sinistra dem dei “giovani turchi” vicino a Stefano Esposito, figlio di Cosimo Lavolta, segretario dell’Uil Commercio. ARRIVA poi un tandem con quasi 1.600 voti ciascuno: Mimmo Carretta e Maria Grazia Grippo, sponsorizzati dal presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus, politico molto apprezzato dalla comunità lucana e non solo. Per anni ha comandato la Rear, potente coop criticata da Ken Loach per lo sfruttamento dei suoi dipendenti al Museo del cinema. Se- gue a 1.506 preferenze Claudio Lubatti, ex assessore ai trasporti, che raccoglierebbe parte dei suoi consensi tra i dipendenti di Gtt, azienda dei trasporti pubblici, bacino di riferimento del suo ex “padrino” Davide Gariglio. C’è poi una outsider, Chiara Foglietta (1.503 voti), sostenuta da ReteDem, “postcivatiani” come l’ex assessore Ilda Curti, l’eurodeputato Daniele Viotti e il deputato vicino a don Luigi Ciotti Davide Mattiello. “Chi è questa Foglietta?”, si chiedevano alcuni in Sala Rossa durante lo spoglio. Destinatario della domanda era Deodato Scanderebech, politico passa- Piero Fassino Ansa to da Udc a Futuro e libertà, padre di Federica, che ha seguito le sue orme per poi approdare al Pd e ricevere il suo pacchetto di voi (1.209). Nei Moderati di Mimmo Portas troviamo un altro “mister preferenza”, con ben 2.319 schede, il secondo preferito dai torinesi. È Silvio Magliano, già vicepresidente del consiglio comunale per Ncd, giovane legato a Cl che ha potuto contare anche sull’appoggio di Enzo Ghigo e Michele Vietti. Dietro di lui c’è l’ex presidente dell’assemblea cittadina Giovanni Andrea Porcino, figlio dell’ex parlamentare Idv Gaetano. Da segnalare il possibile ritorno di Paolo Chiavarino, consigliere comunale Dc per 21 anni di fila ora eletto nella “Lista civica per Fassino” dopo esperienze in FI, Udeur e Moderati. IN QUESTI nove giorni al bal- lottaggio i sostenitori di Fassino dovranno mobilitare qualche voto di più di quelli “strut- turati”se vorranno resistere al “Tutti tranne Fassino”, diffuso anche nei ceti medi e non solo in periferia. Intanto il candidato dem incassa il sostegno di due vecchi politici e banchieri come Nerio Nesi ed Enrico Salza, padrino del “sistema Torino” nato nel 1993 a favore di Valentino Castellani e in chiave anticomunista contro la candidatura di Diego Novelli. Oggi l’avversario si chiama Chiara Appendino e contro di lei cominciano a girare i dossier. Le vengono contestati i rimborsi dati al suo datore di lavoro, la Lavatelli srl, ditta del marito, per le ore di lavoro saltate perché dedicate al consiglio comunale. Lei si difende; “Sono previsti per legge. Ho rinunciato a gettoni di presenza per oltre 100 mila euro”. © RIPRODUZIONE RISERVATA POLITICA Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | INSIDER RAI E FIGC, STORIA DI UN’AUTOCENSURA » INSIDER.ILFATTOQUOTIDIANO.IT , SEGNATEVI questo nome: Michele Uva, direttore generale della Federazione italiana gioco calcio. E adesso leggete una storia che incrocia la Figc, la Rai e, come sempre, la politica. Per il programma di Rai1 sugli Europei di Francia, viale Mazzini contatta Antonello Valentini, predecessore di Uva in Federcalcio, che ha lasciato via Allegri da campione del mondo in Germania durante la gestione Giancarlo Abete/Marcello Lippi. Valentini accetta l’offerta e la presenza in studio, da opinionista, a titolo gratuito. Quando l’accordo è ormai siglato, Gabriele Romagnoli, il direttore di Rai Sport, fa sapere a Valentini che non è gradito dalla Federcalcio e che dunque, per le solite “ragioni di rapporti”, è meglio annullare tutto. Ma chi, in Figc, ha chiesto la »5 censura di Valentini nel servizio pubblico? Sarà mica il presidente, Carlo Tavecchio? Il ragioniere di Ponte Lambro smentisce, allora Romagnoli s’inventa un’altra e imbarazzante scusa con Valentini per motivare la sua scelta. In realtà, Romagnoli era sincero, perché davvero in Federcalcio c’è chi ha posto il veto su Valentini. Il suo nome è Michele Uva, il vero capo della Federcalcio. PERICOLO Sabato notte Berlusconi si era sentito male a Roma, ma si è presentato al San Raffaele di Milano solo domenica in condizioni “preoccupanti”. Ora gli cambieranno la valvola aortica » LUCA DE CAROLIS N on era “un esame programmato”, come avevano provato a sminuire da Forza Italia. E neppure un disturbo passeggero. “Silvio Berlusconi ha rischiato di morire” scandisce il medico personale del capo di Forza Italia, il professore Alberto Zangrillo, di fronte a una selva telecamere nella pancia dell’ospedale San Raffaele di Milano. “Silvio ha rischiato la vita, adesso operazione al cuore” non ha sentito ragioni. È rimasto a Roma, per votare. E si è presentato nell’ospedale milanese solo in serata. UNA LEGGEREZZA che poteva costargli la vita. “Quando è arrivato era in condizioni molto severe e preoccupanti, e lui ne era consapevole” am m e t t e Zangrillo. Dopo le prime cure, Berlusconi è stato rimandato a casa, sempre sotto la stretta sorveglianza del medico. Poi martedì l’hanno ricoverato. “È molto affaticato” spiega Fedele Confalonieri, che ieri è pas- È IN QUESTA struttura di ec- cellenza che domenica sera Berlusconi è stato salvato da un grave scompenso cardiaco, dopo i primi sintomi nella notte tra sabato e domenica. Ed è sempre al San Raffaele che la prossima settimana il patron di Mediaset verrà operato al cuore. Serviranno quattro ore di intervento, per sostituire la valvola aortica a un uomo che a settembre compirà 80 anni, e che dal 2006 vive con un pacemaker al cuore, impiantatogli negli Stati Uniti e sostituito l’anno scorso. Nel 1997 Berlusconi era già stato operato per un tumore alla prostata. E in questi anni aveva IL CORPO DI B. Il medico personale Zangrillo: “Rischio di mortalità del 2%. Gli sconsiglio di tornare a fare il leader” dovuto subire altri interventi compreso quello alla mascella, lesionata dalla statuetta del Duomo lanciatagli contro da Massimo Tartaglia nel 2009. Ma l’intervento al cuore proprio non si può evitare. Tra sabato e domenica Berlusconi si era Diagnosi Alberto Zangrillo. A lato Berlusconi, che verrà operato la prossima settimana Ansa sentito male nella sua casa di Roma, con i primi sintomi di scompenso cardiaco. Non riusciva a respirare. Ha telefonato a Zangrillo: il suo medico personale da anni, genovese, direttore dell’Unità di anestesia e rianimazione del San Raffaele. “Presidente, deve subito ricoverarsi” gli aveva intimato lo specialista. Ma Berlusconi sato a trovarlo. Ora dovranno cercare di rimetterlo minimamente in forze, per un’operazione a cuore aperto. “Il rischio di mortalità in questi interventi è del 2 per cento, e facciamo finta che non si faccia qui” spiega Zangrillo. Tradotto, nel suo ospedale “la media scende sotto l’1 per cento”. Al Fatto aggiunge: “Per noi è un intervento di routine, ne facciamo centinaia all’anno. Nel caso di Berlusconi non sono presenti co-patologie. E a operarlo sarà un cardiochirurgo di fama mondiale”. Ovvero Ottavio Alfieri, 69 anni, il primo a realizzare nel 2014 un impianto della valvola aortica senza suture, cioè senza punti. SARÀ LUI , con un’equipe di cinque persone, a sostituire la valvola: quella che lascia passare il sangue nell’aorta quando il ventricolo sinistro si contrae, e che poi si richiude per impedire che ritorni nel ventricolo. La sostituiranno con una valvola di origine animale. Un’operazione delicata. A circa metà intervento, il cuore verrà fermato. Ed entrerà in funzione una macchina per la circolazione del sangue extracorporea, a cui è addetto un “perfusionista”. Zangrillo vede positivo: “Dopo l’intervento Berlusconi resterà in rianimazione per uno o due giorni, poi ci sarà circa un mese di riabilitazione”. E dopo? L’attività politica? “Teoricamente potrà fare tutto, meglio di prima. Ma io gli sconsiglio di tornare a fare il leader”. Dipenderà sempre da lui, da Berlusconi. E dal suo cuore. Precedenti NEL 1997 Berlusconi è stato operato per un tumore alla prostata n NEL 2006 gli è stato impiantato un pacemaker negli Stati Uniti, sostituitogli lo scorso anno n NEL 2011 si è operato alla mascella lesionata dalla statuetta del Duomo sferrata da Tartaglia n © RIPRODUZIONE RISERVATA Contro il cerchio magico La primogenita infuriata per gli sforzi del padre prima del voto Lo sfogo di Marina: “Tutta colpa vostra” » FABRIZIO D’ESPOSITO Q uando si evoca la morte, come ha fatto Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi, tutto diventa più cupo, tragico, umanamente delicato. L’ex premier ha rischiato tantissimo ed è per questo che per cinque lunghi giorni, da domenica a ieri, nella composita corte di B. c’è stato un surreale clima “sovietico”, modello Cernenko, l’ex capo del Pcus che sparì a causa di un “raffreddore” e infine morì. Un clima “sovietico” che ha quindi generato litigi e polemiche, finito di alterare i fragili equilibri tra la famiglia e il cosiddetto cerchio magico che fa capo alle due donne campane, la fidanzata Francesca Pascale e la badante Mariarosaria Rossi. Già lunedì, quando l’ex Cavaliere è ritornato ad Arcore, prima del ricovero al San Raffaele di Milano, la primogenita Marina ha capito la gravità della situazione e fatto la prima sfuriata contro il cerchio magico. In particolare contro Rossi. L’accusa: aver sequestrato il corpo del padre per scopi politici nell’ultima settimana di campagna elettorale, senza accertarsi seriamente dei sintomi di affaticamento di B., ormai alla soglia degli ottanta anni. “Stava morendo per colpa vostra”, queste le rabbiose e dolorose parole di Marina. “Com ’è possibile che è andato in giro in queste condizioni?”. IL FILM dell’ultimo, pauroso fine settimana di Berlusconi comincia a Ostia, venerdì sera, per il comizio di chiusura di Alfio Marchini a Roma. B. arriva tardi, dopo le 19 anziché alle 18.30, e perde altro tempo perché si deve collegare telefonicamente con Milano, per la manifestazione Arrabbiata Marina B. Ansa conclusiva di Stefano Parisi. Con lui ci sono Pascale, Rossi e Deborah Bergamini, la portavoce. Poi sale sul palco e appare più gonfio del solito. Suda tanto, e non solo per il caldo estivo. Lo “scompenso cardiaco” poco più di un giorno dopo, nella domenica del voto del primo turno. B. è un elettore iscritto a Roma e va ai seggi. Ieri Zangrillo ha detto pubblicamente di averglielo sconsigliato. Ma lui è andato lo stesso, probabilmente sostenuto in questo dal cerchio magico. Perché questo è il punto centrale della drammatica vicenda del cuore berlusconiana, che culminerà nell’intervento chirurgico. Quali sono le cause della presunta “superficialità” delle donne che lo circondano? Sono mesi ormai, per esempio, che dentro Forza Italia accusano apertamente il cerchio magico di esercitare il potere facendosi scudo del corpo berlusconiano. La scissione di Denis Verdini nasce in questo quadro. Non solo. Le ultime fratture riguardano Giovanni Toti e Mariastella Gelmini, un tempo legatissimi alla fidanzata e alla badante. Quest’ultima, Rossi, sarebbe anche al cen- tro di una silenziosa rivolta non è apparso in conferenza tra gli ultimi collaboratori ri- stampa e ha dato forma e somasti fedeli a Berlusconi. Di stanza alle previsioni peggioqui gli sbigottiti quesiti di Ma- ri: “Berlusconi ha rischiato la rina: “Com’è vita”. Il medico possibile che ha pure aggiunto non vi siete acche dovrebbe finire di fare policorte che stava tica. male?”; “Perché Il tragico film lo avete manda- Venerdì sera Il resto, al moto al seggio samento, è tutto p e n d o c h e r i- a Ostia, gonfio chiacchiericcio schiava?”. parlamentare in e affaticato quel che resta di IN OGNI caso, il Due giorni dopo un partito caricerchio magico è andato smatico. Sul ha gestito questi campo ci sarà ug i o r n i a l S a n lo stesso al seggio na transizione Raffaele, facenprovvisoria di aldo da filtro a fameno un mese. Il miliari e amici. Ghedini, Letta girotondo “sovietico” attore Confalonieri sono entrati. no al capezzale di B. è iniziato Verdini, invece, pare di no. lunedì. I nomi che ambiscono Anche il carattere “sovietico” a vario titolo sono vari: Toti, della degenza rientra tra le Gelmini, Carfagna, Brunetta, accuse familiari, derubricata Polverini. Ma il primo nodo per giorni a “malore”e ad “ac- riguarda il cerchio magico. certamenti di routine”. Fin Nulla sarà come prima? quando lo stesso Zangrillo © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 DA DOMANI IL “FIRMA DAY” Anpi, Arci e Comitato ballano per il No nelle piazze d’Italia MANCANO QUATTRO MESI al referendum sulla riforma costituzionale, ma la campagna per il “No” inizia a fare davvero sul serio. Dopo le ormai numerose apparizioni (da ultimo quella al Festival dell’Economia di Trento) della ministro Boschi, principale ambasciatrice della riforma, domani e dopodomani il Comitato per il No scende in piazza in oltre cento città. Die- q tro il “Firma Day” vi è la volontà di fare un gran passo avanti nella raccolta delle 500.000 firme necessarie per indire due referendum abrogativi sull'Italicum, la riforma elettorale voluta dal governo Renzi, e quello sulla riforma costituzionale. In questa occasione saranno anche Arci ed Anpi (questi ultimi i famosi “partigiani” non “veri”della Boschi) a mobilitarsi con un’inizia- tiva a sostegno della raccolta firme. In 16 capoluoghi di provincia si terrà l'iniziativa “Ballando sotto le firme”. In un’atmosfera di festa, condita da canti e balli, le due organizzazioni cercheranno di dare anch’esse il loro apporto alla raccolta firme. Tra le città coinvolte nell’evento targato Arci-Anpi vi saranno anche Milano e Firenze, roccaforte renziana. SPACCATI Renziani e Turchi per Lettieri, attesa decisione di Bassolino » VINCENZO IURILLO L Napoli a posizione ufficiale resta quella illustrata da Valeria Valente il giorno dopo la sconfitta e ribadita da Lorenzo Guerini in un’intervista al Mattino:“Il Pd non darà indicazioni di voto al ballottaggio di Napoli”. Rimarrà inalterata, salvo clamorose sorprese dall’assemblea provinciale fissata per oggi alle 17 all’Hotel Ramada, la resa dei conti sulle responsabilità del disastro. Ma si è già avviata la corsa ai riposizionamenti dei dem tra Luigi de Magistris e Gianni Lettieri. Ballottaggio, la sinistra dem si schiera con De Magistris La sfida n SCONTRI di correnti, gruppi e sottogruppi di un Pd balcanizzato dove c’è chi esce allo scoperto e chi lavora sotto traccia. Area Riformista e la Sinistra dem stanno facendo endorsement per De Magistris. L’area vicina ad Andrea Cozzolino, uno dei leader dei Giovani Turchi, sarebbe orientata verso un appoggio sotterraneo a Lettieri e con Cozzolino ci sono pezzi importanti del comitato elettorale di Valente alle primarie. Non solo: tra chi nutre simpatie per l’imprenditore partenopeo ci sarebbe anche un’area intellettuale che ieri ha partecipato a Napoli alla presentazione del libro Europa, politica e passionescritto dal presidente emerito Giorgio Napolitano, che da capo dello Stato e presidente del Csm assunse posizioni molto dure sul lavoro di De Magistris da pm a Catanzaro. Al tavolo erano seduti Napolitano, il filosofo Biagio De Giovanni, l’ex sottosegretario Umberto Ranieri, che però cinque anni fa appoggiò De Magistris al ballottaggio e quando ha provato a candidarsi alle primarie di Napoli aveva tra i suoi più stretti collaboratori un sostenitore dell’attuale sindaco. Nel suo intervento Napolitano ha detto di non condividere le tesi di chi sostiene “che ad un populismo di destra debba opporsi un populismo di sinistra”. Si riferiva a come rilanciare le politiche dell’Europa. SONO con De Magistris senza se e senza ma coloro che nella frastagliata galassia piddina ruotano intorno a Guglielmo Epifani e al mondo Cgil. Ovvero gran parte di quell’Area Riformista di cui è uno dei capi il consigliere regionale Gianluca Daniele, fino al 2015 segretario Cgil di Napoli. Daniele è stato il primo a dichiararlo pubblicamente: “La cosa principale è battere Lettieri e quel bel pezzo di destra ideologica proveniente da An e Msi che Lettieri ha raccolto intorno a ANCORA TU Quello di domenica 19 giugno è il secondo ballottaggio che si tiene tra Luigi De Magistris e Gianni Lettieri (centrodestra). La volta scorsa prevalse il magistrato e non di poco: 65,3% contro 34,6%. Al primo turno Lettieri conduceva 38,5 a 27,5. sé”. Secondo Daniele “tra le ragioni del risultato così negativo c’è l’aver smarrito l’identità del Pd, per questo che siamo contrari al commissariamento di Napoli, ci vorrebbe invece un Congresso per ascoltare la base, disegnare una linea. Mi pare assurdo e fuori dal mondo che in un partito come il nostro ci siano persino dei dubbi su chi votare tra un candidato di sinistra e uno di destra”. In corsa Il sindaco di Napoli Luigi De Magistri cerca la riconferma contro Gianni Lettieri di Forza Italia LaPresse IL COMMENTO I DUBBI possono venire se il Pd si allea con Denis Verdini e a Napoli Ala forma una lista alleata. “Per prendere il loro l’1,5% chissà quanti voti di opinione abbiamo perso, un saldo negativissimo… E ancora non ho capito in che sede è stata decisa questa alleanza nefasta”. Area riformista alle primarie del Pd ha messo in pista il terzo incomodo tra Valente e Bassolino, il leader dei Giovani democratrici Marco Sarracino che a il Fatto Quotidiano si lascia andare a una mezza ammissione: “Sicuramente andrò a votare, sicuramente non voterò Lettieri. Per ora non posso dire di più”. È un fronte significativo quello che intorno a Daniele e Sarracino sta per accorrere in soccorso a De Magistris: ne fanno parte i candidati al Consiglio comunale Diego Venanzoni, Carlo Migliaccio, 3123 preferenze in tre. Il più interessato al successo di De Magistris è Venanzoni, che così entrerebbe in Consiglio, con la vittoria di Lettieri rischia di rimanere inchiodato allo scranno fantasma di primo dei non eletti. Si è schierato con De Magistris il capogruppo Pd uscente e rieletto in consiglio, Aniello Esposito: “Non posso votare Lettieri, la mia storia mi porta verso una direzione precisa”, ed anche lui, collocato in un’altra corrente, ricorda però il suo impegno in Cgil. Un sindacato che è in qualche modo radicato nella giunta De Magistris. Ne fa parte da anni Enrico Panini, un curriculum di peso nella Cgil dell’Emilia e in segreteria nazionale, il pontiere – insieme all’altro assessore proveniente dal Pd, Nino Daniele – dei rapporti e del dialogo tra l’amministrazione arancione e pezzi di dem napoletani. POTREBBE però risultare deci- sivo un cenno del Pd più influente di Napoli: Antonio Bassolino. Che finora non si è pronunciato in prima persona. Ieri ha chiesto a Renzi di rifondare i dem napoletani dalla base azzerando tutto. Il Mattino scrive che i suoi stanno pensando di sostenere Lettieri. TOMTOM D 06/03/2016 PRIMARIE DEL PD Valeria Valente (46%) sconfigge Antonio Bassolino (40%), già sindaco di Napoli tra il 1993 e il 2000. A scatenare la polemica, però, è un video pubblicato da Fanpage che mostra scambi di denaro fuori dai seggi. Bassolino fa tre ricorsi che gli sono tutti respinti dal partito. D 21/05/2016 LA LISTA DI VERDINI Denis Verdini decide di sostenere la candidata del Pd, facendo correre la propria lista di Ala nella coalizione della Valente. D 05/06/2016 RISULTATO ELEZIONI La coalizione a favore di Valeria Valente raccoglie solamente il 21.13% dei voti. La candidata del Pd finisce terza e viene esclusa dal ballottaggio al quale vanno il sindaco uscente De Magistris e il forzista Lettieri: un vero flop. L’entità della sconfitta risulta ancora più chiara se si considerano i risultati di ciascun partito. Il Pd si ferma all’11.6% mentre l’apporto di Ala si limita a 1.42%. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le scuse Per il partito che sarà commissariato, è tutta colpa di Bassolino VALENTE E I SICARI STALINISTI E DC » PAOLO ISOTTA V aleria Valente è quella immortalata nelle fotografie mentre a Napoli cinguetta con Denis Verdini, venuto a soccorrerle alle elezioni comunali di domenica. Ed è anche quella spedita a Napoli da Renzi per vincere contro Antonio Bassolino le celebri primarie truccate e perdere queste elezioni: com’è avvenuto. Chissà che cosa le è stato promesso per accettare un ruolo siffatto: non posso credere che una donna, parlamentare e con esperienza politica, credesse a sua volta di avere qualche minima possibilità. Se così fosse farebbe tenerezza e la paragonerei al grande Ugo D’Alessio che interpreta Decio Cavallo in Totò truffa e compra la fontana di Trevi dal “Cavalier Ufficiale Antonio Trevi, proprietario dell’omonima fontana”. Dopo che Decio ha sborsato la cifra arrivano i mastrogiorgio (gl’in- Che coppia Valeria Valente con Denis Verdini. Il gruppo di Ala ha fatto una lista con il Pd Ansa fermieri del manicomio) coll’ambulanza a sirene spiegate e se lo portano. A Napoli giungerà invece un terribile Godot a commissariare il locale Partito democratico: quello che i cretini chiamano democrat; e sono gli stessi che dicono mission impossibile. La Valente (leggo sul Corriere del Mezzogiorno di oggi) sostiene di aver perso le elezioni perché Antonio Bassolino, dopo le primarie truccate ai suoi danni, ha fatto ricorso. In una conferenza stampa di martedì Bassolino ha accusato il Pd napoletano di “stalinismo democristiano”, e pare difficile contestare questa definizione brillante insieme e profonda. Egli sostiene che il commissariamento ha da essere non solo provinciale ma anche regionale; e che deve preludere a veri congressi. Anche qui, come dargli torto? Ma Assunta Tartaglione, segretario regionale, strilla come una lavandaia al lavatoio. Accusa Bassolino di leso segretario del partito e leso presi- dente del Consiglio. Come osa loro, per restare in Samuel dargli lezioni? Come osa soste- Beckett, ci sarà addirittura il nere ch’è stato mal consiglia- Finale di partita? ne dubito) si to? Se si sono perse le elezioni è sorprendono della loro sorte: sempre colpa di Bassolino che essi non hanno fatto altro che ha denigrato il Partito, non ha servire con zelo Matteo Renzi, attuarne gli oraiutato la dini e interprecampagna etarne il pensielettorale, ha ro. Non sanno remato conche i sicarî, tro e (questo mandati di notnon lo dice ma I dirigenti locali non forse lo pensa) te ai crocicchi per assassinare ha capitanato hanno fatto altro che l’a s t en s i on e servire con zelo il re in viaggio, massiccia. verranno a loro C e r t o è c h e Renzi, attuarne gli volta fatti as(leggo dallo ordini e interpretarne sassinare dal stesso quotimandante e codiano) i voti il pensiero sì sarà dei loro andati al Pd in assassini. Ma queste elezioche dico? la Vani a Napoli sono così pochi da lente e la Tartaglione hanno essere addirittura il 28.6 % di letto Eschilo e Sofocle nel testo quelli avuti dal Partito alle e- della Bibliotheca scriptorum lezioni politiche del 2013. greacorum et romanorum I personaggi destinati a es- Teubneriana…. sere spazzati via dall’arrivo www.paoloisotta.it del Godot-commissario (per © RIPRODUZIONE RISERVATA POLITICA Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | LECCALECCA DE LUCA, IL FIGLIO E SALERNOGRAD » FQ , NELLA CITTADINA di Salernograd il candidato proposto da Vincenzo De Luca, storico capopopolo eletto per lustri con suffragi bulgari, ha stravinto. In una tornata che non è stata lieta per il Pd in tutta Italia, la cittadina di Salernograd, con la propria lista elettorale senza simboli di partito, ha eletto con oltre il 70 per cento Enzo Napoli, il delfino prescelto dall’attuale presidente della Campania Vincenzo De Luca. Enzo Napoli era il vice sindaco del sindaco De Luca, e quindi a tutti è parsa la scelta ereditaria in perfetto stile sovietico. Ma i legami di sangue, a Salernograd, valgono molto di più. Così, non presentatosi direttamente alle elezioni, il figlio di Vincenzo, Roberto, è stato nominato di imperio assessore. Roberto è commercialista, ha già una consulenza alla Provincia di Salerno di »7 cui è “consigliere economico”. Che assessorato avrà il rampollo? Ovviamente quello più pesante che ci fosse in giunta: assessore al Bilancio. Solo? No, gli hanno dato anche la delega allo Sviluppo. Praticamente fa quasi il sindaco, ma senza essere passato dalle urne. Del resto, si dice in città, se De Luca vinceva con un altro uno per cento in più, poteva nominare al governo della sua città anche un cavallo. Napoli, troppe carte d’identità nel circolo della candidata Pd I pm e i sospetti che servissero per ottenere assunzioni nel programma Garanzia giovani S ono saltati fuori gli elenchi del presunto zioni pubbliche o aziende private, pagato dalla “voto di scambio” messo in piedi dalle Regione Campania con fondi europei, che sedue candidate del Pd di Napoli. Fanno condo l’accusa rappresentava la “merce”da ofparte del materiale sequestrato dai cara- frire per ottenere il voto. Promesse di mediabinieri su mandato dei magistrati della Procu- zioni con gli imprenditori beneficiati dal prora: due computer nella disponibilità della can- gramma, rassicurazioni su un futuro impiego, o didata Pd al consiglio comunale di Napoli Anna qualcosa in più, il confine tra lecito e illecito è Ulleto, quasi certa dell’elesottile e gli accertamenti in corso zione a Palazzo San Giacomirano a fare chiarezza sul punmo con 2263 preferenze; le La difesa to. Al momento solo una persona fotocopie di carte d’identi- “Quei documenti di quegli elenchi risulta poi aver tà conservate nella sede ottenuto l’assunzione temporadella candidata dem della erano per il Banco nea, ma i controlli proseguono e dall’analisi di quanto rinvenuto si Municipalità di Mercato Alimentare: noi capirà la sostanza dell’inchiesta Pendino, Rosaria Giugliaper associazione a delinquere fino, 297 preferenze e man- aiutiamo la gente” cata rielezione; gli elenchi nalizzata alla corruzione elettodi nomi e cognomi ritrovati rale. È questa l’accusa contestata nei comitati elettorali delle due esponenti Pd. a Ulleto, Giugliano e almeno altre tre persone, Si tratterebbe di liste di ragazzi e ragazze “un- tra le quali uno che ha fatto parte dello staff delder 29” in possesso dei requisiti di accesso al le candidate impegnato in campagna elettoraprogramma “Garanzia Giovani”, il tirocinio da le. Indaga il pm Francesco Raffaele con la su500 euro al mese per sei mesi in amministra- pervisione del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, capo del pool Mani Pulite che ieri ha aperto un altro fascicolo conoscitivo sui nuovi video di Fanpageriguardanti scambi di denaro nei pressi dei seggi delle amministrative, dopo quello già aperto dopo le immagini degli euro regalati durante le primarie Pd del 6 marzo. Eletta a Palazzo San Giacomo con 2.263 preferenze, Anna Ulleto Ansa GLI INQUIRENTI cercano conferme allo schema che avrebbe animato la campagna di Ulleto e Giugliano: voti per favorire l’ingresso in “Garanzia Giovani”. Negli elenchi sequestrati potrebbe esserci parte del “corpo elettorale” del Pd napoletano. Ragazzi in cerca di un’opportunità di lavoro che si sarebbero affidati a procacciatori di consenso. Si difende con veemenza la signora Giugliano: “Le carte d’identità che hanno trovato nella mia sede sono carte d’identità di persone che si rivolgono al Banco Alimentare e che grazie a me e alla signora Ulleto hanno trovato aiuto. Sono 20 anni che studio i bandi e le domande pubbliche per aiutare le persone del mio territorio, lavorativamente e nel sociale”. Ed aggiunge: “Sono diplomata in ragioneria, preparo pratiche, mi appoggio al Caf di fronte alla mia municipalità e ne stavo per aprire uno mio. Assurdo poi accusarmi di voto di scambio, io che non sono stata rieletta dopo 20 anni…”. La Ulleto si è autosospesa dal Pd “fino a quando questa vicenda, che ha segnato in negativo la mia vita, sarà definitivamente chiusa”. VIN. IUR. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 » CRONACA | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 L’APPELLO DELLE ONG “Almeno 10 mila stranieri in Italia senza assistenza” “SI STIMA che siano almeno 10.000 in Italia i rifugiati e richiedenti asilo che vivono in insediamenti informali (stazioni ferroviarie, palazzi occupati, campi spontanei), in condizioni umanitarie critiche, con uno scarso o del tutto assente accesso alle cure mediche e privi di qualsiasi forma di assistenza. La cronica mancanza di posti nel sistema di accoglienza per richiedenti asilo e la mancata q previsione di strutture per i migranti in transito, rischiano di incrementare il numero degli insediamenti informali e la popolazione all’interno degli stessi”. È quanto si legge in un appello congiunto sottoscritto da Medici senza Frontiere, Intersos, Oxafam e altre 11 organizzazioni non governative. “Gli insediamenti spontanei a Ventimiglia e quello a Roma in via Cupa –si legge nel documento –costituiscono soltanto due degli esempi più recenti e più evidenti. In questi casi, a fronte degli sforzi della società civile di assistere i migranti riguardo alle necessità primarie (cibo, servizi igienici, orientamento socio-sanitario di base), le istituzioni hanno reagito con sgomberi forzati, espulsioni, trasferimenti di migranti da una parte all’altra dell’Italia”. Da qui l’appello “alle istituzioni competenti, nazionali e locali”. IN CALABRIA Cartelli per le strade di San Ferdinando, i migranti africani accusano: “Ci sparano come agli animali. Erano sette carabinieri contro il fratello Kesine”. La tendopoli ha le ore contate » LUCIO MUSOLINO S. Ferdinando-Rosarno (R. Calabria) V ogliamo giustizia. Hanno ammazzato il fratello K es in e”. Momenti di tensione ieri mattina a San Ferdinando e di nuovo la paura che si potessero rivivere i giorni tremendi dei “fatti” del 2010 con la caccia al nero per strade di Rosarno. Un centinaio di migranti sono scesi in piazza per protestare dopo quanto avvenuto alla tendopoli due giorni fa quando un carabiniere, per sedare una rissa, ha sparato e ucciso un ragazzo di 27 anni proveniente dal Mali. Un corteo che dalla baraccopoli è arrivato fino al Comune dove una delegazione dei migranti, accompagnati dalla Flai Cgil e da alcuni volontari, ha incontrato il commissario prefettizio che guida l’amministrazione dopo lo scioglimento per mafia. FUORI DAL PALAZZO gli animi so- no rimasti accesi. Il questore Raffaele Grassi ha ordinato prudenza e una sorveglianza discreta. Gli agenti antisommossa sono rimasti distanti e questo ha consentito alla rabbia dei migranti di non trasformarsi in violenza. Lo spettro della rivolta del 2010 si leggeva negli occhi di tutti i poliziotti in borghese. Il pericolo che la situazione potesse degenerare si è avvertito ma fortunatamente la protesta si è limitata ad alcuni striscioni e cori contro i carabinieri (“razzisti”) e contro uno Stato che ha abbandonato i migranti al loro destino (“Governo italiano, governo di merda”). Ed è proprio LA STORIA Dopo il morto, le proteste E il prefetto li sgombera di tutti. Purtroppo molti politici hanno fatto passerella sulle spalle dei migranti”. Nel pomeriggio il prefetto Claudio Sammartino ha convocato a Reggio Calabria il Comitato per la sicurezza pubblica durante il quale ha stabilito le priorità tra cui “il graduale superamento e lo smantellamento della tendopoli di San Ferdinando”. LA SETTIMANA prossima dovreb- In piazza Ieri mattina a San Ferdinando la protesta dei migranti dopo il dramma del giorno precedente questo il punto. Se per il carabiniere è stata legittima difesa, come sostiene il procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza, per lo Stato è “omissione di soccorso”. Non ci sono scuse per le istituzioni che da anni fanno finta di non vedere cosa succede tra il porto di Gioia Tauro e la zona industriale. La baraccopoli è un inferno dove tutti sono vittime. Lo è Kesine Traore, arrivato a febbraio con un barcone, che ha perso la testa e con un coltello ha ferito un carabiniere all’occhio destro. E lo è pure il brigadiere che ha reagito sparando e uccidendo il giovane mi- grante del Mali. L’indagine della Procura accerterà se sono stati commessi errori e se “non si poteva fare altrimenti”. Intanto ha iscritto nel registro degli indagati il militare in attesa dell’autopsia. “PORTEREMO la salma in Africa ma vogliamo giustizia – urlano i migranti – Come fanno a sparare le persone così, come animali? Erano sette carabinieri contro uno. Non vogliamo vedere più un carabiniere che viene alla tendopoli e ci spara. Non è giusto. Loro dovevano garantire la nostra sicurezza”. “È una situazione che de- La politica La Regione: “Il ministero dell’Interno adesso per cambiare le cose deve commissariare l’area” nunciamo da tempo – commenta Celeste Logiacco della Flai-Cgil – Di anno in anno ribadiamo che bisogna andare oltre i ghetti, oltre la tendopoli. Si poteva evitare questa tragedia. Se dal 2010 non è cambiato nulla, la responsabilità è bero iniziare i lavori per la realizzazione di un’altra tendopoli con circa 500 posti. Dovrebbe essere attuato, in sostanza, il protocollo firmato sei mesi fa in Prefettura e bloccato dalla lentezza della burocrazia. Un protocollo che dovrebbe restituire un minimo di dignità ai migranti costretti a vivere senza acqua ed energia elettrica. Giovanni Mannoccio, ex sindaco di Acquaformosa (paese simbolo dell’accoglienza) e oggi delegato della Regione per i temi dell’immigrazione attacca: “Il ministero dell’Interno dovrebbe commissariare l’area. Ci deve essere una persona che può decidere tutto senza cavilli amministrativi. Altrimenti tra se mesi saremo ancora in questo stato con i soldi della Regione (350 mila euro) che sono stati stanziati ma che diventeranno avanzo di amministrazione e quindi dovranno essere riprogrammati”. La scheda UN 27ENNE maliano è stato ucciso, mercoledì nel campo di San Ferdinando (Rosarno), da un carabiniere intervenuto con i suoi colleghi e agenti di polizia per sedare una rissa n IL GIOVANE l’aveva aggredito e ferito con un coltello. Il militare è indagato ma la Procura di Palmi propende per la legittima difesa n © RIPRODUZIONE RISERVATA Terra promessa I racconti dell’orrore dei lavoratori stagionali nei campi della Bassa Mantovana “Laggiù trattati da bestie, al Nord da schiavi” » FERRUCCIO SANSA inviato a Mantova I o lavoro nei campi quindici ore al giorno. D’estate sotto un sole terribile e d’inverno con un freddo che mi sembra di gelare. E alla fine, se va bene, mi metto in tasca 600 euro al mese. Lordi”. Hamed non si ricorda nemmeno più da quanti anni vada avanti. Deve contare le stagioni, sulle punte delle dita: “Sei anni. Credo”. Non siamo a Rosarno, ma nella ricca Mantova. E non sono pomodori, ma meloni. La sostanza, però, cambia poco. NELLA BASSA mantovana sono circa 4.200 gli stranieri costretti a campare così, tra paghe da fame, caporalato e il ricatto di perdere il permesso di soggiorno. È tutto scritto nel rapporto curato dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil. Decine di pagine di dati, testimonianze. Sembra impossibile che accada in pae- “ma grazie ai contratti stagiosi come Sermide, Viadana, A- nali per l’agricoltura non desola, Canneto e Guidazzolo, a vono essere assunti dopo trendue passi dal Po, nella Bassa di tasei mesi, come accadrebbe Giovanni Guareschi. Dove la con i normali contratti a temterra è scura, viva, e fa nascere po determinato”. Il guaio sono cibi tra i migliori del mondo. soprattutto gli orari di lavoro: Ma quel benessere lo si deve dalle cinque di mattina fino al anche a loro, ai migranti. Cor- tramonto. Dodici, quindici ore divise in due o rendo lungo i viali di pioppi li vedi tre contratti. Per piegati nei campi aziende diverse. Racconta Aziz, sotto il sole: marocchini, india- Sotto al sole arrivato dal Marocco: “Io in queni, senegalesi, Migliaia romeni e bulgari. sto periodo ho due contratti, ma Sono migliaia, di senegalesi, ma vivono in un bulgari, indiani nel mese scorso ne avevo tre. Siamondo a parte. L a c a p i t a l e e marocchini mo in molti in questa situaziodella raccolta dei al lavoro per 600 meloni è Sermine. Il primo conde. Soltanto qui i euro lordi al mese tratto prevede lavoratori sarebche la mattina dalle cinque fino bero 1.700. “Lavorano nove, dieci mesi l’an- a mezzogiorno devo andare a no. A volte per molti anni di se- lavorare per un’azienda. Poi, guito”, spiega Giovanni Gera- giusto il tempo di correre da ce della Flai Cgil di Mantova, un’altra parte, e dalle due di dall’Africa o dall’Est Europa. Carichi di povera gente. QUALCUNO ci ha provato a ri- Migranti al lavoro nei campi Ansa pomeriggio lavoro per un’altra azienda in un campo diverso. Fino alle sette di sera”. Finito? Nemmeno per sogno. “I due campi possono essere distanti anche trenta chilometri”, aggiunge Aziz, “ma capita sovente che dopo le sette di sera mi tocca tornare nel primo campo per controllare l’irrigazione”. LA VITA di Aziz e di questi quattromila forzati è tutta qui, nel confine di un campo. Dall’alba alla sera. Ma quanto gli rimane in tasca? “I più fortunati, pochi, sfiorano gli 800 euro lordi. Gli altri navigano tra i 400 e i 600”, assicura Geraci. E non basta: “Una parte del guadagno, fino a un euro e mezzo l’ora, può finire in mano ai caporali”. Che a volte sono dei singoli, ma spesso sono cooperative, magari bulgare. Provvedono a viaggi organizzati, pullman che arrivano bellarsi. A far valere i propri diritti quando, come capita spesso, le giornate non vengono conteggiate. Ma è quasi impossibile: c’è sempre il ricatto del permesso di soggiorno. Senza il contratto – che dovrebbe essere una garanzia, ma finisce per essere quasi una minaccia – te ne torni a casa. “Qui è un poco meglio che a Rosarno. Laggiù sono bestie, noi siamo schiavi”, scrolla le spalle Seyoum, uno dei pochi etiopi. E si piega di nuovo a lavorare. Fino a sera. Poi a casa, se si può chiamare così: alloggi ai limiti della decenza offerti dal “padrone” che te li scala sulla paga. Appartamenti condivisi con cinque, fino a dieci connazionali. Giusto un letto per dormire, una sedia per metterci i vestiti. © RIPRODUZIONE RISERVATA CRONACA Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO TRIMESTRE L’Istat: 242 mila occupati in più Soprattutto over 50 PALERMO » SANDRA RIZZA Palermo P er cacciare Claudio Martelli dal ministero della Giustizia, a ll ’indomani della strage di Capaci, l’ex capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro avrebbe architettato quello che Marco Pannella tra le più grasse risate ebbe a definire “uno scherzo da prete”: far credere a Bettino Craxi che il suo “delfino” voleva scalzarlo, autocandidandosi alla poltrona di Palazzo Chigi. Risultato? Il leader del Psi ci cascò in pieno e non parlò mai più con il suo vice: Martelli restò in via Arenula del tutto isolato e pochi mesi dopo, il 9 febbraio ‘93, trascinato da Licio Gelli e Silvano Larini nello scandalo del “conto Protezione”, dovette dare le dimissioni. NEL PRIMO trimestre del 2016 si registra una crescita di occupati rispetto all’anno scorso. Il tasso di occupazione, ha certificato ieri l’Istat, è in aumento dello 0,8%, mentre gli occupati in valore assoluto sono saliti di 242mila unità, pari all’1,1% in più sui primi tre mesi del 2015. Sul dato influisce la crescita del tempo indeterminato, che registra 341mila dipendenti in più, anche se nel 2016, dopo il di- q mezzamento degli sgravi contributivi, le assunzioni hanno registrato una brusca frenata. Ma a trascinare verso l’alto l’occupazione sono soprattutto gli over 50 al lavoro, che aumentano di 335mila unità, mentre crollano gli occupati tra i 35 e i 50 anni. La spiegazione l’ha data l’Istat in diversi comunicati: L’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione, decisi dall’ultima riforma di Mario Monti ed El- L’ex Guardasigilli al processo Trattativa: “Scotti e io troppo duri contro la mafia” no scherzo da prete, va dicendo che vuoi candidarti al posto del tuo segretario”. La conclusione? “Craxi si infuriò, Amato mi disse che dovevo rinunciare alla Giustizia, io mi impuntai ma restai in carica per pochi mesi, del tutto delegittimato. Volevano toglierci di mezzo”. E NON È TUTTO. Martelli ha L'EPISODIO, finora inedito, lo ha raccontato lo stesso ex Guardasigilli che ieri nell’aula bunker di Palermo, rispondendo alle domande dei pm del pool Stato-mafia, ha confermato ancora una volta il ruolo di “dominus” attribuito a Scalfaro nelle manovre per rimuovere sia lui che l’ex ministro degli Interni Vincenzo Scotti dalla compagine governativa tra Capaci e via D’Amelio. Il motivo? “Avevamo esagerato – ha detto il politico – nel contrasto a Cosa nostra”. È una deposizione-fiume, quella di Martelli, che ricostruisce l'estate degli attentati a Falcone e Borsellino e i torridi mesi che seguirono: la dura opposizione scatenata in Parlamento contro il “decreto antimafia”che istituiva il 41 bis (carcere duro), il tentativo di impedirne la conversione in legge, e nelle settimane successive gli sa Fornero, ha infatti generato le mancate uscite dal lavoro da parte dei dipendenti più anziani. Quindi per forza di cose devono rimanere al lavoro. “I numeri dell’Istat riguardano soprattutto i posti a tempo indeterminato, c’è un record storico – ha commentato il premier Matteo Renzi – Ma contemporaneamente i lavoratori autonomi e le piccole medie imprese sono ancora in sofferenza”. Martelli: “Ci fecero fuori per il carcere duro” 1992 I protagonisti di allora: Claudio Martelli, Oscar L. Scalfaro e il boss Totò Riina “Scherzo da prete” “Scalfaro raccontò che volevo scalzare Craxi: lui ci credette e mi isolò al ministero” Non solo i carabinieri “Se un ministro, Conso, toglie il 41 bis per dare segnali di distensione, quali dubbi ci sono?” scontri con Craxi, le accuse della P2, fino all’allontanamento da via Arenula e a quella che ha definito “la sistematica distruzione” di tutte le iniziative messe in campo contro la mafia. “Dopo che me ne andai – ha raccontato Martelli – ho visto giorno dopo giorno smantellare tutte le azioni studiate con Falcone che si erano rivelate efficaci fino alla cat- tura di Totò Riina”. Ma il tema al centro de ll ’esame è il 41 bis (“lo scrivemmo a casa mia io e Loris D’Ambrosio”, ha ricordato l’ex numero due del Psi), attorno al quale, secondo i pm di Palermo, ruota la seconda parte della trattativa tra boss e istituzioni nella stagione che conduce vorticosamente a quello che lo stesso ex Guardasigilli ha definito il “cedimento” dello Stato. Tra i primi a manifestare dubbi sul carcere duro, già a pochi giorni dal botto di Capaci, è proprio l’ex presidente Scalfaro. “Alla vigilia del varo del decreto antimafia, il 7 giugno del ‘92, mi recai al Quirinale con Scotti – ricorda Martelli – per spiegare che la norma era urgente e costituzionale. Ma il presidente si mise a parlare di politica, chiedendo consigli sul nuovo presidente del consiglio: parlò di Craxi, di Giuliano Amato e più volte fece il mio nome, sembrava volesse darmi l’incarico”. Fu poco dopo che lo raggiunse la telefonata di Pannella: “Scalfaro ti ha fatto u- raccontato le resistenze della Dc, del Pds, e di gran parte del Parlamento, al 41 bis (“Non c’era uno che dicesse: teniamo duro”), ricordando che senza la strage Borsellino il decreto antimafia non sarebbe mai stato convertito in legge. “Se passò – ha spiegato – è perché al Senato imposi la fiducia”. Ma la linea dura dello Stato ha durata breve. Ed ecco che il nuovo Guardasigilli Giovanni Conso fa dietrofront: il 21 febbraio ‘93, fresco di nomina, revoca il carcere duro a Poggioreale e Secondigliano, e alla fine dell’anno rifiuta di prorogare centinaia di 41 bis per altrettanti boss. E qui Martelli è sbottato: “La commissione Pisanu ha escluso la responsabilità politica nella trattativa e si è concentrato su quella dei carabinieri, ma io credo che le responsabilità politiche sono conclamate. Quando un ministro della Giustizia dichiara di aver levato il 41 bis a centinaia di detenuti per dare un segnale di distensione, che dubbio c’è?”. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sgarbi esalta Corleone per la gioia dei Riina » GIUSEPPE GIUSTOLISI Catania V a bene che l’antimafia di questi tempi è un po’ in ribasso, complici le cronache che raccontano di suoi illustri esponenti finiti nel mirino dei giudici, ma Vittorio Sgarbi che difende l’onore di Corleone (e della famiglia Riina), paese ingiustamente diffamato, a suo dire, dai giornali, è un po’troppo. L’ultima intemerata di Sgarbi è un video su Facebook, modello Sgarbi Quotidiani con tanta nostalgia del tubo catodico, in cui il professore se la prende con Attilio Bolzoni, reo di avere raccontato su Repubblica l’inchino del santo, in processione a Corleone la settimana scorsa, davanti alla casa di Ninetta Bagarella, moglie del boss Totò Riina. “Bolzoni Su Facebook “Sull’inchino alla processione diffamata la città” Il video è condiviso dalla figlia del boss e anche dalla sindaca sfrutta la mafia facendo il finto antimafioso e diffama un’intera città, Corleone, che era sfuggita dall’impronta antimafiosa”, tuona Sgarbi . E giù contumelie varie. PER LA VERITÀ Sgarbi ha da tempo il dente avvelenato con Bolzoni e lo sottolinea lui stesso ricordando un articolo di quattro anni fa in cui il giornalista scriveva di uno Sgarbi fresco esule dall’esperienza di sindaco del Comune di Salemi, sciolto per mafia, eppure già pronto a ricandidarsi a sindaco di Cefalù, con la sponsorizzazione di un imprenditore condannato per mafia. Quel role c’è una frase sottovalutata di Riina che dice ciò che io sostengo da sempre e cioè che Messina Denaro ha fatto i picciuli con le pale eoliche”. LA PERFORMANCE di Sgarbi Maria Concetta Riina e, a destra, Vittorio Sgarbi Ansa/LaPresse Giusi Farinella, detto “Oro colato” e condannato per associazione mafiosa a 4 anni, esponente di una famiglia di rispetto della zona. “Farinella? – si difende nel video Sgarbi –Era stato in carcere anni prima, ma nessuno sapeva che avesse a che fare con la mafia”. Già la mafia. “La parola ma- fia serve ad umiliare la Sicilia”, grida Sgarbi nel video e aggiunge: “La vera mafia è quella dell’eolico”. E qui Sgarbi cita come fonte autorevole del suo assunto nientemeno che Totò Riina e l’intercettazione in cui il padrino parlava di un attentato al pm Di Matteo. “In quelle pa- »9 ha ricevuto alcune centinaia di condivisioni. Tra queste quelle della sindaca di Corleone Lea Savona e di Maria Concetta Riina, che dalle foto pubblicate e dalle info pubblicate sul suo matrimonio con Tony Ciavarello (anche lui tra gli entusiasti del video che secondo i pm palermitani avrebbe tentato qualche anno fa di incontrare Matteo Messina Denaro) sembra proprio la figlia del più noto Totò. Un assist, quello di Sgarbi, che la coppia, da qualche anno trasferitasi nel Brindisino, non si è fatta sfuggire. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA STORIA Sanremo, il vigile in mutande fa l’artigiano I l vigile in mutande. Quella fotografia mentre timbra il cartellino in tenuta non proprio di ordinanza ha fatto il giro d’Italia. È diventata il simbolo dell’inchiesta sui “fu r be tt i d e l c a rtellino”di Sanremo. Ma, dopo gli arresti domiciliari e il licenziamento, adesso Alberto M u r a g l i a d e v e r i c ostruirsi una nuova vita. A cinquantaquattro anni. E l’inizio si chiama “Aggiustatutto”, una piccola bottega di artigiano al piano terra di via Martiri. Siamo nel quartiere multietnico di Sanremo, così diverso dal corso del teatro Ariston. Dal casino. Qui Muraglia ripara piccoli elettrodomestici di ogni tipo, dal tostapane alle affettatrici. “Fare questi lavoretti è sempre stata la mia passione. Cosa credete, che mi piacesse andare in giro a fare mu lte ?”, ha raccontato Muraglia al Secolo XIX. In effetti i pm di Sanremo erano convinti che andare in giro a fare multe non gli piacesse molto. E anche il Comune che alla fine lo ha licenziato. Ma Muraglia e il suo avvocato Alessandro Moroni sono convinti di poter spiegare tutto: “Chiarirò ogni cosa. Non ho fatto nulla di illecito”. Ma intanto bisogna pur campare, perché Muraglia oltre al lavoro è uno dei pochi che ha perso anche la casa (viveva e lavorava in un immobile del Comune, proprio dove fu fotografato a timbrare): “Ho una famiglia da mantenere e sono otto mesi che non prendo lo s t ip e n di o ”, racconta mentre si mette al tornio del suo laboratorio artigiano. “Aggiustatutto, perché buttarlo invece di ripararlo?”, è lo slogan della bottega dell’ex vigile. Oltre ad aggiustare gli elettrodomestici ora deve provare a rimettere insieme i pezzi della sua vita. Intanto l’indagine disciplinare del Comune si è conclusa: 32 licenziamenti, 98 sospensioni (da alcune settimane a sei mesi), 21 sanzioni, 19 rimproveri e 28 archiviazioni. F.SA. 10 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 USA ALI, IL SALUTO DEI MUSULMANI Migliaia di persone si sono radunate ieri a Louisville per il funerale con rito musulmano di Muhammad Ali, morto il 3 giugno. Fra la folla il reverendo Jesse Jackson; si sono radunate 18 mila persone. La cerimonia si è tenuta alla Freedom Hall, la stessa struttura in cui Ali battè Willi Besmanoff nel 1961. Oggi si terrà invece una cerimonia interreligiosa, a cui è attesa la partecipazione dell’ex presidente Bill Clinton. Ansa IL CASO » VALERIA PACELLI E WANDA MARRA N ella faida interna ai servizi segreti egiziani, da una parte quelli Militari vicini al presidente Al Sisi, dall’altra la Sicurezza Nazionale, non ci è finito solo Giulio Regeni, vittima ignara di uno scontro per il potere. Questo tritacarne sta inghiottendo tutta la verità, che la famiglia pretende da mesi. Ieri Repubblica ha rivelato il contenuto di un lettera anonima che spiega come Regeni, durante la permanenza al Cairo, sia stato seguito dai servizi segreti. L’anonimo (il secondo in questa storia) è arrivato un mese fa anche alla procura di Roma: il pm Sergio Colaiocco che indaga sull’omicidio ha aperto un fascicolo a parte. Nella lettera ci sono dettagli sui pedinamenti di Giulio riscontrati anche dalle indagini italiane. Esiste an- L’arma diplomatica Roma tiene fermo il nuovo ambasciatore per non avallare la politica di Al Sisi che un dato politico non secondario: la ricostruzione dell’anonimo ieri non è stata smentita da Al Sisi. Con tanto di conseguenza sui rapporti Italia-Egitto, già incrinati. Come dimostra la situazione dell'Ambasciatore. Dopo che Maurizio Massari (richiamato per consultazioni) è stato mandato a Bruxelles per sostituire Carlo Calenda, ora diventato ministro, è stato nominato nuovo ambasciatore, Carlo Cantini. Che però non si è insediato. Infatti, la Farnesina non ha neanche avvia- LA STORIA Anche la verità su Regeni vittima della faida tra 007 Nuove rivelazioni su come i servizi del Cairo ostacolano le indagini sulla morte dell’italiano to le procedure di accreditamento, quelle che, secondo la prassi, prevedono il gradimento da parte di un governo straniero. Così, l’Italia mantiene la posizione espressa con il ritiro di Massari. Dall’anonimo pubblicato da Repubblica, emergono altre novità: su Regeni esisteva un fascicolo della Sicurezza Nazionale, numero “333/01/2015” che contiene i risultati dei servizi di osservazione sul giovane. “Il dettaglio sul numero è troppo preciso: chi ha scritto o è un brillante scrittore di gialli o è qualcuno che le cose le sa davvero”, commenta un investigatore. NEL FASCICOLO sa re bb er o state anche formalizzate le accuse al ricercatore, tra le quali “spionaggio per conto di Italia e Gran Bretagna. Istigazione ad assassinare il presidente della Repubblica e autorevoli personalità dello Stato. Istigazione al sabotaggio”. Nel fascicolo si appunta anche il nome di Whalid, “uno dei ragazzi conosciuti come i ‘Giovani della Rivoluzione del 25 gennaio 2011’”, amico di Regeni. I due si sarebbero incontrati a pranzo al “Koshary Abou Tarek”. Incontro che trova conferma anche incrociando i tabulati consegnati dal Cairo. Sono elementi sui quali gli investigatori italiani lavorano da mesi. Il sospetto tutto da verificare però è sempre lo stesso: ossia che qualcuno abbia tradito Giulio, facendolo passare per la spia che non era. Senza che questo debba gettare un’ombra su Londra: nessuna nuova pista investigativa nasce dal fatto che vi siano stati contatti tra utenze inglesi e egiziane nelle zone dove Giulio è scomparso e dove è stato ritrovato. Si trattava solo di messaggi generati da società informatiche per l’attivazione di servizi per smartphone. Manifestazione davanti all’ambasciata egiziana a Roma LaPresse USA Il presidente allo scoperto: “In campo per Hillary” Obama si schiera con Clinton, Sanders: “Non mi ritiro ma voglio fermare Trump” “FARÒ TUTTO il possibile per confermato che guarda a una collaboevitare che Donald Trump divenrazione con Hillary Clinton per sconfigti presidente”. Lo ha detto ieri il candigere Donald Trump, che “sarebbe un didato per la nomination democratica sastro come presidente”. Sanders ha Bernie Sanders dopo l'incontro con il detto di aver parlato con Hillary martepresidente Barack Obama alla Casa dì, di essersi congratulato con lei per la Bianca, senza tuttavia annunciare un sua campagna e di guardare “a come posuo ritiro, insistendo al contrario che tremo lavorare insieme per sconfiggere resta in corsa per le primarie a Donald Trump”. Per Sanders, Washington DC martedì, le ulTrump “sarebbe un disastro time, con cui si conclude il procome presidente. È incredibile, cesso delle primarie. Poche ore e lo dico con sincerità, che i Redopo il presidente ha dichiarapubblicani abbiano un candito: “Non vedo l’ora di scendere dato a presidente che nell’anno in campo e fare campagna per 2016 fa dell’intolleranza e della Hillary Clinton. Non credo ci sia discriminazione le pietre miliamai stato nessuno altrettanto ri della sua campagna. Un canqualificato per quel posto”. Sanders didato che insulta messicani e Durante il colloquio Sanders ha e Obama Ansa latini, donne, islamici”. q Londra opo le bugie e i depistaggi, il fumo di Londra. O meglio di Cambridge. Perché la professoressa della prestigiosa università britannica, che aveva mandato Giulio Regeni al Cairo per una ricerca sui sindacati e il mondo dell’opposizione ad Al Sisi, si è rifiutata di rispondere alle domande degli inquirenti italiani e di collaborare con la famiglia? Non è chiaro. La portavoce di Cambridge intanto ha smentito categoricamente quanto denunciato dalla famiglia e dei pm romani che indagano sulla morte del ricercatore, e cioè che la professoressa e altri tre docenti si siano rifiutati di rispondere e di collaborare con la magistratura italiana. “Quanto scritto dalla stampa italiana semplicemente non è vero. L’università supporta Fumo di Londra: le domande senza risposta e l’anno sabbatico della tutor di Giulio le autorità investigative italiane su questo fatto orrendo, siamo aperti a ogni collaborazione e vogliamo aiutare le autorità a cercare la verità per Giulio Regeni e la sua famiglia”. rispondere o meno alle domande degli inquirenti italiani. Se l’è fatte mandare e solo in seguito ha deciso di non incontrare i magistrati. Il Times ha parlato anche con un’altra fonte (sempre anonima) secondo la quale è stata l’Università di CamL’UNICA cosa certa, al Maha Abdelrahman bridge su indicazione momento, è che l’egiziana Maha Abdelrahman, tutor di dei suoi legali a decidere di aspetRegeni per il suo PhD, nota per es- tare una richiesta formale, probasere una oppositrice del regime di bilmente una rogatoria internaAl Sisi, si è presa un periodo sab- zionale, prima di acconsentire a ubatico. Pare un anno, ma la fonte na testimonianza formale. E ha aguniversitaria che ha dato la notizia giunto che “Maha e Giulio erano al Times non l’ha specificato. La molto vicini e lei ha aiutato la fastessa fonte (anonima) ha anche miglia fin dall’inizio”. Inoltre, didetto che all’inizio era indecisa se cono, Cambridge non è stata poco MA TORNIAMO all’anonimo. Ad un certo punto, stando a quanto dice il quotidiano, il fascicolo su Regeni sarebbe stato “trasferito dalla Sicurezza Nazionale ai servizi segreti Militari” perchè il generale che precedentemente lo seguiva era parente alla lontana di quel Whalid. Il nuovo supervisore sarebbe quindi un generale denominato “il Boia”. Si acuisce così lo scontro tra i due servizi di intelligence, con il giovane come ostaggio inconsapevole. Finchè “all’alba del 3 febbraio - riporta l’anonimo – i servizi militari consegnano il cadavere di Regeni alla Sicurezza Nazionale ordinando di affrettarsi a seppellirlo nella quartiere 6 ottobre”. Ordine non eseguito: Regeni viene trovato senza vita lungo l’autostrada per di più con un indizio, una coperta militare. L’Egitto a questo punto cerca di chiudere il caso addossando la colpa ad una banda criminale uccisa durante un conflitto a fuoco. Ennesimo depistaggio che non ha mai convinto Roma. Le date Giulio Regeni arriva al Cairo da Cambridge nel settembre 2015 per una ricerca su lavoratori e sindacati 25 gennaio La sera del 5° anniversario delle rivolte contro Mubarak il 28enne viene sequestrato mentre si reca a un appuntamento 3 febbraio Il corpo torturato del giovane friulano viene ritrovato lungo la strada Il CairoAlessandria © RIPRODUZIONE RISERVATA Cambridge Fonte anonima al Times smentisce la “mancata collaborazione” » CATERINA SOFFICI D LIBIA JIHADISTI ISIS CIRCONDATI A SIRTE Le forze navali libiche hanno il “pieno controllo della zona costiera di Sirte”, e i jihadisti dell’Isis “non potranno fuggire via mare”. Lo annuncia il comandante della Marina, Rida Issa. L’offensiva è stata affiancata da una serie di bombardamenti aerei che hanno centrato il quartier generale dell’Isis. Secondo alcune fonti i miliziani si stanno ritirando dopo che le forze fedeli al governo hanno sfondato le difese. collaborativa, tant’è che i genitori di Regeni sono stati ospiti lo scorso fine settimana proprio al Girton College (dove Giulio studiava) durante “una visita privata per partecipare a una commemorazione tenuta in suo onore”. Basta questo per mettersi la coscienza a posto? Basta invitare i genitori per una cerimonia in memoria di uno studente mandato in un paese pericoloso, senza troppe precauzioni? È solo un diverso approccio, in stile britannico, per cui le procedure sono più importanti della sostanza? Oppure questo comportamento da parte di Cambridge è omertoso e vuole nascondere qualcosa? Troppe domande rimangono senza riposta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Direttore responsabile Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri Caporedattore centrale Edoardo Novella Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi Vicecaporedattore Stefano Citati Art director Fabio Corsi mail: [email protected] Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Peter Gomez, Layla Pavone, Marco Tarò, Marco Travaglio Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. 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Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 8137 del 06/04/2016 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599 COME ABBONARSI È possibile sottoscrivere l’abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo email: [email protected] • Servizio clienti [email protected] CRONACA Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL DELITTO NEL VERONESE Uccide la ex compagna a pugnalate: terzo caso in 48 ore AVEVA 46 ANNI, Alessandra Maffezzoli, la maestra elementare, uccisa la notte scorsa dal suo ex convivente, di 53 anni, di Caprino Veronese. L’omicidio è avvenuto a Pastrengo, in provincia di Verona. La donna, secondo la ricostruzione dei carabinieri, è stata pugnalata ripetutamente dall’uomo e colpita alla testa con un vaso. È la terza donna uccisa in Italia q in appena 48 ore. Dopo aver compiuto l’omicidio, Maffezzoli, barista, si è allontanato in macchina. Mentre le pattuglie dei carabinieri lo stavano già cercando è arrivata alla centrale la segnalazione del portiere di un albergo di Castelnuovo che ha riferito della presenza di un uomo che si aggirava con fare sospetto nella struttura turistica. Sembra che prima di essere bloccato dai Il Corpo forestale toglie a Roma la Riserva violata di Castel Fusano: stop al cemento del resort Capitol » GIAMPIERO CALAPÀ V ittoria per gli ambientalisti. Il ministero dell’Ambiente ha commissariato l’oasi sotto tutela di 26 ettari di Castel Fusano, violata per costruire tra i pini un mega villaggio turistico con bungalow per cinquemila posti letto, bar, ristorante e centro commerciale. Cemento sul verde della Riserva naturale del litorale romano, a pochi chilometri da Ostia, con l’assenso di dirigenti di Campidoglio e Re- gione Lazio coinvolti in inchieste della magistratura e l’ombra di Mafia Capitale. Tutto denunciato dal leader dei Verdi Angelo Bonelli con un esposto in Procura (i pm hanno aperto un’inchiesta). E raccontato dal Fatto il 28 maggio, la stessa data delle minacce ricevute sul pianerottolo della sua casa di Ostia proprio da Bonelli, con un pacco contente un fegato di animale. È il 2003 quando la Sil Campeggi di Salò chiede di poter realizzare una struttura imponente nel- militari Maffezzoli abbia tentato di suicidarsi gettandosi nel lago. Portato in caserma dopo essere stato rintracciato, Maffezzoli ha confessato l’omicidio: “La discussione è degenerata e ho perso il lume della ragione per un attimo. È come un interruttore acceso che si è staccato per pochi minuti”, ha detto davanti ai magistrati. La scheda LA STORIA Comincia nel 1996 con la tutela posta dal ministero sulla Riserva del Litorale romano. Con una serie di discutibili iter amministrativi Campidoglio e Regione Lazio consentono le costruzioni. Il “Fatto” ne scrive il 28 maggio: ora lo stop del ministero n Il ministero dell’Ambiente commissaria l’oasi protetta L’oasi violata Il 1° giugno il servizio di Agorà su Rai3 la pineta di Castel Fusano, sotto tutela per decreto del ministero dell’Ambiente dal 1996. I lavori del “C a p i t ol ” cominciano nel 2007: 4.430 metri quadri costruiti in più rispetto alla possibile riqualificazione delle strutture leggere già esistenti, il 250 per cento in più. Dopo un sopralluogo dei vigili urbani viene tutto sequestrato, ma nel 2008 arriva il parere favorevole del Dipartimento Ambiente del Campidoglio. Nel 2012 si riparte con i lavori grazie a Roma Capitale che accoglie la perizia della Sil: le cubature in eccesso – accetta il Comune – erano dovute alla “realizzazione di servizi igienici” per i 5 mila possibili clienti. NEL 2011 arriva anche la Valutazione d’impatto ambientale della Regione Lazio: rimangano in vigore le misure di salvaguardia dettate dal decreto del Ministero dell’Ambiente, “tuttavia secondo il disposto della Giunta comunale del 10 novembre 2000 l’area del Capitol è classificata con un livello di tutela orientata alla promo- » 15 zione economica e sociale, che prevede un minor livello di tutela”. Qui c’è il paradosso della Regione che preferisce illegittimamente riferirsi a un dispositivo del Campidoglio e non al decreto del ministero dell’A mbiente. NEL 2013 è il Municipio di Ostia a sottoscrivere nero su bianco: “Non sono stati rilevati lavori edilizi in corso, né è emerso nulla di rilevante da riscontrare”. Come se la colata di cemento per il mega-resort non esistesse. Alla vigilia dell’estate 2016 il Capitol è ormai quasi completato e accetta le prenotazioni, ma con l’azione della Procura di Roma le cose cambiano e il 28 maggio – giorno dell’articolo del Fatto Quotidiano e del pacco-minaccia a Bonelli –il Municipio di Ostia, commissariato per mafia, blocca i lavori edili ancora in esecuzione. Adesso, a vent’anni dal decreto che imponeva la tutela massima per la Riserva, si ridesta anche il ministero dell’Ambiente commissariando l’oasi protetta e consegnandone la gestione al Corpo forestale. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 » P G | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 iazza rande Un sistema che incita a studiare una tantum Sono un professore di liceo ed ecco quanto ho scritto al ministro dell’Istruzione: “Ho un alunno che non ha studiato per tutta la prima parte dell’anno. Gli hanno detto che tanto non serve, che quelli che contano sono i voti del secondo quadrimestre. I suoi compagni, che ne sono al corrente come lui, si son fatti ugualmente lo scrupolo di studiare...Deve sapere che questo fenomeno si sta diffondendo: sempre più ragazzi registrano che i programmi da svolgere nella prima metà dell’anno possono essere agevolmente bypassati. E la cosa diventa imbarazzante soprattutto in occasione degli Esami di Stato. Questo ragazzo, infatti, è in quinta liceo. Significa che incombe uno scrutinio in cui decidere se ammetterlo o meno alla Maturità. E siccome “il primo quadrimestre non vale”, ho il forte sospetto che mi tocchi ammetterlo, nonostante appunto l’enorme lacuna. Voglio dire, lo ammettiamo all’esame, questo ragazzo, sì? Perché vede, se lei non sistema questo “problemino di interpretazione” circa gli effettivi doveri scolastici dei nostri studenti, se lei non fa un po’ di luce su una questione come questa che, dopotutto, sembra non interessare né i genitori, né gli alunni come il nostro eroe, né – a quanto pare – molti dei miei colleghi insegnanti... Beh, a questo punto mi domando con quale credibilità lei possa continuare a lamentarsi in giro del basso livello della scuola italiana rispetto a quelle del resto d’Europa. Perchè la nostra scuola, ministro, ormai è in saldo, che lo si dica o no. Perché da noi, per ottenere un diploma, rispetto agli altri stati è sufficiente studiare a metà. mente predisposta dall’antifascismo di facciata della prima repubblica. Ieri come oggi, l’antifascismo autentico costituisce l’anima e lo spirito della Costituzione e della Repubblica. Al referendum di ottobre, i partigiani faranno ancora risuonare la propria voce sempre più forte e decisa. Buona notizia: nessuna via “Almirante” a Roma Il trionfo della Raggi ha spazzato via l’indecente proposta di intitolare un vicolo di Roma ad Almirante. I cittadini romani con il loro voto hanno così onorato le vittime del fascismo e del terrorismo stragista di matrice neofascista. Come è giusto che sia, finisce nella pattumiera della storia colui che in qualità di capo di gabinetto della repubblica di Salò firmò ordini di fucilazione dei partigiani. Un curriculum arricchito anche dell’incriminazione per favoreggiamento aggravato degli autori della strage di Peteano nella quale persero la vita tre carabinieri. Sfuggì a una sicura condanna grazie alla amnistia opportuna- Politici come allenatori, elettori come tifosi Devo muovere una critica nei confronti dei politici che ricorrono a metafore calcistiche per descrivere i più svariati argomenti all’elettorato. Prendo come esempio la dichiarazione di Giachetti per la corsa al Campidoglio: “Adesso ripartiamo da zero, come se fossimo arrivati alle finali Champions League dopo aver vinto i preliminari”. Più in generale, sono convinto che le persone che ascoltano riescano a capire benissimo, anche temi più complessi, senza il bisogno di richiamare il calcio. Pare proprio che noi italiani non riusciamo a fare a meno di mettere sempre tutto sul piano del tifo da stadio, affron- PIERO RATTO A DOMANDA RISPONDO Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected] FURIO COLOMBO La nuova idea europea per fermare i migranti CARO COLOMBO, pensa e ripensa, i governi europei as- sociati hanno avuto un’idea: il problema migranti si risolve se i migranti non ci sono. Si riuniscono per decidere che ”li aiutiamo a casa loro”. Era l’idea originaria della Lega, ricordate? Un buon xenofobo prima di tutto il forestiero lo vuole lontano. Poi si vedrà. VIRGINIA LEGGETE LE NOTIZIE su questa nuova proposta che sta per passare dal summit dei governi al Parlamento europeo (che è noto per non avere preso alcuna iniziativa, neanche verbale, sulle migliaia di morti in mare degli ultimi giorni) e vi domandate come sia possibile una simile assenza di conoscenza e informazione delle zone del mondo da cui proviene questa massa in fuga. Le notizie delle Nazioni Unite (stranamente omesse in gran parte delle cronaca europea) è che le quattro regioni da cui “partono” (ma è molto meglio dire: fuggono) migliaia di profughi ogni giorno sono la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia, oltre a Kurdi, Yemeniti e gruppi perseguitati di tutte queste regioni. E, in Africa, riguardano Paesi sconvolti da guerre civili, persecuzioni sanguinose di minoranze, leader feroci e bande armate in sistematica e continua attività come le bande di Boko Haram. Oltre a Paesi da anni senza governo (come la Somalia e la Libia) o con governi pronti ad applicare la pena di morte ai profughi che venissero MAURIZIO BURATTINI restituiti, come Eritrea, Etiopia, Ciad, Congo. Eppure vi accade da un lato di ascoltare queste proposte come vere e serie. E dall’altra l’obiezione non è mai che molti Paesi europei hanno avuto per anni programmi di cooperazione con i Paesi poveri ma li hanno tagliati ai primi segni di crisi. L’obiezione è di tipo padano: “prima gli italiani”,“prima i polacchi”. Che vuol dire nessuno. Dovrebbe fare da modello, per capire la madornale infondatezza dell’idea “aiutiamoli a casa”, la situazione in Afghanistan. In quel Paese, sia per vivere che per morire, l’Occidente ha speso cifre enormi, paragonabili solo alla seconda guerra mondiale. L’Afghanistan, con i suoi finti governi, è tuttora un Paese ferito a morte e sull’orlo di ricadere nelle mani dei Talebani, a ogni cenno di ritiro di truppe mandate per fare una guerra che tuttora non finisce. Stupisce, ma anche scandalizza la mancanza di esperti, per sapere ogni volta di chi e di che cosa si parla, l’incapacità dei governi di copiare gruppi di intervento medico come Emergency e Medici senza Frontiere, l’assenza dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo. Chiamare “piano europeo” l’idea di lanciare manciate di soldi nel vuoto è umiliante anche solo come spunto di discussione. Furio Colombo - il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 [email protected] tando ogni argomento con la fede dell’ultras. Montanelli nel suo libro sulla storia di Roma, scriveva: “Forse uno dei guai dell’Italia è proprio questo: di avere per capitale una città sproporzionata, come nome e passato, alla modestia di un popolo che, quando grida “Forza Roma!” allude soltanto a una squadra di calcio”. Cambieremo poco o nulla di questo Paese con questo modo di pensare. SIMONE PERBONI Renzi, lanciafiamme e opposizione interna E vai! Ora Renzi vuole usare il lanciafiamme contro i suoi oppositori interni. Ma così non li elimina di certo! Gli occorre anche la fiamma ossidrica, la motosega, il gatto a nove code e il waterboarding per farli giurare di non mettergli più i bastoni fra le ruote. Che stupidi gli altripolitici a non averci mai pensato! Eppure, chissà quanti avrebbero voluto una appagante dittatura ma non trovavano l’idea giusta. Infine, per il popolo non più sovrano, bastano un paio di razzi al napalm. LETTERA FIRMATA DIRITTO DI REPLICA Parlando di reddito di cittadinanza Bruno Tinti, confonde sostanzialmente il reddito di cittadinanza universale ed incondizionato proposto per via referendaria in Svizzera, con il Reddito di Cittadinanza condizionato proposto in Italia dal M5S. Si tratta, infatti, di due provvedimenti completamente differenti che nulla hanno a che vedere l'uno con l’altro. Il Reddito di cittadinanza proposto in Italia dal M5S è un reddito non diretto indistintamente a tutti, come era stato proposto in Svizzera, ma diretto solo a coloro che vivono sotto la soglia di povertà. Ne consegue, dunque, che mentre l'importo proposto in Svizzera è di 2.500 franchi (2.250 euro al mese) quello proposto in Italia dal M5S è strettamente legato alla soglia di rischio di povertà che è stata quantificata dall'Istat in 780 euro per il singolo individuo. Il costo della proposta di legge da noi presentata è stata quantificato espressamente dall’Istat in 14,9 miliardi di euro e non in circa 400-500 miliardi come è stato erroneamente indicato da Bruno Tinti. Inoltre, contrariamente a quanto scritto da Tinti, sono state già individuate e positivamente vagliate dalle Commissioni competenti le relative coperture finanziarie individuate dal M5S per mettere in atto il reddito di Ccittadinanza in Italia. Inoltre, a differenza della proposta referendaria bocciata in Svizzera, il reddito di cittadinanza da noi proposto è un reddito condizionato. Per poter percepire il beneficio è indispensabile che l'individuo si renda subito disponibile alla formazione ed al lavoro, non potendo rifiutare più di 3 proposte lavorative, pena la perdita immediata del beneficio. Bisogna precisare, infine, che la proposta da noi avanzata esiste già in tutti i paesi dell’Europa, tranne che in Grecia e, purtroppo nel nostro Paese. Anziché avanzare pur legittime critiche senza conoscere e approfondire le proposte nel merito, è arrivato il momento di contribuire ad alimentare un dibattito costruttivo sull'argomento. Ci ringrazieranno circa 10 milioni di persone che oggi in Italia vivono sotto la soglia di rischio di povertà. NUNZIA CATALFO vicepresidente Commissione Lavoro Movimento 5 Stelle Senato Nanni Delbecchi rileva che Porta a Por ta avrebbe dimenticato di festeggiare gli 80 anni di Pippo Baudo. La responsabilità non è nostra. Nell’imminenza del compleanno ho telefonato a Pippo per dirgli che saremmo stati felici di celebrarlo. Lui ha detto che questa telefonata, che metteva fine a una lunga e sgradevole incomprensione, era il miglior regalo di compleanno che potessimo fargli. Ma ha aggiunto che voleva “dimenticare” l’anniversario. “Se si celebra un ottantenne in attività – ha aggiunto Pippo – il compleanno è una festa. Ma poiché non ho alcuna prospettiva di lavoro, rischia di trasformarsi in un necrologio anticipato”. Aspettiamo perciò che Pippo torni prestissimo al lavoro in Rai per averlo di nuovo felicemente tra noi. BRUNO VESPA Ringrazio Bruno Vespa per la precisazione. L'inventore delle “Serate d’onore” è diventato davvero un altro uomo, se preferisce non apparire in TV. Resto tuttavia dell’avviso che Porta a Porta avrebbe potuto dedicare ugualmente uno spazio agli 80 anni dell’anchorman che fa tutt’uno con storia della Rai, anche per chiarire che ogni incomprensione era archiviata. Poteva essere un regalo di compleanno perfino migliore della telefonata. Nanni Delbecchi PROGRAMMITV 08:00 Tg1 08:25 Che tempo fa 08:27 Unomattina Estate 10:40 Rai Player 10:45 Reef Doctors 11:30 Don Matteo 6 13:30 Tg1 14:05 Estate in diretta 15:35 SOAP Legàmi 16:26 Previsioni sulla viabilità 16:27 Che tempo fa 16:30 Tg1 16:40 Estate in diretta 18:45 Reazione a Catena 20:00 Tg1 20:30 Campionati Europei di Calcio 2016 Francia Romania 23:14 Tg1 60 Secondi 23:20 Il grande match 00:40 Tg 1 03:00 Cinematografo 09:25 09:30 10:30 11:20 12:10 13:00 13:25 14:00 14:03 15:35 16:15 17:45 18:20 18:50 20:30 21:10 22:40 23:30 23:45 01:40 Rai Player Tg2 Insieme Summer Voyager Il nostro amico Charly La nostra amica Robbie Tg2 Il caffè degli Europei Gocce di Giallo Marie Brand e l'ultimo giro sulla giostra Elementary Operazione fuoco incrociato Parlamento Telegiornale Tg 2 N.C.I.S. Los Angeles Tg2 Body of Proof The Good Wife Tg2 Dark Tide Appuntamento al cinema 06:00 08:00 10:00 11:00 11:55 12:00 12:45 14:00 15:00 15:50 17:35 19:00 19:30 19:51 20:00 20:10 20:35 21:05 23:05 RaiNews24 Agorà Mi manda RaiTre Elisir Meteo 3 Tg3 Pane quotidiano Tg Regione La casa nella prateria La signora della porta accanto Geo Magazine 2016 Tg3 Tg Regione Tg Regione Meteo Blob Roma. I giorni di Parigi Un posto al sole Santi, Mistiche e Apparizioni Radici l'altra faccia dell'immigrazione 06:05 Tg4 Night News 07:55 Hunter VI 08:55 Bandolera VI 09:45 10:45 11:30 11:58 12:00 13:00 14:00 15:32 15:57 18:55 19:36 19:53 19:55 20:30 21:15 00:30 02:50 03:27 Carabinieri 2 Ricette all'italiana Tg4 Meteo.it Detective in Corsia La Signora in Giallo Lo sportello di Forum I Viaggi di Donnavventura Il Campione Tg4 Dentro la notizia Meteo.it Tempesta d’amore Dalla vostra parte Quarto Grado Maurizio Costanzo Show Tg4 Night News Help/ii 07:59 08:45 09:45 11:00 13:00 13:39 13:41 14:10 14:45 15:45 17:10 18:45 19:57 20:00 20:39 20:40 21:12 23:31 Tg5 Centovetrine XV Le tre rose di Eva Forum Tg5 Meteo.it Beautiful XXV Una Vita III Cherry Season Il Segreto XVI Pomeriggio Cinque Caduta Libera Prima Pagina Tg5 Tg5 Meteo.it Striscia la Notizia Matrimoni e altre follie L’amore e altri luoghi impossibili 01:30 Tg5 02:40 Tierra de lobos 06:00 08:25 10:25 12:25 12:58 13:05 13:45 14:35 14:58 17:30 18:26 18:30 20:20 21:10 22:00 23:07 01:20 03:00 03:40 The Middle VI Settimo Cielo VIII Dr. House Studio Aperto Meteo.it Sport Mediaset I Simpson VIII Futurama V Flight 616 Friends VI Top Dj Studio Aperto C.s.i. Miami V The Flash II Arrow IV Blade II Grimm III Studio Aperto Televendita Media Shopping 03:55 Yu-gi-oh! 05:05 Highlander III 06:40 06:45 06:50 07:00 07:30 07:50 07:55 09:45 11:00 13:30 14:00 14:20 16:20 17:15 19:00 20:00 20:35 21:10 Oroscopo Meteo Traffico Omnibus News Tg Meteo Omnibus La7 (live) Coffee Break (live) L’aria che tira (live) Tg Tg La7 Cronache Tagadà Avoiding Apocalypse Josephine, ange gardien A cena da me Tg Otto e mezzo Crozza nel paese delle meraviglie - Best 23:00 Bersaglio mobile (live) 00:45 Tg 01:30 A cena da me 15:35 17:35 19:25 21:00 21:10 23:00 00:45 02:30 04:15 The Gunman Pixels La fredda luce del giorno Sky Cine News Il venditore di medicine Un Natale stupefacente Second Chance Gang Story Pixels 12:00 13:00 17:40 18:10 20:10 00:40 01:30 02:20 03:20 I Soprano Twin Peaks Mozart In The Jungle I Soprano Banshee Banshee Rectify I Soprano Gomorra - La serie PIAZZA GRANDE Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | NORDISTI L’INSOLITA INNOCENZA DEL SEN. MARGIOTTA L unedì 7 marzo 2016 tutti i senatori Pd applaudono Salvatore Margiotta: la Cassazione ha detto che il reato di corruzione (200.000 euro dati o promessi per favorire l’aggiudicazione all’imprenditore Ferrara di un appalto per la costruzione del Centro Oli Total in Basilicata) non sussiste. Luigi Zanda, capogruppo, si dichiara felice che Margiotta, che si era autosospeso dal partito, “sia ora a tutti gli effetti un senatore Pd”. Qualche giorno prima Renzi aveva dichiarato (in un intervento alla scuola di formazione del Pd) “Sono fiero di poter dire, caro Salvatore, bentornato nel Pd”. Tutto giusto, parrebbe: lecito giubilo per l’a da ma nt in a condotta di uno dei nostri, finalmente riconosciuta dalla Suprema Corte. Invece no: un’ipocrisia disgustosa, anche se consueta. Margiotta è un senatore lucano. Il 17 dicembre 2008 rilascia un’intervista ad Antonello Caporale suLa Repubblica: “L ei ha preso soldi”? “Mai, in nessun caso, in nessuna circostanza”. “Onorevole Margiotta, se lei mettesse una buona parola”. “Più o meno di questo credo si tratti”. “Alzi la mano chi non ha offerto una parolina di buona amicizia”. “Bravo. Al Sud le frequentazioni poli- L e elezioni amministrative di domenica scorsa hanno avuto un significato politico che va ben oltre il risultato nei singoli comuni. E questo, a mio avviso, anche prescindendo dal risultato finale che verrà dai ballottaggi. Un significato che porta con sé anche alcune valutazioni sullo stile della politica di Matteo Renzi, su come ha fatto politica in questi anni e come la farà nel tempo a venire. Molti si sono impegnati a descrivere il presente del Partito democratico, come appare oggi, completamente in balia del ceto politico renziano: un partito senz’anima, ci dicono alcuni e oramai assai distante da ogni riferimento a sinistra, lontano dai cittadini più bisognosi e sensibile invece alle richieste di chi vive i centri storici delle città. Un partito ancora teso ad allargare a destra i suoi attuali alleati di governo. A QUESTO PARTITO, si diceva fi- no alla vigilia delle elezioni, non c’è alternativa. Oggi la storia è un’altra. Non c’è almeno per ora un’alternativa che parta da pezzi di partiti della vecchia sinistra, e nemmeno, io credo, dalla minoranza del Pd che è rimasta nel partito e ogni tanto emette sospiri per dar prova di una inesistente vitalità. » BRUNO TINTI tiche sono intessute di questi rapporti. Parlo con tutti e di tutto”. “Facciamo un’ipotesi, solo un’ipotesi. Mettiamo il caso che qualcuno le abbia detto: onorevole...”. “È successo”. “Ma in modo amabile”. “È potuto anche capitare. Quando me ne accorgo mi tiro immediatamente indietro”. Che si sia tirato indietro la Corte d’Appello di Potenza è convinta di no. Si incontrarono, lui e Ferrara una domenica di inverno, il 16 dicembre del 2007, in mezzo alla neve; nemmeno i lupi giravano per Potenza quel giorno. Ma una casa, uno studio professionale... Sì c’erano ma non volevo disturbare la famiglia, era domenica... Di che parlarono? Mah. Però in casa di Ferrara i CC avevano messo le cimici. E, il 21 dicembre, il nostro racconta a una sua amica – tale Zippo – di aver incontrato per discutere dell’appalto una persona a cui aveva detto “...Salvato’, io voglio il lavoro, lo voglio. Io ti devo portare 200 mila euro il giorno in cui mi assegnano definitivamente e tu lo sai come sono io...”. E chi è Salvato’? Un imprenditore, uno di Roma... CONDANNATO a Potenza, Mar- giotta approda in Cassazione che, in effetti, lo assolve perché non di corruzione si tratta ma forse di traffico di influenze: Margiotta non ricopriva cariche pubbliche connesse con l’appalto del Centro Oli (per questo non può parlarsi di corruzione che è reato proprio del pubblico ufficiale); però avrebbe potuto avvicinare i colleghi per dire una “parolina di buona amicizia” (copyright Caporale). Forse... Allora è vero che è innocente, che non ha fatto nulla. No, è vero il contrario. Solo che la pena per il traffico di influenze è minore della corruzione e andrebbe rideterminata. Da chi? Dalla Corte d’Appello di Potenza a cui dovrebbe rinviarsi il processo. Non è cosa sensata – secondo me – e neanche giuridicamente corretta. Ma lo hanno fatto per RENZI RACCOGLIE IL DESERTO CHE HA SEMINATO » SANDRA BONSANTI Ma sarebbe un errore o una grave deformazione interpretativa se volessimo sostenere che in Italia non accade qualcosa di nuovo: forze e movimenti e sin- ma, come farà a ritrovarla e a farci credere d’esser sincero? Come farà a convincere i suoi elettori che questa volta non sta facendo propaganda? L’anima del Pd persa inseguendo il potere LA FORTEZZA d el l ’uomo solo, Un partito in balia del ceto usando uno stile che mal si sposa politico del leader: con questioni che riguardano un partito senz’anima, lealtà, trasparene oramai assai distante da za, amore per la libertà, apertura ogni riferimento a sinistra verso i dissenzienti, rispetto del pluralismo e gole personalità che si stanno delle opinioni altrui… questo formando proprio per smentire anche appartiene all’anima di quella inevitabilità del renzi- un partito. Ed è su questi valori smo a cui sembrava fossimo de- della dignità e della fiducia che stinati. crescono le radici. Ma quell’alIn questo senso la storia è dav- bero ora va seccandosi… vero inesorabile: nessuno è davAlcuni commentatori (penso vero e per sempre insostituibile. a Ezio Mauro, ad esempio) rifaFacciamocene una ragione. cendo la storia di Matteo Renzi, Un partito che ha perso l’ani- ci ripete oggi che tutto ciò che ha » 17 Peschiera Borromeo Dove il Pd querela le notizie Berlusconi nel processo Mediaset... Comunque è inutile farlo in questo caso perché, nel 2007, quando Margiotta e Ferrara si incontravano e Ferrara raccontava di aver detto a Salvato’: io il lavoro lo voglio, ci sono 200.000 euro pronti, il traffico di influenze ancora non era previsto da una legge come reato. Lo sarà solo nel 2012, con la legge Severino. Insomma, se i fatti contestati a Margiotta fossero stati penalmente irrilevanti, la Cassazione si sarebbe limitata a una sentenza di assoluzione (come in effetti recita il dispositivo); se ha sentito il bisogno di chiarire che una rilevanza penale invece potrebbero averla ma che il relativo reato allora non era previsto dalla legge, segno è che la strombazzata innocenza è dovuta solo a un colpo di fortuna. Va bene cosi. Habent sua sidera lites, i processi hanno un loro destino, diceva Calamandrei. E Margiotta è stato giustamente assolto (dal reato di corruzione; e anche da una turbativa d’asta). Però, e capisco che la domanda è di un’ingenuità, non si poteva evitare di celebrare il martire? Gli è andata bene, il Pd aveva fatto la sua bella figura quando il nostro si era autosospeso, alle prossime elezioni lo avrebbero ricandidato con fedina penale pulita, intanto stipendio e privilegi nessuno glieli levava, sempre al Gruppo Misto o a NSC (ogni tanto ha cambiato casacca) era iscritto: un po’ di senso della misura, di dignità, di intelligenza politica non sarebbero state opportune? © RIPRODUZIONE RISERVATA fatto lo ha fatto all’insegna della legittimità. Mi permetto di obiettare che non ci fu nulla di veramente “legittimo” nelle primarie che vinse dopo quelle perse con Bersani, quando anche cittadini di destra decisero di presentarsi a votarlo. E NON CI FU NULLA di autenticamente “legittimo” in quell’assalto a Palazzo Chigi preparato con l’inganno del presidente del consiglio Letta. E non ci è stato nulla di veramente “legittimo” nel modo con cui è stato gestito il dibattito parlamentare sulla riforma Boschi, attraverso i famosi canguri, impedimenti al dibattito, sostituzione di parlamentari dissenzienti. Così come non è “legittimo” cercare di vincere il referendum tenendo tutto un Paese in balia del ricatto: o così o l’abisso. Questi e molti altri sono i passaggi nei quali si è persa l’anima del Pd. Essi sono stati accompagnati dalla crescente indifferenza nei confronti di valori fondamentali come la lotta alla corruzione che non serve a nulla proclamare se non la si pratica a partire dalla scelta dei compagni di governo. Alternative ci possono essere e ci saranno: basta cominciare a crederci. © RIPRODUZIONE RISERVATA » GIANNI BARBACETTO C’ è un piccolo Comune alle porte di Milano che è andato al voto, come tanti, domenica scorsa. È Peschiera Borromeo, 23 mila abitanti a sud della città. Quella di Peschiera è una storia minore, se volete, ma che ci dice molto su come funziona la politica italiana e che dunque vale la pena di raccontare. Al primo turno, il Pd locale, guidato dall’ex sindaco Luca Zambon, è stato battuto da un paio di liste civiche, Peschiera Bene Comune e Peschiera Riparte, guidate da Caterina Molinari, una ragazza di 33 anni. Clamoroso. Caterina ottiene 3.628 voti, Zambon 3.066. Uno dei motivi della sconfitta del Pd è l’affare Bellaria. Era il 2007 quando il ras locale del partito nonché assessore all’Urbanistica, Silvio Chiapella, vicino all’allora presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, scodellò una bella operazione immobiliare: case, un asilo e un parco da costruire su un’area agricola a ridosso dello stabilimento Mapei, quello dell’ex presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Il piano è in violazione della normativa urbanistica, anche perché l’area è sottoposta “a rilevanti rischi d’incidente”. La giunta successiva, di centrodestra, blocca il piano lasciato in eredità dal Pd. Sente odore di bruciato e manda un esposto alla Procura della Repubblica. Segue inchiesta giudiziaria, che viene archiviata nel novembre 2014, ma attenzione: solo per prescrizione. Vicenda chiusa, dunque, ma non bene per i suoi protagonisti: il decreto d’archiviazione elenca i nomi dei consiglieri comunali che hanno fatto approvare l’illegittimo piano Bellaria; e racconta di 29 milioni di euro fatti artificiosamente sparire in un’operazione estero su estero, dopo “una complessa speculazione che ha consentito alla Immobiliare Santillo di realizzare plusvalenze per un valore pari a oltre 42 milioni di euro, a seguito di operazioni su terreni acquistati come agricoli e, una volta divenuti edificabili, venduti a First Atlantic Real Estate, Sviluppo Edilizio srl, Cooperativa San Giuseppe e Cooperativa Dante”. Tutto o quasi sanato dalla prescrizione e da un provvidenziale scudo fiscale, ma comunque una brutta storia. INTANTO, NEL 2014, il Pd torna alla guida della città, con sindaco quel Luca Zambon che si è ricandidato domenica scorsa. Il 2 giugno 2016, ilfattoquotidiano.it racconta la storia dell’inchiesta Bellaria e soprattutto rivela il contenuto del decreto d’archiviazione sparito. Sì, perché il giudice lo firma il 25 novembre 2014 e lo manda anche al Comune di Peschiera, tornato a guida Pd. Ma nessuno se ne accorge: il documento resta infrattato in qualche cassetto e viene protocollato in sordina oltre un anno dopo, appena prima della caduta della giunta Zambon. Come mai? Zambon, interpellato dagli autori dell’articolo del Fatto, risponde: “Non ne ho la più pallida idea, non mi occupo di questioni burocratiche, bisognerà chiedere agli uffici competenti”. A questo punto, i sostenitori delle due liste civiche per Caterina sindaco diffondono l’articolo del Fatto, per far finalmente conoscere ai loro concittadini il contento del documento infrattato. Vincono le elezioni e andranno al ballottaggio con Zambon. Ma questi, con tutto il Pd locale, s’infuria e minaccia buffe e impossibili querele a chi ha raccontato i fatti o addirittura a chi li ha volantinati in città. È come denunciare per diffamazione l’edicolante. Sentite che prosa, l’esilarante volantino firmato Pd: “Il Partito democratico ha denunciato il signor Marco Righini dal momento che è stato colto in flagrante mentre distribuiva l’articolo in oggetto nella frazione di Mozzate”. Titolo: “Ora basta!”. Sì, speriamolo davvero: ora basta. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 » ECONOMIA VICEMINISTRO ALL’ECONOMIA Zanetti: “Il capo dell’authority di Borsa deve dimettersi” | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 FINORA nessuno, al governo, era stato così esplicito. Ora però il vice-ministro dell'Economia, Enrico Zanetti, ha suggerito al presidente della Consob, Giuseppe Vegas, di “fare un passo indietro”, cioè di dimettersi: “Va preservata la credibilità delle istituzioni come la Consob e a volte questo avviene anche facendo passi indietro. Non andandosene Ve- q gas danneggia l'istituzione”. Lo ha detto intervenendo ieri mattina alla trasmissione Agorà. Il tema era quello della vigilanza sui prodotti finanziari e dunque sul risparmio, il principale dei compiti della Consob. È da domenica sera che su questo punto - sollevato dagli articoli del Fatto Quotidiano - il dibattito si è infiammato, dopo che la trasmissione Report ha mo- strato un documento del 2011 che segnalava come Vegas avesse ordinato agli uffici di far eliminare dai prospetti delle obbligazioni bancarie gli “scenari di probabilità”che permettevano agli investitori di conoscere appunto le probabilità di perdere quanto investito. Con Etruria & C. sono andati in fumo 350 milioni di bond subordinati. Imprese beffate: l’esproprio facile non estingue il debito Fiducia sul “decreto banche”. Gli istituti si prenderanno gli immobili senza passare dal giudice. E se la stima è più bassa, il debitore paga la differenza L a beffa per le imprese passa col voto di fi- eccezione per la prima casa) senza passare dal ducia, chiesto e ottenuto dal governo. Il de- giudice con il cosiddetto “patto marciano”: bacreto banche esce dal Senato con 169 voti fa- sterà inserirlo nei contratti di finanziamento, vorevoli e 70 contrari (M5S, Sel, Lega e Fi) e ap- anche quelli già in essere, con l’ok del debitore proda alla Camera, dove verrà approvato senza (e si intuisce quale forza contrattuale può avere nei confronti dell’istituto di modifiche. credito). Quando licenziò il teIl testo ottiene il via libera con alcune novità previste dal Governo smentito sto, il 29 aprile, Palazzo Chigi maxi-emendamento governa- Disse il contrario indorò così la pillola del patto tivo e una retromarcia clamomarciano: “Qualora il valore del bene sia inferiore al debito ros sugli espropri facili alle a- quando lo approvò residuo, il debitore non dovrà ziende. Premessa: nel settore Ai truffati di Etruria corrispondere nulla al credibancario ci sono 200 miliardi di crediti ormai inesigibili, solo l’80% del rimborso tore”. Tutto bene? No, perché dal testo si evince l’esatto conmessi a bilancio al 43% del loro trario: se la stima del bene - fatvalore. Gli istituti devono cederli a un prezzo che non li dissangui, e per que- ta da un perito “super partes” nominato dal tristo serve tagliare i tempi per escutere gli im- bunale - è inferiore al debito, questo non si emobili posti a garanzia. Dopo avergli permesso stingue, e l’impresa debitrice dovrà pagare la di farlo con le case acquistate col mutuo, il go- differenza. Una beffa che decine di emendaverno consentirà alle banche di espropriare an- menti - tutti respinti su input del governo - hanche gli immobili ipotecati dalle imprese (fatta no provato a eliminare stabilendo che il debito L’INTERVISTA » CARLO DI FOGGIA G li interessi dei risparmiatori sono passati in secondo piano, a beneficio dei vigilati ”. Salvatore Bragantini – commissario Consob dal 1996 al 2001, quando partecipò alla “Commissione Draghi” che ha stilato il Testo Unico della Finanza – osserva preoccupato lo scandalo che avvolge l’autorità di Borsa, col suo presidente, Giuseppe Vegas, sotto accusa dopo la rivelazione di una lettera interna che riferiva del suo ordine dato a voce agli uffici di spingere le banche a non inserire gli scenari probabilistici - che davano la probabilità di perdere l’investimento - nei prospetti, o a toglierli se l’avevano già fatto. Vegas ha commesso un errore togliendoli? Sì. Ciò detto, gli scenari sono, appunto, probabilistici, non danno esiti sicuri. Sono però algoritmi che le banche utilizzano per stabilire a che condizioni emettere i bond. Levandoli, si è tolto un elemento di giudizio importante. Perché? Un esempio su tutti: il famoso “c onv er ten do” della Banca popolare di Milano ai tempi di Massimo Ponzellini. Dopo che la banca li inserì, su richiesta della Consob, quasi nessuno più lo sottoscrisse. Poteva accadere anche con le 4 banche salvate, dove sono andati in fumo 350 milioni in bond subordinati? Guardi, il vero tema è un altro: venisse estinto in ogni caso. Nulla da fare. Vale la pena di ricordare che dietro ci sono famiglie e aziende in crisi. La maggioranza ha concesso solo di allungare da 6 a 9 i mesi che dovranno decorrere dopo 3 rate non pagate - anche non consecutive - per subire l’espro- Retromarcia Il ministro Pier Carlo Padoan Ansa prio. I mesi possono arrivare a 12 per chi ha restituito almeno l’85% del pre- i bond subordinati delle 4 banche maldestrastito. Resta anche il “pegno mobiliare non pos- mente salvate a novembre. Il tetto di 35 mila eusessorio”che l’imprenditore potrà fare sui beni ro sarà calibrato sul “reddito complessivo”, mobili dell’impresa: se non paga, la banca glieli cioè quello Irpef che esclude le rendite finanfarà usare finchè non deciderà di prenderseli. ziarie e l’anno di riferimento sarà il 2014, invece Restano anche gli altri punti che fanno a pezzi del 2015. Chi non accetta il rimborso dell’80% il tradizionale favor debitoris della normativa dovrà affrontare l’arbitrato Anac. Con il crac di Etruria, Marche, Carife e Carichieti sono anitaliana, a vantaggio delle sole banche. Il decreto licenziato ieri poi - secondo la vul- dati in fumo 350 milioni di bond in mano a gata ufficiale - allarga “di molto”anche la platea 10.500 clienti. Per le associazioni dei consumadei truffati di Etruria & C. che potranno acce- tori e dei truffati il decreto è un “imbroglio”. CDF dere al rimborso dell’80% di quanto perso con Bragantini L’ex commissario: “Serve uno scatto d’orgoglio: una verifica interna sull’operato dell’autorità” “La Consob di Vegas ha tutelato le banche più che i risparmiatori” Chi è Nato a Imola nel 1943, si è laureato con lode in Economia all'Università Statale di Roma nel 1967. È stato commissario Consob dal 1996 al 2001. Ha fatto parte della “commissione Draghi” he ha scritto il testo unico della finanza la spinta per vendere prodotti a clienti che non li dovrebbero comprare. Molti avrebbero sottoscritto ugualmente quei titoli, perché rassicurati dai dipendenti in filiale, a sua volta forzati a farlo dalla banca. Certo, la probabilità espressa dagli scenari sarebbe stata di forte perdita, e qualcuno si sarebbe salvato, ma la questione è che nella regolamentazione finanziaria sono in conflitto due esigenze, la tutela dei risparmiatori – di cui è responsabile la Consob –e quella della stabilità delle banche, che spetta alla Banca d’Italia. In questo caso, come in altri verificatisi dopo la crisi del 2008, ha prevalso la “legge marziale di stabilità” rispetto all’esigenza di trasparenza e correttezza. La Consob di Vegas ha subìto la legge marziale. Cioè ha fatto gli interessi dei vigilati? Le banche avevano l’esigenza di assicurarsi i finanziamenti, ma dovevano farlo rispettando le regole, invece le hanno forzate. Consob, consentendogli di non mettere più quegli scenari, non ha tutelato a pieno i risparmiatori. Vegas dice che non c'è mai stato l’obbligo degli scenari. bilità grave? Vegas dice che i prospetti C’era una buona prassi, ed è contenevano tutti i rischi, non stata cancellata. È inutile far- c’è motivo di non credergli. Il la lunga. problema è il collocamento D eve d i m e t“forzato” agli tersi? sportelli della L’Autorità è retstessa banca che ta da una Comli emetteva. La missione, di cui è Lo scandalo r es po n sa b il it à solo il primus in- Un errore togliere prima è dell’eter pares. Deve mittente; ma in presenza di veri e poter lavorare gli scenari bene; la fiducia di rischio. Nei casi propri atti di dinel suo operato sperazione delle non va danneg- di Etruria & C. banche, Consob giata da questa i controlli fatti a non ha controllastoria. Spetta alto o lo ha fatto sola Commissione buoi già scappati lo quando i buoi tutta decidere erano scappati. come evitarlo. Non serve un iÈ normale che la Consob ab- spettore in ogni filiale, ma bia consentito collocamenti controlli e sanzioni tempestidi bond subordinati allo ve, non dopo anni. sportello? Questi strumenti sono adatti a risparmiatori sofisticati, capaci di monitorare il rischio di credito. Qui siamo in presenza di collocamenti massicci a persone ignare persino della natura dei titoli: bond ad alto rischio e mal prezzati. Hanno venduto in gran quantità al retail prodotti adatti solo a investitori ben attrezzati. La Consob ha una responsa- E adesso? L’Autorità, vigilante del mercato a tutela del risparmiatore, non è retta solo dal presidente ma da un collegio di 5 persone. Mi auguro abbia uno scatto d'orgoglio guardando anche al proprio interno, analizzando a fondo il comportamento di tutti, dal presidente al collegio, agli uffici. Va riformata? Basterebbe che lavori seria- Controllore Il presidente della Consob (dal 2011) Giuseppe Vegas Ansa mente come collegio di persone competenti che si occupano di mercati finanziari. Bankitalia ha responsabilità in quel che è avvenuto? Il suo imperativo è sempre stato la stabilità. I risultati ex post sollevano molte domande, anche per i rilevanti effetti collaterali. La fiducia dei depositanti è un bene prezioso: può evaporare in una notte. Cosa pensa del bail-in? Sono d’accordo con Visco: sono stati tolti gli strumenti d'intervento nazionali, senza che fossero pronti quelli Ue. Ma la normativa è stata contrattata dalle stesse autorità attuali. S’impara dall’e s pe r ie n za . Forse ne abbiamo sottovalutato la portata, magari pensando all'assicurazione unica sui depositi, che non c'è. Piuttosto il problema è che la regola del bail-in presuppone che il risparmiatore sia informato sullo stato della sua banca, ma visti i vincoli di riservatezza dei regolatori, questa possibilità è preclusa. Non c'è trasparenza ed è una contraddizione grave. La disaffezione dei risparmiatori è un fenomeno mondiale. © RIPRODUZIONE RISERVATA ECONOMIA Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | INSIDER RENZI SPONSORIZZA GALLIA PER UNICREDIT » INSIDER.ILFATTOQUOTIDIANO.IT , IL CDA DI UNICREDIT ieri ha approvato l’identikit del cacciatore di teste Egon Zehnder per selezionare il nuovo amministratore delegato dopo la cacciata di Federico Ghizzoni. Una liturgia inutile che serve a dare tempo alla vera partita tra gli azionisti. Nella quale si è infilato il premier Matteo Renzi. Già a Natale scorso aveva cercato di intercettare Mario Greco, in uscita dalle Generali, chiedendogli di andare al posto di Ghizzoni. Adesso Renzi sta facendo arrivare insistenti segnali ai piani alti del grattacielo milanese di Unicredit per sponsorizzare la scelta di Fabio Gallia, il banchiere che proprio il Cuccia di Rignano ha messo l’estate scorsa alla guida operativa di Cassa Depositi e Prestiti. Il colosso pubblico, a cui Renzi vorrebbe affidare un ruolo decisivo nella futura politica economica e industriale è paralizzato da mesi dal conflitto senza tregua tra Gallia e Ilva, salvacondotto perenne: immunità pure a chi la compra L’ultimo decreto: il termine del piano ambientale sarà spostato. Lo stato s’accolla i prestiti cordata potrà chiedere di modificare il piano ambientale e far slittare l’ultimazione dei lavori “per un periodo non superiore a 18 mesi”. Insomma i cittadini di Tamburi, al di là dei proclami, rischiano di continuare a respirare le polveri nocive fino al 31 dicembre 2018. “Tale termine – si legge ancora nel decimo decreto “Salva Ilva” - si applica altresì ad ogni altro adempimento, prescrizione, attività o intervento di gestione ambientale e di smaltimento e gestione dei rifiuti inerente Ilva spa in amministrazione straordinaria e le altre società da essa partecipate anch’esse in amministrazione straordinaria e sostituisce ogni altro diverso termine intermedio o finale » FRANSCESCO CASULA I Taranto mmunità per i nuovi acquirenti, lo Stato che paga prestiti e bonifiche, la limitazione del ruolo dell’Ispra e l’allungamento dei tempi per la realizzazione del piano ambientale su richiesta degli acquirenti. C’è questo e molto altro nel testo del decimo decreto “Salva Ilva ” approvato lo scorso 31 maggio dal Governo nel quale l’esecutivo ha gettato la maschera confermando che per lo stabilimento di Taranto saranno gli italiani a pagare prestiti e bonifiche mentre la cordata che deciderà di rilevare lo stabilimento siderurgico ionico potrà rilanciare la produzione e modificare il piano ambientale anche a danno dell’ambiente e della salute di cittadini e di operai. Ecco i punti principali. IL SALVACONDOTTO. Il testo prevede di estendere l’immunità concessa ai commissari nominati dal Governo anche ai nuovi acquirenti: fino a qualche giorno fa, i commissari e lo staff funzionalmente delegato a mandare avanti la fabbrica erano esenti da responsabilità penali e amministrative per fatti collegati alle “condotte poste in essere” per attuare il piano ambientale, ma con il nuovo decreto legge questa sorta di salvacondotto si estende anche ad “affittuario o acquirente”e quindi ai loro funzionari delegati. Insomma, se qualcosa dovesse andare storto nelle operazioni di IL COMMENTO Impunità Lo stabilimento Ilva di Taranto Ansa ammodernamento della fabbrica, i vertici della nuova cordata e i loro delegati non potranno essere perseguiti dalla magistratura. Non solo. Anche il nuovo acquirente è autorizzato “in ogni caso” a continuare la produzione: l’inquinamento e il superamento di livelli emissivi non potranno essere utilizzati dalla magistratura per bloccare la fabbrica. Allo stesso modo sarebbero inutili i rilievi sulla violazione delle norme di sicurezza a danno degli operai. I PRESTITI. L’articolo 1 del de- creto emanato per “perfezionare il procedimento per il trasferimento a terzi delle attività aziendali del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria” prevede che non sia più “l’aggiudicatario” a resti- I punti 1 Dopo i commissari, anche i nuovi acquirenti avranno l’immunità penale 2 Lo stato s’accolla 300 milioni di euro di prestiti d’emergenza. Per gli altri si va al 2018 tuire i prestiti erogati dallo Stato per consentire all’Ilva di sopravvivere fino a giugno (300 milioni), ma l’amministrazione straordinaria. Il nuovo testo di legge, infatti, afferma che “l’amministrazione straordinaria del Gruppo Ilva, provvede, anteponendolo agli altri debiti della procedura, alla restituzione dell’importo erogato dallo Stato”. Inoltre i tempi di restituzione di tutti gli altri prestiti (400 milioni) si allungano fino al 2018. L’ISPRA. Il termine ultimo di realizzazione di tutte le misure previste dall’Autorizzazione integrata ambientale, come ad esempio la copertura del parco minerali, è fissata per il 30 giugno 2017, ma questa data potrà variare su richiesta dei nuovi acquirenti: la nuova » 19 il presidente Claudio Costamagna, che non si trovano d’accordo su niente. A Unicredit si sarebbero presi volentieri Costamagna, un peso massimo del settore con l’esperienza internazionale che serve in un gruppo bancario articolato in decine di Paesi. Ma Costamagna non ha nessuna voglia di prendersi un impegno così gravoso. In pole position c’è Gallia, che però non entusiasma gli azionisti Unicredit: finora ha guidato solo la Bnl, filiale italiana del colosso france Paribas. Statali, la Cassazione: niente Fornero resta il vecchio articolo 18 Mercato del lavoro tripartito: il privato con la legge di Monti e i neoassunti col Jobs act. Pa con lo statuto dei lavoratori » ANDREA CARLO MAGNAGHI I che non sia ancora scaduto alla data di entrata in vigore del presente decreto, previsto da norme di legge o da provvedimenti amministrativi comunque denominati”. Insomma carta bianca ai nuovi compratori sul da farsi in fabbrica. Infine, questo nuovo provvedimento del Governo, trasforma il ruolo dell’Ispra: da organo di controllo che esprime pareri sostanzialmente vincolanti a organi consultivo. l verdetto della Corte di Cassazione è chiaro: i dipendenti della pubblica amministrazione rimarranno tutelati dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. I cambiamenti introdotti dalla Riforma Fornero nella regolamentazione dei licenziamenti non si applicheranno dunque ai dipendenti della PA. Questo è il contenuto della sentenza n. 11868 della sezione Lavoro che va a confermare quanto già più volte sostenuto dalla ministra Marianna Madia. La ministra si è espressa in tal senso sin dallo scorso anno, nonostante una precedente sentenza della Cassazione andasse in direzione contraria. È molto probabile a questo punto che il verdetto della Cassazione diventi parte del prossimo testo unico del pubblico impiego. Il risultato della sentenza contribuisce ulteriormente a segmentare un mercato del lavoro dove diversi regimi convivono allo stesso La Corte Ansa tempo. Questa segmentizzazione si risolve nella divisione tra impiego nel settore pubblico e privato. Nella PA le condizioni di licenziamento rimangono quelle previste dalla Statuto dei Lavoratori, con la riassunzione prevista in caso di licenziamento illegittimo. Per quanto riguarda l’impiego nel settore privato, questo viene regolato dalla Legge Fornero per quanti sono stati assunti a tempo indeterminato prima del Jobs act, e dal Jobs act per i neoassunti. Ai primi, in caso di licenziamento per motivi economici, viene corrisposto un indennizzo che va da un minimo di dodici a un massimo di ventiquattro mensilità e se il giudice ritiene infondate le giustificazioni addotte dal datore di lavoro, è possibile il reintegro. Per i neo-assunti è esclusa la possibilità di riassunzione ed è solo previsto un indennizzo economico, in base a quanto previsto dal Jobs act. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Licenza d’inquinare Carta bianca ai nuovi compratori sul da farsi L’Ispra diventa un istituto “consultivo” Lo sconforto di Draghi Dopo le misure straordinarie, la Bce ammette che la leva monetaria non basta CARI POLITICI, FATE QUALCOSA ANCHE VOI » STEFANO FELTRI A ncora un po’ e gli analisti pagati per decodificare il linguaggio oscuro dei banchieri centrali dovranno cercarsi un altro lavoro. Perché Mario Draghi, presidente della Bce, è sempre più esplicito: “Se le altre politiche non sono allineate con la politica monetaria, l’inflazione rischia di ritornare al livello obiettivo (2 per cento annuo, ndr) più lentamente”. Traduzione: non è colpa della Bce se a maggio i prezzi sono scesi dello 0,1 per cento e in tutto il 2016 aumenteranno soltanto dello 0,2. La banca centrale, dice Draghi, ha fatto davvero “whatever it takes”, tutto il necessario per salvare l’euro e l’economia europea, come promesso nel celebre discorso del luglio 2012. Tassi di interesse azzerati o negativi per costringere le banche a prestare soldi alle imprese, finanziamenti straordinari per garantire liquidità, acquisto di titoli di Stato e simili per oltre 80 miliardi al mese e – da mercoledì – anche di obbligazioni emesse da aziende. Col risultato, secondo i dati di Dealogic citati dal Financial Times, che ad aprile e maggio le emissioni di corporate bond hanno fatto un bal- zo a 21,7 e 19,7 miliardi. Il doppio che a gennaio. Ma non è mai arrivato il momento “whatever it t a ke s ” per la politica, a livello nazionale ed europeo. Nella sua diagnosi sintetica, quasi violenta, Draghi individua due ragioni di quel contesto che rallenta l’efficacia degli stimoli monetari. La prima è un po’ sorprendente: l’austerità. Dopo il 2010, dice, molti Paesi hanno reagito alla perdita di fiducia sulla tenuta dell’euro con un rapido consolidamento fiscale, tagli di deficit e debito fatti “soprattutto con aumenti delle tasse invece che con tagli alla spesa corrente”. Ma tagliare la spesa, almeno in Italia, si è dimostrato quasi impossibile, con i sacrifici che si sono scaricati sempre su sanità, dipendenti pubblici e trasferimenti agli enti locali (che quindi poi aumentavano le tasse). L’altro bersaglio di Draghi è il fallimento della governance europea e l’assenza di decisioni efficaci. “Le imprese che non riescono ad avere le idee chiare sull’ambiente in cui dovranno operare comprensibilmente rinviano o abbandonano i loro piani di investimento”. Le ricette di Draghi sono più vaghe, forse perché non ritiene compito della Bce dare l’agenda ai governi e alle isti- “Fate qualcosa, presto, pertuzioni europee. Forse perché ché io non ce la faccio da solo”. di buone idee in circolazione L’alternativa è pronta, ed è il non ce ne sono. Aumentare la metodo auspicato dalla Bunpr od ut tiv it à, desbank tedeinvestire sul sca di Jens Weidmann: capitale umarimuovere eno (istruzione, gli effetti delle f o r m a zi o n e ) , politiche s c u o t e r e u n Gli errori straordinarie, po’ l’economia e u r o p e a d a l sull’austerità tornare al clisuo torpore in (troppe tasse) e la ma del 2011, modo che le con i mercati imprese inno- paralisi di Bruxelles che mettono vative riesca- impediscono di sotto pressiono a trascinane i Paesi ad re verso la cre- battere la deflazione alto debito e scita quei pezbassa crescita zi di sistema sp ing en dol i, che vivacchiano nelle loro nic- se non cambiano, al default. E chie protette. poi sarà selezione naturale. Il messaggio però è chiaro: © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 BELGIO AMICI DEI NAZISTI CON LA PENSIONE Migliaia di belgi che durante la Seconda Guerra mondiale collaborarono con il regime nazista anche nelle persecuzione contro gli ebrei ricevono ancora la pensione dalla Germania. A denunciarlo è stata un’associazione di cittadini, con una petizione in cui si chiede di porre fine a questo scandalo. All’indignazione del gruppo si è unito il ministro federale belga per le pensioni, Daniel Bacquelaine. Ansa REGNO UNITO JIHADISTA COI SOLDI DI PAPÀ Sono stati accusati di complicità in atti di terrorismo i genitori di Jack Letts, il ventenne di Oxford partito per la Siria e indicato con il nomignolo di Jihadi Jack, primo "jihadista bianco" britannico unitosi all’Isis. John e Sally Letts sono comparsi in tribunale: si sono dichiarati non colpevoli negando che le migliaia di sterline inviate al figlio siano state usate per finanziare lo Stato islamico. LaPresse Volo di Stato per “sequestro dello scafista sbagliato” Aperto un fascicolo dopo l’arresto del rifugiato eritreo (presto scarcerato) scambiato per il re dei trafficanti. Testimoni: lui è in Libia non in Sudan Dopo l’Intifada dei coltelli, quella del mitra Israele sospende 83 mila permessi d’ingresso » ROBERTA ZUNINI K » MICHELA A. G. IACCARINO E ANTONIO MASSARI S’ è trattato di un vero e proprio sequestro di persona. Non c’è dolo, certo, ma per negligenza o per colpa lo Stato italiano ha arrestato in Sudan la persona sbagliata: non si trattava del “generale” Medhane Yehdego, super-trafficante di esseri umani, ma di Medhanie Tesfamarian, 28 anni, rifugiato in attesa di imbarcarsi per l'Italia. L’operazione è stata realizzata con l’aiuto della National Crime Agency britannica, i servizi segreti inglesi, e in base ad alcune indiscrezioni - per ora non smentite né confermate – l’uomo arrestato dallo Sco della polizia di Stato potrebbe essere addirittura un informatore dei britannici. Se così fosse, oltre ad aver sbagliato obiettivo, l’Italia avrebbe addirittura bruciato una preziosa fonte in contatto con gli inglesi. Medhanie Tesfamarian è stato estradato in Italia con un volo di Stato. Il pasticcio è talmente grave che ha scatenato l’ira di Angelino Alfano e di Andrea Orlando visto che, a parte la pessima figura internazionale, il ministeri dell'Interno e della Giustizia sono pesantemente coinvolti nel sequestro in questione. E non si tratta solo di coinvolgimento politico, internazionale e diplomatico. L'apertura di un fascicolo d'indagine, su un sequestro di persona conclamato, è un atto dovuto e quindi la procura di Roma è già al lavoro. Coinvolti nell'indagine i due ministeri, gli agenti e i dirigenti della Polizia di Stato che hanno materialmente Tel Aviv come Parigi, i terroristi uccidono a caso: 4 morti, 3 arresti “Il generale” Medhanie Berhe sbarca dall’aereo di Stato. Sopra il trafficante Medhane Ansa Operazione delicata L’uomo portato in Italia dopo indagini compiute insieme ai servizi britannici preso l’uomo sbagliato. Per non parlare dell’immagine di un’inchiesta che, dopo aver preso spazio su tg, radio e giornali di tutta Europa, ottenendo il merito di aver catturato la primula rossa del traffico di esseri umani, passerà alla storia per aver sequestrato un innocente. Se non addirittura un prezioso informatore. Perché Medhane è il nome di un trafficante del mare e della morte che i profughi africani conoscono bene. Specialmente gli eritrei: dei 70mila arrivati in Europa, 13mila sono partiti dopo i suoi pedaggi, le sue prigioni, i suoi natanti fatiscenti. Ma “non è Medhanie”. La smentita è partita da una giornalista svedese d’origine eritrea, Meron Estefanos, contattata da almeno 400 persone che sostenevano che quella non era la faccia dello smuggler che gestisce la tratta d’Africa. Estefanos che ha intervistato il trafficante a telefono in precedenza, ha dichiarato al quotidiano Af to n bl an de t che l’uomo estradato non è uno dei più grandi trafficanti eritrei. “Nessuno come Medhane è diventato così grande in poco tempo”, ha detto al Guardian. La smentita è confermata dalla Bbc, che ha diffuso una foto fornita da Fshaye Tasfal, 42 anni, suo cugino. Tesfamariam “è una persona buona, non può esser coinvol- to in niente del genere”. Il suo nome originario è Kidane, ha lasciato Asmara, capitale d’Eritrea dove è cresciuto, nel 2014 e attendeva di partire dal Sudan, dove è invece stato arrestato un mese fa. Anche un sopravvissuto della strage del 3 ottobre smentisce. “Solo il trafficante Eremias Ghebray è responsabile di quella tragedia insieme alle barche che ci videro affondare senza aiutarci al largo di Lampedusa. Medhane da quello che sento dire dagli ultimi arrivati, non è in Sudan ma in Libia, l’unico Paese in cui può nascondersi. È colpevole anche del traffico verso il Sinai, Egitto. Lavora con il gruppo Rashaida, nomadi che vivono al confine con l’Eritrea, che mandano gli eritrei dai bodow, i beduini in Egitto per raggiungere Israele”. © RIPRODUZIONE RISERVATA haled Mohammed Mahamra e Mohammed Ahmad Mahamra, cugini ventenni di Yatta, una cittadina dei Territori Occupati palestinesi vicino a Hebron, sono gli attentatori – insieme con un terzo complice – che hanno aperto il fuoco sui clienti del Serona market nel cuore di Tel Aviv, uccidendo 4 persone e ferendone 16. Ancora non è stato accertato se gli assassini indossassero il pastrano nero e il cappello tipico degli ebrei ortodossi per sfuggire ai controlli o giacca e cravatta per sembrare meno sospetti. Resta il fatto che sono riusciti a muoversi indisturbati con le armi nascoste sotto i vestiti in una zona sensibile della capitale amministrativa israeliana, a poca distanza dal ministero della Difesa. Il cui neo-titolare, il controverso falco Avigdor Lieberman, che la settimana scorsa ha preso il posto del moderato Yaalon, ha subito dichiarato: “Non mi fermerò alle parole. Ma ora non intendo parlare delle misure che vogliamo assumere”. IL MINISTRO, leader del partito ultranazionalista Yisrael Beitenou, residente in una colonia dei Territori, ha ordinato all’esercito di mandare due battaglioni dell’esercito in Cisgiordania e ha fatto revocare 83 mila permessi ai palestinesi per entrare a Gerusalemme a pregare sulla spianata delle moschee dove sorge Al- Aqsa, in occasione del Ramadan. Uno solo dei due terroristi è rimasto ferito non grave- mente dopo un inseguimento tra i tavoli dei tanti ristoranti e bar, mentre gli altri due sono in carcere. Subito dopo l’at t en ta to , l’esercito ha bloccato tutte le entrate e le uscite dal villaggio, salvo che per i casi umanitari e i familiari dei due cugini sono stati già interrogati. Tra i parenti ci sono alcuni esponenti di spicco di Hamas, ma, secondo i padri dei cugini e il sindaco della cittadina, non sono membri del movimento islamista che controlla Gaza, piuttosto ragazzi frustrati. Abu Mazen, ha condannato la strage sostenendo che “l’assassinio di Poliziotti a Sarona Ansa civili inermi non può essere giustificato e tollerato qualunque siano le ragioni che hanno mosso gli attentatori”. In un tweet, invece, Ismail Haniyeh leader di Hamas ha scritto: “Gloria e saluti agli autori della sparatoria”. “La bolla”, come viene chiamata Tel Aviv per la sua movida che attrae turisti da ogni parte del mondo, non è ancora scoppiata, ma la dolce vita che i suoi abitanti hanno condotto fino a un anno fa, sembra ormai un ricordo lontano. © RIPRODUZIONE RISERVATA SECONDO TEMPO Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | » 21 Cultura | Spettacoli | Società | Sport Secondo Tempo Globi d’oro, vince Jeeg Robot Un Banksy diventa museo Roma Pride, Asia madrina Il film di Mainetti vince come miglior film, prevalendo su “Perfetti sconosciuti” di Genovese, comunque premiato come miglior commedia Il nuovo museo d’arte contemporanea di Amsterdam ha aggiunto alla propria collezione “Heart Boy”. L'opera pesa due tonnellate Asia Argento ha accettato l’invito a essere la madrina del Roma Pride 2016 e sarà presente sabato in parata. Lo annunciano gli organizzatori QUI PARIGI Maxischermo e “fan zone” in piazza contro la paura C » GIAN PAOLO ORMEZZANO Pillola NADAL SALTA WIMBLEDON Rafael Nadal salterà Wimbledon, il terzo Grande Slam stagionale in programma su campi in erba, per problemi al polso. Lo ha annunciato tramite il proprio profilo Facebook: “L’infortunio di cui ho sofferto al Roland Garros necessita di tempo per guarire”. n i spupazzavamo ancora masochisticamente lo scandalo “speleologico”, in giù, del calcio azzurro per la sconfitta contro la Corea del Nord al Mondiale 1966 in Inghilterra, e dunque provammo qualche pudore nel godere sadicamente troppo per lo scandalo “alpinistico ”, in su, quello dell’Europeo 1968 pro nobis, quando vinse l’Italia in Italia. Perché in quel torneo la prima finale contro la Jugoslavia fu giocata malissimo e però fu “giocata” benissimo per noi dall’arbitro svizzero Dienst (svizzero-tedesco, in lingua germanica d i en s t vuol dire “servizio”), che impose ai nostri nemici abbastanza storici l’1 a 1 negando un paio di rigori e soprattutto interpretando pro nobistutto il match. Gli jugoslavi erano arrivati allo scontro decisivo battendo eroicamente per 1 a 0 l’Inghilterra campione del mondo. L’ITALIA OTTENNE di ospitare la fase finale (semifinali e finale) grazie alla cardinalizia forza internazionale del presidente Figc Artemio Franchi, che si allenava alle mene del calcio pilotando il palio della sua Siena. Erano i settant’anni della federazione e l’Italia non ospitava un grande torneo dal 1934, anno del primo successo mondiale degli azzurri di Vittorio Pozzo. Quella in Italia fu la terza edizione dell’Europeo, cominciato nel 1960 su idea del dirigente francese Henry Delaunay e vinto dalla Spagna e poi (1964) dall’Urss. Noi eravamo arrivati ai quarti di finale eliminando Cipro, Svizzera e Romania. Poi Italia avanti sulla Bulgaria, 2 a 3 a Sofia e 2 a 0 a Napoli. Quindi partite tutte in Italia: a Napoli caldissima (5 giugno, c’era ancora l’estate) semifinale contro l’Urss: 0 a 0 dopo i supplementari. Niente rigori allora, il regolamento diceva sorteggio, e sorteggio fu. Lanciata dall’arbitro tedesco Tschencher, la monetina riuscì a restare “in piedi”, grazie a una piccola scanalatura del pavimento dello spogliatoio . La monetina rilanciata disse Italia. La Smorfia impazzì con San Gennaro eccetera. Finale a Roma l’8 giugno. Il citì era Valcareggi Ferruccio detto zio Uccio, un falso mite che infatti due anni dopo sarebbe arrivato alla semifinale thriller del Mondiale 1970 in Messico, 4 a 3 sulla Germania, ed alla finale contro il super- » LUANA DE MICCO N 1968, tutti ai piedi di Riva, Anastasi e del signor Dienst Brasile, 4 a 1 per i sudamericani di Pelè. Rispetto alla formazione che bene o male aveva liquidato la Bulgaria, Valcareggi per l’Urss aveva cambiato poco: Bercellino I della Juventus al posto di Guarneri dell’Inter. Già si sapeva che Dino Zoff avrebbe parato tutto o quasi, non si pensava che il debuttante Anastasi e i vari Mazzola e Rivera e Prati non avrebbero segnato. Non c’erano le sostituzioni, Rivera dopo appena due minuti si infortunò da solo e prese a zoppicchiare. Domenghini, il migliore dei nostri, prese il palo su gran tiro da lontano, i sovietici fecero poco nulla, alla fine la monetina quasi quasi ci rese giustizia. Per la finale del 10 zio Uccio La Coppa In alto, il capitano Giacinto Facchetti con il trofeo. Sotto, la semifinale Italia-Urss a Napoli Olycom/Ansa fu spinto ad osare. I giornalisti Per vedere quei due insieme erano assai influenti allora, e si dovette attendere appunto su tutti pontificava Gianni la finale bis del 10 giugno (non Brera, superstite a quel se stes- era previsto il sorteggio anche so che due anni prima, al Mon- del titolo), dopo l’1 a 1 di due diale in Inghilterra, aveva an- giorni prima confezionato da nunciato per iscritto che se l’I- Dienst (pareggio di Domentalia fosse stata eliminata dalla ghini su punizione a 10’ dalla Corea del Nord avrebbe la- fine), con esclusione in avanti sciato il mestiere. Per fortuna dei più esperti ma più stanchi il Grande Pavese era ancora lì, Juliano, Lodetti e Prati, a pro a sponsorizzare appunto di Riva, con altri (rarissiAnastasi e De Simi erano in lui gli sti, e dietro di empiti offensiviFerrini e Salvastici) l’innesto in La semifinale dore a pro di Roformazione del L’unico successo sato e del rienr el a ti v am e nt e trante Guarneri. nuovo Gigi Riva, azzurro finora. L’arbitro spache stava final- Decisive furono gnol Ortiz de mente bene e lui Mendibil non ci aveva battezzato la monetina del trattò male, anzi, Rombo di Tuono, San Paolo e la ma non superò e a non opporsi alDienst, e il nostro la riconferma di mano dell’arbitro 2 a 0 con gol – toh Pietro Anastasi, – di Riva e Ananon solo non lomstasi parve quasi bardo come invece Riva e ap- giusto. Non una nostra gran punto Brera, ma addirittura si- partita, ma bastò per la fiaccociliano, anche se cresciuto ed lata romana di festa all’Olimesploso nel Varese da dove pico con i giornali. Alla confeproprio in quei giorni lo aveva renza-stampa finale un giorprelevato per la Juventus nalista italiano chiese scusa aGianni Agnelli, convincendo gli jugoslavi per la condotta di industrialmente il patron del Dienst, si chiamava Renato club lacustre Giovanni Borghi Morino, scriveva per Tuttoche produceva frigoriferi con sport, giocò da solo. motori Fiat. © RIPRODUZIONE RISERVATA Parigi ella cittadella fortificata della fan zone parigina non entrano gli sgradevoli odori dell’immondizia che invade le vie della città a causa dello sciopero dei n et tu rb in i contro la riforma del Lavoro. Restano fuori anche la paura e le tensioni, oltre i cordoni di decine di veicoli della polizia e le triple file di transenne. Ai piedi della Tour Eiff e l , s u g l i C h a mps-de-Mars, lo spazio può accogliere fino a 92 mila tifosi che seguiranno in diretta gli incontri su uno schermo gigante. Stasera il calcio di inizio, e ieri sera la fan zone ha aperto per il concerto di David Guetta con 80 mila persone. È del famoso dj delle notti di Ibiza infatti l’inno ufficiale del campionato. Come allo stadio è previsto un doppio cordone di sicurezza e non entra nessuno che non sia stato passato al metal detector. 1.500 agenti e 46 telecamere vegliano sui tifosi. La città ha investito 7,5 milioni di euro per proteggerli. E dentro ci si sente al sicuro: “Siamo qui per partecipare a una grande festa. La paura la lasciamo a casa”, ci dicono Yolanda e alcuni dei 400 volontari come lei. Il villaggio-bunker è spuntato da terra in poche settimane tra le polemiche di chi non lo voleva per la paura degli attentati. Ieri la presidente della regione di Parigi, Valérie Pecresse, del partito conservatore Les Républicains, ha detto che “non consiglierebbe ai suoi figli di andarci”. È spuntato anche nel pieno del braccio di ferro tra i sindacati che bloccano porti, autostrade, centri di smaltimento dei rifiuti, e il governo che moltiplica invece gli appelli alla pace sociale. Ma gli scioperi sono stati ancora prorogati. Ieri la città ha dovuto fare appello a società private per poter cominciare a svuotare i cassonetti del centro. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 IL LIBRO Michela Murgia e la generazione dei quaranta-cinquantenni, “ammarata nel mezzo di due fondamentali cambiamenti paradigmatici, uno sociale e uno tecnologico” Nè sognatori, nè digitali: il mondo a metà dei nati negli anni Settanta Q Il libro Futuro interiore l Michela Murgia Pagine: 84 Prezzo: 12 e Editore: Einaudi fondamentali cambiamenti paradigmatici, uno sociale e uno tecnologico, e ancora fatica a trovare una dimensione storica da poter chiamare propria. Esiliati dalle ideologie e arrivati ai linguaggi digitali come si arriva da adulti a una lingua straniera, i quaranta-cinquantenni attuali hanno mancato il tempo di ogni rivoluzione e lo sanno. Precari e individualisti, sono dei sopravvissuti che si aggirano tra le macerie di guerre sociali che non hanno combattuto e abitano il proprio presente con la sensazione di non potervi davvero risiedere, perché il loro mondo, se c’era, non era questo, non cosí. Sono troppo giovani per considerare chiusa la partita e troppo vecchi per giocarsela ancora a pieno fiato, ma hanno in fondo le stesse urgenze primarie dei naufraghi del paradiso paasilinniano: sopravvivere e restare visibili. Per gentile concessione di Einaudi, pubblichiamo l’introduzione del nuovo libro di Michela Murgia “Futuro interiore”, in uscita in libreria. » MICHELA MURGIA uarant’anni fa Arto Paasilinna pubblicò un romanzo intitolato Prigionieri del paradiso, una storia satirica sulle società nord europee interamente costruita sull’ipotesi di un naufragio aereo nei pressi di un’isola deserta. La piccola comunità di passeggeri – tagliaboschi, ingegneri, tecnici forestali, Sono troppo giovani per considerare chiusa la partita e troppo vecchi per giocarsela ancora a pieno fiato infermiere, ostetriche, medici, un giornalista e l’equipaggio, tutti provenienti dai Paesi scandinavi – aveva solo due obiettivi: sopravvivere e cercare di mantenersi visibile per essere ritrovata dai soccorritori. PER FARE QUESTO si videro però costretti a darsi un’organizzazione sociale che, dapprima strutturata in modo elementare, col passare dei giorni diventò sempre piú complessa e simile a quelle delle socialdemocra- HANNO PERÒ anche qual- zie di rispettiva appartenenza, esprimendo un sottinteso deterministico e disperante: non importa quante isole deserte si avranno a disposizione per ricominciare da capo a immaginare mondi migliori, non potranno comunque essere troppo diversi da quelli che abbiamo già abitato, né prescindere totalmente da quello che già siamo stati. Chi attraversa i fondamentali dieci anni che scorrono tra i quaranta e i cinquanta si trova oggi in una si- tuazione non molto diversa da quella dei naufraghi di Paasilinna. Figlia dei baby boomers e genitrice dei nativi digitali, quella degli anni Settanta è una generazione ammarata nel mezzo di due La scrittrice Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972 Ansa La sfida creativa “Non ci sono colpe del passato né pesi nel presente che possano esimerci dal prenderci la responsabilità di sognare il futuro” co s’altro, ma non sempre sembrano averlo capito: un’eredità importante da lasciare a chi verrà, fatta di domande che fanno ancora paura e di tentativi di risposta che siano piú coraggiosi di quello che noi ci siamo potuti permettere di essere. Se l’isola deserta fosse stata data a noi, quale mondo vi avremmo costruito? Quali cose, col senno di mezzo di chi nasce mediano, avremmo voluto migliori? Quale cambiamento avremmo generato se non avessimo avuto la sensazione di essere arrivati così dopo o così prima di tutti gli altri? La sfida creativa di queste domande si concentra in tre temi fondamentali per le società attuali e pone questioni che non c’è bisogno di avere davanti la prospettiva di un’isola deserta per sentire proprie in questo presente. SE IL NAUFRAGIO sociale è in atto per tutti, tutti ci stiamo già chiedendo come sarà la nostra appartenenza, come daremo forma ai nostri spazi e quale potere ci controllerà o controlleremo. Le pagine che seguono sono scritte con la temerarietà senza la quale non è possibile immaginare Hanno però un’eredità importante da lasciare a chi verrà, fatta di domande che fanno ancora paura nulla, men che mai scenari verosimili per le città che verranno e i loro sognati abitanti. Dentro c’è la convinzione ostinata che non ci sono colpe del passato né pesi nel presente che possano esimerci dal prenderci la responsabilità di sognare il futuro. © 2016 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino Pubblicato in accordo con l’autrice presso l’Agenzia letteraria Kalama, Cagliari © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA L’attore americano fa visita alla Comunità di Sant’Egidio. Peccato siano più i giornalisti degli homeless » ANNA MARIA PASETTI Il film “Gli invisibili” è la pellicola dell’israeliano Oren Moverman basata sull’autobiografia di un vero clochard G li “invisibili” dove sono? La sala mensa di Sant’Egidio è affollata ma soprattutto di giornalisti, fotografi e volontari operativi nella Comunità. I senza dimora, gli “emarginati” dalla società costretti a sopravvivere come capita, dovevano essere tanti perché è loro che il divo buono Richard Gere vuole incontrare. E invece si contano in una decina, forse quindicina, riconoscibili dall’ab bigliamento e per lo più dal colore della pelle. Alcuni visibilmente emozionati, altri impassibili, e chissà quale idea hanno in testa di questa star americana buddista e attivista, giunto a Roma per conoscerli e presentare loro il suo ultimo film intitolato – appunto – Gli invisibili. Lui, che nel ruolo di barbone è entrato per “una giusta causa”, è talmente coinvolto dai problemi degli homeless da esserne di- La preghiera di Mr Gere: “Solo chi ascolta i poveri può capire il mondo” ventato un ambasciatore. A precedere l’entrata dell’ex American Gigolo sono i flash e gli applausi. UN CENNO di saluto col brac- cio da cui pende il rosario buddista e poi lo scatto a sedersi tra il pubblico, proprio accanto a uno di quegli “ultimi” che abbraccia con un “my brother”, mio fratello, prima di prendere il posto riservato e lanciarsi nell’involontaria imitazione italiana di papa Francesco: “Buongiorno! Mi riscalda il cuore vedere queste facce bellissime, stare con voi che siete le mie sorelle e i miei fratelli. Qui ci sono persone che si occupano di altre persone, cioè fanno quello che i governi e la politica sono incapaci di fare. Dunque sono onorato di stare tra voi e presentarvi un film che vi riguarda, che ci riguar- Tra flash e appalusi Richard Gere ieri a Sant’Egidio Ansa da” dice Gere. Applausi fragorosi e lacrime, specie tra i giovani volontari che forse sono gli unici a capire in profondità le importanti affermazioni dell’attore. L’acco glienza spetta al presidente della Comunità Marco Impagliazzo, pronto a comunicare a Richard Gere che solo a Roma vi- vono 7 mila senza fissa dimora, mentre in Italia il numero sale a 50 mila. Il divo sembra saperlo già, e ribatte con gli agghiaccianti numeri statunitensi: “Solo a New York sono 60 mila, nel Paese dai 600 mila al miliardo. Dietro a queste cifre c’è una sofferenza che ho capito solo girando questo film, nelle strade della ricca NYC in cui non sono stato riconosciuto. Anzi, nessuno mi prestava attenzione o se lo faceva era per rifiutarmi in quanto barbone. Sono giunto alla conclusione che solo chi ascolta i più poveri può capire il mondo”. “GLI INVISIBILI”, che uscirà grazie a Lucky Red il 15 giugno, è diretto dall’israeliano Oren Moverman e trae libera ispirazione dall’autobiografia In the Land of the Lost Souls di un homeless dallo pseudonimo Ca- dillac Man: vi si racconta di un uomo caduto in disgrazia e costretto a vivere per strada. “Ho voluto fortemente fare questo film perché spero di sensibilizzare il mondo rispetto a una piaga che sta dilagando, in grado di distruggere l’e s se nz a dell’uomo laddove gli viene negato uno dei bisogni primordiali, cioè una casa in cui vivere. Il punto è sconfiggere l’indifferenza e il sospetto di chi sta dall’altra parte del ‘muro’, ancora incapace di comprendere che tale disperazione è simile a un buco nero dell’universo: ti inghiotte improvvisamente ma non sai come ci sei arrivato”. Democratico integralista, Gere scherza annunciando di voler “metter mano alla costituzione americana affinché Obama abbia un terzo mandato” ma ammette di apprezzare anche Hillary Clinton, “una professionista solida, preparata e che si preoccupa per le persone”. © RIPRODUZIONE RISERVATA SECONDO TEMPO Venerdì 10 Giugno 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | » 23 Musica AFTERHOURS “Folfiri o Folfox” è il disco della maturità per la band di Manuel Agnelli. Chi non sopporta di vederlo a “X Factor” può ritrovare qui il musicista e il narratore G Il disco » VALERIO VENTURI li ultimi quattro anni sono stati densi di cambiamenti a volte naturali e necessari, a volte laceranti. Ho perso mio padre che era da poco ridiventato il mio migliore amico”. Folfiri o Folfox, in uscita oggi, è veramente il disco della maturità degli Afterhours. Perché la maturità arriva quando è il momento: quando soffri, e da allora fai pulizia, non banalizzi, non spari pose, non perdi tempo nell’insincerità. Folfiri o Folfox l Afterhours Universal Pillola IN RADIO ANTONACCI “Oneday”, l'ultimo duetto inciso da Pino Daniele e presentato live a Verona da Biagio Antonacci, arriva in radio dal 10 giugno in una inedita versione n Mary in June, garantisce Giorgio Canali » PASQUALE RINALDIS S MANUEL ANGELLI piange suo padre, scomparso per cancro, e nel farlo è ispirato e vero. “L’ho perso dopo essere stato al suo fianco con tutta la mia famiglia e averne seguito da vicino il calvario. Non ero abituato e non lo sono ancora a un mondo senza di lui. Quando sono arrivato io, lui c’era già. L’universo e l’esistenza per me significavano la sua presenza. Mi sono trovato in mezzo all’oceano, da solo, senza terra in vista. Definitivamente adulto. La vita è cambiata, i valori sono cambiati, le cose che mi interessano sono cambiate”. La musica anche, è mutata. In bene. Folfiri o Folfox, cd doppio che prende il nome buffo (ma atroce) da due medicinali oncologici (come i titoli degli intermezzi musicali), è viscerale e puro. L’anima del suo frontman. Non c’è preoccupazione per la confezione, ma per i contenuti, e questa è la chiave del disco. Ecco allora un album “sulla morte e sulla vita, sulla malattia e sulla ‘cura’, sulle domande senza risposta, sul l’egoismo che ci fa sopravvivere, sulla rabbia e sulla felicità... È la storia di un bambino che non crede in Dio e, in un sogno, si fa pro- MASTERIZZATI Un padre, un bambino e un patto impossibile mettere da suo padre che loro due non sarebbero mai morti”. Una storia bella con tanti elementi autobiografici, rabbia e dolcezza: come in Grande, Oggi e L’odore della giacca di mio padre, commoventi. Come l’esistenziale Se io fossi il giudice, manifesto dell’ellepi. Molte le suggestioni: Il mio popolo si fa è il singolo lisergico, distorto e aggressivo, che porta contenuti politici - Dio Fortuna e trans, per gli italiani; San Miguel (è il Santo o la birra omonima, c h e i n t e r c e d e ? ) e l a t itle-track sono momenti piacevolmente sperimentali, In morte di papà Un cd per nulla velleitario come qualche episodio recente con voce talvolta in area-Area. Echi grunge e bassi distorti in Non voglio trovare il tuo nome,Ti cambia il sapore, Fra i non viventi vivremo noi e Qualche tipo di grandezza. Ma i pezzi sono tanti, difficile fare una disamina esaustiva brano per brano. C'È UN FIL ROUGE con tutta la p r o d u z i o n e d e g l i A f t erhours: l’amore per l’acustico, per il rumore rock, per il blues, i testi questa volta belli come nelle punte produttive che furono. La voce di Agnelli – chi lo critica per Xfactor lo ritrovi qui, autentico –è sicura e potente, e sono buoni gli appor- ti dei nuovi – Fabio Rondanini (batterista, Calibro 35) e Stefano Pilia (chitarrista, già nei Massimo Volume e in molti altri progetti): l’insieme musicale (suoni) è spesso, per nulla velleitario come qualche episodio pseudo-vintage degli anni addietro. “Non ho mai avuto bisogno così tanto di scrivere e comporre un disco” spiega Agnelli. “Non ho mai sentito una complicità così profonda nel farlo con i miei compagni d’avventura e un senso così grande e preciso come musicista e narratore.” Si sente. Bravi. i definisce “band da calci in faccia e in p an c ia ”, anche se non sono affatto violenti: sarà per questo che Giorgio Canali, già musicista nei Cccp e Csi, ha deciso di produrre i romani Mary in June. Qualcosa di buono deve averla intravista, lui, artefice del successo di artisti come Verdena o Vasco Brondi. A 5 anni dal loro primo Ep Ferirsi, e dopo 4 “passati a scartare canzoni e a metterci in discussione”, per i Mary in June è giunto il momento di fare il grande salto. O meglio, il grande Tuffo, come da titolo scelto d’esordio: 10 brani, che sono un flusso emotivo fatto di immagini allucinate e allucinanti, che esplora la loro personalissima provincia dell’anima. E il merito di Canali è quello di aver reso meno acerbe e meno complesse le loro scelte, stilistiche e non. “Con le nostre canzoni raccontiamo emozioni scaturite da esperienze vissute – affermano –. Alcuni brani affrontano temi seri, come Costole in cui si parla di migranti, o Confini scritta pensando a Israele e Palestina”. Altri testi, invece, sono di denuncia sociale, che svelano la loro anima ecologica e salutista, come Combustibile brano contro l’uso dell’aspartame. Il tutto su una musica che definirla punk è esagerato, di matrice emo-folk offensivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA BAND Josh Haden e la sorella Petra IL GIGANTE Il nuovo album in studio Canzoni all’alba, sotto la neve, dopo un addio Il signor Paul Simon, 74 anni La svolta di Avishai Cohen e ancora classe da vendere non da tutti compresa » CARLO BORDONE LA DEPRESSIONE ci ha rovinati” recita la prima strofa di The Depression, brano tra i più intensi del nuovo album degli Spain. Il riferimento è alla crisi economica del ’29, ma quella è una frase che potrebbe fare da epigrafe all’opera omnia della band di Josh Haden. Le canzoni degli Spain sono la colonna sonora ideale delle ore al confine tra la notte e l’alba, meglio se dopo un addio (Starry Night parla appunto di quello); un grumo di malinconia inestirpabile, con la spaziosità della musica – morbida, soffusa, avvolgente come una coperta –che contrasta con la claustrofobica sensazione di impotenza suggerita dai testi, degni di un Carver prestato al pop. Carolina è il primo disco inciso da Haden dopo la scomparsa di papà Charlie, uno dei più grandi bassisti jazz di sempre e costante punto di riferimento, mentore e collaboratore del figlio. Anzi, dei figli, visto che qui appare anche la sorella Petra. Il peso e il ricordo di una tale figura incombono sul lavoro, anche se stranamente è quello meno jazzato e più country nella discografia della band. Lap steel, batterie spazzolate, violini struggenti, la consueta voce placidamente disperata: questi gli ingredienti di canzoni splendide come The Ballad of Saratoga, Tennessee e One Last Look. Canzoni nelle quali sono sempre le tre del mattino e sta nevicando. Il disco l Carolina Spain Glitterhouse » GUIDO BIONDI IL 74ENNE Paul Simon ha concepito, preparato e arrangiato con estrema modernità, uno dei suoi album migliori. Ritmo e strumenti inusuali inseriti come tasselli di un puzzle con intensità e velocità, quasi a voler mordere lo scorrere del tempo. Magistralmente arrangiato, produzione superba, classe da vendere: confrontarlo con le ultime uscite è esilarante. Registrato in parte al Laboratorio della Montclair State University dove è conservata la collezione degli strumenti originali di Harry Patch, Stranger To Stranger convince per la sua irrazionalità e per esser riuscito a catturare la spontaneità in studio di registrazione. Non esiste un singolo orecchiabile e non se ne sente la necessità: Street Angel è più cattiva dei nuovi menestrelli dell’hip hop made in U.s.a., funky più di Mark Ronson e “sgarbatamente” comunicativa quanto Michael Franti. The Riverbank è una festa per le orecchie e per il corpo, Proof Of Love risente della recente collaborazione di Simon con Sting, ne cattura lo spirito “mellow”. È il disco che avrebbe voluto fare David Byrne, producendo Rei Momo, cercando di condensare in una decina di tracce tutti i ritmi del globo. Paul Simon c’è riuscito, rendendo ancora più fluido Graceland e The Rhythm Of The Saints. Il disco Stranger To Stranger l Paul Simon Concorde JAZZ Il trombettista israeliano » ANDREA DI GENNARO A QUALCUNO degl’ormai tanti ammiratori l’esordio Ecm di Avishai Cohen è apparso come l’abdicazione allo stile focoso e arrembante che nell’ultimo decennio l’ha portato a essere uno degli strumentisti più apprezzati della propria generazione. Tanto dal pubblico, quanto dalla critica e dai colleghi che sovente ne richiedono i servigi alla tromba come ospite di riguardo. Come a dire: Avishai Cohen s’è piegato all’estetica peculiare (amatissima e odiatissima) dell’etichetta tedesca pur di ottenere un contratto importante. E la conseguente visibilità. Lo scarto di Into The Silence con il passato è evidente, per carità. Qualche dubbio primigenio quindi, legittimo. Ascoltando però attentamente l’album si capisce che il cambio di marcia del trombettista israeliano ha ben altre motivazioni: in primis l’aver voluto licenziare un’opera importante dal punto di vista compositivo. Nonché metterla in scena con il massimo della cura, e in questo la proverbiale attenzione di Manfred Eicher a tutti gli aspetti produttivi ha senza dubbio giovato. Ancor più però emergono i contributi dei quattro compagni coinvolti: tanto come solisti, quanto (e forse più) come ensemble. Coeso, capace di non perdere un colpo in termini di unitarietà, laddove chiamata ad accompagnare le improvvisazioni di turno, o di inventiva per i propri interventi in primo piano. Il disco Into The Silence l Avishai Cohen ECM / Ducale music 24 » ULTIMA PAGINA Dalla Prima » MARCO TRAVAGLIO 10) “Sul treno che lo riportava a Roma dai funerali di Casaleggio, Di Battista raccontava: ‘Mi sono sentito dare un pugno sulla spalla e sai chi era? Bossi’”. Ecco dunque gli artefici del “patto”: Bossi e Diba, sul treno, col pugno. Servono altre prove? No. Volta pagina, e in 3 c’è Ilvo Diamanti con numeri definitivi: “Antipolitici e contro il governo: nasce il Carroccio a 5Stelle”. Pensate: “Quasi 3 elettori della Lega su 10 si dicono molto o abbastanza vicini a M5S” (però votano Lega, anche perché M5S vuol depenalizzare il reato di clandestinità e Salvini e Renzi no). E attenzione: “ciò che unisce lepenisti e seguaci di Grillo è l’avversione a Renzi”: e qui si offendono la sinistra Pd e Sel, ma anche Casa Pound che com’è noto è capofila del No. Conclusione: “Per ora si tratta di intese locali (dove? quando? su cosa? boh, ndr), ma è difficile non pensare a esperienze su più vasta scala”. Già, è difficile non pensare. I sinceri democratici prendano buona nota: all’armi, son lepenisti e antipolitici, stringiamoci a coorte, siam pronti al Pd, l’Italia chiamò. Volta pagina, e nella 4 riecco “Le intese Grillo-Salvini” (il primo non vuole incontrare l’altro, dunque è intesa). “Raggi e Appendino: ‘Accettiamo i voti di tutti’” (furbe, loro: mica come i candidati Pd che respingono i voti di tutti). Volta pagina, ed ecco in 35 la pacata analisi di Francesco Merlo (neodirigente Rai, così adesso lo paghiamo noi): “Incappucciato come il mafioso Malpassotu, Grillo blog-scaracchia sugli avversari”. Il putribondo comico, “imitando il suo esegeta Travaglio”, ha osato ricordare che ieri Orfini diceva il contrario di quel che dice oggi. Non sia mai: “oltraggio”, “teppismo politico”,“ritorno ai rutti e ai vaffa”come sui “muri di certe latrine, dove il primo che arriva scrive porcherie”. Orfini ha risposto educatamente che Grillo “mi fa schifo”, ma lui è scusato: ha solo un po’ “grilleggiato”, mentre rinfacciare a un politico le sue incoerenze “è la tecnica del capocosca”, ergo Grillo è come “quel Malpassotu che, da un buco della campagna siciliana, masticando odio e cicoria, scagliava pizzini per sfregiare i nemici e umiliare gli innocenti”. U Malpassotu, alias Giuseppe Pulvirenti, fu il boss sanguinario della mafia catanese, reo confesso di una faida da 100 morti l’anno. A nessuno sfuggirà la sua straordinaria somiglianza con Grillo: due gocce d’acqua. Ricapitolando: tutti uniti contro i barbari del “patto Lega-M5S”, ora e sempre resistenza contro Beppe U Malpassotu e i suoi scaracchi da latrina, e il sole tornerà a splendere sui colli fatali di Roma. Ci sarebbe pure il titolo di pag.6, virilmente mussoliniano: “Pd, il premier tira dritto”. Sommario: “Avverte la minoranza: ‘Basta guerriglia interna, userò il lanciafiamme’”.È il messaggio pacificatore dello Statista: tira dritto col lanciafiamme perché vuole la pace. Meno male che Merlo non l’ha letto, sennò sai quanti mafiosi gli venivano in mente da paragonare al premier su Repubblica. Anzi, vista la sua fresca promozione in viale Mazzini, a quando una bella serie di Rai1 su Matteo U Tiradrittu che arrostisce vivi i nemici? Forza Merlo, sei tutti noi: ancora un piccolo sforzo e diventi gufo. F inalmente. Qui non si riusciva più a reggere la tensione. A novembre si sfideranno per la carica di presidente degli Stati Uniti Hillary Clinton e Donald Trump: lei sta “facendo la storia” come prima donna candidata, lui è il front runner repubblicano più votato di sempre. E poi c’è Bernie Sanders, che continua la corsa per spostare a sinistra la piattaforma politica dei democratici. E pure Barack Obama, che appoggia Clinton. Che meraviglioso esercizio di democrazia, che straordinaria storia di partecipazione | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 10 Giugno 2016 RIMASUGLI Che meraviglia le elezioni Usa (con un parere di George Carlin) » MARCO PALOMBI popolare, che suspence. E dire che non è successo ancora niente: ora si parte con la corsa vera, il grande dibattito, lo scontro d’idee. Detto questo, con tutto il rispetto, va ribadita la ragionevole posizione che George Carlin – un grande comico Usa –prese sull’intero processo nel 2001: “Io ho risolto il mio piccolo dilemma politico in un modo semplicissimo: il giorno delle elezioni sto a casa”. Primo: “Non ha senso: questa nazione è stata comprata e venduta e pagata da un sacco di tempo”. Secondo: “Penso che chi vota non ha diritto di lamentarsi: se voi eleggete questi signori, siete responsabili di quello che hanno fatto”. Svolgimento: il giorno delle elezioni “io starò a casa a fare essenzialmente la stessa cosa che fate voi, con una differenza: quando io ho finito di masturbarmi mi rimane qualcosa in mano da far vedere”. Le parole di Carlin, ovviamente, non ci riguardano: le elezioni per l’Italia che si tengono negli Usa e a Berlino sono masturbazioni perfettamente democratiche. Pare.