il Sorriso di Kathrin

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il Sorriso di Kathrin
Il mio amico Sergio mi ha chiamato. Mi ha detto che la sera del 18 settembre, alla Torre del Parco
c'è una cena di gala. Cena di Gala, un ossimoro molto, troppo frequentato. Adoro la prima,
aborrisco la seconda. Il perfido mi cela la ragione, mi invita e basta. Non posso né voglio declinare.
Ci accordiamo, alle 20.15 arriva sotto casa, quando si dice un amico. Salgo, lo guardo: è buffo in
giacca e cravatta, quasi quanto me, in bretella e gilet. Ha solo una pallida idea (rivelatasi errata) di
dove sia il posto, cerco di tradurre le sue indicazioni in rotta automobilistica, dopo un paio di giri
intorno finalmente ci siamo. Preciso com'è si adombra, l'orologio è ben oltre le 21. E
l'appuntamento era alle 20.30. Mugugna, gli spiego che Lecce, per mia sorte nota da decenni, ha il
“ritardo intrinseco”.
Giunti all'ingresso, in un giardino curatissimo
spicca un gazebo affollato da qualche decina di
commensali. Aperitivo quasi ovvio nella parte
liquida, sorpresa originale nell'accompagno.
Minuscoli canapé, qualche frisellina e una
originale “pietanza al cucchiaio”: cozze avvolte in
lardo di Colonnata.
Avevo ragione, siamo in perfetto orario. Sergio si
rasserena, io però sono ancora turbato dal mistero.
Intravedo alcuni volti noti, capisco subito dove
sono e perché.
Salgo le scale che portano alla terrazza, intravedo
Carmelo Cicala, Presidente del Comites degli USA
del quale vi ho già detto tempo fa. Il “vastaso” mi
ha condotto bene. L'occasione è l'incontro di alcuni imprenditori agricoli del Salento con una
comitiva di importatori e ristoratori degli USA capitanati dal grande Melo, la prima cosa di cui mi
accerto è la sorte della sua figliola. È fatta, finalmente ha passaporto italiano.
Disvelato l'arcano, la mente si rilassa e mi accingo a dare
briglia
alla
mia curiosità.
Bello
il
posto,
una
torre del '400
nei pressi del
centro
di
Lecce,
una
terrazza che
corre
sulle
arcate
sottostanti.
Bella serata, fresca e fragrante, i
rumori della città sono lontani,
un piccolo complesso musicale
si esprime senza irrompere
eccessivamente. La Torre mi
attrae, eccellente conservazione,
un dipinto gigante e alcune
interessanti tracce di affresco sui
muri.
Sergio mi chiama, c'è Claudio e c'è Paolo. La Torre attenderà,
adesso è tempo di persone vive. Scenografia di grande effetto: un
misto di declinazione sullo stile quattrocentesco e di sobria
eleganza moderna.
Antipasto a buffet. Fritto
di verdure e verdure
grigliate, burrate e fior
di latte. Da annotare:
prosciutto crudo e fichi
d'india,
i
formaggi
stagionati e le mostarde.
Eccellenti
i
fichi
caramellati avvinghiati
con passione con un
pecorino ben stagionato.
Ci serviamo e ci appropinquiamo al tavolo 11 come il
Paolo, rapidamente informatosi, ci ha preannunciato. In
mezz'ora il tavolo si popola. Non è semplice coordinare
una conversazione in dodici persone di varia estrazione e
predisposizione.
Il dio Bacco è il
padrone di casa e
ciascuno
dei
presenti al tavolo
si esibisce in
scelte e profferte,
si
rompe
il
ghiaccio e le voci
si intrecciano, il
livello
di
convivialità sale
rapidamente.
Alcuni
volti,
dapprima inclini
all'espressione di
chi
aveva
sbagliato
indirizzo,
si
distendono e si
lasciano guardare.
Degli
ospiti
statunitensi
ne
abbiamo due al nostro tavolo, la signora Lily Li, asiatica d'etnia, partita dagli USA come alto
funzionario della Merryl Lynch e adesso incerta sul futuro visto che la Merryl Lynch non esiste più.
Avrebbe qualche motivo di preoccupazione. Un po' per il vino e un po' sospinta dalla simpatia
intrinseca di Paolo, e con lui intrecciando un dialogo in un curioso slang anglo-sino-cutrofianese se
la rideva di gusto. A poca distanza una signora con il viso da signora, giornalista del NY Times.
Conversava amabilmente con la vispa e simpatica consorte del Sig. Antonio, produttore di vino e,
soprattutto, di olio, e di quest'ultimo innamorato perdutamente. Kathrin aveva nello sguardo i segni
di un morso recente, uno di quei morsi improvvisi, invisibili eppure così dolorosi e così profondi
che fanno sanguinare l'anima.
Non era stanchezza né preoccupazione da crisi finanziaria, non son riuscito a indovinare cosa fosse
né mi sono permesso di investigare, ma quel contrasto tra il volto da signora, impostato sereno, e la
difficoltà a cedere all'allegria mi è stata evidente. Farla sorridere è stato un punto d'onore.
Giovani rapide e leggere ci hanno servito un risotto in crosta di parmigiano con verdure e caprino, e
dopo dei maccheroncini con tonno e melanzane. Abbiamo degustato tanti vini, siamo riusciti anche
a trovarne uno con il tappo infetto e su di esso disquisire. Un primitivo in particolare cercava
Kathrin, ma era terminato, non sembrava il suo giorno fortunato. Il viso da signora rimaneva fermo
al viso da signora, abbiamo scambiato qualche parola, coinvolti dal sig. Antonio abbiamo assaggiato
l'olio di cui è, giustamente, fiero. Poi il piatto di portata: un cartoccio di orata in carta fata. Ancora
un bicchiere. Finalmente i dolci e la frutta. Questi ultimi al self service. La compagnia ormai coesa
e confusa è andata a servirsi, ho adocchiato tre bottiglie superstiti di quel primitivo richiesto e
mancante. Sono riuscito a recuperarne due calici che ho portato a Kathrin e alla moglie di Antonio.
Entrambe mi hanno regalato un sorriso. Per un attimo il solco negli occhi di Kathrin si è appianato,
e mi è venuto di pensare che gli USA possono scrivere mille e una costituzioni nelle quali
rivendicano il diritto alla felicità, ma noi possediamo innumerevoli pozioni per raggiungerla,
almeno per un momento.
Una bella serata, una di quelle sere nelle quali possiamo bearci di avere grandi poteri e
proporzionali responsabilità. Noi abbiamo il dovere di preservare questi poteri antichi e di contare
sulla bravura di persone come Daniela, Chiara e Gabriele, affinché questi poteri siano noti al mondo
intero e ad esso possano dare un momento di felicità, anche quando eventi sgradevoli scudisciano il
cuore.
Chi sono Daniela, Chiara e Gabriele? E cosa pensate che queste cose crescono spontaneamente?,
Sono quelli che con grande pazienza, sapienza e lungimiranza fanno in modo che le cose accadano,
poi magari ciascuno pensa che sia merito proprio, e quando tutto funziona loro si ritraggono in
seconda fila lasciando il palcoscenico ad altri con la consapevolezza e la soddisfazione di sapere la
verità, tutta la verità su come davvero vanno le cose.
Avanti piano, ma decisamente, verso il mare aperto.
Pino De Luca ([email protected])