gioco sporco - Ad est dell`equatore

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gioco sporco - Ad est dell`equatore
gioco sporco
ivo romano
ad est dell′equatore
©
2013 ad est dell′equatore
vico orto, 2
80040 pollena trocchia (na)
www.adestdellequatore.com
[email protected]
si ringrazia
impaginazione: Loredana Giudice
A mamma, che è riuscita a non perdere mai il sorriso
introduzione
È un gioco da ragazzi. Non per tutti, naturalmente. C′è bisogno di solide basi, profonda conoscenza dei meccanismi delle
scommesse, soprattutto quelle asiatiche. Basandosi su queste
fondamenta, però, diventa facile capire se una partita di calcio
è combinata. Un primo passo importante nella lotta alla corruzione legata alle scommesse. Poi, viene il resto, molto più di
un semplice click sul pc. Una volta assodato che una partita è
stata manipolata si passa a indagare, per scoprire i colpevoli. Il
secondo passo, quello più difficile. Ma non c′è il secondo senza
il primo.
Il problema del calcio mondiale è che troppo a lungo quel
primo passo non è stato fatto. Così la corruzione ha preso piede, fino a dilagare. Anche a livello di nazionali, l′argomento di
questo libro. Se la Fifa ci avesse pensato per tempo, qualcosa
sarebbe cambiato. O, meglio, ci ha pure pensato quasi per tempo. Ma lo ha fatto solo in parte, almeno per un certo periodo.
Ha cominciato a tenere d′occhio le partite di competizioni
ufficiali (creando il Fifa – EWS, il suo Early Warning System, che
ha il compito di monitorare il mercato delle scommesse), non
lo ha fatto con le amichevoli (e quando ha cominciato è stato
come blindare un museo dopo il furto di tutti i quadri). Errore,
gravissimo errore. Perché è lì che il malaffare ha trovato terreno fertile. Lo dice la storia recente, quella che ha svelato la più
grande truffa di sempre. Quando lo si è capito, non era troppo
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tardi, ma già tanti danni erano stati fatti. Un betting-syndicate asiatico aveva messo le mani sul calcio mondiale piegandolo alle
proprie leggi. Una manciata di uomini aveva corrotto calciatori
e arbitri, infiltrato federazioni e agganciato dirigenti, organizzato partite e deciso i risultati a tavolino, scommesso una marea
di quattrini e incassato cifre iperboliche, mentre chi sulla pulizia
del calcio avrebbe dovuto vigilare dormiva sonni profondi.
Un grande capo di cui ormai si sa tutto – Tan Seet Eng, detto
Dan: radici cinesi, residenza a Singapore, conto in banca che
tende all′infinito, riservatezza assoluta, un paio di luogotenenti,
Wilson Raj Perumal e Anthony Santia Raj, una cerchia di abili
e svegli collaboratori (molti dei quali, poi, finiti in manette, ma
con colpevole ritardo, come pure il grande capo), alcune cellule
create in vari paesi (tra gli altri, Slovenia, Ungheria, Croazia, Italia), oscuri finanziatori che agivano nell′ombra. Per anni hanno
inquinato il calcio di mezzo mondo (nel loro mirino, vari campionati, oltre che partite di rappresentative nazionali, quelle su
cui fa luce questo libro) lucrando soldi in quantità industriale.
Ci hanno messo acume, oltre che propensione criminale.
Mentre l′acume altrui (di chi avrebbe dovuto vigilare) doveva
essere in libera uscita, forse impegnato in giochi di potere.
Chiunque se ne prenda il merito, non dategli retta. Se il
malaffare è venuto a galla, la Fifa non c′entra, o c′entra ben
poco. Solo un uomo Fifa ha fatto qualcosa di positivo (ma
qualche abbaglio lo ha preso anche lui), Chris Eaton, ex capo
della sicurezza del massimo organismo calcistico mondiale,
che non a caso poi è andato via, quando ha capito che altri
non intendevano combattere fino in fondo la battaglia che lui
aveva avviato. Le mani sulla banda sono state messe per caso, o
quasi. Un po′ per merito di Janis Mezeckis, segretario generale
della federazione lettone, insospettito dalle strane manovre a
margine di una doppia amichevole disputata in Turchia, nel
febbraio 2011. Un po' per demerito di Wilson Raj Perumal, il
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cui ego era cresciuto a dismisura, tanto da appropriarsi di metà
dei fondi messi a sua disposizione dal boss per acquistare un
club in Finlandia e utilizzarli per pagare i suoi debiti di gioco:
fu a quel punto che il resto della banda decise di denunciarlo
alla polizia finlandese, dando la stura a processi, condanne e
dichiarazioni da autentica gola profonda, rivelatrici dell'intero
sistema di corruzione che aveva attecchito un po′ dappertutto
(le rivelazioni di Wilson Raj Perumal hanno fornito materiale
importante per corpose inchieste sulle combine nel calcio,
compresa quella italiana).
Se solo la Fifa avesse pensato per tempo di monitorare le
scommesse sulle amichevoli tra rappresentative nazionali non
si sarebbe perso tempo prezioso. È quello che si propone di
dimostrare questo libro. Tante partite sospette, nomi di arbitri che si ripetono, così come di alcuni calciatori: che qualcosa
non andasse era chiaro da anni. Assodato che certe partite erano state manipolate, chi di dovere avrebbe preso a indagare,
magari scoprendo chi si celava dietro fantomatiche società che
organizzavano quelle partite. Se ne sono accorti molto dopo,
quando il calcio era già inquinato come il più torbido dei fiumi
metropolitani.
E la storia continua, come dimostra la seconda parte del libro. Quella è dedicata all′Asia, un mondo a parte, dove le scommesse sul calcio sono un must e la corruzione non ne è che
una diretta conseguenza. Tante partite, un mare di sospetti (e
abbiamo preso in esame un lasso di tempo relativamente breve). O, meglio, di certezze. Nazionali maggiori, rappresentative
giovanili, fino a quelle composte da ragazzini di 15 anni. Amichevoli, tornei continentali, competizioni giovanili. Sfide decise
a tavolino, fin nei minimi particolari. Risultati accomodati anzitempo, talvolta con modalità che tradiscono complicità diffuse,
a vari livelli (calciatori o arbitri che siano). Intanto, la Fifa pare
avesse cominciato a monitorare anche le amichevoli. Tempo e
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danaro sprecato, se a sospetti e certezze non seguono adeguate
indagini. Perché il Fifa – EWS non ha colpe: ne ha segnalate di
partite combinate (o quanto meno sospette), ma chi avrebbe
dovuto non ha indagato (malgrado un consolidato rapporto di
collaborazione tra Fifa e Interpol). Neppure su casi clamorosi,
di quelli che la gente neanche riuscirebbe a immaginare. Partite
di qualificazione a Brasile 2014, mica tornei amatoriali. Duplice
sfida preliminare, protagoniste Laos e Cambogia: due match,
punteggi finali a specchio, identici, eclatanti, decisi molto prima
che le squadre scendessero in campo.
Lo sa anche la Fifa (che ha ricevuto la segnalazione da parte
dell′EWS, che però ha sempre negato sospetti di combine in
gare di qualificazioni mondiali. Il risultato? Chi in Asia ha messo le mani sul calcio non si sente braccato, ha campo libero.
Chiunque sia, ha un pregio: l′intelligenza. A differenza di chi
è dall′altra parte della barricata, che il cervello deve esserselo
bevuto. O lo usa con molta parsimonia, a scatti, intermittenze,
permettendo nelle pause al sistema di rigenerarsi.
glossario
Prima di cominciare, una piccola guida, agile e schematica,
al cosiddetto Asian Handicap (basilare per la comprensione di
quanto esposto in questo libro), vecchia traduzione, tutt′altro
che letterale, dell′Hang Seng, il sistema di gioco asiatico.
Altro mondo, rispetto a quello del gioco in Europa (e nel resto del pianeta). Innanzitutto, perché attrae volumi di scommesse
infinitamente superiori: i bookmaker asiatici puntano su margini
ridotti, quindi su giri d′affari astronomici; in tal modo accettano
giocate per cifre impensabili in Europa, vera calamita per scommettitori forti (ma pure per la criminalità, che talvolta li usa come
un vero e proprio bancomat, da cui prelevare danaro con l′arma
della corruzione). E poi, differenti modalità. Se nelle scommesse
tradizionali si può puntare su 3 eventi (vittoria casalinga, pareggio,
vittoria esterna), in Asia le opzioni sono ridotte a 2. Di qui, il nome
di Asian Handicap. Perché alla squadra più forte viene assegnato
un handicap iniziale (di conseguenza, un vantaggio alla squadra
più debole): si può scommettere sul fatto che tale squadra copra
quell′handicap oppure che non lo copra. Poi, è naturale, non tutte
le partite sono sbilanciate a favore di una squadra: minori saranno
le differenza, minore sarà l′handicap, fino al cosiddetto handicap
0 (si scommette su una o sull′altra squadra ma in caso di pareggio
finale le puntata sarà rimborsata). Differenze sostanziali, anche per
le scommesse su Under e Over. Se in Europa il parametro che
segna il confine tra Under e Over è sempre 2,5 (almeno 3 gol totali
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per l′Over, da 0 a 2 gol per l′Under), in Asia quella che viene definita total line varia a seconda delle possibilità iniziali che vengano segnati più o meno gol. Altra differenza sostanziale: dopo ogni gol la
total line viene aggiornata, mentre in ogni momento della partita (e
qualunque sia il risultato) chi scommette sull′handicap lo fa come
se il punteggio sia di 0-0. Ecco una tabella per districarsi meglio.
La prima, riguardante l′handicap:
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La seconda, riguardante l′Under/Over: