1 L`Associazione culturale Filosofi lungo l`Oglio, che dal 2012, ha

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1 L`Associazione culturale Filosofi lungo l`Oglio, che dal 2012, ha
L’Associazione culturale Filosofi lungo l’Oglio, che dal 2012, ha inserito nelle sue attività annuali, una
sezione invernale dedicata alla Shoah, denominata Festival Fare memoria, incentrando l’edizione
2015 su una questione quanto mai delicata ed attuale: il filo sottile che corre tra vecchio e nuovo
antisemitismo e invitando i maggiori pensatori contemporanei a riflettere e a portare il loro
contributo sul tema in oggetto, si appresta quest’anno ad inaugurare, dopo l’istituzione del
Giardino dei Giusti di Brescia sito nel Parco cittadino Tarello – avvenuta in concomitanza con la
Prima Edizione della Giornata Europea dei Giusti, approvata il 10 maggio 2012 dal Parlamento
Europeo con la Dichiarazione scritta n. 3/2012 recante 388 firme – un secondo Giardino dei
Giusti, che sorgerà nel Parco Alcide De Gasperi di Orzinuovi nell’ambito della Terza Edizione
della Giornata Europea dei Giusti che cade, come è noto, il 6 marzo di ogni anno.
L’iniziativa è in partnership con il Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo, con il Comune di
Orzinuovi e in collaborazione con la Confraternita dei Santi Faustino e Giovita.
«Siamo onorati e insieme orgogliosi – ha dichiarato il direttore scientifico Francesca Nodari – di
poter dotare anche una porzione consistente della nostra Provincia, quella meglio individuata
come Bassa occidentale, di un luogo ove la transitività della memoria, abbandonando la mera sfera
soggettiva del singolo, si trasforma in un ricordo condiviso dall’intera comunità e in un rendere
grazie unanime a tutte quelle figure che hanno preso, davvero, sul serio il senso profondo del
dono. Quasi in punta di piedi, per lo più nel silenzio, preoccupati non tanto di salvarsi, ma di
salvare.
E se è vero che la memoria del Bene può cadere nell’oblio se non mette capo ad un ricordo che
coinvolga chi non ha vissuto in prima persona ciò che è stato, ma nel presente apprenda a dire
grazie perché il futuro possa essere migliore, è altrettanto evidente, come sottolinea Massimo
Giuliani che “chi non educa a dire grazie e a essere riconoscenti per il bene ricevuto è complice di
una visione del mondo che resta indifferente verso l’omicidio, o quanto meno non scoraggia il
tradimento. Non tanto verso l’altro, il nostro benefattore […] quanto verso noi stessi: tradiamo
noi stessi perché non riconosciamo davvero chi siamo, né sappiamo riconoscere che siamo chi
siamo grazie all’aiuto, al ben volere, al ben fare di chi ci sta vicino”.
Non a caso, la psicanalista ebrea austro-inglese, Melanie Klein, allieva di Freud sosteneva che “Il
sentimento di gratitudine è una delle espressione più evidenti della capacità di amare. La
gratitudine è un fattore essenziale per […] poter apprezzare la bontà degli altri e la propria”. O
forse per rendere consapevole il nostro piccolo “io sono” – spesso preso da deliri di onnipotenza
e dalla tentazione idolatrica dell’egoismo – di quanto fosse grande quella petit bonté di cui narra
Vasilji Grossman in Vita e destino. Echi di vita in un deserto di male. Segni di speranza quando la
disperazione tocca la sua acme. Uomini e donne che, nonostante l’imperversare di questo o quel
totalitarismo, di questa o quella persecuzione, di questo o quel genocidio hanno risposto
affermativamente a quella domanda che proveniva dall’Altissimo: “Dov’è tuo fratello Abele?”. A
differenza di Caino, con tutto il loro esserci di carne e di sangue, hanno pronunciato: “Sono io il
custode di mio fratello!”. È questo il fondamento ultimo della mia umanità: il “dovere felice” o
felix culpa di amare l’Altro fino a patire non solo le pene del perseguitato, ma anche quelle del
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persecutore. Fino all’ultimo tozzo di pane. Fino all’ultimo respiro. “Il dono del giusto – scrive
ancora Giuliani – è dato senza aspettare il contraccambio, nella pura gratuità che non solo
prevede ma esclude il ricambio o lo scambio, e dunque è fuori da ogni “economia degli oggetti”.
[…] Quando questa donazione avviene – donazione più grande del dono stesso perché è la
condizione spirituale di ogni dono, di ogni offerta, di ogni aiuto – allora la riconoscenza non può
che essere un lavoro interminabile”. Di qui il procrastinarsi all’infinito della gratitudine che
acquisisce, se così si può dire, la dignità di un atto religioso.
Mentre ci apprestiamo a celebrare, con un doppio appuntamento, questa Terza Edizione della
Giornata Europea dei Giusti, con l’auspicio di registrare una nutrita partecipazione di giovani,
vorremmo rinnovare il nostro più vivo ringraziamento al Comune di Orzinuovi per la stretta
collaborazione accordataci e alla Fondazione Gariwo, presieduta da Gabriele Nissim – cui si deve
il grande merito di aver richiesto e ottenuto dal Parlamento Europeo l’istituzione di questa
giornata – per la feconda condivisione del progetto qui presentato».
I NOMI DEI GIUSTI
Se nel 2013 sono stati ricordati: Teresio Olivelli (1916-1945), Raphael Lemkin (1900-1959),
Mons. Carlo Manziana (1902-1997), Etty Hillesum (1914-1943), Jan Patočka (1907-1977) e i
coniugi Angelo Rizzini (1891-1980) e Caterina Rizzini (1891-1978); mentre nel 2014 sono stati
proclamati giusti: S. E., il Cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012); Dietrich Bonhoeffer
(1906-1945), Janus Korczak (1878-1942) e la piccola Sissel Vogelmann (1935-1944),
quest’anno, nell’istituendo Giardino di Orzinuovi, saranno celebrate le seguenti figure:
Primo Levi (1919 – 1987), Häftling n. 174.517, che visse in prima persona il dramma dei lager,
non disgiungendo mai la volontà di capire dal desiderio di agire ed ebbe la forza di non far
svanire la tragedia di cui fu testimone oculare e vittima trasponendolo mirabilmente nei suoi libri:
celebre il monito che scaturisce da Se questo è un uomo, indelebili le sue descrizioni del Muselmann,
degli Untermenschen, del Sonderkommando, della Zona grigia, della «sofferenza del giorno, fatta di
fame, percosse, freddo, fatica, paura e promiscuità», che «si volge di notte in incubi informi di
inaudita violenza». Sopravvisse ad Auschwitz ma non riuscì mai a trovare una ragione del suo
essersi salvato, mosso da un’inquietudine senza tregua per i sommersi e insieme dalla sforzo di cercare
un ordine delle cose nel caos di un mondo rovesciato.
La Signora Amneris Manenti (1922-2014), bresciana, che si è prodigata rischiando la propria
vita e mettendo in pericolo quella dei suoi cari, per aiutare la famiglia Levi a sfuggire alla polizia
fascista e alla deportazione nascondendo il padre e la madre in istituti religiosi in provincia,
mentre il figlio fuggiva sulle colline diretto al passo dell’Aprica. La signora Amneris, con tenacia e
coraggio, riuscì persino a raccogliere il denaro necessario alla famiglia, una volta ricongiuntasi ad
Edolo, per attraversare il confine svizzero nella zona di Tirano. La fuga avvenne il 6 dicembre
1943. Dopo la liberazione Gianfranco Levi convolò a nozze proprio con chi gli salvò la vita.
I sette monaci trappisti, tutti di nazionalità francese, sequestrati dal loro monastero
presso Tibhirine, in Algeria, nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, e uccisi il 21 maggio seguente.
Il sequestro fu rivendicato un mese dopo dal Gruppo Islamico Armato, che propose alla Francia
uno scambio di prigionieri. Dopo inutili trattative, il 21 maggio dello stesso anno i terroristi
annunciarono l'uccisione dei monaci, le cui teste furono ritrovate il 30 maggio; i corpi non
furono, invece, mai ritrovati. Ecco i loro nomi: Christian de Chergé, 59 anni, monaco dal 1969,
in Algeria dal 1971; Luc Dochier, 82 anni, monaco dal 1941, in Algeria dal 1947; Christophe
Lebreton, 45 anni, monaco dal 1974, in Algeria dal 1987; Michel Fleury, 52 anni, monaco dal
1981, in Algeria dal 1985; Bruno Lemarchand, 66 anni, monaco dal 1981, in Algeria dal 1990;
Célestin Ringeard, 62 anni, monaco dal 1983, in Algeria dal 1987; Paul Favre-Miville, 57 anni,
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monaco dal 1984, in Algeria dal 1989. I sette monaci mai avevano smesso di portare il loro aiuto
e il loro ascolto alla popolazione algerina aprendosi alla cultura e alla religione islamica in un
Paese dove si moltiplicavano le intimidazioni e gli omicidi di giornalisti, cristiani, ebrei, curdi,
civili. Essi sono la testimonianza di un’esistenza che «afferma la vita in un contesto dove si
uccide». Sono la trascrizione incarnata dell’essere-decisi-per-il-dono, di un Amore più forte
dell’odio.
Infine, nel centenario del genocidio degli armeni, verrà celebrata la figura di Armin
Wegner (1886 – 1978), poeta e intellettuale tedesco, giusto e testimone di verità per gli armeni e
per gli ebrei. Wegner fu testimone oculare del genocidio del popolo armeno, il primo del
ventesimo secolo, perpetrato dal Governo dei Giovani Turchi nei deserti della Mesopotamia.
Eludendo i divieti delle autorità turche e tedesche, ha scattato centinaia di fotografie nei campi
dei deportati, documentando, anche con lettere e diari, la tragedia del popolo armeno. Nel 1933
fu l’unico intellettuale tedesco che ebbe il coraggio di denunciare la persecuzione degli ebrei in
Germania in una lettera aperta al Führer. Wegner fu arrestato dalla Gestapo, imprigionato e
torturato nei campi di concentramento nazisti. Dopo il suo rilascio, fu costretto all’esilio e si
stabilì in Italia, continuando a impegnarsi nel suo ruolo di testimone di verità contro ogni forma
di negazionismo. Questo il commento di S. E. Pietro Kuciukian – Console onorario della
Repubblica di Armenia e co-fondatore di Gariwo – «Il Comune di Orzinuovi inaugura il
Giardino dei Giusti il 6 marzo 2015, nel terzo anniversario della Giornata Europea dei
Giusti. L’iniziativa commemora le figure dei giusti, dei salvatori, dei testimoni di verità che nei
momenti tragici della storia si sono opposti al male, anche a rischio della vita. Nel centenario del
genocidio degli armeni, la scelta di onorare, tra gli altri, Armin T. Wegner, un Giusto per gli
Armeni e per gli ebrei, riveste un particolare significato. Il suo coraggio nel documentare la verità
dello sterminio di un popolo e nel tentare di opporsi all’avanzata del regime nazista, assume un
valore speciale in una contemporaneità ancora segnata dal negazionismo, dall’indifferenza e dalla
tentazione dell’oblio. L’auspicio è che l’esempio di queste figure possa aiutare il dialogo tra i
popoli e la pace, e possa costituire per i giovani un motivo di speranza per il futuro».
IL PROGRAMMA
La Giornata Europea dei Giusti celebrata a Orzinuovi sarà suddivisa in due parti: nella prima, alle
ore 11.00, presso il Giardino dei Giusti situato nel Parco Alcide De Gasperi, si terrà la cerimonia
solenne di proclamazione dei Giusti 2015 nel corso della quale interverranno autorità civili e
religiose di concerto a eminenti pensatori chiamati a tratteggiare il profilo dei Giusti. Come è
consuetudine, al momento della piantumazione di ogni albero dedicato di concerto al cippo
commemorativo ciascuno a un giusto, prenderanno la parola gli ospiti (si veda sotto) per
commemorare brevemente le figure celebrate.
A seguire, alle ore 12.00, nel Sala consiliare del Palazzo comunale, in via Arnaldo da Brescia, 2
il Sen. Prof. Paolo Corsini – già membro della Commissione parlamentare dell’Indagine
conoscitiva sull’antisemitismo – terrà una lectio magistralis dal titolo: L’antisemitismo oggi: tra razzismo
e neonegazionismo.
GLI OSPITI
Alla cerimonia inaugurale interverranno: Ing. Andrea Ratti, Sindaco del Comune di Orzinuovi;
Dott. Michele Scalvenzi, Assessore alla Cultura del Comune di Orzinuovi; Prof. Stefano Levi
Della Torre, docente al Politecnico di Milano, ebraista e pittore; Dott. Misha Wegner, figlio di
Armin T. Wegner; Fratello Guido Dotti, Monaco della Comunità di Bose e curatore del
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volume: Più forti dell’odio, Edizioni Qiqajon, Bose 2010, che raccoglie gli scritti dei monaci di
Tibhirine; Ing. Guido Levi, figlio della Sign.ra Amneris Manenti e la dott.ssa Francesca
Nodari, Direttore scientifico della manifestazione. Seguirà, a conclusione della III edizione della
Giornata Europea e della IV edizione del Festival Fare memoria la relazione del Prof. Sen. Paolo
Corsini, già sindaco del Comune di Brescia, professore universitario, vice-presidente della III
commissione permanente (affari esteri, emigrazione) , vice-presidente della Commissione Affari
Esteri del Senato, membro della Commissione bicamerale d’inchiesta sul rapimento e sulla morte
di Aldo Moro nonché dell’Assemblea parlamentare e della Commissione cultura, scienza e
istruzione del Consiglio d’Europa. Ha al suo attivo numerosi saggi e volumi.
Capire
la fame dell’altro
e credere che tu
Gesù risorto a partire da ciò che
io ti porto, per quanto sproporzionato questo
sia all’attesa di colui
che in fondo ha fame di amore-parola e guarigionetu risponderai
e io sarò servo del Dono
semplicemente
amorevolmente.
[…]
Rendimi fino all’ultimo
servo del tuo ti amo
nient’altro mi attira
in fatto di grandezza o di onore
vorrei tanto lasciarmi condurre
fino in questo abisso di umiltà
inaccessibile-che mi attira
questa felicità mi è diventata
necessaria, vitale
oggi Spirito santo
tienimi, raccoglimi
in verità: in Cristo mio Signore
ciò che tu dici
che la mia vita-carne e sangue
e lacrime e cantolo dica
Padre santo, io lo so: tu mi ascolti
il tuo Amore desta
la mia voce da bambino
vicino a Lei: eccomi.
Castigati senza essere giustiziati
rattristati ma sempre felici
poveri e comportandoci da ricchi
non abbiamo nulla, ma invece possediamo tutto.
(Dal Diario di Fratel Christophe, Monaco di Tibhirine)
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