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UFFICIO STAMPA Aderente a: International Transport Workers’ Federation ITF - European Transport Workers’ Federation ETF Giovanni Luciano: Rovesciare la maledizione dell’anno bisesto! L’immagine della Costa Concordia adagiata sul suo fianco di dritta, quasi come una balena spiaggiata, è la rappresentazione che coinvolge di più in questo inizio di anno bisestile al quale si era già arrivati carichi di ansia e preoccupazione da spread. Il disastro capitato a questa nave rappresenta in modo plastico la metafora della fine che può riservare una guida disinvolta e superficiale, ad una nave, come ad un qualsiasi mezzo di trasporto, ma anche ad una famiglia, ad un’azienda, un’associazione oppure, perché no? ad uno Stato. Ogni cosa rischia di andare sugli scogli se chi la dirige ce la porta, oppure nega che gli scogli ci siano. Non vogliamo entrare in questioni che, al di là del bombardamento mediatico legato ai comportamenti esecrabili del comandante, sono ovviamente oggetto di indagini della magistratura, ma la sua prima dichiarazione pare che sia riferita proprio a scogli che “non c’erano mai stati”. Sembrano le stesse dichiarazioni di chi ha sostenuto per anni e fino a ieri che in Italia andava tutto bene e che l’allarme per gli scogli economici finanziari in arrivo erano solo allarmismi di detrattori sinistrorsi. Perché la Costa Concordia, gigante spiaggiato, ci sembra l’Italia? Forzature? Forse…..Ma…… Forse può essere una metafora forzata… forse, ma quando a governare, perché governo è proprio il termine marinaresco per indicare la conduzione di un natante, c’è un irresponsabile accade quello che si è visto, sia per quanto riguarda la nave, sia per quanto riguarda il Governo, quello del Paese, che c’era fino a ieri. Ironia della sorte pure “quelli” di prima, includendo tutto l’arco parlamentare, hanno “abbandonato la nave” con tutti i passeggeri alias popolo italiano a bordo. Tranquilli, nessuno gli dirà da una qualunque ideale capitaneria di porto: “vada a bordo cazzo!”. Casomai dovrebbero tutti urlare “andate a casa”, ma questa è una generalizzazione forse ingenerosa per alcuni… forse. Intanto chi “coordina i soccorsi” si sta muovendo con metodi spicci e senza fare troppi complimenti, e al di là dell’aplomb del personaggio che si fa apprezzare molto per questo, visti i guitti di prima, sono dolori per quasi tutti. Le rivolte di piazza dei tassisti, unitamente al blocco totale del trasporto in Sicilia, sono scene alle quali questo Paese, vivaddio, non era più abituato. Atene è arrivata a Roma; purtroppo è successo veramente e la recessione è una realtà che fa vedere le anticipazioni di quello che potrebbe ancora succedere quando gli effetti agiranno concretamente su fasce di popolazione ancora più ampie. Sta aumentando di gran lunga il numero dei poveri, italiani, badate bene, non più extracomunitari, e sta aumentando ancor di più la ricchezza dei ricchi sempre più concentrata in una minoranza. Funzionerà la cura del Primario Monti? Speriamo tutti di sì ma che si possa pensare ad un ritorno alla crescita. Con manovre cosi recessive ci sembra molto improbabile, anzi. Via A. Musa, 4 - 00161 ROMA - Tel. 06/442.86.1 FAX 06/442.86.361 Website: www.fitcisl.org e-mail: [email protected] – C.F. 80421120587 Abbiamo protestato da subito in modo forte e unitario, Cgil, Cisl e Uil. Anche se non crediamo che ci sia unità di vedute così ampia, perché la Cisl vuole sedersi e confrontarsi per la sottoscrizione di un patto. Altri dovranno far capire se è solo e sempre protesta sterile. Certo, per stipulare patti ci vogliono occasioni e sedi di confronto, in mancanza di ciò la Cisl per prima ha protestato e proclamato sciopero. Dopo una prima fase di “sordità”, sembra esserci più volontà di incontro da parte dell’esecutivo “tecnico” (poi tecnico fino a un certo punto visto che ai Trasporti hanno messo un banchiere). Dopo le pensioni del “salva-Italia” il mercato del lavoro e le liberalizzazioni del “cresci-Italia”. Per il momento l’unica cosa che apprezziamo è la sobrietà innegabile del premier, il fatto che all’estero ci rappresenta una persona seria e innegabilmente preparata e che l’Esecutivo sembra essere formato da persone altrettanto serie, salvo qualche “malinconico” sottosegretario che in preda appunto alla malinconia, anziché avere la casa comprata da ignoti con vista sul Colosseo, si accontentava di vacanze cadute come manna dal cielo pagate altrettanto anonimamente. Però, anche in questo, c’è un cambio di stile e di comportamenti, visto che il Premier non ha fatto fatica ad accettare le repentine dimissioni del vacanziere. Altri chissà cosa avrebbero fatto pur di negare l’evidenza. Chissà nipote di chi sarebbe diventato il malcapitato… Ma la serietà e la sobrietà sono sufficienti per prescrivere queste cure da cavallo che stanno uccidendo il malcapitato equino? Questo è il dilemma che, confessiamo, ci interroga quotidianamente. Aplomb ok. Buona educazione un po’ meno. Ad osservare oggettivamente non possiamo essere altro che critici, innanzitutto per quanto riguarda le modalità, prima che il merito, di come si sta agendo sulle questioni che attengono in generale al lavoro ed in particolare ai trasporti. Innanzitutto, ad oggi, nonostante due lettere di richiesta, nessun cenno di risposta dal Ministro Passera né, tantomeno, dal Viceministro Ciaccia. Quindi, per prima cosa, manca l’educazione pur con tutta questa sobrietà. A noi non piace per niente dover quasi implorare per un incontro, soprattutto se la richiesta è sottoscritta da Filt-FitUilt, che insieme rappresentano centinaia di migliaia di lavoratori del settore. Ci sono troppe cose urgenti da risolvere e non vorremmo essere passati dalla padella nella brace per quanto riguarda il dicastero di Porta Pia. Prima erano evanescenti, oggi sembrano trasparenti, nel senso che è come se non ci fosse nessuno in quel palazzo… Il bersagliere che è nella piazza si starà chiedendo che l’ha fatta a fare la battaglia, magari morendo subito dopo la breccia, se poi l’Italia è arrivata a questo punto. Professori o non professori nessuno può pensare che si arrivi a questi comportamenti senza che ci sia una reazione. Sul merito, poi, abbiamo molto da dire noi dei trasporti, anche perché una cospicua parte del decreto sulle liberalizzazioni ci riguarda direttamente. Le riforme che ci riguardano La riforma dei servizi pubblici locali, le norme sulle infrastrutture, la creazione di una autorità di regolazione dei trasporti valgono moltissimo di questa “seconda fase” montiana e ci riguardano ovunque. Tassisti, portuali, ferrovieri, operatori ecologici, tranvieri, aeroportuali, autostradali, ecc. ecc. L’impatto di queste azioni legislative sarà pesante, lo si è visto subito con la vicenda dei tassisti. E’ presto oggi per dare giudizi definitivi di merito, anche se le premesse non ci lasciano per nulla indifferenti, ma il metodo del non confronto non può essere tollerato oltre un certo limite. Sobrietà o non sobrietà. Qualcuno ha abbandonato la nave lasciandoci naufraghi a bordo ed ha abdicato al suo ruolo. La politica, di questi quaquaraquà che preferiscono far fare il lavoro sporco ai bocconiani, pronti a sloggiarli appena una colomba arriverà con il ramoscello nel becco, non si stanno accorgendo che la cura sta facendo danni pesanti. L’autorità dei trasporti noi l’abbiamo sempre invocata, ma di vigilanza non di regolazione. Un authority con le competenze attribuite a quella presente nel decreto è un mostro di concentrazione di potere insindacabile su porti, aeroporti, autostrade, ferrovie e via discorrendo che sarà una sorta di superministero senza alcuna legittimazione politica né democratica visto che ci sarà un nominato che non risponderà in virtù della sua indipendenza. Abbiamo messo il Paese in mano a chi? Prima Repubblica, Seconda Repubblica, dittatura dei Professori? Neanche la soddisfazione di avere dei colonnelli, o dei militari perlomeno, nella migliore delle tradizioni. Certo, stiamo esagerando. Lo facciamo volutamente però, per dare forza alla nostra contestazione sul non riconoscimento come interlocutori e forze di rappresentanza. Questi professori economisti dovrebbero sapere che negli stakeholders, termine inglese che definisce i portatori di interesse, ci siamo anche noi. Dobbiamo portare la curva sud con i petardi a Porta Pia? Abbiamo ancora le persone sulla torre-faro e sulle pensiline e questi non hanno tempo di occuparsene? Ci sembra un atteggiamento censurabile e da contrastare. Lo stiamo facendo, in modo molto meno appariscente del solito ma lo stiamo facendo, e lo faremo ancor di più se non si avvieranno dei confronti. Allarme Tirrenia! La vicenda della Tirrenia, ad esempio, ove l’Unione Europea continua a mettere in dubbio la correttezza della procedura di privatizzazione, nonostante ci sia un acquirente a valle di oltre venti partecipanti iniziali e nonostante ci sia un accordo sindacale per il subentro, è una cosa di cui vorremmo discutere col Governo. Se l’affare non va più in porto e la Compagnia Italiana di Navigazione (CIN) rinuncia saltano duemila posti di lavoro, forse di più… Non sia mai dovesse succedere, la cosa migliore da fare sarebbe mandarli tutti a fare una gita a Cagliari e farsi spiegare come mantenere l’occupazione sullo spezzatino delle rotte. Ma la cosa più importante sarebbe quella di capire se a Bruxelles i nostri governanti, il nostro Ministro Passera, hanno detto qualcosa o si sono informati cercando di evitare il disastro. Contratto mobilità. Ne facciamo coriandoli Confronto. Devono capire che vogliamo sempre e solo il confronto per trovare le soluzioni. Il contratto della mobilità, ad esempio, aveva sede negoziale in quel Ministero. Adesso? Non siamo ancora riusciti a capire se la sede c’è ancora o no. Eppure i documenti firmati nei vari passaggi della trattativa sono stati siglati col marchio della ruota dentata nelle foglie di alloro. Sono documenti a valenza istituzionale, vista la sede. Ci facciamo i coriandoli? Speriamo di no, anche perché molto è stato già fatto e basta una spallata per recuperare il tempo perduto, almeno nelle attività ferroviarie. Lì bisogna pensare in termini coraggiosi e guardarsi intorno e riflettere su come si possa rinnovare un contratto nel peggior momento economico dal dopoguerra a oggi. Lo si può fare solo avendo a riferimento il contesto delle aziende ferroviarie, unitamente alle norme che sono uscite sulle liberalizzazioni che vedono il Gruppo Fs, al di là dei tempi supplementari ottenuti anche grazie a noi, circa lo scorporo di Rfi dalla Holding, fortemente a rischio. Tenere il lavoro, anche con i denti, oggi significa anche lavorare di più ma con il giusto compenso economico o di welfare contrattuale. Avremo momenti difficili in questo 2012 come Sindacato, ma ce ne dobbiamo fare carico e non sarà molto popolare farlo, ma come dovremmo comportarci? Come Asstra e Anav che continuano a fare convegni sull’aria fritta mentre dovrebbero essere al tavolo di negoziazione per concludere in fretta questa vicenda contrattuale infinita? Ma forse, conoscendoli, aspettano che noi mettiamo gli autobus di traverso davanti a Palazzo Chigi magari continuando così, pagando noi, a garantire loro e il sottobosco della politica locale annidata nei mille consigli di amministrazione o consulenza, il perpetrarsi del monopolio e del bengodi, mentre gli autisti perdono il posto di lavoro. Non è così che vorremmo agire per risolvere le cose, ma se una controparte sfugge alle sue responsabilità qualcuno dovrebbe costringerla.E qui entra in campo la complicazione. Qualcuno chi? Il Governo? Sì, però la legislazione del trasporto pubblico locale è in capo alle Regioni. Quindi le Regioni? Certo, ma queste lamentano i tagli alle risorse e quindi è il Governo che… Un infinito cane che si morde la coda, e noi lì in mezzo a questo torello dove il pallone non si riesce mai a bloccare. Questa, unitamente al problema dei lavoratori che hanno perso il posto, a seguito dei tagli dei treni diretti nord-sud con servizio di accompagnamento notturno, sono le cose che ci angustiano di più e su cui siamo più impegnati ad inizio 2012. Trasporto aereo e servizi Per la verità vi è un altro fronte che sta aumentando la sua “temperatura” a vista d’occhio e che rischia di diventare caldo oltre misura a breve ed è quello dei servizi aeroportuali, in special modo negli Aeroporti di Roma, sia a causa di ADR, ma anche a causa della negazione della clausola sociale di Alitalia nei confronti dei lavoratori della Argol, che si trovano più o meno nella situazione di quelli della Servirail o di Rsi: disoccupati. Nel trasporto aereo, inoltre, si è finalmente all’inizio di una tornata di rinnovi contrattuali all’interno dell’azione, per ora condivisa da Alitalia, di costruzione di un contratto unico. Vediamo. Si dice che chi è stato morso dal serpente ha paura anche della lucertola, e noi siamo in questa situazione. Anche Asstra e Anav erano d’accordo sul contratto unico, firmarono anche un documento a novembre 2007 al Ministero del Lavoro… poi persero la memoria una volta avuti i finanziamenti che volevano dal Governo, allora Prodi. Non vorremmo ripetere l’esperienza e quindi siamo molto cauti, non sul voler un contratto unico che è nei nostri obiettivi politici principali, ma di come si parte e, soprattutto, di come Assaeroporti si mette in sintonia o meno con Alitalia, per esempio, viste le continue scintille con Adr. Osservare i patti. Ci piacerebbe! Anche la chiusura del contratto dei servizi ambientali con Fise è ora che arrivi visto il cospicuo ritardo. Siamo ormai ben dentro l’inizio dell’anno e avremo molto da fare, come sempre, vogliamo però concederci una piccola libertà. Vogliamo esprimere un desiderio, hai visto mai che qualcuno lo esaudisca. Ci piacerebbe cominciare a smettere di occuparci di crisi aziendali, di ammortizzatori sociali, di ridimensionamenti produttivi, di contratti che non si rinnovano e invece parlare di nuove infrastrutture, di meno frecce e italo.it ma di più treni pendolari, di Iris bus che riapre perché piena di commesse di nuovi autobus ecologici frutto di un grande piano di investimenti sul trasporto pubblico locale ecc… Ci piacerebbe molto. Ci vorrebbe un sobrio pensiero per cui azioni anticicliche vanno fatte per uscire da questa recessione economica e per cui la crescita non si fa facendo costare un litro di benzina più di un litro di brunello di Montalcino. Certo per meritarci quello che ci piacerebbe bisognerebbe rispondere ad un Kennedy italiano, magari ci fosse, che ammonisca: “non chiederti cosa l’Italia può fare per te, ma cosa puoi fare tu per l’Italia”. Innanzitutto pagare le tasse, poi non sprecarle, ognuno nel suo piccolo o grande impegno quotidiano. Ma tu caro “Kennedy” dimmi che devo lavorare di più, ma dammi da lavorare, non per me ma per lasciare a mio figlio qualcosa che non siano solo debiti. Ci piacerebbe. A voi, invece? (Giovanni Luciano)