Un giorno perfetto

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Un giorno perfetto
Un giorno perfetto
Un viaggio dal romanzo di M. Mazzucco al film di F. Özpetek
Febbraio 2013
Laie Ayza, Julia Leidler, Lorena Russo, Linda Schäller
Italienstudien, WS 12/13
Strategie e pratiche del discorso scritto: i linguaggi accademici
Docente: Giulia Angelini
«La grande, la tanto amata Roma si risvegliava alla realtà nuda del primo
mattino, tutta di strade, piazze, chiese, così come appare ai passeggeri del
primo autobus, ubriachi di sonno, e ai nottambuli, ubriachi di musica, che
escono dalle discoteche – la città dopo la battaglia che affiora dalla marea
della notte. Il cielo era grigio, opprimente, nuvoloso. Le previsioni si avveravano. Sarebbe stata una brutta giornata.»
(pp. 57-58)
Un giorno perfetto
Un viaggio dal romanzo di M. Mazzucco al film di F. Özpetek
INTRODUZIONE 1
IL LIBRO 2
Scheda informativa sul romanzo: Un giorno perfetto 2
Schema dei personaggi 3
Recensione 4
Passaggi tradotti dal romanzo 13
Lettera di Antonio all’avvocato 13
Emma in questura 21
Scheda informativa sull’autrice: Melania Mazzucco 27
DAL ROMANZO AL FILM 30
Scheda informativa sul regista: Ferzan Özpetek 30
Scheda informativa sul film: Un giorno perfetto 33
Confronto tra romanzo e film 36
Analisi di un personaggio: Antonio Buonocore 41
VIOLENZA CONTRO LE DONNE IN ITALIA 43
IMPRESSIONI 50
FONTI BIBLIOGRAFICHE 53
INTRODUZIONE
Abbiamo scritto questo booklet con l’intenzione di prendervi con noi in un
viaggio che vi porterà dal romanzo Un giorno perfetto di Melania Mazzucco
alla sua realizzazione cinematografica di Ferzan Özpetek.
La prima parte è dedicata al romanzo, alla storia, ai temi e motivi e allo stile
dell’autrice. Abbiamo elaborato uno schema dei personaggi per evidenziare
i complessi rapporti tra i protagonisti del dramma. Ci siamo occupate di una
recensione critica che spiega inoltre la nostra motivazione per la scelta dei
passaggi del romanzo da noi tradotti. Il ponte tra la prima e la seconda
parte del nostro booklet sono le schede informative sull’autrice e sul regista. Le foto degli interpreti servono per dare una prima idea del film di Ferzan Özpetek. Segue poi un utile confronto tra romanzo e film che prova a
spiegare la causa dei notevoli cambiamenti effettuati nell’adattamento cinematografico. Per mostrare efficacemente le differenze da noi trovate,
abbiamo scelto di analizzare il personaggio di Antonio Buonocore, protagonista maschile del dramma, che nel film sembra molto più umano rispetto alla sua descrizione nel libro.
Infine, trattandosi di una tematica attuale, abbiamo elencato la problematica della violenza contro le donne nella società italiana, basandoci
sull’indagine dell’ISTAT, collegando i risultati con il caso di Antonio e Emma.
Inoltre abbiamo trovato un caso reale, che assomiglia dolorosamente a
quell’accadimento fittizio narrato nel romanzo.
Vi auguriamo una buona lettura!
Laie Ayza, Julia Leidler, Lorena Russo & Linda Schäller
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IL LIBRO
Scheda informativa sul romanzo: Un giorno perfetto
Un giorno perfetto è un romanzo corale che racconta la storia di due famiglie sostanzialmente differenti, però comunque legate tra di loro per vari
motivi.
La famiglia Buonocore: Antonio e Emma, separati da 863 giorni, una famiglia distrutta, un poliziotto impazzito, incapace di accettare la nuova situazione e una donna che cerca di liberarsi dal passato per trovare un nuovo
futuro, infine i loro figli, Valentina e Kevin, le vere vittime della separazione
dei genitori.
La famiglia Fioravanti: Elio e Maja, sposati, però fortemente in crisi, un politico corrotto che si concentra soltanto sulla sua carriera senza accorgersi dei
problemi a casa e del contatto mancante con la figlia Camilla, infine la sua
giovane, seconda moglie che si sente quasi figliola del proprio marito e in
cambio amante del suo figliastro ribelle.
Un giorno perfetto è una tragedia contemporanea che si svolge nell'arco di
una sola giornata a Roma, la città eterna, la città delle meraviglie, la città
dove tutto diventa possibile e infine niente sarà più come prima.
2
Schema dei personaggi
3
Recensione
Il romanzo Un giorno perfetto, scritto da Melania Mazzucco, è stato pubblicato per la prima volta nel 2005 dalla casa editrice Rizzoli (pp. 414, €
21,50). Dopo il successo del suo quarto libro Vita, premiato con il Premio
Strega, la scrittrice italiana si addentra per la prima volta in un tema contemporaneo, cioè la società moderna con i suoi problemi e difetti. In questo
contesto l’autrice si occupa particolarmente del fenomeno della violenza
contro le donne, oggigiorno un tema di massima attualità di cui però nel
2005 si parlava ancora poco.
Storia
Un giorno perfetto è una tragedia contemporanea che racconta un fatto di
cronaca prima che finisca sui giornali, una storia avvincente che si svolge
nell'arco di una sola giornata a Roma, la città eterna. Il libro è suddiviso in
quattro parti, la notte, la mattina, il pomeriggio e un’altra volta la notte e in
ventiquattro capitoli, cioè le ultime ventiquattro ore che portano poi alla
catastrofe.
Il romanzo comincia con una premessa in cui la polizia, chiamata da un
vicino, entra in un palazzo, pronta per irrompere nell’appartamento da cui si
sono sentiti vari colpi di pistola. In un flashback viene poi raccontata
l’ultima giornata del colpevole, delle vittime e di tutti i personaggi coinvolti
in questa tragedia.
Antonio e Emma Buonocore sono separati da più di due anni, però lui non
vuole accettare la nuova situazione e resta ossessionato dal ricordo della
moglie, dei suoi figli e della loro vita famigliare. Emma, che ha lasciato il
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marito il 23 dicembre 1998, è scappata di casa con i loro figli, Valentina di
quattordici anni e Kevin di sette anni, perché voleva liberarsi dalla gelosia e
dalla rabbia dell’uomo amato una volta. Insieme ai suoi figli si è trasferita
nel piccolo appartamento della madre, Olimpia Tempesta, perché con lo
stipendio dei numerosi lavori part-time non è in grado di pagare un affitto
da sola.
Antonio Buonocore è un agente scelto che lavora per l’onorevole Elio Fioravanti, un politico di destra che si trova nella fase finale della sua campagna
elettorale e che farebbe di tutto per la rielezione. La sua giovane, seconda
moglie, Maja, non si sente più amata, bensì trascurata dal marito, posseduto
dalla politica e, infatti, già da anni, cioè dalla nascita della loro figlia Camilla,
dormono separati. Ormai Maja si sente quasi figliola del proprio marito e in
cambio amante del suo figliastro ribelle Aris, alias Zero.
Kevin Buonocore frequenta la scuola elementare con Camilla Fioravanti, per
questo anche le donne protagoniste si conoscono, però fra di loro non
corre buon sangue, ma provano piuttosto un sentimento di invidia, perché,
non conoscendosi veramente, deducono dall’aspetto esteriore le condizioni
di vita dell’altra.
Un altro personaggio molto importante è il professore d’italiano di Valentina, Alessandro Solari, detto Sasha. Durante la trama il professore diventerà
una persona di fiducia per Emma Tempesta Buonocore, perché alla fine del
libro rimane lui come compagno e persino amico che la sostiene nella ricerca dei suoi figli.
Il romanzo chiude poi con un epilogo, in cui la polizia irrompe
nell’appartamento da cui si sono sentiti i colpi di pistola e in una scena
drammatica vengono trovati i figli uccisi dal padre, infine morto anche lui.
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Una piccola speranza resta però, perché Valentina sembra che sia ancora
viva, l’ambulanza la porta all’ospedale più vicino e così la storia si chiude
con delle sirene, lo stesso rumore con cui è cominciata la tragedia.
Temi e motivi
Il tema centrale dell’opera è la violenza contro le donne. Nonostante ciò,
l’argomento viene introdotto lentamente, perché all’inizio della lettura non
si conosce ancora il vero motivo della separazione di Antonio e Emma. Si
sente invece la voce narrante di Antonio che passa la notte in macchina
sotto la casa di Emma e che parla dell’insopportabile dolore che gli causa la
mancanza della famiglia: «La gente pensa che solo le ossa, i muscoli e i ten-
dini possano far male. Invece a lui faceva male il cuore.» (p. 18). Soltanto
con l’affermazione: «Ricordati che lei ha paura di te.» (p. 41) introduce un
altro aspetto del suo carattere, cioè l’aggressività e la prepotenza che man
mano passano in primo piano durante l’opera. Poi nella quinta ora si sente
per la prima volta la voce narrante di Emma, però neanche lei parla chiaramente dei motivi della separazione, bensì fa delle affermazioni cifrate:
«Del resto Olimpia non sapeva niente, perché certi fatti lei si vergognava
di raccontarli – vergogna per Antonio e vergogna per sé.» (p. 44)
«L’avvocatessa l’aveva avvertita che, in mancanza d’altri reati, non si può
denunciare uno che sta per strada.» (pp. 44-45)
Nella dodicesima ora Antonio perde poi per la prima volta la testa e attacca
Aris Fioravanti che si presenta a una manifestazione elettorale di suo padre:
«Lascialo stare, Antonio, piantala. Devi controllarti, cazzo, sei fuori di te-
sta! Antonio cercò di liberarsi del collega, lo spintonò, allungò un altro
calcio al corpo raggomitolato sotto il pullman, non vedeva più niente:
solo una massa di carne inerme – indifesa. In quel momento rivide il parcheggio della discoteca, e Emma in ginocchio in una pozzanghera, dietro
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la moto, con le mani alzate a riparasi il viso – e gli salì in bocca un sapore
di sangue.» (p. 161)
Nella tredicesima ora afferma poi in una lettera all’onorevole Elio Fioravanti
che vuole uccidere sua moglie e perciò gli chiede di assumere la tutela dei
figli, Valentina e Kevin. Tutto sembra quasi finito quando Antonio prova poi
a ammazzare Emma in macchina, però invece di portare a termine il suo
progetto, cambia improvvisamente idea. Dopo l’attentato fallito, Emma
trova finalmente la forza di denunciare il suo ex-marito. In questo contesto
il lettore viene anche a sapere quanto ci sarebbe voluto prima che, in un
caso simile, venisse emessa una sentenza definitiva:
«Il maresciallo pensò che questa donna, per avere una sentenza, nel migliore dei casi avrebbe dovuto aspettare tre, quattro, forse perfino cinque
anni.» (pp. 252-253)
Stile
Un giorno perfetto è un romanzo corale in cui la voce narrante cambia continuamente tra i protagonisti che raccontano la storia dal loro punto di vista
e che insieme portano avanti la costruzione del loro mondo. Comunque,
pur guardandosi e trovandosi tutti uno difronte all’altro, non riescono a
vedersi effettivamente, cioè a riconoscere il vero stato d’animo della persona che sta loro accanto. L’unica eccezione è forse Alessandro Solari, il
professore omosessuale, la persona di fiducia di Valentina e poi anche di
Emma Tempesta Buonocore.
L’autrice usa poi dei flashback per raccontare il passato dei suoi protagonisti. Questi brevi brani non arricchiscono soltanto la storia, ma anche i personaggi e i loro caratteri:
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«Da quanto è che stai con questo nuovo tipo? s’informò Antonio. Continuava a sorridere, come se la cosa non lo riguardasse. Ma Emma conosceva da ventun anni quel sorriso, e il tono fatuo e leggero che adottava
quando invece soffriva. Lo conosceva fin dalla prima estate. […] Antonio
le aveva chiesto il nome. […] Il nome del primo. […] Sono entrato nello
stesso buco, praticamente ho scopato con lui. […] Com’era stato? Normale. […] Che vuol dire normale? […] Antonio, ormai distrutto […] che la
sua ragazza appena diciannovenne […] fosse invece già capace di stabilire
gerarchie, paragoni, classifiche.» (pp. 219–221)
Un altro modo per riferire i pensieri dei personaggi sono le varie lettere
presenti nel libro fra le quali la più importante è sicuramente la letteratestamento di Antonio all’onorevole Elio Fioravanti.
Inoltre la scrittrice usa molti dialoghi per diminuire la distanza tra il lettore e
i caratteri del romanzo, così che alla fine i personaggi sembrano più reali e
l’effetto emotivo diventa ancora più forte.
Infine l’autrice gioca anche un po’ con la lingua, riportando per esempio i
compiti di Camilla con lo scritto pieno di dolcissime frasi, pensieri infantili e
di errori d’ortografia oppure cita il linguaggio giovanile dei messaggini,
scrivendo TVTB per dire “ti voglio tanto bene”.
Titolo
Il titolo Un giorno perfetto è poi un eufemismo per una giornata disastrosa
che porta a una fine impensabile e impossibile da dimenticare. Inoltre esiste
anche una canzone di Lou Reed che s’intitola Perfect Day, cioè Un giorno
perfetto. Questa canzone viene riportate sia all’inizio del romanzo (prima
della premessa) sia alla fine (prima dell’epilogo). In senso figurato si potrebbe dire che le parole della canzone descrivono perfettamente lo stato
d’animo di Antonio, come anche il suo carattere. L’estratto della canzone,
stampata nel libro sia in inglese sia in italiano, chiude con le parole «Stai
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per raccogliere quello che hai seminato», una frase biblica che predice in
fondo anche il destino di Antonio.
Perfect Day – Lou Reed
Un giorno perfetto – Lou Reed
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spend it with you
Oh, è proprio un giorno perfetto
Sono felice di averlo trascorso con te
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
Oh, un giorno così perfetto
Tu mi tieni legato alla vita
Tu mi tieni legato alla vita
Just a perfect day
You made me forget myself
Proprio un giorno perfetto
Mi hai fatto dimenticare di me stesso
I thought I was
someone else
someone good
Credevo di essere
qualcun altro
uno buono
You're going to reap
just what you sow
You're going to reap
just what you sow
You're going to reap
just what you sow
You're going to reap
just what you sow
Stai per raccogliere
quello che hai seminato
stai per raccogliere
quello che hai seminato
stai per raccogliere
quello che hai seminato
stai per raccogliere
quello che hai seminato
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Roma
L’altra protagonista del libro è poi la città di Roma che nelle descrizioni
viene spesso personalizzata e definita come una donna.
Antonio la descrive con le seguenti parole:
«E ormai odiava anche Roma, questa città femmina dalle forme rotonde,
una città materna, fatta di cupole floride come seni e portici spalancati
come gambe – il cui segno, come quello delle donne, è il vuoto:
l’inquietante vuoto romano che mina tutto, è una malattia incurabile.
Odiava Roma come Emma, e come se stesso.» (p. 218)
«Una città avvolgente, che non sa mantenere le distanze, come una
donna troppo esuberante.» (p. 289)
Con queste parole, in senso figurato, descrive anche la sua ex-moglie che
secondo lui non gli è mai stata fedele. In ogni suo sorriso e ogni sua gentilezza verso altre persone vedeva un tradimento nei suoi confronti.
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Emma invece ama Roma, la sua città natale:
«Roma cresciuta su se stessa come un organismo vivente – un animale
nella sua pelle, nelle sue ossa. Ogni cosa costruita sopra un’altra, il presente sul passato, e il futuro sul presente, fino a formare un conglomerato inestricabile. Ma la maggior parte di Roma rimane nascosta nelle
profondità sotterranee – e tutto ciò che appare è solo l’ultimo episodio di
una storia stratificata e inaccessibile. Come amo la mia città – semplice e
segreta, stuprata e intatta. E tu vorresti trasformarla in un mattatoio.
Vorresti togliermela. Ma io non me ne andrò mai.» (p. 242)
Infine anche Emma usa la descrizione della sua città per descrivere se
stessa, una donna forte che ha i suoi segreti, nascosti dal suo aspetto esteriore. Inoltre Emma mostra una grande volontà di vivere, di vivere liberamente e non più repressa da un ex-marito prepotente e violento.
Conclusione
Melania Mazzucco ha creato un mondo molto complesso con dei personaggi ben strutturati e ben caratterizzati, ha sviluppato inoltre una trama
che alla fine toccherà sicuramente ogni lettore. Per quanto riguarda la durata della tragedia si potrebbe dire che l’autrice si attiene alla definizione
aristotelica della stessa, cioè rispetta l’unità di tempo, perché la trama si
svolge nell’arco di una sola giornata. Per il resto è una storia moderna che
tratta argomenti di massima attualità. Direi inoltre che l’autrice è stata
molto ambiziosa nel suo proposito di coinvolgere tanti personaggi, rapporti
e storie in un solo romanzo, forse troppi; per esempio il tema della politica
si perde quasi completamente durante la storia. Dopo l’introduzione dettagliatissima del politico corrotto, Elio Fioravanti, ci si aspetta forse un po’ di
più di questa tematica, invece alla fine il personaggio viene usato soltanto
come avversario di Aris Fioravanti, il giovane, ribelle figlio che non vuole
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diventare come suo padre. Qualche volta la scrittrice si perde anche troppo
nei dettagli, cioè usa troppe parole che infine rallentano la lettura. Nonostante ciò, ci sentiamo di consigliare senz’altro la lettura del romanzo, perché l’autrice offre un approccio critico verso la società d’oggi e illustra molti
problemi sociali della quotidianità italiana.
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Passaggi tradotti dal romanzo
Lettera di Antonio all’avvocato
All’attenzione dell’on. Avv. Elio Fioravanti
4 maggio
Egregio avvocato,
scusate la calligrafia ma mi appoggio sulle ginocchia. Non vi stupite che vi
scrivo, io non faccio amicizia facilmente. Io difatti mi fido di voi e so che
farete in modo di rispettare la mia volontà.
Dopo la morte mia e di mia moglie, vi chiedo di prendere la tutela sui nostri
figli Valentina e Kevin, fino alla maggiore età di Valentina. Voi siete persona
importante e avete tanti appoggi, così che avranno la vita più facile. Opponetevi assolutamente a che vengono affidati alla madre di mia moglie, che
è donna volgarissima, impicciona e ignorante.
Vi prego di interessarvi perché i bambini ottengono la pensione mia di
agente scelto (ho lavorato in PS per ventun anni e ho preso la menzione,
mettete una buona parola per me anche se manco qualche anno a maturare la pensione, voi siete inserito e io non posso aspettare).
I miei beni sono:
-appartamento di via Carlo Alberto 17, di mia proprietà, anche se non ho
finito di pagare il mutuo (mancano circa cento milioni, mettetevi una mano
sulla coscienza, per voi sono bruscolini).
-Fiat Tipo del ’92 (150.000 chilometri percorsi circa, la carrozzeria è abbozzata sullo sportello davanti, ma il motore è buono).
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-n. 5 pistole di fabbricazione italiana e straniera (I Springfield Armory 1911A1 mod. Mil Spec cal. 45Acp; I Taurus mod. PT 92 calibro 9x21; I Bernardelli
mod. H & H tartarugato liscio; I Sig Sauer semiautomatica P230 Inox Sl calibro 9 corto; I Mauser Luger da tiro con canna pesante cal. 22 lr;) n. I revolver
Smith & Wesson Mod. 19 cal. 357 magnum con canna da 4 pollici e finiture
brunite del 1956.
-n. 3 fucili, di cui I Izhmash semiautomatico mod. Tigr calibro 7.62 x 54 R
con mirino su rampa regolabile in deriva; I Remington 11-87 mod. 1100
calibro 12/89 semiautomatico a canna liscia; I AK Kalashnikov con calcio
pieghevole – che però detengo illegalmente.
Le armi le ho tenute sempre con tanta cura e sono in ottime condizioni,
qualunque armatore può confermarlo. Vendetele per pagare l’acquisto della
mia tomba, che voglio essere sepolto al cimitero di Santa Caterina, e fateci
mettere anche mia moglie Emma.
Sulla lapide voglio scritto così:
«Solcheremo i mari come con l’aratro / fin nel gelo del Lete ricordando /
che la terra ci è costata sette cieli.»
Sono versi di un poeta russo, non mi ricordo quale.
Lascio la Tipo ai miei genitori che gli voglio sempre bene e li ringrazio di
tutto e spero mi perdonano. Gli raccomando di far dire messa per me per
dieci anni tutti i 4 di maggio.
Ci tengo a precisare che sono sano di mente e avervi accompagnato in
quella chiesa stamattina mi ha illuminato Ho dentro di me la pace dei giusti.
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Io nella mia vita volevo fare due cose. Proteggere gli altri e mantenere
l’ordine.
Io il mio dovere l’ho fatto bene. Ho servito lo Stato con tanta passione ma
lo Stato non ha servito me.
Io non voglio il divorzio. E però questo non importa a nessuno. Allora la
legge la devo fare io. Io non lo posso accettare in quanto che la famiglia è
lo scopo più nobile della vita di un uomo che altrimenti pesa sulla terra
come un sasso senza lasciare frutto e discendenza, e siete voi che lo avete
detto una volta che ci parlammo, forse ve lo ricordate.
Abbiamo fallito, allora il mio dovere è cancellare ogni traccia di me e di mia
moglie da questa terra perché siamo un grandissimo sbaglio e tutti e due ci
abbiamo colpa. Ma soprattutto lei, che è una donna egoista e ingrata e io
che ci ho vissuto per dodici anni più quelli quando eravamo fidanzati lo so.
Io però la perdono di tutto, e la affido all’amore di Dio.
Tutto quello che diranno di me non ci credete, perché l’ho sempre fatto per
il suo bene e per quello dei nostri figli. Neanche quello che diranno di
Emma non ci credete, e ricordatevi di noi come prima di oggi, quando
siamo stati felici.
Vi ringrazio per il disturbo che vi prendete in nome mio, ma me lo merito
dopo gli anni che vi ho seguito sempre, e comunque è stato un buon lavoro
per me proteggervi anche se penso che nessuno vi vuole ammazzare veramente, perché quando uno vuole ammazzare veramente qualcuno lo fa, e
non c’è niente e nessuno che può impedirlo.
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Vi faccio tanti auguri per le elezioni, spero che tornate in Parlamento e fate
abrogare le circolari sulla restrizione al possesso d’armi da fuoco che sono
molto retrograde in Italia.
Cordialmente vostro
Buonocore Antonio
agente scelto
(pp. 176-178)
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Zu Händen des Abgeordneten, Staatsanwalt Elio Fioravanti
4.Mai
Sehr geehrter Herr Staatsanwalt,
entschuldigen Sie bitte meine Handschrift, ich schreibe auf den Knien.
Wundern Sie sich nicht, dass ich Ihnen schreibe, ich schließe nicht leicht
Freundschaften. Ich vertraue Ihnen wirklich und weiß, dass Sie dafür sorgen
werden, dass mein letzter Wille befolgt wird.
Nach meinem Tod und dem meiner Frau bitte ich Sie, die Vormundschaft
für unsere Kinder Valentina und Kevin zu übernehmen, bis zur Volljährigkeit
von Valentina. Sie sind eine bedeutende Persönlichkeit und haben viele
Beziehungen, und so werden sie ein leichteres Leben haben. Wehren Sie
sich unbedingt dagegen, dass sie der Mutter meiner Frau anvertraut werden, die eine vulgäre, sich immer einmischende und ungebildete Frau ist.
Ich bitte Sie, sich darum zu kümmern, dass die Kinder meine Rente als
Oberpolizist erhalten (ich habe zwanzig Jahre beim Polizeischutz gearbeitet
und wurde im Führungszeugnis ausgezeichnet, legen Sie ein gutes Wort für
mich ein, auch wenn mir einige Jahre fehlen, bis die Rente fällig wird, Sie
sind jetzt benachrichtigt und ich kann nicht warten).
Meine Besitztümer sind:
-Eigentumswohnung in der Via Carlo Alberto 17, auch wenn ich den Kredit
noch nicht abbezahlt habe (es fehlen circa 100 Mio Lire, hören Sie auf Ihr
Gewissen, für Sie sind das Lappalien).
- Fiat Tipo von ‘92 (ca. 150.000 Kilometer zurückgelegt, die Karosserie ist
vorne an der Tür verbeult, aber der Motor ist gut in Schuss).
- 5 Pistolen aus italienischer und ausländischer Herstellung (1 Springfield
Armory 1911-A1 Mod. Mil Spec Kal.45Acp; 1 Taurus mod. PT 92 Kaliber
17
9x21; 1 Bernardelli Mod H & H glattes Schildpatt; 1 halbautomatische Sig
Sauer P230 Inox Sl Kaliber 9 kurz; 1 Mauser Luger mit Abzug und schwererem Lauf Kal. 22 lr;) 1 Revolver Smith & Wesson Mod. 19 Kal. 357 Magnum
mit 4 Zoll-Lauf und polierter Verzierung von 1956.
- 3 Gewehre, davon 1 halbautomatische Izhmash Mod. Tigr Kaliber 7.62 x 54
R mit Visier auf verstellbarem Lauf; 1 halbautomatische Remington 11-87
Mod. 1100 Kaliber 12/89 mit glattem Lauf; 1 AK Kalashnikov mit klappbarem Gewehrkolben - die ich allerdings illegal besitze.
Die Waffen habe ich immer mit viel Sorgfalt aufbewahrt und sie sind in einem ausgezeichneten Zustand, jeder Waffenexperte kann Ihnen das bestätigen. Verkaufen Sie sie, um den Erwerb meines Grabes zu finanzieren, weil
ich auf dem Friedhof Santa Caterina beerdigt werden möchte, und lassen
Sie auch meine Frau Emma dorthin bringen.
Auf den Grabstein möchte ich folgendes geschrieben haben:
„Wir werden die Meere durchziehen wie mit einem Pflug / bis zur Kälte des
Lete sich erinnernd / dass die Erde uns sieben Himmel gekostet hat“.
Das sind Verse eines russischen Dichters, ich weiß nicht mehr welcher.
Den Fiat Tipo überlasse ich meinen Eltern, da ich sie nach wie vor lieb habe
und ihnen für alles danke und hoffe, dass sie mir verzeihen werden. Ich bitte
sie, die Messe für mich für zehn Jahre am 4. Mai lesen zu lassen.
Es ist mir wichtig klarzustellen, dass ich zurechnungsfähig bin und dass es
mich erleuchtet hat, Sie heute Morgen in diese Kirche begleitet zu haben.
Ich habe den Frieden der Gerechten in mir.
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Ich wollte in meinem Leben zwei Dinge tun. Andere beschützen und die
Ordnung bewahren.
Ich habe meine Pflicht gut erfüllt. Ich habe dem Staat mit viel Leidenschaft
gedient, aber der Staat hat mir nicht gedient.
Ich will die Scheidung nicht. Aber das interessiert keinen. Also muss ich das
Gesetz selbst machen. Ich kann sie nicht akzeptieren, weil die Familie das
edelste Ziel im Leben eines Mannes ist, welches sonst auf der Erde lastet wie
ein Stein, ohne Ertrag und Nachkommen zu hinterlassen, und Sie waren es,
der das gesagt hat, als wir uns einmal unterhielten, vielleicht erinnern Sie
sich daran.
Wir haben versagt, also ist es meine Pflicht, jede Spur von mir und meiner
Frau auf dieser Erde auszulöschen, weil wir ein riesiger Fehler sind und wir
beide Schuld daran haben. Aber hauptsächlich sie, denn sie ist eine egoistische, undankbare Frau und ich, der zwölf Jahre mit ihr gelebt hat plus die,
in denen wir vorher zusammen waren, weiß das. Ich verzeihe ihr aber vollkommen und vertraue sie der Liebe Gottes an.
Glauben Sie nichts von dem, was man über mich erzählen wird, weil ich
immer alles zum Besten meiner Frau und dem unserer Kinder getan habe.
Glauben Sie auch nichts von dem, was man über Emma erzählen wird, und
gedenken Sie unserer wie in früheren Zeiten, als wir glücklich gewesen sind.
Ich danke Ihnen für Ihre Bemühungen, die Sie in meinem Namen auf sich
nehmen, aber ich habe es verdient nach all den Jahren, in denen ich Ihnen
immer gefolgt bin, und es ist letztlich eine gute Arbeit für mich gewesen,
Sie zu beschützen, auch wenn ich denke, dass niemand Sie wirklich umbrin-
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gen will, denn wenn jemand wirklich jemanden umbringen will, tut er es,
und es gibt nichts und niemanden, der ihn daran hindern kann.
Ich wünsche Ihnen viel Glück für die Wahlen, ich hoffe, Sie kehren ins Parlament zurück und schaffen die Rundschreiben zur Beschränkung des Feuerwaffengesetzes ab, da sie in Italien sehr rückständig sind.
Herzlichst,
Ihr Buonocore Antonio
Oberpolizist
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Passaggi tradotti dal romanzo
Emma in questura
«Non ha scritto che chiedo la sospensione di Buonocore dal servizio scorte,
e la revoca della licenza di possesso di arma da fuoco», lo interruppe Emma.
«Non pertiene alla querela», obiettò il carabiniere. «Lo scriva», ripeté Emma.
«Ha sei pistole e tre fucili. Dovete toglierglieli!» Il carabiniere lanciò un'occhiata interrogativa al superiore. Il maresciallo gli fece cenno di lasciarla
parlare, ma di non modificare il testo. La stampante entrò in funzione con
un ticchettio asmatico. «È il miglior tiratore del poligono della polizia», proseguì Emma, atona. «Ho due figli piccoli. Non prendetevi la responsabilità
di lasciarli orfani.»
Il carabiniere le porse il foglio. Fatto, letto, confermato e sottoscritto in data
e luogo di cui sopra. La denunciante Emma Tempesta. E su di loro scese il
silenzio. Da qualche parte, in strada, lo stereo di una macchina pompava la
canzone del momento, Luce. Ti sento vicino, cantava Elisa, il respiro non
mente, / in tanto dolore, / niente di sbagliato, / niente, niente. «Dovete fare
qualcosa subito», disse Emma, impaziente. «Ha tre casse di munizioni
nell'armadio. È fuori di testa, è pericoloso.» Niente, niente. «Apriremo un'indagine», spiegò gentilmente il maresciallo, «bisogna accertare la veridicità
delle sue accuse.» «Che c'è da accertare?» gridò Emma. «Mi guardi!» Il
maresciallo evitò di acconsentire. Forse – nonostante il vistoso ematoma –
questa donna era una mitomane, che accusava – per vendetta o crudeltà
mentale – un agente scelto della polizia. La denuncia faceva acqua da tutte
le parti. Emma Tempesta sembrava alquanto instabile, durante la faticosa
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redazione della denuncia aveva fumato tre sigarette. Interrogata sulla sua
professione, aveva rifiutato di spiegare quale fosse, perché una persona non
è il lavoro che fa. Interrogata se aveva dato al Buonocore qualche ragione
per la sua violenta gelosia, aveva risposto, con scherno, che ragionavano
come il marito. Buonocore aveva chiesto la modifica dei provvedimenti presidenziali e di toglierle l'affidamento dei bambini perché erano sopravvenuti nuovi elementi, e indovinavano quali? lei aveva trovato un lavoro e non
badava più ai figli e frequentava altri uomini. Fortuna che il giudice non gli
aveva creduto. Inoltre, la Tempesta non aveva saputo spiegare la dinamica
del presunto tentativo di omicidio. Era salita di sua volontà sull'auto del
marito. E il poliziotto aveva il porto d'armi. La pistola poteva tenerla comunque nel cruscotto. Nulla glielo vietava. Inoltre non aveva sparato un
colpo e non l'aveva nemmeno impugnata. Forse aveva cercato di soffocarla,
o forse no. La Tempesta non ricordava com'erano andati i fatti, o non voleva
dirlo, magari aveva addirittura avuto un rapporto consenziente col marito –
un fatto molto comune, in casi analoghi. Comunque, se questa donna diceva il vero, le indagini le avrebbero dato ragione. Indagini delicate, da effettuarsi con la massima discrezione. C'erano di mezzo dei bambini. Altro
non poteva prometterle. Se non la certezza che guidava ogni suo giorno. La
legge è uguale per tutti.
Emma spense la sigaretta nel bicchiere del tè. Fissava il maresciallo come se
adesso, seduta stante, potesse uscire, revocare il porto d'armi di Antonio,
requisirgli i fucili e le pistole, impedirgli di pedinarla, ossessionarla, aggredirla – e magari arrestarlo. «Quanto tempo ci vorrà?» gli chiese. Un'ingenua
speranza brillava nell'oscurità dei suoi occhi neri. «Il prossimo», chiamò il
brigadiere. Entrò un turista americano derubato della videocamera sul 64.
22
Emma non si muoveva. Il maresciallo pensò che questa donna, per avere
una sentenza, nel migliore dei casi avrebbe dovuto aspettare tre, quattro,
forse perfino cinque anni. «Adesso vada a casa, signora», disse, «le faremo
sapere.»
(pp. 251-253)
23
„Sie haben nicht geschrieben, dass ich Buonocores Suspendierung vom
Dienst fordere, und den Widerruf der Lizenz zum Waffenbesitz“, unterbrach
ihn Emma. „Das gehört nicht in die Klageschrift“, bemerkte der Polizist.
„Schreiben Sie es auf“, wiederholte Emma. „Er hat sechs Pistolen und drei
Gewehre. Sie müssen sie ihm abnehmen!“ Der Polizist warf seinem Vorgesetzten einen fragenden Blick zu. Der Wachtmeister bedeutete ihm, sie reden zu lassen, aber den Text nicht zu verändern. Der Drucker schaltete sich
mit einem ruckartigen Klappern ein. „Er ist der beste Schütze des PolizeiSchießplatzes“, fuhr Emma tonlos fort. „Ich habe zwei kleine Kinder. Sie
wollen nicht dafür verantwortlich sein, wenn sie als Waisen zurückbleiben.“
Der Polizist gab ihr das Blatt. Verfasst, gelesen, bestätigt und unterschrieben an oben genanntem Ort und Datum. Die Klägerin Emma Tempesta. Sie
verfielen in Schweigen. Irgendwo auf der Straße dröhnte eine Stereoanlage
den Sommerhit, Luce. Ti sento vicino, sang Elisa, il respiro non mente, / in
1
tanto dolore, / niente di sbagliato, / niente, niente. „Sie müssen sofort etwas unternehmen“, sagte Emma ungeduldig. „Er hat drei Kisten mit Muni2
tion im Schrank. Er ist durchgedreht, er ist gefährlich. “Niente, niente. “Wir
werden eine Untersuchung einleiten“, erklärte der Wachtmeister freundlich,
„Es muss der Wahrheitsgehalt Ihrer Anschuldigungen geprüft werden.“
„Was gibt es da zu prüfen?“ schrie Emma. „Schauen Sie mich an!“ Der
Wachtmeister vermied es, darauf einzugehen. Vielleicht – trotz des beträchtlichen Blutergusses – war diese Frau eine notorische Lügnerin, die –
aus Rache oder seelischer Grausamkeit – einen Oberpolizist beschuldigte.
1
2
Licht. Ich spüre dich nah bei mir, sang Elisa, ein Seufzer lügt nicht, / in so viel Schmerz, /
nichts Falsches, / nichts, nichts.
Nichts, nichts.
24
Die Anzeige hinkte. Emma Tempesta wirkte ziemlich labil, während der anstrengenden Protokollierung der Anzeige hatte sie drei Zigaretten geraucht.
Zu ihrem Beruf befragt, hatte sie abgelehnt ihnen diesen mitzuteilen, weil
man nicht vom Beruf auf den Charakter schließen sollte. Danach gefragt, ob
sie Buonocore einen Grund für seine kopflose Eifersucht gegeben hätte,
hatte sie spöttisch geantwortet, dass sie die selben Gedankengänge wie ihr
Mann hätten. Buonocore hatte eine Änderung des Gerichtsbeschlusses und
die Entziehung ihres Sorgerechtes gefordert, weil neue Umstände zu berücksichtigen waren, und raten Sie welche? Sie hatte eine Arbeit gefunden,
hütete nicht mehr die Kinder und verkehrte mit anderen Männern. Zum
Glück hatte der Richter ihm nicht geglaubt. Außerdem konnte die Tempesta
den Tathergang des mutmaßlichen Mordversuchs nicht darlegen. Sie war
freiwillig in das Auto des Ehemannes eingestiegen. Und der Polizist hatte
einen Waffenschein. Die Pistole durfte er jedenfalls im Handschuhfach aufbewahren. Nichts verbot ihm dies. Außerdem hatte er keinen Schuss abgefeuert und sie noch nicht einmal in der Hand gehalten. Vielleicht hatte er
versucht, sie zu erwürgen, vielleicht aber auch nicht. Die Tempesta erinnerte
sich nicht wie alles vonstattengegangen war, oder sie wollte es nicht sagen,
möglicherweise handelte es sich sogar um ein einvernehmliches Verhältnis
zwischen den beiden – eine sehr übliche Angelegenheit, in ähnlichen Fällen.
Wie auch immer, wenn diese Frau die Wahrheit sagte, würden die Ermittlungen ihr Recht geben. Heikle Ermittlungen, die mit der größtmöglichen
Diskretion erfolgen mussten. Es waren Kinder beteiligt. Mehr konnte er ihr
nicht versprechen, außer der Gewissheit, die ihn jeden Tag antrieb: Vor dem
Gesetz sind alle gleich.
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Emma löschte die Zigarette im Teeglas. Sie richtete den Blick auf den
Wachtmeister, als ob sie jetzt auf der Stelle gehen könnte, Antonios Waffenschein widerrufen, seine Gewehre und Pistolen beschlagnahmen, ihm
verbieten sie zu beschatten, sie zu bedrängen und sie anzufallen – und ihn
sogar noch zu verhaften. „Wie lange wird das dauern?“ fragte sie ihn. Unbedarfte Hoffnung glamm in der Dunkelheit ihrer schwarzen Augen. „Der
Nächste“, rief der Unteroffizier. Ein amerikanischer Tourist, seiner Videokamera beraubt, trat ein. Emma blieb sitzen. Der Wachmeister malte sich aus,
dass diese Frau, um ein Urteil zu bekommen, im besten Fall drei, vier, vielleicht sogar fünf Jahre warten müsste. „Bitte gehen Sie jetzt nach Hause“,
sagte er, „wir werden Ihnen Bescheid geben.“
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Scheda informativa sull’autrice: Melania Mazzucco
Melania Gaia Mazzucco è nata il 6 ottobre
1966 a Roma. Entrambi i suoi genitori erano
scrittori. Suo padre, Roberto Mazzucco, era
un famoso sceneggiatore e lei lo accompagnava spesso ai teatri dove lavorava e così
ha conosciuto presto molti attori e altri personaggi del teatro, quindi è cresciuta respirando l'aria del palcoscenico.
All'Università La Sapienza di Roma si è laureata in Storia della Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea nel 1992. Fra il 1988 e il 1990 frequentava inoltre il
Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove, seguendo l'esempio
del padre, si è diplomata in sceneggiatura. Frequentò saltuariamente dei
corsi di montaggio, costume e fotografia.
Il racconto Seval, pubblicato sulla rivista Nuovi Argomenti nel 1992, è stato
il suo debutto nella narrativa. Dal 1995 fino al 2002 ha collaborato con l'En-
ciclopedia Treccani (l'enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti) prendendosi cura della sezione letteratura e spettacolo. Con la sua prima opera
teatrale, Una pallida felicità. Un anno nella vita di Giovanni Pascoli, composta assieme a Luigi Guarnieri nel 1995, vince la medaglia d'oro per la
drammaturgia italiana dal Teatro Stabile di Torino.
A partire dal 1997 Mazzucco scrive articoli, reportage e racconti per Il Ma-
nifesto, la Repubblica, The New York Times e altri giornali, di cui è collaboratrice.
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I suoi sette libri sono stati tradotti in più di 20 lingue. Il suo primo romanzo,
Il bacio della Medusa, pubblicato nel 1996 è stato ben accolto dal pubblico
e inoltre proposto per il Premio Strega dello stesso anno. Con la storia di
Norma, moglie infelice del conte Felice, che viene affascinata dalla misteriosa serva Medusa, Mazzucco vince l'Oplonti d'argento per l'opera prima.
Nel 1998 segue La camera di Baltus, romanzo di argomento storico-artistico, che tratta di un affresco incompleto, enigmatico e si espande attraverso cinque secoli, anch'esso finalista al Premio Strega.
Lei così amata esce nel 2000 e vince premi numerosi. Il romanzo documentario tratta la vita di Annemarie Schwarzenbach, scrittrice, giornalista svizzera, anticonformista, scomparsa nel 1942 durante la seconda guerra mondiale. Affascinata dal personaggio di Annemarie Schwarzenbach l'autrice
italiana traduce poi nel 2007 anche la raccolta dei racconti orientali La gab-
bia dei falconi di Schwarzenbach e ne cura l'edizione italiana.
Anche il suo romanzo seguente è coronato dal successo , Vita vince il Premio Strega e perfino all'estero ottiene diversi premi, per esempio in Spagna,
in Canada e negli Stati Uniti. Il romanzo è stato pubblicato nel 2003 e racconta la storia del dodicenne Diamante e della novenne Vita che raggiungono il padre di Vita a New York scappando dalla povertà dell'Italia del sud
nel 1903. Purtroppo neanche negli Stati Uniti la loro disperata situazione
migliora, anzi peggiora ulteriormente perché devono accettare qualsiasi lavoro per sopravvivere. Più tardi nasce l'amore tra di loro, però trovandosi
davanti a molti problemi e difficoltà, Diamante abbandona Vita e torna in
Italia dieci anni dopo l'emigrazione. Nel 1944 il figlio di Vita sbarca in Italia
con le forze alleate e va a cercare l'uomo che avrebbe potuto essere suo
padre. In questo libro Mazzucco combina la finzione con la vera storia di
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suo nonno Diamante Mazzucco, scavando nelle memorie e nei ricordi di
tutta la sua famiglia.
Nel 2005 poi esce il libro di cui ci occupiamo in questo booklet, Un giorno
perfetto. Il suo sesto libro, La lunga attesa dell'angelo, del 2008 è dedicato
al pittore rinascimentale Jacopo Robusti, detto Tintoretto, un uomo che ha
influenzato parecchio l'arte di Venezia e dintorni. Nel libro il pittore riflette
e rende conto della sua vita, trovandosi in punto di morte. L'autrice cura in
seguito anche la biografia Jacomo Tintoretto e i suoi figli. Storia di una fa-
miglia veneziana, per cui viene ugualmente premiata.
L'ultimo libro di Melania Mazzucco è uscito nel 2012 e s'intitola Limbo. Ci
racconta la storia di Manuela Paris, maresciallo sottufficiale degli alpini dislocata in Afghanistan, confrontata con esperienze difficili e gravose. Anche
questo libro diventerà un film.
Melania Mazzucco scrive in modo molto dettagliato, usando una moltitudine di aggettivi in modo da portarci con sé in un viaggio unico, mostrandoci luoghi e tempi tutti suoi. Ecco perché dice: «chi ti legge è come se ti
vedesse nudo». La maggior parte dei suoi libri si svolgono a cavallo tra
l'800 e il ‘900, quindi il contenuto è sostanzialmente storico. Una delle
eccezioni è il suo quinto libro Un giorno perfetto.
«Nel caso di Un giorno perfetto, mi piacerebbe che vi si riconoscessero
l'Italia e gli italiani di oggi: ciò che pensano, ciò che sognano, come vivono, parlano, amano. Perché i personaggi potrebbero essere i nostri vicini di casa, i nostri compagni di scuola o di lavoro: gente comune che
talvolta non abbiamo il tempo di conoscere.»
Intervista con Licia Canton
(www.bibliosofia.net/files/melania_mazzucco_interview.htm)
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DAL ROMANZO AL FILM
Scheda informativa sul regista: Ferzan Özpetek
Ferzan Özpetek è nato a Istanbul
il 3 febbraio 1959. Nel 1976 si
trasferisce in Italia per studiare
Storia
del
Cinema
preso
l’Università degli Studi di Roma
La Sapienza. Successivamente
completa la sua formazione frequentando dei corsi di Storia
dell’Arte e del Costume all’Accademia Navona e quelli di Regia
all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico.
Öztepek inizia la sua carriera professionale in teatro collaborando con il
Living Theatre di Julian Beck (regista e attore teatrale, poeta, pittore e saggista statunitense). Più tardi si avvicina al mondo del cinema iniziando come
assistente alla regia di Massimo Troisi nel film Scusate il ritardo, seguito da
Son contento di Maurizio Ponzi, film nel quale ha anche una piccola esperienza come attore. Da allora ha proseguito a lavorare come aiuto regista
con diversi registi, tra cui: Ricky Tognazzi, Lamberto Bava, Francesco Nuti,
Sergio Citti, Giovanni Veronesi e Marco Risi.
Il suo debutto nel mondo cinematografico avviene nel 1996, anno nel quale
produce insieme a Maurizio Tedesco il film Il bagno turco-Hamam, che ottiene un grande successo di critica e pubblico ed è presentato alla 50 edizione del Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs.
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Nel 1999 realizza Harem Suare, un film ambientato a Istanbul nell’epoca
della caduta dell’Impero ottomano. Anche questo secondo film ottiene un
buon riscontro di pubblico e critica, venendo presentato nella sezione Un
Certain Regard del Festival di Cannes 1999 e successivamente proiettato al
London Film Festival e al Toronto International Film Festival.
Nel 2011 dirige la commedia Le fate ignoranti, film che affronta temi come
l’amicizia e l’omosessualità. Vince numerosi premi, tra cui 3 Globi d’oro e 4
Nastri d’Argento.
Nel 2003 esce il film La finestra di fronte, anche questo ottiene un grande
riscontro di pubblico e critica, vincendo tra l'altro 5 David di Donatello, 4
Ciak d’oro e 3 Globi d’oro.
In seguito, e sempre con la collaborazione di Gianni Romoli e Tilde Corsi,
realizza il film Cuore sacro nel 2005. Questa volta ottiene un minor successo
rispetto ai suoi precedenti film. Ciò nonostante ottiene dodici candidature
ai David di Donatello, vincendo il premio per la miglior attrice protagonista,
Barbora Bobulova, e per la miglior scenografia.
Nel 2007 viene distribuito nelle sale Saturno contro, ottenendo un buon
successo e vincendo 4 Ciak d’oro, 5 Globi d’oro, 4 Nastri d’Argento e un
David di Donatello. Nello stesso anno fa parte della giuria della sezione
ufficiale della 64ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia,
in seguito si dedica alla pubblicità, girando uno spot per l'Associazione
Italiana per la Ricerca sul Cancro.
L’anno seguente è molto importante per Özpetek perché si affida alla
Fandango di Domenico Procacci. Inoltre e per la prima volta dirige un film
adattandolo da un romanzo, Un giorno perfetto di Melania Mazzucco. Il film
viene presentato alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica.
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Dal 4 dicembre al 12 il MoMa di New York dedica una retrospettiva al
regista, proiettando tutti i suoi sette film. È uno dei pochi registi italiani ad
aver avuto questo onore.
Nell’aprile 2009 dirige il cortometraggio intitolato Nonostante tutto è
Pasqua, segmento del progetto L’Aquila 2009 – Cinque registi tra le
macerie, in cui viene trattata la storia del terremoto che ha colpito l’Aquila
nel 2009. Il suo cortometraggio viene dedicato ad Alessandra Cora, una
delle vittime della terribile sciagura. Nello stesso anno intraprende un
nuovo progetto cinematografico, dirigendo il film Mine vaganti e per prima
volta lo fa fuori Roma, nella città di Lecce. Il film è stato presentato fuori
concorso alla 70ª edizione della Berlinale il febbraio 2010. Nel 2011 ottiene
da parte del Bif&st di Bari il Premio Mario Monicelli per la migliore regia, il
Premio Tonino Guerra per il miglior soggetto e il Premio Suso Cecchi
D’Amico per la miglior sceneggiatura.
Il 28 aprile 2011 si immerge in un nuovo progetto professionale e debutta
nella regia teatrale con l’opera lirica di Verdi, Aida. Sempre nel 2011 ritira al
Gay Village di Roma il Gay Village Award per la sezione cinema. Nel 2012
continua la sua attività professionale dedicandosi al teatro e cura la regia
della Traviata, opera inaugurale della stagione lirica 2012/2013 del Teatro
San Carlo di Napoli.
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Scheda informativa sul film: Un giorno perfetto
Il film Un giorno perfetto è stato diretto da Ferzan Özpetek nel 2008. È
tratto dal romanzo di Melania Mazzucco e mette in scena la stessa storia
raccontata dall’autrice, una storia che gira intorno al tema della violenza
contro le donne e che finisce drammaticamente. È stato prodotto dalla Fandango con il contributo di Rai Cinema, ed è stato presentato in concorso
alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
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Personaggi e interpreti
Emma Tempesta Buonocore – Isabella Ferrari
Valentina Buonocore – Nicole Murgia
Antonio Buonocore –
Valerio Mastandrea
Kevin Buonocore – Gabriele Paolino
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Elio Fioravanti – Valerio Binasco
Maja Fioravanti – Nicole Grimaudo
Aris Fioravanti – Federico Costantini
Camilla Fioravanti – Giulia Salerno
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Confronto tra romanzo e film
Tra il romanzo di Melania Mazzucco e l’adattamento cinematografico di
Ferzan Özpetek ci sono varie differenze. Come si sa, i due mezzi espressivi –
la scrittura e il cinema – ispirano realizzazioni differenti. Questo vale anche
per il romanzo e il film Un giorno perfetto.
Dopo un capitolo iniziale, in cui viene descritta molto minuziosamente la
città di Roma, di notte, si passa alla drammatica vicenda accaduta nell'appartamento di Antonio Buonocore. Questo capitolo anticipa in sostanza la
scena finale del romanzo, quando la vicenda si è ormai in parte conclusa.
Poi si ritorna al punto di partenza della storia e comincia la giornata, ironicamente “perfetta” del titolo. In contrapposizione abbiamo la scena iniziale
del film, anch'essa notturna, ma vi appare l'appartamento di Antonio ed
Emma. La macchina da presa si sofferma sui dettagli, si vede la stanza di
Kevin e Valentina che dormono e in seguito la camera matrimoniale. Antonio dorme profondamente, mentre Emma, coricata accanto ad Antonio, è
sveglia. Questa scena fa vedere la famiglia ancora intatta, prima della separazione.
Nel romanzo il personaggio di Antonio viene descritto come uno palestrato, con le spalle talmente larghe e le braccia così solide che persino
chiudersi la giacca diventa un problema. È alto un metro e ottantacinque e
porta i capelli rasati quasi a zero. Invece nel film troviamo un Antonio Buonocore completamente opposto: nell'interpretazione di Mastrandrea appare
come un uomo qualsiasi che passa in osservato non è muscoloso, è magro,
non è molto alto e ha una capigliatura normale.
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Nel romanzo il personaggio di Zero/Aris Fioravanti è descritto come un
writer anarchico dall'abbigliamento trasandato con un evidente piercing al
naso e i capelli di color viola. Aris è un ribelle, tanto che viene presentato
nel terzo capitolo del romanzo mentre fa esplodere la sua prima bomba in
un fast food, ma agisce in buona fede, anche se con modi poco razionali e
molto anarchici. Il personaggio trasgressivo di Aris viene fortemente ridimensionato nel film. Diverse situazioni descritte nel libro vengono tagliate e
così il ruolo di Aris viene ripulito e liberato del lato sovversivo. Aris è un
ragazzo tranquillo e introverso, che cerca ancora il suo equilibrio. In una
scena nel film, assente nel romanzo, Aris parla per la prima volta di sua madre e delle circostanze di come è morta. In particolare sono tagliate, modificate e ridotte le scene, in cui Aris interagisce con Maja. In un capitolo del
romanzo viene menzionato per esempio una festa di Natale, in cui Aris ha
bevuto un po' troppo e ha baciato Maja sul collo sotto gli occhi di tutti.
Maja è infelice, la vita amorosa con Elio non è soddisfacente, anche se nel
romanzo avviene una scena, in cui Elio e Maja fanno l'amore, però senza
alcun trasporto fisico e sentimentale, perciò si sente ancora più attirata da
Aris e alla fine non si sa se lascerà la famiglia per cominciare una nuova vita
con Aris. Anche nel film viene fuori l'attrazione che Maja prova per Aris, ma
lei rimane forte, reprime i suoi sentimenti e riesce a controllarsi di fronte ad
Aris. Nel film, la scena finale fra i due si svolge in un padiglione degli ex
mercati generali nel quartiere Ostiense. Non avviene nessun bacio tra loro
due, Maja mostra chiaramente con chi ha scelto di stare insieme e non è
Aris. Lei decide di rimanere con Elio e con la figlia Camilla. È una Maja più
razionale e responsabile, che dimostra di essere più forte della tentazione
che prova nei confronti di Aris. Maja si sente figlia piuttosto che moglie di
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Elio, nel film appunto, non esiste una scena d’amore tra loro, dove venga
messo in evidenza il loro affiatamento. A differenza del romanzo, Maja
viene a sapere proprio da Elio, che Emma e Antonio si sono separati. Questo scambio d’informazione mostra in modo sfumato il rapporto di coppia
tra Maja e Elio e in pratica sostituisce la scena mancante nel film, dove tra i
due accade l’atto sessuale. Tutt’altro accade nel romanzo, Maja viene messa
al corrente della separazione tra Antonio ed Emma proprio da Emma stessa.
Sia nel film che nel romanzo, Antonio aspetta Emma davanti al cancello del
call-center, la convince ad entrare in macchina e decide di non farla scendere per poter parlare con lei, ma Antonio fa esplodere per l'ennesima volta
la sua gelosia e comincia a fare un sacco di domande offendendola. Dopo
una lunga discussione, Antonio frena bruscamente a causa delle risposte
provocatorie di Emma e lei sbatte con la faccia sul cruscotto della macchina.
Nel film, invece, Antonio reagisce più violentemente e le dà uno schiaffo.
Antonio cerca di rimediare porgendole delle scuse, dandole un fazzoletto e
facendole capire che non l'aveva fatto apposta, ma in quel momento Antonio è sopraffatto da una follia omicida. Nel romanzo Antonio prende un
coltello e glielo punta alla gola. Tuttavia si rende conto di non farcela, lo
sguardo di Emma gli fa sorgere ricordi comuni e lo commuove profondamente e comincia a palpeggiare Emma, a baciarla, prendendole le labbra
con la lingua e la stringe a sé, invece nel film Antonio trascina Emma in un
cespuglio dove cerca di violentarla. Emma fa finta di stare al gioco, ma solo
con lo scopo di scappare e ci riesce. Antonio la insegue, l'afferra per un
braccio, la guarda e lei guarda lui. In quel momento Antonio vede negli
occhi di Emma la sua convinzione di aver fatto la scelta giusta nell'averlo
lasciato per sempre e così la lascia andare.
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Il personaggio di Alessandro Solari, detto Sasha, l'insegnante omosessuale
di Valentina, che nel romanzo ha un ruolo abbastanza importante, è il collante tra la famiglia Buonocore e Fioravanti e Melania Mazzucco ha suggerito che potrebbe essere lui lo scrittore della storia Un giorno perfetto. Il
personaggio di Sasha viene eliminato nel film, perché il registra diventa il
nuovo autore e quindi non può lasciare il ruolo parallelo a se stesso.
L’autore Ferzan Özpetek ha voluto modificare anche il personaggio per allontanarsi dal cliché dei suoi precedenti film, fortemente connotati dalla
tematica omosessuale. Nasce quindi il personaggio Mara, che sostituisce il
personaggio maschile Sasha del romanzo. Dopo essere stata respinta
dall'amante, Mara incontra Emma e realizza di non poter passare la giornata
da sola. Emma è alla disperata ricerca dei suoi figli e Mara si offre di cercarli
insieme, esattamente come avviene nel romanzo con Sasha.
Dopo aver ricevuto una chiamata di Valentina, la figlia assicura ad Emma
che lei e Kevin stanno bene. Valentina e Kevin desideravano questo avvicinamento col padre, avvenuto poi dopo due anni, quindi sperano che Emma
gli consenta di trascorrere il fine settimana con lui. Emma è sollevata, che i
figli stiano bene, ma nello stesso tempo preoccupata per il fatto che stiano
con Antonio. Al posto della chiamata, nel romanzo Valentina scrive un messaggio alla madre.
Emma rispetta la scelta di Valentina, sapendo che i figli non vogliono che
un rapporto col padre.
Emma, un po' preoccupata decide di non interferire e stabilisce di partire
con Sasha per il fine settimana per il Grand Hotel delle Terme di Saturnia e
spegne il cellulare, mentre nel film Emma riconosce di non avere avuto da
tanto tempo un fine settimana per sé e quindi va in una gelateria a pren-
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dersi un gelato per fare un giro per le strade di Roma, fino a quando le
squillerà il cellulare.
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Analisi di un personaggio: Antonio Buonocore
Antonio Buonocore è il protagonista maschile del romanzo Un giorno per-
fetto di Melania Mazzucco e anche dell'adattamento cinematografico, diretto dal regista Ferzan Özpetek. Nel film omonimo il personaggio di Antonio Buonocore, un ruolo non semplice, è interpretato da Valerio Mastandrea, nato a Roma il 14 febbraio del 1972, attore italiano di teatro, cinema e
televisione.
Antonio Buonocore è una persona violenta che non si è rassegnata al fatto
che la moglie lo abbia lasciato. Sono passati due anni da quando lei ha
deciso di lasciarlo e di trasferirsi con i figli a casa di sua madre Olimpia non
potendo pagare l’affitto di un appartamento da sola. Antonio non accetta
assolutamente questa situazione e la perseguita. Il rapporto tra loro due è
finito a causa della forte gelosia che Antonio provava nei confronti di
Emma. Ma non è stato questo l'unico fattore a portare alla rottura della loro
relazione, è stata anche colpa della violenza che Antonio faceva subire alla
sua ex-moglie. Emma soffriva perché non ne parlava con nessuno, copriva il
marito e sopportava che lui la picchiasse. L'atteggiamento di Emma suscitava in Antonio la certezza che sarebbe rimasta con lui, visto che lo perdonava sempre, ma alla fine Emma se n'è andata di casa. A partire da quel
momento diventa più forte l'ossessione di Antonio per Emma. Lui la considera un suo possesso e quindi deve riprendersela. Antonio prova due emozioni opposte pensando ad Emma: da una parte prova amore e dall'altra
odio. Questo travaglio interiore lo porta all'esasperazione e praticamente lo
trasforma in una persona malata di mente.
41
Antonio si sente vuoto e perso senza sua moglie e i figli. La casa, in cui vive,
è piena di ricordi della sua famiglia e l'idea di non avere più quel ritmo familiare lo fa soffrire tremendamente. Quando Emma è entrata nella vita di
Antonio, lui ha acquistato un'identità, che lo faceva sentire qualcuno, una
persona realizzata. Da quando Emma l'ha lasciato, Antonio ha perso anche
quell'ultimo briciolo di identità.
Nonostante Antonio avesse tentato di riconquistare Emma, lei gli ha fatto
capire che non c'era più niente da salvare e che non c'è più speranza per
recuperare il rapporto. Quindi vede come unica via d'uscita l'omicidio. Non
ha pace al pensiero che Emma possa rifarsi una vita con un altro uomo.
Antonio finisce per convincersi che ammazzarla sarebbe troppo facile, perché lui vuole che Emma soffra tanto quanto lei ha fatto soffrire lui. Quindi
prende la decisione di toglierle la cosa più importante per lei su questa
terra: i figli, Kevin e Valentina. La freddezza di Antonio è terrificante e agghiacciante, persa ormai qualsiasi umanità è disposto a tutto pur di vendicarsi. Antonio non vede più i figli come frutto dell'amore tra lui ed Emma,
ma come il punto debole di lei. E quindi distorce completamente il legame
tra lui e i suoi figli. La morbosità di Antonio l'ha portato ad ammazzare Kevin e, quasi, Valentina. E infine se stesso.
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VIOLENZA CONTRO LE DONNE IN ITALIA
«La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti
umani più vergognosa. E forse è la più pervasiva. Non conosce
limiti geografici, limiti culturali o di ricchezza. Fin tanto che
continua non possiamo dichiarare di fare reali progressi verso
l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace.»
Kofi Annan, Nazioni Unite, 1999
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha definito nel 1996 il concetto di violenza domestica come ogni forma di violenza fisica, psicologica
o sessuale che riguarda sia persone che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, sia persone che all’interno di
un nucleo familiare hanno relazioni di carattere parentale o affettivo.
Il fenomeno della violenza domestica è stato sempre presente nella società,
non si tratta di un fenomeno recente ed è ancora molto diffuso in tutti i
paesi del mondo e tra tutte le fasce sociali. Le vittime sono spesso donne
che non denunciano i maltrattamenti per paura o vergogna. In quasi tutte le
società tradizionali, le donne rispetto agli uomini hanno sempre vissuto
situazioni di dipendenza, sottomissione e discriminazione. La violenza sulle
donne, solo da pochi anni, è diventata tema di dibattito pubblico.
L’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha svolto nel 2006 un’indagine dedicata al fenomeno della violenza sulle donne in cui sono state intervistate
telefonicamente circa 25 mila donne in tutta l’Italia. Nel febbraio 2007 sono
stati pubblicati i risultati di questa ricerca, portando alla luce dati spaventosi. Approssimativamente 6 milioni 743 mila donne sono state vittime di
violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. Nella maggior parte dei
43
casi i maltrattamenti non sono stati denunciati dalle vittime che in casi di
aggressione spesso tacciono. La statistica mostra che circa il 93% delle violenze da parte di un partner o ex-partner non sono denunciate. Inoltre le
violenze domestiche sono per la maggior parte gravi, perché delle donne
intervistate la maggioranza ha avuto la sensazione di essere in pericolo di
morte come conseguenza della violenza subita. Un altro fatto interessante è
che gli aggressori si comportano abitualmente anche al di fuori della famiglia in maniera prepotente o aggressiva, sia sul piano fisico che verbale,
così le donne che hanno un partner violento sono più colpite da maltrattamenti. Particolarmente comune è il fenomeno dello stalking o comportamento persecutorio, portato avanti dal compagno nel momento in cui avviene la separazione della coppia. Frequente è che il partner cerchi di entrare in contatto con la donna anche contro la sua volontà o che le chieda
degli appuntamenti per parlare, l’aspetti fuori casa o all’uscita del lavoro, le
telefoni o la spii.
44
www.3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/testointegrale.pd
f
Per concludere, un altro dato interessante è che circa 690 mila donne hanno
subito ripetutamente violenze da parte del partner e avevano dei figli al
momento della violenza e circa il 62,4% delle donne ha affermato che i figli
erano presenti in uno o più episodi di violenza.
Il caso concreto di Antonio e Emma nel romanzo
Il caso concreto affrontato nel romanzo Un giorno perfetto di Melania Mazzucco si inquadra in un tipico caso di violenza domestica, dato che è esercitata nell'ambito familiare e perpetrata dal marito sulla moglie.
Secondo le statistiche le donne più colpite dalla violenza domestica sono
quelle che hanno un compagno che è violento anche all’esterno della famiglia. Questo si mostra in qualche passaggio del romanzo, nel quale Antonio
ricorre alla forza con estrema facilità e in maniera sproporzionata per affermare la propria volontà e approfittando anche della sua condizione di poliziotto.
«Il poliziotto lo spinse fuori. Zero rotolò sulla ghiaia, e quando cercò di
rialzarsi, ancora incredulo, il poliziotto gli assestò un calcio alla schiena,
con una mossa acrobatica, da arti marziali, che lo stese, senza fiato. […]
«Lascialo stare, Antonio, piantala. Devi controllarti, cazzo, sei fuori di testa!» (p. 161)
Antonio viene descritto lungo tutto il romanzo come una persona gelosa e
possessiva. Questi elementi del suo carattere sono presenti molto spesso
tutte le volte che lui ha aggredito Emma. Qui di seguito un passaggio del
romanzo dove la sua gelosia viene accentuata.
«[…] Antonio, sbucato dal nulla, aveva aggredito il maestro di salsa col
quale lei [Emma] aveva ballato tutta la sera. Li aveva costretti a scendere
dalla moto, l’aveva fracassata con una mazza, e poi quando gli era sembrato di avere spaventato abbastanza il maestro, si era scagliato su di lei.
L’aveva trascinata per i capelli tra le pozzanghere e le macchine in sosta.
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[…] Antonio l’aveva presa a calci e a schiaffi, perché voleva sapere cosa
cazzo aveva in più di lui quella specie di ballerino nero.» (p. 230)
Emma non ha mai raccontato i maltrattamenti subiti, nemmeno a sua madre, si vergognava del fatto che suo marito avesse dei comportamenti violenti verso di lei e li negava anche a se stessa.
«Del resto Olimpia non sapeva niente, perché certi fatti lei si vergognava
di raccontarli – vergogna per Antonio e vergogna per sé. Al punto che
per molti anni li aveva negati pure a se stessa, preferiva pensare di averli
sognati, in un incubo ricorrente da cui si era infine liberata.» (p. 44)
Anche se Emma è cosciente che il modo in cui la tratta il marito è sbagliato
e non è quello che merita, non riesce mai a denunciarlo e pensa alle conseguenze che la denuncia può avere nella carriera di Antonio, sentendosi colpevole e addirittura giustificando i suoi comportamenti aggressivi.
«Se lo denuncio, lo rovino. Lo sospenderanno. Il lavoro è tutto quello che
gli resta. Se dico la verità, gli tolgo l’unica possibilità di risollevarsi. […] Ma
se alla fine nonostante tutto, lo condannano, gli toglieranno anche i
bambini. Ho il diritto di farlo? I bambini hanno bisogno di lui. Che razza
di madre sarei se gli togliessi anche questo. Gli ho tolto tutto. Li ho costretti a seguirmi. Ho sacrificato il loro futuro al mio disamore, e, sì, anche
alla mia allegria – la voglia di vivere che lui non è riuscito a togliermi.
Non è già abbastanza? Antonio non mi ha uccisa, dopotutto. E a loro non
ha mai fatto del male.» (p. 244)
Dopo tanti anni sopportando i maltrattamenti da parte di suo marito, Emma
si rende conto che la situazione non può andare avanti così e decide di lasciarlo. Prima di separarsi da Antonio, Emma non aveva un lavoro ma faceva
la casalinga, occupandosi esclusivamente e da sola della casa e dei figli.
Antonio era l’unico sostenitore economico della famiglia e approfittava di
questo fatto. Lui attribuisce alla donna un ruolo molto tradizionale che
routa intorno alla famiglia e ai lavori domestici, senza permetterle una vita
indipendente.
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«[Emma] Tutto faccio, tutto! Chi ti prepara da mangiare? Chi va a fare la
spesa? Chi lava i piatti? Chi ti rifà il letto? Chi accompagna a scuola tua
figlia? Chi l’aiuta a fare i compiti? Chi la porta in palestra? Chi gli compra i
regali di Natale? È il lavoro tuo, l’hai scelto tu, ti devo pure ringraziare?
Disse Antonio, alterandosi, pare che mi hai fatto un piacere. La madre
volevi fare, fallo, cazzo, non è così difficile.» (p. 47)
Dal momento in cui si sono lasciati, Emma ha cercato vari lavori part-time,
perché Antonio non le passava gli alimenti per i figli. Antonio giocava col
fatto che la moglie era sempre stata dipendente dal suo stipendio e quella
era la sua ultima speranza affinché lei tornasse a casa, in certo modo Antonio l’aggrediva psicologicamente usando dei motivi economici.
«Antonio vacillò, perché questa era la notizia peggiore che Emma potesse
comunicargli. I soldi erano l’unica speranza che gli restava. La precarietà
di lei, la sua ultima risorsa. […] La parola fatale gli rimbombava nella
mente. Assunta. Assunta. Dunque anche la sua ultima speranza moriva in
questo insulso venerdì di maggio.» (p. 215)
Antonio era un uomo ossessionato da Emma ed aveva solo in mente di
tornare a stare insieme a lei.
«Da quando se n’è andata la mia vita non ha più senso. Non ho voglia di
fare niente, mi scordo di mangiare, non dormo, non sono più io, non
sono più nessuno. È l’unica donna della mia vita. La conosco meglio di
me stesso. Se le concedete la separazione mi suicido.» (p. 229)
Secondo le inchieste, quasi il 50% delle donne vittime di violenza fisica ha
subito da parte del partner comportamenti persecutori o stalking, che le
hanno particolarmente spaventate al momento della separazione. Nel caso
di Emma e Antonio è successo così. Antonio ha seguito e spiato Emma in
numerose occasioni, la sera Antonio parcheggiava la sua macchina sotto
casa della madre di Emma, dove abitava insieme ai figli e la osservava fino a
tardi nella notte con la speranza che lei scendesse a parlare con lui.
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Qualche volta Antonio l’ha anche aspettata all’uscita del lavoro o l’ha chiamata insistentemente fino a parlare con lei per chiederle degli appuntamenti.
«In questi due anni, Antonio le aveva chiesto almeno dieci volte un “ultimo incontro”. Inaugurato con suppliche e promesse, e concluso con
urla, lacrime, minacce.» (p. 214)
«Lei non era tornata. E lui aveva cominciato a spiarla. Telefonava anche
trenta volte al giorno, al lavoro e a casa. Raramente parlava. Spesso si limitava a riattaccare quando sentiva la sua voce. Da qualche tempo,
quando non vegliava su Fioravanti, la seguiva.» (p. 229)
Non potendo raggiungere il suo scopo, cioè quello di tornare con la sua exmoglie, Antonio spara ai suoi figli e dopo si suicida. Il suo principale
obiettivo è quello di punire Emma per non voler tornare insieme a lui, cioè
togliendole quello che ama di più, i suoi bambini. Questa è la tragica fine
del romanzo di Melania Mazzucco che pur essendo una storia inventata e
con dei fatti e personaggi interamente immaginari, è un caso che
assomiglia a tanti di quelli che continuano a ripetersi nella vita reale.
Un caso reale
Tra gli argomenti di cui si parla maggiormente negli ultimi anni c'è
purtroppo
quello
della
violenza
contro
le
donne,
che
quasi
quotidianamente apre i titoli di giornali e TG italiani e internazionali. Un
caso reale di violenza e maltrattamenti, accaduto in Italia nel 2012 e finito
tragicamente ci ha colpito profondamente, soprarattutto per la sua
somiglianza col caso narrato da Melania Mazzucco.
La tragedia è accaduta la sera del 6 novembre 2012 in provincia di Perugia.
Due bambini sono stati uccisi dal padre, in casa della ex-moglie nella
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periferia della città di Umbertide, dove lei aveva dei parenti e si era
trasferita con i due figli da circa un mese, lasciando il marito e il domicilio
dove avevano abitato tanti anni insieme.
Il padre, di 44 anni, disoccupato, ha colpito alla gola con un coltello i
bambini e dopo ha tentato di suicidarsi usando lo stesso coltello. Secondo
gli investigatori, il motivo dell’omicidio è legato alla recente separazione
dei genitori e il suo scopo principale era quello di punire la moglie.
Secondo la polizia, il marito l'ha chiamata dicendole che si stava uccidendo
e in quel momento lei ha informato il 118. Quando i soccorritori sono
arrivati sul luogo del delitto hanno trovato i due bambini senza vita per il
taglio alla gola, mentre il padre era ancora vivo però gravemente ferito.
I vicini dell’uomo che in quel periodo abitava nella casa coniugale, hanno
riferito che il padre era sempre stato affezionato ai suoi figli e che non
c'erano mai stati precedenti casi di maltrattamento, però invece spesso
aveva litigato con la moglie e addirittura in qualche occassione erano
intervenuti i carabinieri. La donna, nel passato, aveva presentato una
denuncia contro il marito per minacce, violenze e lesioni.
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IMPRESSIONI
– Sul romanzo –
Pur essendo una storia inventata con dei fatti e personaggi interamente immaginari,
è un caso che assomiglia a tanti di quelli che continuano a ripetersi nella vita reale.
— Laie Ayza
L’autrice scrive in modo molto dettagliato, usando una moltitudine di aggettivi in
modo da portarci con sé in un viaggio unico, mostrandoci luoghi e tempi tutti suoi.
— Julia Leidler
Qualche volta Melania Mazzucco si perde troppo nei dettagli, cioè usa troppe parole
che infine rallentano la lettura.
— Lorena Russo
L’autrice ha creato un mondo molto complesso con dei personaggi ben strutturati e
ben caratterizzati, ha sviluppato inoltre una trama che alla fine toccherà sicuramente
ogni lettore.
— Linda Schäller
– Sul film –
Il film è interpretato da grandi attori che riescono a incarnare i personaggi complessi di Melania Mazzucco, anche se il rapporto fra di loro è più intenso nel romanzo.
— Laie Ayza
Anche se un film non è il mezzo giusto per presentare una vicenda così complessa e
articolata, Ferzan Özpetek è riuscito a trasmettere al pubblico l'atmosfera oscura ma
pur sempre quotidiana.
— Julia Leidler
Tra il romanzo e l’adattamento cinematografico ci sono varie differenze. Come si sa,
i due mezzi espressivi – la scrittura e il cinema – ispirano realizzazioni differenti.
— Lorena Russo
Consiglierei piuttosto la lettura del romanzo, perché i caratteri che ha creato l’autrice sono molto più profondi rispetto ai loro interpreti.
— Linda Schäller
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– Sul romanzo –
Nessuna battaglia è persa finché ci sono ancora libri come quelli che scrive Melania
Mazzucco.
— El País
Melania Mazzucco racconta con forza epica e grande leggerezza, disegnando eventi
e personaggi con precisione, ironia e una sottile partecipazione emotiva.
— Süddeutsche Zeitung
Mazzucco, con uno stile magistrale, riesce a suscitare l’interesse del lettore con
ognuna delle sue parole, e a dare forma a un’intera realtà, caotica, sfuggente, sconosciuta.
— El Mundo
– Sul film –
Il romanzo della Mazzucco, è molto più violento del film. Mi sarebbe stato quasi
insopportabile da guardare.
— Ferzan Özpetek
Nel film ci sono molte più donne del libro, ne viene fuori un’esplorazione del
mondo femminile molto affascinante.
— Melania Mazzucco
Un giorno perfetto, delude Özpetek: «Non sempre si può piacere a tutti»
— Il Giornale
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FONTI BIBLIOGRAFICHE
Libro:
Melania G. Mazzucco: Un giorno perfetto. Milano: Rizzoli, 2005.
Film:
Ferzan Özpetek: Un giorno perfetto (2008).
Internet:
http://www.mediatecaroma.it/mediatecaRoma/ricerca.html?show=14&inde
x=&jsonVal=&filter=&query=un+giorno+perfetto&id=BdR000001073&refI
d=6
http://titelmagazin.com/artikel/4/1874/melania-g-mazzucco-vita.html
http://www.histo-couch.de/melania-g-mazzucco.html
http://www.lalungaattesadellangelo.it/l-autrice.shtml
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/03/27/ritrat
to-di-soldato-signora-dalla-provincia-italiana.html
http://www.onvd.org/
http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/festivalvenezia/200808artico
li/36059girata.asp
http://www.ilgiornale.it/news/giorno-perfetto-delude-ozpetek-nonsempre-si-pu-piacere.html
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